“Corri, corri, corri Ronald, corri!!! Continua a correre, non fermarti, non fermarti!!!” Ron si ripeteva quelle parole mentre correva più veloce che poteva: doveva arrivare in tempo. Già, tempo... quando tutto era cominciato ne aveva tanto, di tempo. Ne aveva un’infinità, tutti i giorni non faceva niente e bighellonava per la scuola. Infatti Hermione gli ripeteva continuamente di studiare, ogni istante era accanto a lui ad assillarlo e a ripetergli che altrimenti non avrebbe superato gli esami, ma era anche sempre disposta ad aiutarlo, sempre.
-RONALD, muoviti!!!- gridò a se stesso, mentre le sue gambe correvano sempre troppo lentamente. Ormai era così stanco che correva solo grazie alla sua forza di volontà, al pensiero di lei, la sua Hermione... si immerse nei suoi pensieri, tornando a quel giorno, quel fatidico giorno...
-Ron,
mi
prometti di non dire a nessuno una cosa? Sai, mi dispiacerebbe dirlo ad
Harry e
non a te... però promettimi che...-
-Sì,
te lo
prometto, te lo prometto! Ma cosa può essere così
segreto? Mica sarà che ti sei
fidanzata?!?- la sua solita finezza, come quella di un
elefante che
entra in una cristalleria. Ma lo aveva detto perché gli
sarebbe dispiaciuto un
sacco, se Hermione si fosse fidanzata. Lei però non ci
badò, era troppo tesa
per badare a simili sciocchezze.
-Alla
fine di
questo settimo anno mi dovrò trasferire... ho una malattia
che possono curare
solo in Italia, andrò a vivere lì da babbana. E
credo che sarà... che sarà per
sempre.- come poteva aver pensato una cosa
così stupida? Quella faccenda
era seria, terribilmente seria...
“Oh,
Ronald, come sei
stupido!!!” si gridò nella mente a mo’
di rimprovero. Una lacrima scese sul
volto di Hermione, una delle poche lacrime versate dalla ragazza almeno
in
pubblico.
-Hermione...
io... mi... mi dispiace- le sussurrò
-Perché non me ne hai mai
parlato? Io...- un attimo di silenzio. -Io
ti vorrei aiutare,
Hermione, io...- la abbracciò impacciato, per
dimostrarle la sua
amicizia.
-Non
devi
compatirmi- disse con un mormorio appena udibile lei, si
distanziò dal
ragazzo e poi si asciugò la lacrima con il dorso della mano.
-Ho
trasfigurazione, devo andare.- si voltò,
rimettendo dietro ad un
orecchio un ciuffo particolarmente ribelle e si affrettò
verso l’aula.
“Ecco, quella fu una cavolata... non voglio farne un’altra, non devo!” si disse, cercando di aumentare ancora la velocità della corsa. Anche se cercava di reprimerle, quelle immagini gli ritornavano nella mente, quei frammenti di conversazione gli rimbombavano nella testa.
-Hermione,
posso?Sei sola?- bussò leggermente alla porta
del dormitorio femminile.
-No,
Ron! Sono
sola ma ho da fare!- una voce che sapeva di un pianto
represso risuonò
nel corridoio. No, non l’avrebbe lasciata a piangere da sola.
Aprì la porta con
fermezza ed entrò.
-Ron!!!
Ti ho
detto di non entrare!!! Cosa vuoi?!?- era arrabbiata,
terribilmente
arrabbiata. Ma aveva anche terribilmente bisogno di compagnia, di aiuto
e
comprensione.
-Aiutarti,
ti
prego... io...-
-No,
Ron voglio
solo stare da sola. Non c’entri niente,
vattene!!!-
-No,
io c’entro
eccome!!! Perché io... tu...- si
avvicinò piano, l’abbracciò imbarazzato
e poi le diede un dolce bacio sulla guancia.
-Ron...
ma
cosa...- i suoi occhi si erano illuminati, sembrava
sorpresa ma anche
felice.
-E’
dal primo
anno che... che mi piaci. Hermione, tu mi piaci... davvero tantissimo.
Io
voglio aiutarti.-
-Oh,
Ronald...
anche a me- sorrise -anche a me piaci da
sempre. Grazie-
lo abbracciò di nuovo, piena di riconoscenza.
“Quegli attimi erano
così belli... così unici, così
stupendi... non devo rovinarli, no!!! Devo correre, correre, correre!!!
Ma
perché ho combinato tutto questo...
perché?!?”
-Harry,
vieni... devo parlarti...
subito!!!-
-Cosa
c’è di
tanto importante da chiamarmi mentre faccio la doccia, Ron? Ti sei
forse
fidanzato?- un silenzio imbarazzato seguì
quella risatina ironica.
-Cosa?!?
Ti sei
davvero fidanzato?!? E con...-
-Hermione-
-Oddio!!!
Finalmente, Ronny!!! Era l’ora, no vecchio
mio???- gli sbatté la mano
sulla spalla, mentre l’espressione del rosso era
tutt’altro che divertita...
“Chissà
dov’è Harry in questo momento... non
immaginerà
neanche che il suo migliore amico sta facendo una cosa così
stupida!!! Anzi
forse sì...”
-Oh,
Ron!!! Sei
sempre il solito!!! Ah ah ah!!!- quella risata felice,
quegli occhi
eternamente gioiosi quando Hermione era con lui, gli si erano impressi
nella
testa e non se ne volevano andare. Quelle risa lo avevano reso
così importante,
così sereno... quei momenti di felicità erano
stati stupendi.
“Ma sono finiti!!! Ed
è tutta colpa mia... perché l’ho
fatto? Perché sono tanto stupido? Perché...? da
quel giorno, quel
maledettissimo giorno!!! Volevo solo far capire a quello scemo di
Malfoy che
conosco Hermione meglio di lui... ma...”
-Sei
davvero
uno stupido!!! Dire tutto a Malfoy, mi hai fatto mettere in ridicolo
davanti a
tutti!!! Perché Ron, perché l’hai
fatto??? Rifletti prima di parlare, invece di
fare lo stupido!!! Dire a tutti che sono ammalata è stata la
cosa più stupida
che tu abbia mai fatto!!! Non credevo che tu potessi... essere
così...-
un pianto isterico, quello di Hermione. Ecco, quello era stato il suo
casino.
L’enorme casino di quello stupido di Ron.
“Sì, stupido è l’unica parola per definirmi. E ora sto correndo per rimediare, rimediare tutto... ma lei mi perdonerà mai? Le ho chiesto scusa tantissime volte, ma non l’ha accettata... ha fatto anche bene... ma mi ascolterà ora? No, è troppo tardi... ma devo tentare!!! Devo!!! O rimpiangerò di averlo fatto per tutta la vita!!!” ormai la sua era solo una corsa disperata, “una corsa disperata verso un disastro, ne sono sicuro!!!”
-Ron,
Hermione
parte... domani, alle cinque e mezzo precise. Usa una passaporta, parte
dalla
collina fiorita. Credo che vorrebbe rivederti, sai. Credo che se tu
andassi ti
perdonerebbe e ti chiederebbe di partire con lei. Credo...
cioè, lo so.-
-Ma
ne sei
proprio sicura Ginny? Che mi perdonerà? Tu credi
che...-
-Sì,
io lo so,
ne sono sicura. Però... devi arrivare in tempo,
assolutamente. Non ritardare
neanche di mezzo minuto, o... sarà
troppo tardi. Io adesso esco, ci vediamo.-
Quello era successo il giorno prima,
ma lui non aveva
mantenuto la promessa. Dopo una notte passata quasi insonne, si era
addormentato stanchissimo verso le otto di mattina, risvegliandosi alle
cinque,
quando in casa non c’era più nessuno. Non sarebbe
mai arrivato in tempo, doveva
correre il più velocemente possibile... ma con quello zaino
sulle spalle non
era così tanto semplice. Casa sua era lontana dalla collina,
doveva percorrere
almeno
“Manca poco, ce la devo fare. Manca poco...” si ripeteva nella mente il rosso, ed in effetti era vero. Finalmente, in lontananza scorse la pietra dove doveva essere la passaporta. Si fermò: non c’era nessuno. No, non poteva essere arrivato tardi!!! Non poteva essere tardi, ormai!!! No!!! Non ci poteva davvero credere... tutta quella fatica per poi rimanere deluso davanti al nulla. Non aveva neanche un orologio per controllare l’orario, per la fretta di uscire aveva dimenticato anche quello. Una timida lacrima fece capolino tra le sua ciglia, ma Ron neanche se ne accorse. Ormai non gli importava più di niente.
-Comincio a pensare che la mia vita sia estremamente inutile...- si disse, mentre la lacrima timida aveva trovato molte compagne con cui affrontare la discesa sulle guance del ragazzo. Si sedette disperato sulla roccia piatta e grande da cui Hermione doveva essere partita proprio pochi minuti prima. O chissà, forse molti minuti prima. Ormai il tempo era impreciso e distante dai pensieri di Ron. Rimase seduto lì, su quella pietra, per un tempo imprecisato. Doveva esserne passato molto, di tempo, però.
-Ho sbagliato tutto, tutto!!! Sono solo uno stupido!!!- si ripeteva, scuotendo vigorosamente la testa. -No, Hermione... no....- mormorò, poi chiuse gli occhi lasciando scorrere le calde lacrime, cercando di bloccare i suoi pensieri. Ci riuscì solo dopo un bel po’, addormentandosi sfinito.
-Cosa??? Ron? Ma cosa ci fai...- Hermione si bloccò, notando che il rosso era addormentato. Stava per sbuffare, quando si accorse che i suoi occhi erano rossi e gonfi, ancora umidi.
“Forse... forse ha saputo che partivo!!! Ma nessuno sapeva che avrei ritardato di un’ora la partenza, dev’essere venuto qui e non mi ha trovato... oddio... e io che pensavo che non gli importasse niente di me! Ha un’espressione così afflitta!!!” pensò tra sé, poi si sedette accanto a lui.
-Oh, Ron!- mormorò, accarezzandogli i capelli con dolcezza. Lui sorrise impercettibilmente, poi spalancò gli occhi e si sollevò.
-Hermione!!! Ma... sei un sogno?-
-No, Ron, sono io!!! Ma quale sogno?!?-
-Non dovevi essere già partita?-
-Se avessi saputo che volevi venire ti avrei avvertito che avevo posticipato di un’ora la partenza!!!-
-E non sei più arrabbiata? per tutto quello che ho combinato???-
-No, no Ron!!! Come potrei esserlo, adesso?-
-Oh... posso partire con te? Se ti fa piacere... ho già preparato tutto!!!- indicò lo zaino abbandonato sull’erba poco più in là.
-Ma senza avvertire nessuno? No, i tuoi devono saperlo prima e...- venne interrotta dalla mano di Ron che si posava sulla sua bocca.
-Shhh... mi basti tu. Capiranno- rispose, semplicemente. L’ora era arrivata, così toccarono la passaporta (una tazza blu) tenendosi per mano. Appena toccata terra, in una spiaggia vicino al mare, si strinsero in un abbraccio carico d’amore, poi si baciarono con intensità. Dopo si sedettero a terra, guardando il tramonto stupendo che si rifletteva sul mare.
-Cambierò per te, Hermione. Io te lo prometto.- la ragazza scosse la testa.
-No, tu sei perfetto così... non cambiare invece.- lo abbracciò di nuovo, mentre il cielo ormai roseo faceva da sfondo al loro amore.