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Autore: FatSalad    09/01/2016    5 recensioni
Giulia ha 17 anni ed è in tutto e per tutto ciò che si potrebbe definire “normale”. Tutto tranne la sua eccessiva timidezza, che le impedisce di farsi molte amicizie tra i coetanei, anche se dentro di sé sente il desiderio di essere apprezzata e amata per quello che è.
Grazie a Spartaco, suo fratello, che ha tante qualità da sembrare la reincarnazione di un qualche eroe dei fumetti ed è tutto ciò che si potrebbe definire “extra-ordinario”, Giulia farà la conoscenza di Nathan.
Giulia e Nathan si parlano regolarmente ormai da diverso tempo. Scherzano, flirtano, si confidano... ma sempre tramite sms. Come mai lui la evita sempre quando si incrociano faccia a faccia nei corridoi del liceo? Prima o poi il mistero dovrà venire a galla, perché Giulia da quel ragazzo dall'aria malinconica e sfuggente è sempre stata inspiegabilmente attratta.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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- Questa storia fa parte della serie 'Dall'altra parte dello schermo'
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PARTE II: CONTATTI

Capitolo 7 - Chocolat

 

Tacco, punta, tacco, punta, Giulia camminava lentamente, nella mano destra il manico della borsa, nella sinistra una brezza pungente. Non era sicuro lasciarla penzolare nel vuoto a quel modo, meglio ritirarla nel tepore della tasca del giacchetto. Tacco, punta e le vetrine le gettavano addosso luci provocanti, ammaliatrici. Tacco, punta e non aveva tempo di registrare tutti i volti che frettolosi la oltrepassavano. Tacco, punta e nel mormorio di via del corso un'interferenza le risvegliò i sensi.

«Come, scusa?» chiese.

«Ho detto che non ti facevo una golosona.»

«Non ti hanno mai detto che il miglior amico di una donna è il cioccolato?» ribattè, ammiccando.

«Mmm... sono quasi sicuro che fossero i diamanti»

«Il cioccolato ha il vantaggio di essere più economico, mi pare, ma se ci tieni tanto la prossima volta ordino una tazza di diamanti.»

Andrea rise, era incredibile quanto fosse bella la sua risata, benchè mantenesse il sentore di malizia che caratterizzava anche il suo sorriso.

Quanto tempo era che le chiedeva di uscire? Un bel po'. Giulia si era stupita vedendo che, dopo i primi approcci respinti, Andrea non si era affatto scoraggiato, ma anzi, aveva continuato a parlarle e a cercarla come aveva sempre fatto. Doveva essere talmente sicuro che prima o poi gli avrebbe detto “sì”, che incassava ogni “no” come fosse un incoraggiante “non ancora” e tornava tranquillo ad attendere il momento opportuno. Quando l'ennesimo “Ti va di fare un giro?” era stato accolto con un “Va bene” Andrea aveva pensato che finalmente aveva avuto un buon tempismo.

Giulia non era del tutto sicura di ciò che aveva fatto, ma si era lasciata convincere dalle sue amiche.

«Lilla, non so che fare: Andrea mi sta chiedendo di uscire con lui, da un po' di tempo...» aveva confessato un giorno.

«Andrea Colombo? Quel Andrea?»

«Sì, lui.»

«Immagino che il tuo “non so che fare” significhi “non so come vestirmi e come truccarmi”, giusto?» aveva ribattuto l'amica visibilmente eccitata e stupita.

«No, significa che gli ho sempre detto di no, ma ora non so se dovrei accettare...»

«È per il ragazzo misterioso che ti piace?»

Giulia aveva annuito, guardandosi le scarpe, prima di bisbigliare: «Il fatto è che... è da un po' che non ci sentiamo.»

«Allora cosa stai a pensare?! Ehi,» aveva urlato Lilla rivolta alle tre squinzie, raggiungendole «Giulia non sa se uscire con Colombo oppure no, ditele qualcosa voi»

«Che cazzo di problemi hai, bambina mia?» aveva sbottato Emma, guardandola con gli occhi sgranati e aveva dato inizio ad un coro di incitamenti, gridolini collettivi e perorazioni in difesa della causa di Colombo che ben presto avevano posto fine alla questione.

«Come ti invidio!» continuava a ripetere Marta di tanto in tanto con sgurado sognante.

«Non è niente male» la incoraggiava Selene, senza sbilanciarsi troppo. Dopo tutto, niente poteva turbare la Divina.

Giulia avrebbe voluto sotterrarsi dalla vergogna, perché Lilla aveva urlato ai quattro venti i suoi fatti personali? Però, ormai era deciso (ovvero, le sue amiche avevano deciso) e lei aveva accettato l'invito di Andrea.

In tutta onestà Giulia non se ne era pentita, aveva passato un gradevole pomeriggio con Andrea, facendo le vasche in centro, lui insisteva per regalarle ogni cosa su cui la ragazza posava gli occhi anche solo inconsciamente, facendola imbarazzare ogni volta, ma per il momento era riuscita a declinare gentilmente ogni offerta. Aveva pagato anche per lei quando erano andati al cinema e poi si erano fermati ad un bar e su questo Giulia non era riuscita ad obiettare abbastanza. Andrea aveva sempre la battuta pronta, non c'era pericolo di rimanere in silenzio troppo a lungo, parlava in continuazione raccontando aneddoti divertenti con il suo sorriso da bambino monello, la faceva ridere e, Giulia doveva ammettere, a volte smetteva anche di ascoltarlo tanto si incantava a guardare i lineamenti puliti del suo volto e la luce dei suoi occhi scuri. Come in quel momento.

«Mi stai ascoltando, bellezza?» stava chiedendo Andrea, muovendo una mano davanti alla sua faccia.

«Eh? No, scusa, mi ero incantata»

«Incantata sul mio bellissimo volto?» chiese compiaciuto.

«Megalomane!» ribattè lei, voltandosi per celare il rossore che le aveva pervaso le guance, colta in flagrante.

«Ho detto che appena potrò prenderò la patente, così ti potrò riaccopagnare io a casa, ma per ora devo andare a prendere l'autobus»

«Oh» disse Giulia. “Questo presuppone che usciremo insieme moooolte altre volte” pensò, senza dirlo ad alta voce. Le dava leggermente fastidio il fatto che Andrea avesse dato per scontato che lei avrebbe voluto rivederlo, senza nemmeno chiedere la sua opinione. Stava pensando a questo quandoil ragazzo la tirò a sé per un gomito (non poteva afferarle la mano, dato che l'aveva nascosta nella tasca). La fece voltare con un movimento rapido e fluido e allo stesso modo si avvicinò pericolosamente alla sua faccia con l'intento di baciarla. Giulia si girò di lato con uno scatto «Che fai?!» chiese con voce tremante e avrebbe voluto aggiungere tante altre cose: “È solo la prima volta che usciamo. Non mi hai chiesto il permesso. Non so ancora se mi piaci.”, ma ogni frase le sembrava assolutamente idiota e decise di rimanere in silenzio, lo sguardo basso e il volto in fiamme.

«Voglio baciarti»

La voce di Andrea la raggiunse in un sussurro troppo ravvicinato, il suo fiato caldo le carezzò la guancia e un brivido le attraversò la schiena raggiungendo ogni singolo capello.

«Da molto tempo, in effetti»

Cos'era, un incantesimo? Perché lo stava recitando fin troppo bene e Giulia era sul punto di cedere e offrirgli le labbra. Fu solo un pensiero fulminio, che se ne andò come era arrivato, non appena un bambino passò loro accanto con un gridolino acuto e Andrea strinse le mani attorno alla vita della ragazza, lei si riscosse come da un sogno.

«A-aspetta... per favore» mormorò con lo sguardo ancora incollato al suolo, portando le mani sul petto del ragazzo, per tenerlo a distanza. Lo sentì sospirare.

«Che c'è, bellezza? Per caso hai paura degli uomini?»

«Eh?» chiese lei guardandolo finalmente negli occhi e trovandolo ancora troppo vicino. Deglutì.

«Ogni volta che tento di avvicinarmi ti ritrai. Per caso hai avuto brutte esperienze con gli uomini? Hai paura dei ragazzi?»

Giulia non rispose subito. Non se l'era mai chiesto, ma ora si costrinse a fare mente locale sulla sua vita in relazione all'altro sesso fino a quel momento.

A 6 anni il suo vicino di banco, quando ancora non ne aveva imparato il nome, le aveva giurato amore eterno porgendole una merendina. A 11 un compagno di classe l'aveva strattonata tirandole le mutande che facevano capolino dai pantaloni. A 14 anni un ragazzo più grande, enorme, si era avvicinato per baciarla, spaventandola. Qui finiva la sua collezione di esperienze negative con gli uomini, nessun trauma, abuso o episodio di violenza, solo il semplice corso della vita e della crescita. Eppure per la sua indole riservata e timida era bastato quel poco per farla chiudere ancora di più in se stessa e convincerla a diffidare dei ragazzi. Spartaco a quel tempo non aveva aiutato, non solo continuava a crescere in altezza, ma anche in ogni altra dote che gli si poteva riconoscere anche ora e soprattutto in arroganza e narcisismo. Da compagna di giochi e di scaramucce Giulia era diventata la sorellina fastidiosa da allontanare e deridere per ogni mancanza, soprattutto davanti ai compagni di scuola, perché nessuno doveva pensare che Spartaco passasse del tempo con una bambina rompiscatole.

Ora che ci pensava l'inizio di ogni ciclo scolastico era stato segnato da un brutto ricordo legato ad un ragazzo, la faccenda con Nathan, che l'aveva portata al settimo cielo per poi scaraventarla sottoterra, doveva essere una brutta esperienza in anticipo sull'inizo dell'università, pensò ridacchiando. Sicuramente era la più dolorosa.

Era forse per questo che Giulia si era lasciata convincere ad uscire con Andrea? Per inserire almeno un bel ricordo riguardante un ragazzo nella sua lista di disavventure? Per cercare di porre rimedio all'esperienza peggiore?

«No» rispose infine «No, non è nulla del genere. È solo che... sei troppo affettato... io...» non sono sicura di volerti baciare, sto pensando a un altro ragazzo, non so se tra noi potrebbe realmente funzionare, i tuoi modi possessivi mi intimoriscono.

Non ci fu bisogno di aggiungere nessuna delle cose che pensava, perché Andrea allentò la presa e dopo un altro sospiro forse deluso forse spazientito, la lasciò andare.

«D'accordo» disse con tono duro «Ci vediamo».

Fece per andarsene, poi ci ripensò e tornò sui suoi passi e si avvicinò di nuovo al volto di Giulia, più lentamente, stavolta. Lei incassò il collo tra le spalle e sbattè le palpebre, ma si impose di non scappare.

«Almeno sulla guancia posso baciarti?» chiese Andrea con tono beffardo, sorridendo con un angolo della bocca.

Giulia si sentì troppo stupida e stupidamente spaventata per rispondere. Si limitò ad annuire una volta e lasciò che le labbra del ragazzo le si posassero sulla guancia, imprimendovi un calore che non accennò ad andarsene nemmeno dopo che Andrea l'ebbe salutata con un “ciao” e un nuovo mezzo sorriso, nemmeno dopo che fu salita sull'autobus diretto verso casa. La strana sensazione formicolante la costrinse ad alzare una mano per strofinarsi quell'area, giusto per accertarsi che non ci fosse niente, nessuna sporcizia e nessuna etichetta che informasse il mondo del punto esatto in cui si erano adagiate per un attimo, o forse più, le labbra di Andrea, il figo assurdo della 4a B che le aveva chiesto tante volte di uscire, il figo assurdo che voleva stare con lei.

“Che cazzo di problema hai?” le parole di Emma le risuonavano nella testa. Se lo chiese anche Giulia: «Qual è il problema?», perché se non voleva stare con un ragazzo tanto spiritoso e attraente doveva esserci un intoppo da qualche parte nella sua mente. La cosa che la fece arrabbiare di più fu rendersi conto che il problema era solo uno: non aveva occhi che per Nathan. Non aveva pensieri che per lui e, maledetta fosse la sua testolina bacata, le sembrava di tradirlo accettando Andrea. Tradirlo? Seriamente? Sbuffò mentre lo pensava. «Come se ci fosse stato qualcosa tra di noi da tradire», pensò amaramente.

 

“Perché ti chiamano Lilla?”

Può bastare un'unica semplice frase per distruggere un mondo?

Un'unica e semplice frase e tutto si era fatto chiaro.

Un equivoco, ecco su cosa si era basato il suo rapporto con Nathan. Di colpo era tutto chiaro, si spiegavano le scarse reazioni del ragazzo i primi tempi che cercava di salutarlo per i corridoi, la sua apparente schizofrenia tra i comportamenti e le frasi che inviava per messaggio, e quel sottile, incerto alone di interesse nei confronti della destinataria di tutti i messaggi. Quella destinataria che non doveva essere lei.

Giulia aveva fissato quel messaggio per un tempo indefinito, si era vista scorrere davanti agli occhi l'intero rapporto che avevano avuto fino a quel momento ed era stata male.

Da una parte non si era mai aspettata nulla, ma in fondo non aveva nemmeno mai smesso di sperare, di sognare che qualcosa stesse davvero nascendo tra loro. Era stata sincera con lui, si era lasciata conoscere poco a poco, si era innamorata sempre di più. Non riusciva neanche ad avercela con lui. Che colpa aveva Nathan se l'immagine di profilo che aveva scelto era una foto che aveva fatto insieme a Lilla? L'amica in primo piano sorrideva e cercava di convincere una Giulia in secondo piano a fare una selfie carina, ma lei, rifiutandosi di sorridere aveva assunto una faccia buffa gonfiando le guance e strizzando gli occhi.

Che colpa ne aveva Nathan se Lilla, invece, teneva una frase famosa come immagine di profilo?

Che colpa ne aveva se quando aveva chiesto loro il numero non si ricordava esattamente con che nome li aveva salvati?

Che colpa ne aveva se le due ragazze erano omonime?

Dopo una lunga pausa di riflessione e dolore, Giulia aveva scelto.

- Ah ah! Mi sa che hai mandato il messaggio alla Giulia sbagliata, io sono la sorella del capitano! Comunque ho dato io quel soprannome a Giulia, perché... eravamo piccole, lei si chiamava come me e dovevamo pur distinguerci! Usando il suo nome GiuLIa LAzzerini è venuto fuori Lilla. A lei è piaciuto e tutti hanno cominciato a chiamarla Lilla.

Aveva scelto di far finta di nulla.

Aveva scelto di fingere di non aver capito l'equivoco, perché nonostante tutto non voleva rompere i rapporti con Nathan.

- Ooops!

Le aveva risposto Nathan.

Aveva finto anche lui ed era la prima volta che non erano stati sinceri l'uno con l'altra. Da quel momento i messaggi si erano rarefatti e raffreddati, fino a terminare del tutto. Era dunque per quello che i loro rapporti si erano incrinati? Dopo tutto il tempo che avevano passato ad aspettare i reciproci messaggi, a bramare una risposta, a ridere delle battute dell'altro. Bastava una singola bugia? O forse era la prima verità di una serie infinita di menzogne che si erano detti, quando Nathan credeva che a rispondere fosse un'altra persona? I sentimenti e le emozioni che avevano provato cosa diventavano, allora? Bugia o verità?

Troppe domande e troppe incognite avevano incrinato il loro rapporto, ma Giulia era convinta che sarebbe stato possibile riaggiustarlo, rimodellarlo o magari farlo rinascere, come una fenice dalle proprie ceneri. Dopotutto entrambi avevano beneficiato e avevano goduto di quel rapporto, quella complicità, o solo per lei era stato come aprirsi il torace e incontrare un'anima affine?

Se le cose fossero andate diversamente, forse Giulia avrebbe potuto testare la propria teoria, avrebbe potuto osservare l'esperimento in atto, ma purtoppo erano passati Natale e Capodanno, Befana e Candelora, era passato anche il compleanno di Nathan, ma lui non si era ancora fatto sentire.

L'ultimo tentativo di ricostruire qualcosa, anche solo un ombra di ciò che era stato il loro rapporto, lo aveva fatto esattamente per il suo compleanno. Si era autoconvinta che sarebbe stato normale e anzi doveroso da parte sua fargli un regalo, nonostante i mesi di silenzio, e gli aveva lasciato una busta nella cassetta delle lettere. Adesso l'idea le pareva indicibilmente stupida.

 

«Alloooooooora? Com'è andata ieri?»

Il sorriso di Lilla era tanto largo da darle quasi il mal di testa.

«Mmm...» rispose Giulia, per niente convinta e poco incline a farle un resoconto più dettagliato. «Ti va di andare a studiare al parco, dopo la scuola?» chiese prima che l'amica potesse insistere in alcun modo.

«Ehi, non sviare il discorso! Comunque... dopo ho un impegno.»

«Ok, allora andrò da sola e non farmi altre domande riguardo a ieri perché non sono ancora psicologicamente pronta per dirti niente!»

«Oddio... sei uscita con un ragazzo, e anche bello, mica con un troll! Che sarà mai successo?»

«Non ci pensare. Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.» disse Giulia risoluta, chiudendo il discorso.

Rimase tesa e di malumore per tutta la mattinata, fino al momento di andare al parco. Era un'abitudine che aveva preso l'anno prima quando la scuola stava per finire e l'aria era così calda che rimanere chiusi a studiare all'ultimo piano di un palazzo non avrebbe allargato il cervello, anzi, rischiava di spappolarlo. Andare a studiare al parco all'ombra di un albero era parsa un'idea grandiosa e offriva veramente un po' di sollievo, quando si alzava un po' di vento. Anche se adesso era fine Marzo la temperatura era calda abbastanza da permetterle di studiare in pace.

Dopo lo studio, poi, incontrava il vero motivo per cui amava quel piccolo parco: i bambini. L'anno prima si era fatta conoscere da un gruppo di bambini molto piccoli di cui si era letteralmente innamorata e ne era diventata una sorta di tata. Ogni giorno portava qualche piccolo gioco o inventava storie da raccontare e quei 3 o 4 bambini abituali le stavano intorno e la adoravano, per non parlare delle mamme o delle nonne che, conoscendola a poco a poco, avevano cominciato a fidarsi e non vedevano l'ora di riposarsi un attimo mentre lei faceva giocare i bambini.

Non era sicura che avrebbe trovato i bambini anche se non era ancora estate, o se l'avrebbero riconosciuta. Rimase piacevolmente sorpresa, invece, quando una biondina corse urlante ad abbracciarle un ginocchio.

«Maria! Ciao principessa! Sei qua con la nonna?»

La piccola annuì, guardando in su con i suoi occhioni scuri.

«Buonasera signora» fece rivolta all'anziana, che la riconobbe subito e andò a salutarla.

Era tutto così spontaneo con Maria e con gli altri bambini. Bastava spingere un'altalena, bastava rincorrersi senza motivo, niente conversazioni difficili e niente equivoci che non si potessero risolvere con uno “scusa” e un abbraccio.

Quel giorno non tirava un alito di vento e il sole scaldava la pelle, mentre le risate dei bambini le scaldarono il cuore. C'era Maria, c'era Gabriele, c'era Mattia e tutti corsero incontro a Giulia senza vergogna, come se non fosse passato più di un pungo di giorni dall'ultima volta che si erano visti. Non erano tanti quanti in estate e Giulia aveva notato la presenza di un bambino che non conosceva, un bambino minuscolo che doveva fare sì e no la scuola materna. Aveva due occhioni enermi e gli angoli della bocca sporchi di cioccolata. Sorrideva in modo così spensierato e buffo, che per un po' fece venire il buonumore anche a Giulia.

Mentre tornava a casa controllò il cellulare e una valanga di messaggi la salutarono.

Selene ti ha aggiunto al gruppo «4a A e C»”

Selene: - Ragazze... da quanto tempo non facciamo una maratona? Sabato vi voglio tutte a casa mia: cioccolata, smalti e... Hugh Grant o Bradley Cooper?

Marta: - Troppo tempo, davvero! Io ci stoooo! Porto i miei biscottini preferiti per gli spuntini di mezzanotte? PS. Voto Ugolino mio <3

Emma: - Cazzo sì! Un Hugh Grant anche per me, anzi, Hugh Grant per la sera e Bradley Cooper per la notte?

Selene: - No, Emma, non fare l'esagerata... non finiremo mai in un giorno le loro filmografie

Emma: - Chi parlava di filmografie?

Lilla: - Anche io voto Hugh Grant!

La discussione andava avanti con altri messaggi per stabilire vari dettagli, alcuni dei quali, secondo Giulia, non proprio di vitale importanza, come se fosse opportuno stabilire un colore-tema della serata o il tipo di snack e bibite da potare. Giulia rise e sentì una strana sensazione. Era strano essere inclusa in quel gruppo, in cui a volte si sentiva ancora un'imbucata, ma a quanto pareva adesso era un membro a pieno titolo de “le amiche della Divina” e non potè fare a meno di immaginarsi la casa in cui abitava Selene. Doveva essere un castello.

- Non sono schizzinosa in fatto di attori... ditemi ora e luogo e arrivo!

Rispose a tutte, sorvolando su ogni altro dettaglio.

La risposta di Selene non si fece attendere: - Allora Hugh Grant vince... andata!

 

 

Il mio angolino:
_____________
Sono tornataaaaa! :D
Solitamente cerco farvi sorridere, ma questo capitolo è venuto un po'... serio-triste... spero (per Giulia) che sia solo una fase passeggera.
E il premio per la miglior supposizione sul comportamento di Nathan va a... Roiem! Complimenti, ci sei andata vicina, hai vinto... ehm... un applauso sentito! *clap clap*
Sì, bene... La cosa interessante è che qualcuno abbia chiesto da dove ho tirato fuori il nome di Spartaco, ma nessuno si sia fatto delle domande su quello di Lilla...!
Ho sempre avuto paura che avreste odiato Nathan... ma alla luce di questo capitolo potrete rileggere tutta la storia e trovare tutti gli indizi *Sherlock style*.
Grazie per aver aspettato e per essere arrivati fino a qui! Il prossimo aggiornamento sarà sabato 23.
A presto,
FatSalad

   
 
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