Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Vala    13/03/2009    3 recensioni
Cosa fare quando tutte le tue speranze di crearti una vita sociale svaniscono sotto cumuli di timidezza ed inesperienza? Questa è la domanda che si pone Dennis, classico sfigato emarginato dal mondo, alla ricerca di una identità nella grande massa di giovani vogliosi di divertimento e amicizie. Nell'era della tecnologia, in cui internet regna sovrano, gli sfigati di tutto il mondo trovano rifugio nelle chat in cui possono realizzare i propri bisogni di socialità. Ma parlare con un computer non è come presentarsi ad una persona in carne ed ossa. Nascosta tra nickname e frasi non dette, un'arma a doppio taglio sta per abbattersi sulla vita di un computer-dipendente alle prese con la vita reale.
come sempre, se gradite (o no) fatemelo sapere.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Amoreeee!! C’è Guidooooo!!”.
L’urlo della madre passò totalmente inosservato nella casa silenziosa, non un mugugno di risposta avvertì l’ospite alla porta che la sua presenza era stata vagamente notata dal suo compagno di università al piano di sopra.
“Amorrrrrreeeeeeee!!” provò ancora la donna con le mani sui fianchi, più preoccupata che irritata. Erano giorni che il figlio non rispondeva, ma lei andava regolarmente a controllare in camera sua per verificare se avesse compiuto suicidio e lo trovava sempre attaccato al pc, giorno e notte, a digitare sulla stramaledetta tastiera come un pazzo furioso, con le occhiaie che ormai avevano raggiunto i livelli della maratona del Signore degli Anelli che si era sparato pochi mesi prima al termine di una vacanza in montagna. Per non parlare del pallore della sua pelle, faceva impressione a vedere tutte le vene in rilievo, bluastre e pulsanti che cercavano di trasmettere un po’ di vita a quel corpo apatico le cui uniche appendici funzionanti, le mani e dita, funzionavano anche troppo. I primi giorni era sicura che si sarebbe preso un colpo della strega ai pollici, invece suo figlio continuava imperterrito come nulla fosse a chattare. Da giorni. Quasi una settimana ormai. Pazzesco. Che si fosse fatto una ragazza via webcam? Eppure quando era entrata in camera sua lo aveva trovato sempre con le mani sul pc e mai nei pantaloni. La cosa era inquietante.
Guido spostò il peso da una gamba all’altra rimanendo a disagio sull’uscio di casa. La donna lo guardò un momento pensierosa, poi fece spallucce. Se non ci riusciva lui…
“Perché non provi ad andare di sopra? Scusa il disordine, ma sono giorni che quel disgraziato non esce quindi…”.
Guido avanzò di un passo ed entrò in casa. Era la prima volta che lo invitavano a salire al piano di sopra. Non era mai capitato. Ora che ci pensava non era mai capitato nemmeno che lo facessero effettivamente entrare in casa. Si sentiva emozionato, e ancora più a disagio. Ma lo sguardo di affettuosità della madre dell’amico lo calmò immediatamente, gli parve quasi che gli dicesse “stai tranquillo, io ti approvo”. Come se una madre avesse mai potuto dirgli una cosa simile, proprio a lui che…
“AMOOORRRRREEEEEEEEEEE!!!!!! LO FACCIO SALIRRRRREEEEEEEEEEE!!!!!!!” gli urlò in un orecchio la donna voltatasi verso le scale d’accesso al piano superiore della casa.
Un po’ intontito, Guido venne spinto verso i gradini. Non era buio, ma da sopra pareva quasi provenire un’ombra minacciosa, come a indicare che non voleva ricevere visite. Che si fosse arrabbiato per qualcosa che avevano fatto? Magari Tippi centrava qualcosa, come al solito.
Titubante, poggiò un piede sul primo gradino e si voltò a guardare la padrona di casa che lo guardava con un sorriso di incoraggiamento, le braccia conserte, impotente di fronte ai capricci del figlio. Non era mai stata una madre tiranna, e non avrebbe cominciato adesso, anche se certe volte avrebbe proprio voluto dare una bella svegliata al figlio, in particolar modo ora sentiva l’impulso irrefrenabile di salire i gradini a due a due, afferrarlo per le spalle e scuoterlo fino a svegliarlo…o almeno era il secondo pensiero che le era venuto in mente mentre osservava il fondoschiena di Guido salire le scale. Dio, se solo avesse avuto qualche anno in meno…! Quel ragazzo aveva un culo da favola! Che figlio fortunato e pirla che aveva!
Guido bussò alla porta chiusa della camera di Dennis, o almeno di quella che la donna aveva indicato come camera da letto del figlio malato. Nessuna risposta.
“Dennis? È permesso…?” parlò con voce pacata mentre metteva mano alla maniglia. Il freddo metallo gli aderì come un guanto alla pelle mentre abbassava la leva lucida e spalancava l’entrata del rifugio dell’amico. Un gemito gli si bloccò in gola alla vista delle condizioni di quella stanza, già precedentemente disastrata a detta delle voci, ora un vero porcile. A terra stavano pacchi di patatine e fogli appallottolai, batuffoli di polvere smossi dall’apertura della porta, riviste, magliette usate o pulite, difficile a dirsi. Le pile di libri in precario equilibrio minacciavano di travolgere nella loro caduta tutta una serie di oggetti sparsi con una sorta di ordine nella stanza, ordine ovviamente noto solo al diretto interessato che si trovava sul letto, le gambe distese, la schiena poggiata contro il termosifone acceso, il pc in grembo, le mani che continuavano a spremere dalla tastiera ogni linfa vitale dell’essere i cui occhi parevano ormai due buchi neri.
“Che diavolo…!” esclamò in preda al disgusto Guido mentre evitava dei resti dell’ultimo pasto dell’amico, dimenticati su un vassoio per terra. Evidentemente la madre non li aveva notati l’ultima volta che era salita, nascosti com’erano sotto una maglietta apparentemente pulita gettata a caso sopra il piatto, nascosta a sua volta da una catasta di libri e manga. E ancora le dita agili e instancabili non si fermarono.
“…Dennis…?” chiamò la voce preoccupata di Guido, ma l’altro non rispose, si limitò a scuotere le spalle, sul volto un sorrisino soddisfatto mentre le mani si fermavano un attimo dal loro laborioso compito. Finalmente alzò gli occhi a incontrare il volto del visitatore e Guido sobbalzò di riflesso vedendo come si era ridotto.
“…Dennis…puoi capirmi?” domandò sedendosi con cautela sul letto dopo aver spostato alcuni manga e un dizionario di latino, residuo del liceo. …un dizionario di…che minchia ci faceva con un dizionario di latino sul letto?!
Dennis alzò gli occhi due, tre volte. Doveva interpretarlo come un sì? Guido allungò una mano a scostare dagli occhi scavati un ciuffo di capelli appiccicaticci che gli impedivano di vedere bene il volto altrui. L’amico ebbe un sussulto, come se non lo riconoscesse o gli desse fastidio il contatto. Guido si depresse irrimediabilmente, ma tentò di non darlo a vedere. Magari era malato. Gli posò allora una mano sulla fronte e percepì un netto calore. Se non altro era vivo, anche se vagamente accaldato…o no? Non era capace di distinguere, in quella stanza si soffocava, mancava del tutto l’aria. E l’odore che sentiva non era dei migliori. Santo cielo, ma da quanto non si lavava?!
“Adesso andiamo a farci una bella doccia…!” commentò scherzoso tirando Dennis per un braccio, ma un bip improvviso bloccò il tentativo sul nascere mentre gli occhi e l’attenzione del padrone della stanza si spostavano allo schermo luminoso dove lampeggiava una casella di chat. Le mani di Dennis ripresero a scrivere con velocità impressionante. Guido quasi non riusciva a distinguere le dita muoversi. E a tratti nemmeno il pc pareva stare dietro all’umano perché le lettere digitate comparivano con qualche frazione di secondo di ritardo rispetto al comando. Questo sì che faceva paura.
“Dennis!” Guido afferrò l’amico per le spalle e lo scosse con violenza, facendo cadere la pila di manga e libri poggiata contro il letto. I volumi cadendo a terra fecero un bel rumore, aprendosi e sparpagliandosi. Un amante della lettura di fronte ad un simile scempio si sarebbe di certo rivoltato contro l’Attila di turno, ma Dennis si limitò a guardarlo male e lasciarsi scappare dalle labbra un sordo sibilo di disapprovazione prima di guardare di nuovo lo schermo in attesa del prossimo bip di avviso chiamata.
Guido si alzò dal letto con aria sconfitta. Non poteva vincere nemmeno contro una macchina. Era senza speranze.
“…!”.
L’ospite si voltò di scatto. Dennis stava indicando qualcosa sullo schermo. E lo guardava come per invitarlo ad avvicinarsi. Il ragazzo con un sospiro tornò a sedersi sul letto accanto al padrone della stanza che saltellava quasi, agitato, eccitato.
“Allora, cosa ti tiene così incollato al pc da…?” la voce morì in gola a Guido quando vide la pagina aperta per lui dall’amico.
Era una chat, come ne aveva viste tante in vita sua. Non era estraneo a quel genere di intrattenimento informatico, anzi lo aveva sempre considerato un ottimo modo per fare nuove amicizie e scambiarsi informazioni con gente dall’altra parte del mondo, ma nell’istante in cui vide la pagina di dialogo aperta desiderò con tutto se stesso cancellare dalla faccia della Terra tutte le chat aperte in ineternet. Dennis pareva in preda ad un attacco di epilessia per come continuava a sorridere e dondolare ritmicamente, e probabilmente era così.
“…è una chat…” commentò Guido guardando in profondità negli occhi dell’amico come per costringerlo a registrare l’informazione e archiviarla.
“Lo so!” commentò con voce roca Dennis mentre rispondeva ad un messaggio e lo inviava con soddisfazione.
“…stai scrivendo su una chat…” commentò ancora Guido e diede un’occhiata al nome “con qualcuno che risponde al nick di Pulcinella…” e al solo dire quello pseudonimo percepì la bile risalirgli in gola.
“Sì!!” ridacchiò felice l’altro afferrandogli una manica “Ma non è qualcuno a caso…è una ragazza!”.
Guido si lasciò andare sul letto sdraiandosi di botto, causando un’onda d’urto che minacciò di lasciar scappare il pc dalle ginocchia del proprietario che, preoccupato per l’incolumità del mezzo elettronico, si rassegnò a posarlo sulla scrivania dopo aver rovesciato un po’ di roba a terra. L’ospite però non era in grado di notare il miglioramento della situazione mentre fissava vacuo il soffitto bianco della camera. Una ragazza. Dennis si scrive con una ragazza. Il suo cervello non era in grado di pensare a nient’altro al momento. Una ragazza vuol dire che sta cercando qualcuno di speciale che sia di sesso femminile. Incredibile. Non l’avrebbe mai detto. Era talmente tanto strano che non era nemmeno in grado di esprimere il suo stupore e disappunto a parole. Non gli aveva detto nulla. E dire che in fondo lo considerava amico, più di un amico normale anzi. E lui non gli aveva detto una cosa così importante, non aveva…
“…Guido…?” mormorò Dennis preoccupato per il comportamento assurdo dell’amico, mentre si sporgeva in avanti verso di lui per risvegliarlo dall’apparente apatia che l’aveva improvvisamente colpito. Che fosse sconvolto perché lui si scriveva con una ragazza? Allora era davvero…? Ma no, cosa andava a pensare! Di certo ci era rimasto male perché non gliel’aveva comunicato prima, non poteva essere altrimenti! In effetti si era sentito terribilmente in colpa durante quella settimana, talmente tanto in colpa che non aveva osato nemmeno mettere naso fuori dalla stanza per paura di vedere i suoi amici e non sapere cosa dire. I suoi amici…e ora aveva anche una ragazza che frequentava in rete! Un ragazza! Lui! Ma Guido…
“…Guido?” Dennis si sporse ancora, quasi perdendo l’equilibrio, e posò una mano insicura sul petto del compagno d’università per richiamarlo al mondo. Guido finalmente voltò lo sguardo e lo fissò  con un’intensità tale che Dennis rimase impietrito, senza osare muoversi per paura di scatenare qualcosa di sconosciuto.
“Una ragazza…” mormorò Guido guardandolo fisso negli occhi, e l’altro non poté che annuire senza staccare il contatto “una ragazza…non sei uscito per una settimana, sei praticamente sparito perché ti scrivi con una ragazza…” continuò il ragionamento Guido, con Dennis che seguitava ad annuire come un idiota “una ragazza…!”.
Un bip improvviso dal pc risvegliò la coscienza telematica di Dennis. Non poteva fare aspettare Pulcinella. Così staccò il contatto visivo, tolse la mano dal petto dell’amico, si raddrizzò di colpo e allungò un braccio verso la tastiera per rispondere alla sua nuova amica di chat. Non avrebbe dovuto farlo. Nel momento esatto in cui non percepì più il contatto della mano sul suo petto e non poté vedere gli occhi chiari dell’amico, qualcosa scattò in Guido che afferrò Dennis per le spalle e se lo trascinò sopra. Il padrone della camera e del pc che lampava per il messaggio in arrivo non fu in grado di resistere alla forza superiore e si ritrovò con la schiena premuta contro il petto del compagno che ansimava. Rabbia? Paura? Attacco d’asma? Non ne aveva la minima idea, ma quella situazione era parecchio strana.
“…ehm…” si schiarì la voce Dennis, completamente svegliato dalla dipendenza da chat.
“una ragazza!” esclamò Guido, ed il ragazzo sopra di lui poté sentire la cassa toracica vibrare di disappunto “e non mi hai detto nulla…nulla! A me!”.
“…dovevo mettere un comunicato stampa?!” cercò di difendersi vanamente Dennis agitandosi come una tartaruga per cercare di liberarsi dalla stretta del braccio. Altro errore, perché il braccio destro di Guido andò ad aiutare il sinistro abbracciando il ragazzo alla vita e quasi stritolandolo.
Se fosse stato un buon amico, probabilmente si sarebbe confidato, ma come dire a Guido una cosa così imbarazzante, così terribilmente vergognosa come che si stava scrivendo con una ragazza tramite chat fingendosi una ragazza lui stesso, solo perché voleva avere una fidanzata anche lui? Non pensava che avrebbe capito, Guido era figo quindi per lui non doveva mai essere stato un problema accalappiare qualche bellezza del sesso opposto, a differenza di lui che non era nemmeno in grado di parlare normalmente con un essere umano. Ora invece…ora parlava con una macchina…in effetti non è che avesse fatto poi molti progress…
“GUIDO!!” strillò in falsetto Dennis quando le dita dell’amico presero a fargli quello che lui interpretò come solletico a tradimento. Abbassò di botto le braccia nel tentativo di impedire i movimenti alla mano di lui che si stava insistentemente insinuando sotto la maglietta. Che diavolo pensava di fare?!
Guido come nulla fosse si limitò a dargli uno scossone e ribaltarlo a pancia sotto sul suo stesso letto. Tempo tre secondi netti, che Dennis avvertì di nuovo le sue mani strattonare con insistenza la maglietta.
“G-U-I-D-OOOOOOO!!!!!!” strillò ancora Dennis senza produrre altro effetto che fare la figura della ragazzina isterica. Che stava facendo quell’altro imbecille? E perché non la smetteva nonostante le sue proteste? E perché diavolo lui non era in grado di fermarlo?!
“Non ti agitare per così poco…” gli sussurrò Guido all’orecchio, e lui non fu in grado di impedire che un brivido gli percorresse la colonna vertebrale avvertendo il suo fiato caldo sul collo. Che stava succedendo? E che sarebbe successo dopo? Al contatto con la pelle dell’amico, Dennis trattenne il respiro per un lungo momento di perfetta immobilità. La maglietta gli venne sollevata per scoprire il petto e lui non fu nelle condizioni di esprimere un dissenso per quel trattamento insolito e a dir poco imbarazzante. L’indice di Guido gli sfiorò quasi casualmente un capezzolo e con estremo sconcerto seppe che il suo corpo reagiva a quel contatto con una sicurezza che non credeva possibile quando lo avvertì irrigidirsi. Ora anche l’altra mano del suo amico stava vagando sul suo petto strattonando la stoffa per scoprire anche la schiena, e lui nonostante ne avesse la possibilità non si stava affatto ribellando, anzi. Restava placido ad attendere il suo destino, la prossima mossa dell’imprevedibile ospite rivelatosi in realtà un terribile seduttore che attentava alla sua verginit…che cazzo stava pensando?! Quella non era una cosa naturale, non era nemmeno qualcosa da prendere vagamente in considerazione, doveva esserci una spiegazione logica, una motivazione per spingere il suo caro amico a palparlo senza remore dalla vita in s…giù. La mano sinistra di Guido si stava spostando lentamente più in basso, inesorabilmente più in basso, a strattonare la stoffa dei pantaloni della tuta, mentre la mano destra si occupava di sfilargli completamente la maglietta. Ora era davvero a torso nudo, e avvertiva il respiro dell’amico non solo sul collo ma anche sulle spalle mentre Guido si chinava ancora più su di lui, la maglietta gettata da qualche parte sul pavimento assieme ai mucchi di roba accumulatasi nel suo isolamento settimanale.
“…Guid…” un gemito sfuggì dalle labbra del ragazzo mentre a fatica si sosteneva sui gomiti per sollevarsi quel tanto da non restare schiacciato sotto il peso del compagno che si era ormai spostato sopra di lui sovrastandolo completamente. Sinceramente, Dennis piuttosto che quella posizione avrebbe preferito continuare a fare la tartaruga sul petto dell’altro ancora per un po’.
“Shh…” gli fece l’altro in pieno possesso del controllo della situazione, mentre con gentilezza gli carezzava la testa china “ho quasi fatto…”.
Fatto…fatto?! Fatto COSA?!?! La coscienza di Dennis si svegliò di soprassalto di fronte a quelle parole così tranquille, così schiette. Quasi fatto, ma fatto che?! Gettò un’occhiata spaventata alle sue spalle ma non riuscì a vedere altro che il sorriso rassicurante di Guido che gli fece stringere il petto. Eppure credeva di essere ormai fuori da quel circolo vizioso, invece ci era ricascato peggio di prima. Almeno prima non accadevano quelle cose…prima il suo caro amico non aveva “quasi fatto”! I pantaloni della tuta di Dennis vennero abbassati senza troppi problemi di almeno qualche centimetro. Quasi fatto. Quelle parole suonavano come una condanna al suo tentativo di redenzione.
“NO!” esclamò tentando di ribellarsi al trattamento dando gomitate e dimenandosi. Uno dei suoi colpi dovette andare a segno perché l’amico gemette e si allontanò quel tanto da permettergli di girarsi e ottenere una visuale della situazione: grazie al cielo l’altro era ancora interamente vestito, ma era lui il problema essendo seminudo e alla mercé di un maniaco intenzionato a rovinarlo a vita.
“Guido, no!” parlò con tono deciso anche se tutt’altro che calmo.
“Perché no? Lo sai che prima o poi devi…” ragionò pacato l’altro allungando di nuovo una mano ad afferrare i cordoni dei pantaloni della tuta.
“IO NON DEVO UN ACCIDENTE!!” strillò ancora una volta in falsetto Dennis tentando di spingerlo via, ottenendo come risultato solo di fargli perdere l’equilibrio per cui di botto se lo ritrovò sdraiato sopra, la bocca di Guido pericolosamente vicina ai sensibili capezzoli eretti oltre ogni decenza, avvisaglia di quello che stava per accadere anche in altre parti momentaneamente celate del suo corpo, ma che se continuavano in quel modo non sarebbero rimaste celate a lungo. Uno squittìo di innegabile piacere gli sfuggì dalle labbra quando Guido sbuffò per lo sforzo di alzarsi andando così a stuzzicarlo ulteriormente. L’amico si irrigidì in attesa per guardarlo ma lui non fu in grado di sostenere lo sguardo, percepiva il suo viso in fiamme e qualcosa di ben più evidente di un volto arrossato che minacciava di fare capolino da un momento all’altro. Bastava che si spostasse appena un poco perché se ne rendesse conto, e con tutte le sue forze Dennis pregava che non accadesse.
“…Dennis…?” mormorò Guido abbassando il capo per poggiare il meno contro il suo petto nudo.
“ahi” tentò di mascherare con la scusa del dolore un altro gemito involontario. Era troppo, non avrebbe resistito a lungo.
“Dennis…” mormorò ancora Guido rivolgendo il volto alla sua pelle nuda. Vicino, troppo vicino. Decisamente troppo vicino. E si stava avvicinando ancora. Pericolo, estremo pericolo. Se quelle labbra avessero toccato il suo petto era certo che non avrebbe potuto fare nulla per impedire il “quasi fatto”. Non ne avrebbe avuto la forza. Quella era una di quelle occasioni in cui rimpiangeva amaramente di non avere nemmeno un accenno di esperienza sessuale per sopportare provocazioni simili. Stava per scoppiare, perdere quel poco di autocontrollo che ancora aveva. Vicino, sempre più…
“AMORRRRRRRREEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!! AMMOORRRRRIIIIIIIIII!!!” urlò sua madre spalancando la porta della camera da letto come se nulla fosse avendo un effetto devastante: Guido si alzò dalla sua posizione come se l’avesse punto uno scorpione, con un impeto tale che andò a sbattere contro la scrivania accanto al letto. Il pc in precario equilibrio resistette qualche istante prima di rovinare a terra con sommo sgomento del dolorante ospite che non voleva causare una cosa simile e che ora seduto sul pavimento si teneva un fianco leso dallo spigolo vivo. Ma quello era nulla in confronto allo scambio di sguardi che stava avvenendo tra la donna sulla soglia e suo figlio seminudo sdraiato sul letto, incapace di alzarsi. La madre di Dennis piantò le mani sui fianchi, alzò il meno con fare altezzoso da saputella, e sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi maliziosi.
“Lo sapevo io!” esclamò con tono deciso senza staccare lo sguardo dal figlio che finalmente ebbe la decenza di mettersi a sedere anche se tremante.
“Mamma, non è quello che…” cominciò a spiegare un imbarazzatissimo Dennis. Preoccupato era dir poco, già prima sua madre era una fangirl di prima categoria, figurarsi ora dopo questa scena…e chissà cosa aveva visto poi! Gli avrebbe rovinato la vita, lo avrebbe di certo deviato ulteriormente come stava facendo Guido con il suo comportamento assurdo…già si immaginava le battutine, le risatine prima di dormire, le domande a tradimento,…
“Lo sapevo che ti ci voleva Guido per spogliarti!” continuò imperterrita la madre.
“Mamma, non è DECISAMENTE come sembra!” sbottò Dennis senza però osare alzarsi in piedi.
“Avrei dovuto chiamarlo prima…bravo ragazzo, così si fa! Era ora che qualcuno si decidesse a togliergli la maglia e…!” proseguì la donna facendo i complimenti ad un perplesso Guido che sorrideva in modo enigmatico.
“MAMMA! NON DIRE COSE OSCENE! NON È COME SEMBRA!!”.
“Cosa non è come sembra?” domandò una vocina di ragazza da dietro le spalle della padrona di casa, che con tutta tranquillità si scostò per far entrare nella stanza una raggiante Marta “Oh…abbiamo interrotto qualcosa…?”.
“NON TI CI METTERE ANCHE TU!!” sbottò Dennis.
“Ehm…Dennis…?” mormorò Guido.
“CHE VUOI?!” lo aggredì  prossimo alle lacrime l’amico
“…mi dispiace…”.
Mi dispiace?! Mi dispiace?! Mi hai appena rovinato la vita, brutto imbecille, e tutto quello che sai dire è mi dispiace?!? Ma io ti distruggo, tu hai finito di vivere, sei un cadavere che cammina, ti lancerò una maledizione tale che nemmeno le più potenti streghe se la sognano, cercherò in internet veleni dolorosissimi per toglierti di mezzo, tu, prova della mia colpevolezza, causa delle mie incertezze e dei miei problemi di identità sessuale,…che diavolo sto dicendo?! …e perché tiene in mano…il mio…
“…pc. Non volevo che cadesse, scusa…si è spento…spero non sia rotto…” aveva continuato a parlare Guido porgendogli in atto di supplica il pc effettivamente spento. Lo schermo non lampeggiava più per avvisarlo dei messaggi in arrivo. Non era più connesso alla chat. Aveva perso i contatti. Dennis sbiancò. Il suo futuro era rovinato  sul serio. Il suo amato pc…
“Bene, ora che quel coso è spento, sbrigati! Finisci di spogliarti e vai a fare una doccia che dobbiamo uscire, dai!” concluse logicamente Marta saltellando da un piede all’altro.
“…eh?” commentò Dennis non capendo.
“Dennis Tàsano” ruggì Marta sbagliando apposta l’accento del cognome, le mancavano solo le fiammelle negli occhi e poi poteva tranquillamente essere l’incarnazione del demonio “non credo tu ti sia visto allo specchio di recente: fai schifo. È una settimana che te ne stai chiuso qui dentro, senza cagarti il mondo anche se il mondo è molto interessato a te…è una settimana intera che sopporto il qui presente Guido con le sue domande assillanti sul tuo stato di salute, e ti posso assicurare che se non alzi il culo e non ti vai a fare una doccia per uscire, io ti prelevo di peso così come sei  e ti porto fuori a vedere il sole! …o preferisci che Guido continui con il metodo gentile?”.
Dennis si girò di scatto a guardare Guido. Dunque era per quello che lo stava spogliando? Per portarlo fuori da quella stanza? Per fargli fare una doccia in modo da renderlo presentabile? Quindi si era immaginato tutto, le mani, il soffio sul suo petto, i mormorii,…tutto? …che razza di fantasia perversa aveva?!
“Mi stavi…”.
“Si…”.
“…per fare…”.
“Si…”.
“…e poi…”.
“Si…”.
“…ne sei sicuro…?” mormorò appena Dennis per non farsi sentire dalle due fangir che dalla porta stavano assistendo a tutto con estasi pura. Guido non disse nulla per un bel pezzo, si alzò dal pavimento, si tolse la polvere dai pantaloni e gli sorrise dolcemente.
“No” affermò semplicemente. Avrebbe potuto aver risposto a qualunque domanda, ma in realtà Dennis aveva paura di sapere cosa significava quella sillaba. Abbassò il capo.
“Allora, vai a farti la doccia o ti porto fuori in spalla?!” sbottò Marta indietreggiando per seguire la padrona di casa che stava dicendo qualcosa a proposito di caffè e fetta di torta “o vuoi forse farla con Guido…?”.
“MI SO LAVARE DA SOLO!!” ma aspettò che fossero usciti tutti, specialmente Guido, dalla stanza prima di alzarsi in piedi. L’erezione era fin troppo evidente ai suoi occhi. Maledizione!
“Ti serve una mano?” urlò da sotto Marta, e lui sentì i passi risalire le scale.
“MI BASTA LA MIA!” urlò afferrando al volo dei vestiti di ricambio dall’aria pulita e uscendo di corsa per poi infilarsi in bagno. Sul suo letto, il pc finalmente spento si prendeva un po’ di meritato riposo.


No, non è finito il capitolo in questo modo ^^' per questioni di attesa (vostra) anche se momentaneamente incompleto ho preferito pubblicarlo lo stesso. sono spiacente per l'interminabile pausa prima di questa pubblicazione, spero che non mi abbandoniate in massa come punizione divina *profondo inchino di sottomissione alla volontà superiore dei lettori*

...continua...
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Vala