~ Freeze heart

Ero sola a riflettere. Com'era dura vedere Sam felice, con un'altra che non ero io. Ma lo amavo abbastanza per essere contenta della sua felicità, seppure lontano da me. E il flashback partì. Era un giorno di metà dicembre ed Emily, mia cugina e mia migliore amica era venuta a trovarmi, cosi avevo deciso di farle conoscere Sam. Già da un pò quest'ultimo era strano, ma ero convinta che con il tempo avremmo risolto tutto, ci amavamo tantissimo e non ci saremmo allontanati per niente al mondo o almeno cosi credevo. Camminammo lungo la radura che portava a casa di Sam e bussammo per molto, prima che quest'ultimo in pantaloncini e canotta ci venisse ad aprire. « Sam ma non hai freddo? » chiesi sbalordita da tanta insensibilità al freddo pungente di dicembre. « Sta tranquilla LeLe, te l'ho già detto sto benissimo cosi » rispose. « Vedo che hai portato ospiti » disse dopo un minuto di pausa. « Si ho portato mia cugina si chiama Emily » dissi sorridente. Volevo molto bene a mia cugina. A quell'affermazione avanzò Emily, che si era tenuta dietro di me durante il breve colloquio con Sam.

Fu tutto molto strano, ma ricordo solo che dopo quel giorno sentii di non avere più un cuore dentro al petto, solo un inutile blocco di ghiaccio, che di tanto intanto batteva per dimostrare di esserci ancora.

L'espressione di Sam passò da seria a un sorriso disteso e rilassato non appena guardò Emily negli occhi. Lo stesso fece lei. Beh, pensai cercando di calmarmi, si fanno simpatia a vicenda, ma ne ero poco convinta. Sam ci fece accomodare nella stretta cucina della sua casetta, dove abitava assieme a suo nonno, un anziano della tribù. Offrì gentilmente una tazza di tè ad Emily e per tutto il pomeriggio non fece altro che chiederle notizie riguardo lei, la sua famiglia e chiacchierando come se io non esistessi. Come se il mondo girasse attorno a lei. Dopo circa tre ore passate a godermi quel bel quadretto, di cui io non facevo parte, mi alzai scocciata e feci per afferrare Emily e portarla con me. Ma questa era piantata sulla sedia e non sembrava intenzionata a staccarsi dal posto vicino Sam come se quei due fossero legati da una corda d'acciaio. Da un legame invisibile che non potevo spezzare. In quel preciso istante il mio cuore smise di dare segni di umanità e cancellò ogni traccia di sentimenti. Solo un enorme voragine di solitudine. «Arrivederci »urlai sbattendo la porta. Non riuscivo nemmeno a piangere, come avevano potuto farmi questo le persone a cui più tenevo al mondo? Certo, non c'erano prove certe ma si guardavano in un modo! Forse il comportamento strano di Sam era dovuto al fatto che non mi amava più. Spariva per giorni senza spiegazioni, si teneva lontano da me. Si, era questa la spiegazione. Sicuramente non me ne ero accorta perché, inconsciamente, speravo che tutto si sarebbe risolto. Iniziai quasi ad odiare me stessa, chiedendomi cosa avevo fatto di sbagliato, perché dopo tanti momenti insieme Sam mi aveva abbandonato per mia cugina!? Era una cosa illogica non facevo Sam tipo da innamorarsi ad un occhiata. Ma dopo quello che mi era successo sapevo, sapevo cos'era che mi aveva fatto soffrire per mesi e mesi, che mi aveva fatto costruire una corazza attorno, che nessuno mai avrebbe potuto sbriciolare. Perché costruita col dolore e con l'odio che nessuno sa come mi ha roso dentro. Facendomi diventare quella che sono ora. Quella che tutti evitano, scorbutica, antipatica e acida come mi definiva Jacob (e non era il solo). Ma il prezzo della verità è stato troppo alto, e questa verità mi ha ferito talmente tanto che avrei preferito non saperla. L'amore di Sam non era stato cancellato da lui, ma... da una forza sovrannaturale. L'imprinting. Adesso che sono anche io un mostro so cos'è.