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Autore: Alina_Petrova    13/01/2016    1 recensioni
"- Allora, adesso si può dire che stiamo insieme, o cosa?..
- O cosa..."
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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– Ma tu mi stai prendendo in giro! – non era una domanda, ma un’affermazione, anzi, piuttosto, un’esclamazione. Merlin guardò con stupore il marito... e il suo cervello di nuovo andò in corto circuito per la consapevolezza di questa semplice verità – Arthur Pendragon da questo giorno era il suo legittimo coniuge! Lo stesso che gli aveva appena proposto di... portarlo fino al taxi per l'aeroporto. Proprio così, letteralmente: “Ti ci porto in spalla!”

– E qual è il problema, Mer? Diremo a tutti che vogliamo rispettare l’antica tradizione quando lo sposo deve portare la sposa in braccio oltre la soglia della loro casa... solo che noi abbiamo deciso di iniziare con un po’ di anticipo...

– Mi permetto di ricordarti – non sono una sposa! – urlò Emris, sollevandosi appena sui gomiti, e subito si lamentò per il movimento improvviso. – E poi, tutti capiranno di che si tratta, – aggiunse in un sussurro.

– Oh, ma certo, e se invece camminerai davanti a loro zoppicando come un vecchietto, non li sfiorerà nemmeno il cervello l’idea su quello che abbiamo fatto qui nelle ultime due ore... Merlin... – Arthur fece una smorfia di solidarietà, guardando come Emris lentamente si gira sull’altro fianco con una sofferenza atroce dipinta sul volto.

Pendragon si sedette sul bordo del letto e con tenerezza accarezzò con la mano i suoi capelli neri spostando delicatamente la frangia dalla fronte. Lo sguardo di Arthur scivolò sul viso del marito, notando leggerissimo velo di barba, che sottolineava ancora di più la spigolosità dei suoi lineamenti... e pensare che non si radeva solo da un giorno! Arthur aveva la barba più chiara, più morbida e... come dire, più rada... che non gli donava per niente, Merlin invece subito acquisiva un certo fascino audace. E così in tutto: Emris era pieno di contraddizioni e di sorprese, in lui combaciavano alla perfezione e convivevano pacificamente delle cose che di solito assolutamente non andavano d’accordo – coraggiosa determinazione si intrecciava nel suo essere tutto particolare e a volte bizzarro con la tenerezza e fragilità quasi femminile, la forza sorprendente – anche quella fisica – con una toccante ingenuità.

– Ma dai... sarà divertente! Quando è stata l’ultima volta che qualcuno ti ha portato in braccio? – sorrise Arthur, tracciando con il pollice la linea quasi tagliente della sua mascella e sforzandosi con tutto se stesso per non lasciarsi scappare ad alta voce: “Cosa ho fatto per meritarti?” In realtà, questo pensiero non di rado, si potrebbe dire, regolarmente sfiorava la sua mente, ma era fermamente convinto che sarebbe stato stupido da parte sua dare ulteriore potere al uomo, che già lo teneva per le palle... a volte, letteralmente.

– Essere trascinato in spalla conta? – ridacchiò Merlin. – Perché in questo caso posso dire con la precisione al minuto! Ti eri ingelosito tanto quel giorno, quando avevo ballato con Freia, eh? – arricciò il naso Emris, coprendo con la mano le dita di Arthur, ancora ferme sulla sua guancia.

– Non immagini quanto... da matti! – confessò suo marito, chiudendo gli occhi e rivivendo quel momento di sei anni prima – oh, signore, sono passati soltanto sei anni, e sembrava una vita! – La stavi guardando in un modo che... allora per la prima volta avevo capito che... beh, non proprio capito, piuttosto, percepito, sai una sensazione di pelle, al livello cellulare quasi, che...

– Cosa, Arthur? – chiese Merlin, quando la pausa si prolungò troppo.

– Che ho bisogno di te! – sbottò Arthur in risposta, come se queste poche parole spiegassero tutto, ma subito dopo strinse le labbra, sospirò rumorosamente e continuò: – Sì, sì... me lo ricordo, è quello che ti ho detto quando ci siamo incontrati per la prima volta... senza conoscerti per niente! E questo bisogno che ho di te, con il tempo è sempre diventato solo più... giusto... sempre più... non so come dire, più totale, ecco!..

– Va bene, mi hai convinto! – Merlin stampò un bacio veloce sul palmo della sua mano e di nuovo si sollevò sul gomito. – Aiutami a vestirmi, e cavalchiamo in aeroporto! – sì, entrambi non erano proprio portati per i discorsi sentimentali. Con un leggero velo di delusione, Arthur cominciò a raccogliere per la stanza gli abiti di Merlin, quando lo investì appena udibile:

– Anch’io ho bisogno di te... in quella maniera che hai detto tu... totale!

 

 

– Allora, morituri, chi andrà a chiamare gli sposini? Il tempo passa e l’aereo non ci aspetterà mica, – biascicò Gwaine quasi in tono di scusa che mal si associava al suo solito spavaldo modo di fare. Gli altri si scambiarono un’occhiata preoccupata e di nuovo abbassarono gli occhi.

– Ma si può sapere perché mai dovremmo stare così in ansia? – esordì Morgana, interrompendo finalmente il silenzio di tomba. – Il fatto che siano in ritardo, significa semplicemente che sono troppo occupati a fare qualcosa... emmm... qualcosa di così importante, che si sono scordati di noi, giusto? Magari è meglio lasciarli in pace... beh, non è carino disturbare gli sposini subito dopo le nozze! – concluse in tono speranzoso, guardando gli amici negli occhi, uno ad uno. Il suo fidanzato annuì con entusiasmo, pure a Percival sembrava piacesse l’idea, e addirittura negli occhi di Gwen si accese la scintilla della speranza di scampare al pericolo, ma Lance strinse brevemente la sua mano e fece rassegnato un passo avanti, mormorando sottovoce:

– Condannato a morte va ad affrettare i suoi carnefici...

Gli rimanevano pochi passi per arrivare all'ascensore, quando quello si aprì e tutta la compagnia poté godere di un’immagine piuttosto divertente e dolce da far venire la diabete: appoggiato alla parete posteriore c’era in piedi Arthur e da dietro gli spuntava avvinghiato a lui con tutte le membra, Merlin, e i due si baciavano come se il resto del mondo non esistesse. Così che il coro di sospiri da ebeti di tutto il gruppo si trasformò in un collettivo urlo di protesta, quando gli sportelli della cabina iniziarono a chiudersi, visto che la coppietta non accennava di uscire. Lance, essendo il più vicino, fece un salto in avanti, fermando l’ascensore, quasi sicuro che Morgana avesse ragione: avevano sicuramente qualcosa di molto importante da fare quei due.

Il rumore prodotto dal intervento di Lancelot e degli altri amici, che una volta ritrovato il coraggio si affrettarono ad avvicinarsi, attirò l'attenzione degli sposi. Beh, insomma, se non altro, si staccarono l’uno dall’altro e rivolsero gli sguardi – anche se poco lucidi – su di loro.

– Oh... e perché porti Merlin in groppa? Ti sei fatto male, Merlin? – chiese ingenuamente Percival, quando Arthur uscì dall'ascensore, sempre senza poggiare il marito a terra.

– Sì! Si è slogato la caviglia... un infortunio durante la discesa dal letto, – confermò prontamente Pendragon con una risatina nervosa, ricevendo subito un colpo di “sprone” sulla coscia.

– Guarda che domani ti assicurerò io un infortunio! – gli soffiò Merlin minaccioso sull'orecchio. I ricordi di questa mattina balenarono piuttosto vividi nella sua testa, e Arthur improvvisamente si rese conto che in realtà la cosa non gli sarebbe dispiaciuta affatto...

– Promesso? – sorrise quindi, girando la testa e lasciando un bacio sul angolo della bocca di Merlin.

 

 

Davanti all'ingresso del loro palazzo Arthur lasciò un attimo Merlin per salutare i ragazzi, e carico di borse salì di sopra. Tutti diedero una pacca sulla spalla a Emris facendogli tanti auguri ancora dopo di che si ritirarono dentro al taxi, non volendo sfidare il destino più del dovuto. Nel senso, si che tutto sembrava essere andato bene, ma ora era meglio restituire a cesare ciò che è di cesare e filare via, no?

Gwen invece rimase vicino a lui e quando gli altri erano abbastanza lontani da non sentirla, diventando rossa e pallida in faccia alternativamente, disse con certa difficoltà:

– Merlin... ascolta, c’è una cosa che volevo domandarti... ummm... quando fai quella cosa, beh... è tanto doloroso?

Emris non capì subito di cosa parlasse... ma quando ci arrivò, si infuriò, imbarazzato da morire a sua volta.

– Eh..? Tu... cosa mi... ma fai sul serio? Non ho intenzione di discutere di queste cose con te!

– Dai, ti prego! Mi ha sempre incuriosito questo genere di cose, sai, ma non avevo nessuno chi avrebbe potuto raccontarmi i particolari, vissuti in prima persona, ecco... – lo supplicò l'amica.

– La curiosità uccise il gatto! – non si arrese Merlin. – No, davvero, che diamine! Sei curiosa? Eccoti Google in aiuto, e sarai accontentata!

– Ma la mia non è una curiosità e basta! – puntualizzò lei, e qui Emris si allarmò leggermente.

– Cioè? No, non credo... possibile che Lance... – iniziò in un sussurro, ma venne subito interrotto.

– No! – strillò Gwen scandalizzata. – Sono io che ho sempre voluto provare... beh, quello, capisci? – Merlin spalancò gli occhi incredulo.

– Che cosa?! Piccola pervertita!

– Senti chi parla! Quindi... posso contare su di te? – amica sporse in avanti il labbro tremolante fissandolo con uno sguardo supplichevole... naturalmente, il cuore di Merlin non resse.

– Mio Dio, che mi tocca... Sai, data la mancanza nel tuo corpo di un certo organo interno, non credo che questo possa avere un senso, ma... – in quel momento dalla porta del terrazzo sbucò fuori Arthur.

– Allora... ce la fai ad arrancare su da solo, o devo scendere per trascinarti? – chiese Pendragon, fulminando con lo sguardo Gwen attaccata al gomito di Merlin.

– Faccio da solo! Salgo subito, Sua maestà! – si affrettò a rispondergli Merlin e dopo aver sussurrato a Gwen: – Vieni verso la fine del mio turno ad Albion, facciamo una bella chiacchierata, e adesso è ora di adempiere ai miei doveri matrimoniali! – zoppicò verso la porta.

– Oh signore, Merlin... ma quali doveri, se non ti sei ancora ripreso dopo ieri notte! – accorgendosi della sua andatura non troppo elegante, esclamò la ragazza.

– Pfff! Oggi non è il mio turno! – le strizzò l'occhio Emris prima di sparire all’interno del palazzo.

 

 

L’appartamento era immerso nel silenzio e la quasi completa oscurità, diluita solo dalle luci della città che passavano attraverso i vetri. Merlin trovò Arthur in camera da letto, Pendragon stava in piedi davanti alla finestra, le mani incrociate sul petto, e nemmeno si voltò al suono dei suoi passi. “Fa l’offeso!” – ridacchiò Emris e arrivato vicino infilò le mani sotto il suo maglione, fece scivolare i palmi in su e premette delicatamente, stringendo il marito a sé.

– Quindi, cosa aveva Gwen di così importante e urgente da discutere con te? – chiese Arthur, sciogliendosi all’istante tra le sue braccia.

– Niente di speciale... mi aveva chiesto alcuni particolari della nostra vita intima... – rispose con la massima tranquillità Merlin, iniziando a mordergli intanto il lobo dell’orecchio. Arthur sbuffò gettando la testa all’indietro sulla sua spalla.

– Se non ne vuoi parlare, non farlo, ma non inventare delle stronzate, va bene? Io ho nulla in contrario, che rimanga fra voi, ragazze!

– Disse colui che per la festa di tutti i santi, si era travestito da una tennista-vamp! – rise Emris. – Eri molto credibile... un po’ da infarto, ma convincente!

– É stato tutta colpa di Morgana, mi ha costretto!

– Non essere così ingenuo, Arthur! Non sai che noi ragazze siamo delle pettegole? Credi davvero che non mi abbia raccontato come l’avevi letteralmente supplicata di prestarti quel rossetto color fuoco? Non essere in imbarazzo, stavi da dio!

– Ah sì? – Arthur si voltò verso di lui. – Forse dovrei infilarmi una gonnella per sedurre un macho come te? – ghignò lui.

– Può darsi... un’altra volta... – rispose Merlin, iniziando ad armeggiare con la cintura dei suoi pantaloni. – Ora ti preferisco senza vestiti... Oh! A proposito, spero tu abbia portato dalla stanza dell'albergo il lubrificante e i preservativi avanzati? – Arthur spalancò gli occhi per la sorpresa, e poi scoppiò a ridere.

– Oh, quanto sei romantico! Ma sì... visto che, a quanto pare, sono i nostri unici regali di nozze. Sono nel borsone.

Quando mezz'ora dopo, uscirono dalla doccia e caddero sulle lenzuola fresche, Arthur allungò la mano verso la borsa, lasciata lì vicino, e, tirando fuori il necessario, lo allungò a Merlin.

– Allora, a proposito di quella tua promessa di assicurarmi un infortunio... stavi scherzando, o cosa..?

– O cosa... girati!

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*Parlando del travestimento di Arthur da tennista-vamp, Merlin si riferisce a... questo
       

 
   
 
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