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Autore: ponickname    14/01/2016    2 recensioni
"Ma cosa sarebbe un Opportunity Maker?" avevo chiesto la prima volta che mi ero trovata davanti quel bigliettino.
"Non ti hanno mai detto che non esistono problemi, ma solo opportunità?" Aveva spiegato Nancy, ridendo. "Bene, a scuola i miei insegnanti dicevano che non ero altro che una trouble maker, così ho pensato di trasformare questo talento in un mestiere."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nancy dice che sono tutte le persone a irritarmi, ma non è vero. E se anche fosse vero, lei avrebbe comunque un posto speciale in questa graduatoria.


 

Quel giorno stavamo sedute nel suo ufficio, come a lei piace chiamare il garage in affitto in cui riceve la più disparata marmaglia dalle esigenze, di solito, altamente discutibili. Il tizio seduto di fronte a lei affermava di aver trovato il suo biglietto da visita (Nancy Briggs, Opportunity Maker, 1 Bow Road, London E3 2AD) sul bancone di un bar a Islington. Biglietti come quello se ne possono trovare più o meno in ogni angolo della città, è Nancy stessa a lasciarceli, oppure Shabana o io.

"Una perla di Tahiti?" stava chiedendo Nancy, avvolgendo una ciocca di nerissimi ricci intorno al dito.

"Sì, una vera perla di Tahiti, nera ed estremamente rara. Parliamo di un valore approssimativo di 25000 sterline"

Trovai quantomeno bizzarro che un caso riguardante un oggetto così prezioso fosse affidato a una simil-detective autonominata, in un seminterrato umido di un quartiere residenziale. Il sopracciglio inarcato di Nancy faceva intuire lo stesso dubbio.

"Si tratta solo di una sciocchezza, una superstizione senza significato. Vede, mia figlia crede che la perla sia maledetta." Si affrettò a precisare il nostro interlocutore, le labbra piegate in una smorfia di disapprovazione.

"E dato che il fidanzato l'ha fatta montare sull'anello di fidanzamento..." cominciò Nancy, riflettendo. 

"La stupida si è convinta che sia un brutto presagio e che dovrebbe annullare il matrimonio, sì"

Sapevo quanto a Nancy desse fastidio venire interrotta, ma lei sorrideva serafica mentre l'uomo continuava.

"Quel che mi aspetto che lei faccia è mettere in scena un qualche sceneggiato, una seduta spiritica o qualcosa del genere, per togliere il malocchio alla pietra. Date le circostanze, potrebbe, non so, mettere su qualche vodoo."

L'associazione tra sua pelle nera e il vodoo lasciò la mia socia nuovamente impassibile. 

"Per quanto riguarda il mio compenso..." 

"Oh, verrà ricompensata con la cifra che considererò ragionevole per i suoi..." l'uomo esitò. "Servizi." 

"Bene, la cifra che io considero ragionevole" precisò Nancy "è solo il 10% del valore della perla. E non prendo neanche in considerazione il valore complessivo dell'anello o i vantaggi economici di questo matrimonio per la sua famiglia. Mi sembra una richiesta piuttosto modesta." 

Evidentemente, l'uomo doveva pensarla diversamente. 

"Se pensa che le darò 2500 sterline per mettere su il suo spettacolo si sbaglia, e di grosso! Forse non ha capito come funzionano le cose qui!" L'uomo si era alzato in piedi, il volto arrossato e l'espressione oltraggiata. 

"Al contrario" intervenne Nancy, ancora perfettamente sorridente e impassibile. "So bene come funzionano le cose qui, perché vede, sono io che lo decido." 

 

Quando ero arrivata a Londra, tre anni prima, mancava una settimana al referendum. L'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea mi aveva lasciata piuttosto fregata: tutti gli europei senza lavoro rischiavano di essere rispediti al mittente da un momento all'altro. 

Shabana abitava sul mio stesso pianerottolo, l'avevo conosciuta proprio nei giorni della votazione, quando sua nipote aveva deciso di impossessarsi della barretta di cioccolato che sporgeva dal mio sacco della spesa, lasciato sulla porta di casa mentre portavo su il resto. Sapeva delle mie preoccupazioni e, due giorni dopo l'annuncio dei risultati, suonò alla mia porta con un volantino in mano. 

"Sherlock Homes, Agenzia immobiliare. Non cerco casa." 

"Ma cerchi lavoro, no? L'agenzia è di una mia amica, lei sta proprio cercando nuovi dipendenti per avere più tempo per la sua seconda attività". 

L'amica era Nancy. Mi ero presentata alla porta dell'agenzia quel giorno stesso. Howell Jenkins, qualificato agente immobiliare, risultava essere il titolare dell'attività. Howell, avrei appreso in seguito, era un attore disoccupato che percepiva uno stipendio settimanale per rispondere alle telefonate dei clienti e confermare qualunque cosa Nancy avesse detto loro (naturalmente, se la segretaria-in realtà sua moglie-non informava i clienti che il Signor Jenkins al momento era occupato, il che tipicamente succedeva quando Nancy non lo aveva ancora aggiornato su ciò che era necessario dire). 

L'ufficio aveva quattro scrivanie, ma solo due erano occupate. La ragazza che venne verso di me era alta e bellissima, con folti capelli ricci e un tubino rosso ciliegia che spiccava sulla pelle scura. A testimonianza del fatto che le prime impressioni sono spesso le più erronee, provai un'istintiva simpatia nei suoi confronti. Il colloquio fu piuttosto breve, e questo avrebbe dovuto suggerirmi qualcosa, suppongo. Cominciai a occupare la terza scrivania quel giorno stesso. 


 

Sei mesi dopo, l'ageniza immobiliare occupava solo il 50% della mia vita lavorativa. Volente o nolente, ero rimasta coinvolta nella seconda attività di cui Shabana mi aveva parlato. 

"Ma cosa sarebbe un Opportunity Maker?" avevo chiesto la prima volta che mi ero trovata davanti quel bigliettino. 

"Non ti hanno mai detto che non esistono problemi, ma solo opportunità?" Aveva spiegato Nancy, ridendo. "Bene, a scuola i miei insegnanti dicevano che non ero altro che una trouble maker, così ho pensato di trasformare questo talento in un mestiere." 

 

Quando il Caso della Perla Nera ebbe inizio, l'agenzia era stata dismessa da quasi un anno, ma continuavamo a usare l'espressione Sherlock Homes per riferirci al nostro team. Shabana ne faceva parte solo occasionalmente (aveva un lavoro e l'università a cui pensare), Richard invece era un elemento stabile, nonché l'uomo che occupava la seconda scrivania dell'agenzia il giorno in cui avevo conosciuto Nancy. 

"E quindi hai mandato a monte un lavoro solo perche il tizio era un razzista?" Stava chiedendo Dick* quella sera, mentre bevevamo una birra in uno scalcinato pub vicino Victoria Station. 

"Niente affatto" replicò Nancy, con calma. "Ho procurato a tutti noi un lavoro molto più interessante che permetterà allo stronzo vecchiaccio, che ha osato interrompermi due volte, di ottenere l'impareggiabile onore di pagarci 2500 sterline". 

Con fare teatrale, Nancy prese una copia de I Miserabili, vol.I, da uno scaffale pieno di libri dietro la panca su cui eravamo seduti. "Miei cari ragazzi, e ora di dare inizio al Piano Thénardier*²." 


 

Il Piano Thénardier prevedeva che mi imbattessi in Vicky Arnett la mattina seguente, sul marciapiedi davanti casa sua, una terrace house vittoriana a Harley Gardens, Chelsea. Travestita da ragazza ricca (col cartellino del vestito acquistato da Selfridge's nascosto sotto la spallina per permettermi di restituirlo e poter pagare l'affitto a fine mese) ebbi modo di imbattermi nella più dolce e adorabile creatura che Madre Natura abbia mai deciso di privare del tutto di Quoziente Intellettivo. 

Vicky aveva una lunga cortina di capelli lisci e color mogano, occhi verdi e bellissimi, unghie all'ultima moda. Era buona come solo le persone così completamente ingenue da essere stupide possono essere, socievole e aperta. Ci conoscevamo da venti minuti (incredibile quali amicizie istantanee possono nascere quando si possiede la stessa borsa, ma in colori diversi!) e già mi aveva raccontato del suo sogno di sposarsi a Ortigia, una non precisata località italiana in cui era stata in vacanza da bambina. 

Impossibile non notare l'assenza di un anello di fidanzamento al suo dito. 

Fu così che venni messa a parte dell'incredibile sequenza di sciagure che la Perla Nera aveva procurato: vestito da sposa che non entra più, partecipazioni sbagliate, boccetta di smalto che si rovescia sui jeans preferiti e chi più ne ha più ne metta. Il secondo passo del Piano Thénardier era pronto a scattare.

Che fortuna, per la dolce Vicky, che un mio vecchio amico e compagno di scuola fosse un gioielliere: suggerii subito che avrebbe potuto rimpiazzare la perla maledetta con un'altra di pari valore che non avesse il malocchio addosso. Chiamai Dick, ripetendo ciò che la ragazza mi aveva raccontato. Purtroppo, l'etica professionale del presunto gioielliere gli avrebbe impedito di vendere ad altri clienti la perla maledetta. Tuttavia poteva comunque aiutarci. I suoi clienti della City avevano da poco scoperto un'occultista di raro talento, di cui lui possedeva il numero di telefono. Si trattava di un contatto molto riservato.

“Davvero saresti disposta a passarmelo? Oddio, ti conosco da meno di un'ora e mi stai aiutando più della mia migliore amica!”

Dolce, ingenua Vicky.


 

Richard si sarebbe lamentato per giorni della rottura di scatole che era stata trasformare lo "studio" di Nancy in un affascinante ambiente esoterico, specie col nostro budget e la necessità di impressionare una ricca figlia di papà. In compenso, nascondere una webcam che trasmettesse tutto al mio portatile mentre stavamo rintanati in macchina in una via laterale non era stato difficile, data la quantità di paccottiglia sparsa in giro. Nancy aveva insistito per non presentarsi “in costume”, finendo per indossare lo stesso tubino rosso che aveva il giorno in cui l'avevo conosciuta. 

Vicky arrivò alle sette di sera e Shabana, assistente dell'occultista, le aprì la porta e la introdusse nella sala. Nancy sedeva su una poltrona di velluto rosso che si era portata da casa, ma si alzò in piedi per salutare la nuova arrivata, congedando Shabana. Rapidamente si informò su chi fosse e come avesse saputo della sua attività, precisando come solitamente non ammettesse nuovi clienti, a meno che non fossero stati introdotti da almeno uno dei vecchi, ma avesse voluto fare un'eccezione quando il suo amico gioielliere, Richard Turabian, le aveva parlato degli affanni di una giovane promessa sposa. 

Vicky mostrò la perla e raccontò della sequenza di sciagure che aveva portato nella sua vita. Nancy prese l'anello e cominciò a esaminarlo, lo guardò con luci diverse e attraverso lenti di cristallo, lo mise dentro un'ampolla che immerse in un bicchiere d'acqua: l'acqua diventò nera. Estratto l'anello dall'ampolla e restituitolo alla sua proprietaria, emise il suo responso. 

"Non c'è niente da fare. Questo oggetto è troppo potente. In più, non contiene una maledizione, ma una benedizione: deve indicare a chi lo possiede quali sono le cose che porteranno negatività nella sua vita." 

Vichy fece sbattere le ciglia dei suoi occhi da cerbiatta, giurando che mai e poi mai Mike avrebbe potuto portare negatività nella sua vita, poi fuggì via. 

L'indomani mattina, da una delle ultime cabine telefoniche rosse rimaste a Londra, Nancy telefonava al signor Arnett. 

"Non vuole più sposarsi, non è vero? Vede che un bello spettacolino avrebbe potuto sistemare tutto? Pensi che i 2500 erano contrattabili, allora. Ma ora non lo sono più." 

Vidi la mia socia non sbattere ciglio alle minacce di denuncia e polizia. 

"Cosa andrà a raccontare agli agenti? Scommetto che neanche Mike Farrelly sa ancora che la sua fidanzata vuole annullare il matrimonio, e non lo deve sapere, vero?" 

Mentre Nancy era al telefono col padre, la figlia mi mandò un messaggio chiedendomi di vederci per un te a casa sua. Accettai. Il piano di Nancy era in crisi: il vecchio non aveva ceduto. 

 

 

Arrivai alla casa di Vicky Arnett che mancavano pochi minuti alle cinque, perfettamente in tempo per il te. Il cancelletto esterno era aperto e la porta di casa accostata. Suonai comunque il campanello ma, non ricevendo alcuna risposta, decisi di entrare. Sul treppiedi in stile liberty posizionato all'ingresso, vidi il famigerato anello: la monatura in oro bianco spiccava contro l'oscurità della pietrà, che sembrava assorbire la luce intorno a sé. Era bellissimo. Dietro l'anello, appoggiata a un vaso, stava una busta da lettere chiusa. Fui tentata di prendere l'anello e scappare ma si sa, la curiosità uccide sempre il gatto. Presi la busta e l'aprii: il biglietto era proprio indirizzato a me. 

Mia carissima Alma,  

anche se ci siamo conosciute da poco, sento che noi siamo anime affini e credo che tu mi capirai. Ciò che avevo sempre sospettato è stato confermato anche dalla veggente: sposare Mike non è una buona idea. Mi dispiace deludere la mia famiglia, ma la credo che un giorno potranno essere contenti per me, perché ho trovato la felicità. Stamattina ho conosciuto un uomo. Si chiama Rick, come il tuo amico gioielliere. Quest'uomo, oltre a essere bello e affascinante, sembra saper intuire ogni dettaglio della mia vita e nel momento in cui l'ho incontrato l'anello, che mi stava facendo inciampare quasi rompendo il tacco delle mie Laboutin, ha smesso di ostacolarmi. Credo sia un segno! Ci crederesti? Rick dice che il suo sogno è sempre stato quello di visitare l'isoletta di Ortigia. Mi dispiace essere egoista e deludere il mio caro papà, ma per una volta ho deciso di compiere un gesto folle e fuggire all'estero per sposarmi. Spero che ci incontreremo di nuovo e ti auguro tutto il meglio, tua 

Vicky 

Un rumore nel giardinetto alle mie spalle mi fece sobbalzare ed ebbi appena il tempo di vedere il signor Arnett che si avvicinava alla porta che già avevo raggiunto una finestra sul retro e scappavo via, lasciano lì la pietra col suo enorme valore (nonché un altro bel po' di roba che avrebbe potuto assicurarmi una più che dignitosa pensione). 

Il tradimento di Dick mi aveva colpita, certo, ma più di tutto l'estensione della stupidità di Vicky mi aveva sbalordita tanto da farmi quasi sentire in colpa per come avevamo giocato con la sua vita. Raggiunsi Nancy a casa sua per raccontarle ogni cosa e insieme decidemmo di affogare i dispiaceri nel vino. Eravamo brille e piuttosto stordite, quando la mia antipatica compare accese la tv per il tg della sera. Mi accasciai sul divano e a stento sentii la giornalista introdurre la cronaca locale, ma ricordo bene le parole che seguirono. 

"L'ex miliardario Francis Arnett, di anni 62, è stato ritrovato morto nell'ingresso di una casa che risulta essere di proprietà della figlia. Le autorità hanno fatto sapere che non esistono dubbi sulla causa della morte, certamente causata da un attacco di cuore. La curiosità della nostra fonte interna è stata però solleticata da un dettaglio quantomeno bizzarro: l'anziano uomo teneva stretto in mano un anello in oro bianco, da donna, con una alquanto preziosa perla nera incastonata." 


 


 


 


 

Note:

*Dick è il diminuitivo di Richard

*² I Thénardier sono gli "antagonisti" del romanzo I miserabili e sono dei truffatori.


 

Questa storia è “in revisione”, nel senso che devo trovare il tempo per sistemarla. Chiedo scusa a eventuali lettori.





Questo racconto partecipa al contest "Across the Universe" indetto da Blueviolin EFP sul forum di EFP.
 

  
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