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Autore: Romenna    16/01/2016    0 recensioni
Salve a tutti!
Questa storia (forse un po' lontana dal gusto attuale) si svolge in Asia, per la precisione nella Cina di non molti anni fa. Al centro ci sono due vite apparentemente distaccate una dall'altra, quella di un giovane monaco buddista da un lato e quella di una frenetica ragazza occidentale dall'altro. Il primo, dal cui punto di vista si dirama la storia, è cresciuto in un ambiente pacifico e naturale. Presto però verrà attratto suo malgrado verso il caos lontano e incomprensibile in cui si muove la ragazza sconosciuta che perseguita le sue meditazioni. Nonostante la distanza fisica, culturale e mentale, questi due esseri tenteranno a più riprese di trovarsi. A voi scegliere se seguire il loro trionfo o la loro sconfitta.
Grazie a prescindere a tutti coloro che leggeranno, pur non apprezzando :)
Ps: Ammetto una vaga ispirazione a scenari come i film Shaolin Temple con Jet Li (e quindi una propensione al comico, a tratti) Pur avendo una profonda ammirazione per la cultura cinese e per quella buddista ammetto di avere solo una più che parziale conoscenza di entrambe. Perciò chiedo scusa per le varie ed eventuali ingenuità/errori/sviste.
Buona lettura!
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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A lungo l’Abate di Shaolin dovette pregare e corrompere, prima che quello scandaloso omicidio avvenuto fra i suoi monaci venisse definitivamente seppellito. Chiunque fosse a conoscenza dei dettagli di quella vicenda venne attentamente fatto sparire o dissuaso dal rivelare alcunché. A così poca distanza dalla partenza per la capitale infatti, l’Abate non poteva permettersi il benché minimo impedimento al suo successo.

L’idea che tra i prescelti per il viaggio inaugurale della sua compagnia di monaci guerrieri potesse nascondersi un pericoloso assassino non sfiorava minimamente la sua coscienza. O se pure avvenne all’Abate di soffermarsi su quel pensiero, egli vi prestò scarsa attenzione, tutto intento com’era ad assicurarsi che i preparativi si svolgessero nel migliore dei modi e che il suo antico nemico e ora pupillo, Xin Feng, fosse in perfetta forma in vista dell’esibizione.

Quest’ultimo, come divenuto ormai estraneo a sé stesso, si allenava senza sosta, evitando qualsiasi contatto con chiunque e meditando strenuamente ogni giorno, per ore intere. In molti erano colpiti dal suo fervore e lo lasciavano solo, timorosi. Ma Xin Feng, ad occhi chiusi, rinnovava ogni volta la sua promessa di amore e morte alla ragazza della visione la quale, puntualmente, gli appariva, sempre più affranta, sempre più pallida e sofferente…

Un giorno il monaco, seduto ad occhi chiusi dinnanzi alle cascate che l’avevano visto diventare un omicida, ebbe un sussulto, osservando quel viso femminile contrarsi in un’espressione di terrore. I begli occhi spalancati si aprivano e chiudevano velocemente, il respiro di lei andava aumentando insieme a quello di lui ed ella sembrava volersi coprire il viso con le mani, gridando parole a lui incomprensibili…

La rabbia e il senso d’impotenza invasero Xin Feng quand’egli si rese conto che senza alcun dubbio la ragazza era vittima di una qualche violenza. Quasi ringhiando, il monaco abbandonò la posizione di meditazione e riaprì di scatto gli occhi, rialzandosi in piedi e iniziando a pronunciare frasi blasfeme che non avrebbe mai nemmeno osato immaginare solo fino a poco tempo prima…

Era evidente che quella ragazza occidentale era in una situazione orribile e che tutte quelle lacrime e quegli sguardi tristi erano il frutto di una costante paura. Doveva essere qualcuno vicino a lei, per tenerla così costantemente in uno stato di terrore e soggezione…

Ma quale mostro avrebbe mai potuto fare del male ad una creatura così bella e sensibile? Per quale motivo lui era costretto ad osservare a distanza quell’orrore, senza poter fare nulla?

Xin Feng ebbe un moto di repulsione per sé stesso…

Mostro? Ho dato del mostro a chi picchia questa ragazza…e mi mordo le mani al pensiero di non poterla aiutare…io che sono ben più che un mostro! Recito la parte del monaco, del sant’uomo dedito alla preghiera e alle arti marziali e invece non sono che un…”

Il ragazzo chinò il capo, rassegnato. Per quanto si sforzasse di non peccare di vanità prendendosela con sé stesso non riusciva a fare a meno di crogiolarsi nella sua sofferenza, seppur involontariamente.

 

Il momento della partenza si avvicinò e Xin Feng con delusione scoprì che l’emozione che si era aspettato di provare non era arrivata, che ormai ogni cosa che faceva sembrava per sempre spogliata di vita e di senso. Sorrise quindi a tutti, salutò il padre in lacrime tra la folla, abbracciò i confratelli esclusi dalla selezione, si inchinò all’Abate promettendogli successo e insieme ai suoi partì, lasciandosi il monastero, il villaggio e poi l’intera vallata che aveva imparato ad amare, alle spalle.

Pechino lo accolse con freddezza ed egli non se ne stupì. Le strade gli apparvero come le aveva immaginate. Immense e terribili alcune, strette e claustrofobiche altre. Le persone ai margini della strada erano altrettanto varie. In stracci alcune, riccamente vestite e portate pigramente a spasso dai risciò altre. Ognuno sembrava perfettamente a suo agio in quel mondo, tutti sapevano quale era il loro ruolo e nessuno appariva smarrito o infelice. Le molte biciclette che sfilavano attorno al pulmino su cui Xin Feng viaggiava lo divertirano, multicolori e svelte com’erano. Miriadi di studenti in maniche di camicia correvano così, sorridenti alcuni, impenetrabili altri. Quando la delegazione di Shaolin giunse al palazzetto dello sport, una piccola folla festante li accolse, armata di bandierine e acclamazioni che imbarazzarono i più giovani tra i monaci, lasciando però del tutto indifferente Xin Feng, così come la calorosa accoglienza riservatagli. Gli furono mostrate la sua stanza e il suo interprete per i contatti con la stampa ed egli non si stupì di un tale trattamento, nonostante in tutta la sua vita non avesse mai avuto nulla di neppure vagamente simile ad una stanza tutta sua. La doccia, la macchina del caffè, l’orologio appeso al muro…

A tutte queste cose estranee Xin Feng guardava quasi istupidito, deciso a non farsi impressionare da nulla e a riuscire al meglio nella sua parte di leader. Gli altri monaci si radunavano nella sua stanza ogni sera chiedendogli consigli, impauriti e vergognosi di quelle nuove cose, di quel mondo del tutto incomprensibile. Ed egli rassicurava tutti con candore e semplicità, spiegando loro che non dovevano farsi influenzare. Cercare di trattenere il tempo imbrigliandolo in quegli strani oggetti appesi al muro o al polso della gente, poteva sembrava strano a loro, ma per tutti gli altri Cinesi era normale, quindi doveva esserlo per forza.

Eppure, nonostante tutti i suoi discorsi da fratello maggiore, a Xin Feng non sfuggiva la risatina ironica di Zhu Tang, il quale in seguito alla morte di Yú era riuscito a prendere il suo posto…

Zhu Tang sembrava godere della posizione di rilievo che il suo amico aveva ottenuto e non perdeva occasione per sfoggiare la sua confidenza con lui, permettendosi perfino di contraddirlo davanti a tutti, quasi sapesse di poterselo permettere…

Al tempo stesso Xin Feng, a cui l’autorità iniziava a piacere, sviluppò una forte antipatia per il suo amico di un tempo e prese ad evitarlo, quando gli era possibile...

 

 

 

La sera della prima esibizione Xin Feng, intento a fasciare stretti i lacci delle babbucce, negò a sé stesso di essere emozionato e agitato. Con la stessa convinzione sorrise ai suoi compagni poco prima di salire le scale che immettevano al palcoscenico…e con la stessa sicurezza oltrepassò il sipario che veniva appena ritirato.

La vista di tutti quei visi sospesi a lui fu ben più forte di un pugno in pieno stomaco ed egli ristette per qualche istante, a corto d’aria e di lucidità. Simile ad un eroe delle antiche leggende cinesi, egli si ergeva davanti a quella piccola folla accorsa lì per ammirarlo. L’umiltà, il senso di abnegazione e sacrificio di sé svanirono in quel momento ed il monaco dimenticò del tutto di esserlo.

Fu così che stordito dagli applausi e dai mazzi di fiori, Xin Feng viaggiò attraverso la Cina e oltre, seguendo l’itinerario che l’Abate aveva studiato per far conoscere in ogni dove le arti del suo Tempio.

Finché il loro girovagare non li condusse in Svizzera...

Qui tutto li sconvolse: l’eleganza delle città e degli abitanti, la raffinatezza degli abiti, l’imponenza dell’architettura e un’atmosfera del tutto diversa dai paesi stranieri, ma pur sempre orientali, che essi avevano fino ad allora visitato.

Aveva smesso nel frattempo, Xin Feng, di meditare. Quando era costretto a farlo non si lasciava mai andare fino a raggiungere lo stato di concentrazione tale che gli serviva per “vedere lei”…

La causa era forse da ricercare nelle bellezze femminili ch’egli aveva incrociato nei suoi viaggi e che anche quella sera, al ricevimento dato in loro onore a Ginevra, sembravano non indifferenti ai suoi sguardi insistenti…

Per l’ennesima volta il giovane maledisse la veste zafferano che era costretto ad indossare perfino ad un evento come quello, costretto com’era a mantenere un minimo il decoro del suo ordine. Il sorrisetto sarcastico sulle sua labbra avrebbe ingannato pochi però e si percepiva bene come Xin Feng godesse d’aver strappato il permesso di poter partecipare a quel galà, così poco adatto alla rispettabilità di un monaco.

Lieve come una nuvola si aggirava tra i vari gruppetti di gente, corteggiato di tanto in tanto da qualche ambasciatore straniero che si provava in un inglese (o peggio) cinese stentato, a fargli i complimenti ed invitare lui e i suoi monaci nel proprio paese. Con parole gentili e carezzevoli Xin Feng rispondeva a tutti e chi osservava con sufficienza la sua tenuta riceveva invece lampi verdastri contro. Uno di questi lampi però, andò ad incrociarsi con uno sguardo estasiato dall’altro lato della sala. Uno sguardo per nulla sconosciuto al monaco…

Il bicchiere colmo di champagne che egli teneva in mano, noncurante della prescrizione di astenersi dall’alcool, stridette sotto le sue unghie ben curate. La sua visione di sempre lo fissava, sconcertata.

Miele cadeva sulle spalle di lei e nei suoi occhi, grandi e imploranti come tutte volte ch’egli li aveva veduti, aleggiava una domanda senza risposta. Il vestito beige sembrava soffocarle il busto, privo di scollatura a differenza di tutte le altre donne in sala, per poi scenderle via via sempre più largo, quasi fino a terra. Un giglio rosa sembrava intrappolato nella sua mano guantata di bianco, trattenuto con un fiocco. Tutto nell’aspetto e nel contegno di lei lasciava trasparire quanto poco desiderio avesse di trovarsi lì e quanto poco adatta ella fosse ad un ambiente come quello. I suoi movimenti impacciati per scansarsi al passare degli altri, le labbra schiuse in un sospiro continuo e la poca cura messa nel pettinarsi e nel truccarsi erano tutti indizi di quanto ella fosse lontana da quella folla.

Scorgendo l’abile monaco di cui aveva quasi sicuramente sentito parlare, ella aveva sorriso e Xin Feng aveva osservato quei lineamenti tondi e chiari allargarsi verso di lui, invaso all’improvviso da un senso d’orrore inspiegabile…

Era come se a sorridergli in quel momento non fosse la donna che per anni aveva creduto d’amare, senza neppure conoscerla…egli la vide piuttosto come l’unica e sola testimone della sua colpa, della sua vergogna…la spina che per anni aveva martoriato il suo cuore, sconfitto sotto il peso di quel ricordo sanguinoso…

Lo assalì allora l’impulso tremendo di attraversare di corsa quella sala e strangolare quella bellezza, osservando il distorcersi di quei tratti, quello stupido e bellissimo sorriso trasformarsi in un’espressione di dolore e panico sotto le sue mani…

Ella intanto sembrava guardarsi attorno come per decidere se fosse il caso di avvicinarsi a lui…cosa che con soddisfazione di Xin Feng, ella fece. Ad ogni passo incerto di lei, egli poteva vedere come le luci soffuse dei grandi candelabri nella sala non bastassero a dissimulare i lividi che sotto le spalline si aprivano sulle braccia magre della ragazza. E ad ogni passo incerto di quella figura slanciata, egli vedeva nella sua mente e tutt’attorno a lei, le alte canne di bambù scosse dal vento di cui gli aveva raccontato suo padre, il giorno in cui aveva incontrato sua madre…

La nebbia della valle di Song parve calargli per un attimo davanti agli occhi, poiché ella ormai era di fronte a lui, vicinissima, più di quanto forse Xin Feng avrebbe voluto…

Il sorriso della giovane si ghiacciò appena scorse il bicchiere colmo di alcool nelle mani del monaco. Un luccicore corse sulle labbra e sulla fronte della ragazza e Xin Feng osservando le mani vuote di lei in un attimo intuì ch’ella doveva aver molto amato il bere, ma che doveva avervi rinunciato, almeno per quella sera…

Xin Feng si chiese cosa gli avrebbe detto, se si sarebbe complimentata con lui per i suoi spettacoli, se avrebbe espresso ammirazione per la dottrina della non violenza…violenza di cui ella portava ben chiari i segni.

Ma evidentemente la piccola ingenua non conosceva l’inglese, o forse era troppo emozionata per parlare…fatto sta che con molta grazia abbassò il capo e si staccò il giglio dal polso, allungandolo con un gesto timido verso di lui…

Il silenzio che seguì nella sala non colpì Xin Feng neppure una minima parte di quanto lo aveva colpito quell’offerta così tenera e semplice. Rivide le sue dita strette attorno a quel collo fino e indifeso nella sua immaginazione…e una frenesia incontrollabile si impadronì di lui, mentre il miele di quegli occhi aspettava un segno da parte sua.

Goffamente il monaco si chinò verso di lei che, più alta di lui, fece altrettanto. Le mani di Xin Feng evitarono accuratamente di sfiorare quelle di lei nel modo di afferrare il fiore, ma i presenti-ridendo malignamente- si gustarono la scena, mormorando tra loro che Leah, la figlia del sindaco, si dava nuovamente allo scandalo…

“Nessun’altro adesso Le parlerà più. E sarà stata colpa mia, mi perdoni, non so nemmeno io perché l’ho fatto…”

Quelle scuse così inaspettate e immotivate stupirono Xin Feng e il verde delle sue pupille straripò dalle fessure dei suoi occhi mentre anche lui, finalmente le sorrideva…

“Dopo aver parlato con Lei non mi serve avere l’attenzione di nessun’altro qua dentro…glielo assicuro.”

L’intonazione quasi minacciosa nella sua stessa voce lo spaventò ed egli, innamorato e disperato, si lasciò sfuggire un sospiro, subito imitato da lei che riprese a parlare con lo stesso tono incerto.

“Anche senza conoscerla ho avvertito di dovermi avvicinare…lo chiamate Karma, vero? Mi sono sempre chiesta come fosse la vita di un eremita…e di certo non mi sarei mai aspettata di trovarlo in un posto e in una situazione come questa…”-“… ma del resto l’imprevedibilità è una delle poche cose ci fanno amare questa vita, non è forse così? Anch’io immaginavo come vivessero gli occidentali, comodamente stesi sopra montagne d’oro, grassi e vecchi già da giovani...ma lei sembra essere immune a questo…”

L’aspetto allegro e spensierato di lui, mentre con un braccio si sporgeva ad indicare l’intera sala, sembrò stupirla. O forse, pensò Xin Feng, era il suo forte accento cinese a divertirla. Mentre rideva con lei, il pensiero che sua madre aveva indossato vestiti come quello, danzato a feste come quella, lo intenerì.

In quel momento però, un giovanotto biondissimo, dal passo pesante e dagli aguzzi occhi grigi si fece largo verso di loro, visibilmente spazientito. Xin Feng allora notò qualcosa di orribile dipingersi sul volto di lei e per un istante pensò al suo ritratto, lontano e nascosto tra le liane, rimasto senza espressione…

“Leah, adesso basta infastidire l’ospite cinese…ci sono molti altri funzionari e dignitari da salutare…non trattenerlo oltre.”

A discapito delle sue parole, era proprio lui adesso a trattenere strettamente, non la mano, bensì il polso di quella che Xin Feng intuì essere la sua fidanzata…

“La ringrazio per la sua presenza, si goda la festa e non esageri con lo champagne, mi raccomando…”-gli andava dicendo quel pallido e slanciato biondino.

Il disprezzo nello sguardo di Xin Feng fu difficile per lui da dissimulare e come per provocarlo egli alzò il bicchiere in un brindisi dal retrogusto amaro, mentre l’altro si trascinava via Leah insieme all’unico momento di felicità ch’egli avesse avuto in tanti anni.

 

 

   
 
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