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Autore: Cicciolgeiri    14/03/2009    1 recensioni
"Guardo mio...figlio, la sua forza, la sua bontà, la luce che irradia ovunque. E ciò non fa che rafforzare, più di ogni altra cosa, la speranza, la fede. Come è possibile che non esista qualcosa di più, per uno come Edward?"
E se quello che hai sempre sperato, un'altra possibilità, esistesse davvero? Fic ambientata dopo Breakin Down, senza alcuno scopo di lucro. Recensite in tanti.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Non sapevo se fosse giorno o notte, la testa mi scoppiava. Intorno a me, era come se il tempo andasse al rallentatore, sentivo i suoni dilatati. Carlisle e Jacob, mi parlavano, ma non riuscivo ad afferrare il senso di quello che mi dicevano. I miei occhi erano pieni della sua sofferenza e la mia mente focalizzava solo lo spazio intorno a lui. C’erano macchine per farlo respirare, tubi che si diramavano dalle sue braccia e c’era quel suono che sentivo per la prima volta che martellava con violenza: il suo cuore che ascoltavo attraverso un rilevatore cardiaco. Quel cuore, rimasto muto per tanto tempo che se avesse potuto avrebbe fatto battere per me sin dall’inizio. Ora ne era capace, ma ironia della sorte, lui non poteva esserne felice. Tante volte lo avevo lasciato ascoltare il mio, e sempre, avevo colto una nota di tristezza sul suo volto.
Il mio Edward, quel ragazzo d’altri tempi che mi amava, che aveva lottato, perché il suo sentimento non fosse la mia disgrazia, che aveva deciso di andare in Italia a cercare la sua fine quando aveva creduto di avermi perduta per sempre, che non aveva mai smesso di chiedere scusa per ciò che era, che sapeva regalarmi attimi di felicità infinita e di immensa tenerezza.
Il mio Edward, dal sorriso sghembo che mi lasciava senza fiato e i capelli perennemente spettinati.
Il mio Edward…umano e bellissimo, ora era lì, privo di conoscenza, divorato dalla febbre, sofferente, che lottava per rimanere con me.
Il mio Edward… che amavo con tutta me stessa, più della mia vita, che non sarebbe stata più vita, senza di lui. Piangevo, mentre cercavo di dargli un po’ di sollievo bagnandogli la fronte. Non aveva mai riaperto gli occhi, era lì, immobile e pallidissimo, con la fronte imperlata di sudore. Gli accarezzai il viso morbido,dai lineamenti delicati e rasserenati dalla sua ritrovata umanità, seppur sofferenti. Gli tenevo la mano e nell’incoscienza della febbre gli sentii pronunciare piano, il mio nome: “Bella…” e la sua voce mi giunse sconosciuta, ma l’emozione che mi procurò, fu straziante. Lo avevo sentito, per come era veramente, per come era sempre stato, quell’Edward che aveva sempre desiderato mostrarmi.
“Bella, dovresti riposare un po’” Disse Jacob, poggiandomi una mano sulla spalla. Mi voltai a guardarlo, indossava la mascherina che Carlaisle aveva voluto portassimo per stare lì con lui: “Resto io un po’, devi mangiare qualcosa, adesso è necessario che tu ti nutra, lo devi fare per lui, per quando si sveglierà e per Nessie”.
A quelle parole scoppiai a piangere: “Oh, Jacob!” dissi, senza riuscire ad aggiungere altro.
“Lo so piccola, fa male, ma devi essere coraggiosa, lui non ti vorrebbe vedere così, devi essere forte per entrambi”. Abbracciandomi, mi accompagnò nel soggiorno, dove Carlisle mi aiutò a sedermi e a mangiare qualcosa. Era silenzio in quello che doveva essere il nostro rifugio felice. La nostra casa che doveva accogliere quella nuova vita tanto desiderata, ora era invasa dall’infelicità.
Guardai Carlisle, non avevo notato il suo nuovo aspetto, mi sorrise quasi imbarazzato: “Mi riconosci, Bella?” Disse. “Sì, in fondo non è cambiato poi molto”, dissi; sembrava solo un po’ più adulto di come me lo ricordavo: “vi ho sempre visti per come eravate veramente, oltre l’aspetto che avevate, io vedevo la vostra vera essenza”
“ Lo so Bella, non si potrebbe spiegare altrimenti il fatto che non fossi rimasta terrorizzata nell’apprendere ciò che eravamo e i nostri segreti” Mi accarezzò una mano. “Dimmi Carlisle; voglio la verità, però: è così grave come sembra?”
“Sì” rispose e mi prese le mani fra le sue, il tocco morbido e tiepido e quella parola che mi spaccava il cuore.
“C’è speranza che possa superala?” Non riuscivo a respirare.
“C’è sempre una speranza Bella, non è finita finché non è finita, Edward è giovane e come allora lotterà e poi oggi la medicina ha tante risorse, guarda noi, chi avrebbe immaginato di poter tornare a vivere come prima?... Ma no…non ti mentirò: è grave! Le prossime ore, saranno decisive per lui”.
Guardavo l’uomo seduto davanti a me e stentavo a credere a quello che era successo, erano tornati.
Eravamo tornati! Per tutti noi ora, non ci sarebbe più stato il crepuscolo di un’esistenza senza speranza, senza via d’uscita, sarebbe stata la luce, la luce di un giorno nuovo, ma non poteva esserci la felicità che avevamo immaginato, senza Edward.
A questo pensiero, iniziai a singhiozzare disperata, Carlisle si alzò e mi raggiunse abbracciandomi.
“Non è giusto, se muore è stato tutto inutile: a cosa è servito tornare, se lui non sarà con me? Non mi importa cosa sono , cosa ero, o cosa sarò, tanto, senza di lui, non potrei esistere comunque”.
Piangevo tutte le mie ritrovate lacrime, senza riuscire a smettere. Carlisle non riusciva a calmarmi e andò a chiamare Jacob.
Due braccia che conoscevo bene mi sollevarono e tra i singhiozzi sentii Jake dire piano: “Sssst! Bella, adesso basta , devi calmarti, se può ascoltarti si dispererà sentendoti così e sarà più difficile per lui lottare. Perché ne sono sicuro, vincerà. Ricordi? Lo dici sempre: riesce in tutto quello che fa” Mi portò nella stanza dove Edward era immobile e pallidissimo, e si sistemò sulla poltrona di fronte al suo letto, con me in braccio, cullandomi dolcemente, cercando di calmarmi.
“Chissà… se potesse vederci… magari la voglia di prendermi a pugni potrebbe farlo reagire in qualche modo” Disse cercando di farmi sorridere.
“Ti vuole veramente bene, Jake; e poi sa che mi darebbe un dispiacere, non lo farebbe mai.”Gli parlavo mentre osservavo Carlisle controllare alcune delle macchine che monitoravano le funzioni vitali di Edward.
“Se vuoi dormire un po’ Bella, sarò felice di cullarti, sai che di me puoi sempre approfittare” Con la mano chiusa a pugno lo colpii sul petto e fece una smorfia, come se avesse accusato il colpo.
“Sai quale è la cosa strana Bella?”
“Quale Jake?” Risposi.
“Che le cose per me e gli altri sono cambiate appena siete ritornati. Immediatamente, è stato come se si fosse spento un segnale d’allarme, all’improvviso più niente, silenzio e anche il mio corpo si è rilassato.”
“In effetti è vero, non sembri l’energumeno che eri.”
“Bene, ci sono riuscito!”
“A fare cosa?” Lo guardavo perplessa , confusa e con la testa e gli occhi indolenziti.
“Farti smettere di piangere, metterò in conto alla lista delle cose che il tuo dolce maritino mi deve, anche questa.”
“E’ inutile che tenti di fare lo sbruffone, so che sei preoccupato per lui. Gli vuoi bene anche tu.”
“Be’…ho imparato ad apprezzarlo, lo ammetto…è in gamba e ti ama, Bella. Ti ha sempre amata e per te è sempre stato disposto a tutto, questo devo riconoscerglielo”. Fece una pausa, come a ricordare tutto ciò che era successo e che avevamo condiviso tutti e tre insieme.
“Dicevi che, le cose per voi, sono cambiate immediatamente con il nostro ritorno?” Sospirai .
“Già! E so, cosa vuoi sapere Bella, la risposta è si, ho perso l’imprinting per Renesmee.”Mi guardò.
“Quindi mia figlia, non ti interessa più?”
“Tua figlia mi interesserà sempre, ma come una qualsiasi deliziosa bambina. Suppongo che per lei, sarò sempre lo zio Jake e farà, in qualche modo sempre parte della mia vita, proprio come te Bella, ma l’amore, quello dovrà arrivare per un’altra” Lo ascoltavo, continuando a guardare quello che faceva Carlisle e prestando attenzione al battito del cuore di Edward, attraverso il segnalatore acustico del monitor.
“Certo che sta battendo proprio all’impazzata, Dottor Cullen! Che succede? ” Disse Jake, intuendo a cosa stessi prestando attenzione, oltre che a lui.
“In questo stato, direi che è tutto nella norma Jake, è la febbre. Speriamo che nelle prossime ore scenda. Questa notte sarà decisiva; se la supera sopravvivrà.” Concluse con tono serio.
La notte che lo aveva sempre protetto da sguardi curiosi e indiscreti, quella stessa notte che lo avvolgeva nella sua infinita solitudine, la notte che lo nascondeva da me, quando mi guardava dormire nella mia stanza e ascoltava i miei sogni, ora sarebbe stata decisiva per la sua vita ritrovata. Ero accanto a lui e lo guardavo, osservavo ogni piccolo movimento del suo corpo, ogni smorfia del suo viso, ascoltavo il suo respiro e il suo cuore.
Resta con me amore, gli ripetevo, non mi lasciare, resta con me. Non aveva detto molto in quelle ore, si era solo lamentato e qualche volta pronunciato il mio nome .
Accanto a lui, da sola nel silenzio, sentivo il riposo regolare di Jacob che si era addormentato e guardavo Carlisle tenere sotto controllo le flebo.
Le ore passavano e il respiro di Edward era sempre affannato. Poggiai il viso vicino alla sua mano tormentata dagli aghi della flebo e la mia mente cominciò a vorticare tra i ricordi.


  
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