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Autore: PandorasBox    13/01/2016    1 recensioni
[Glee AU]
Mentre l’osserva allontanarsi –ed è rapito dal suo modo di camminare, quel ancheggiare leggero e quella grazia non programmata- Jason si chiede se sia stata davvero una buona idea iscriversi a quel Glee Club solo per far colpo su di lei.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jason Grace, Jason/Piper, Piper McLean, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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  • Note
Il bello delle cose è che, queste, prima o poi finiscono. Il bello di questa storia è, invece, che io sia riuscita a finirla perché, lo ammetto, non sono proprio una fan delle "storie a capitoli", finisco sempre per metterci un'eternità a ascriverle e spesso rimangono opere incompiute (di cui, comunque, nessuno sente la mancanza).
Mi sento soddisfatta, lo ammetto.

Un paio di chiarimenti prima di iniziare a leggere perché, come al solito, mi sento in dovere di giustificare gli eventuali sfondoni che scrivo:

Il baby Jackson si chiama Robert e sapete perché? Perché il diminutivo è Bob e, in una battuta che ho dovuto tagliare perché non sapevo come ricollegare al resto, Annabeth spiega che hanno un grande debito con un tale Bob che, una volta, ha "praticamente salvato loro la vita". Sto parlando di quel Bob? Ovvio che sto parlando di lui. Ho vagliato tantissimi nomi ma, per me, quello è il più papabile. Percy partecipa alla nazionali, sì, nonostante il pupo. E sapete perché? Perché gli servono comunque quei punti per diplomarsi. Brutta la vita dello studente, eh?
 
Immaginate le Cacciatrici come i ragazzi della Dalton. Divise pulite e ben stirate, faccette da figlie di papà, coach agguerrita e canto a cappella. Le avete immaginate? Bene. Ricordate la paura che tutti i cori avevano per loro? Ecco. Loro sono spaventose perché sono brave e perché hanno l'aria di chi può spezzarti un braccio con la sola forza di uno sguardo storto.
 
La cosa del tetto dovevo metterla, sì, mi dispiace, amo i cliché e i riferimenti puramente casuali al canon.
 
Come sempre, datemi un feedback o quel che volete, insomma, la casella dei commenti è sempre aperta!

Ciao ♥
 
 




 
You cannot stop the rhythm of two hearts in love



La settima volta c’è il sole ma fa ancora così freddo da pentirsi di essersi tagliato i capelli -dannati Percy e Leo e le loro stupide scommesse- e conosce Rachel («Rachel Elisabeth Dare, RED per gli amici, è il nome con cui firmo le mie creazioni!» aveva detto, spille in bocca e centimetro alla mano) che è tanto rossa e abbastanza pazza da riuscire a seguire le direzioni di Apollo senza batter ciglio e riuscire anche a tenergli testa. Jason decide che, nonostante sia fin troppo aperta e decisa, gli è simpatica ed è quasi sicuro di potersi fidare di lei. Poi Rachel lo lascia andare (dopo quasi un’ora di minuziose misurazioni) con una generosa pacca sul fondoschiena –non senza prima rassicurarlo dicendo che lei è più parole che fatti- e lui continua la sua vita sperando che non gli cucia i pantaloni più stretti di proposito.
 
L’ottava volta scopre che Leo sa effettivamente cantare ma è troppo preso dalle sue invenzioni per provarci davvero. È troppo preso  anche da una certa Calypso ma hanno un tacito patto di non parlarne e lui non ci mette bocca – nonostante Leo non risparmi battutine e domande scomode su lui e Piper. Ma se lui e Leo sono diversi un motivo ci sarà pure, no?
 
La nona volta Percy porta Grover che è il suo miglior amico ed è perennemente fatto –e la sua fame chimica diventa problematica, ad una certo punto- ma che sa suonare e cantare e tanto basta. Da quando un po’ di gente dell’ultimo anno se n’è andata loro hanno bisogno di nuovi membri e il loro non voler vincere ad ogni costo non li rende schizzinosi.
 
La decima volta è Will a portare altre due persone: una ragazza (di cui non ricorda il nome)  fissata con i giochi di prestigio e i capelli colorati e Cecil che non è una ragazza -al contrario di quanto tutti pensassero- ed ha anche un vocione da far paura. Grover si mette a parlare con la piantina morente che hanno piazzato in un angolo dell’aula (e le dà anche un nome: Juniper) e la nomina la sua nuova ragazza. Jason si chiede come Percy e Annabeth possa essere suoi amici e fidarsi tanto di lui ma si tiene la domanda, spaventato dalla risposta quasi quanto è spaventato dall’idea che Clarisse possa tentare di ucciderlo nel sonno per averle rubato l’ultimo panino.
Poi gli spiegano che Juniper è effettivamente la fidanzata di Grover solo che è partita per non sanno quale scambio culturale e non tornerà prima dell’estate e si tranquilizza: alla fine Grover è anche simpatico, nei suoi momenti di lucidità.
 
L’undicesima volta non succede niente ma scopre che la mamma di Percy fa dei dolci da paura e forse è la parte migliore della settimana. L’undicesima volta scelgono anche la canzone da cantare e lui si sente rilassato ed agitato allo stesso tempo. Piper sembra a proprio agio con l’idea di cantare con lui («Puoi venire a provare da me!» gli propone anche) più di quanto si senta a proprio agio a parlare del loro bacio.
Piper continua a far finta che qualche giorno prima non sia successo proprio niente e lui la appoggia perché la capisce, magari è imbarazzata quanto lui e magari non se la sentono allo stesso modo di parlarne.
Continuano a chiacchierare e tornare a casa insieme e continuano ad uscire ogni weekend e gli basta. A turno un po’ tutti gli chiedono se sia successo qualcosa tra loro due, dicono di vederlo spento, ma Jason si fa una risata e dice che è colpa del raffreddore che non lo molla da mesi e lo fa cantare con una strana voce nasale. «In Italia uno ci ha fatto i soldi cantando così, hai un futuro.» gli dice Nico, stringendosi nelle spalle e tornando ad ammazzare zombie sulla playstation, e Jason si appunta mentalmente di andarsi a cercare tale cantante perché gli italiani sono strani, a volte.
 
Con le regionali alle porte e le provinciali (a cui non ha partecipato) vinte per un soffio, Jason ha paura: Annabeth ha annunciato il suo “ritiro dalle scene” («Sono troppo grossa per fare un passo, ora, figurarsi tra un paio di mesi! Sembrerà che io abbia ingoiato un pianeta!») e Percy ha messo in chiaro che non ha alcuna intenzione di impegnarsi davvero per le nazionali perché «Non so come si fa il padre, mi devo allenare anche per quello!»
Hazel ha già il suo pezzo ed il suo ballerino di fiducia e Apollo glielo dice chiaro e tondo, la prossima volta in prima fila va lui –Jason Grace-  e la sua Incapacità-di-ballare. Ed anche Piper, ovvio, ma ultimamente Apollo li vede come esseri simbiotici ed ha preso a nominare uno di loro per nominarli entrambi. Se non fosse Apollo («Ragazzi, credo sia ora che voi iniziaste a chiamarmi Lester o professore, sapete?») sarebbe quasi imbarazzante.
Nonostante la presenza di Piper, la sola idea delle regionali gli fa venir mal di stomaco ma pare che il mal di stomaco lo abbiano un po’ tutti e si tranquillizza. Bob, da dentro la pancia di Annabeth, pare muoversi un po’ troppo in un moto di solidarietà con il clima generale o, come dice Percy, evidentemente vuol ballare anche lui.
 
Il giorno delle regionali arriva e Jason scopre che si può sudare davvero tanto anche in maniche di camicia, quando hai troppe luci puntate addosso, quasi gli viene da chiedere se si sia abbronzato. Scopre anche che si può avere ansia per pezzi che si sanno alla perfezione e che la cosa del mimare le parole (o inventarle) quando non le ricordi funziona. Percy ha cambiato completamente una rima («Sono dislessico, Annabeth, NO che non posso leggere il gobbo!») e qualcosa gli dice che d’ora in poi non la canterà se non così.
Mentre arrotola le maniche della camicia fin sopra al gomito e si congratula con Hazel per la sua “Tightrope” e con Percy ed Annabeth per la loro canzone, sente un paio di braccia circondarlo ed il profumo di Piper arrivargli addosso come un pugno. Fosse per lui la bacerebbe di nuovo, dietro le quinte ma davanti a tutti quelli che contano, ma capisce che non è il momento migliore dato che Clarisse sta tentando di smontare Chris Rodriguez pezzo dopo pezzo per averla quasi fatta schiantare contro il palco e Will urla qualcosa come «Io stavolta non metto neanche un cerotto!».
 
«Percy ha creato un nuovo tormentone, ci sono ragazzine impazzite che già la cantano con il “nuovo” testo.» conferma Piper, staccandosi dal suo petto ed usandolo come appoggio per potersi togliere le scarpe i cui tacchi sono andati definitivamente a farsi benedire.
 
«Percy crea tormentoni semplicemente respirando. Ho passato un pomeriggio con lui e Grover e credevo di morire.»
 
«Anche oggi credevi di morire e invece hai cantato e ballato e … Jason Grace, tu sai ballare! Frank ti ha fatto un’iniezione di coordinazione o …?»
 
«In realtà è stato Nico, mi ha preso come un caso clinico, sai com’è, no? Poi dice che se può ballare suo padre possono ballare tutti. E l’adrenalina, credo sia stata anche quella.» Piper annuisce, infilandosi le scarpe da ginnastica di Hazel (perché sono le prime che ha trovato) sotto al vestito, constatando di avere una calza bucata.
 
«Era il secondo che avrei nominato, effettivamente … non sapevo si fosse attrezzato per i miracoli.» si ferma un secondo, dando un’occhiata prima a Jason (e lui ha alzato scherzosamente gli occhi al cielo, non può offendersi per quella che è la verità) e poi a Clarisse che abbaia più del solito «Grazie per non avermi fatto finire culo a terra come Clarisse.»
 
«Non ho gli istinti suicidi di Chris ed ho riflessi migliori dei suoi. Grazie a te per non essere pesante quanto lei, comunque.»
 
Piper sorride, esibendosi in una sorta d’inchino che molto poco somiglia a quello principesco che probabilmente aveva in mente, e  lui fa per avvicinarsi, per riprendere quel discorso che aleggia nell’aria ma che nessuno dei due pare voler davvero affrontare.
Poi, però, Annabeth li richiama («Apollo deve parlarci, dobbiamo esserci tutti!») e la magia si rompe di nuovo ed ormai è andata.
A volte, Apollo si meriterebbe un pugno sul naso.

 
 
 


 
Passano anche le regionali per il rotto della cuffia e la felicità collettiva si spegne non appena vengono a sapere che, alle nazionali, avranno davanti né più né meno le Nightingales, meglio conosciute come “Cacciatrici di Artemide” ─e nessun nome potrebbe essere più azzeccato.
 
Apollo comunica loro che tornerà a lavorare in ospedale («Il giudice ha finalmente deciso che mio adorato padre mi ha davvero calunniato e che, dunque, posso riavere il mio vecchio lavoro per il quale sono stato decretato adatto e vorrei anche vedere, la laurea non me la sono certo comprata.») e così vengono a scoprire che il loro strano (pazzo) professore è un medico ed anche uno di quelli bravi e ne rimangono (quasi) tutti un po’ sorpresi.
Ed ecco che rimangono anche senza un vero e proprio professore, però, nonostante lui abbia promesso di esserci per le prove perché «È solo questione di organizzarsi con i turni!» ma sanno che non è proprio così che funziona e questo un po’ li demoralizza.
 
Nei mesi successivi alle regionali, comunque, Jason scopre tante cose, forse troppe.
 
Scopre che essere –o essere stato- nella squadra di football non ti salva davvero dalla stupidità altrui: prende dieci granite in faccia nel giro di un paio di mesi scoprendo così che quelle blu macchiano anche la pelle (e se non ti lavi con tanta, tantissima, attenzione puoi sembrare vittima di violenze domestiche) e che quelle rosse irritano gli occhi e ti ritrovi a piangere per tutto il pomeriggio.
 
Scopre anche perché Reyna è sempre a casa sua, negli ultimi tempi: rientrando dalle prove la trova sul suo divano a baciare con fin troppa passione le labbra di Talia e, davvero, si chiede quanto debba essere sfigato per farsi fregare la ex dalla propria sorella. Se ne va in silenzio prima che le due ragazze possano accorgersi di lui e, sbollito l’imbarazzo iniziale, si scopre stupidamente felice per Talia. È felice perché ha ascoltato quel che Luke le ha detto, perché non lo ha aspettato, perché quindici anni sono lunghi e lei deve farsi una vita e smettere di essere tanto arrabbiata. E la sente ridere, dalla porta aperta della sua camera, e sente la risata di Reyna aggiungersi a quella di sua sorella e si chiede se potrebbe sentirle così se non si fossero trovate.
 
Entrambe, a turno, cercano di dargli spiegazioni che non vuole, e lui, ogni volta, si sente in dovere di dirgli che è davvero felice per loro e loro, ogni volta, si ritrovano a sorridere ed abbracciarlo.
Talia è tornata Talia e Jason è felice di poter ringraziare Reyna per questo.
 
La scoperta più strana, poi, è venire a sapere che Piper è la figlia di Tristan McLean -quel Tristan McLean che è un po’ l’amore di tutta la famiglia, suo compreso- e lui si appunta mentalmente di staccare i poster dei suoi film dal muro della sua camera perché ha giurato a Piper che, no, lui non è un fanatico dei film di suo padre, assolutamente. Lei lo ha guardato con così tanta riconoscenza (deve vergognarsi davvero di suo padre anche se non ne capisce proprio il perché) da aver deciso che, probabilmente, nasconderà anche i dvd già che c’è.
Magari cancellerà anche i film scaricati dalla memoria del portatile.
 
Scopre che Apollo è un sadico e che ha deciso di far perdere le nazionali a tutta la squadra proponendo a lui e Piper di cantare You can’t stop the beat da Hairspray e chiedendogli anche, con un sorriso sornione e quattro paroline dolci, di imitare per quanto possibile la coreografia in cui Zac Efron –nel film- si esibisce con tanta energia. Dopotutto è migliorato, no?
Ma lui non è Zac Efron (che è piuttosto una delle cotte adolescenziali di sua sorella, begli occhi ma lui non ci ha mai trovato gran che) e non sa ballare così, Piper fa la parte della (finta) offesa e dice che sa di essere ingrassata ma non credeva fino a quel punto. Leo si intromette e chiede se nell’esibizione sarà compresa anche la parte del bacio, così Apollo si fa una risata e gli dice che se non tace e non prova, lo imbottisce e fa toccare a lui la parte di John Travolta che in quel caso, sì, sarebbe compresa nell’esibizione. Leo si ammutolisce e Jason ringrazia il professore con gli occhi.
Percy si offre per cantare il pezzo di Seaweed perché «Se mi faccio due lampade divento più scuro di Beckendorf!», e mentre cercano una Penny da affibbiargli, un Frederick Chase spaventato a morte decide di chiamarlo. Annabeth ha cominciato ad avere i dolori e stanno partendo per l’ospedale e visto che sanno in che condizioni versa Blackjack (la macchina di Percy, che di macchina ha ben poco, ha molto più della carrozza) lo hanno avvertito con largo anticipo in modo da farlo arrivare in tempo. Percy scappa, stranamente calmo, portandosi dietro Grover e la prova finisce lì: perché per lui Apollo rimane un sadico ma, al momento, il suo problema con il non essere Zac Efron gli sembra davvero una stupidaggine e poi ci si deve organizzare con le macchine e con il regalo per il bambino e quali sono i fiori ai quali Annabeth è allergica? Perché Percy ha appena scritto che Annabeth vuole dei dolci? È in travaglio, perché chiede dolci?
 
L’ultima cosa la scopre in una corsia d’ospedale dove, per una volta, non è andato a trovare sua madre. Nascosti dietro a palloncini, orsacchiotti e mazzi di fiori, lui e gli altri ragazzi fanno irruzione nella stanza di Annabeth.
Un’irruzione silenziosa, certo, perché Robert si è appena calmato tra le braccia di Percy ed Annabeth sembra ancora molto stanca anche se li accoglie sistemandosi meglio sul letto e chiedendo loro se hanno imboscato qualche dolcetto come aveva gentilmente chiesto. Il cibo dell’ospedale, Jason lo sa bene, fa schifo e non c’è verso che lo migliorino in alcun modo. Nico tira fuori dei dolci dalla tasca del suo enorme giaccone («Ho provato a farli con la ricetta di Bianca, dimmi se  ci somigliano anche solo un po'.») ed è chiaro che Annabeth si stia trattenendo dal saltargli al collo.

Sally e Frederick stanno prendendo un caffè, gli dicono, e Grover sta comunicando la cosa a Juniper. La madre di Annabeth non si è fatta ancora vedere ma a lei non sembra interessare.

In quella stanza d’ospedale Jason scopre di avere degli amici. Non gli amici da birra quando hai casa libera, non gli amici con cui andare a giocare a basket nel campo dietro casa, ma degli amici da grandi occasioni, quelli che arrivano in sordina e decidono di accamparsi nella tua vita. Quelli che ci sono nei momenti speciali come nei momenti più insignificanti. Quelli delle chiamate alle tre di notte dal commissariato e cose del genere.

Robert è ora tra le sue braccia e lui non sa neanche come ci sia finito, non sa come si tiene in braccio, quello è il primo neonato che ha l’occasione di stringere ed ora sa che è vero che i bambini profumano di buono.
«È bellissimo … » mormora, mentre Percy si avvicina per far sì che lo tenga bene e Sally e Frederick ritornano con quel caffè per cui erano spariti.
 
«Mi sembra l’unica cosa buona che io abbia fatto finora … » risponde il neopadre, lasciando la frase in sospeso non appena vede Piper avvicinarsi e, per la prima volta, legge un po’ di insicurezza negli occhi del suo amico, la ritrova nel sorriso di Annabeth, ricorda che hanno neanche diciotto anni e che non importa quanto inferno tu abbia passato, un bambino è un bambino ed è difficile crescerlo quando tu hai smesso di esserlo da "poco". Leo intanto, mortalmente serio, chiede ad Annabeth se può modificare le ruote della carrozzina del bimbo e vede Frederick impallidire alla sola idea.
 
«Sembra minuscolo, tra le tue braccia.» osserva Piper, avvicinandosi e poggiandosi contro la sua spalla, un’abitudine che ha preso e che a Jason non dispiace. Sente il rumore di una fotocamere che scatta una fotografia e Piper che fa tornare il cellulare in tasca con espressione soddisfatta.
«Non fare quella faccia, Scintilla, non la carico certo su Tumblr, la tengo solo come antidepressivo.» e si allontana lasciando Jason con Robert in braccio e un po’ di confusione in testa.
 
 
 
 
 
 
 
 
Dietro le quinte dell’auditorium del loro liceo – dove le nazionali si svolgeranno per la prima volta negli ultimi ciquant’anni-  stretto in un paio di pantaloni che Rachel ha ovviamente cucito come lui temeva («Con questi pantaloni puoi permetterti anche di sbagliare un paio di passi e non farlo notare ai giudici!», aveva assicurato lei) si dice che vorrebbe essere ovunque piuttosto che lì. Leo e Frank litigano su chi sarà il primo ad essere rimpatrato («Sono texano, razza di panda canadese. Il Texas è negli Stati Uniti, dove vuoi che mi rimpatrino?! Chi era il tuo professore di geografia? Justin Bieber?») e lui vorrebbe potersi togliere gli occhiali solo per non vedere tutto il pubblico che, lo sa, è lì fuori ─ ed anche per non essere testimone dell’omicidio che Hazel sta per commettere.

Le Nightingales (il coro da vincere, altro che Octavian ed il suo gruppo di Supervillains) passeggiano tranquillamente dietro le quinte, strette nelle loro divise scolastiche, e lui comincia a capire perché tutti abbiano paura di loro. «Credi che i loro cerchietti siano fatti con le ossa dei coponenti degli ultimi cori contro i quali hanno gareggiato?» chiede Percy, che alla fine c’è anche se preoccupato e con il telefono in mano, e Jason vorrebbe ridere della cosa ma Phoebe (che ha tutto della cacciatrice e nulla dell’usignolo) gli lancia un’occhiata gelida che gli toglie la voglia di rispondere e lo fa tornare da Nico che si lamenta perché la sua cinta è troppo larga ed i pantaloni rischiano di scendere in modo imbarazzante.
 
«Hai il papillon storto …» mormora Piper, avvicinandosi e sistemandolo, mentre un tecnico li avvisa che sono i prossimi sul palco e Jason sente di aver le gambe come gelatina: è il momento della resa dei conti. Dopo essersi augurati tanta (ma proprio tanta) merda, tutti corrono a prendere posto ed ora c’è solo Piper, in prima fila, davanti ad una platea che è al buio ed ancora non può vederla. Lei gli stringe la mano appena prima di uscire dalle quinte, prima che le prime note della base partano, lui si perde ad osservare quanto sia bella con quel vestito blu ed il cerchietto tra i capelli che continuano ad andare per conto loro ma è proprio questo che la rende, ad i suoi occhi, ancor più attrente.
 
Piper è  vento tiepido che ti scompiglia i capelli e rende le giornate più limpide, è come la primavera.
 
Quando l’occhio di bue la illumina, e la platea sparisce (spariscono sua mamma e Talia che ha individuato tra il pubblico nonostante avessero promesso di non venire, sparisce Reyna che siede loro accanto, spariscono la signorina Artemide e tutte le sue Nightingales, sparisce il ghigno di quell’odiosa di Chione) e inizia il conto alla rovescia tra una pacca sulla spalla ed un «Ricordati che sul “cinque” devi far perno sul  piede sinistro.» da parte di Frank.
 
 
Quando il pubblico applaude, alla fine dell’esibizione, Jason ha il fiatone e Piper stretta tra le braccia. Qualcuno, tra gli spettatori, fischia con approvazione (Jason teme che sia Talia) ed Apollo urla qualcosa da dietro le quinte.
Jason vorrebbe urlare a sua volta perché, al diavolo!, è riuscito a fare tutti i passi senza uccidersi o uccidere qualcuno (persino il naso di Percy è rimasto lontano dal suo gomito che sembra tanto amare!) e qualcosa gli dice che è andata bene, le pacche sulla schiena di Hazel glielo confermano, l’abbraccio spacca ossa di Frank lo sottolinea ed ha talmente tanta adrenalina in corpo che potrebbe correre intorno all’auditorium senza riuscire a scaricarsi davvero.  
Apollo fa loro i complimenti e, per qualche secondo, dimenticano che le loro acerrime nemiche stanno per salire sul palco, dimenticano quanto queste siano macchina da guerra e ricordano che loro sono lì per divertirsi (al contrario di altri cori) e la vittoria è solo un effetto collaterale di tutto questo. Mentre il professore li abbraccia uno per uno ─con stretta speciale a Frank e Nico perché «Avete fatto ballare una quercia!»- Percy afferma che, vada come vada, la festa a casa sua (quella di cui si parlava due mesi prima, prima di Robert e tutto il resto) ci sarà comunque e che, sì, devono comprare l’alcol perché se Paul becca più di una bottiglia in casa, di norma, dà di matto.
Jason sta per dire che non andrà – ha promesso a Talia di stare a casa, lei deve uscire con Reyna ed hanno rinviato quella cena già troppe volte!- ma Piper lo batte sul tempo e afferma che, sì, lei ha un passaggio, ed il passaggio si chiama Jason Grace che, a dir la verità, non ha una macchina e non sa come arrangiarsi ma d’accordo.

Poi le Nightingales iniziano a cantare e, improvvisamente, cala il silenzio.
 

 
 

 
Non vincono le nazionali, arrivano ad un dignitosissimo secondo posto, soddisfatti più che altro dall’idea che le Nightingales siano terze. Vede la signorina Artemide -che in realtà si chiama Diana- mandare sguardi di fuoco a suo fratello (che altri non è che Apollo, ed anche questa scoperta è stata abbastanza spiazzante) che, dal canto suo, sorride beato sommerso dai “suoi ragazzi” e alza il suo premio, convinto che la suddetta sorella non possa ucciderlo su un palco di fronte a tanta gente.
 
«C’è mio padre!» gli urla Piper nell’orecchio, tentando di sovrastare il rumore degli applausi e delle urla generali, indicando tra il pubblico un uomo che Jason potrebbe riconoscere ovunque ma che fa finta di cercare con lo sguardo. «È riuscito a venire dall’Europa!» continua lei, felice, e non ha mai visto quegli occhi tanto belli brillare a tal modo.
Vede Tristan McLean portarsi due dita alla bocca e fischiare di nuovo e allora capisce che, no, prima non era certo stata Talia. In un attimo di euforia, Piper gli stampa un bacio pieno di rossetto rosa acceso sull’angolo della labbra e prima che possa metabolizzare la cosa (perché succede sempre così, poi?) le luci si spengono e loro devono tornare dietro le quinte a cambiarsi perché Termine –il peggior custode dopo Gazza, quello di Harry Potter- ha dato a tutti loro quaranta minuti per essere fuori dall’auditorium portandosi dietro la propria spazzatura.
 
 
 
 
 
 
Jason non è un tipo da feste, e quella data a casa di Percy ne è la conferma. Nico si è piazzato al pc a far da dj, Annabeth e le altre ragazze si sono piazzate a far comunella com’era scontato che succedesse, Percy e Grover portano cartoni di birra fuori da chissà dove e Leo -in collaborazione con gli Stoll- sta tentando di collegare l’impianto stereo a quello degli amplificatori dell’antifurto in modo da far risuonare la loro playlist per tutta la strada.
Un paio di coppiette sono troppo prese ad esplorare le proprie cavità orali sul divano per potersi davvero godere la festa (ed una di queste coppiette sono Clarisse ti-spezzo-il-collo La Rue ed un miracolosamente vivo Chris), lui rifiuta l’ennesimo drink che un abbastanza allegro Will gli offre perché «No, grazie sono astemio.» e decide di salire sul tetto (a Percy ha detto che va a prendere una boccata d’aria, sa che il tetto è tecnicamente off-limits) prima che qualcuno possa vomitargli addosso.
Piper, l’unico motivo per cui era andato alla festa ed ha dovuto patteggiare due settimane di cena da preparare con sua sorella, all’ultimo momento è stata trascinata chissà dove dal suo famosissimo padre e spera di non trovarla domani sulle copertine dei giornali. I paparazzi sanno essere tremendi.
Il cielo è limpido ma c’è troppo inquinamento luminoso per poter davvero vedere le stelle. Le luci della città, però, brillano tutto intorno a lui e, anche se gli mancano quei puntini luminosi che vedeva da bambino nelle estati di campeggio, tutto quello gli dà un senso di pace che non immaginava di poter provare.
 
Il suo telefono vibra nella tasca dei pantaloni e un messaggio di Piper lo avvisa che sta arrivando, che ha preso il primo taxi disponibile, e lui le risponde solo “Tetto” perché con Piper non servono troppe parole e lui questo lo adora.
 
 
«Sei la persona meno socievole che io conosca, Jason Grace.» ridacchia Piper, apparendo davanti a lui con due bicchieri blu ed una bottiglia di Coca Cola che ha sgraffignato dalla festa qualche piano più in basso, sedendosi accanto a lui.
 
«La gente ubriaca mi mette a disagio … » ammette, imbarazzato, accettando il bicchiere che Piper gli offre.
 
«Allora ti troveresti molto a disagio, laggiù, credo gli unici sobri siano Annabeth e il bambino. Ma non ne son proprio certa, a voler essere sincera.» ridacchia lei, stringendosi nel giacchetto azzurro che indossa sopra all’ultimo vestito con cui avrebbe mai immaginato di vederla. Evidentemente suo padre la obbliga a smettere i vestiti da “bad girl”, quando vanno a cena insieme. Jason le cede volentieri la sua felpa e Piper ci si arrotola dentro per fare il cosplay, come dice lei imitando la voce di Frank, di un involtino primavera. Ma Jason l’ascolta solo a metà, perso com’è nei suoi pensieri, intento a sfilarle il bicchiere di Coca Cola dalle mani e poggiarlo dove non possa macchiare quel vestito azzurro che le sta bene, bene davvero.
 
«Sarebbe stato più romantico se ci fossero state le stelle.» conclude, sospirando rassegnato, dando a Piper appena il tempo per chiedersi cosa intenda, prima di chinarsi sulle sue labbra e prendersi un altro bacio. Un bacio come quello che lei gli ha dato in mezzo alla strada ma completamente diverso perché, ora, gli unici testimoni sono le stelle nascoste dalle luci della città e le macchine parecchi piani più in basso e lui può permettersi di far scorrere le sue mani sul corpo dell’altra, tra i suoi capelli che gli solleticano il viso.
 
«Credevo di dover aspettare almeno tre anni prima di questo bacio…» mormora Piper sulle sue labbra allontanandosi quel che basta per sfilargli gli occhiali, prima di tornare a baciarlo.
 
Mentre le labbra di Piper tornano sulle sue –e le sue mani prendono a vagare esattamente come le sue stanno facendo sul corpo della ragazza- Jason capisce che quella è la prima volta in cui non ci prova ma ci riesce.
 
In quel bacio che sa di Coca Cola Jason ritrova il gusto di mesi dolce-amari, di sconfitte e scoperte (quella di essere umano e di non essere solo, innanzitutto). In quegli occhi che ora l’osservano divertiti, rivede la stessa incertezza che trova nei suoi perché hanno perso le nazionali ma si stanno prendendo una rivincita su una vita che non ha fatto sconti a nessuno dei due e come si gestisce una vittoria? Si vince contro la vita ogni tanto, quindi?
 
Non lo sanno, probabilmente non lo sapranno neanche a breve, ma Piper gli stringe la mano e si dicono che non importa e che di tempo per scoprirne ne hanno in abbondanza.
Le luci del palazzo di fronte cominciano a spegnersi mentre parlano, mentre le loro labbra si trovano ancora ed ancora ed ancora, e l’alba li trova a canticchiare stupide canzoni sul tetto di casa di Percy senza che loro si siano accorti del tempo che passava.
 
La prima volta in cui Jason ci riesce è maggio, l’aria è calda ed il sole che sorge danno alla pelle di Piper una sfumatura preziosa, fanno brillare quegli occhi di cui si è innamorato, per una volta non pensa a nessun altro che a sé stesso e alla propria felicità.
 
Il mantello di Superman è sparito e non sa quando sia successo e, per la prima volta, non ha alcuna intenzione di cercarlo, né tantomeno di ritrovarlo.
 
Essere solo Jason Grace, lo ammette, gli piace, gli piace davvero tanto.

 
   
 
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