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Autore: SognoDiMezzaEstate    10/01/2016    0 recensioni
Edo ed Eva, due facce della stessa medaglia.
Lei, una ragazza del Nord.
Solare, orgogliosa, testarda, lingua biforcuta ma sopratutto fragile.
Lui, un ragazzo del Sud, occhi di ghiaccio e un sorriso maledetto.
Arrogante, cinico e lunatico ma sopratutto misterioso.
Quando Eva si troverà a passare un'intera estate dal padre, per lei estraneo, incontrerà Edo e da allora le loro vite verranno stravolte da una serie di coincidenze dettate dal destino.
Una storia per chi vuole sognare e per chi ancora vuole 'credere' in qualcosa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                                    2.
Eva
Apro pigramente gli occhi e vengo accecata, non dalla luce del sole ma bensì da questo maledetto rosa che infanga le pareti della camera.
 Ma che ore sono? Prendo il cellulare e..sono le 11:00.
Ci impiego un paio di secondi per prendere coscienza del posto in cui mi trovo..giusto, vivo da mio padre dalla bellezza di 3 giorni, cioè da Martedì.  E questi 3  giorni sembrano essere durati anni.
Mi guardo intorno e mi  viene immediatamente in mente l’espressione di Larissa e mio padre che hanno fatto appena ho messo piede in camera.
*Flashback*
“Bene, questa è la tua stanza!” esulta Larissa aprendo la porta della mia futura camera.
“C-cos… ma wow!”
Cerco di fingere un gridolino di stupore, anche se fosse per me sarebbe di terrore.
Ma cos’è questa cosa? Eva, sii gentile.
Mi trovo davanti una piccola stanza, davvero piccola. Secondo me, era lo sgabuzzino della casa e l’avranno pitturato all’ultimo. C’è un lettino al lato della parete rosa, e ripeto, rosa confetto.
Di fronte al letto c’è una mensola con tanti peluche e orsacchiotti e una piccola scrivania, dietro al letto sta una finestra piccina per i miei gusti, che soltanto a guardarla divento claustrofobica. E all’angolo della camera ci sono due mobiletti..
“Ti piace?”, mi domanda lei con un sorriso. Poi entra, si avvicina al mobiletto e appena lo apre cade quasi un’anta. “Non farci caso..ehm..questo dovrebbe essere l’armadio. Poi la camera la sistemeremo più avanti, don’t worry.”
“Larissa..tranquilla..apprezzo il gesto.”, la rassicuro io. “Poi, non ho tante robe, mi bastano poche maglie e qualche paio di pantaloncini di jeans.”
Sento delle risatine dietro di me. Mi giro e trovo Gianluca ed Edoardo che ridono sotto i baffi.
Simpatici come un cactus nelle mutande.
**
Sarà meglio che mi prepari e mi vesti. Per me alzarsi alle 11:00 è un po’ strano, di solito sono una tipa mattiniera.
Mi infilo le ciabatte e do un’occhiata in giro. Sembra non ci sia nessuno dato il silenzio, mio padre starà a lavoro e tornerà per il pranzo, invece spero vivamente che Gian se ne sia andato a quel paese (per non essere volgare) perché nelle scorse mattine mi ha fatto passare l’inferno.
Mercoledì mattina cercava ogni pretesto per svegliarmi approfittando dell’assenza in casa di sua madre e faceva finta di niente quando lo rimproveravo.
Ieri mattina è passato dalla mia camera persino sbattendo delle padelle, col solo gusto di farmi perdere le staffe. Sarò anche mattiniera ma sono soprattutto nevrotica di prima mattina.
Ieri sera invece ha passato tutto il tempo a parlare al telefono con non so chi, probabilmente con una ragazza, alzando la voce per farsi sentire. Purtroppo il muro che divide le nostre camere non è spesso.
“Gian, smettila, maledizione!”, urlavo io, mettendomi il cuscino sopra la testa.
“Aspetta Ale, questa è la mia vicina di camera che urla, nonché la mia sorellastra, tranquilla, non farci caso.”, diceva lui, con nonchalance.
Presa dalla rabbia, mi sono alzata dal letto e sono andata dritta in camera sua, ho aperto la porta bruscamente gridando: “Gian, se non chiudi subito o se non la smetti di urlare giuro che prendo quel tuo bel iPhone e lo butto dalla finestra!”
Per mia discolpa, era il mio primo giorno di mestruo.
Fa troppo caldo, perciò decido di farmi una bella doccia, anche per rilassarmi un po’. Noto che non c’è nemmeno la chiave per chiudere qua..fino a ieri stava ma boh, dato che sono sfigata, oggi è magicamente scomparsa. Entro nel piccolo bagno e, dopo essermi spogliata velocemente, mi infilo nel box della doccia.
 Anche se siamo in estate, mi faccio una bella scrollata di acqua bollente e inizio a canticchiare.
Dopo un bel po’ di tempo trovo la forza per uscire da questa doccia rilassante e mi avvolgo con l’asciugamano.
Paam. Si apre improvvisamente la porta.
Mi trovo Edoardo piazzato sulla soglia dell’ingresso leggermente imbarazzato.
“COSA CI FAI QUI?! ESCI IMMEDIATAMENTE, FUORI!” urlo io, presa dalla rabbia più che dall’imbarazzo e gli chiudo la porta in faccia. Il cuore mi batte a mille per la figuraccia. Mi vesto immediatamente, pronta a dirgliene quattro. Esco dal bagno e arrivata in salotto trovo lui e Gian comodamente seduti sul divano, con i cellulari in mano.
Il mio fratellastro mi scruta divertito. Invece lo sguardo di Edo è indecifrabile, i suoi occhi color ghiaccio sono impenetrabili.
“Ma bussare è un optional per te?!”
Esclamo contro Edo e scommetto sia paonazza per la rabbia e che abbia la faccia di un’esaurita, col mio chignon spettinato e le mie occhiaie.
“Chiudere a chiave no, eh?” ribatte lui. “Credevo che il bagno fosse libero dato il silenzio e..dato alla porta aperta.”
Lo dice con un’indifferenza unica che mi infastidisce ancora di più. Come se non avesse fatto nulla.
“Le chiavi non c’erano, altrimenti avrei chiuso! Ma che cazzo!”, gli rispondo io.
“Perdonami Eva, le chiavi le ho poggiate sul mobile del salotto, stavo sistemando la serratura della porta.”, mi spiega Gian, fingendo una faccia dispiaciuta quando so benissimo che questa scenetta lo diverta.
“So benissimo quanto ti dispiaccia, Gian.”, gli dico io, ricambiando l’espressione falsa.
Edo mi sembra davvero un ragazzo di pietra, senza emozioni. Mi domando se questo sia dovuto ad una superficialità mentale o al fatto paradosso che pensi troppo. Poi quando scherza con Gian sembra un ragazzo normale e anche un po’ stronzo.
“Buongiorno ragazzi!” ci saluta mio padre.
Lui e Larissa fanno il loro ingresso in casa con mio padre e in mano hanno delle buste piene di spesa.
“Fuori fa davvero un caldo atroce!” si lamenta Larissa, andando dritto in cucina con quelle buste.
“Oggi si mangia bene, ragazzi!”ci dice mio padre con un sorriso. E’ piuttosto raggiante, come sempre in questi giorni.
Ogni tanto ha provato ad avvicinarsi a me, a parlarmi, ma l’ho sempre allontanato o ho sempre tagliato corto.
“Edo, sono felice che mangi con noi oggi!” aggiunge poi.
Cosa? Edo mangia da noi?
Va bene, non mi ha fatto nulla di che ma..sopportare lui e Gian..
“Che felicità!”, commento sarcastica, forse un po’ fuori luogo. Edo mi lancia un’occhiataccia e subito dopo ricambia il sorriso di mio padre. Dopo un po’ mi sussurra con un sorrisetto sornione:
“Sono felice di starti simpatico, Eva.”
“Il piacere è tutto mio.”, gli dico, stando al suo gioco. Bastardo.
“Gian, che fai stasera? Esci?” gli domanda mio padre, sedendosi a tavola, anche se non è stata ancora apparecchiata.
“Dovrei andare ad una piccola festa sulla spiaggia. Perché?” domanda Gian sospettoso, con i suoi occhioni marroni.
“Perché non ti porti pure Eva? Così fa un po’ di conoscenze, no?”
Gian ed Edo si guardano tra loro. 


*Note autore: Ragazzi, perdonatemi, pure oggi sono andata di fretta, il computer non è mio e purtroppo ho saltato parti importanti e descrizioni che poi aggiungerò! Spero il capitolo vi piaccia comunque, alla prossima!

 
   
 
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