Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Lachiaretta    12/01/2016    10 recensioni
Ecco le avventure dello Studio Legale Belli.
Christine torna a Venezia per star vicino a suo padre e, lasciato il lavoro come modella, viene assunta come praticante in un noto studio legale di Venezia.
L'inserimento non sarà dei più facili a causa del cattivo carattere di Paolo Belli, titolare e socio maggioritario dello studio, e della manifesta ostilità degli avvocati più giovani Matteo, Melita e Filippo.
Le uniche a dimostrarsi gentili con la nuova arrivata sono Camilla, giovane praticante alle prime armi apprezzata da tutti solo perchè la preferita di Paolo Belli, e Michela Sarpi moglie di Antonio Belli, fratello di Paolo, e avvocatessa anziana dello Studio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




CAPITOLO VIII




 

POV FILIPPO
 

"Si può sapere cosa ti è successo ieri?" Teo si siede al mio fianco porgendo una moneta da un euro alla barista e ammiccandole maliziosamente. La ragazza, completamente rossa in volto, afferra la moneta e corre alla macchina del caffè, pochi istanti dopo torna con un macchiato traboccante di schiuma e decorato con un cuore di caramello e cioccolato in polvere. La stessa storia ogni mattina, chissà se si renderà mai conto che Teo non è veramente interessato a lei ma solo al suo caffè?

"In che senso?" Gli chiedo di rimando non capendo veramente il senso della sua domanda.

"Sei arrivato, ti sei scolato due tequila e sei andato via... da solo!" Specifica il mio amico portandosi la tazza alla bocca e riempiendosi la barba di latte montato tanto che mi devo mordere il labbro inferiore per non scoppiare a ridergli in faccia.
Ieri sera, dopo aver riaccompagnato Christine a casa sua, ho chiamato Teo assicurandomi che fosse ancora ai Giardini dell'Eden, nonostante l'ora tarda. Una volta arrivato l'ho trovato seduto ad un tavolo insieme ad una rossa mozzafiato. Era proprio bella nonostante i dieci anni in più del mio amico e decisamente interessata ad approfondire la conoscenza. Lo si intuiva chiaramente dallo sguardo furbo, da come regolarmente si inumidiva le labbra carnose e dalla sua mano che vagava casualmente troppo vicino al cavallo dei pantaloni. Teo però sembrava ignorarla mentre i suoi occhi vagavano per la stanza fissandosi continuamente sul centro della pista da ballo dove Camilla saltellava agitando la lunga chioma bionda avvinghiata al suo fidanzato, Giovanni Pavanetto. A differenza della ragazza Giovanni si era chiaramente accorto della presenza di Teo e nonostante l'espressione truce non riusciva a distogliere lo sguardo.
Mi sono seduto al bancone e ho ordinato una tequila scolandomela in un solo sorso. Avrei tanto voluto parlare con il mio amico, buttare fuori tutta la confusione che sentivo dentro, ma non mi andava di disturbare, né il contatto fisico né tantomeno quello visivo. Quindi ho chiesto alla barista un altro bicchiere e dopo averlo bevuto sono tornato a casa senza nemmeno salutare.
"Allora com'è andata ieri?" Continua attendendo una risposta da parte mia.

Scrollo le spalle portandomi alla bocca l'ultimo pezzo di cornetto al cioccolato rimasto. "è andata..." Biascico ripensando alla serata. Ed è vero. È andata. Abbiamo lavorato discretamente, scritto un atto di livello talmente alto che nemmeno da solo avrei potuto raggiungere grazie alle mie conoscenze e al suo spirito innato. A differenza di molti Christine è in grado di trasmettere ai suoi scritti tutto il suo carattere "bisbetico" attraverso frasi mirate e parole pungenti. Per la prima volta siamo riusciti a parlare senza discutere, provocarci o litigare. È andata bene? Decisamente no! Mi sono alleato con Mel e l'abbiamo torturata al solo scopo di allontanarla dallo studio e alla fine ho concentrato le mie energie per aiutarla a rimanere. Appena mio padre leggerà il nostro lavoro non potrà non confermarla e adesso sarò costretto a vederla ogni giorno. E quel maledetto bacio...

Teo davanti a me strabuzza gli occhi mentre un'espressione seria gli si dipinge in volto. "Andata? Spero tu non le abbia giocato qualche altro brutto tiro!" Non capisco perché sia così tanto interessato a lei.

"No, tranquillo." Preciso immediatamente alzando le mani in segno di difesa. "Non mi hai lasciato molta scelta e ho deciso che non le metterò più i bastoni tra le ruote. Ha già abbastanza problemi. Lo sapevi che suo padre è gravemente malato?"

"Non ne avevo idea." Si affretta a rispondere visibilmente dispiaciuto per la notizia ma non riuscendo a nascondere un sorriso del tutto fuori luogo. Io dal canto mio metto su il broncio incrociando le braccia al petto, innervosito dalla sua reazione. Tutta la settimana che sembrava essere diventato il suo migliore amico e ora ride delle sue disgrazie. Ovviamente al mio amico non sfugge la mia reazione. "Non mi fraintendere Fil, mi dispiace per Christine, tantissimo, e mi meraviglia tutta la sua forza. Ma diavolo. Ho passato l'intera settimana con lei e abbiamo parlato di qualsiasi cosa, QUALSIASI, ma mai niente di così personale, e a te sono bastate un paio d'ore per scendere così in intimità. Credevo non ci fosse buon sangue tra voi."

"Ed è così, non andiamo d'accordo. Solo che abbiamo sotterrato l'ascia di guerra o almeno così credo." Preciso bevendo in un sorso quello che è avanzato del mio caffè ormai freddo. Chissà perché ha voluto confidare proprio a me un particolare così delicato della sua vita, sicuramente non per imbonirmi perché ormai le avevo dato tutto l'aiuto possibile. Con Teo invece ha parlato di qualsiasi cosa ma mai di suo padre. Qualsiasi cosa? "E ti ha mai detto qualcosa del suo fidanzato?"

Il sorriso che fino a prima illuminava il volto del mio amico si trasforma improvvisamente in una grossa e fragorosa risata. "E perché ti interessa?" Mi domanda in risposta. "Non è che sotto sotto ti piace quella ragazza?"

Sgrano gli occhi e spalanco la bocca allibito per la sua domanda. Non ho mai nascosto di trovare Christine una ragazza scopab... una bella ragazza, ma addirittura piacermi... Apro e chiudo un paio di volte la bocca alla ricerca di qualche parola sensata per poter rispondere al mio amico senza però trovare nulla da dire.
Fortunatamente una massa di capelli mori castani mi salva all'ultimo istante infilandosi tra me e il mio amico. Le braccia di Mel cingono sia me che suo cugino mentre contemporaneamente deposita un intenso bacio sulla mia guancia sinistra, un po' troppo vicino all'angolo della bocca. Sorride eccessivamente e i suoi grandi occhi da gatta verde scuro sono illuminati di una strana luce.

"Sei di buon umore cugina?" Le chiede Teo slacciandosi dalla sua presa e facendo cenno alla barista affinchè anche lei ordini.

"Non prendo niente grazie, dobbiamo andare in studio. Subito!" Dichiara tirandomi con forza per la manica della giacca viola.

"Calma calma." Tiro il braccio sperando di non sgualcire ulteriormente la giacca, già mio padre non sopporta il mio stile eccentrico, figurarsi se mi presento anche in disordine. "Tanta fretta di lavorare?"

"Assolutamente." Mi risponde spingendomi in piedi giù dallo sgabello. "Ti ho finalmente liberato della dottoressa modella, ieri sera prima di andare via le ho cancellato una memorietta che aveva scritto come prova finale. Non che fosse un buon lavoro, non si sarebbe salvata comunque ma almeno eliminandola mi sono assicurata di non darle ulteriori possibilità."

"Quindi ammetti così spudoratamente di essere stata tu a cestinare il suo lavoro." La rimprovera Teo guardandola stizzito. "Mi dispiace deluderti però, sappi che Filippo..."

"... l'ho vista lavorare fino a tardi per scrivere nuovamente la memoria." Lo interrompo per impedirgli di raccontare la verità alla cugina. Se solo sapesse che l'ho aiutata si infurierebbe con me ma soprattutto con lei. Non riuscirebbe a mandare giù un affronto di tal genere e finirebbe solo per odiarla ancora di più al punto da escogitare qualche altro subdolo piano per metterla in difficoltà. Potrebbe dire a mio padre che l'ho aiutata a scrivere l'atto inficiando l'intera prova nonostante sia frutto quasi totalmente del suo lavoro, continuerebbe a darle filo da torcere e io le ho promesso che avrei fatto di tutto per farla smettere. Oltretutto non la finirebbe più di rompere. Fortunatamente Teo sembra intuire i miei pensieri e annuisce assecondando la mia bugia.

"Beh, non cambia molto. Ci aveva messo un giorno intero a scrivere una comparsa mediocre, può aver lavorato anche l'intera notte ma sono sicura che il risultato sarà pessimo." Conclude trionfante, convinta che Christine non sia in grado di scrivere una buona memoria. Non ha idea di quanto si sbaglia. "Allora andiamo, Belli senior sarà già in studio e probabilmente starà già decidendo del suo destino. Vediamo quale sarà il risultato di tanto lavoro."

Dopo aver pagato il conto per la mia colazione, tutti e tre usciamo dal bar e ci dirigiamo verso lo studio. Melita cammina alla velocità maggiore che le consentono i tacchi troppo alti, addirittura ignorando gli sguardi ingordi della maggior parte degli uomini che incrociamo. Come sempre non riesce a passare inosservata, bellissima nel suo completo grigio scuro. I pantaloni aderenti e alti in caviglia slanciano la sua snella figura, mentre dai bottoni della camicia lasciati volontariamente aperti fa capolino il pizzo rosso scuro del suo reggiseno. Se non fossi abituato a vederla così tutti i giorni probabilmente strabuzzerei anch'io gli occhi, esattamente come i maschi che ci circondano.
Entrati in studio butto immediatamente l'occhio all'interno della stanza dei dottori curioso di sapere se Christine è già arrivata ed è lì che la trovo, ma non sola. Seduto al suo posto c'è mio padre concentrato nella lettura di alcuni fogli che stringe tra le mani, sicuramente l'atto, mentre lei, in piedi al centro della stanza, lo osserva in silenzio torturandosi le mani per la tensione. Ci mette qualche istante ad accorgersi della nostra presenza alle sue spalle e quando si volta verso di noi abbozza un sorriso stirato prima di indurirsi alla vista di Melita. Indossa semplicemente un paio di jeans aderenti che le fasciano le gambe magre e una camicetta senza bottoni rosa antico con le maniche a sbuffo. Nessuna scollatura, nessuna trasparenza, niente di sexy, solo un paio di Jeans e una camicia. E io mi ritrovo a strabuzzare gli occhi come se avessi appena visto la donna più bella di Venezia. I lunghi capelli scuri le ricadono liberi sulle spalle in morbide onde e gli occhi azzurri illuminati grazie alla perfetta riga nera che li circonda. È perfetta.
Mi sveglio dal mio sogno ad occhi aperti appena il tacco di Mel urta violentemente contro la mia tibia, un'imprecazione esce dalle mie labbra prima che riesca a bloccarla. Mio padre alza lo sguardo verso di noi e scuotendo il capo mi saluta controvoglia con un serissimo: "Buongiorno a te Filippo..." per poi tornare a concentrarsi sull'elaborato di Christine.

Perché devo sempre sembrare un completo idiota ai suoi occhi? On mi rispetterà mai. Riporto lo sguardo sulla mia amica al mio fianco che scrolla le spalle fissandomi seria, nemmeno un accenno di dispiacere. È tesa quasi fosse anche lei sotto esame. Sono curioso anch'io quanto lei di conoscere le sorti di Christine ma ora che mio padre si è accorto di noi non possiamo rimanere imbambolati sulla porta ignorando il nostro lavoro. Anche Teo pare del mio stesso avviso tanto che mette una mano sulla spalla di entrambi tirandoci indietro nel corridoio.
A malincuore ci dirigiamo ognuno nelle proprie stanze, io lascio però la porta aperta per poter captare qualche parola della loro conversazione.
I lunghi minuti successivi trascorrono avvolti in un surreale silenzio. Non uso il computer, ho staccato il telefono, fatico addirittura a respirare pur di non fare alcun rumore che disturbi quella pace. Come può non aver ancora terminato la lettura? Magari non gli piace. No, non è possibile, sono certo che sia quasi perfetto. E se mi fosse sfuggito qualche errore?
Blocco le mie congetture appena vedo mio padre attraversare a passo spedito il corridoio, passare davanti alla mia porta e proseguire oltre, fino alla sua stanza.
Immediatamente mi alzo in piedi e mi fiondo da lei curioso di sapere il verdetto del suo lavoro bloccandomi non appena mi ritrovo puntati addosso i grandi occhi di Camilla. Quando è arrivata? Ero così preso da Christine da non essermi accorta della sua presenza all'interno della stanza?

"Ciao Filippo! Hai bisogno di qualcosa?" Mi domanda sbattendo un paio di volte le palpebre contornate di ciglia bionde. Al diavolo, perché deve essere così maledettamente servizievole. Mi è sempre piaciuta per questo lato del suo carattere ma oggi proprio non riesco a sopportarla.

"Eh... no!" Biascico passandomi la mano destra tra i lunghi capelli, forse dovrei andare dal barbiere. "In verità volevo solo..." balbetto vergognandomi come un verme ma bisognoso di avere una risposta. "volevo chiedere se..." Continuo incapace di formulare una domanda completa e comprensibile tanto che Camilla mi sta fissando con gli occhi sbarrati e l'aria di chi non abbia la minima idea di cosa stia accadendo.

"Non ha detto niente." Interviene in mio aiuto Christine dando un senso alle mie parole. "Ha terminato di leggere ed è andato via senza dire nulla."

"Ma avrà fatto qualcosa, un'espressione, un cenno, qualsiasi cosa per farti intuire se ne era contento o meno." Domando dimenticandomi per un istante di chi stiamo veramente parlando: mio padre. Un padre che non ho mai visto sorridere, un padre che non ha mai avuto in viso un'espressione di gioia, o felicità, o stupore, o qualunque altra cosa che non fosse seria o contrariata.

"Nulla di nulla." Continua lei scrollando le spalle. "Beh almeno non mi ha detto di raccogliere le mie cose e andarmene. Potrebbe essere positivo."

Annuisco sforzandomi di ignorare lo sguardo indagatore di Camilla puntato su di noi. Come potrebbe essere altrimenti? Fino a ieri non facevamo altro che litigare come cane e gatto e ora...




 

POV TEO

 

"Si può sapere cosa ti è saltato in mente?"

Giovanni Pavanetto, in splendida forma nei suoi jeans scuri e camicia azzurro chiaro, entra nella mia stanza sbattendo rumorosamente la porta. Nonostante la voce controllata posso percepire chiaramente la sua rabbia, la intuisco dalle grosse vene pulsanti del collo, dai bicipiti gonfi che tirano il tessuto chiaro, dalla mascella rigida e gli occhi fiammeggianti. Cristo quanto è bello. "Buongiorno a te mio caro." Gli rispondo facendogli notare la sua mancanza di educazione.

Giovanni solleva le braccia frustato mimandomi un bel –va a quel paese-. "Al diavolo i convenevoli Matteo, cosa ti è passato per la testa ieri sera?"

"Mi sono fatto quella spumeggiante rossa e ne è valsa la pena. Tu?" Lo provoco accomodandomi davanti a lui sul bordo della grande scrivania in mogano.

"Cosa ho fatto io non ti interessa!" Alza la voce di un paio di toni visibilmente irritato. "Come ti è venuto in mente di guardarmi in quel modo mentre quella donna ti toccava? Davanti a Camilla per di più!"
Alle sue parole non riesco a trattenere gli angoli della bocca e sul volto mi si apre un gran sorriso.
"CHE CACCHIO HAI DA RIDERE? NON STO SCHERZANDO!" Sbraita improvvisamente fregandosene di poter essere sentito.

"Non capisco cosa ti abbia dato più fastidio: il fatto che ti guardassi o che quella donna mi toccasse." Rido sonoramente sollevandomi dalla scrivania e avvicinandomi pericolosamente a lui.

"Io sono FI-DAN-ZA-TO." Precisa soffermandosi su ogni singola sillaba. "Non mi importa se ti fai un'intera squadra di nuoto femminile. Devi smetterla di guardarmi come se volessi spogliarmi con gli occhi." Sbotta nervosamente incrociando le braccia al petto.

"Oh, ma io non vorrei solamente spogliarti." Soffio a pochi centimetri dal suo viso. La sua espressione dura vacilla leggermente alle mie parole e per un brevissimo istante vedo i suoi occhi scendere sulle mie labbra che saggiamente inumidisco con punta della lingua.

"Matteo io non sono gay."

"Non sembravi di quest'avviso quella sera in discoteca." Gli faccio notare. Ormai ci separano uno spazio talmente breve che mi basterebbe abbassare il capo per poter unire le nostre labbra, di nuovo. Per quanto dichiari di non volermi non riesce ad allontanarsi da me, nemmeno quando si passa la mano sugli occhi quasi a voler scacciare l'immagine che gli ho appena riportato alla mente.

"Ero ubriaco, non sapevo quello che facevo." Sbuffa frustato lasciando cadere la mano sulla mia spalla e facendo una lieve pressione per allontanarmi. Io però faccio perno sui talloni per non spostarmi di un solo millimetro.

"Posso dire con certezza che ti è piaciuto però!" Ghigno malizioso al ricordo di quella serata.

Giovanni lavorava con già da un annetto con noi, l'avevo sempre trovato un bellissimo ragazzo ma non gli avevo mai dato troppa corda non volendo smascherare il mio orientamento sessuale in studio, ne erano a conoscenza solo Filippo e Melita.
Era una calda sera di luglio e io e Filippo eravamo usciti per bere qualcosa. Arrivati alla Vedova Nera abbiamo incontrato Mel e una sua amica, tale Elisa se non mi sbaglio, una biondina non troppo alta e magrissima che non ho più rivisto. Abbiamo aperto un paio di bottiglie di vino e siamo finiti ubriachi all'interno di una delle discoteche abusive dietro Piazza San Marco. Non era iniziata proprio bene la serata considerato che dopo una manciata di minuti Filippo aveva cominciato a flirtare con la bionda facendo andare Mel su tutte le furie. Quando i due hanno iniziato a baciarsi sono letteralmente scappato nascondendomi in uno dei bar al piano inferiore dove trovai Giovanni intento a scolarsi un qualche liquore molto scuro.
Lo salutai con un cenno del capo e, dopo essermi accertato di non essere stato seguito da mia cugina, mi accomodai sullo sgabello accanto al suo.
All'inizio la conversazione era tesa e distaccata ma dopo tre o quattro bicchieri di troppo abbiamo iniziato a scherzare e ridere come se fossimo amici da sempre. Oltre che bellissimo era anche simpatico.
Ad un certo punto due ragazze tutt'altro che carine si sono avvicinate a noi ballando in un modo così volgare da far accapponare la pelle, ci avevano puntati e speravano di rimorchiarci. Pur di liberarmene optai per una mezza verità: "mi spiace ragazze ma sono frocio."
Loro in tutta risposta sono scoppiate a ridere dandomi del bugiardo e non credendo alle mie parole.
Intervenne allora Giovanni confermando la mia affermazione e avvalorandola aggiungendo di essere anche lui omosessuale e nello specifico il mio fidanzato. Le due ragazze hanno letteralmente sbarrato gli occhi ancora incerte se crederci o meno finché la più giovane delle due ci ha chiesto un bacio di prova.
Ancora stento a credere al pensiero di Giovanni che si alza dal suo sgabello e con estrema lentezza avvicina sorridendo il suo volto al mio, appoggia delicatamente le sue labbra sulle mie e si sofferma per un interminabile istante finchè le mie mani sfuggono al mio controllo, si insinuano tra i folti capelli castani impedendogli di allontanarsi da me. Le mie labbra iniziano a muoversi saggiando quelle del ragazzo al sapore di un qualche forte liquore che non riesco a riconoscere, la lingua spinge per farsi spazio all'interno della sua bocca e accarezzando la sua, annodandosi, cercandosi, intercettandosi.
Nessuno mi ha mai baciato così bene.
Quando finalmente ci stacchiamo le due ragazze sembrano essersi volatilizzate, e noi riprendiamo da dove ci siamo interrotti.

"Io sto insieme a Camilla e non voglio farle del male. Stai alla larga da me Matteo. Non succederà mai più." Sibila in un soffio prima di voltarmi le spalle e correre fuori dal mio studio. Lontano da me e da ogni tentazione, perché io lo so che lui mi vuole ancora e prima o poi tornerà tra le mie braccia.



 

 

POV FILIPPO

 

Mel entra nel mio studio lasciandosi sbattere la porta dietro le spalle e si siede scompostamente sulla sedia di fronte alla mia.
"Non posso crederci." Esordisce comprendoni il volto con entrambe le mani. Alzo lo sguardo dal mio computer concentrandomi su di lei e su cosa la turba. "Ho appena sentito parlare tuo padre, tuo zio e tua zia. Indovina! Hanno deciso di tenerla." Sbotta incrociando le braccia al petto e mettendo su il broncio tanto che mi devo sforzare per bloccare sul nascere un sorriso di soddisfazione. Ce l'ha fatta. "Come avrà fatto?"

Scrollo le spalle continuando a fingere di non averla aiutata la notte scorsa. "Non so Mel, forse è brava davvero."

"Tu credi?" Domanda sollevando il sopracciglio destro come se dalla mia bocca fosse uscita la più grande idiozia. "Ma non preoccuparti, ci basterà insistere per farla crollare. Non potrà lavorare giorno e notte per sempre."

Le sue parole mi colpiscono come un pugno. Devo ancora dirle che non voglio continuare con il nostro gioco ma soprattutto devo convincerla a darci un taglio anche a lei. Inspiro profondamente un paio di volte prima di trovare il coraggio di emettere una sola parola. "Ehm..." Prendo ancora una volta fiato, sono sicuro che andrà su tutte le furie. "In verità non sono sicuro di voler continuare."

"A fare cosa?" Domanda lei voltandosi verso di me, la fronte corrucciata.

"Questa cosa che abbiamo iniziato... torturare Christine." Emetto con un filo di voce abbassando lo sguardo sulle carte sparse sulla mia scrivania.

"E di grazia, posso sapere perché?" Continua lei, il tono della voce fermo e privo di ogni tipo di inclinazione tanto che devo alzare ancora una volta gli occhi su di lei per rendermi conto che è effettivamente arrabbiata. Lo percepisco dalle mani tese che stringono i poggioli, dagli occhi stretti a fessura e dalle labbra increspate.

Inspiro un'altra volta a pieni polmoni in cerca di una risposta che riesca a calmarla, potrebbe esplodere da un momento all'altro facendo terra bruciata intorno a lei. "Mio padre. Fino ad oggi Christine non ha detto niente a nessuno, ma se andasse da mio padre o da zia Michela a lamentarsi? Sai come andrebbe a finire? Il rapporto tra me e mio padre è già abbastanza teso, non sono il figlio modello che cercava, potrebbe essere la sua occasione per buttarmi fuori a calci."

Mel sgrana gli occhi e scuote violentemente la testa. "Ma no Filippo, non credo che arriverebbe a tanto. Potrebbe arrabbiarsi ma mandarti via?"

"Me l'ha praticamente detto!" Mento spudoratamente abbassando ancora una volta lo sguardo fingendo un'improvvisa vergogna. "Le sue parole esatte sono state 'Combina un'altra delle tue e sei fuori, figlio o non figlio.'" Pronunciata l'ultima parola alzo nuovamente il capo notando con mio grande piacere di aver colto nel segno, se l'è bevuta. "Terminiamola qui Mel. Entrambi. Se anche smettessi solo io di farle qualche brutto scherzo lei potrebbe comunque pensare che sia opera mia e mi accuserebbe."

"E dovremo far finta che non esista?" Continua scettica fissando i suoi grandi occhi da gatta nei miei. Io rimango in silenzio non sapendo se rispondere affermativamente o negativamente. Come mi comporterò io con Christine d'ora in avanti? "Vabbè. Piuttosto che rischiare che tuo padre ti mandi via preferisco sopportare la vista di quella sciacquetta. Spero solo che si tanga alla larga da me."

Le sorrido riconoscente orgoglioso di me stesso per averla convinta. Non credevo che sarebbe stato così facile ma in fondo è una buona amica e tiene a me.
 

Trascorro l'ora successiva a lavorare alla mia opposizione allo stato passivo cercando di venire a capo ai conti malfatti del curatore. A ritmo regolare butto l'occhio in fondo al corridoio aspettando che Camilla esca dalla stanza per poter confidare a Christine la bella notizia. Probabilmente mio padre intende aspettare la fine della giornata. Camilla però non sembra intenzionata ad allontanarsi nemmeno per andare in bagno e io rinuncio ad ogni mia speranza quando vedo addirittura aggiungersi a lei Giovanni che stranamente ha deciso di lavorare nonostante sia a casa per preparare l'esame di state. Poco prima di pranzo mio padre entra nella mia stanza e, senza nemmeno salutarmi, mi ordina di prendere la giacca e seguirlo. Quindi passo l'intero pomeriggio con lui passando da un pranzo con un direttore di banca e sei appuntamenti con clienti diversi e in sei punti diversi di Venezia. In poche parole il pomeriggio ideale.
Quando rientriamo in studio sono ormai le 18.20 e, ciliegina sulla torta, mio padre pretende di vedere l'opposizione entro stasera. Mi chiudo nella mia stanza a rileggere l'atto per correggere possibili errori, senza riuscire a parlare con Christine. Un'ora mi alzo dalla mia comoda sedia in pelle e porto il fascicolo a mio padre in tempo per vedere Teo infilarsi la giacca e dirigersi verso l'uscita.

"Già finito?" Gli domando fermandomi al suo fianco. "Consegno questo a papà ed esco anch'io, se mi aspetti ci facciamo uno spritz."

"A dire il vero sto andando alla Vedova Nera insieme a Christine, Camilla e Giovanni... sai per festeggiare... tuo padre le ha appena comunicato che da lunedì sarà parte effettiva dell'organico dello studio..." Balbetta incerto, sicuramente frenato dall'espressione delusa che mi si è dipinta in volto. "Beh ma puoi venire con noi..."

"No, no." Mi affretto a rispondergli. "Vai tranquillo. Mia madre sarà contenta di vedermi a casa in tempo per la cena." Saluto il mio amico con una pacca sulla spalla e riprendo il cammino verso la stanza di mio padre. Bell'amico però, se ne va a bere l'aperitivo insieme a Christine e gli altri due lasciandomi solo. Mi ha invitato solo perché si sentiva in colpa, eppure sono stato io ad aiutare Christine con la memoria: se ha superato la prova è anche merito mio cavolo.
Che si divertano pure quei due insieme, per quel che mi riguarda possono uscire insieme ogni sera. Per quel che mi riguarda non esiste, Christine non esiste.

Lascio il fascicolo a mio padre e ancora nervoso per l'accaduto ritorno da me per recuperare la giacca. La infilo e recupero il telefono in carica dalla scrivania. Mi ci vuole qualche istante per notare il piccolo post-it rosa attaccato al centro dello schermo. Tutta la rabbia che pochi istanti fa si era impadronita di me sembra essere svanita alla stessa velocità con cui mi aveva travolto.

 

CIAO FILIPPO,
VOLEVO INVITARTI DI PERSONA MA PRIMA STAVI LAVORANDO E POI ERI DA TUO PADRE.
SIAMO ALLA VEDOVA NERA A FESTEGGIARE.
RAGGIUNGICI
CHRISTINE
;)





 

ANGOLO AUTRICE

CIAO A TUTTI...
SCUSATEMI PER L'IMMENSO RITARDO MA ULTIMAMENTE è STATO DIFFICILE SCRIVERE.
Già DOMANI COMINCERò IL PROSSIMO CAPITOLO E SPERO DI RIUSCIRE AD AGGIORNARE MASSIMO IN UNA SETTIMANA.
IN QUESTO CAPITOLO HO FINALMENTE INTRODOTTO UN NUOVO PERSONAGGIO... IL BEL GIOVANNI. FIDANZATO DI CAMILLA MA ANCHE 'AMICO' DI TEO...

FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE DI LUI E DELLA PIEGA CHE STA PRENDENDO QUESTA MIA NUOVA STORIA...

BACI
LACHIARETTA.

   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Lachiaretta