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Autore: Lyds    09/01/2016    0 recensioni
Salve a chi è tanto coraggioso da essere arrivato fin qui!
Per chi non l'avesse già notato la mia storia è una specie di ripetizione ambientata nel futuro della saga TID che ho amato come poche...
i protagonisti e parte del resto dei personaggi sono tratti dalla saga di hunger games...
vedremo come protagonista Katniss Herondale (la Will futuristica)
Seguita dal suo parabatai Gale Blackthorne e il nostro Peeta (Phineas e qualche altro nome Carstairs)
per la Tessa del futuro anche se questo Peeta non sarà uno stregone... Solo uno shadowhunter un pó particolare...
Spero di avervi incuriositi!
La vostra,
Tess
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Theresa Gray
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
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capitolo 3


15 days later 

Peeta non si era mai sentito così solo.
Solo in un posto sconosciuto e senza la sorella che credeva avrebbe incontrato...
Oh e, per finire, prigioniero di due pazze furiose convinte del suo “dono di leggere nella mente“ ; Peeta avrebbe sopportato tutto, cercato di scappare, fatto qualunque cosa piuttosto che restare lì con le signore Octavia e Florian... Se solo avessero mentito. Perché non l'avevano fatto... ci era riuscito, a leggere i loro pensieri anche se prima aveva vomitato, era svenuto... l'avevano frustato, una volta. Ma ci era riuscito. 
E Delly non c'era. Era loro prigioniera, dicevano... avevano il suo anello con un'elegante C incisa sul davanti e due torri di castelli sui lati; il tutto sporco di sangue grumoso e secco.
Niente era certo ma due erano i motivi per restare e nessuno ne aveva per andarsene; sua sorella era l'unica cosa che lo legava a quel mondo... al l'unico mondo che credeva di conoscere...
Se in tutto il mondo non c'è nessuno a cui importa di te esisti davvero?
Si ritrovava a ripeterselo spesso senza davvero trovare una risposta logica o ragionevole e con solo una tela e dei pennelli a tenerlo in vita.
La pittura era nel suo Io come nient'altro... e le due streghe lo avevano capito in quanto ogni volta che le soddisfaceva aveva come premio nuovi colori e una nuova tela... da quindici giorni a quella parte la sua vita era una prigione fatta di mal di testa lancinanti, letti incatenati, tele bruciate, frustate e vestiti neri.
Si osservò allo specchio malandato vicino al l'armadio con all'interno indumenti tutti uguali... aveva indosso i pantaloni rigorosamente neri e morbidi del pigiama, era a torso nudo e delle evidenti occhiaie violacee gli solcavano il viso angelico: Peeta era biondo grano con due penetranti occhi azzurri quanto il cielo in primavera contornati da lunghissime ciglia chiare, invisibili alla luce del sole; era pallido con gli occhi più opachi del solito, vista la situazione, ma nel complesso non si era mai lamentato del suo aspetto... non era perfetto e ne era consapevole ma la perfezione è un illusione ottica quindi anche volendo non avrebbe potuto esserlo, sorrise allo specchio mostrando la paletta sbeccata e scostò i ricci che gli erano ricaduti sulla faccia, con un gesto impaziente.
Era mattina e la cameriera, la dolce Venia, di lì a poco lo avrebbe chiamato circa quattro volte per poi afferrarlo per la collottola con una forza sovrumana dalle due pazze isteriche nella stanzetta in fondo al corridoio buio che sembrava inghiottite tutta la sua luce portandolo in un oscurità impenetrabile, depistandolo dalla sua missione, 
Salvare Delly. È più di una missione è il mio ultimo desiderio, devo mantenerla in vita.

Pov Peeta 

Eccole lì, pensai entrando in quella vecchia stanza arredata come la cabina di un comandante dai pessimi gusti estetici e appollaiate su due sedie imbottite.
 "Signor Carstairs, benvenuto." Ghignano. Buon segno, sono di buon umore, forse niente frustate, oggi. 
"Grazie" bofonchio, mantenendo una distanza di sicurezza.
"Oggi deve fare una cosa per noi... può? Certo che può.
Un anello, caro, che cosa pensava questa persona? Ci sarebbe molto d'aiuto scoprirlo."
Certo che posso. Loro lo sanno bene.
Prendo l'anello e ne lo porto alle labbra, chiudo gli occhi, li strizzo e provo le sensazioni travolgenti che comporta la lettura della mente di un morto. Sento un calore, all'altezza del petto, poi un risucchio che parte da sopra la mia testa che si fa pesante, credo di non poter respirare per un po', poi è come se prendessi una boccata d'aria uscendo da una miniera di carbone. Respiro a fondo. E sento le voci:
Lavinia... Tesoro... Fermarti.
Cosa fai? Scappi?
Devo scappare, devo correre mi uccideranno.
Mi fa così male... Mi hanno presa. Qui è così silenzioso e sento tanto freddo 
se chiudo gli occhi finisce? C'è una luce, c'è il sole, si porta via tutti i mei frammenti e forse arriverò a casa.
Mamma? Addio. Questo posto non sembra più quello dove è giusto che stia.

E poi è finita. Mi sveglio, o almeno la sensazione è la stessa, mi fa male il petto e so che è qui il punto dove la ragazzina è stata colpita.
"Qualcosa la rincorreva. Lavinia Stone, si chiamava... era povera e... l'hanno colpita in un vicolo poi è morta."
Dico tutto d'un fiato, più le faccio aspettare più si arrabbiano, meglio obbedire.
"Siete stato bravo, Phineas, Venia vi riporterà nella vostra stanza."
Rispondono, semplicemente, sorprendendomi.
Annuisco, obbediente, come l'anima tormentata che sono ora e raggiungo Venia sulla soglia dello stanzino,
impassibile come una statua.
Ha la stessa andatura a scatti dell'autista dell'aeroporto... lo vedo, a volte, si aggira al di fuori della casa...
dell'ex bordello rinascimentale dove mi trovo.
A volte penso che la mia situazione non potrà che migliorare, altre che Delly potrebbe non essere viva come promettono ma...
La speranza è l'unica cosa più forte della paura.
Troppa è pericolosa, come lo è illudersi, ma è essenziale per casi disperati come il mio.

Peeta era stanco. Solo questo.
La speranza che nutriva in qualche dio che non lo avrebbe ascoltato vacillava, ormai, e quando Venia gli rifilò un potente schiaffo sulla guancia destra -tropo lento, Ragazzo- fu il colmo.
Tese le mani e con forza agguanto il collo della ragazza che cominciò a stridere, come acciaio, acciaio?
Peeta la sbatté a terra e la tempestò di domande alle quali non avrebbe potuto rispondere... finché un' ago gli venne conficcato con forza nel braccio... era stato lanciato e ciò non era possibile ma a qualche metro di distanza le sorelle-pazze-furiose fecero una smorfia contrariata mentre egli, sconvolto, scivolava a terra stordito. Erano state loro? Fu l'ultima cosa che riuscì a pensare.

Quando aprì gli occhi era ormai scesa la sera; aveva i polsi ammanettati, un codice  a sei numeri avrebbe aperto le manette.
 Era sdraiato su una sorta di tavolo di legno scuro con un materasso impolverato sopra; i vestiti erano gli stessi del mattino: maglietta aderente nera e pantaloni sportivi -neri-.
Si guardò intorno scoprendo che quella non era la stessa stanza dove aveva passato le due settimane peggiori della sua vita ma certamente l'edificio era lo stesso;
Diede uno strattone alle manette ma... niente, solo quel codice avrebbe potuto aprirle.
Poi ragionò; lui sapeva leggere nella mente, no? Respirò a fondo.
Strizzò gli occhi e sentì le voci.
Queste andranno bene... La corda non reggerebbe, per lui... Non è certo gracile come la ragazza...
non sa ancora usare bene il suo dono
non rischiamo, per ora.
364128 
Era entrato nei pensieri di una delle streghe... quella grassa, decisamente. Octavia.
Ripiegò la mano su se stessa fino a toccare le manette, poi digitò il numero ed esse si aprirono di scatto.
Sentì un rumore, ancora prima di poter tirare un sospiro di sollievo e si acquattò dietro la porta.
Una figura di ragazza entrò come una furia nella stanza e Peeta la bloccò a terra, o almeno ci provò perché con un scatto felino e  decisamente non umano, ella lo inchiodò al muro con il gomito e lo fissò dapprima con uno sguardo truce, poi con un ghigno divertito.
Peeta le guardò la mano. Sanguinava. Si sentì subito in colpa ma ancora non aveva idea di chi fosse, meglio non fasciarsi la testa.
"Mi ha tagliato" disse lei con interesse critico nella voce gradevole.
"Avrebbe potuto essere mortale" continuò. Peeta la fissò con gli occhi spalancati "È venuta qui per loro?"
Lei si studiava la mano, ignorandolo "Accidenti, una notevole perdita di sangue. La morte potrebbe essere istantanea" lo ignorava con il persistente ghigno sulla faccia, Peeta iniziava a stancarsi.
La guadò indeciso: se chiederle, gentilmente, di scollarlo dal muro, il suo nome, perché si trovava lì...
Alla fine pensò a quanto fosse bella: aveva due grandi occhi grigi che sembravano volerlo rimproverare e prendersi gioco di lui al tempo stesso, gli arrivava all'altezza del naso e, considerato il suo metro e ottanta, era abbastanza alta per essere una ragazza, aveva una lunga treccia corvina che profumava di... bosco, di libertà, e capì che era una di quelle persone che non puoi legare a te per sempre, lo considererebbero una sorta di prigionia, sembrava una fiamma che sprigionava così tanto calore da non poter essere spenta o contenuta... sarebbe dovuta bruciare finché lei avesse scelto di spegnersi, era così viva e bella che Peeta fu felice, anche se non ne capì il motivo;
Si ritrovò a osservarle distrattamente le labbra piene e il suo viso andò a fuoco, se lo sentiva, così iniziò a fare domande che prontamente la ragazza ignorò presa com'era a blaterare esclamazioni per le quali sarebbe potuta benissimo essere ubriaca fradicia... Peeta glielo chiese ed ella sorrise scuotendo il capo e tirando fuori dalla tasca uno strano aggeggio simile ad una penna ma più lunga; si accucciò di fronte alla porta e iniziò a disegnare dei segni neri che si allungavano sulla superficie legnosa contro ogni legge fisica, secondo il ragazzo il quale pensò che anche leggere nella mente non era esattamente universalmente riconosciuto e zittí i propri commenti.
La porta si aprì e Peeta spalancò la bocca, confuso, per poi venire trascinato dalla giovane senza nome giù per le scale.
"Vieni con me... sono qui per farti uscire di qui"
Aveva detto.
"Come si chiama?" Chiese mentre scendevano la prima rampa.
"Oh, ehm... Katniss Herondale, signor..?" Rispose.
"Carstairs... Peeta Carstairs" disse allora Peeta, sentendosi realizzato per le presentazioni alla James Bond; purtroppo Katniss non colse l'ironia e si limitò a ridere per il soprannome del ragazzo... non esattamente in stile Bond. 
Katniss scivolava per le scale quasi fosse di fuoco e la treccia corvina che le sbatteva sulla spalla iniziava a disfarsi quando due rampe più in alto le sgradevoli voci delle due pazze furiose arrivarono alle orecchie di Peeta, il quale rabbrividì lanciando uno sguardo significativo alla giovane che si limitò ad annuire divertita come se per lei tutto questo - intrufolarsi in proprietà private altrui, liberare ragazzi tenuti in ostaggio a caso e disegnare segni neri sulle porte per farle aprire - fosse all'ordine del giorno.
Svoltò come una furia nel corridoio pieno di porte dove si svolgevano i piacevolissimi incontri di Peeta con le P. F. (Pazze Furiose); e qui quest'ultimo si fermò terrorizzato "Ferma, ti prego. Da qui non si esce è impossibile..." Farfugliò 
"Scoprirai che la sexy persona che ti sta salvando la vita ha sempre ragione. Anche se dice che il cielo è verde e piovono anatre... o per l'Angelo, anatre no!" Rispose, serissima, prima di rincominciare la sua pazza corsa verso l'apparente nulla.
Per l'Angelo? Che razza di religione segue, questa? Si domandò, abbastanza sconcertato.
Ma non esitò a seguirla perché sapeva che la purezza di una ragazza del genere non sarebbe mai potuta essere corrotta, o almeno si augurava questo.

Arrivarono alla fine del corridoio, quello dove svoltando sarebbe certamente arrivato alla "stanza delle torture"; Katniss non svoltò, bensì, procedette diritto, aprendo l'imponente portone con quello strano bastoncino metallico.
Lui né approfittò per osservare meglio l'abbigliamento della compagna:
Indossava una sorta di tuta piuttosto aderente è degna di una di quelle spie dei film, con una casacca nera di pelle e una cintura tappezzata di foderi contenenti coltelli di ogni tipo.
Ai piedi sfoggiava una paio di stivali alti fino a metà coscia con un tacco esageratamente alto, i pantaloni aderentissimi di un materiale sconosciuto ma all'apparenza resistente le fasciavano la parte delle cosce non coperta dagli stivali... Peeta si ritrovò ad arrossire e pregò che l'oscurità della stanza nascondesse le sue guance in fiamme.
"Fatto" disse la ragazza, girandosi di scatto e trovandosi un Peeta dalle guance imporporate e fissarsi le scarpe.
Era bello, Peeta, pensò senza pensarci e subito scosse la testa.
"Andiamo, prima che ci trovino. Non ho voglia di decapitare streghe, oggi."
Asserì seria.
"Loro... Tu... Cosa?!" Si riscosse l'altro.
"Oh, lascia perdere, mondano, giusto che tu non sai nulla." Disse sbrigativa spingendolo nella stanza.
Entrambi i ragazzi sgranarono gli occhi...
Decine di file di mondani gocciolanti di sangue si stagliavano davanti a loro.
Verrai, verrai 
All'albero verrai,
Là dove hanno appeso un uomo che tre ne uccise, o pare?
Strani eventi qui si sono verificati e nessuno mai verrebbe a curiosare se a mezzanotte ci incontrassimo all'albero degli impiccati...
Iniziò a canticchiare la ragazza di fianco a Peeta, con la bocca serrata nel tentativo di non rigettare la cena.
A Katniss quella situazione aveva fatto ricordare della canzone di suo padre... La sua voce le mancava, e anche stringerlo e cacciare con lui.
Le mancava suo padre. Ma non importava più. Lei era andata via.
Prim non c'era più.
Sua madre non era mai esistita.
Lei aveva Gale e il suo arco. Il resto era superfluo.
Anche Peeta.

"Sudici sporchi ragazzini Nephilim!"
Si sentì risuonare nella stanza.
"Qui si sbaglia, signora. Di Nephilim ce n'è una sola. E... direi che si sente Troppo sola."
Disse Katniss soddisfatta.
Manette tutte le alte finestre andavano in pezzi e decine di cavalieri vestiti di nero e con una spada lucente in mano saltarono agilmente atterrando in piedi accanto ai due.
"Catnip? Tutto ok?" Chiese il ragazzo moro accanto a Peeta.
"Gale, amico... Pensavo non arrivassi più!" Ridacchiò lei sguainando una spada e sussurrando un nome che la fece risplendere di luce argentata.
"Come sempre? Strategia a triangolo?"
Fece Gale.
"Ovviamente".
Tutti i Nephilim scattarono in avanti, mette Peeta indietreggiò urtando con la schiena contro un tavolo di mogano sul fondo della sala.
Vide una lancia appuntita e sorrise.
Vedeva il colpo della sorella più bassa mentre faceva sprigionare scintille letali dalla mani.
Ora o mai più.
Prese la Lancia e la lanciò sogghignando quando colpì in pieno il collo della strega.


Hello, it's me!
I'm back! 
Beh... Nephilim e tributi cari spero che il capitolo non sia di una noia tremenda! Peeta è troppo provato per mantenere la sua natura docile, ora, ed è prevalsa la parte di lui che reclamava una vendetta.
A presto! Spero che non vi dispiaccia lasciare una recensione😪

Catnip 
   
 
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