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Autore: EcateC    11/01/2016    7 recensioni
Severus Piton è un uomo solo e sfiduciato, pieno di rancore verso se stesso. Non si ritiene degno di meritare nulla di buono, né dalla fazione dei giusti, così ingrata e inconsapevole, né, tanto meno, da quella spregevole dei cattivi.
Nessuno lo conosce veramente, nessuno si immagina quali sofferenze attanagliano quotidianamente la sua vita, stretta ai ricordi dolorosi del passato.
Quando però, una rigida mattina di gennaio, Lord Voldemort lo chiama a sé per sapere tutte le nuove sul ragazzo Potter, Severus capirà di non essere così solo come credeva, capirà che da qualche parte c'è ancora qualcuno che lo capisce e vuole il suo bene...
Genere: Dark, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Lily Evans, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno vinta”


Giovanni, 1-5






Con una mano alla tempia, Severus Piton radunò con cura le pergamene e le sistemò tutte in un plico ordinato.

Aveva passato le ultime due ore a correggere i test in classe degli studenti del quinto anno, e come sempre non poteva essere più deluso. Weasley aveva fatto un disastro, Paciok sfiorava l'Accettabile mentre Malfoy aveva consegnato come al solito un compito discreto. Anche Potter l'aveva piacevolmente sorpreso, però prima bisognava verificare se quell'elaborato fosse stato farina del suo sacco o di quello della So-tutto-io, cosa ben più probabile.

Comunque, nel complesso, i test erano andati male e Severus non sapeva più cosa inventarsi per farsi capire.

'Mi metterò a fare i disegnini' pensò stancamente, mentre riordinava lo scrittoio del suo ufficio e spegneva l'unica candela.

Gli mancavano ancora quelli di Corvonero, ma data l'ora tarda decise che li avrebbe corretti domani. Si alzò dalla sedia con un rumore secco e si diresse verso i suoi alloggi, ignorando il fatto di aver sentito un bel po' di confusione al piano superiore. Bisbigli, risatine, scalpitio e quella sera perfino il tonfo di un’armatura secolare che rovinava al suolo... Ogni notte era la stessa storia: gli studenti erano ovunque fuorchè in dormitorio .

'Che ignoranti, stanno svegli di notte e poi dormono in classe' pensò sfiduciato 'E poi il cattivo sono io...'

Attraversò mestamente il corridoio spoglio dei suoi alloggi ed entrò nella sua stanza da letto, altrettanto spoglia ma piena zeppa di libri. Con un collerica librata scacciò una pallina di Natale volante, sicuramente un decoro di quel sentimentale di Albus.

Se infatti c'era un periodo dell'anno che Severus Piton odiava, quello era il periodo di Natale.

Detestava la confusione che suscitavano le luci, il clima di festa e il buonismo esasperato, ma soprattutto non sopportava le famiglie che si riunivano in infinite tavolate per celebrare i pasti più chiassosi e ipocriti dell'anno. E l'elemento religioso, l'unico che a suo avviso poteva giustificare una simile paccottiglia, spesso non veniva neanche nominato.

Severus comunque non ha mai avuto di questi problemi: Lui una famiglia non ce l'aveva.

E di fatto, quando quegli orribili adolescenti si toglievano dai piedi per quei quindici benedetti giorni di vacanza, lui non poteva esserne più contento.

Il professore infatti restava a Hogwarts a godersi il silenzio, a meditare e ad approfondire le sue già mirabili conoscenze magiche.

Non era più toccato dalla tristezza che l'aveva addolorato prima da bambino e poi da ragazzo, né sentiva quella mancanza di affetto che proprio nel periodo di Natale aveva raggiunto i suoi picchi massimi. Oramai, alla soglia dei quarant'anni, era diventato immune a quasi tutte le sofferenze della sua vita. Quasi, sottolineo.

Aveva quindi stretto un armistizio con il Natale, che dopotutto non gli dava più dei grossi svantaggi.

C'era solo un nuovo problema che si affacciava alla finestra di quel rigido dicembre del 1995, e quel problema si chiamava Voldemort. Il mago oscuro infatti era tornato alla ribalta l'estate scorsa, aveva fatto evadere mezza Azkaban e ora vantava un misterioso collegamento con il bambino sopravvissuto.

E come sempre lui, Severus, si trovava tra l'incudine e il martello. Da un lato Silente gli chiedeva di dare al ragazzo lezioni di Occlumanzia per proteggerlo dall'influsso delle tenebre, dall'altro Voldemort voleva rinforzare quell'influsso e pretendeva che fosse lui a farlo. Una prospettiva perfetta, insomma.

Proprio per questo, durante la sospensione delle lezioni, Voldemort lo aveva chiamato a Malfoy Manor, per sapere da lui tutte le nuove sul suo nemico mortale, il famigerato Harry Potter.

Per questo motivo Severus Piton, all'alba del nuovo anno, si diresse verso la villa più fredda e sfarzosa della contea di Wiltshire, pronto ad ascoltare di che morte doveva morire.

Voldemort infatti viveva lì insieme ad alcuni detenuti strappati via dalle grinfie di Azkaban e, a sentire Lucius Malfoy, si comportava come se fosse a casa propria.


-Sono al secondo piano- lo informò freddamente Narcissa Malfoy, non appena il professore entrò nell'ampio androne della villa.

'Sono?'

-Grazie. C'è qualcun altro con lui?-

-Mia sorella-

'Pure!'

-Ah...-

-Lo so. Buona fortuna, professore-

-Grazie. Dica pure a Draco che ha fatto un ottimo compito-

'...Nel caso io non sopravviva per mostrarglielo'

Malgrado tutto, il viso di Narcissa si illuminò di gioia -Glielo dirò senz'altro, grazie mille-



A Severus di fortuna gliene sarebbe servita parecchia.

Entrò in quella stanza, e come prima cosa dovette trattenere una smorfia di disgusto. L'aria era viziata da un odore dolciastro e penetrante, che il naso esperto di Severus non riuscì a riconoscere. E poi c'era del fumo, una coltre leggera ma ben percepibile.

Appena intravide la figura sfuocata dell'Oscuro, Piton accennò un inchino con il capo.

-Ti aspettavo, Severus- gli disse la voce fredda, dal centro della camera -Fatti avanti-

Contro voglia, Severus avanzò. Più camminava, più il fumo svaniva e si diradava, lasciandogli la possibilità di vedere. Vide con chiarezza Voldemort seduto su un seggio alto e, adagiate ai suoi piedi, c'erano da una parte Bellatrix e dall'altra Nagini. La strega aveva le labbra dischiuse e la fronte appoggiata alla poltrona, la sua espressione era assente e vagamente divertita, sembrava strafatta. Appena lo vide però rizzò la schiena, e lo sguardo del professore franò inevitabilmente sui seni che le occhieggiavano dalla sottoveste sottile.

-Severus, guarda che io sono qui-

-Sì, Mio Signore- si riscosse il mago, imbarazzato -Non ho da dirvi molto, Potter non sta facendo alcun progresso. È poco dotato in qualsiasi arte magica, l'Occlumanzia non fa eccezione-

-Questo lo so da me- gli rispose con tono pacato -Dimmi qualcosa che non so-

Il professore annuì, cercando come sempre di non fare caso al viso mostruoso che aveva davanti.

-Ho il sospetto che Potter abbia organizzato un gruppetto segreto con i suoi amici- cominciò titubante -Non escluderei che stiano facendo esercizi di magia o altre sciocchezze, probabilmente nell'ottica di tenerci testa-

Bellatrix soffocò una risata, e anche l'Oscuro sorrise.

-Ma pensa. E Harry Potter sarebbe il maestro?-

-Evidentemente...-

Voldemort ridacchiò.

-Sì, beh, lasciali fare- soggiunse divertito -E che esercizi farebbero, i poverini?-

-Non lo so, Mio Signore-

-Imparano a tenere la bacchetta in mano- suggerì Bella, guadagnandosi una bella carezza sulla testa dall'Oscuro.

-Non sottovalutarli così, Bellatrix, ricordati che la fortuna compensa tutta la loro incapacità-

-Voi non avete bisogno di nessun tipo di fortuna, Mio Signore-

-Ma che brava serva...-

Severus guardò Bellatrix per non alzare platealmente gli occhi al cielo; la sua espressione edonica e di pura adorazione lo incantò ancora, non aveva mai visto una donna così... Compiaciuta, dal vivo. Poi una scena raccapricciante, Voldemort le ribaltò indietro la testa e le leccò le labbra lentamente, come se niente fosse. Severus serrò subito le palpebre e girò la tesa di lato, atterrito, chiedendosi che cosa aveva di così terribile per meritarsi tutto questo.

Anzi, in realtà lo sapeva, doveva pagare per il male che aveva procurato a lei.

-E sulla profezia, mio fedele amico? Il ragazzo continua a fare dei sogni?-

Il professore si girò nuovamente verso di loro, Bellatrix era in ginocchio e gli dava la schiena, con la testa riccioluta rovesciata su un bracciolo, mentre l'altro era rimasto composto nella stessa posizione. Tutto pareva tornato normale, se di 'normale' era lecito parlare.

-Non che io sappia, Mio Signore- annaspò, mentre la mano dell'Oscuro scendeva nel collo e nei capelli della Mangiamorte.

-Eppure tu stesso mi hai detto che ne faceva spesso-

-Io? Sì, ma... I sogni si ripetono uguali- gli rispose a disagio -Potter sogna stanze, corridoi senza fine e... Stanze...-

-Che servetto noioso- disse con malizia -Non ha proprio un briciolo di attrattiva-

-Padrone...-

-Buona, tu- le fece secco, per poi rivolgersi di nuovo all'altro -Quindi insinui che non sospetta niente?-

-Questo è ciò che credo- gli rispose Piton, cauto -Silente lo tiene all'oscuro di tutto, lo ritiene ancora troppo giovane per renderlo edotto della profezia. Vuole preservare il più possibile la sua serenità-

Voldemort annuì pensieroso, e la sua mano riemerse dalla schiena della strega.

-Portami da bere- le ordinò, e Bellatrix scattò in piedi senza rimostranze. Il professore la guardò barcollare verso un tavolino di ebano apparentemente sgombro, e una strana tensione gli si propagò in tutto il corpo. Madame Lestrange aveva una sottoveste nera che le arrivava fino ai piedi, accollata sul davanti ma molto- troppo- scollata sulla schiena, e c'era in lei qualcosa di bizzarro, come se fosse ringiovanita di parecchi anni...

-E tu, Severus?- la voce di Voldemort lo scosse spiacevolmente -Chi pensa a preservare la tua, di serenità?-

-Mio Signore?-

-Vedo ancora quella ragazza, nei tuoi occhi- gli rispose l'Oscuro con tono pacato -Sento forte la presenza celeste di Lily Potter, quando ci sei te. Quanto andrà ancora avanti questa storia?-

Il viso di Piton si fece bianco cereo, dire che non se l'aspettava era un eufemismo.

Perfino Bellatrix smise di guardare ossessivamente Voldemort per spostare lo sguardo su di lui, di scatto.

-Non so di cosa parlate- tentò insicuro e agghiacciato, rigido come una colonna.

Voldemort scosse la testa.

-Il mondo è pieno di belle donne- gli disse suadente -Non ha senso ossessionarsi con una sola-

-Sono pienamente d'accordo con voi...-

-E allora perché fai il contrario? Quando è stata l'ultima volta che sei stato con un donna?-

-Mio Signore, scusatemi ma è pronta- pigolò Bellatrix timidamente, con il bicchiere in mano.

-Ah, grazie, Bella... Allora, Severus?-

Piton non reagì, per fortuna Il puzzo dolciastro di prima tornò improvvisamente a disgustarlo e lo aiutò a distrarsi dal ricordo di Lily. Era un odore forte e pungente, insolito per le magie liquide, e proveniva proprio dal bicchiere di Voldemort. Il professore si ancorò con prepotenza a quel dubbio, riconobbe una sostanza lattiginosa e semi solida, tanto vischiosa da parere gelatina, che non riusciva a inquadrare in nessun succo o composto magico che conosceva.

-Non vedo come possa interessarvi- sussurrò in difficoltà, con gli occhi concentrati su quel bicchiere di cristallo.

Voldemort tracannò quella cosa in un sorso solo, e poi gli fece un ghigno.

-Ma l'hai mai avuta una donna?- gli domandò spietato -Magari ti piacerebbe Bellatrix. Ho visto come l'hai guardata: dimmi, ti piacerebbe?-

Sia la strega che Severus ne rimasero allibiti. L'espressione di Bellatrix divenne un misto tra l'inorridito e lo spaventato, infatti si girò subito verso il suo padrone con occhi imploranti, quasi offesi, ma costui non la degnò nemmeno di uno sguardo: Era troppo occupato a godersi il viso sconvolto di Piton.

-Non farti remore, Severus-

-No, Mio Signore- fece Piton, duramente -Scusate ma non mi piacerebbe affatto-

L'Oscuro ridacchiò, una risatina di scherno breve ma intensa.

-Ma come siamo contegnosi- lo derise -Come vuoi tu, perdi molto- rivolse uno sguardo fugace a Bellatrix, che avvampò -Sappi comunque che non ho più intenzione di sopportarlo, tu devi dimenticare quella morta, esigo di non sentire più né lei né i suoi ricordi intorno a te. Non voglio che la fedeltà dei miei Mangiamorte sia compromessa da banalità extra terrene come questa-

-La mia fedeltà è una fortezza inespugnabile, Mio Signore- esclamò Piton, atono -Non avrei alcun motivo di mentirvi-

-Lo spero per te- sentenziò minaccioso -Se non ti interessa Bella, concedimi almeno di offrirti qualcosa da bere-

-Vi ringrazio, ma non state a disturbarvi. Non ce n'è alcun bisogno-

-Insisto. Bellatrix, porta da bere anche al nostro ospite, facciamogli assaggiare la mia bevanda preferita-

La strega lo guardò incredula, ma l'occhiata che le diede Voldemort fu incontrovertibile.

'La mistura misteriosa', pensò subito Piton, e il suo umore balzò in meno di un istante dalla malinconia profonda all'eccitazione.

Si sentì agitare, combattuto tra il richiamo accademico di sapere cosa fosse e il suo scarso istinto di sopravvivenza. La sua sete di conoscenza è sempre stata talmente vasta che gli bastava scoprire qualcosa di nuovo per entusiasmarsi come un bambino, ma in quel caso il suo buon senso ebbe giustamente la meglio.

-Mio Signore, vi prego, non state a preoccuparvi-

Voldemort scosse lentamente la testa gli fece un sorriso a bocca chiusa; Severus comprese la gravità della situazione.

Iniziò a pensare. Veleno non poteva essere: l'aveva appena bevuto Voldemort, né poteva essere una linfa tossica o una pozione malefica: non ne esistono di colore bianco. Gli Elisir poi hanno solo proprietà benefiche...

Mentre rifletteva, Bellatrix gli giunse davanti con un'espressione sprezzante e il cristallo stretto in mano. Da vicino era una gran bella donna, ben diversa dal rinsecchito avanzo di galera che aveva visto l'ultima volta Ma quello non era certo il momento per pensarlo.

-Buona bevuta- gli disse sarcastica, cacciandogli il bicchiere sul petto con malagrazia.

'Si fa leccare come una bacchetta di liquirizia...'

-Troppo gentile-

Le orecchie di Severus la sentirono mormorare qualcosa, ma la sua mente ora si concentrò tutta sul bicchiere. Guardò la sostanza strabiliato, notando che più che bianca era argentea, che la consistenza era densa ma non vischiosa e che l'odore non era poi così terribile, anzi, da vicino diventava piacevole, proprio come il viso di Bellatrix.

-Non capirai mai cos'è- esclamò Voldemort, malevolo -Assaggialo, vedrai che dopo lo capisci subito-

Severus guardò lui, e poi guardò di nuovo il bicchiere con riluttanza. Si sentiva i loro occhi addosso, pure quella bestiaccia di Nagini si era messa a fissarlo minacciosa, pronta ad attaccarlo al primo passo falso.

Non aveva altra scelta che bere quel liquido bizzarro e unico nel suo genere; solo che, non appena avvicinò il bicchiere alle labbra, accadde qualcosa di incredibile.

Una forza esterna, fulminea ma concreta, gli torse il polso con un colpo secco e gli fece rovesciare tutto il liquido a terra, strappandogli un ansito di paura.

-COSA È STATO!- scattò in piedi Voldemort, mentre Nagini diede un sibilo di paura -Cosa è stato! Chi...-

Ma poi si frenò di colpo.

Il suo viso serpentino si fece sorpreso, quasi sconvolto; guardò gli occhi allucinati del professore, ed entrambi capirono cos'era successo, o meglio, chi.

Piton allora approfittò di quel momento di smarrimento generale per scappare. Uscì da quel soggiorno infernale con passi lunghi e ben distesi, le lacrime gli pizzicavano gli occhi e un'enorme senso di pesantezza gli rendeva affannoso il respiro, ma non si fermò né si voltò indietro. Scese le tappezzate e facoltose scale di Malfoy Manor in un lampo, gli parve di sentire il grido di un 'Di nuovo!' , ma ormai era troppo tardi per tornare indietro e inventarsi spiegazioni.

Non salutò neanche Narcissa Malfoy, la quale per sua fortuna si limitò a guardarlo uscire senza fare domande, comprensiva.

Appena fu fuori, protetto dal manto della morte e dall'aria fresca di inizio aprile, si lasciò cadere al suolo. Si coprì il volto con entrambe le mani, scuotendo la testa come per negare la realtà.


Lily. Era stata lei, lo sapeva.


-Perché mi hai salvato, dopo tutto quello che ti ho fatto?- sussurrò appena, sopraffatto -Perché continui ad avere pietà di me, amore mio?-

Il professore si accasciò al suolo, e copiose lacrime solcarono il suo volto smunto. Magari è stato un movimento involontario del polso, magari era la tensione, può succedere, sì...


No. Lily... La sua presenza è tangibile, quando ci sei te, Severus.


-Mi dispiace, Lily, perdonami-


Lily, Lily, Lily, Lily, Lily, Lily, Lily.


-Non è vero che Harry non è dotato- singhiozzò ancora, con il fiato corto -Fa progressi, è sveglio... E poi è buono e sensibile, proprio come te. Ma tu non osare dirglielo-

Con il cuore pesante aprì appena un occhio, e poi entrambi, ma davanti a lui non c'erano altro che gli abeti spogli di Malfoy Manor.

Quando però li richiuse, l'immagine della ragazzina che gli sorrideva fu più nitida che mai.








Note

Ciao ragazzi, grazie intanto di essere arrivati fin qui. Ho solo un paio di cose da dire, la prima è che secondo me Voldemort si drogava pesantemente di sangue di unicorno (prolunga la vita, sapete com'e...), la seconda è che Lily non smise mai di volere bene a Severus, malgrado lui fosse convinto del contrario. Mi piace pensare che lei gli sia stata vicino come un angelo custode, è l'unica consolazione che posso darmi per come sono andate le cose fra di loro! :(

Ah, Voldemort non gli ha offerto Bella sul serio, l'avrebbe deriso sia che avesse detto di sì sia che avesse detto di no, e non tanto perché è geloso, quanto proprio perché è crudele e si diverte così... Ma come sente la presenza tangibile della 'luce', ammutolisce e si spaventa a morte, così impara.

Spero vi sia piaciuto, a presto!




   
 
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