°°Loneliness°°
CAPITOLO 2: La neve del
sole, il fuoco della luna.
Frase di presentazione _il mio cuore di
bambina non si smuove neanche con la magia
delle stelle_
Osservò
stralunata la lavagna.
I
numeri si muovevano, ne era sicura! Il 6 faceva su e giù, mentre girava
vorticosamente. C’era il 5 che prendeva il
Chibiko
chiuse gli occhi, chiedendosi se ultimamente avesse fatto uso di qualche strana
droga. Era sicura di no, almeno che non gliel’avessero iniettata mentre
dormiva.
Cosa
assai improbabile, visto che viveva da sola.
La
campanella suonò, e finalmente i numeri si rimisero al loro posto, fingendo
indifferenza. La bambina raccattò le sue cose, per poi avvicinarsi alla lavagna
con lo sguardo truce.
“non
fingete, io vi ho visti!” sussurrò, accusatoria.
“Chibiko,
che stai facendo?”
Si
voltò, spaventata dalla voce alle sue spalle. Sophia, una bella donna di appena
35 anni, la osservava preoccupata. I suoi occhi verdi erano fissi in quelli
scuri della piccola, mentre i corti capelli rosso-biondicci erano scossi dalla
leggera brezza che veniva dalla finestra aperta. In mano un blocchetto di fogli,
le loro verifiche.
Chibiko
si morse il labbro, insicura se dire o no quello che era successo.
“ i
numeri… ecco… loro… si insomma… il 9 cullava il 2 e il 3...
piangeva…” balbettò con un filo di voce. Lanciò un’occhiata a quei traditori,
che adesso se ne stavano fermi sulla superficie nera.
“piccola…”
iniziò la maestra, con voce dolce “ non devi tenerti tutto dentro, se hai
bisogno io sono qui”
“amore,
perché piangi?”
Chibiko si
asciugò l’ennesima lacrima.
“mamma,
perché è cosi difficile trovare la felicità?”
La donna
la guardò, capendo perfettamente cosa volesse dire.
Sorrise.
“perché se
ti fosse donata subito e senza la minima fatica, dove sarebbe il piacere di
gustarla,
quando
finalmente sei riuscita a raggiungerla?”
“è cosi
dura…”
Emiko
l’abbracciò di slancio, stringendola forte a se.
“lo so,
tesoro mio, lo so. Ma ricordati che ci sarà sempre qualcuno pronto a porgerti
la mano
Per
aiutarti”.
D’ora
in poi, mi rialzerò sempre sulle mie gambe. Da sola. Senza più accettare la
mano di nessuno.
Chibiko scappò via, tappandosi le orecchie per non sentire la
maestra che la pregava di tornare, e tentando invano di zittire quelle voci
cosi opposte dentro di lei.
Era stanca, troppo. Fermò la sua corsa affannosa davanti al
cancello della scuola, indecisa sulla direzione da prendere.
Alla fine, decise di dirigersi verso l’unico posto in cui il suo
cuore smetteva di urlare alla morte.
°°°
“Ahahahahahah!! Oddio, no, ti prego,
dimmelo ancora!”
Chibiko strinse il pugno,
giurando di fustigarsi appena tornata a casa. Chi glielo aveva fatto fare di
andare proprio dalla dottoressa?!
La guardò.
Otoha stava letteralmente
morendo dal ridere, rotolandosi sul lettino vuoto del suo studio. Una scena non
da tutti i giorni: la risata, infatti, contrastava nettamente con il camice
bianco, da sempre interpretato come serietà,
e con il viso severo e austero della donna.
La bambina sbuffò,
nervosa.
“smettila, dai!”
Disse, scuotendola forte,
sperando vivamente di farle mordere la lingua. La dottoressa si fermò,
alzandosi su un gomito mentre si asciugava una lacrima.
“va bene, va bene… ma
raccontamela di nuovo!”
Chibiko sospirò. A volte
quella donna sapeva davvero essere infantile.
Fece un mezzo sorriso,
rincominciando, per la trentesima volta quel giorno, a riportare della sua disavventura
con i numeri. Contò i secondi che mancavano alla parte del 9 e delle sue
sensazioni verso il 2, perché tanto sapeva che era li che iniziava a ridere.
E infatti questa volta non
fu da meno. Appena finì di dire “…ti voglio bene come se lo fossi”, la risata
della dottoressa riempì la stanza.
Appoggiò i gomiti sul
bordo del lettino, in parte contenta di aver reso, per un po’, migliore la vita
di quella donna cosi sola. La guardò piegarsi in due, accusando i dolori allo
stomaco per il troppo riso.
Un leggero bussare alla
porta distrasse Chibiko, che si voltò quel poco che bastava a vedere chi fosse
entrato.
Una bella ragazza, 16 anni
al massimo. Sorrideva contenta, mentre guardava quella strana scena, con in
mano una cartellina blu.
La bambina la fissò,
studiandola.
I lunghi capelli biondi
erano legati in una coda alta, e gli occhi azzurri erano… splendenti. Come lei,
d’altronde.
Emanava voglia di vivere da tutto il corpo.
“scusate il disturbo,
questa dove la metto?”
Chiese, con voce dolce.
Troppo dolce.
Questa qui, pensò Chibiko,
non deve aver mai sofferto in vita sua.
Si voltò giusto in tempo
per vedere la dottoressa cercare di
darsi un contegno. Era davvero buffa. Leggermente rossa in viso, con tutti i
bottoni slacciati e il camice completamente stropicciato.
Si avvicinò alla ragazza,
prendendo la cartella clinica e studiandola attentamente. La giovane si voltò
verso Chibiko, e le sorrise, tenera.
La bambina spalancò gli
occhi.
“Chibiko, vieni a vedere!”
La piccola corse, impacciata nei suoi
5 anni.
“che c’è, mamma?”
La donna sorrise, indicando un punto
davanti a lei.
Un piccolo bozzolo si agitava, mentre
lentamente una giovane farfalla variopinta ne usciva.
Chibiko osservò, estasiata.
“non è bellissimo, il miracolo della
vita?”
La bambina si voltò, guardando dritto
negli occhi sua madre.
“si, è stupendo. Ma non lo sarà mai
come il tuo sorriso”.
“scusate, io… io devo
andare!” bisbigliò, uscendo a passo svelto dalla porta, senza che nessuno
riuscisse a fermarla.
Quel sorriso, era identico a quello di sua madre.
°°°
Si lasciò accarezzare dai
tiepidi raggi del sole, beandosi di quel momento. Osservò disinteressata i suoi
coetanei rincorrersi, gli innamorati baciarsi, gli amici mangiare un gelato,
ridendo.
Il parco le piaceva.
Perdersi tra le voci di mille persone la faceva stare bene.
Per un attimo, riusciva ad
illudersi di essere come loro.
Per un decimo di secondo
poteva di nuovo sentire i suoi 7 anni scorrerle dentro, la voglia di giocare e
di vivere la sua meritata ingenuità le pulsava nel sangue con forza.
Ma durava un battito di
ciglia, quel sogno irrealizzabile di un infanzia se ne tornava al suo posto,
silenzioso.
E lei tornava ad essere la fredda bambina che ha perso i genitori.
La bambina abbassò lo sguardo,
nascondendo le lacrime.
Avrebbe tanto voluto guardare le bare
dei suoi genitori calare nel sottoterra,
ma farlo avrebbe significato sapere
che non li avrebbe rivisti mai più.
E questo non le andava a genio.
“guardate, quella è Chibiko, la
figlia!”
Una voce sconosciuta la fece sussultare.
Chi diavolo era quella donna?
“poverina, cosi piccola e già senza
genitori!”
“sapete, si dice che il padre…”
Chibiko tremò.
Non dirlo, ti prego.
“shh! Sta zitta, potrebbe sentirti!”
La bambina sorrise, amara.
Ma certo che vi sento, schiocche.
“ciao, ti va di giocare
con me?”
Chibiko, spaventata, si
voltò. Un ragazzo le sorrideva allegro, indicandosi con l’indice. Sospirò,
scocciata.
“scordatelo!”
“eddai, non fare la
timida!”
La bambina alzò un
sopracciglio.
“e chi ti dice che sto
facendo la timida?”
Il ragazzo sembrò
rifletterci su. Poi sorrise, senza rispondere. Chibiko appoggiò un braccio
sullo schienale di legno, osservandolo.
Capelli scompigliati, di
un accesso rosso. Occhi ribelli, di un assurdo color oro. In più, una vistosa
cicatrice ad X che spiccava sulla guancia destra. La divisa scolastica tutta
sbottonata, la camicia bianca fuori dai pantaloni e la zip abbassata.
Un teppista?
La bambina impallidì.
E se fosse stato un… un
pedofilo?
Quando aveva sentito quel
termine al telegiornale per la prima volta, aveva chiesto a sua mamma cosa
fosse un pedofilo. Lei gli aveva risposto che erano persone tanto cattive, che
facevano del male ai bambini. Le aveva detto anche di stare attenta, di non
accettare caramelle dagli sconosciuti e di non fidarsi degli estranei.
Chibiko si sporse
leggermente all’indietro, pronta a scattare in qualunque evenienza.
“come ti chiami?”
La piccola si morse il
labbro, indecisa. Cosa doveva fare? Aveva paura.
Il papà aveva aggiunto,
alle parole di mamma, che i pedofili sporcavano l’innocenza dei bimbi.
Chibiko a quel ricordo si
sentì più sicura. Infondo, non poteva sporcarsi più di quello che non era già.
Decise di mantenere il suo
solito atteggiamento.
“e a te che importa?”
Rispose, con fare
arrogante.
“dai non essere cosi dura…
la vuoi una caramella?”
°°°
To be continue…
…che capitolo
completamente inutile! Non succede praticamente niente, è corto e per di più
noioso. Chiedo venia!
Che dire? Avevo bisogno di
questo pezzo, una specie di collante per la storia. Dal prossimo capitolo la
situazione inizierà a sciogliersi (non durerà molto questo coso che sto scrivendo ^^’’’’).
Mmm… volevo anche
aggiungere una specie di “capitolo extra” che ho scritto ieri per puro caso
(ispirazione improvvisa, mi fa molto male fare giardinaggio -.-).
Comunque…
Spero sinceramente che
commenterete, nonostante l’orrore sopra citato.
L’angolo dei ringraziamenti.
La Sognatrice: oddio, oddio, oddio! Sensei! Che piacere ricevere
un tuo commento ^^. Sono emozionatissima… come sai leggo tutte le tue storie
(sono paragonabili alla Bibbia per me…! Le tengo sempre sotto il cuscino per
paura di perderle!), e non immagini la felicità di sapere che ti piace la mia!
O almeno che la trovi leggibile ^^’’’!
Hai proprio ragione,
Chibiko è sempre lasciata ai margini delle storie! Qui ha il ruolo da
protagonista, anche se è una protagonista un po’ strana, come si capirà molto
presto!
…E come al solito parlo a
vanvera -_-‘!
Beh, che dire… spero
davvero che questo capitolo ti sia sembrato “decente” (non oso allargarmi
troppo, non c’è confronto con le tue fanfic!) e che mi dirai cosa ne pensi!
Grazie davvero!
MiCin: ciao! Conosco un sacco di tue fic, che felicità
il tuo commento!
Wow, davvero ti piace
questa storia? A me sembra solo una brodaglia di parole senza senso -.-… si, è
vero, Chibiko è “il centro” della vicenda! Ovviamente non mancheranno gli
immancabili, ovvero Silvia e Apollo! Ma diciamo che saranno ragazzi un po’
complessati… ihhhh ma perché non sto mai zitta??
Vabbè, è stato un piacere leggere il tuo commento, mi ha fatto davvero felice
(ho l’ego gonfiato da quei 2 “bellissima”, scusami)!
Spero commenterai anche
questo capitolo! Grazie ancora!
Himi87: o dei, un'altra Regina della sezione di Aquarion!
Mi tremano un po’ le ginocchia, devo essere sincera ^^’’’… mi piacciono un
sacco le tue storie, mi ci perdo dentro! “I Hate You!” oramai la conosco a memoria! XD
Ti do ragione, Chibiko ha
un carattere con innumerevoli sfacciature e su di lei si può lavorare un bel
po’! Mi piace l’idea che sia un po’ “quella che fa capitare le cose”, come si
noterà in seguito! Ehm… ecco ho parlato di nuovo troppo! -.- ‘’’ ma perché non
mi mordo mai la lingua?
Comunque spero vivamente
di sapere il tuo giudizio su questo capitolo! Grazie mille!
Grazie anche a chi ha
solo letto questa storia!
Spero commenterete!
Aspetto un vostro parere!
Bacioni, keiko!