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Autore: lawlietismine    09/01/2016    3 recensioni
C'era una volta– Tutte le belle storie iniziano con un “c'era una volta”, tutte quelle fantastiche, quelle da raccontare ai bambini prima che si addormentino, quelle storie che fanno sognare e che si allontanano fin troppo dalla realtà, creando illusioni che portano solamente delusioni, ma comunque, naturalmente, anche questa storia ha il suo “c'era una volta”.
Dal capitolo 2:
Per poco non gli sfuggì un grido esterrefatto, quando – addormentato ai suoi piedi – non trovò quel lupo dal manto nero e gli occhi verdi, ma un uomo, a vista poco più grande di lui, nudo, il corpo forte e atletico illuminato alle spalle dal camino acceso, il respiro calmo e i muscoli rilassati.
Stiles – fra tutte le cose che avrebbe potuto fare – si riscoprì a pensare che era bellissimo.
#werewolves are known #au
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stiles aveva sofferto fin da piccolo di sonnambulismo, nei casi migliori suo padre l'aveva trovato in cucina o nel giardino di casa, in quelli peggiori, invece, i colleghi dello Sceriffo lo avevano fermato mentre vagava senza meta di notte nella riserva, riportandolo poi a casa: una volta, quando John si era accorto della sua assenza, ci avevano messo delle ore per individuarlo.
Era iniziato perlopiù con la morte di Claudia, sua madre, e c'era voluto qualche anno per riuscire a far migliorare la situazione.
Svegliarsi in piedi e nel bel mezzo del nulla, dunque, non era poi una così grande novità per lui, certo un po' si sorprese visto che dall'ultima volta in cui era successo era passato del tempo, ma il vero colpo lo incassò quando pian piano aprì gli occhi, stropicciandoli assonnato: ci mise poco a svegliarsi del tutto, ora in completa allerta, quando si rese conto di essere di nuovo di fronte alla casa abbandonata.
Rimase interdetto e spaesato di fronte a quella presa di coscienza.
Che stesse sognando? Stiles sentiva che era tutto reale, ne era inspiegabilmente convinto.
La luna era alta in cielo e la sua luce illuminava debolmente lo spazio intorno a lui, dando vita a un'atmosfera cupa e desolata, proprio come le sensazioni che il luogo gli suscitava emotivamente a prescindere da ogni cosa materiale: a Stiles non servì molto per decidersi ad avanzare e poco dopo entrò.
Non trovò alcuna tavola imbandita stavolta, nessun segno di vita, l'acqua del rubinetto della cucina era chiusa e, se possibile, la scopa e la polvere raggruppata che aveva trovato l'ultima volta che era stato lì, non c'erano più.
Che fosse la prova che stava effettivamente sognando, magari? Le cose non potevano sparire da sole. Ma, in effetti, non sarebbe stata l'unica stranezza.
Scacciò quel pensiero senza remore: si ripeté che non era possibile, che tutto intorno a lui era reale, tutto era concreto e percepibile e troppo vero per essere un sogno.
Se ne convinse.
Per un attimo si chiese se non fosse bene afferrare qualcosa per difendersi, nel caso in cui quel lupo fosse tornato di nuovo lì, ma fu solo un pensiero fugace che svanì all'istante senza essere realizzato: Stiles, in realtà, quasi sperava che ci fosse davvero, avrebbe voluto rivederlo, avvicinarlo, e – dopo il modo in cui lo aveva osservato l'ultima volta, quando gli era parso di cogliere in quegli occhi un po' di umanità – capirlo.
Tornò al piano superiore, vagando nel buio con qualche difficoltà e per poco non cadde quando, proprio prima del suo passaggio, alcune candele iniziarono ad accendersi di fronte a lui, quasi come se l'avessero visto arrivare: si fermò un istante, gli occhi pieni di sorpresa, poi, per quanto assurda la situazione fosse, proseguì senza voltarsi indietro neanche una volta.
Lanciò una rapida occhiata alla camera in cui era stato la prima occasione, le assi della finestra giacevano ancora a terra e tutto era sempre un gran caos, a parte per il libro che gli era caduto: “la bella e la bestia” era posato sulle coperte del letto un po' sgualcite, come se qualcuno – dopo averlo letto – lo avesse appoggiato e dimenticato lì.
Continuò il suo percorso e quando si rese conto che le candele iniziavano a mancare, afferrò un candelabro e si fece strada per il resto del corridoio con un po' più di sicurezza.
Si pentì presto di essere andato a dormire solo con i pantaloni grigi della tuta e una canottiera, in quella casa – nonostante il periodo estivo – non faceva particolarmente caldo come invece nella sua, ed era quasi certo che non avrebbe trovato alcun impianto di riscaldamento, per quanto avesse potuto cercare.
Era enorme, quel posto, sembrava non finire mai ed era ancora solo al primo piano.
Stiles rimase completamente di stucco quando sbirciando curioso nell'ennesima stanza, la riconobbe immediatamente: assi di legno giacevano a terra rotte, dalla parte opposta alla porta dove era lui, c'era un grosso letto un po' sfatto e – sopra di esso – c'era un libro, accanto solo una ricca libreria polverosa.
Non era possibile.
Si lanciò un'occhiata alle spalle e poi entrò cauto, cercando di spiegarsi come avesse fatto a tornare lì se non era mai effettivamente e consapevolmente tornato indietro, anzi, era stato quasi sicuro a un certo punto di stare per raggiungere le scale per il secondo e ultimo piano: ma quella era la solita stanza, non c'erano dubbi, non quando prese in mano il libro e lesse attentamente il titolo.
Non seppe spiegarsi quale colpo alla testa avesse preso o quale malattia lo avesse colpito per renderlo così incosciente, ma – al posto di capire come stavano davvero le cose, o di andarsene a corsa e cercare di tornare a casa, di chiamare aiuto, o capire cosa avrebbe dovuto e potuto fare – Stiles si mise dapprima seduto sul bordo del letto, sfogliando il libro con curiosità come se quello avesse potuto concedergli tutte le risposte esistenziali del mondo, poi – pian piano, quasi senza nemmeno rendersene conto – si sdraiò completamente su di esso, poggiandosi alla meglio sui cuscini e al muro, con una mano dietro la testa come appoggio ulteriore, e iniziò a leggere dall'inizio il racconto.
Si addormentò.

 


Stiles si svegliò lentamente, infastidito da un raggio di sole che lo stava colpendo in pieno volto filtrando dalla finestra, si stiracchiò mugugnando qualcosa come a voler mostrare quanto avesse dormito bene – neanche si era accorto di essersi addormentato, e non avrebbe saputo dire da quanto tempo non si sentiva così riposato – e si rigirò più volte sopra le coperte con un sorriso fra le labbra: quando aprì gli occhi, però, si trovò a fissarne un altro paio verdi e profondi proprio di fronte a lui.
Per un attimo gli mancò il fiato, sentì un improvviso groppo in gola e sobbalzò vistosamente cercando di tirarsi su sul letto senza successo, si resse alle coperte sfatte, indietreggiando malamente verso i cuscini e il muro alle sue spalle, e non distolse lo sguardo neanche per un secondo da quello del lupo di fronte a sé: quello indietreggiò in contemporanea alla sua reazione fino a raggiungere l'angolo della stanza, quasi dietro la porta aperta, e continuò a fissarlo attentamente con un'intensità tale da togliergli il respiro, come se lo stesse facendo da un po'.
La sensazione di calore che aveva circondato Stiles fino a quel momento e che lo aveva accompagnato in quel sonno piacevole, pian piano si allontanò insieme all'animale e si ritrovò a sentirne la mancanza.
“Ciao” farfugliò prima che potesse porre un freno alla sua bocca, che subito dopo rimase schiusa per far passare il respiro agitato, e finì per maledirsi mentalmente per la sua assurda stupidità nel parlare con, beh, con un lupo che poteva perfino ucciderlo in un baleno, anche se non sembrava sul punto di farlo.
Stiles si mosse ancora, impercettibilmente, e il suo sguardo venne catturato dal libro che – quando si era svegliato – era scivolato giù dal letto, si sporse più che poté e lo afferrò, per poi poggiarlo di nuovo sul materasso e osservarlo qualche secondo, prima di trovare il coraggio per guardare di nuovo quegli occhi che lo studiavano attentamente, quasi potessero leggergli dentro.
Certo, non poteva dimenticare che l'ultima volta in cui era stato in quella situazione, poi si era improvvisamente risvegliato in camera sua, nel suo letto, da solo.
“Uhm... Non è che...” balbettò, arrampicandosi di nuovo sul letto, come se volesse scendere da lì ma al tempo stesso restarci sopra, visto come si sentiva intimidito ed esposto: non sapeva nemmeno lui cosa voleva dire, ma quando negli occhi del lupo lesse una nota di tristezza, si sentì stringere il cuore in una morsa dolorosa e gli andò in contro velocemente, quello non si mosse.
Stiles strinse le labbra in una linea sottile, completamente indeciso e confuso, poi si passò nervoso una mano fra i capelli castani arruffati e lo scrutò dall'alto in basso senza sapere come comportarsi.
Allungò una mano verso il muso, desideroso di toccarlo e di far sparire quella piccola, ma comunque presente, traccia e sensazione di tristezza, che si aggiungeva a tutto il resto, ma quando si mosse, il lupo si abbassò istintivamente in allerta, ringhiò fra i denti mentre gli occhi si tingevano di rosso e poi corse via, uscendo dalla stanza e lasciandolo solo, pietrificato: una colpo di vento penetrò dalla finestra e lo trafisse lungo la schiena, e – come se fosse stato quello a spingerlo – Stiles lasciò perdere tutto e uscì anche lui, ripercorrendo di corsa quei corridoi per raggiungerlo.

E – con sua immensa sorpresa – il lupo, correndo, si voltò più volte verso di lui, quasi a controllare che lo stesse seguendo e che non si fosse fermato, aumentando però con uno scatto la velocità ogni volta che stava per essere raggiunto: Stiles allungava il braccio, tendendo le dita verso il pelo folto, ma non riusciva mai a toccarlo.

Quando l'animale entrò in una stanza, lui cercò di farsi forza per un'ultima volta e accelerò, aggrappandosi poi allo stipite della porta, piegato in due per la mancanza di fiato, e si guardò intorno per cercarlo, cercando di rimettere in ordine i pensieri: il lupo era di fronte a lui, a qualche metro, e lo fissava intensamente, quasi in attesa di qualcosa, senza più ringhiare e con gli occhi del loro colore naturale.
Poi, Stiles, lo notò.
La stanza – un po' buia – era una biblioteca, un'enorme e ricca biblioteca, ogni parete aveva un'immensa libreria colma di libri, alcuni erano invece sparsi su una tavola circolare alla sua destra, altri in dei bauli antichi e – da una parte, poco distante dalla portafinestra che dava su una terrazza alla sua sinistra – c'era un camino con una poltrona bordeaux sbiadita. Era tutto coperto di polvere lì dentro, tutto abbandonato, ogni cosa dava l'idea di essere lì da anni, ma nonostante ciò sembrava quasi in un sonno immortale che non poteva rovinare niente.
Quando Stiles mosse un passo in avanti, nel camino si accese di riflesso il fuoco e per un attimo, tornando a osservare il lupo, si chiese se per caso non fosse quello a far accadere tutte le stranezze: che fosse lo spirito protettore della casa? Scosse la testa fra sé e sé, dicendosi che aveva letto decisamente troppe storie.
Le fiamme scoppiettanti e vive illuminavano la vecchia poltrona in un modo stuzzicante, quasi invitandolo silenziosamente a prendere un libro e andarsi a rilassare, chiudendo la mente al quel mondo per aprirla a tanti altri: Stiles si mosse ancora, si avvicinò alla prima libreria e osservò gli scaffali, leggendo alcuni titoli nascosti dalla polvere e proseguì, studiando tutto l'ambiente intorno a lui mentre l'animale restava fermo al suo posto, seguendolo con lo sguardo come in attesa.
Si sentiva inspiegabilmente in pace con se stesso, non come se fosse effettivamente da solo con un lupo potenzialmente aggressivo in una casa abbandonata da chissà quanto tempo e senza nessuno che sapesse dove era – si rese conto, ripensando al sole che l'aveva svegliato, che era mattina e che probabilmente suo padre aveva trovato il letto vuoto: di sicuro a quell'ora aveva già chiamato Scott, Lydia e alla fine i suoi colleghi alla centrale, magari lo stavano cercando – si sentiva tranquillo, riposato, sereno e perfino elettrizzato per quella situazione illogica e incomprensibile.
Notò un libro particolare e sicuramente antico, gli anni avevano avuto il loro effetto su di esso, ma lo prese, ne ripulì la copertina e cercò il titolo senza trovarlo: quando lo aprì, si rese conto che probabilmente era unico e che era appartenuto alla famiglia che aveva abitato la casa, ma quando lo sfogliò si rese anche conto dell'ironia della cosa, perché parlava di lupi.
Sorrise divertito, lasciandosi sfuggire uno sbuffo di risata, e si voltò inevitabilmente indietro per rendere partecipe anche l'altro essere vivente in quella stanza.
“Guarda caso!” enfatizzò, sventolando un po' il grosso libro, prima di guardare sorpreso il lupo che – dopo aver ricambiato per un po' lo sguardo – se ne andò verso il camino, fece un mezzo giro su se stesso come a voler trovare il punto giusto, poi si lasciò cadere a terra, raggomitolandosi accucciato ai piedi della poltrona e di fronte al fuoco caldo, poggiò il muso sulle zampe e tornò a guardare l'umano con sguardo profondo e pungente.
Stiles lo fissò senza parole, le labbra schiuse e il libro ancora a mezz'aria, irrequieto di fronte a quegli occhi su di sé, deglutì a vuoto e poi si riscosse, abbassò il manuale e si avvicinò lentamente ma con spontaneità verso la poltrona, dove si sedette.
Nessuno dei due si mosse, nessuno dei due sembrò turbato dalla situazione, solo un ragazzo comodamente in pigiama seduto su una poltrona un po' rovinata, con un libro fra le mani davanti al fuoco scoppiettante che gli illuminava metà volto e tutti i nei, e con un lupo accovacciato silenziosamente ai suoi piedi.

Passò del tempo, Stiles si ritrovò entusiasta a studiare ogni singola pagina, che raccontava un numero infinito di cose sui lupi, di segreti, informazioni specifiche che lui non conosceva e che forse non avrebbe mai forse neanche facilmente trovato altrove, e avrebbe giurato di averne trovate anche alcune scritte a mano insieme a qualche raffigurazione, degli schizzi distratti o qualche rappresentazione tecnica fatta da chissà chi.
Si mordeva distrattamente il labbro da un po', lo sguardo fisso e un po' lucido, ipnotizzato, una bella sensazione di pace e di caldo, poi lanciò una veloce occhiata amorevole e dolce, quasi affezionata, all'animale che si era addormentato accanto a lui.
E non ce lo trovò.

Per poco non gli sfuggì un grido esterrefatto, quando – addormentato ai suoi piedi – non trovò quel lupo dal manto nero e gli occhi verdi, ma un uomo, a vista poco più grande di lui, nudo, il corpo forte e atletico illuminato alle spalle dal camino acceso, il respiro calmo e i muscoli rilassati.
Stiles – fra tutte le cose che avrebbe potuto fare – si riscoprì a pensare che era bellissimo.

 

 

 


 





Angolo della pazza: 
Omg questo è davvero un record! Questa fic non mi sta deludendo, mi sono venute parecchie idee all'improvviso per i prossimi capitoli!    
Il capitolo era pronto già da ieri, ma ho passato tre giorni di inferno a scuola fra interrogazioni di greco e di storia del cavolo che mi hanno fatto dormire quattro ore a notte, quindi alla fine ho rimandato a oggi l'aggiornamento.
Penso comunque di non aver mai aggiornato con questa velocità nessuna fic prima, è davvero una sorpresa (di solito ci metto minimo due settimane/un mese ^^").
Dunque... Mi sono svegliata e con me la fic, ora si inizia eh! Ed ecco Derek finalmente! (è ovvio no che è lui? Sì dai) Anzi... Ecco Derek umano finalmente! 
Ora mi divertirò a scrivere il prossimo capitolo, me lo sento! 
Grazie mille a dida kinney e a Madam Nechro98 per avermi lasciato un pensiero e grazie mille anche a tutti quelli che hanno messo la storia fra le preferite/seguite/ricordate.
Spero vi sia piaciuto il capitolo ^^ fatemi sapere cosa ne pensate. 
Alla prossima, 
Lawlietismine 
  
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