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Autore: Mrs Montgomery    13/01/2016    10 recensioni
Grace King era al suo ultimo anno di liceo. D’animo allegro e tranquillo, era restia all'amore, non lo voleva cercare né tantomeno trovare.
Lucas Turner si era appena trasferito da Chicago, stufo delle continue liti con i genitori e al turbolento rapporto con loro.
I due coetanei si incontrarono una sera d’estate scoprendo di essere vicini di casa. Ciò non imponeva nessuna situazione comune, se non quella di essere compagni di qualche corso a scuola, inoltre entrambi volevano solamente passare un anno tranquillo.
Grace era appena uscita da una disastrosa relazione e Lucas non desiderava impicci.
Nessuno dei due era in cerca di tenerezza o passione, ma al cuore non si potè comandare e, quando i sentimenti si incontrarono, non poterono far altro che unirsi per formare l'emozione più bella.
La loro storia verrà ostacolata e dovranno prendere delle decisioni che li porteranno a separarsi.
Lucas e Grace riusciranno a ritrovarsi solamente mostrando una forte tenacia e coraggio per superare ogni ostacolo.
Solo così potranno essere liberi.
Liberi di vivere.
Liberi di amarsi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Trailer di Inaspettato Amore
 



Il fascino del nuovo arrivato

 


«L’ultimo anno!» esclamò Grace osservando l’imponente scuola.
«Proprio così!» la seguì Natalie.
«Che schifo» aggiunse Ted «dovevamo rimanere a Tybee Island. Potevamo lavorare come guide turistiche o animatori… e invece siamo qui.»
Natalie rise battendogli una mano sulla spalla. «Forza pigrone! Da oggi inizia il nostro momento. Siamo i Seniors della scuola, abbiamo una reputazione da difendere.»
«Te lo concedo, anche se non è abbastanza per entusiasmarmi.»
«E se canticchiassi qualche canzone da High School Musical?»
«Assolutamente no.»
Grace si buttò in mezzo a loro, cingendoli a sé con le braccia e scoppiando a ridere. Per lei non c’era miglior modo di cominciare l’anno con quei due che si punzecchiavano, la solita routine; per molti poteva esser noioso, invece lei si sentiva a casa. Si conoscevano dalle scuole elementari, strinsero amicizia durante la prima ricreazione e da quel momento non si separarono più. Ogni idea veniva realizzata insieme e ogni difficoltà superata stando uniti.
Grace e Natalie tifarono per Ted a ogni sua partita di baseball, insieme s’iscrissero al corso di piccoli scout, si trovarono per fare i compiti, merenda e ovviamente non potevano mancare ai compleanni. Una volta cresciuti partecipavano a feste, gite in famiglia e seguivano insieme i corsi di scuola, fatta eccezione per le attività extracurriculari.
«Vi giuro che mi vien da piangere al pensiero che l’anno prossimo saremo in posti diversi, con persone diverse» disse Grace incamminandosi verso l’ingresso della scuola assieme ai suoi migliori amici. «So bene che si tratta “della vita”, però mi è concesso esser triste, vero?»
«È concesso a te, esattamente come è concesso a me» disse Natalie imitando il labbro tremulo. «Per questo dobbiamo goderci al meglio quest’anno!»
Ted sorrise guardandole sereno come sempre. «Ragazze, siamo nel ventunesimo secolo e ormai la telecomunicazione è all’avanguardia. E poi ci sono le festività, non ditemi che nessuno di noi tornerà qua almeno una volta per stare in famiglia» disse sicuro che non sarebbero stati qualche chilometro a separarli. Era molto tranquillo su quel fatto, oltre che a esserlo su ogni cosa che fosse mai accaduta al gruppetto.
«Oh, Ted» sospirò Natalie poggiando la testa sulla spalla dell’amico. «Donaci un po’ della tua calma e speranza.»
«E della tua materia grigia durante gli esami di fine anno» aggiunse Grace facendo scoppiare tutti in una risata.
Ted cinse le spalle di entrambe facendo il suo ingresso a scuola, sentendosi come uno di quei playboy dei film che camminava tra due ragazze atteggiandosi da figo. «Mie adorate, nessuno, nemmeno il college più prestigioso, riuscirà a separarci… eccetto forse Kelly Mitchell!» esclamò prima di correre verso la coetanea per la quale aveva una cotta da inizio liceo.
Grace e Natalie lo osservarono ridendo, non se la presero affatto, anzi si chiesero quanto ancora avrebbe aspettato per confessarle i suoi sentimenti. Le due avevano anche accettato di far entrare Kelly nel loro trio, che ormai era diventato un quartetto, pur di aiutare Ted a star accanto a lei.
«Peccato non sia venuta a Tybee Island con noi» disse ironica Natalie, che pur essendo la persona più solare del mondo, non era mai riuscita a simpatizzare per Kelly.
Quest’ultima non era particolarmente antipatica, molte volte si era dimostrata di buona compagnia, eppure aveva un modo di fare talvolta saccente che non permetteva di sopportarla per lungo tempo. Questo non fermò Grace e Natalie dal far amicizia con lei, in fondo ognuno aveva dei difetti: per amore di Ted, impararono a conviverci.
«Forse è un vero peccato» esordì Grace talmente seria che Natalie sbarrò gli occhi sorpresa. «Magari sai… il sole, l’oceano, il caldo… qualcosa tra loro poteva accadere. Nonostante tutto, penso che entrambe saremmo contente se finalmente accadesse qualcosa tra loro.»
«Su questo non posso darti torto. Credi che quest’anno si darà una mossa?»
«Dovrà farlo. È la sua ultima possibilità.»
«E noi gli daremo una mano, vero?»
«Assolutamente!»
Il suono della campanella le fece muovere velocemente verso l’aula d’inglese, lezione della prima ora. Raggiunsero Ted e Kelly per percorrere insieme il corridoio, così da salutarsi e chiacchierare brevemente sull’estate passata.
Il Senior Year sembrava metter ansia anche a Kelly, che andava piuttosto bene in quasi tutte le materie. Entrando in classe notarono quanto i loro compagni di corso fossero entusiasti del ritorno a scuola. In attesa dell’arrivo del professore, alcuni stavano tirando aerei di carta, una coppietta era in fondo alla classe a sbaciucchiarsi, altri si stavano salutando con strette di mano particolari o esclamazioni inventate dagli stessi.
Grace e i suoi amici presero posto ai soliti banchi: lei e Natalie in penultima fila, Ted dietro a Grace e Kelly in seconda fila. Man mano tutti gli studenti si sedettero, tirando fuori il libro di testo.
«Psst! Grace!» la chiamò Ted da dietro. «Solito patto, giusto? Tu mi fai copiare in inglese ed io in matematica?»
«Ovviamente» si voltò lei per battergli il cinque e quando tornò con il viso verso la cattedra, rimase letteralmente a bocca aperta. Il ragazzo che aveva incontrato la sera prima, fuori casa, stava andando a sedersi di fianco a Ted.
Grace alzò la mano per salutarlo senza neanche accorgersene e subito dopo la voce di Natalie era nel suo orecchio: «Lo conosci?»
«È il mio nuovo vicino di casa.»
«Che cosa?!» esclamò Natalie a bassa voce.
La risposta non arrivò, siccome il professore d’inglese entrò in classe e la lezione cominciò. Stare attenti il primo giorno era arduo, figurarsi riuscirci quando si aveva la mente altrove. Grace pensò tutto il tempo a Lucas, il nuovo arrivato; non che avesse avuto un colpo di fulmine, ma la scorsa sera non si era accorta che fosse tanto carino.
In classe non sembrava l’unica a pensarlo. Kelly si era voltata verso lei, e Natalie, mimando la parola “Figo”. Con la scusa di aver Ted dietro di sé, Grace riuscì a passare inosservata mentre lo guardava. Era incuriosita dal sapere che tipo fosse, pura curiosità verso qualunque persona nuova del circondario.
Era lecito, no?
Terminata l’ora, gli studenti si spostarono nelle altre aule, in riferimento al proprio orario di corso. Grace e Ted andarono a informatica e Natalie si staccò da loro per seguire la lezione di Scienze.
La mattinata passò in fretta, anche se la maggior parte degli alunni era assonnata e sbadigliava ogni quarto d’ora. L’ora di pranzo sembrò risollevare gli animi e non a caso era sempre il momento più caotico.
Chi arrivava primo prendeva il tavolo migliore, anche se il privilegio spettava solitamente ai Seniors essendo i più grandi: del resto esisteva la gerarchia. Come sempre, Ted e Kelly stavano al tavolo mentre Grace e Natalie prendevano da mangiare e poi facevano a cambio.
«Maccheroni al formaggio oppure minestra di fagioli?»
«Entrambi hanno un aspetto davvero invitante» rispose sarcasticamente Grace osservando la cuoca mentre serviva gli studenti in base alle loro preferenze. «Opto per i maccheroni.»
La fila procedeva lentamente, c’erano i soliti indecisi che balbettavano riflettendo su cosa era meno disgustoso. Natalie si perse a chiacchierare con una sua compagna di corso mentre Grace, tra uno sbuffo e l’altro, si guardava attorno.
«Ti sembra possibile aspettare così tanto?!» sbottò irritata voltandosi verso Natalie… ma Natalie non era più dietro di lei.
Occhi grandi e chiari la osservavano curiosi. Grace sentì un gran calore impossessarsi delle sue guance e boccheggiò, cercando di darsi una spiegazione.
«La tua amica è andata in bagno» disse Lucas con mezzo sorriso.
Gran figura di merda!
«Oh… grazie» rispose Grace imbarazzata. Si girò coprendosi il viso e sentendo una gran voglia di sprofondare, ma poi prese coraggio e si voltò nuovamente verso Lucas. «Come ti stai trovando?»
In un primo momento sembrò sorpreso, forse dalla sua gentilezza, forse perché nessuno gli aveva ancora rivolto parola.
«Bene, diciamo.»
«Il primo giorno in una nuova scuola non è mai semplice, suppongo.»
«Supposizione corretta» rispose il ragazzo stringendo le spalle. «Sapresti indicarmi dove si trova l’aula di spagnolo? È la mia lezione successiva e… beh… mi trovo un po’…»
«Non preoccuparti» disse Grace evitando di farlo sentir a disagio più di quanto già non dovesse sentirsi. «Ho anch’io Spagnolo, quindi possiamo andarci insieme… se vuoi.»
«Sei sicura? Sai… non devi sentirti in obbligo.»
«Perché mai dovrei sentirmi in obbligo?» gli chiese lasciandosi scappare una risatina allegra. «Senti, hai voglia di pranzare con me e i miei amici? Oh! Ovviamente se non hai già qualcuno con cui pranzare.»
Se Kelly avesse assistito a quella semplice domanda, senza dubbio avrebbe gridato ai quattro venti che ci stava provando: quella ragazza trovava malizia ovunque. E guardando attentamente Lucas chiunque ci avrebbe creduto, chiunque non conoscesse Grace.
Flirtare con i ragazzi era decisamente l’ultimo desiderio sulla sua lista.
Per quanto Lucas fosse attraente, Grace non aveva più voglia di star dietro ad un ragazzo, perdendo tempo e lacrime. Un giorno si sarebbe innamorata di nuovo, di certo non poteva basare tutto su una relazione andata male, ma per il momento voleva solo finire l’anno in santa pace. Nei confronti di Lucas era gentile, perché non doveva esserlo? Detestava vedere le persone in difficoltà.
«Giuro che non mordiamo» aggiunse Grace.
«Va bene. Grazie!» rispose lui ricambiando il sorriso.
Natalie tornò dal bagno pochi attimi dopo e si presentò a Lucas, chiacchierarono nell’attesa di prendere il loro piatto di maccheroni e andare finalmente a sedersi.
L’arrivo di Lucas scaturì l’interesse di Kelly e la conseguente gelosia di Ted, che più di una volta lanciò occhiatacce al ragazzo. Grace e Natalie si guardarono sorridendosi per la situazione e avendo lo stesso pensiero: il loro amico doveva darsi una mossa!
Per fortuna il pranzo durava poco o Ted sarebbe sicuramente scoppiato, già arrivò a fine pausa con il viso rosso e l’umore sotto i piedi. Comprensibile, Kelly aveva assalito Lucas di domande e chiacchiere infinite. Il ragazzo lodò il cielo che quei due non dovessero andare alla stessa lezione. Infatti, appena suonò la campanella, Lucas seguì Grace per andare nell’aula di spagnolo.
Per fortuna l’insegnante della suddetta disciplina non era particolarmente barboso, l’ora filò liscia e veloce. Non appena arrivò il momento di uscire da scuola, tutti si affrettarono a raccattare le proprie cose e correr via.
«Ehi, Grace!» la chiamò una ragazza della classe. «Ci sei venerdì al falò?»
«Certo!» rispose l’altra con entusiasmo, prima di ricevere un’occhiata interrogativa da parte di Lucas. «È una festa che il Comitato Studentesco organizza ogni inizio anno.»
«Ovviamente sei invitato anche tu, Lucas» trillò la ragazza sbattendo le lunghe ciglia coperte dal mascara. A quanto pare aveva un’altra ammiratrice. «Vi saluto, ragazzi. A domani!»
Grace e Lucas la salutarono prima di uscire dalla classe e incamminarsi insieme verso l’uscita. Nel tratto di strada rimasero in silenzio, quel classico silenzio imbarazzante composto per lo più da sorrisi di cortesia. Fu la ragazza a rompere il ghiaccio, irritata da quei momenti.
«Quindi… vieni da Chicago. Mi hanno detto che è una città molto bella, specialmente in primavera.» Ricordava che durante il pranzo lo disse a Kelly.
«Sì, praticamente la stagione migliore per la città» aggiunse Lucas entusiasta. «In inverno non c’è granchè da fare, a meno che costruire fortini e pupazzi di neve non lo si reputi uno spasso. Invece, quando arriva la primavera sembra che ti si apra un mondo.»
«L’anno scorso, la mia amica Natalie è andata a Chicago nel week-end del Labour Day e ha assistito al festival del Jazz. Dovevo esserci anch’io, però mi sono beccata l’influenza» raccontò brevemente Grace sorridendo e alzando un quaderno per nascondere il viso imbarazzato.
«Influenza in estate?» chiese Lucas ridendo, contagiato dall’allegria della ragazza. Aveva notato quel tratto caratteriale di Grace durante il pranzo e nell’ora di storia, in cui scambiò qualche bigliettino con Ted finendo per far piangere dal ridere l’amico.
«Guarda, lasciamo stare» aggiunse Grace sventolando una mano.
«Dovresti inserire il festival del jazz nella lista dei desideri» le suggerì Lucas con un sorriso. «A Chicago non è estate senza. Lo organizzano al Millenium Park, anche se alcuni spettacoli si svolgono al Chicago Cultural Center. Io preferisco al Millenium, se poi c’è anche un po’ di vento si sta una meraviglia!»
«Mi sa proprio che ci farò un salto» rispose Grace arrivando all’uscita di scuola.
Sentì il rumore di un clacson e voltando il capo notò il fratello, al volante della sua Audi Cabriolet bianca, ad aspettarla. Scosse il capo, notando come ammiccava alle ragazze che lo guardavano adoranti. Quando frequentava il liceo ne aveva uno stuolo ai suoi piedi; Grace aveva sempre associato quell’ammirazione all’aspetto da bello e dannato. Apparentemente un angelo: i riccioli biondi, con un ciuffo ribelle che gli cadeva sulla fronte, e lo sguardo limpido come le acque di un lago. Realmente stronzo.
Lucas si accorse della presenza di Brandon e corrugò la fronte. «Sembra che qualcuno ti stia aspettando.»
«Quello è mio fratello» chiarì Grace. Non era la prima volta che un estraneo lo scambiava per un suo possibile fidanzato. «Ci vediamo domani» si mosse per andare dal fratello ma poi si voltò velocemente «se ti servisse qualcosa per scuola, o per conoscere la città, non esitare a chiedere, ok?»
«Ok» rispose Lucas abbozzando un sorriso e alzando la mano per salutarla.
Grace ricambiò il gesto e poi corse verso Brandon, lo salutò aprendo la portiera e salendo velocemente in auto. Lo sguardo vigile del gemello era fisso sulla figura di Lucas, che nel frattempo era salito sull’autobus giallo per tornare a casa. Lo stava studiando, era quasi certo di non averlo mai visto e gli provocava un tremendo fastidio non conoscere qualcuno che stava attorno a Grace.
«Chi è quello?» domandò serio Brandon, non accennando a partire. «Il ragazzo con cui stavi parlando» specificò poi.
«Lucas Turner. È il nipote di Loraine, la nostra vicina di casa. A quanto pare si è trasferito qui» diede la risposta che gli interessava.
Brandon sembrò convinto e, pronto a partire, accese il motore dell’auto. La scuola non era molto distante dal loro quartiere, erano circa un quarto d’ora d’autobus e ancor meno con l’auto, ma ogni volta che Brandon andava a prenderla a scuola non era per tornare a casa.
Quando accadeva era perché il ragazzo terminava il suo turno di lavoro e aveva voglia di passar del tempo con sua sorella. Preparava uno spuntino e passavano il pomeriggio al parco della città, il loro posto preferito da quando erano bambini.
«Allora… com’è stato il tuo “ultimo-primo giorno di scuola”?»
«Assolutamente normale.»
«Organizzano ancora la festa del falò?»
«Sì.»
«Se vuoi posso accompagnarti io, tanto devo passare di lì.»
Grace accigliò la fronte in automatico, sapeva il luogo in cui doveva andare e non le stava bene per niente. «Ancora, Brandon? Cos’è ti piace farti quasi ammazzare per permetterti quest’auto e fare il figo in giro?»
«Non cominciare» rispose suo fratello a denti stretti.
«Eccome se comincio!» replicò testarda cercando di non alzare troppo la voce, ma tanto finiva sempre allo stesso modo. Era impossibile il contrario. «Non mi sono mai permessa di biasimare le tue scelte. Hai lasciato la scuola due anni fa perché volevi lavorare e sentirti indipendente, e va bene. Mi avevi detto che facevi qualche lavoretto extra per accumulare soldi, andava bene. Dovevo coprire alcune tue uscite di sera tardi con mamma e Peter, e andava ancora bene fino a quando non ho scoperto cosa facevi! Vale così poco la tua vita?» concluse in un sussurro.
Non provava rabbia per lui, non ci riusciva mai, ma delusione sì. Per Grace, quell’amara scoperta, era stata un duro colpo e, in modo diverso, lo era stato anche per Brandon. Ricordava ancora lo sguardo della sorella, arrossato e gonfio per via delle lacrime. Quella sera, entrambi ricevettero una pugnalata.
«Grace, ti voglio bene, ma non devo render conto a te o ad altri della mia vita!» Parole secche e decise. Brandon non urlava mai con lei, dubitava fortemente che gridarle contro servisse , ma il forte tono di voce che usava era più che sufficiente. «Tu non puoi capire. Io… lo faccio per andar via da qui. Questa non è casa mia, non è la vita che voglio!»
«E cosa vuoi? Dove vuoi andare?»
«Lontano.»
A Grace venne da piangere; chiuse la mano a pugno e la premette contro la bocca.
L’idea di separarsi da Brandon la faceva star male. Ok, doveva immaginare che un giorno sarebbe accaduto per qualunque motivo. Per quanto la riguardava c’era l’università, l’autunno successivo sarebbe dovuta andar via da Atlanta e quindi lontana da lui. Sapeva che non poteva fare piagnistei perché quella era la vita, andava così, ma separarsi in quel modo era peggio!
Nel corso degli ultimi anni c’erano state delle fratture nella famiglia, per lo più a causa di Brandon e del rapporto che aveva con il patrigno. Andandosene poteva ristabilirsi un equilibrio famigliare o forse quelle fratture si sarebbero allargate ancor di più.
«Mi dispiace farti arrabbiare» esordì Grace dopo un lungo silenzio. «Voglio solamente che tu stia bene.»
Lo vide abbozzare un sorriso, non uno di quelli vivaci, nemmeno dolci: era triste. Tenne gli occhi sulla strada e allungò una mano per scompigliarle i capelli biondi. «Ovunque andrò, rimarrai sempre nel mio cuore. Sei l’unica persona a cui tengo veramente e lo sai. Mi dispiace ferirti» disse prendendole la mano e stringendogliela. «Mi dispiace tanto… però abbi certezza che quando avrai bisogno di me, ci sarò. Non importa quanto saremo distanti, io ci sarò sempre per te. Sei mia sorella, la mia migliore amica, non oserei mai abbandonarti.»
Grace non ebbe alcun dubbio che quelle parole, dette a fil di voce, fossero veritiere. Non si erano mai raccontati bugie, nemmeno una volta; piuttosto avrebbero preferito star muti per un mese intero. Il legame che li univa andava ben oltre a quello di sangue. Erano l’uno l’ombra dell’altra: quando erano bambini, ovunque andava Grace, Brandon le stava dietro. Le sarebbe potuto capitare qualsiasi cosa e si era sempre sentita protetta, ma nonostante la certezza di quelle parole, Grace aveva paura di perderlo ugualmente. Era facile mantenere le promesse quando si era vicini, ma da lontani sarebbe stato uguale?
Non voleva incatenarlo a lei, era preoccupata che facesse qualche sciocchezza e lei non sarebbe stata pronta ad aiutarlo. Era disposta a tutto per suo fratello.
«E quando avresti intenzione di andartene?»
«Appena avrò messo in ordine una faccenda che mi permetterà di sistemarmi. Ho un piano ben preciso in mente» rispose tranquillamente Brandon prima di voltarsi e mostrarle un sorriso beffardo. «Fidati.»
«Me ne parlerai?»
«Quando tutto sarà finito. Fidati» ripetè.
«Facile dirlo per te» affermò poco convinta. Tutto doveva basarsi sulla fiducia con Brandon e, in quella situazione, lei non aveva altra scelta. Alzò le mani in segno di resa. «Va bene, chiudiamo il discorso. Che cosa hai portato per far merenda?» domandò cambiando radicalmente argomento per ottenere un’atmosfera più leggera.
«Panini con burro d’arachidi, due fette di crostata di mele e una bottiglia di spremuta d’arancia. Questa volta mi sono impegnato!» rispose Brandon scoppiando a ridere e contagiando la sorella. Grace fu felice di constatare che, nonostante fossero cresciuti, mostrarsi un sorriso funzionava ancora per far pace. I gemelli King erano convinti che quello fosse un modo super funzionale per far tornare tutto come prima di una discussione. In realtà il sorriso non c’entrava un bel niente; era il forte affetto che provavano a impedire loro di rovinare il rapporto che condividevano.
Niente sembrava riuscir a separarli.



Mrs. Montgomery:
Innanzitutto ci tengo a ringraziare i lettori e le lettrici che hanno inserito la storia tra le seguite e coloro che hanno recensito il prologo.
Questo è il "primo vero capitolo", si fa la conoscenza di altri personaggi molto importanti e che ritroverete spesso affianco dei protagonisti. Ovviamente li conoscerete meglio capitolo dopo capitolo, però già da questo ne avete avuto uno scorcio :)
Durante la settimana mi sono messa a cercare dei prestavolto per i personaggi principali, non so se li avevate immaginati così però ho trovato perfetti Sasha Pieterse e Colin O'Donoghue. Poco a poco sceglierò anche quelli per gli altri personaggi.
Se volete aggiungervi, ho creato un gruppo su Facebook sulla storia --> Inaspettato Amore - Storia Originale Romantica.
Oppure se volete aggiungermi sempre su fb, chiedetemi pure l'amicizia: Charlotte Montgomery
Spero di non avervi annoiato e grazie mille per aver letto!

   
 
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