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Autore: keiko 93    13/03/2009    4 recensioni
"mamma, perchè gli abitanti del villaggio odiavano la strega?" "perchè nessun sapeva che se non parlava era per proteggere il villaggio. Prima di sapere la verità, hanno iniziato a pensare a cose non vere". la donna sospirò. "ma almeno qualcuno poteva pensare che se faceva cosi, forse aveva i suoi buoni motivi" "fossi stata io l'avrei pensato" "come, scusa?" "io...avrei creduto in lei"
Genere: Triste, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Loneliness

 

 

 

°°Loneliness°°

 

CAPITOLO 2: La neve del sole, il fuoco della luna.

 

Frase di presentazione  _il mio cuore di bambina non si smuove neanche con la magia

                                                                                              delle stelle_

 

 

Osservò stralunata la lavagna.

I numeri si muovevano, ne era sicura! Il 6 faceva su e giù, mentre girava vorticosamente. C’era il 5 che prendeva il 3 in giro perché più piccolo, mentre il 9 coccolava teneramente il 2, dicendogli che anche se non è un suo multiplo gli vuole bene come se lo fosse.

Chibiko chiuse gli occhi, chiedendosi se ultimamente avesse fatto uso di qualche strana droga. Era sicura di no, almeno che non gliel’avessero iniettata mentre dormiva.

Cosa assai improbabile, visto che viveva da sola.

La campanella suonò, e finalmente i numeri si rimisero al loro posto, fingendo indifferenza. La bambina raccattò le sue cose, per poi avvicinarsi alla lavagna con lo sguardo truce.

“non fingete, io vi ho visti!” sussurrò, accusatoria.

“Chibiko, che stai facendo?”

Si voltò, spaventata dalla voce alle sue spalle. Sophia, una bella donna di appena 35 anni, la osservava preoccupata. I suoi occhi verdi erano fissi in quelli scuri della piccola, mentre i corti capelli rosso-biondicci erano scossi dalla leggera brezza che veniva dalla finestra aperta. In mano un blocchetto di fogli, le loro verifiche.

Chibiko si morse il labbro, insicura se dire o no quello che era successo.

“ i numeri… ecco… loro… si insomma… il 9 cullava il 2 e il 3... piangeva…” balbettò con un filo di voce. Lanciò un’occhiata a quei traditori, che adesso se ne stavano fermi sulla superficie nera.

“piccola…” iniziò la maestra, con voce dolce “ non devi tenerti tutto dentro, se hai bisogno io sono qui”

 

“amore, perché piangi?”

Chibiko si asciugò l’ennesima lacrima.

“mamma, perché è cosi difficile trovare la felicità?”

La donna la guardò, capendo perfettamente cosa volesse dire.

Sorrise.

“perché se ti fosse donata subito e senza la minima fatica, dove sarebbe il piacere di gustarla,

quando finalmente sei riuscita a raggiungerla?”

“è cosi dura…”

Emiko l’abbracciò di slancio, stringendola forte a se.

“lo so, tesoro mio, lo so. Ma ricordati che ci sarà sempre qualcuno pronto a porgerti la mano

Per aiutarti”.

 

 

D’ora in poi, mi rialzerò sempre sulle mie gambe. Da sola. Senza più accettare la mano di nessuno.

 

Chibiko scappò via, tappandosi le orecchie per non sentire la maestra che la pregava di tornare, e tentando invano di zittire quelle voci cosi opposte dentro di lei.

Era stanca, troppo. Fermò la sua corsa affannosa davanti al cancello della scuola, indecisa sulla direzione da prendere.

 

Alla fine, decise di dirigersi verso l’unico posto in cui il suo cuore smetteva di urlare alla morte.

 

 

 

°°°

 

“Ahahahahahah!! Oddio, no, ti prego, dimmelo ancora!”

Chibiko strinse il pugno, giurando di fustigarsi appena tornata a casa. Chi glielo aveva fatto fare di andare proprio dalla dottoressa?!

La guardò.

Otoha stava letteralmente morendo dal ridere, rotolandosi sul lettino vuoto del suo studio. Una scena non da tutti i giorni: la risata, infatti, contrastava nettamente con il camice bianco, da sempre interpretato come serietà, e con il viso severo e austero della donna.

La bambina sbuffò, nervosa.

“smettila, dai!”

Disse, scuotendola forte, sperando vivamente di farle mordere la lingua. La dottoressa si fermò, alzandosi su un gomito mentre si asciugava una lacrima.

“va bene, va bene… ma raccontamela di nuovo!”

Chibiko sospirò. A volte quella donna sapeva davvero essere infantile.

Fece un mezzo sorriso, rincominciando, per la trentesima volta quel giorno, a riportare della sua disavventura con i numeri. Contò i secondi che mancavano alla parte del 9 e delle sue sensazioni verso il 2, perché tanto sapeva che era li che iniziava a ridere.

E infatti questa volta non fu da meno. Appena finì di dire “…ti voglio bene come se lo fossi”, la risata della dottoressa riempì la stanza.

Appoggiò i gomiti sul bordo del lettino, in parte contenta di aver reso, per un po’, migliore la vita di quella donna cosi sola. La guardò piegarsi in due, accusando i dolori allo stomaco per il troppo riso.

Un leggero bussare alla porta distrasse Chibiko, che si voltò quel poco che bastava a vedere chi fosse entrato.

Una bella ragazza, 16 anni al massimo. Sorrideva contenta, mentre guardava quella strana scena, con in mano una cartellina blu.

La bambina la fissò, studiandola.

I lunghi capelli biondi erano legati in una coda alta, e gli occhi azzurri erano… splendenti. Come lei, d’altronde.

Emanava voglia di vivere da tutto il corpo.

“scusate il disturbo, questa dove la metto?”

Chiese, con voce dolce.

Troppo dolce.

Questa qui, pensò Chibiko, non deve aver mai sofferto in vita sua.

Si voltò giusto in tempo per vedere la dottoressa cercare di darsi un contegno. Era davvero buffa. Leggermente rossa in viso, con tutti i bottoni slacciati e il camice completamente stropicciato.

Si avvicinò alla ragazza, prendendo la cartella clinica e studiandola attentamente. La giovane si voltò verso Chibiko, e le sorrise, tenera.

La bambina spalancò gli occhi.

“Chibiko, vieni a vedere!”

La piccola corse, impacciata nei suoi 5 anni.

“che c’è, mamma?”

La donna sorrise, indicando un punto davanti a lei.

Un piccolo bozzolo si agitava, mentre lentamente una giovane farfalla variopinta ne usciva.

Chibiko osservò, estasiata.

“non è bellissimo, il miracolo della vita?”

La bambina si voltò, guardando dritto negli occhi sua madre.

“si, è stupendo. Ma non lo sarà mai come il tuo sorriso”.

 

“scusate, io… io devo andare!” bisbigliò, uscendo a passo svelto dalla porta, senza che nessuno riuscisse a fermarla.

 

Quel sorriso, era identico a quello di sua madre.

 

 

°°°

 

Si lasciò accarezzare dai tiepidi raggi del sole, beandosi di quel momento. Osservò disinteressata i suoi coetanei rincorrersi, gli innamorati baciarsi, gli amici mangiare un gelato, ridendo.

Il parco le piaceva. Perdersi tra le voci di mille persone la faceva stare bene.

Per un attimo, riusciva ad illudersi di essere come loro.

Per un decimo di secondo poteva di nuovo sentire i suoi 7 anni scorrerle dentro, la voglia di giocare e di vivere la sua meritata ingenuità le pulsava nel sangue con forza.

Ma durava un battito di ciglia, quel sogno irrealizzabile di un infanzia se ne tornava al suo posto, silenzioso.

E lei tornava ad essere la fredda bambina che ha perso i genitori.

 

La bambina abbassò lo sguardo, nascondendo le lacrime.

Avrebbe tanto voluto guardare le bare dei suoi genitori calare nel sottoterra,

ma farlo avrebbe significato sapere che non li avrebbe rivisti mai più.

E questo non le andava a genio.

“guardate, quella è Chibiko, la figlia!”

Una voce sconosciuta la fece sussultare.

Chi diavolo era quella donna?

“poverina, cosi piccola e già senza genitori!”

“sapete, si dice che il padre…”

Chibiko tremò.

Non dirlo, ti prego.

“shh! Sta zitta, potrebbe sentirti!”

La bambina sorrise, amara.

Ma certo che vi sento, schiocche.

 

“ciao, ti va di giocare con me?”

Chibiko, spaventata, si voltò. Un ragazzo le sorrideva allegro, indicandosi con l’indice. Sospirò, scocciata.

“scordatelo!”

“eddai, non fare la timida!”

La bambina alzò un sopracciglio.

“e chi ti dice che sto facendo la timida?”

Il ragazzo sembrò rifletterci su. Poi sorrise, senza rispondere. Chibiko appoggiò un braccio sullo schienale di legno, osservandolo.

Capelli scompigliati, di un accesso rosso. Occhi ribelli, di un assurdo color oro. In più, una vistosa cicatrice ad X che spiccava sulla guancia destra. La divisa scolastica tutta sbottonata, la camicia bianca fuori dai pantaloni e la zip abbassata.

Un teppista?

La bambina impallidì.

E se fosse stato un… un pedofilo?

Quando aveva sentito quel termine al telegiornale per la prima volta, aveva chiesto a sua mamma cosa fosse un pedofilo. Lei gli aveva risposto che erano persone tanto cattive, che facevano del male ai bambini. Le aveva detto anche di stare attenta, di non accettare caramelle dagli sconosciuti e di non fidarsi degli estranei.

Chibiko si sporse leggermente all’indietro, pronta a scattare in qualunque evenienza.

“come ti chiami?”

La piccola si morse il labbro, indecisa. Cosa doveva fare? Aveva paura.

Il papà aveva aggiunto, alle parole di mamma, che i pedofili sporcavano l’innocenza dei bimbi.

Chibiko a quel ricordo si sentì più sicura. Infondo, non poteva sporcarsi più di quello che non era già.

Decise di mantenere il suo solito atteggiamento.

“e a te che importa?”

Rispose, con fare arrogante.

“dai non essere cosi dura… la vuoi una caramella?”

 

°°°

 

To be continue…

 

…che capitolo completamente inutile! Non succede praticamente niente, è corto e per di più noioso. Chiedo venia!

Che dire? Avevo bisogno di questo pezzo, una specie di collante per la storia. Dal prossimo capitolo la situazione inizierà a sciogliersi (non durerà molto questo coso che sto scrivendo ^^’’’’).

Mmm… volevo anche aggiungere una specie di “capitolo extra” che ho scritto ieri per puro caso (ispirazione improvvisa, mi fa molto male fare giardinaggio -.-).

Comunque…

Spero sinceramente che commenterete, nonostante l’orrore sopra citato.

 

L’angolo dei ringraziamenti.

 

La Sognatrice: oddio, oddio, oddio! Sensei! Che piacere ricevere un tuo commento ^^. Sono emozionatissima… come sai leggo tutte le tue storie (sono paragonabili alla Bibbia per me…! Le tengo sempre sotto il cuscino per paura di perderle!), e non immagini la felicità di sapere che ti piace la mia! O almeno che la trovi leggibile ^^’’’!

Hai proprio ragione, Chibiko è sempre lasciata ai margini delle storie! Qui ha il ruolo da protagonista, anche se è una protagonista un po’ strana, come si capirà molto presto!

…E come al solito parlo a vanvera -_-‘!

Beh, che dire… spero davvero che questo capitolo ti sia sembrato “decente” (non oso allargarmi troppo, non c’è confronto con le tue fanfic!) e che mi dirai cosa ne pensi! Grazie davvero!

 

MiCin: ciao! Conosco un sacco di tue fic, che felicità il tuo commento!

Wow, davvero ti piace questa storia? A me sembra solo una brodaglia di parole senza senso -.-… si, è vero, Chibiko è “il centro” della vicenda! Ovviamente non mancheranno gli immancabili, ovvero Silvia e Apollo! Ma diciamo che saranno ragazzi un po’ complessati… ihhhh ma perché non sto mai zitta?? Vabbè, è stato un piacere leggere il tuo commento, mi ha fatto davvero felice (ho l’ego gonfiato da quei 2 “bellissima”, scusami)!

Spero commenterai anche questo capitolo! Grazie ancora!

 

Himi87: o dei, un'altra Regina della sezione di Aquarion! Mi tremano un po’ le ginocchia, devo essere sincera ^^’’’… mi piacciono un sacco le tue storie, mi ci perdo dentro! “I Hate You!” oramai la conosco a memoria! XD

Ti do ragione, Chibiko ha un carattere con innumerevoli sfacciature e su di lei si può lavorare un bel po’! Mi piace l’idea che sia un po’ “quella che fa capitare le cose”, come si noterà in seguito! Ehm… ecco ho parlato di nuovo troppo! -.- ‘’’ ma perché non mi mordo mai la lingua?

Comunque spero vivamente di sapere il tuo giudizio su questo capitolo! Grazie mille!

 

Grazie anche a chi ha solo letto questa storia!

Spero commenterete!

Aspetto un vostro parere!

Bacioni, keiko! 

  
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