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Autore: doom    15/01/2016    1 recensioni
Questa storia parla esclusivamente di Kwon Jiyong, e di una ragazza qualunque che potrebbe essere tranquillamente una di voi. Ho deciso che la protagonista non avrà nessun nome, non sarà mai citato nei capitoli così che chiunque legga possa immaginare se stessa in questa fan fiction. Preciso che sono nuova in questo ambito e cercherò di migliorarmi col tempo, se avete consigli da darmi sarò lieta di ascoltarli, grazie di aver letto questa introduzione.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: G-Dragon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una quantità di emozioni stavano facendo sbarco dentro di me ed io non ero sicura di conoscerle una a una. Evitandomi le domande a cui non sarei mai riuscita a darmi una risposta proseguì per la mia direzione cercando ad ogni passo di tranquillizzare l'accumulo che mi si era formato nello stomaco. Mi fermai, presi un lungo respiro e continuai per la mia strada. Ero atterrata ormai da nemmeno un ora, non conoscevo niente, per me Seoul era una passo nel vuoto ma non mi scoraggiai più di tanto. Presi la valigia e percorsi il tratto per uscire dall'aeroporto, c'era una tale confusione che la mia testa sarebbe esplosa a breve, un mucchio di gente si faceva spazio per uscire o entrare in fretta e furia come se fosse una gara, io non avevo tutta questa fretta e mi limitai ad osservare le persone camminando con lentezza. Nessuno mi stava aspettando, nè all'aeroporto, nè a casa. Essendo arrivata durante il giorno sapevo che mi sarei imbattuta in una scena simile, avevo previsto tutto finché non sentì delle urla che mi fecero tornare alla realtà. Cosa stava succedendo? Tentennai, volevo veramente saperlo? Forse era meglio lasciar perdere e sbrigarmi a trovare l'uscita. Girai leggermente il viso alla ricerca delle voci che mi avevano distratto da quel che stavo immaginando e vidi solamente un gruppetto di ragazze che si muovevano congiuntamente. Scossi il capo decidendo che la cosa migliore da fare in quel caso era scappare il più veloce possibile. Non sarei resistita molto, non ero abituata a questo, acchiappai in malo modo la valigia per la fretta e ripresi a muovermi con passo deciso fino a rallentare quando lo sentì chiamare. Sbattei le ciglia tremando leggermente. C-he cosa? Balbettai lievemente pensierosa. La persona che quelle ragazze, o meglio fan stavano inseguendo era Kwon? Era davvero possibile? Io non mi ero mai preparata a questo, ero cosciente nel sapere che mi sarei imbattuta in lui qualche volta nella vita ma non avrei mai pensato che sarebbe stato allora, appena arrivata nella sua città natale. Deglutì voltandomi di scatto e mi ritrovai l'intera folla a un passo da me, indietreggiai non sapendo cosa fare finché non incrociai il suo sguardo, Kwon non capiva, il suo viso era come al solito, forse maggiormente provato dal lavoro ma intravedevo ugualmente quel mezzo sorriso che non manca mai. Un attimo dopo concepì la situazione e smisi di pensare a lui momentaneamente. Kwon era sempre stato un enigma per me con cui ho combattuto per diversi anni. Portai una mano alle labbra rapidamente trattenendo quel che non volevo uscisse, non davanti a lui almeno, le lacrime che stavano uscendo dai miei occhi erano state viste da tutti, incapace di dire qualcosa corsi via senza neanche pensare a un secondo piano. Guardandomi in giro mi ritrovai fuori da lì, ero indecisa su come proseguire, chiamai un taxi. Chiusi gli occhi non appena dentro realizzando dopo qualche secondo cosa era veramente accaduto. No. Quelle lacrime non erano le mie. Sapevo la causa delle miei lacrime, ma probabilmente loro no. Mi asciugai piano gli occhi con la manica della maglia dopo essermi calmata. Pagai il tassista e mi diressi verso il mio appartamento. Anche uno stupido indovinerebbe questo codice. Sbuffai arrabbiata con me stessa ed entrai incamminandomi verso la mia camera, feci scivolare il mio corpo contro la porta sedendomi sul parquet. Il suo viso mi parve in mente, sorrisi appena scuotendo poi il capo contemporaneamente. Vederlo davanti a me mi ha fatto questo effetto. Ho pianto io per lui , nuovamente, ma si vedeva da lontano che era lui a volerlo fare.
   
 
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