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Autore: Curleyswife3    15/01/2016    1 recensioni
[M.A.S.K.]
[M.A.S.K.][M.A.S.K.]Il 30 settembre 1985 veniva trasmesso negli USA il primo episodio di M.A.S.K.
Oggi, trent'anni dopo, fioriscono le iniziative per festeggiare un compleanno tanto impegnativo e io voglio dare il mio piccolo contributo con questo racconto.
Che è soprattutto una storia d'amore, ma non solo. È anche una storia sull'amore, il monello con le ali che tutto vince e tutto sconvolge. Sulle sue sorelle maggiori - colpa, redenzione, speranza - e sul suo fratello più ingombrante, il dovere.
Su ciò che siamo o non siamo disposti a mettere in discussione per amore.
Un racconto che ha l'ambizione di dare alla serie ciò che gli autori non hanno ritenuto necessario, vale a dire un finale. Un finale vero, corale, in cui ciascuno trova il suo posto come le tessere di un puzzle riuscito.
Al racconto è agganciata una playlist di canzoni (a ogni capitolo corrisponde un titolo) che potete già ascoltare su youtube nel mio account, che ha lo stesso nickname: è una specie di "sommario emozionale" della storia, fatemi sapere se l'idea di piace! Vi lascio di seguito il link.
https://www.youtube.com/playlist?list=PLTL5afe9YpdjzGwDOuNpkZymR_g9EL4qp
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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WITHOUT YOU
 

In quei mesi Vanessa aveva lavorato con tutte le sue forze per riportare la proprietà allo splendore del passato: aveva pulito finestre e pavimenti, lucidato mobili antichi, potato gli alberi del frutteto, rimesso in riga i fittavoli che avevano ampiamente approfittato dell’assenza del padrone.
Più di una volta le era accaduto di pensare che l’essere stata dall’altra parte della barricata - per così dire - le aveva insegnato a riconoscere quando qualcuno stava tentando di truffarla o le mentiva. 
Imparava cose nuove e le piaceva farlo. Finalmente le sembrava di capire cosa suo padre amasse tanto di quel posto, di quella gente.
Aveva fatto più fatica in quei pochi mesi che in tutti i precedenti dieci anni della sua vita messi insieme e talvolta si sentiva stremata, però era meraviglioso vedere qualcosa prendere forma dalla sua fatica, crescere e prosperare grazie al suo lavoro.
Era positivo e appagante e la stancava coì tanto che la sera crollava senza avere la forza di pensare a nulla. Non alla sua tristezza, non alla sua solitudine, a ciò cui aveva scelto di rinunciare.
Si sarebbe dimenticata di lui, alla fine? Forse. Se non avesse avuto qualcuno lì con lei a ricordarglielo costantemente, ventiquattro ore su ventiquattro.
Vanessa entrò in casa e si tolse la giacca bagnata e inzaccherata di fango: ecco, amava molte cose del suo paese, ma il clima proprio no! E quella era una classica serata da fantasmi, con una fredda pioggerella pungente e un’umidità che penetrava nelle ossa senza lasciare scampo.
Una serata da trascorrere davanti al camino acceso a chiacchierare, in compagnia di un buon punch o, date le sue attuali condizioni, di un thè nero bollente e scones adeguatamente imburrati. E per fortuna Rose Warfield era una riconosciuta autorità nel campo del british tea e degli scones imburrati.
Con un gemito si lasciò cadere pesantemente sul divano del salotto: era stata fuori tutto il giorno a sbrigare commissioni e adesso la stanchezza si faceva sentire. Accidenti se si faceva sentire, le facevano male i muscoli e aveva la schiena a pezzi.
Bevve avidamente, scottandosi la lingua e le labbra, la tazza di thè che Rose le aveva porto; il liquido caldo e dolce la rianimò un po’ e Vanessa sorrise riconoscente alla vecchietta, sempre impeccabile nel suo golf di cachemire color cammello e filo di perle intorno al collo.
Allegramente considerò che in tutti quei mesi non l’aveva mai vista senza le sue dannate perle, chissà se non se le toglieva neppure per andare a letto…
“Mia cara” disse la lady, con la sua abituale compostezza “sembri stanca. Non credi che sarebbe ora di riposare un po’? Ormai non manca molto”.
“Il dottore dice che la bambina sta benissimo” rispose lei “sarà un’autentica piccola Warfield piena di grinta”.
Poi tacque, pensierosa.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti, sorseggiando il thè; ma era evidente che entrambe erano attraversate dallo stesso pensiero.
Fu Rose a parlare per prima.
“Sei proprio sicura di quello che stai facendo?” le chiese.
Dato che non ricevette risposta, insisté più esplicitamente.
“Voglio dire: non ti sembra ingiusto che il padre non ne sappia niente?”.
Vanessa esitò un istante.
“È meglio così” replicò poi con amarezza “Lui non mi ama e non desidera un figlio da me. Se lo sapesse si sentirebbe preso in trappola e la sua vita sarebbe rovinata”.
 La donna più anziana levò gli occhi al cielo.
“Per carità di Dio, non vorrai dirmi che è sposato?”.
L’altra scosse la testa.
“Allora non sarà mica uno di quei pendagli da forca con i quali ti accompagnavi?”.
Vanessa considerò che in un altro momento della sua vita si sarebbe infuriata per quelle parole, ma sua zia le diceva in una maniera così scandalizzata e teatrale che era impossibile non sorridere.
“No, zia” ripeté con pazienza per decimillesima volta, riflettendo sul fatto che Rose Warfield sarebbe rimasta decisamente sorpresa se mai avesse scoperto di chi si trattava in realtà. Chissà se si sarebbero piaciuti oppure no? Ma il problema non si poneva, giacché se tutto fosse andato come aveva programmato non l’avrebbe mai saputo.
“Decisamente non lo è”. 
“Forse allora è un poveraccio… voglio dire, uno non alla tua altezza?”.
Incredibile, rifletté Vanessa, quanto per sua zia contassero cose morte e sepolte come i titoli nobiliari e la discendenza; non era una questione di soldi, no, per lei era proprio impensabile immaginare di legarsi a qualcuno che non vantasse almeno quindici generazioni di sangue blu e un posto nel Domesday Book.
Con un sospiro, considerò che da quel punto di vista probabilmente Matt avrebbe deluso le aspettative della sua aristocratica parente.
“Basta, per favore!” supplicò la ragazza, senza smettere di sorridere.
“Ho capito” insistette ancora l’altra “allora pensi che non sarebbe stato un buon padre?”.
Vanessa all’improvviso si rannuvolò e si alzò di colpo, posando la tazza sul tavolino davanti al caminetto.
Si avviò verso la porta in silenzio, turbata, e Rose la seguì con lo sguardo.
“Vado a letto” disse, secca.
Sulla soglia si voltò indietro e disse in un soffio: “Al contrario: Sono sicura che sarebbe stato bravissimo”.
La donna più anziana si alzò a sua volta.
“Lo stai facendo ancora una volta, mia cara” disse, lentamente e scandendo bene le parole.
“Vuoi punire qualcuno e colpisci la persona sbagliata. Ti sei convinta di meritare la solitudine a cui ti sei condannata e non la felicità, ma così facendo ne stai privando anche una bambina innocente e un uomo che avrebbe avuto il diritto di sapere la verità”.  


 
Note&credits: Domesday Book  è il nome del manoscritto che raccoglie i risultati di un grande censimento completato nel 1086, riguardante la maggior parte dell'Inghilterra e parte del Galles. L'indagine si svolse per ordine di Guglielmo il Conquistatore: «Trascorrendo il periodo di Natale del 1085 a Gloucester, Guglielmo si immerse in profonde conversazioni con i suoi consiglieri, ed inviò [quindi] uomini in tutta l'Inghilterra in ogni contea, per stabilire quanto e che cosa possedesse ogni proprietario terriero in terra e bestiame, e quale ne fosse il valore» (Cronaca anglosassone).
Esso ricomprende i nomi delle principali famiglie di nobili proprietari terrieri già esistenti all’epoca. Fonte: wikipedia. 
 
   
 
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