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Autore: Nanamin    10/01/2016    4 recensioni
Tara è una ragazza normale: studia, esce con gli amici, è preoccupata per gli esami, ha una cotta. La sua vita tranquilla continua, finché strani eventi cominciano ad accaderle, accompagnati da inspiegabili mal di testa.
Tara è una ragazza con un enorme potere sopito dentro di sé. Un potere che porterà grandi menti a scontrarsi, interi Paesi a sollevarsi e costringerà i Titans a fare i conti con i fantasmi di un passato che credevano ormai perduto.
-
“Sei sicura di volere questo? Che nessuno si ricordi di te? Pensi di ripartire da zero?”
Red X si alzò e si appoggiò al muro.
“La verità è che non puoi cambiare così. Tutto si ripeterà finché non rimarrai da sola.”
“Perché?”
La voce di Terra uscì roca dalla sua bocca. Red X fece una smorfia.
“Perché anche se le persone e i luoghi intorno a te non sono più gli stessi, sei sempre tu.”
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Red X, Robin, Terra, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Scrivo prima solo per comunicare che, soprattutto nella seconda parte del capitolo, sia nella stesura che nella rilettura, ho ascoltato questa canzone: Silent Flight, Sleeping Dawn. È solo strumentale, non a tutti potrebbe piacere il genere. L'ho inserita per "dovere di cronaca".
 

 







FANTASMI DAL PASSATO

 

 

 

 

 

 

Terra si trascinò sulla riva, stremata. I vestiti, dopo la caduta, avevano acquistato peso, tirandola giù nell’oceano come un’ancora. Strinse il terriccio tra le dita e tossì, sputando acqua salata. L’orecchio destro le fischiava per lo sparo. All’ultimo Red X aveva spostato la pistola e aveva colpito a vuoto, per poi spingerla con l’altra mano.

Terra inspirò a bocca aperta. L’aria gelida le si riversò nei polmoni, facendola rabbrividire. Si tirò su in piedi, i capelli erano appiccicati al suo viso, la sua guancia sinistra e il suo corpo erano ricoperti di fango, gli occhi erano arrossati per il contatto con l’acqua marina.

Perché? Perché Red X l’aveva venduta così? Perché l’aveva tradita anche lui?

Terra si pulì alla meglio il viso con la manica della felpa e si tirò indietro le ciocche incollate alla pelle.

L’aveva venduta davvero? Allora perché non aveva sparato? Non aveva avuto il fegato? O c’era altro?

Una crepa circolare si formò sotto ai suoi piedi e una zolla la sollevò di un metro dal terreno, docile sotto il suo comando.

Terra socchiuse gli occhi. Non aveva idea se Red X l’avesse tradita o meno. In quel momento non le importava. Il suo pensiero era rivolto in un’unica direzione: San Andreas Lake.

 


 

***



 

Anne era di fronte a lui, con un ghigno sul volto. Il sangue le colava sulle guance fino al collo, tingendole il colletto della camicia.

“Fossi in te me ne andrei. Stanno già arrivando.”

Red X serrò le dita attorno alla maniglia della valigia.

“Ti dirò una cosa: io non prendo ordini da nessuno.”

Sparò. 

La donna rise.

“Credevi davvero che ti avrei dato una pistola completamente carica? Un colpo solo per far fuori la biondina, niente di più. Non mi fido di te, e sembra che faccia bene.”

Red X ringhiò e si avvicinò alla donna. Afferrò il suo colletto e la tirò su. Anne sorrideva, mentre le sue gambe penzolavano nel vuoto. Il ragazzo non aveva mai visto qualcosa di più odioso.

“Ti cancellerò quel sorriso dalla faccia, magari a sprangate. È una promessa.”

“Nostalgia del passato?”

Red X lasciò cadere la valigetta a terra e strinse il collo della donna con entrambe le mani. Il viso di Anne si fece paonazzo, rantolò.

“Che c’è? Non sorridi più adesso? Non ti piace il mio passato?”

Red X fece schioccare la mascella, mentre il colorito della donna virava verso il viola e le labbra erano contorte in una smorfia.

“Sorridi!” 

Anne tossì, i suoi occhi rotearono all’indietro.

“Red X, fermati!”

 

 

 

***

 

 

 

Terra si fermò, in piedi sulla zolla ad un metro dall’asfalto della strada, stretta nei vestiti gelidi. Di fronte a lei un lago dalle acque scure e immobili, circondato quasi completamente da alberi. La luna aveva fatto capolino dalle nuvole e lo striava d’argento. 

Per tutto il viaggio la ragazza era stata assillata da flash. Volse lo sguardo verso la collina alla sua destra, ricoperta di vegetazione. Sapeva dove andare.

Un alone giallo circondò le sue mani: la zolla si mosse sotto suo ordine.

 

 

 

***

 

 

 

Red X lasciò cadere la donna. 

I Titans erano alla sua sinistra: Starfire levitava a mezzo metro da terra, Raven era in piedi con aloni neri intorno alle mani e il cappuccio alzato, Cyborg aveva il cannone puntato su di lui, Beast Boy ringhiava sotto forma di tigre. Alla loro testa, Robin era in posizione impugnando il bastone.

“Red X, lasciala stare” urlò il leader.

“Per una volta stiamo dalla stessa parte. Non fare il coglione, Robin.”

“Per questo stavi strangolando la madre di Terra?”

Beast Boy ruggì più forte. Robin fece un cenno con la mano di rimanere in posizione.

Red X le diede un calcio, facendola rotolare prona.

“Questa non è la madre di Terra, Robin, è una donna diabolica.”

“E tu cosa ne sai?”

“Lo so” si limitò a rispondere.

“Come posso fidarmi di te? Sei un criminale.” Robin fece un passo avanti “Come posso sapere che non stai mentendo?”

Red X sbuffò. Non aveva alcuna voglia di collaborare, non con loro e ancor meno con lui, ma era l’unico modo per uscire da quella situazione e trovare Rose.

“Non sto mentendo. E non sono io quello da interrogare. Questa non è una madre premurosa, Robin. Ha creato un clone da Terra, una ragazza di nome Rose che non è mai uscita da una stanza d’ospedale. Un giorno l’apprendista di Slade ha fatto irruzione e ha portato via la ragazza sbagliata.”

“Rose?” chiese Cyborg.

“Sì.”

Raven aveva ancora gli aloni attorno alle mani, non sembrava fidarsi.

Robin si portò una mano al mento.

“Allora Terra non è nelle mani di Slade.”

“E se non è lì, dove si trova?” chiese Starfire.

Red X sbuffò.

“P-perché non glielo dici?” chiese Anne, tossendo per lo sforzo.

“Dirmi cosa?”

Red X si morse il labbro. Non poteva dire che Terra era viva, sarebbe stato un suicidio, ma nemmeno convincerli della sua morte. I cinque erano ancora in assetto da battaglia, tuttavia avevano abbassato la guardia. Solo Beast Boy schiumava dalla rabbia, ancora sotto forma di tigre. Mostrava i denti e aveva gli artigli che graffiavano il pavimento del molo.

“Di’ loro che hai ucciso la mia bambina e l’hai gettata nel mare.”

Robin indietreggiò.

“È vero?”

Red X non rispose.

“Dammi retta, Robin. Non ascoltare lei.”

“Ho… ho a-ancora una ciocca dei suoi capelli, della mia piccola” singhiozzò Anne. Nella mano aveva la ciocca dorata che aveva tagliato poco prima che lui le sparasse.

“Troia…” sussurrò.

“Starfire, porta via la madre di Terra” disse il leader allungando il bastone.

Beast Boy ruggì e attaccò.

 

 

 

***

 

 

 

Terra scese dalla zolla con un balzo. Un edificio in rovina stava di fronte a lei. Il tetto era sfondato in tre punti, creando tre voragini nere. Delle finestre rimanevano buchi di forma quadrata, a parte qualche scheggia di vetro che era ancora al suo posto. Metà della facciata era crollata in una cicatrice obliqua e frastagliata, la metà ancora in piedi era coperta di rampicanti che si erano infiltrati nella pietra. Sulla porta, rimasta intatta, erano fissati due nastri gialli, a croce, per impedire l’ingresso.

Terra s’avvicinò all’edificio e tese la mano, sfiorando con i polpastrelli i nastri di plastica. Sospirò. Era il momento.

Li afferrò con entrambe le mani e tirò: si strapparono e caddero senza fare rumore.

La sua mano destra tremò e s’appoggiò alla maniglia. Girò. La porta sì aprì in un cigolio.

Terra si morse il labbro e deglutì. Oltrepassò i calcinacci riversati sul pavimento con dei saltelli. Allargò le braccia per mantenere l’equilibrio. Si diresse verso le scale. Strinse tra le dita il corrimano ancora intatto. Una fitta la colpì alla testa, facendola gemere. Serrò il pugno sul legno. Le nocche sbiancarono e la pelle diventò violacea per la pressione. 

Chiuse gli occhi e buttò fuori l’aria per calmarsi, il dolore scomparve.

Al piano superiore l’attendeva un corridoio lungo e stretto, interrotto a metà da un buco, fatto di assi spezzate. Terra si acquattò al muro e procedette strusciandovi la schiena e i palmi delle mani. In fondo al corridoio, una porta socchiusa. L’aprì.

Una piccola stanza l’accolse.  I vetri della finestra erano frantumati sul pavimento, il letto ospitava dei calcinacci e uno scaffale a muro, sopra la scrivania, aveva ceduto rovesciando libri per terra.

La ragazza s’avvicinò e raccolse un voluminoso tomo blu scuro. Con il guanto tolse la patina di polvere che si era formata sulla copertina. Aprì: era un album fotografico.

Terra aggrottò le sopracciglia. Decine di foto sfilavano di fronte ai suoi occhi. Tre bambini, due maschietti e una femminuccia, seduti su un divano. Il primo, dai capelli castani, guardava spaesato l’obiettivo; il secondo, rossiccio, abbracciava la sorellina bionda, che rideva guardando il più grande.

Terra spalancò gli occhi.

Gregor… Brion…

La ragazza sfogliò il libro. Alla quinta pagina, una grande foto occupava tutto lo spazio disponibile. La bambina, di circa quattro anni, sorrideva in braccio ad una donna dai corti capelli biondi, che le schioccava un bacio sulla guancia.

Sotto la fotografia, stava scritto in calligrafia la data 21 luglio 1994 - Markovia.

“No…” 

Il libro cadde a terra, sparpagliando tutte le foto sul pavimento. Rimase a guardarlo per minuti, senza muovere un muscolo. 

Greg… Brion… mamma… non può essere…

 

 

 

***

 

 

Red X rotolò a sinistra e recuperò la valigetta.

“Cos’hai lì dentro? I soldi incassati?” urlò Cyborg tirandogli un destro.

Red X schivò a destra e gli diede un pugno nello stomaco. L’androide tossì e il ragazzo s’accovacciò e gli diede un calcio sulla caviglia, facendolo cadere.

“Azarath Metrion Zinthos!” 

Una cassa colpì Red X in pieno volto, ribaltandolo. Un profondo taglio s’aprì sullo zigomo. Red X tossì sangue che rimase invischiato nella maschera.

“Che schifo.”

Si girò intorno alla ricerca della valigia, senza trovarla. Robin lo prese per il costume.

“Vuoi questa?”

Robin aveva in una mano  la valigetta.

“Vediamo cosa vuoi nascondere.”

Red X s’immobilizzò. Robin aprì la valigetta e prese la foto, il suo viso cambiò aspetto e si trasformò in una maschera di rabbia.

“Cosa ci fai con questa, eh? A cosa ti serve?”

Il leader lo avvicinò a qualche centimetro dal suo volto e sillabò:

“Cosa ci fai con questa roba. Non sono affari tuoi. Cosa t’interessa?”

Red X non rispose. Si era fregato da solo. Robin mutò espressione, le sue mani tremarono. Lasciò andare il costume di Red X.

“No… è impossibile.” Robin lo guardava con la bocca semiaperta “Non è vero, non può essere… sei sempre stato tu?”

“Sei un coglione, Robin.”

Red X lo colpì in volto con un pugno, scaraventandolo a terra. 

Anche steso sul cemento, il ragazzo meraviglia non si mosse, continuando a guardarlo come fosse un fantasma.

“Non farla tragica, non è la prima volta che uso un tuo costume, dopotutto.”

Red X premette il tasto del teletrasporto sulla sua cintura.

Sei un coglione, Dick. Sei un coglione.

 

 

 

***

 

 

 

Terra uscì dall’edificio diroccato. L’unico rumore che l’accompagnava era quello dei suoi passi e del suo fiato.

L’ambiente circostante l’accolse nuovamente, buio. Le nuvole si erano allontanate, lasciando la luna libera nel cielo.

Il corpo della ragazza tremava, si teneva a stento sulle sue gambe. Aggirò l’edificio, stringendosi tra le sue braccia, con i capelli umidi sul volto.

Sul retro l’attendeva una pietra, grigia, conficcata nel terreno e coperta da rampicanti. Terra trattenne il respiro. Avvicinò la mano ai rampicanti e li strappò.

 

 

 

ANNE MARKOV
1967- 2003

 

 

 

Smise di respirare. Il braccio cadde a peso morto vicino al suo fianco. Le labbra tremarono, gli occhi erano spalancati.

Venne colpita da una saetta. Gridò di un dolore lancinante, la schiena le si arcuò sotto la fitta.

Flash sconnessi le si concatenarono nella mente in un turbine: i suoi fratelli, la mamma che le raccontava la favola prima di dormire, il giorno dell’incoronazione di Gregor in televisione.

Le immagini roteavano nella sua testa sempre più veloci, incomplete e dolorose. 

Il terremoto, i calcinacci, il braccio della mamma che spuntava dalle macerie, inerte.

Terra cadde in ginocchio, il sangue le pulsava nelle tempie, la testa era sul punto di esplodere. Urlò.

“Mamma mia quante storie.”

Terra gemette e si girò. Una figura con una maschera bipartita somigliante a quella di Slade, ma con l’immagine di una zucca la fissava in penombra; a fianco a lei, un altro individuo.

La ragazza socchiuse gli occhi: con la vista annebbiata non riusciva a distinguere l’altra presenza accucciata dietro alle gambe della prima.

“Chi sei.”

“Così mi offendi. Già ti sei dimenticata di me?”

Terra digrignò i denti per combattere il dolore.

“L’apprendista.”

“Ecco, vedi? Se t’impegni non è poi così difficile.”

Terra fece leva sulla mano destra e si alzò in piedi, barcollante.

“Cosa vuoi.”

“Sai, ho commesso un errore. Pensavo di averti catturata qualche giorno fa, e invece è saltato fuori che giri con delle copie carbone. Sono qui per finire il lavoro: Slade si terrà la tua gemella, ma tu… tu mi hai fatto perdere fin troppo tempo.”

Terra socchiuse gli occhi.

“Chi è l’altro.”

L’apprendista puntò le mani sui fianchi e rise, gettando la testa all’indietro. Terra fece una smorfia di disgusto.

“Lui?” continuò afferrando l’ombra accovacciata ai suoi piedi, “L’ho portato qui solo per te. È giusto che possa salutare i tuoi amici prima della tua dipartita.”

L’apprendista gettò il corpo di fronte a lei. Il ragazzo si rannicchiò in ginocchio. Aveva il petto nudo e i capelli sporchi divisi in ciocche, le sue membra tremavano.

Terra spalancò gli occhi.

“No… non è vero.”

La ragazza indietreggiò, portando una mano alla bocca. Gli occhi erano vitrei.

James emise un gemito e sussultò. Alzò la testa, finché Terra non poté intravedere i suoi occhi scuri.

“Tara… ti prego. Perdonami.”

La sua voce era ridotta ad un sibilo, una supplica.

“James… no, non puoi averlo fatto. Io…” 

La mano di fronte alla bocca di Terra tremò. La ragazza la chiuse a pugno e sferzò l’aria, portandola al suo fianco, livida.

“Io non ci credo.” 

Gli occhi di James erano arrossati, il volto era inondato dalle lacrime.

“Ti prego, perdonami. Perdonami.”

Terra aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Cadde in ginocchio di fronte al ragazzo, con espressione vuota in viso. James tremò e la afferrò con le dita magre e nodose. Terra guardò il tessuto della felpa tendersi, senza reagire.

“Perché” sussurrò.

“Non lo so, mi dispiace. Non so perché ho fatto quel che ho fatto, non me lo ricordo nemmeno più. Il fatto è che… mi sono accorto di che persona avevo di fronte, di quanto tu tenessi a me e di quanto io potessi tenere a te, troppo tardi.”

Terra non rispose, era immobile, il volto smunto, le labbra esangui.

“Mi hai venduta.”

James la strattonò, la ragazza si lasciò scuotere senza battere ciglio.

“No, ti prego, ti prego. Guardami.”

James le afferrò il viso tra le mani. Terra spostò le pupille nelle sue.

“Avevo cambiato idea, stavo andando dai Teen Titans per raccontare tutto, te lo giuro. Ma poi Slade mi ha catturato… te lo giuro. Non volevo farti del male. Te lo giuro!”

“Hai mentito per tutto questo tempo?”

James spalancò gli occhi, si portò le mani ai capelli.

“Oh, no. Assolutamente no! Ti ricordi? Quando siamo andati in gita e ti ho insegnato a pattinare? Lì non fingevo! O quando ti ho aiutato sulla spiaggia! Non ti ho mentito! Non l’ho fatto!”

Gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrime, le labbra tremarono.

“T-ti prego.”

Terra lo fissò. Magro, smunto, con profonde occhiaie. Aveva ancora dei tagli e degli ematomi sul volto, il naso era storto e largo, rotto.

James si morse il labbro.

“Ti prego. Dimmi che riuscirai a perdonarmi. Un giorno, non oggi, ma un giorno. Per favore. Dimmi che sarai ancora mia amica, anche dopo aver saputo questo su di me.”

Terra aprì la bocca, ma non parlò. Una lacrima solcò la guancia scarna di James, fino al mento.

“Io…” iniziò.

“T-ti preg-” 

James sbarrò gli occhi e rovesciò la testa all’indietro.

“O…”

L’ultima lettera uscì in un sospiro, mentre dal suo petto fuoriusciva la punta di una katana, rossa.

Le braccia di James si allargarono, il sangue si sparse a raggiera intorno alla lama, come un sole scarlatto. Dalla punta metallica colava vischioso, goccia dopo goccia, scandendo il tempo. Una goccia, la testa di James si tirò su tremante. Una seconda goccia, la bocca si aprì in un rantolo. La pelle pallida, madida di sudore, una vena blu sulla tempia sinistra, vicino all’occhio, i capelli appiccicati alla fronte. Una terza goccia, le pupille si dilatarono e le labbra si contorsero in una smorfia. Una quarta goccia, la lama l’abbandonò. Il corpo cadde in avanti, la testa franò sul petto della ragazza. La felpa si tinse di rosso.

Il ragazzo fremette, le dita nodose tremarono e sfiorarono le braccia di Terra, la ragazza lo cinse e lo strinse a sé.

James ebbe un sussulto. Una lacrima cadde dal suo volto.

“T-ti prego.”

Spirò.

Terra mosse le labbra, senza far uscire alcun suono. Il ragazzo giaceva su di lei, abbandonato. Il sangue si stava allargando sul prato in una pozza. Scosse il corpo, con delicatezza, come non volesse romperlo. James rimase inerte. Non respirava più.

“Ma che bella scenetta. Guarda, alla fine è anche riuscito a non farsi odiare per la feccia che è.”

Una lacrima scese sul volto di Terra. Chiuse gli occhi e li riaprì: l’apprendista aveva la katana al suo fianco.

“Perché fai questo.”

L’individuo mascherato rise.

“Perché lo faccio? Deve esserci per forza un motivo per tutto?”

Terra contrasse le labbra in una smorfia.

“Nessuno farebbe tutto questo per niente. Ci dev’essere un perché. Deve.”

L’apprendista ripose la katana nel fodero, sulla sua schiena.

“Mi piaci, sai? Hai fatto la fetente per tutta la vita e adesso vieni qui e mi fai la morale. Beh, principessa, mi dispiace deluderti. Anche se ci fosse un motivo, non lo direi a te.” 

Terra afferrò James sotto le ascelle e lo stese sul prato, girandolo supino. Si avvicinò al suo volto con la mano e gli chiuse gli occhi con le dita.

“Potremmo seppellirlo qui, che ne dici? Vicino alla tua cara mammina stecchita. L’hai uccisa tu, non è vero?”

Terra rimase accovacciata vicino al corpo. Si voltò verso l’individuo, in piedi vicino a lei.

“Uccidimi. Non è per questo che sei qui?”

L’apprendista si scrocchiò le nocche ed estrasse la katana. 

“Oh, la prima cosa sensata. Se non fosse che…” 

Terra alzò la testa.

“Cos’altro vuoi.”

L’apprendista rise.

“Mi è piaciuto vederti soffrire prima. È stata una scena così straziante, così piena di pathos” disse enfatizzando l’ultima parola.

Terra gli gettò uno sguardo d’odio.

“Esatto!” L’apprendista sollevò l’indice della mano libera “Odiami. Rendi la cosa interessante. Anzi no, ci penso io.”

La maschera cadde. Si conficcò nel terreno con un rumore cupo. L’occhio della zucca sporgeva dall’erba, fissandola.

Terra sollevò lo sguardo. Spalancò gli occhi.

“N-no. Non puoi essere tu. Non puoi! Io mi fidavo di te!”

Una risata si sollevò nell’aria.

“La delusione nei tuoi occhi… è così bella. Tutti ti hanno tradito, non puoi fidarti di nessuno. Lo sento…” l’apprendista inspirò a fondo con le narici, “sento il dolore che ti corrode, ti consuma. È bellissimo.”

Terra si portò le mani al volto, una ciocca bionda scivolò facendole da schermo.

“Come hai potuto…”

“Qualcuno lo chiama karma, Tara. A suo tempo, tu hai tradito i tuoi amici, ora, la stessa cosa sta capitando a te. La ruota gira, ragazzina. Come ti senti?”

Il corpo di Terra si scosse in un tremito.

“Come hai potuto… mi fidavo di te. Eri… eri mia amica.”

L’apprendista rise.

“Ti dico una cosa, Tara, un piccolo segreto tra noi due: tu non hai amici.”

Terra serrò la mascella. Una fiamma le prese a bruciare, all’altezza del petto. L’ondata di calore le percorse le membra. La ragazza sentì l’odio crescere nelle sue viscere, corroderle all’altezza della pancia per risalire fino al cuore, poi al volto, poi al cervello.

L’apprendista si mise in posizione, la katana sguainata.

“Ti annienta, Tara? Ti distrugge? Ti hanno tradito tutti ormai, non riesci nemmeno più a muoverti. Patetica. Ferma ora, prometto che sarò rapida a porre fine alla tua inutile vita.”

Terra chiuse gli occhi e li riaprì. La mente era sgombra, sentiva le mani formicolare. Allargò il braccio destro all’esterno: il pugno serrato, le nocche livide, le vene che riaffioravano sulla pelle.

“Non hai contato una cosa, Amber,” Terra sollevò gli occhi sulla ragazza di fronte a lei, “ora non ho più nulla da perdere.”

Una scossa sismica percorse l’area. Delle rocce si sollevarono dal terreno, compattandosi in un unico enorme cuneo, con la punta rivolta verso la vecchia compagna di classe.

Amber rise, scuotendo la testa e facendo muovere la lunga coda rossiccia.

“Lato positivo, Tara: alla fine Dionne ti voleva bene. Non riuscirebbe a far male nemmeno a una mosca, quella là.”

Terra sorrise, sollevando un angolo della bocca.

“Io, invece, ti assicuro che sono capace di far male.”

“Anche io, non sai quanto. Non essere così arrabbiata, te l’avevo promesso che ci saremmo rivisti presto noi tre: tu, io, il nostro amico James. Beh, forse lui non ne è stato molto contento.”

Terra urlò. Scagliò il cuneo di fronte a lei, dritto verso il cuore di Amber. Desiderò di trapassarlo, il più violentemente possibile. Desiderò che si conficcasse nel suo petto e che le facesse uscire tutto il sangue che aveva in corpo, così come la sua katana aveva fatto con James. Desiderò che morisse, soffrendo il più possibile. Desiderò che in punto di morte Amber le chiedesse perdono, stesa, mentre annegava in tutto il dolore da lei stessa creato. 

E fu sicura che, in quel momento, quel perdono lei non gliel’avrebbe concesso.












Angolo dell'autrice
Eccomi per il capitolo post vacanze. È stato molto complicato da scrivere e se avete letto fino a qui avrete capito perché. Ammetto anche che me la sono presa un po' comoda perché mi sono dedicata ad altro. (*coff coff* Batman Arkham Knight *coff coff*)

Si è scoperta l'identità dell'apprendista, e penso anche quella di Red X ormai sia palese. Non credo sia un gran colpo di scena, essendo una teoria molto famosa. Chiedo scusa ad Edoardo per aver chiesto prima l'utilizzo di un nome e poi aver cambiato completamente background del personaggio. Il nostro amico mercenario, comunque, avrà un approfondimento. Della sua identità non rimarrà sicuramente solo un nome appena accennato.
Andateci pure giù pesanti con le recensioni, questo capitolo ne merita di dettagliate, spero.
A proposito, volevo ricordare che Amber e Dionne non sono due personaggi inventati da me, ma sono esistiti, anche se per poco tempo, nell'universo della serie.
Lei è Amber.
Lei è Dionne.
Ah, nel caso siate un po' confusi, ho stilato una lista di date per quanto riguarda la vita di Terra. Ho cercato di rimanere il più vicina possibile alla data d'uscita della serie.

Terra è nata nel 1990.
Nel 2002 s'è trasferita in America con la madre.
Ha abbandonato la sua casa nel 2003.
Ha incontrato i Titans nel 2004, all'età di 14 anni.
Ai tempi di questa storia ha 18 anni, siamo quindi nel 2008.


Spero vi sia piaciuto questo capitolo, non esitate a dirmi cosa ne pensate.
A presto!

x Carlotta


 

   
 
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