( ¯*~. Era solo acqua .~* ¯)
Sono passati due mesi. Solo due mesi, piccolo mio, da quando te ne sei andato. Solo due mesi dal giorno in cui la cattiveria del mondo si è riversata su di noi. Due mesi, e ancora solo noi sappiamo cosa è successo. Non lo diremo a nessuno, vero piccolo mio? Non diremo a nessuno che gli angeli non splendono di luce propria. Non diremo a nessuno che il cuore della Terra è fatto solo di sangue. Non diremo a nessuno che in fondo ti amavo.Non diremo a nessuno che in fondo mi amavi.
Quella
notte la luna non c’era, quella notte era scura, quella notte anche il cielo
aveva deciso di piangere. Piangeva per il mondo. Piangeva, e sperava con le sue
lacrime di pulirlo. Ma anche il cielo si sta sporcando, amore mio, e quelle
lacrime non servirono se non a sporcarlo ancora di più.
Quella
notte eravamo lì, tesoro, te lo ricordi? Eravamo a guardare quel lago come
facevamo ogni notte. Non ci importava che le vane lacrime del cielo ci
bagnassero, non ci importava che quella enorme distesa scura sopra le nostre
teste, riversasse su di noi tutto il suo dolore. Noi stavamo bene, e il nostro
benessere annientava quel dolore sempre più intenso. Stavamo bene. E stavamo
guardando il nostro lago, senza una parola. Le parole sono inutili. Me l’hai
insegnato proprio tu, ricordi?
Seduti
uno di fianco all’altra, guardare quella distesa davanti a noi dello stesso
colore scuro di quella sopra a noi.La prima, straziata dalle lacrime di
quest’ultima ne percepiva tutta la sofferenza.Il lago quella notte non
rifletteva il pallido illuminare della luna, quella notte il lago era scuro e
agitato, non donava la stessa serenità delle altre sere. Ma a noi bastava così.
C’eravamo noi. C’era il lago. E anche il cielo c’era ancora.
A cosa
pensavi tutte le sere, quando ci sedevamo sulle rive del lago e lo osservavamo?
E a cosa pensavo io? Non ricordo, piccolo mio, non ricordo. Probabilmente
pensavo a quanto ti amavo, a quanto eravamo similmente soli, a quanto eravamo
similmente strani. Uguali. Questo è il termine esatto. Credo che pensassi a
quanto in fondo eravamo uguali. Nessuno di noi due credeva più nel mondo,
nessuno di noi due credeva più nella vita, nessuno di noi due credeva più
nella pace, nessuno di noi due credeva più nell’amore.Ed è stato questo ad
impedirmi di amarti. Noi non credevamo più.
Questo
mondo ci stava davvero troppo stretto, eh amore mio? Ci soffocava con le sue
idee, i suoi pregiudizi, le sue contraddizioni, i suoi maestri che pretendevano
di insegnare a vivere, quando loro non vivevano neanche per metà. L’avevamo
capito, noi, che la vita non esiste in fondo. La vita è solo una parte minima
del tempo di ogni individuo. Anche il nostro corpo aveva iniziato a farsi
stretto. O forse era solo la nostra anima che premeva per uscire. Noi non
abbiamo fatto altro che lasciarla andare, vero tesoro?
Le nostre anime si
placavano solo alla sera, quando eravamo io e te. E a tenerci compagnia, il
lago. Quel lago. E’ stato forse la cosa più importante della mia vita,
assieme a te.
La
ricordo bene, quella notte. Quella notte la luna non c’era, quella notte era
scura, quella notte anche il cielo aveva deciso di piangere. Piangeva per il
mondo. Piangeva, e sperava con le sue lacrime di pulirlo. Non si era ancora reso
conto, il cielo…
Tu
invece lo sapevi, vero? Quella sera, quando ti alzasti, ne eri ben consapevole.
Sapevi che nulla avrebbe mai potuto pulire il mondo. Perché è troppo sporco di
sangue, di troppe persone, alcune troppo innocenti. Il cuore della Terra è
fatto solo di sangue. Tu lo sapevi, piccolo mio.
Tu te
ne eri fatto una ragione. Ma il cielo, il lago, loro no. Loro non riuscivano a
spiegarsi. Anche loro si sarebbero sporcati, lentamente, in un’ atroce agonia.
E non volevano crederci. Non volevano guardare in faccia la realtà.
E’
per questo che quando quella sera ti alzasti, non me ne stupii troppo. Eri
irrequieto anche tu, quella sera. Me ne accorsi, lo sai?
- Sta soffrendo. Anche
lui. Il lago questa sera soffre. Soffre per il mondo. E soffre perché ha
realizzato che il suo destino è morire, assieme a lui.- questo, mi dissi.
E’ stato un errore non
fermarti, quella notte? Non lo so, tesoro. Proprio non lo so. Camminasti
lentamente verso il lago. Gli parlavi, in tono rassicurante, come solo tu sai
fare. Ed i tuoi piedi man mano che avanzavano, abbandonavano il suolo, questo
suolo sporco e maledetto, ed entravano nell’acqua ancora abbastanza limpida
del lago. Parlavi. Ad ogni passo si alternava una piccola frase. Volevi far
accettare al lago il suo destino. Non volevi soffrisse anche lui.
Ti fermasti, l’acqua ti
arrivava alle spalle oramai. Ti vidi sussurrare le ultime parole di quel tuo
discorso. Ed il lago comprese. Aveva la consapevolezza del suo destino da tanto,
tanto tempo. Ma per lui sentirselo dire deve essere equivalso ad ammettere che
fosse vero, che non fosse solo un’illusione.Ammettere che non c’erano
speranze. Comprese, e scagliò su di te la sua ira, inghiottendoti. Non muovesti
un solo muscolo, non un solo minimo movimento che ti permettesse di salvarti.
Io ero ancora lì, le
gambe strette al petto, seduta sull’erba, con quella leggera brezza tipica
delle notti primaverili.
- Stupidi… - sussurrai.
-…tutti e due… -
Il lago ora si era
sporcato ancora più in fretta. Aveva accellerato il corso del suo destino. E
parve rendersene conto, perché dopo averti inghiottito si calmò. Ma il cielo
piangeva ancora, ed anche quella brezza continuava a soffiare.
>>>> Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che hanno recensito le altre mie fic. Sono stata davvero molto contenta. Grazie a:
Patty
Paola
mira'82
Entreri
ely91 (non preoccuparti, le critiche negative sono costruttive! ^^ )
Silvia Nott
Espero
Estel21
Chiara
Cordelia (adoro le tue ffic!!! )
sindy90
Ael
Oracolo
priski