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Autore: Liberty89    17/01/2016    2 recensioni
La casa del castano era già in vista dopo pochi passi ed egli si fermò, prendendo un respiro tremante.
L'argenteo cercò il suo sguardo e quando riuscì a incrociarlo si sorprese di vederlo tinto di timore e insicurezza. -Hai paura?-
-Un po'… Quella sera sono uscito dalla mia finestra e poi… - Sora deglutì a vuoto, tornando a guardare la propria dimora in cui si accesero le luci al piano inferiore.
-Vedrai che andrà tutto bene.- assicurò il custode della Via per l'Alba. -È tua madre. Magari ti rimprovererà e non ti farà più uscire per il resto della tua vita…-
-Grazie tante.- commentò l'altro, incamminandosi di nuovo.
-…ma ti amerà sempre. Ne sono sicuro.-
-Mh, lo stai dicendo davvero solo a me?- chiese Sora, posando la mano sul cancelletto di legno e tornando a fissare l'amico negli occhi acquamarina, trovandoli sgranati.

One-shot post-KH2
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Riku, Sora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts II
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Titolo: Dearly beloved
Autore: Liberty89
Genere: Fluff, Sentimentale
Rating: Verde
Personaggi: Riku, Sora, Kairi, OC
Avvertimenti: One-shot, Missing Moments, Post-KH2
Note dell'autrice: Buonsalve! Piccolo postaggio notturno che vede i nostri eroi dopo il filmato finale di Kingdom Hearts II. Stiamo sempre tutti a pensare alla mamma di Sora e alla cena in sua attesa che ormai avrà su le ragnatele... e i genitori di Riku? Come reagirà il nostro eroe al ritorno a casa? E sua madre? A voi il giudizio, come sempre :3 Si ringraziano Paolino e la fragolina di bosco per il sostegno e i suggerimenti x3
Buona lettura!

Disclaimer: i personaggi e l'ambientazione non mi appartengono. La fic non è stata scritta a scopo di lucro.



Dearly beloved

Kingdom Hearts 3D - Dearly Beloved The Next Awakening ver.

Finalmente erano tornati a casa. Dopo più di un anno, finalmente avevano rimesso piede sulle bianche spiagge delle Destiny Islands.
Riku alzò lo sguardo al cielo sfumato dai colori del tramonto e sollevò un braccio per salutare gli amici a bordo della gummiship. Kairi lo imitò, mentre Sora agitò entrambe le braccia con energia, combattendo la tristezza per quell'arrivederci che sarebbe potuto durare per molto tempo. Quando la nave rossa e gialla non divenne nient'altro che un puntino luminoso nell'imbrunire, i tre diedero le spalle al mare e si avviarono verso il centro cittadino.
Si fecero avanti a passo sostenuto, in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, finché l'unica ragazza non scattò davanti ai due amici per stringerli a sé e posare la fronte sulle loro.
-Bentornati a casa.- mormorò con un sorriso, per poi saltare indietro. -Domani vengo a trovarvi!- avvertì, prima di imboccare il sentiero di sinistra in direzione della casa del Sindaco.
I ragazzi annuirono e la salutarono con un cenno quando lei si girò un'ultima volta, il viso sorridente illuminato dalla gioia, poi ripresero il loro cammino sul sentiero di destra. La casa del castano era già in vista dopo pochi passi ed egli si fermò, prendendo un respiro tremante.
L'argenteo cercò il suo sguardo e quando riuscì a incrociarlo si sorprese di vederlo tinto di timore e insicurezza. -Hai paura?-
-Un po'… Quella sera sono uscito dalla mia finestra e poi… - Sora deglutì a vuoto, tornando a guardare la propria dimora in cui si accesero le luci al piano inferiore.
-Vedrai che andrà tutto bene.- assicurò il custode della Via per l'Alba. -È tua madre. Magari ti rimprovererà e non ti farà più uscire per il resto della tua vita…-
-Grazie tante.- commentò l'altro, incamminandosi di nuovo.
-…ma ti amerà sempre. Ne sono sicuro.-
-Mh, lo stai dicendo davvero solo a me?- chiese Sora, posando la mano sul cancelletto di legno e tornando a fissare l'amico negli occhi acquamarina, trovandoli sgranati.
Riku trattenne il fiato per un istante, per poi cedere sotto il peso dell'ansia che aveva iniziato a crescergli in petto da quando erano entrati in paese. Vedere le case sfilare accanto a sé gli aveva fatto realizzare all'improvviso che i suoi genitori non lo vedevano da più di un anno e il pensiero di mostrarsi davanti a loro così cambiato e con le cicatrici degli errori compiuti marchiate nel suo animo aveva cominciato a spaventarlo.
-Andrà tutto bene, Riku.- disse il castano, mettendogli una mano sulla spalla.
Il ragazzo sbatté le palpebre un paio di volte, sorpreso nel sentirsi rivolgere le proprie parole, poi sorrise grato e abbracciò l'amico, annuendo.
-Allora… ci vediamo domani?- tentennò il minore, chiudendosi il cancello alle spalle.
-Certo.- rispose l'argenteo, salutandolo con un cenno della mano. -A domani.-
Aveva compiuto solo qualche passo e dalla casa appena lasciata proruppe un grido di gioia in cui riuscì a distinguere molto bene il nome del custode della Catena Regale. Per lui era andato tutto bene.
Cacciandosi le mani in tasca, Riku proseguì per la propria strada e in una manciata di minuti scorse la sua casa. Avvicinandosi, notò che era rimasta tale e quale al giorno della sua partenza: il rosso del tramonto ne colorava le mura lignee e l'edera che vi correva sopra fino al tetto, dal comignolo di pietra usciva un leggero filo di fumo e le luci erano accese. Oltrepassò il cancello e lo steccato, richiudendo la porticina con naturalezza, e si stupì quando si accorse di trovarsi già di fronte alla porta d'ingresso.
Deglutì a vuoto e alzò il pugno destro, esitando un istante prima di colpire il legno con le nocche. Risuonarono tre colpi secchi, che alle sue orecchie sembrarono gli spari di un cannone, poi un passo affrettato colmò il silenzio, insieme a una voce femminile -che pensava non avrebbe mai più sentito- che chiedeva chi fosse. Non ebbe però il tempo di farsi divorare dall'ansia e assecondare la voglia di correre a nascondersi, perché l'uscio si aprì e le sue paure si sciolsero come neve al sole, sostituite da una nostalgia travolgente.
Sua madre era più bella di quanto ricordasse, identica all'ultima volta che si erano visti, tranne per i capelli -argentei come i suoi-, ora lunghi e trattenuti in una treccia posata sulla spalla sinistra. Gli occhi verdi lo studiarono incuriositi per un momento, poi brillarono di riconoscimento e si sgranarono.
Il ragazzo inghiottì altra saliva, stringendo i pugni lungo i fianchi, senza mai fuggire lo sguardo della donna che lo osservava dal basso -ormai era più alto di lei.
-Ciao… mamma…-
Lasciata la presa sulla maniglia, la donna gli si avvicinò per prendergli il volto tra i palmi e percorrerne i tratti con le dita fini e un poco ruvide, segnate dalla vita casalinga. Gli scostò la frangia lunga e lesse le sue iridi chiare come un libro aperto, scoprendone pagine nuove e inaspettate, ma indubbiamente appartenevano a suo figlio, il suo bambino.
Lo abbracciò con dolcezza, posandogli una mano sulla nuca per avvicinarlo ancora di più.
-Bentornato.- disse, sentendo la gioia più pura nascerle in petto nel momento in cui il giovane ricambiò la stretta.
Riku si strinse alla donna come a un'ancora di cui non credeva di aver tanto bisogno. Come aveva fatto a non sentire la sua mancanza in quel lungo e periglioso anno? Serrò gli occhi con forza, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di scorrergli sul viso. Tutta l'ansia, la tensione, la paura, il terrore per le reazioni che avrebbe potuto ricevere da sua madre erano diventate un solo grande nodo, che nonostante si fosse sciolto poco prima, faceva ancora sentire tutto il proprio peso, lì al centro del petto, dove il suo cuore batteva con così tanto vigore da farsi sentire fin nelle orecchie. Nonostante gli errori e le colpe scritti nei suoi occhi, sua madre gli voleva bene. Lo amava così tanto da non interessarle dove fosse stato in tutti quei mesi, né che vita avesse condotto, le importava solo che fosse finalmente tornato da lei.
Quando sciolse l’abbraccio, Riku la vide asciugarsi una lacrima fuggitiva sopra il suo splendido sorriso.
-Dai entra, sarai affamato.- affermò, tirandolo per una mano.
A quelle parole il suo cuore di nuovo fu scosso. Erano le stesse che gli rivolgeva ogni giorno quando tornava da scuola e per quell'effimero istante gli parve di non essersene mai andato.
-Tuo padre tornerà tra poco. Vieni a farmi compagnia mentre preparo la cena, ti va?-
Il ragazzo ricambiò quel sorriso dolce e si chiuse la porta alle spalle. Finalmente era tornato a casa.

  
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