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Autore: feffyna22    11/01/2016    5 recensioni
WHAT IF - Katniss vive nel distretto 12 insieme alla sorella e alla mamma. E' molto amata da Haymitch, che è la figura paterna di cui sentiva la mancanza dopo la morte del padre. Verrà estratta per partecipare agli Hunger Games insieme al suo amico Gale, lasciando dietro di sé sentimenti nuovi, che aveva appena iniziato a nutrire verso Peeta, un suo compagno di classe.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black Pearl'
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CAPITOLO 6 - Countdown



Resto a bocca aperta. Chissà Gale come prenderà questa notizia.
“Non ho potuto comprartene altri, già così ho speso due anni di vincite, il resto ti servirà nell’arena”, è sudato e agitato, visibilmente scosso dall’astinenza e vestito di tutto punto con uno sfarzoso frac capitolino color menta. Si è tagliato la barba.
“Farò di tutto per farti uscire da lì viva!”, sto piangendo di nuovo. Lui sembra soddisfatto e mi abbraccia.
“Non ti avrei mai chiesto tanto”, dico io. E vorrei fargli capire che non me ne importa di quello che sarà di me, ma che vederlo lì, sobrio, curato… “Promettimi che, qualsiasi cosa accada, troverai sempre un ideale per cui combattere”, gli dico. Lui sembra capire, “Bambina”, dice, “Tocca a te combattere adesso!”.
 
Arrivo completamente impreparata, so usare coltelli e arco ma so che anche con un centro perfetto potrei ottenere ugualmente solo un voto mediocre, il che vuol dire che nessuno mi noterebbe. Non posso competere con i favoriti.
Chiamano il mio nome.
Ci sono dei bersagli e ogni possibile arma. Mi dicono che ho tutto il tempo per concentrarmi.
Ma io non ho tempo. Ho otto minuti. E poi sono stata scelta per gli hunger games, sanno già che non ho più tempo. Fanno finta di niente, mi illudono con il loro modo di fare che io possa davvero vincere.
Lo sanno che noi tutti moriremo in quell'arena. Come possono non rendersene conto? Li fisso inclinando la testa da un lato, li guardo brindare con calici di cristallo e penso alla povertà evidente sul mio corpo prima di partire. Ci hanno fatto rimpinzare per eliminare ogni sofferenza sul viso.

Questo è davvero il mio mondo? Non lo sento mio, non sento nulla di mio qui. E se dovessi vincere? Cosa guadagnerò? Non riavrò nemmeno me stessa, sarò di loro proprietà. Mi costringeranno a sottopormi ad interventi di chirurgia estetica, che qui va molto di moda. Mi tingeranno i capelli e dovrò dire una quantità infinita di idiozie nei talk show, non mi faranno più tornare a casa. Sinceramente, Kat, hai qualcosa da perdere? Se anche Peeta riuscisse a sfamare Prim e la mamma, quanto mai potranno resistere? Sono già morte.
Potresti vivere come una regina se vinci questi Giochi. Ma, ancora, io non vincerò. E se anche vincessi, uccideranno la mia famiglia, come hanno fatto con Haymitch.
Haymitch, hai buttato via due anni delle tua vincita. Ed io sto sprecando ogni minuto. Potrebbero addirittura riversare la loro furia su Peeta.
Io non ho nulla da perdere. E perché penso a queste cose adesso? Anni di allenamenti, di strategie e non ho la minima idea di quello che sto facendo. 


Basta
Haymitch, perdonami.
A quel punto è un attimo, lancio un coltello verso gli strateghi, si conficca con precisione nella mano del tale che durante la sfilata mi aveva definito "una bimbetta niente male".
E poi mano e coltello si conficcano nel muro e quello sta lì fermo che urla con la mano alzata mentre fiotti di sangue inondano la tavola imbandita.
Nessuno sa cosa fare, stanno lì imbambolati a fissarmi. Mi inchino ed esco fuori dalla sala.

Torno nell'attico, si aprono le porte dell'ascensore dopo qualche minuto ed Haymitch e Cinna sono davanti a me, mi ributtano nel vano dell'ascensore ed iniziano ad urlarmi contro.
"Cosa hai fatto? Cosa?!"
"Sei stata convocata dal Presidente Snow! Nessuno è mai stato convocato dal presidente dopo la prova!"
Mi riempiono di parole, prendo consapevolezza un poco alla volta. Mi rendo conto di cosa ho combinato, ho rovinato tutto. Ho calpestato il mio istinto di sopravvivenza. Non ho lottato. Ma lottare non sarebbe servito a nulla. Onore e gloria a Gale, li ucciderà tutti.
"Ho lanciato un coltello contro Templesmith".
Cala il silenzio, nessuno in tutta Panem potrebbe mai indovinare cosa ne sarà di me adesso. E pensare che fino a pochi minuti fa il mio destino sembrava già scritto.
Un bel modo di rimettersi in gioco.
 
Arriviamo nell'atrio della villa presidenziale.
"Lo so", dice Haymitch. Lo guardo e riconosco sul suo volto la stessa rassegnazione che imperava sul mio mentre lanciavo quel coltello.
"Sbagli, Kat. Avresti vinto questi Hunger Games".
Cosa? Ora mi legge nella mente?
"È il filo che ci unisce", penso. Ci abbracciamo, ricaccio dentro di me il senso di colpa per quegli otto minuti sprecati e seguo una senza-voce che mi conduce davanti alla porta dello studio del presidente.

 
 
♦ ♦ ♦
 
 
“Signorina Everdeen”, mi accoglie il presidente sorridendomi. “E’ stata molto insolente”. Sento le guance gonfiarsi e sento il mio sangue concentrarsi sul viso. Il pulsare delle vene sul collo mi distrae e non mi sento davvero lì, mi sento al di sopra o al di fuori da me.
 
Immagino un coltello recidermi la gola.
Immagino un proiettile mortale dritto in testa.
Immagino la prigionia e la tortura.
Immagino un cappio intorno al mio collo.
Non
Voglio
morire
.
 
Fuori dalla finestra i rami di un albero vengono scossi dal vento. Ricordo il mio dente di leone, mi rendo conto di quanto non conosco della vita e di quante cose desidero conoscere e vivere. Pensavo di essere pronta a morire, ma non lo sono.
Sono assente.
Si aspetta forse che io dica qualcosa, ma non ci sono più.
Continua: “Mi ha messo in una scomoda posizione, lei comprende. Purtroppo, secondo il regolamento è necessario che lei prenda parte ai giochi –alzo lo sguardo- e non è ammessa una sua sostituzione. Tuttavia il suo atteggiamento non resterà impunito. Dovrà seguire le mie istruzioni o le assicuro che la sua famiglia ne pagherà le conseguenze.”
Sbuffo e mi lancio contro la scrivania alla quale siede, ma due pacificatori mi trattengono dalle braccia, di nuovo il senso di abbandono vince e non oppongo resistenza.
Il presidente ride e si diffonde un odore ferroso di morte nella stanza. Solo a quel punto mi accorgo delle rose bianche che circondano lo studio: il loro profumo innaturalmente forte raggiunge le mie narici quando ancora non sono riuscita a liberarmi della puzza di sangue. Il tanfo mi risveglia: non sto per morire. Sento la mia anima alleggerirsi. Non ho mai parlato di anima in vita mia, ma in quel momento io l’ho percepita. Ho percepito l’eterno sospiro della sopravvivenza.
Non mi ucciderà oggi.
“Le verrà consegnata una fiala. Ne ingerirà il contenuto prima di salire nell’arena. Vede, non posso ucciderla, ma con un poco di fortuna esploderà per via delle mine che circonderanno la sua pedana molto prima del minuto che la separerà dall’inizio dei giochi. Sia convincente nell’intervista di domani, sfoggi il suo miglior sorriso. Nessuno deve sospettare nulla, neanche il suo mentore. Spero le sia chiaro adesso che ogni azione è seguita da una giusta conseguenza.”.
Mi ucciderà domani.
Di nuovo, sento il mio cuore pesante. Sono confusa.
Penso a mia madre, a Prim, a Peeta. So che non mente, in fondo è la stessa persona che ogni anno ci uccide, ventiquattro alla volta. Non ho scampo.
Non ho detto una parola. Sarò raggiante.
 
Haymitch ha capito qualcosa. Io non sono mai raggiante. Meglio così, in un certo senso l’ho avvertito, sarà vigile, nemmeno lui è al sicuro. Effie e Cinna esultano e decantano la benevolenza di Snow ed io fingo una buona quantità di sorrisi. Ci ritroviamo sul divano, attendendo i voti. Gale ha terminato il suo ultimo allenamento, non sa ancora nulla, ma già dopo i miei primi due sorrisi ha capito che qualcosa non va.
Caesar saluta i telespettatori e si rammarica per l’assenza di Templesmith, “Aveva forse un ultimo ritocchino da fare prima del grande giorno, voi che ne dite?”, ammicca. Il pubblico esulta mentre io penso all’equipe di medici che adesso starà provando a curare in fretta e furia la profonda ferita inferta dal mio coltello.
La classifica scorre senza intoppi, i tributi dai primi due distretti ricevono voti altissimi. Hanno sguardi feroci persino nelle foto di presentazione. Eppure non li temo. Tra l’altro, morirò in meno di qualche secondo, neanche dovrò mai affrontarli.
Una ragazza del 5 con i capelli rossi ha preso 8 e, piacevole sorpresa, anche la bambina dell’11, Rue.
“Gale Hawthrone…11!”, esultano tutti, esulto anche io. Raggiante. “Hai fatto colpo, eh?”, ammette Haymitch con falso entusiasmo.
Gale solleva un sopracciglio, ammiccando con il suo solito sguardo presuntuoso. Quindi bastava questo. Bene.
“Katniss Everdeen…cosa? Ok, non era mai successo prima, 1!”
La folla sussulta ma Caesar cambia rapidamente argomento e dopo qualche pettegolezzo chiude la diretta.
 
Restano tutti in silenzio per diversi istanti. Non ho la forza di sorridere adesso.
“Un voto così basso ti farà avere più sponsor di un 12, almeno”, esclama Haymitch. Adesso lo fissiamo tutti. “Che c’è? E’ vero! Insomma, tutti amano le cattive ragazze. E tutti hanno seguito gli allenamenti di Kat, è chiaro che è allenata molto di più di qualsiasi altro tributo… –Gale sbuffa- …ehi, senza offesa, ma quello che sai fare con i coltelli e l’arco lo devi a lei, lo sai!”.
 
Arriva la cena e continuiamo a parlare per il resto della serata di varie tecniche di sopravvivenza e di come apparire domani all’intervista. Che spreco di tempo.
 
E’ il giorno dell’intervista e ho la nausea.
Haymitch continua a dirmi che sono fantastica, che ho molte buone qualità. Ma so che mente. Passo tutta la giornata fingendo che lui sia Caesar, ma lui storce il naso ad ogni mia battuta. Che novità, io non sono una persona divertente.
“Potremmo farti bionda, il biondo riscuote molto successo!”, propone Haymitch.
Ma mi innervosisco. “Scherzo”, mi urla dietro, ma io sono già andata via.
 
 

♦ ♦ ♦
 

“Ti adoreranno per come sei, non sei stupida, non dire certe cose ma per il resto sii te stessa”, l’ultimo consiglio di Cinna, lui starà tra il pubblico.
Caesar Flickerman è il presentatore dei giochi, mette a proprio agio i tributi e aiuta nei momenti più imbarazzanti.
“Katniss”, mi sorride con allegria, “Sei splendida! Lo è davvero, voi che dite?”, il pubblico risponde con applausi. Le luci mi accecano ed io non vedo nulla, mi limito a sorridere ed immagino i fastosi personaggi, stretti nei loro outfit improbabili.
Non mi è chiara l’idea che si sono fatti di me, non so cosa dicono di me mentre mi alleno, mentre guardano le interviste dei miei parenti e dei miei amici. A parte che quasi nessuno mi conosce davvero nel distretto. Prim avrà detto meraviglie. Mia madre avrà pianto. Madge avrà svolto il suo ruolo alla perfezione: lei al centro dei riflettori, sarà stata tutto un “Oddio, non posso pensare davvero che non la rivedrò più!”.
 
La sorella maggiore, Katniss.
La figlia perduta, Katniss.
La migliore amica, Katniss.
 
E Peeta? Avranno intervistato anche lui? Spero di no, spero che nessuno si accorga di lui o sarà in pericolo, senza neppure rendersene conto. Ok, non è molto ma è un buon punto di partenza. Sii raggiante e proteggili.
 
“Grazie Caesar, ma ho ancora molto da imparare, in fondo sono arrivata pochi giorni fa, insomma è tutta una novità. Non mi aspettavo che Capitol City fosse così bella, la tv non le rende giustizia, non sembra nemmeno reale, tanto è bella. E lo siete anche voi, siete bellissimi. Non ho mai conosciuto così tanto affetto da quando… -prendo un respiro, fingo una lacrima- …da quando ho perso mio padre”.
Forse con la storia di mio padre ho un po’ esagerato.
 
Applausi scroscianti. Sono nata per stare in televisione, pare.
“Oh Katniss, ti ha lasciato quando eri molto giovane, non è vero? Sembra che ti manchi ancora molto!”.
“Oh, Caesar, non passa un momento senza che io non ci pensi. Eppure con me la vita è stata abbastanza gentile da farmi incontrare Haymitch, che per me è molto più di un mentore. Insomma, da sobrio è più simile ad un padre per me di quanto egli stesso sospetti”, adesso Haymitch ha abbastanza riflettori su di sé da avere la vita in salvo almeno fino alla fine dei giochi, a prescindere da quello che succederà a me. “Il problema è che è abbastanza difficile trovarlo completamente sobrio!”, rido. Ridono tutti. Allargo il sorriso e devo asciugare alcune lacrime. Le scambieranno per ilarità, ma sono lacrime di paura e di tristezza infinita.
“A proposito del tuo mentore, Katniss. Sappiamo che ti ha finanziato il colloquio privato. Cosa ti ha detto al termine della prova? Come ben sapete –fa una smorfia e abbassa il tono della voce- Katniss ha preso 1 per la prima volta negli Hunger Games. Oso chiederti se puoi darci qualche piccolo indizio su quello che è successo!”, ammicca.
“Sarò per sempre grata ad Haymitch per molte cose. E’ stata una sorpresa, ma anche se l’avessi saputo prima, so che non avrei avuto alcun modo di oppormi. Grazie Haymitch!”, lo cerco tra la folla, lo inquadrano nuovamente. Perfetto. E’ visibilmente imbarazzato da tutta quell’attenzione, alza la mano in segno di saluto. Ormai ha capito che qualcosa non va. Noto il mio sguardo assente nello schermo, torno a sorridere immediatamente.
Ci penserai dopo, concentrati.
“Per il resto non posso rivelarvi nulla della prova”.
“E noi non vogliamo che il Presidente Snow si indispettisca!”
“Non io!”, faccio una smorfia, accavallo le gambe, mi metto a mio agio e sento il volume delle risate salire.
“Parlando, invece, della sfilata”, mi dice Caesar ricomponendosi, “La ragazza in fiamme! Non si parla d’altro!”
“Volete rivederle? Le indosso anche oggi!”
La sorpresa coglie impreparati i capitolini, molti si alzano in piedi ed iniziano ad applaudire, in coro mi incitano a mostrare loro le mie fiamme.
Mi alzo in piedi ed inizio a volteggiare. Il vestito prende fuoco e sento lo stupore rincorrersi tra il pubblico.
Ma io non vi vedo. Questa intervista è stata una passeggiata. Con la luce bianca puntata dritta negli occhi, mi sembrate più falsi e distanti di quanto già non lo siate.
Caesar mi saluta ed io scendo finalmente le scale.
Incontro lo sguardo di Gale, anche lui in tensione.
 
“Gale! L’uomo del momento”
“Caesar!”
“11! Un voto degno dei preferiti! E devo dire che durante i tuoi allenamenti era difficile pensare ad un voto inferiore!”
“Grazie, non sono bravo con le parole. –stringe le labbra- Il vostro affetto per me… –solleva gli occhi e punta dritto alla telecamera- …significa tutto!”
“Che ragazzo meraviglioso, non lo pensate tutti? E ricordiamo che ti sei offerto volontario al posto di tuo fratello, non è vero?”
“Sì. Lo farei altre mille volte, i miei fratelli sono tutto ciò che ho.”
“Dicono che ogni fanciulla del distretto 12 e di Capitol City cada ai tuoi piedi! Possibile che non hai ancora trovato la tua anima gemella?”
“A dir la verità, Caesar, Non proprio tutte cadono ai miei piedi. Da molto tempo ormai una ragazza mi dà un bel po’ di filo da torcere.”
“Impossibile!!!”
“Oh, beh, ormai non ha senso parlarne.”
“Ma ora siamo curiosi, vogliamo sapere! Chi è?”
“Lei è l’altro tributo”.
Quindi ora lui passa per santarellino ed io per stronza?
 
Attendo che scenda le scale, sono imbizzarrita, ma provo a mantenere la calma. Haymitch ha preparato a lungo anche lui, di sicuro non avrà lasciato nulla al caso. Spiegazioni. Ok, stanno arrivando tutti e due. Spiegazioni, voglio spiegazioni. Devo capire, devo sapere.
“Kat, è tutto ok, avevamo progettato tutto!”, dice Haymitch e basta questo per tranquillizzarmi.
“Ok, ma ora cosa penseranno di me? Ho preso 1, spezzo il cuore dei bravi ragazzi…”
“E penso che sia la tattica migliore che hai al momento!”
“La storia d’amore incuriosirà tutti, qui a Capitol queste cose sono molto seguite!”, aggiunge Gale. Ci rifletto un po’ su. Hanno ragione.
 
Non ho molta fame, ma non so come sarà l’arena domani, quindi mi abbuffo finchè non sento di stare sul punto di scoppiare.
“Vado a chiamare Madge!”, mi alzo e vado in camera. Per la prima volta da quando sto qui, posso finalmente utilizzare il telefono. Solo il sindaco ne possiede uno nel suo studio, per le comunicazioni necessarie durante i giochi. In questi giorni la linea è sempre stata occupata: ho parlato con una certa signora Wilson che mi ha detto di richiamare la sera dopo l’intervista. Avrebbero lasciato il telefono a Madge per qualche minuto.
 
“Pronto?”
“Madge sono io!”
“Katniss! –l’energia iniziale nella sua voce si placa improvvisamente- Abbiamo poco tempo. Come stai?”
“Non lo so. –sono già morta- Come stai tu? Prim? Mamma?”
“Stiamo bene, volevo farti parlare con loro ma glielo hanno proibito. Tua mamma sta lavorando molto e Prim è un po’ giù di morale, ma qui le vogliamo tutti bene. Puoi stare tranquilla, non le mancherà nulla.”
“E Peeta?”
Ma non risponde.
“Madge?”, incalzo io.
“Peeta si è fidanzato con Delly da un paio di giorni”.
 
“Katniss, ci sei? E’ finito il tempo, devo chiudere. Devo portare un tuo messaggio?”
“Abbraccia Prim”, inventati qualcosa, Kat. Non si abbandona una sorella in un posto del genere così, con un abbraccio. “Dille che rivivrò nei denti di leone che spuntano in primavera”.
“Katniss…”, cade la linea.
 
Peeta fidanzato.
Domani a quest’ora non esisterà nessuna Katniss Everdeen. Come può farmi soffrire così tanto l’idea di aver perso Peeta e così poco la morte? Perché a me? Perché tutto questo a me? Perché non bastava la morte di mio padre? Perché anche i Giochi? Perché Peeta?
Amo Haymitch, il mio cuore era sincero quando parlavo di lui durante l’intervista.
Amo Prim, è un fiorellino delicato, un quadro ancora tutto da dipingere.
Ma Peeta è molto di più, Peeta è la testimonianza di come si può crescere forti e incorrotti anche ricoperti da cenere e cicatrici. Perché anche Peeta?
Sarebbe stato più difficile morire domani, sapendo che quel suo abbraccio era riservato a me e a me soltanto e che quelle dolci promesse di felicità erano destinate a perdersi con la mia partenza.
Ma ora, ora sarà facile morire. Non c’era alcun futuro per noi, mi è tutto chiaro ora. Ero predestinata a questo, a morire in un’arena, svuotata di ogni emozione. Di cosa mi meraviglio? Era un segno la morte di mio padre. Lo era la poca considerazione che mia madre aveva per me. E non sono mai stata come le altre bambine, io. Non ho mai fatto progetti per il mio futuro. Non sono mai stata come gli altri.
Non è stato un caso che sia stata scelta per questi giochi. O forse sì, ma sono contenta che sarò io a morire e non una delle ragazze che conosco.
Loro meritano di vivere, di avere dei figli, di essere felici.
Io non ho mai nemmeno voluto avere dei figli. Non sono mai stata felice.
Peeta non sarà mai mio, io non esisto già più.

Questa camera mi soffoca, sono insofferente al profumo di lavanda, non me ne ero accorta prima ma è ovunque.
Gli specchi, è pieno di specchi qui.
Devo uscire, vorrei morire già oggi. In questo istante.
In punta di piedi raggiungo il terrazzo.
 
“Bambina”, anche Haymitch non riesce a dormire, “Come stai?”.
Non rispondo, si vede tutta Capitol da qui, i giochi di luce che provengono dalle ville mi emozionano. Il vento è caldo e mi accarezza i capelli. Sto già meglio. Ma non riesco a parlargli, non riesco a guardarlo negli occhi.
“Non ci si può buttare da qui, c’è un campo di forza che ti ributta su. Al massimo ti ritrovi con qualche frattura, ma sappiamo bene che ti conviene entrare nell’arena in perfetta salute”.
Maledetto filo!
Prendo coraggio, “Era tutto vero quello che ho detto prima, di te”. Mi abbraccia e versa molte lacrime. Ma che ho fatto? Dicono che a volte quando uno sta per morire, si riprende per qualche momento per dire addio ai cari. E’ questo? Quello che sento? Quello che mi sta succedendo? Mi vergogno delle cose che dico, mi sento sciocca e vulnerabile. E’ sempre stato così, tranne che con Peeta.
“Haymitch”, ci guardiamo negli occhi, lui ancora piange ed io anche sento di non potermi più trattenere, “Lui non mi ama”. Che cosa ho detto? Io? Tra i singhiozzi ed il pianto magari non ha capito, magari non se n’è accorto. Magari mi ama ma sa che sono già morta. Niente, non riesco a non pensare a Peeta.
Mi distacco dalle mie emozioni ma Haymitch, so che lo sente, mi riacchiappa e mi fa sfogare ancora un po’, finchè non ho più lacrime.
 
Ci calmiamo. “Non ne farai parola con nessuno, spero”, mi chiede asciugandosi il viso umido di pianto.
“Che sia reciproco”.
“E’ Gale?”, chiede con dolcezza, evitando il mio sguardo per non mettermi in imbarazzo. Lo apprezzo e decido di essere sincera con lui. La vedo come un’eredità, a qualcuno dovrò pur lasciare il malloppo.
“Fammi il piacere!!!”, gli dico sorridendo. Torno seria, “E’ Peeta Mellark”.
Haymitch ci pensa un po’ su e poi sentenzia, “Non lo conosco”. Prevedibile, dato che non è mai uscito dal villaggio se non per la mietitura.
“E’ un bravo ragazzo? C’è mai -tossisce- c’è mai stato qualcosa tra di voi?”.
Ok, questa mi è nuova. Haymitch si sta perfettamente calando nel suo ruolo paterno. Forse senza questi giochi non avrebbe mai detto nulla di tutto ciò. Ma la mietitura, la paura della morte, il Presidente Snow che mi convoca dopo la prova… le nostre emozioni sono esposte e le sensazioni si fanno più intense. Forse non avrei nemmeno sofferto tanto per Peeta se non fossi certa di avere una manciata di ore di vita appena. Non sono abituata a tutto questo, ma più ci rifletto, più non trovo risposte.
“E’ fidanzato. Si è fidanzato due giorni fa, mi ha detto Madge stasera. Non c’è mai stato nulla, ho frainteso la sua gentilezza. È molto gentile ed io temo di essere troppo rovinata per una persona così. Se sopravvivo all’arena –imbroglio- sarò ancora più sciupata di come sono adesso. Io non vorrei mai amarmi.”
 
“Non so se è così gentile come pensi, nemmeno io ho conosciuto molta gentilezza. Le persone che lo erano, che erano gentili, lo sai, le ho perse tutte. Quindi forse hai ragione a pensare che in un certo senso non avete lo stesso destino. Ma ti dico questa cosa, -mi prende il viso tra le mani- voglio che mi ascolti bene e che non dimentichi queste parole. Voglio che te le ricordi fino a quando vivrai e quando sarai triste o stanca o amareggiata, anche solo perché un ragazzo non ricambia i tuoi sentimenti, voglio che in quei momenti ti ricordi quello che sto per dirti”.
Non continua finchè non prometto con convinzione.
“Forse non esiste nemmeno un nome per le qualità che hai. Ma io sono qui, sobrio e con la barba in ordine e ti amo moltissimo, come se fossi mia figlia. Non so che qualità sia questa, ma nessuno ti dimentica. Non è un’eccezione quello che hai creato con me: è solo che di me, non so quale Dio ringraziare per questo, ti sei fidata. Non ti uccideranno in quell’arena. Ci proveranno, ma nessuno ti lascerà morire lì”.
Restiamo a guardare le luci per qualche momento ancora e poi il mio mentore mi costringe a riposare fino al mattino. Chi sono io per rifiutare l’ultima notte in un letto king size tutto per me?

 
 
 

 ♦ ♦ ♦


Sono le 10 del mattino, Cinna mi porge il completo di questa edizione degli Hunger Games. Le tute svelano molto dell’ambientazione dell’arena, Cinna ed io apriamo con trepidazione il pacco.
Mi aspettavo una tuta termica oppure dei pantaloni mimetici. Invece trovo un paio di jeans, una maglietta a maniche corte dai colori sgargianti, un golfino celeste e delle scarpe da ginnastica.
Richiudiamo tutto.
Saluto Gale ed Haymitch, velocemente, che mi viene da vomitare al pensiero di quello che sta per succedere.
Ci dirigiamo nei sotterranei dell’arena.
“Tremi”, mi dice Cinna. Tremo da quando ho aperto gli occhi. Vorrei rispondere ma so che se aprissi la bocca anche la mia voce tremerebbe. A quel punto, senza alcuna difesa, inizierei a piangere.
Mi iniettano il chip per conoscere la mia posizione nell’arena.
Il camerino è spoglio, essenziale. Mi cambio e Cinna aggiusta la mia treccia.
“Mi raccomando, evita la Cornucopia, ci sarà il solito bagno di sangue. E…”
“…Trova l’acqua”, dico io. Cinna sorride, compiaciuto. Lui ed Haymitch hanno ripetuto questa frase a me e a Gale da quando siamo arrivati a Capitol City.
Fa per mettermi la spilla di Madge, con la ghiandaia imitatrice, ma io la allontano, “Preferirei che tornasse a lei”.
Cinna approva e ci dirgiamo vicino all’ascensore di vetro che mi porterà nell’arena.
A quel punto il nostro sguardo si posa sulla mensola che fiancheggia il muro.
Un supporto rettangolare di cristallo giace proprio accanto all’entrata dell’ascensore. Al di sopra, come sospesa, una piccola fiala a forma di goccia. Elegante e letale.
Mi avvicino e la osservo. Vista così, la morte non fa paura. Non pensavo che Snow mi concedesse una morte rapida. Sono quasi più fortunata dei ragazzi nell’arena.
No, non lo sono. Io non sono come loro. Loro potranno lottare per la loro sopravvivenza. Io no.
 
“Katniss, non so se questa devi prenderla ora o dopo nell’arena, probabilmente l’avranno tutti. Esco a chiedere a qualche organizzatore”. Ma io non gli rispondo e la sua espressione, già preoccupata, lascia sfuggire una nuova ruga di paura.
“Kat?”
Ma io non so fingere oltre. Mi giro verso di lui e non riesco a celare un principio di pianto. Piego leggermente la testa da un lato e lui comprende che io già sapevo.
 
“30 secondi”, annunciano. Il countdown è iniziato ed io devo sbrigarmi.
“Kat, non puoi”, ci lanciamo entrambi sulla fiala, lui è più veloce di me.
“Cinna, ucciderà mamma e Prim!”, urlo con disperazione.
“20 secondi”
Il suo sguardo si fa comprensivo e triste, mi accarezza una guancia, “Ci uccidono lo stesso, Kat”. Ha ragione.
“15 secondi”
“Non puoi farmi vivere con questo senso di colpa, non può dipendere da me se delle persone vivono o muoiono!”, provo a convincerlo, disperata.
“10 secondi”
Tre pacificatori irrompono nella stanza, Snow li avrà inviati per accertarsi che assumessi il veleno.
“Infatti non dipenderà da te”, dice Cinna e butta per terra la fiala che s’infrage in mille pezzi.
A quel punto è un attimo, mi getta nell’ascensore –5-, si chiudono le porte di vetro infrangibile -4-, i pacificatori gli sparano nella pancia e lui si accascia per terra -3-, provano ad aprire le porte ma ormai è troppo tardi -2-, l’ascensore sale -1-.
Perché ti sei sacrificato per me, Cinna?
 
   
 
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