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Autore: Lisachan93    15/01/2016    0 recensioni
Rose Smith è ritornata a Gellert Wood.
Ogni anno attende con trepidazione l'arrivo dell'inverno per poter tornare alle sue lezioni di snowboard, ma soprattutto per ritornare dal suo adorato istruttore: Josh Campbell, bello come il sole ma freddo come il ghiaccio. Rose aveva da sempre una cotta per lui.
Una notte, Rose è di ritorno ubriaca dal party di un amico. Non riesce a trovare la strada di casa e nel bosco si imbatte in un perfetto sconosciuto dall'aria misteriosa e anche un po' maleducato che tutto sommato sembra volerla aiutare.
Dal testo:
"«Hey tu, ma da piccolo non ti hanno insegnato a camminare?», sbottò al malcapitato. Nella foga, fece qualche passo in avanti e inciampò in un ramo. Si versò la birra sugli stivali da neve appena comprati ed emise un ringhio di rabbia. Dal buio totale, una mano la afferrò saldamente per un braccio, sorreggendola e aiutandola a non creare più casini del necessario.
La voce profonda di un ragazzo le giunse alle orecchie: «Chi sei e che diavolo combini?»"
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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LUI
 
Lo smarrimento e lo shock negli occhi di Rose per la sua inaspettata reazione lo eccitavano come mai. Si rese conto d’un tratto di volere che quella ragazza diventasse sua per sempre e quella consapevolezza lo destabilizzò.
Il punto era che ormai da anni non riusciva più a vedere Rosalyn Louise Smith come un’allieva qualsiasi. I suoi modi impacciati e quella costante ingenuità nei suoi occhi lo aveva stregato fin dal primo momento che aveva messo piede a Gellert Wood, così come la sua genuinità e a volte persino la sua sfrontatezza lo avevano fatto vacillare in molte occasioni e aveva dovuto raccogliere tutto il suo buonsenso per non lanciarsi verso di lei e baciarla davanti al mondo intero.
Si tratteneva a malapena dal pestare quel verme di Tyler Walker. Più di una volta aveva cercato di farla cadere di proposito dalla tavola da snowboard per fingere di soccorrerla e giocare all’infermiere. Se non fosse che era uno dei suoi migliori allievi, Josh non avrebbe esitato un secondo a farlo fuori.
L’episodio dell’anno scorso durante una lezione era ancora fervido nella sua mente. Mentre Josh spiegava alcuni trucchetti per eseguire una buona azione sterzante, Tyler aiutava Rose ad allacciare uno dei due scarponi. Il binding pareva essere difettato. Con la coda dell’occhio, Josh vide Tyler allentare di proposito uno strap. Rose non stava prestando attenzione, per cui non ci fece caso.
«Fatto», dichiarò Tyler quando ebbe finito. «Sei un mito, Tyler», disse Rose e lo abbracciò. Tyler rispose all’abbraccio con foga. Aveva un sorriso da imbecille stampato sulla faccia. In quel momento Josh gli avrebbe volentieri fatto saltare via i denti con un pugno.
Prima che iniziassero la pratica, Josh si avvicinò a Rose e accovacciandosi sulla sua tavola le strinse gli straps.
«Erano un po’ allentati», mentì e le sorrise.
Poi si diresse verso Tyler che, livido in volto, aveva assistito alla scena non molto lontano. Si piazzò di fronte in lui in modo che Rose non sentisse la conversazione.
«Non credere che non mi sia accorto della tua furbata, Walker. Azzardati di nuovo a farlo e ti sbatto fuori», lo minacciò e, senza dargli il tempo di replicare, gli voltò le spalle e si diresse verso la funivia.
Rose non venne mai a sapere della cosa. Durante le lezioni, era troppo occupata a lanciare occhiate languide a Josh quando credeva che lui non la vedesse. Lui, dal suo canto, sapeva già da un pezzo che la ragazza avesse una cotta per lui e la cosa non faceva che turbarlo ancora di più.
Il fatto che la gente lo etichettasse come il “figo” di Gellert Wood lo infastidiva, sebbene non desse a vederlo. Le ragazze non andavano al di là del suo aspetto e la cosa lo esasperava, perché non riusciva quasi mai ad avere una conversazione interessante con qualcuno. Con Rose invece era diverso. Lei si tratteneva oltre gli allenamenti e cercava sempre di dirgli qualcosa di carino, ma Josh si limitava a dissimulare pura accademia, aggiungendo qua e là qualche complimento per le performance in pista e molti sorrisi di convenienza.
Fino a quella sera. Mentre tornava al rifugio aveva sentito dei passi non molto lontani. Lo scricchiolio della neve sotto il peso degli stivali era incostante, come se la persona facesse fatica a camminare.
‘Orario insolito per una gita solitaria nei boschi’, pensò e si incamminò cauto verso la persona. Dopo pochi metri sentì una ragazza che imprecava e si affrettò a raggiungerla. Era proprio lei, Rose Smith, la ragazza che lo turbava da sempre e che metteva alla prova il suo buonsenso con un solo sorriso. Ed era sola nel bosco, nel cuore della notte.
Aveva pensato di riaccompagnarla immediatamente a casa, ma le suppliche della ragazza gli fecero cambiare idea. Gli Smith non erano esattamente il tipo di genitori dalle ampie vedute. Se avessero trovato la figlia in quello stato per Rose sarebbe stata la fine e probabilmente avrebbero fatto le valigie il mattino seguente e sarebbero andati via senza tanti giri di parole. Non poteva farle questo, perché Rose amava troppo lo snowboard per dirgli addio così presto quell’anno. Così Josh aveva pensato di portarla a stare da lui, almeno per quella notte.
In un primo momento non aveva pensato alle conseguenze di una simile decisione o, meglio, aveva preferito accantonarne il pensiero fino a quando non fossero arrivati al rifugio. Poi decise che mantenere il solito distacco gli parve la soluzione migliore. Non sarebbe stato poi così difficile visto che ormai gli veniva abbastanza naturale. Così aveva cercato di non guardarla per tutto il tempo e di limitare le conversazioni all’essenziale.
Ma tutto il buonsenso andò a farsi benedire nel momento stesso in cui Rose uscì dal bagno con addosso la sua tuta e il solito sguardo smarrito e il desiderio che aveva di lei lo assalì con prepotenza. Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e darle tutta la protezione di cui era capace, ma ancora una volta represse l’impulso.
Quando in seguito l’aveva sentita agitarsi nel letto, la preoccupazione gli attanagliò lo stomaco. Sentirla così in pena lo tormentava e prese la decisione più insensata della sua vita: si alzò dal divano e si diresse verso il letto. Ogni passo che faceva verso di lei era un passo verso il patibolo; era perfettamente consapevole che, in pratica, si stava scavando la fossa con le sue stesse mani.
L’odore di Rose tra le coperte lo investì e la cosa lo eccitò da impazzire. Preso da una crisi aveva sputato tutto il suo odio contro Walker. Il fatto che Rose continuasse a difenderlo lo faceva imbestialire. Così le diede le spalle e cercò di dormire. Avevano entrambi bisogno di riposo e lui doveva necessariamente mettere un freno all’agonia che gli causava la sola presenza di Rose. Purtroppo però non riuscì a pensare ad altro che al calore del corpo di lei a pochi centimetri dalla sua schiena e la cosa lo estasiava. Stava letteralmente impazzendo e si sentiva che avrebbe perso del tutto il controllo se non avesse fatto qualcosa e subito.
Così, come se fosse la cosa più logica, si girò e la prese tra le braccia. Semmai la cosa più illogica e pericolosa. Aveva appena mandato a puttane lunghi anni di autoaddestramento al contegno e all’indifferenza, ma in quel momento non gli importava niente. Al diavolo tutto, Rosalyn doveva essere sua e di nessun altro – men che meno di quel deficiente disgustoso di Walke. Ora che finalmente era tra le sue braccia, scombussolata e ansimante, poté guardarla negli occhi come aveva sempre sognato di fare. Il colore gli ricordava quello splendente dei pini di montagna, in estate, sotto il sole cocente del Nevada.
Bella come il sole…
Con estrema lentezza Josh le aprì la zip della giacca della tuta e con cautela, quasi temesse una sua reazione, gliela sfilò. Lei lo lasciava fare senza opporre la minima resistenza, quindi Josh lo interpretò come un invito a continuare e prese a baciarle delicatamente ogni centimetro di pelle scoperta. Il suo seno candido era fasciato da un reggiseno in pizzo color caffè.
Con movimenti impacciati, Rose cercò di sfilargli via la giacca; Josh la aiutò, mentre continuava a baciarle prima le spalle, poi il collo e infine la bocca. Poi lei prese a carezzargli il petto e il suo tocco gli provocò forti brividi di piacere. La palese inesperienza della ragazza lo eccitava ancora di più; Josh poté avvertire il suo imbarazzo, nonostante sapesse andare diritto al punto.
La ragazza passò ad accarezzare le braccia possenti del suo istruttore e infine fece scivolare lentamente le mani sui suoi addominali scolpiti. Con la punta dell’indice gli tracciò dei cerchi intorno all’ombelico. Josh chiuse gli occhi e tornò a baciarla. Voleva che capisse ciò che provava in quel momento. Poi scivolò con le labbra verso la sua pancia piatta, lasciandole una lunga scia di baci e carezzandole i fianchi allo stesso tempo. Rose gli afferrò dolcemente i cappelli e si mosse un pochino sotto di lui.
Josh decise che era arrivato il momento di portarle via anche i pantaloni. Con entrambe le mani, afferrò l’elastico e tirò giù, poi si scostò quel tanto che bastava per togliersi anche i suoi. Rose indossava uno slip di pizzo in tinta col reggiseno e quindi adesso restavano solo pochi millimetri di stoffa a separare i loro corpi. Si lasciò andare contro di lei per assaporarne il calore e la abbracciò, affondando la testa nell’incavo del suo collo. Rose rispose all’abbraccio e lo strinse forte a sé.
Stettero così per una manciata di minuti, poi Josh alzò il viso e riprese a baciarla, carezzandole in seno. Rose incurvò la schiena quel tanto che bastava da permettergli di sbottonarle il gancio del reggiseno. Restava da sbarazzarsi solo degli slip e quando anche quelli raggiunsero gli altri vestiti sul pavimento, Josh e Rose realizzarono che era venuto il momento di dire addio a tutte le insicurezze, l’orgoglio e i rimpianti. C’erano solo loro due adesso e procedeva tutto alla perfezione.
 
  
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