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Autore: ehitsfrannie    12/01/2016    1 recensioni
Esistono Tre Pietre: la pietra dell'equilibrio, quella della saggezza e dell'amore. Tre Pietre essenziali per far tornare la magia a Storybrooke. Il compito di trovarle viene affidato ad Alice, una ragazza tormentata dal suo passato turbolento che sarà costretta a lottare contro i Cattivi più malvagi delle fiabe. Per fortuna (o sfortuna) ci sarà il Cappellaio Matto ad affiancarla in questo viaggio insieme ad un'altra ragazza temeraria tanto quanto il fratello.
Tre Pietre. Tre personaggi. Una sfida per ognuno di loro.
Riuscirà Alice a portare a termine la sua missione? Qual è il vero obbiettivo di Jefferson? Cosa centra Tremotino in tutto ciò? E se Capitano Uncino avesse una sorella?
[le parti di Rumbelle mi sono state gentilmente concesse dall'autrice padme83 alla quale vanno i crediti per le one shot della sua raccolta "In the morning you always come back" di sua totale creazione e stesura.]
Genere: Avventura, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cora, Jefferson/Cappellaio, Matto, Killian, Jones/Capitan, Uncino, Signor, Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XVIII

 

Che Killian cercasse di sdrammatizzare la situazione, Alice l'aveva capito dal primo momento. La Jolly Roger era di certo un vascello impetuoso, ma inutile dire che la Queen Anne's Revenge incuteva terrore a chiunque ne incrociasse la rotta.
«Siamo comunque in vantaggio.» la rassicurò il capitano mentre dirottava la sua nave verso quella di Barbanera. «La Jolly Roger è più leggera e dunque più veloce.»
Alice annuì, incerta se Uncino fosse intervenuto per tranquillizzarla o per difendere il suo gioiello da commenti inesperti e indesiderati.
Dopo qualche minuto di silenzio, Killian lasciò il timoniere al timone e scese sul ponte, allungando la sua pistola verso Alice. «Prendila. Scommetto che hai avuto a che fare di più con una di queste che con una spada, nel tuo mondo.»
A dire la verità, con nessuna delle due.
«Grazie.»
«Allora,» disse Uncino, segno che ancora non voleva mollare la presa su di lei, «Alice. Cosa ci fai qui a Neverland?»
«Non mi sembra il momento adatto per parlare delle mie sventure.» rispose secca la ragazza, infilandosi la pisola dentro la cintura. «Stiamo raggiungendo il vascello di Tatch.»
«I miei uomini devono ancora armare i cannoni.» replicò il capitano con un sorriso ammaliatore. «Abbiamo ancora qualche minuto a disposizione.»
«Ottimo.» Alice sorrise raggiante, incominciando a scendere le scale del ponte di comando per dirigersi sottocoperta. «Vuol dire che impiegherò quel tempo per trovarmi un tricorno piumato.»
Non appena Alice scese in coperta, il capitano iniziò a dettare ordini a destra e a manca e i suoi uomini presero a lavorare più velocemente di prima.
Stavano per abbordare la Queen's Anne Revenge e la tensione era palpabile da chiunque. Nella testa di Alice vagavano milioni di pensieri e domande di natura diversa: perché Tatch ce l'aveva con i fratelli Jones? Cosa sarebbe successo a Kendra? E alla Jolly Roger? E Jefferson?
Jefferson.
Alice provò a sviare quel nome in ogni modo, stampato fin troppo bene nella sua mente, ma ogni volta che cercava di pensare ad altro questo tornava sempre al centro della sua attenzione, sfacciato e indesiderato. Ormai avevano preso strade diverse, lui aveva il portale e le pietre e in qualche modo se la sarebbe cavata. Lei invece sembrava aver apparentemente preso le vesti di un pirata e se non fosse finita nel fondo dell'oceano troppo presto sarebbe potuta rimanere con Jones.
D'un tratto, si chiese perché aveva così tanta fretta di tornare in un posto nel quale non vi era più niente per lei.
Scosse la testa energicamente per scacciare tutti quei pensieri, ma non fece in tempo ad attraversare il ponte inferiore per trovare un tricorno che non le stesse enorme che una grande voce esclamò qualcosa sopra di lei.
In coperta, c'era un grande schiamazzo. Quando Alice comparve dal boccaporto con una mano posata sulla fronte per coprirsi dai raggi fastidiosi del sole tramontante, si accorse che la murata della nave di Barbanera era solo a una ventina di metri dalla Jolly Roger.
Una grande ansia le attanagliò la gola e il suo guardo cercò frenetico quello di Killian Jones, che trovò sul ponte di poppa. Lo raggiunse, e solo quando su di fianco a lui il capitano le rivolse un'occhiata che Alice non seppe ben decifrare.
I suoi occhi scuri erano imperscrutabili, puntati dritti davanti a sé, ma Alice sapeva che lui e tutta la ciurma condividevano la stessa ansia. La nave cadde in un silenzio di attesa, spezzato solo dal cigolio della nave e dai profondi respiri degli uomini.
D'improvviso, dal castello di poppa della Queen Anne's Revenge, comparve un uomo basso e robusto dal volto ripugnante, con la barba scura lunga e due occhi iniettati di sangue dalle pupille così nere che Alice non provò neanche a sfidare tanto era profondo il rischio di annegare dentro quel baratro color petrolio.
Sentì Killian trattenere il respiro per pochi secondi e questo le fece subito intuire che l'uomo doveva essere niente meno che Barbanera.
Sentì un groppo chiuderle la gola.
«Killian Jones!» parlò finalmente egli, sporgendosi dal parapetto. «Che coincidenza trovarvi qui.»
«Non vi sarà alcun benvenuto per te. A Peter Pan non piacciono gli ospiti.» ringhiò Uncino, scendendo le scale del ponte di comando. Il suo tono era proprio quello che ci si aspettava da un vero capitano e la sua voce ebbe l'effetto di infondere coraggio nel cuore di ogni suo fedele marinaio. «E neanche a me. Dov'è Kendra?»
Nel volto rugoso del pirata prese spazio un enorme sorriso, che venne presto accompagnata da una fragorosa e grottesca risata. Fece segno ai suoi marinai di issare una pedana che collegasse la Jolly Roger alla Queen Anne's Revenge e continuò a parlare, sotto attento sguardo di Killian. «Suvvia, Uncino, quanta fretta. Infondo, abbiamo un sacco di cose da raccontarci...»
«Ho chiesto dov'è Kendra.»
Silenzio.
«La tua povera sorellina non ce l'ha fatta.» dichiarò infine il pirata, fingendosi dispiaciuto. «Ha fatto la stessa fine di tuo fratello, caduta in fondo all'oceano.»
Killian si fece pallido come un cencio. Iniziò a sudare, piccole goccioline trasparenti che gli scendevano sulla la fronte, e il resto del corpo fu scosso dai tremiti.
Morta. Kendra era morta.
Un odio cieco si impossessò di Killian e l'unica cosa a cui egli riuscì a pensare in quei pochi secondi fu di uccidere chiunque avesse osato sfidare la sua improvvisa sete di morte, data da un dolore che mai si sarebbe rimarginato. La sua mano si strinse attorno alla sua sciabola, che estrasse pronto all'attacco e mentre gli altri si stavano riprendendo dallo shock egli saltò sulla pedana con un urlo di rabbia.
Alice era ancora ferma sul posto quando Killian e Barbanera iniziarono a duellare lì, in quel unico pezzo di legno che univa i due vascelli. Non riusciva ad assimilare quella frase, caduta in fondo all'oceano.
E d'un tratto le sembrò tutto vero, tutto prese la forma giusta: il Cappellaio Matto, le rose rosse della Regina, il portale, il Brucaliffo.
Le Tre Pietre, la Foresta Incantata, Neverland.
E lei era Alice, quella Alice, ed era nel vascello di Capitan Uncino. E aveva appena perso un'amica, e il dolore era reale, e bruciava. Lei riusciva a sentirlo.
Ma dov'è casa?
Scese le scalette del ponte di poppa e scansò i duellanti che si sfidavano a sciabolate, cercando di non farsi coinvolgere in nessuna lotta. Il suo occhio seguì i marinai che, aggrappati alle funi pendenti dell'albero maestro, attraversavano il vuoto per atterrare con agilità nell'altra fregata, spalleggiando il loro capitano in quello scontro a sangue.
Tutto stava succedendo troppo velocemente perché Alice potesse fermarsi un secondo a riflettere. Corse verso una delle reti che univa l'albero di mezzana al ponte, utilizzata dai marinai per fare da vedetta, quando qualcuno le afferrò il polso e la fece girare con la forza.
Non fece in tempo a reagire che si trovò davanti l'ultima persona che avrebbe pensato di vedere.
«Jefferson?!» gridò, sconvolta. «Cosa...cosa ci fai qui?»
Il Capellaio aveva i cappelli bagnati appiccicati alla fronte e i vestiti appesantiti dall'acqua. Al collo aveva ancora l'orologio di Ernest e stretta nella mano destra stringeva una spada. Alice notò che i suoi occhi brillavano come mai li aveva visti e non appena incrociò il suo sguardo sentì che il peso del mondo si era sollevato dalle sue spalle di colpo.
«Sono venuto a salvarti.» rispose con ironia, facendo cenno alla battaglia. «Ascoltami bene, Kendra non è morta. E' nelle prigioni della
Queen Anne's Revenge, devi andare a liberarla.» Qualcuno alle sue spalle fu pronto a tirare un affondo, ma Alice lo avvertì subito e le due lame si incrociarono facendo un rumore che in mezzo a quel trambusto era pari alla caduta di un ago.
Alice rimase imbambolata per alcuni secondi, guardando Jefferson destreggiarsi con la spada con un energumeno della ciurma di Barbanera. Un paio di secondi dopo si decise ad agire, mentre il suo compagno la copriva parando e contrattaccando con un'agilità che Alice non gli riconosceva.
Si issò sulla rete e con due mani salì fino a poter vedere il mare agitarsi sotto le due navi e minuscoli omini combattere sopra di esse. Vide che Uncino e Barbanera si erano spostati sulla Jolly Roger e che nessuno dei due dava ancora segno di cedimento.
Alice tornò concentrata su ciò che doveva fare e, preso il giusto coraggio, afferrò una delle funi che pendevano dietro di lei e si lanciò nel vuoto.
Avrebbe voluto tenere gli occhi chiusi per non lasciarsi investire dalle vertigini, ma non ve ne fu modo: l'obbiettivo era la rete della Queen Anne's Revenge che stava esattamente davanti a lei e non poteva mancarla, altrimenti si sarebbe sfracellata al suolo o, nel peggiore ma più probabile dei casi, direttamente sull'albero maestro.
Quando fu abbastanza vicina, lasciò la fune e si aggrappò con tutte le sue forze all'altra rete. Non ebbe il tempo di gioire della sua prima impresa da pirata che, voltando il capo, vide Jefferson ancora alle prese con lo stesso marinaio di prima.
Era salito sulla rete in cordame e il mozzo gli era alle calcagna. Jefferson aveva raggiunto la fune e stava per lanciarsi, ma Alice aveva intuito subito che il marinaio non avrebbe mollato la presa e che con tutta probabilità avrebbe fatto cadere Jefferson.
Prese la rivoltella che Killian gli aveva dato, tolse la sicura e caricò. Pregò che la sua mira non fosse pessima come credeva e puntò ad un punto impreciso del braccio del mozzo di Tatch, che nel frattempo aveva allungato una mano con un pugnale per ferire Jefferson.
Lo sparò fu più potente di ciò che Alice si era aspettata, ma ebbe comunque l'effetto desiderato. Il marinaio urlò di dolore e mollò la presa sia sull'arma che sull'unico appoggiò che lo teneva issato a bordo; cadde dunque in mare dimenando le braccia a più non posso verso il cielo.
Alice sorrise piena d'orgoglio. Il Cappellaio la raggiunse poco dopo e insieme scesero sul ponte della nave estranea, molto più ampio di quello della Jolly Roger.
Si guardarono attorno, improvvisamente incerti su dove dirigersi, quando Alice indicò quello che sembrava il boccaporto che portava ai ponti inferiori.
Jefferson la seguì senza fiatare, deviando i fendenti che ogni tanto i nemici gli rivolgevano, e sani e salvi arrivarono infine sottocoperta. Le due navi avevano iniziato a fare fuoco una contro l'altra, dunque i marinai erano troppo occupati a prendere tutta la polvere da sparo che potevano e ad armare i cannoni.
Alice rivolse un'occhiata preoccupata a Jefferson. «Sarà meglio muoverci, questa battaglia sta volgendo al termine.»
Il Cappellaio annuì e insieme arrivarono fino alle prigioni del vascello, nelle quali stavano un paio di celle allineate dentro una delle quali stava Kendra.
Alice tirò un lungo sospirò si sollievo mentre la sua amica si alzava dal pavimento e le si illuminavano gli occhi di speranza. «Siete venuti!»
«Non potevo lasciarti qui, Kendra. Sono così sollevata che tu sia viva...» le sorrise la bionda.
Jefferson prese le chiavi appese al ferro di cavallo e aprì la cella, ma nello stesso momento un chiasso assordante fece piegare tutti e tre con le braccia sopra la testa per proteggersi dalle schegge. Quando il bordata centrò l'obbiettivo, notarono che parte della murata di babordo era crollata e che presto le prigioni sarebbero annegate sott'acqua.
D'un tratto, l'improvvisa gioia nello sguardo di Kendra si spense per lasciare spazio alla preoccupazione. «Devo andare da Killian, io...non so neanche se sia vivo!» Iniziò a farneticare Kendra, gesticolando preda alla disperazione.
Alice si era fatta dare l'orologio da Jefferson e l'aveva stretto nelle mani di Kendra, che si era ammutolita e aveva incollato i suoi occhi in quelli azzurri di Alice.
«Andrà tutto bene, Kendra.» aveva detto con parole rassicuranti, e lei per un attimo riuscì pure a crederci.
Jefferson chiuse le mani attorno a quelle di entrambe. Nella catastrofe, tutto iniziò a girare.










Here I Am!
Woah. Qui ci sarà molto da scrivere lmao. 
Inanzitutto, vediamo Killian e Alice molto vicini in questo capitolo. Non si fidano completamente uno dell'altro, ma si sono alleati per un obbiettivo comune che va al di là delle loro simpatie: salvare Kendra da Barbanera. 
Sembrano quasi riuscirci, se non fosse che il pirata mente dicendo di aver ucciso la ragazza e questo fa scattare l'odio di Killian e, insieme a lui, tutta la battaglia. Uh, è tornato anche Jefferson! A quanto pare si è ricreduto...:') 
Insomma, alla fine salvano Kendra. Ma Killian? E Barbanera? Uncino è un personaggio che mi sta conquistando mooooolto lentamente. Non lo so, forse vederlo meno cascamorto nei confronti di Emma mi ha fatto ricordare che infondo lui è sempre un pirata. Magari potrei scrivere uno spin-off sui fratelli Jones in quanto nella storia alcune cose non verranno spiegate e d'altronde conosciamo così poco della vita di Killian che potrei sbizzarrirmi. Ci penserò!
Intanto, sappiamo che al nostro trio manca una sola Pietra. Dove li porterà l'orologio per l'ultima tappa del loro viaggio? Sempre ammesso che lo sia...
Lasciate una recensione e a presto!

Frannie.

   
 
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