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Autore: akane 101    11/01/2016    1 recensioni
un sogno che si realizza,una realtà dubbiosa.Tutto dipenderà da Akane.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7
ABBANDONO



Kamen era come una bambina eccitata al pensiero di andare alle giostre. Fremeva d’impazienza, non volle aspettare oltre. Appena il cielo divenne sufficientemente scuro da passare inosservata, si era precipitata sul suo posto preferito.
Certo, preferito e tenuto segreto gelosamente, come un pirata che avrebbe difeso da mani estranee il suo tesoro di inestimabile valore. E se qualcuno si fosse intromesso tra loro, non avrebbe trovato scampo.

Eccola, la porta vecchia, scardinata ma riusciva comunque a tenere chiusa la stanza. La aprì normalmente, con una certa emozione. Essa rivelò quello che copriva all’esterno: una stanza squallida, vecchia, piena di polvere e ragnatele, segno del suo totale abbandono. Con un’unica finestra ancora intatta che dava vista all’esterno. Tuttavia qualcosa era rimasto, oltre che stato aggiunto poi recentemente. Un vecchio tavolo, un vecchio specchio appeso alla parete e senza cornice, una vecchia sedia. Sopra il piano mobile c’erano gli oggetti che le servivano: tra questi c’erano una bottiglietta di vetro ed una candela che serviva per l’illuminazione nelle ore più buie. Sul pavimento c’era dell’incenso che bruciava e sprigionava il suo profumo.

Kamen non chiuse la porta dietro di sé, non c’era nessun pericolo di nemici. Si avvicinò al tavolo, con un fiammifero accese la candela. Un po’ di luce ci vuole. Lentamente si sfilò la maschera. I suoi capelli caddero dolcemente sulle spalle. Prese la bottiglietta e ne bevve il contenuto. Brindò tra sé e sé alla sua salute, alla sua vittoria e alla sua buona sorte molto favorevole. Sorrise guardando davanti a sé, con un sorriso di trionfo e d’orgoglio come i cacciatori che esibiscono agli altri la loro preziosa preda. Sì, in fondo lei era una cacciatrice e ciò che era davanti una preda molto prestigiosa!

Ranma era lì, in apparenza dormendo ma in realtà totalmente incosciente, seduto con la schiena contro la parete, le mani legate ai polsi con le corde fissate dall’alto a loro volta legate ad una sbarra di ferro attaccata al muro, vicino alla finestra. Alla sua sinistra vi era quell’incenso. Kamen fu estasiata dalla vista di quel giovane, era così bello, sensuale, le piaceva tutto di lui.
-Tutto sta andando esattamente come nei piani. Presto completerò tutto il quadro e la mia vendetta si sarà compiuta!-
Si avvicinò ulteriormente al ragazzo e gli sollevò il mento. Ancora com’era bello!
-Ranma… amore mio… presto sarai solo e solamente tutto mio! Non ci saranno altre fidanzate che si intrometteranno tra di noi! Ranma…-
Kamen chiuse gli occhi e si preparò per baciarlo.
-A-Akane…- mormorò a bassa voce lui, sempre incosciente.
Un lampo di rabbia attraversò gli occhi di lei che indietreggiò subito.
-Akane…! Sempre lei! Io…quella lì non la sopporto proprio! La detesto!!!- prese la bottiglietta ormai vuota e la scaraventò furibonda a terra la quale si ruppe sul corpo.
-Presto la dimenticherai, eccome se la dimenticherai! Ed anche tutte le altre oche!-
-Eheh! È ancora troppo presto!-
Kamen si girò verso l’altra persona. –Ah, sei tu vecchio!-
Il vecchio era lì sulla soglia della porta. Era una persona di statura media e stavolta non aveva cappuccio e mantello per coprirsi ma solo una maschera. Kamen non sapeva come si chiamava in realtà né lo aveva visto direttamente in volto. Anzi, l’unica cosa che sapeva di lui era che era il suo debitore. Del resto altro non gliene importava proprio nulla.
-Hei ragazza mia. Cerca di portarmi rispetto. Ricordami che devi perlopiù chiamarmi “Signore degli incensi”.-
-Credimi, sono così furiosa che non so che farmene delle buone maniere!-
Il vecchio sospirò. Quanti clienti aveva incontrato che non gli portavano rispetto? Ma per sua fortuna sapeva bene come farli stare al loro posto!
-Ok, puoi fare come ti pare. Ma ricordati che la tua vita è nelle mie mani!-
Kamen sussultò, dandosi della stupida. Sapeva benissimo cosa intendesse lui. Ma perché non aveva frenato quella lingua quand’era ancora in tempo?
-Immagina cosa potrebbe accadere se manipolassi il calderone… prima dei tempi previsti?-
Questo aggiungeva sale alla ferita. Già, stava per mandare all’aria il suo sogno che aveva sempre preso più corpo. Ma non poteva interrompere così, aveva bisogno ancora di tempo! I suoi sforzi sarebbero stati vani!
-Mi perdoni Signore!-
Da dietro la maschera sorrise soddisfatto. –Certamente! Ho il cuore per perdonare!-
Kamen si rilassò. Pericolo scampato!

 

Mattina. Era una giornata veramente serena ed allegra.

Akane stava così bene a poltrire sul suo letto che avrebbe saltato volentieri la colazione. Ma il continuo bussare della porta e la voce di Kasumi le fece interrompere i suoi piani.
-Akane! Akane! Presto, alzati!-
-Mmmm… che c’è Kasumi?- disse mettendosi a sedere sul letto ed aprendo malvolentieri gli occhi. –Ok, la colazione la farò, ma non bussare in quel modo!-
Kasumi aprì la porta. La sorellina vide che aveva un’espressione allarmata.
-Akane, devi venire assolutamente giù! I signori Saotome….-

-E così voi mi avreste fatto chiamare per dirmi che ve ne volete andare.- Soun si rivolse a loro in modo calmo e pacato. Era sorprendente questo suo autocontrollo, invece di mettersi a schiattare dalla notizia.
In tutta risposta, Genma e Nodoka stettero seri, testa un po’ abbassata, occhi chiusi e in uno strategico silenzio. Erano seduti nella solita stanza da pranzo, poco più in là, attaccati alla parete, c’erano i loro bagagli.
Akane, ora vestita di tutto punto, si era precipitata insieme a loro.
-Perché vuoi fare una cosa del genere, Genma?- continuò Soun.
Saotome alzò la testa ed aprì gli occhi. Sua moglie lo imitò.
-Il motivo è ovvio. Ranma non c’è più e quindi non ha senso che restiamo qui.-
-Ranma è sparito soltanto da un giorno! E se tornasse domani?-
-Guarda in faccia la realtà, Soun: mio figlio non tornerà mai più. Ha fatto i bagagli e senza dire niente a nessuno se né andato.-
-Quindi è per questo motivo che anche voi volete andare … Genma!!!- Soun sbattè la mano sul tavolo. Lo fissò molto attentamente con aria di sfida. –Genma… Genma…-. Secondi di silenzi invasero la stanza, regalando una buona dose di suspense. Poi riprese. –Genma no, ti prego!- il capofamiglia cominciò improvvisamente a supplicare, facendo così metter fine ai suoi modi da duro. –Fino a ieri credevi nel suo ritorno! Allora perché oggi sostieni il contrario?!-
-Ci abbiamo pensato tutta la notte e ci siamo svegliati con la stessa conclusione.-
-Saotome, no!!!- non riusciva a credere alle proprie orecchie. -Io e te siamo grandi amici da tantissimi anni, abbiamo condiviso tanti bei momenti, abbiamo sofferto insieme per le torture del maestro! Sei il mio compagno di Shogi, il mio compagno di bevute, di risse! Non siete costretti ad andarvene!-
-Possiamo ancora rimanere amici, ma anche se abiteremo distanti.-
-Dove… dove ve ne volete andare???-
-Abiteremo nei luoghi dove Ranma ha vissuto i primi anni della sua infanzia. È l’ideale per ricominciare tutto d’accapo.-
Dei lacrimoni scesero dagli occhi di Soun. Genma era irremovibile! Provò con Nodoka.
-Nodoka!!! Ti prego! Almeno tu! Convincilo a fargli cambiare idea!-
-Mi spiace Soun.- disse lei. –Sono pienamente d’accordo con le decisioni di mio marito. Dove andrà lui, io lo seguirò. Siamo stati una famiglia divisa per troppi anni.-
-Voi due siete matti! Non c’è bisogno che ve ne andiate! Aspettate ancora!-
-Avanti Nodoka. Mettiamoci in marcia.-
-Sì andiamo.-
-Nooo! E che ne sarà del futuro della palestra? E il fidanzamento dei nostri figli? E i nostri accordi?-
I coniugi Saotome si alzarono in piedi.
-Ah, vero. Quasi me ne stavo dimenticando. Con l’assenza di Ranma come credi di pensare al futuro della palestra? A questo punto non c’è altra soluzione: dichiaro di voler sciogliere il fidanzamento! Akane merita di meglio e questo è tutto!-
Soun fu come colpito in pieno da un fulmine.
-Nooooooooo!!! Solo lui è degno di mia figlia!- e cadde in ginocchio.
Akane restò di sasso.

“Sciogliere il fidanzamento”.
Quante volte aveva desiderato di porrer fine ad un’unione forzatamente imposta dai loro genitori? Quante volte lei e Ranma se l’erano dovuti vedere con i vari e macchinosi stratagemmi dei loro padri per farli finalmente capitolare? E adesso il signor Genma, che è stato un fedele alleato, oltre che migliore amico di suo padre, era lì che dichiarava a gran voce la sua intenzione di mollare tutto. E lo faceva con una gran faccia seria. Com’era possibile?

I signori Saotome si caricarono dai bagagli e si diressero verso la porta d’ingresso, sotto gli occhi di una preoccupata e incredula Kasumi.
Soun li raggiunse correndo, in un ultimo disperato tentativo di persuasione. Akane li raggiunse come in trance.
-Genma!!! Si può sapere che ti è preso??? Io non ti riconosco più! Dimmi che è uno scherzo!-
-Nodoka, dammi il kit di emergenza.- parlò a bassa voce alla moglie.
-Sì!- e gli passò un secchio d’acqua. Lui se lo versò addosso e divenne panda.
-Genma! Ripensaci! Stai commettendo un errore! Ti rendi conto che sarò solo a tener conto al maestro?! Cosa ne sarà della nostra alleanza? Non te ne andare! Perché fai così? Dimmelo!!!- il capofamiglia lo trattenne per un braccio.-
Il panda estrasse un cartello che diceva “I panda non parlano mica!”.
-Akane!!!- Soun si precipitò dalla figlia. -Fa qualcosa! I tuoi futuri suoceri se ne stanno andando! Te ne rendi conto?-
Lei colta alla sprovvista si rivelò impacciata.
-Ma papà… ecco io…-
Il panda aprì la porta.
Nodoka si voltò verso loro e si inchinò: -Grazie per la vostra ospitalità. Ve ne saremo sempre riconoscenti! Addio, abbiate cura di voi. La vita va avanti nonostante tutto.-
Diede loro le spalle e si avviò col marito.
Soun cadde a terra sconvolto al massimo.
-Quello non poteva essere Genma! Non lo riconosco più!-
“La famiglia Saotome se né andata per sempre da qui…” pensò ancora sconvolta. “Prima Ranma e poi loro… Ma cosa diavolo sta succedendo qui???!!!”


Genma e Nodoka camminarono ancora a lungo, quando ad un tratto vennero fermati da alcune persone scese dal cielo. Una di loro soffiò una polverina sul volto della donna che perse i sensi, un’altra la sorresse prima che cadde. Un’altra ancora estrasse un ramo il bambù e il panda, annusandolo con gusto, si fece seguire senza fatica. E poi c’era un’altra persona che guardava soltanto, compiaciuta del risultato.
-Ecco. E con loro il quadro è finalmente completato!- esultò trionfante Kamen.

 

   
 
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