PROLOGO
Marzo 2003
Situata su un promontorio
a ridosso dell'oceano, la Fortezza Invisibile era così chiamata dai suoi
abitanti per l'impossibilità, da parte di estranei, di
trovarne l'esatta posizione. Protetto da incantesimi oscuri e arcani
potentissimi, il maniero, era risaputo, era la dimora
di Lord Voldemort e dei suoi più fidati mangiamorte. La fortezza, agli occhi
dei pochi che potevano vederla, si presentava come un'immenso
e antichissimo castello in stile medievale, protetto da un fosso tutto
intorno profondo almeno 200 metri, alla fine del quale vi era un torrente le
cui creature, non ben definite, erano famose per la loro ferocia. Oltre questo
fosso, che si poteva sorpassare grazie a un ponticello
che collegava i due lati, vi erano le mura di cinta, altre più di un normale
grattacielo di una metropoli babbana.
Mura nere e
oscure che sembravano nascondere un qualcosa di sconosciuto.
Dentro un raduno... un gruppo di uomini incappucciati accerchiava
"lui", lord Voldemort.
I freddi
occhi rossi dell'uomo scrutavano una ad una le persone mascherate dal volto
nascosto dall'ombre e occhi fissi a terra.
- Come ben sapete, miei
sudditi... -, la sua voce tuonò sicura e serpentina,-...
abbiamo avuto, negli ultimi tempi, grosse perdite. Ho convocato questa riunione
per uno scopo preciso... -, si sistemò meglio sul suo trono il cui legno era ornato da disegni di viscidi serpenti battuti in
oro zecchino e la morbida stoffa vellutata era di un disgustoso verde acido.
Alzò un dito e lo puntò verso un mangiamorte mingherllino, da poco unitosi al
gruppo. - Tu, McDougall, sai dirmi il perché di questa riunione? -, chiese con
un sorriso cattivo, sorriso di chi sa già quale sarà la sua prossima azione.
Il giovane mangiamorte
non rispose, implorando di perdonarlo, e il signore oscuro, con poche
cerimonie, lo fece spirare senza neanche dargli il tempo di inginocchiarsi per
chiedere scusa.
Non si poteva
non rispondere ad una domanda di Voldemort... non si poteva essere
risparmiati dal suo Avada Kedavra.
Il mago rise, seguito dagli altri, alla vista
del corpo senza vita del ragazzo, steso a terra.
Ogni singolo
Mangiamorte ravvibrividì alla risata gelida e acuta dell'oscuro signore,
compresi i più giovani.
- I
cappucci, toglieteli! Voglio vedervi negli occhi!- ordinò di nuovo Voldemort,
provocando una grande atmosfera di dubbio sulle teste
dei servi, che così fecero, mostrando i loro pallidi volti al loro capo, alla
persona per cui vivevano.
- Ordunque... chi di voi
vuol dirmi il motivo della mia convocazione?-, chiese. Nessuno parlò. - Molto
bene... -, continuò con una ritrovata voglia di uccidere qualcun'altro.
- Malfoy!-, disse. Un ragazzo alto, pallido, dai setosi capelli dorati e
taglienti occhi di ghiaccio, si fece avanti al suo signore, inchinandosi
rispettosamente. - Mio signore. -, la voce strascicata non era cambiata quasi
per nulla dai tempi di Hogwarts, se non che si fosse
abbassata di un'ottava.
- Mio prediletto e fidato
braccio destro, rispondi alla mia domanda. Perché
siete qui, stupidi idioti?
Draco Malfoy osò, senza
titubare, alzare il volto impassibile verso il suo padrone.
- My Lord, come lei ha
già chiaramente spiegato, abbiamo avuto troppe perdite
nelle nostre file. Suppongo ci abbia chiamati per spronarci...
no... comandarci di trovare nuovi alleati. -, spiegò senza traccia di paura, ma
con tutta il rispetto di cui disponeva.
- Ottimo...- disse mieloso Voldemort - …di
altri servi, questo ho bisogno - continuò poi mentre il biondo rimaneva
chinato fissando il suo lord.
- Ebbene...
vorrei che fossi tu, Draco, a cominciare! Portami due NUOVE ALLEATE, mostrami
la tua fedeltà e con me, stanne certo, vivrai di rendita! -, disse maligno,
mentre i suoi occhi rossi risplendevano di puro odio.
Sul volto di Draco balenò
un sorrisetto malefico, mentre si inchinava di nuovo
al suo signore oscuro.
- Fidatevi di me, my
Lord. Non vi deluderò...
Continua...