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Autore: alscandy    10/01/2016    0 recensioni
Era questa estrema curiosità, questa voglia di scoprire, di conoscere, di migliorarsi, che rendeva Apple così solitaria. Tutt’intorno a lei c’erano persone convinte di aver raggiunto il proprio punto d’arrivo; per lei, invece, la strada era infinita. Quando credeva di poterne intravedere la fine all’orizzonte, ecco che un nuovo sentiero si apriva di fronte a lei.
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apple si guardò intorno incuriosita.
Era un tipico sabato mattina e, come tutti i sabati, la stazione di treni era affollata. La voce automatica continuava a dare annunci ai passeggeri, mentre le persone salivano e scendevano dalle carrozze quasi meccanicamente.
Le erano sempre piaciute le stazioni, specialmente quella di Londra. Le piaceva rimanere seduta in un angolo qualsiasi, a osservare la gente che andava e veniva.
Ogni tanto qualcuno l’aveva scambiata per una senzatetto, appoggiando qualche moneta di fronte alla sua cartellina nera che portava sempre con sé. In quelle situazioni non poteva far altro che sorridere, mormorando un “Grazie” intimidito. Teneva tutti gli spiccioli accumulati in una cassetta di legno, senza mai spenderli. Sulla parte anteriore aveva inciso una scritta, “kindness”, gentilezza. Una sorta di strano promemoria che la spingeva a sua volta a fare del bene.
Apple infilò le mani nelle tasche del cappotto. Ancora non si era abituata al clima freddo della capitale inglese, nonostante fosse lì da più di un anno. Doveva ammettere che ogni tanto sentiva la mancanza di casa, delle giornate di sole, delle lunghe camminate, dei pomeriggi d’estate.. vivere a Londra era come essere in un altro mondo, un mondo talmente enorme e sovraffollato che ogni tanto la metteva a disagio. Si sentiva così piccola in confronto a ciò che aveva davanti: palazzi, grandi magazzini, statue, chiese, musei…
I musei. Apple li adorava: erano il suo rifugio ogni qual volta sentisse il bisogno di allontanarsi da quella routine che spesso la faceva impazzire. Davanti a un’opera d’arte sembrava tutto più semplice.
L’unica cosa che le piaceva più dei musei erano le librerie: passava ore a leggere titoli, sfogliare pagine, osservare copertine.. Non capiva come certe persone potessero preferire lo schermo di un computer a un pezzo di carta. A lei serviva quel contatto, quella energia che sentiva penetrarla ogni qual volta che stringeva a sé un manuale. Era come se i libri fossero esseri viventi, dotati di vita propria. Altrimenti non si spiegava quell’enorme senso di pace, di gioia, quella tranquillità che le era servita da antidoto così tante volte.
In stazione, c’era sempre qualcuno intento a leggere libri. Era bello vedere come alcuni sfruttassero il tempo dell’attesa in modo costruttivo, stringendo fra le mani qualcosa di diverso da uno smartphone di ultima generazione. La maggior parte, comunque, era intenta a telefonare. Apple spesso si chiedeva cosa avesse la gente di così importante da dirsi. Lei odiava le telefonate. In realtà, odiava ogni forma di comunicazione che non prevedesse un contatto diretto con le persone. Ai suoi occhi, era come se la gente avesse paura di rimanere un po’ di tempo sola con i propri pensieri. Per lei invece era così bello starsene in silenzio, senza fare nulla.
Pensare. Le piaceva pensare, e osservare. Ma tutti intorno a lei sembravano ciechi, letteralmente. Quante volte aveva visto passanti scontrarsi per colpa della distrazione causata dai cellulari! Camminare e scrivere al telefono contemporaneamente richiedeva una grande abilità che Apple non aveva mai avuto.
Lei era più brava a scrivere: collezionava i suoi fogli nella sua cartellina nera, quella davanti alla quale la gente lasciava le monetine. Non andava da nessuna parte senza carta e penna. L’ispirazione era ovunque, e appena un’idea originale le passava per la mente, Apple sentiva la necessità di trascriverla da qualche parte.
Ogni tanto le succedeva nei posti più assurdi, come la fermata della metro, o l’entrata di un ristorante. Il problema era che c’era così tanta gente a Londra, e lei era troppo brava a osservare. Osservare le persone era sempre stata la sua passione. Quei volti sconosciuti erano per lei enorme fonte di ispirazione. Apple si chiedeva da dove venissero, quale fosse la loro storia.. voleva sapere se erano felici, e se sì, perché. Voleva sapere se preferissero i libri o gli iPad. La pioggia o il sole. Voleva sapere di che segno fossero, quanti anni avessero, se avessero mai amato davvero qualcuno.
Apple era strana. Lo sapeva bene, e aveva imparato ad accettarlo. Non era pazza, solo strana. Si faceva troppe domande. Domande scomode, spesso assurde o, per alcuni, troppo banali. Ma per lei, nulla era banale o scontato. Era curiosa di natura, una bambina mai realmente cresciuta. Spesso era ingenua, a volte invece, fin troppo realista. Era sul bilico fra l’amare profondamente la vita, e odiarla con tutta sé stessa. Non era bipolare. Era solo strana. Giovane. Confusa.

Sola. Ad Apple piaceva stare sola. Stava bene in compagnia di sé stessa, dei suoi pensieri. La gente non la capiva. Era sempre stato così, fin da quando era piccola. Era come se la sua mente lavorasse 24 ore su 24, senza mai un minuto di pausa, di riposo: il mondo era così grande, c’erano talmente tante cose da scoprire, che riposare sembrava quasi una perdita di tempo.
Era questa estrema curiosità, questa voglia di scoprire, di conoscere, di migliorarsi, che rendeva Apple così solitaria. Tutt’intorno a lei c’erano persone convinte di aver raggiunto il proprio punto d’arrivo; per lei, invece, la strada era infinita. Quando credeva di poterne intravedere la fine all’orizzonte, ecco che un nuovo sentiero si apriva di fronte a lei.
E Apple era ben felice di poter intraprender una strada secondaria, chiedendosi dove l’avrebbe portata, in quali luoghi l’avrebbe condotta. Zone tranquille e pacifiche, o territori selvaggi e pericolosi? Ci sarebbero state più discese o più salite? E quanto tempo avrebbe impiegato? Avrebbe incontrato qualcuno? Correva il rischio di perdersi?
Apple non lo sapeva mai. Eppure, ogni volta, queste domande la facevano vibrare dall’interno: se di gioia o di paura, la ragazza non lo sapeva. Ma era certe che per queste domande, valesse la pena di vivere.

   
 
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