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Autore: Ksanral    14/03/2009    0 recensioni
Questa Fiction Partecipa al Contest Women indetto dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight since 01.06.08 }
E' un momento cruciale quello che Bellatrix sta per affrontare. Il momento della battaglia al Ministero della Magia e del duello con Sirius.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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L’aria fredda sferzava il viso della donna, faceva svolazzare la sua lunga veste scura e la costringeva a tenere stretto il cappuccio e curvare la postura per avanzare, ma per lei, quell’aria così fredda era un tocco divino. Era l’aria della libertà, tanto agognata ed infine ottenuta. Finalmente era “uscita” da Azkaban, finalmente poteva respirare di nuovo aria pulita e non stantia come nella sua cella. E poteva di nuovo servire attivamente il suo Signore. Questo la riempiva al tempo stesso di gioia, orgoglio e adrenalina.
Proprio in quel momento, il marchio sul suo braccio sinistro, bruciò provocandole una smorfia di dolore. Con un sonoro crac si Smaterializzò, vorticando nello spazio, per giungere da Lui, nel suo nascondiglio.
«Bella, mia cara!» la voce dell’uomo pallido, dal viso da rettile, accarezzò la donna, inginocchiata al suo cospetto.
«Mio signore, avete chiamato?» gli domandò in un sussurro trepidante, non c’era nessuno oltre a lei nella stanza polverosa.
«Devi radunare gli altri, Bellatrix, tra poco giungerà l’ora.» mormorò distratto l’Oscuro Signore, mentre percorreva a grandi passi la stanza e agitava, senza magia, la bacchetta.
«Sì, mio signore.» rispose perplessa la donna. Perché avrebbe dovuto cercare gli altri quando bastava lanciare loro il richiamo attraverso il Marchio? Si trattenne dal porre ad alta voce quella domanda, se il suo Signore l’avesse voluta mettere al corrente – e spesso succedeva, lei era la sua più fedele accolita – l’avrebbe semplicemente fatto.
«Va’, ora e torna presto.» ordinò Lord Voldemort.
Un altro sonoro crac accompagnò la Smaterializzazione di Bellatrix Lestrange dalla stanza di una vecchia villa di Little Hangleton.

**

Il silenzio che regnava nella grande villa dei Malfoy venne bruscamente rotto dal suono della Materializzazione della donna incappucciata. Nel salotto il camino era acceso e lasciava che il suo bagliore illuminasse tenuamente tutta la stanza. Su una poltrona, immobile, stava seduto il capofamiglia. I biondi capelli rilucevano, lisci lungo le spalle, il viso aguzzo aveva un’espressione neutra. Al suono, sobbalzò appena e si voltò verso la nuova arrivata.
«Bellatrix.» mormorò atono come saluto.
«Lucius. E’ un piacere.» rispose ironica la donna, lasciando cadere il cappuccio sulle spalle e mostrando la folta chioma corvina. «Porto un messaggio dell’Oscuro Signore. Dobbiamo radunarci» parlò quasi impartendo un ordine, con voce dura, completamente diversa dal tono servizievole usato in presenza di Voldemort.
«Perché non ci ha chiamati lui?» domandò l’uomo scettico e con una punta di disprezzo. Bellatrix sbuffò.
«Non sei nella posizione di fare domande, Lucius» sibilò la donna, senza riuscire a nascondere un sorriso divertito. L’uomo non rispose, annuì soltanto, capendo l’errore. E Bellatrix se ne andò, con un piacevole senso di superiorità, così com’era venuta.

**

La donna avanzò all’interno del locale, tenendo il cappuccio a coprirle il volto. Lo sguardo vagava guardingo per i tavoli lerci e si soffermò su una figura curva seduta al tavolo più sporco e nell’angolo più buio. Con circospezione, vi si avvicinò, fingendo di volersi sedere ad un altro tavolo, libero. Diede le spalle all’uomo, anch’egli incappucciato, ma parlò.
«Dolohov!» il suo sussurrò fu confuso al trambusto del pub, ma punse l’uomo fino a farlo sussultare.
«Hai visto che belle le nostre foto, Bellatrix?» la donna non ebbe bisogno di vederlo per conoscere la sua espressione beffarda.
«Non usare il mio nome!» sibilò lei, glaciale. «Tieniti pronto. Dobbiamo radunarci.» e nonostante il suo fosse un sussurro, risultò comunque autoritario. Non attese la risposta dell’uomo, si alzò e si allontanò nel silenzio.
Su ogni muro dello stretto vicolo campeggiavano manifesti del Ministero della Magia, erano avvisi alla popolazione magica: dieci pericolosissimi criminali erano riusciti a fuggire dalla prigione di Azkaban. Vedere la sua espressione spiritata nella foto, fece scuotere il capo a Bellatrix. Al Ministero erano convinti che fosse Sirius Black ad averli fatti scappare. Caramell era così spaventato che non credeva che fossero stati i suoi stessi Dissennatori a favorire l’evasione. Rise, sguaiatamente, senza felicità e con un crac si Smaterializzò e cercò gli altri da avvisare.

**

Tornò a Casa Riddle, si inginocchiò e, con sguardo basso, fece rapporto al suo signore.
«Ho avvisato tutti i Mangiamorte in vita, mio signore.» spiegò con reverenza.
«Ottimo mia cara Bella!» le rispose Lord Voldemort, quasi con dolcezza. Un momento dopo un crac Materializzò qualcun altro.
«Mi avete chiamato, signore?!» domandò la voce di Lucius Malofy fieramente sottomessa. Al sentirla Bellatrix ebbe un fremito di stizza che non osò mostrare maggiormente.
«Sì, Lucius.» Voldemort ora parlò in tono pratico ad entrambi i suoi accoliti. «La missione che sto per affidarvi è di vitale importanza. Il tassello mancante per il mio ritorno.» L’eccitazione nella sua voce era malcelata ed anche nei movimenti dei due Mangiamorte. «Farò credere a Potter che ho in pugno il suo adorato padrino…» non nascose un ghigno divertito all’idea «Crederà che lo stia torturando e tenendo prigioniero all’Ufficio Misteri. Dovrete farvi consegnare la Profezia!» marcò fortemente le ultime parole in un ordine secco.

**

I Mangiamorte erano riuniti nell’ombra della sala delle profezie. Attendevano silenziosi l’arrivo di Potter. Quando il ragazzo giunse, non era solo, con lui c’erano i suoi amichetti. Un sorriso beffardo si delineò sulle labbra di Bellatrix, nessuno poté vederlo nel buio. I Mangiamorte si spostavano, circospetti e silenziosi, seguendo il gruppo di giovani maghi. Si fermarono alle loro spalle, mentre i ragazzi erano impegnati nell’osservare lo scaffale dov’era tenuta la Profezia che l’Oscuro Signore desiderava. Harry Potter afferrò la sfera, nonostante gli amici glielo sconsigliassero.
«Molto bene, Potter. Adesso voltati lentamente, da bravo, e dammela.» Lucius Malfoy parlò, la voce che non tradiva l’emozione.
Ad un cenno di Bellatrix, gli altri Mangiamorte si mossero in uno svolazzare di tuniche nere, circondando i maghi e puntando loro contro la bacchetta.
«Dammela, Potter.» ordinò Malfoy tendendo la mano pallida verso il ragazzo. «Dammela» ripeté quando vide che Potter non si muoveva.
«Dov’è Sirius?» le risa dei Mangiamorte seguirono le parole del ragazzo.
«L’Oscuro Signore sa sempre tutto!» esclamò Bellatrix molto divertita, sovrastandoli.
«Sempre» mormorò a bassa voce Malfoy per poi proseguire. «Dammi la profezia, Potter».
«Voglio sapere dov’è Sirius!» esclamò Harry, con evidente tensione.
«Voglio sapere dov’è Sirius!» Bellatrix non riuscì a trattenerlo, la situazione la faceva troppo divertire.

**

Neville Paciock raggiunse l’amico, il naso rotto che continuava a sanguinare, e tentò di Schiantare i Mangiamorte, ma fu bloccato e trattenuto.
«E’ Paciock, vero?» disse Lucius «Be’, tua nonna è abituata a perdere familiari per la nostra causa… la tua morte non dovrebbe sconvolgerla»
«Paciock?» l’eccitazione di Bellatrix alzava di un’ottava la sua voce «Ho avuto il piacere d’incontrare i tuoi genitori, ragazzo»
«LO SO!» Paciock urlò, rabbioso, biascicando le parole per la ferita, tentando di liberarsi dalla presa del Mangiamorte che dovette invocare l’aiuto dei compagni. «Qualcuno lo Schianti!»
«No, no, no» ghignò Bellatrix, un sorriso malvagio accompagnava, divertito, le parole. «No, vediamo quanto resiste Paciock prima di crollare come i suoi genitori… a meno che Potter decida di consegnarci la profezia».
«Non dargli niente!» si sgolò il ragazzo fuori di sé, mentre vedeva incombere la bacchetta che l’avrebbe torturato.
«Crucio!» Paciock gridò di un dolore straziante e si raggomitolò su se stesso.

**

Delle porte si aprirono sopra di loro, nel momento in cui i Mangiamorte stavano finalmente per avere la meglio. Sirius Black, Remus Lupin, l’assurda Metamorfomagus, Malocchio Moody e un Auror irruppero nella stanza distraendo i Mangiamorte con le loro fatture.
Bellatrix fu impegnata in uno scontro all’ultimo incantesimo con la Metamorfomagus. Fu uno scambio di Anatemi che Uccidono, Incantesimi Scudo, Schiantesimi. L’eccitazione della donna per la battaglia si era trasformata in adrenalina. E poi trionfalmente, Bellatrix tornò nella mischia. Tonks era riversa a terra, priva di sensi, ma purtroppo viva. Sirius Black le si diresse contro e lei lo attese con ansia.
I due cominciarono a combattere, senza far caso a cosa succedesse agli altri, amici o nemici. Era più un gioco che un duello, entrambi si stavano divertendo, anche se rischiavano la loro vita. Non si fermarono nemmeno all’arrivo di Silente.
«Stupeficium!» urlò esaltata Bellatrix, ma Sirius riuscì ad evitare il fiotto.
«Avanti! Puoi fare di meglio, Bella!» esclamò Black, schernendola. Bellatrix ghignò di malvagità.
«Avada Kedavra!» sussurrò appena, impregnando ogni parola di trionfo, di scherno e di malignità.
La Maledizione colpì Sirius Black in pieno petto, la risata ancora sul volto. Toccò terra superando il Velo della Morte. E Bellatrix urlò trionfante, soddisfatta, eccitata.
L’Auror le si fece incontro, lei, ancora con il sorriso, lo Schiantò e fuggì via da Silente, schivando il suo incantesimo.
Qualcuno la stava inseguendo, lanciò un incantesimo alle spalle, senza guardare e continuò a correre. Aveva quasi raggiunto la cabina telefonica, ma il suo inseguitore le era ancora alle spalle. Si voltò, lo sguardo carico di tutte le emozioni che la possedevano, e lanciò una maledizione al ragazzo. Questi riuscì a nascondersi dietro alla fontana dei Magici Fratelli.
«Vieni fuori, vieni fuori, piccolo Harry!» lo schernì con voce infantile «Perché mi hai seguito, altrimenti? Credevo che volessi vendicare il mio caro cugino!»
«E lo farò!» urlò Harry Potter, suscitando divertimento nella donna.
«Gli volevi bene, Potterino?» continuò beffarda.
«Crucio!» urlò con odio Potter. Bellatrix finì a terra, ma non provò il dolore della tortura, fu soltanto colta di sorpresa.
«Non avevi mai usato una Maledizione Senza Perdono, vero, ragazzo?» gli chiese, riassumendo il suo solito tono di voce «Devi volerlo, Potter! Devi voler provocare dolore... goderne... » sibilò con tutta la malvagità di cui era capace. La Maledizione Cruciatus era uno dei suoi incantesimi preferiti, non solo il migliore che sapeva scagliare. Lei amava torturare, amava il senso di superiorità e di potere nel vedere la vittima a terra ansante, godeva nel vederla contorta da un dolore lancinante di una buona Maledizione.

**

Non era riuscita nella sua missione: la profezia era andata distrutta, l’aveva scoperto in un tentativo disperato di Appellarla. E Voldemort in carne ed ossa era sceso nel Ministero della Magia per prendere finalmente la sua vendetta su Harry Potter. Ora Bellatrix era lì, imprigionata sotto una statua incantata da Silente. Vedeva il suo padrone combattere contro l’unico mago in grado, forse, di tenergli testa e pensava alla sua punizione. Inorridiva all’idea di essere punita, ma sapeva che era inevitabile. Se Voldemort fosse stato clemente con la sua serva più devota, forse avrebbe potuto lasciarla semplicemente lì. O forse l’avrebbe portata via con sé…



Credits: I dialoghi in corsivo appartengono a J.K. Rowling e sono tratti da Harry Potter e L'Ordine della Fenice.
Note: La fiction partecipa al Contest Women indetto dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight since 01.06.08 }
   
 
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