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Autore: Vega_95    17/01/2016    2 recensioni
C'era una volta un principe a cui piaceva fuggire dal suo palazzo per giocare con la gente della città. Un giorno, di fronte alla scacchiera di un senet, incontrò un misterioso ragazzino avvolto in strati di stoffa dalla testa ai piedi, che catturò all'istante la sua attenzione. Qualcosa scattò in loro nel momento in cui i loro sguardi s'incrociarono...

Un legame forte e indissolubile, cominciato tremila anni addietro, mantenuto e consolidato nei millenni fino ad arrivare alla storia che tutti noi conosciamo.
Una AtemxYugi che spero vi potrà interessare
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Mahad, Mana, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eternity'
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Buona domenica a tutti!
Arriva il 2' capitolo, Yugi e Atem si sono conosciuti, ma ora questa amicizia fa coltivata, loro devono crescere e scoprirsi :)
Spero che vi piaccia quanto il primo capitolo ^^
Buona lettura!!

ONCE UPON A TIME....

...THE PRINCE OF DARKNESS


 
 

Sulla riva del fiume, in quel punto nascosto dal canneto, Yugi e Atem ridevano e scherzavano sfogliando alcuni papiri portati dal principe.
 
«ancora non ci  credo che sai leggere» si stupì il piccolo locandiere osservando tutti quei disegni a lui incomprensibili.
«se è per questo so anche scrivere» aggiunse il principe.
 
Aveva dimenticato che tra il popolo certe cose non erano d’uso comune, ma riuscì comunque a usare una buona scusa per nascondergli la sua vera identità.
 
«coraggio, continua» lo esortò indicandogli un altro simbolo: «vedi? Questo significa acqua» disse indicandogli una linea ondulata. Si era messo in testa di volergli insegnare a leggere e sembrava che il suo studente fosse abbastanza intelligente e dotato da riuscirci, ci lavoravano da più di un mese e Yugi cominciava a conoscere il significato di quasi tutti i simboli.
 
«ma è una storia di pescatori? Prima i pesci, poi le barche e ora l’acqua. Scommetto che qui dice uomo» intuì indicandogli il simbolo successivo.
«esatto! Hai intuito! » sorrise il principe chiudendo il papiro: «si è fatto tardi, dovrei rientrare» disse.
 
Il patto con Mana era stato che lui avrebbe marinato meno lezioni e lei non avrebbe detto nulla delle sue fughe e del suo amichetto.
 
«mmh, io dovrei mettermi a preparare la cena» si ricordò invece Yugi
«ci vediamo domani allora, solita ora» gli diede appuntamento Atem.
 
Erano mesi ormai che i due si frequentavano di nascosto. Da Yugi l’unica a sapere di loro era Nef che se ne stava ben zitta dal rivelare la verità alla sua famiglia. Da Atem, invece tutto il palazzo sapeva che il principe era diventato amico del ragazzino della mela, così chiamato da tutti, però nessuno a parte Mana sapeva quando e dove si vedessero. Le sue punizioni per le fughe da palazzo dal quel giorno si alleggerirono, vedere come quel misterioso ragazzino incappucciato riusciva a donare il sorriso al loro principe, era un grandissimo dono.
Una volta provò a portare l’amica con sé a conoscere il ragazzino, ma non andò bene, tra loro non ci fu quella scintilla che c’era stata tra Yugi e Atem. Nessuno sguardo d’intesa, solo curiosità e timore.
 
Quella mattina Yugi aspettò a lungo Atem, ma lui non venne. Doveva aver avuto qualche problema, avrebbe scoperto tutto il giorno seguente.
 
«non se ne dimenticherebbe mai ! » lo giustificò Yugi rispondendo a quella palletta di pelo marrone che apparve dal nulla tra le sue braccia e che continuò a emettere versi incomprensibili a chiunque tranne che a lui.
«non è sospetto. Solo un po’ strano, sei geloso ecco.  Atem è una brava persona e se non è venuto, sarà perché ha avuto un altro impegno» spiegò al mostriciattolo che si alzò in volo andando a prendergli la cesta
«hai ragione, meglio andare a fare la spesa».
 
Raggiunse la piazza del mercato avvicinandosi spedito al carretto di una vecchia signora che vendeva ortaggi che gli sorrise subito appena lo vide.
«eccoti qui piccolo. Tieni, ho tenuto da parte queste cipolle e la lattuga»
«grazie! » si sorprese il ragazzino osservandoli entusiasta: «potrei farci la zuppa di cipolle» ragionò ad alta voce cercando l’approvazione della vecchina.
«e dimmi, a casa come va?» si interessò lei
«tutto bene . Abbiamo sempre molti clienti »sorrise  Yugi mettendo la spesa nella cesta e porgendole due filoni di pane.
«grazie. caro»
Come al solito, non volle attardarsi, la gente della piazza, nonostante lo conoscesse da anni, aveva la brutta abitudine di guardare sotto al suo cappuccio in cerca del suo vero volto. Erano curiosi.
 
Alla fine fece di nuovo tardi, almeno quella volta non fu colpa sua, insomma, c’era parecchia gente accalcata lungo le vie quel giorno, doveva essere giunto in città qualche mercante di merci esotiche.
 
Poi sentì due uomini parlare di qualcosa che attirò la sua attenzione
 
«ehi, hai sentito? Pare che il principe Atem sia tornato ai giochi della sanzione» disse uno.
«ma dai! Erano mesi che non si vedeva più in città, credevo avesse smesso» replicò l’altro.
 
Yugi aveva sentito molte storie sul principe, sulla sua pessima abitudine di sottoporre la gente a pericolosissimi giochi, di solito si trattava di ladruncoli. Non l’aveva mai visto e la curiosità lo attanagliò. Non avrebbe attirato l’attenzione, si sarebbe limitato a osservare.
 
Trovare il luogo in cui si stava svolgendo il gioco non fu particolarmente difficile, gli schiamazzi e la folla furono abbastanza per indirizzarlo, solo che lì non trovò alcun principe, bensì Atem, lo stesso che aveva mancato il loro appuntamento. Puntava un bastone alla gola del poveruomo costretto al suo gioco, ormai giunto al termine.
 
«le porte delle tenebre si stanno aprendo, ecco il gioco della sanzione! » gridò pronto a infliggere la punizione a quello che lui considerava un criminale e che implorava pietà mentre il bastone si schiacciava contro la sua gola per volere del ragazzino.
 
«Atem! » esclamò per lo stupore Yugi.
 
Un gelido silenzio si propagò tra la gente. Lo stesso principe s’immobilizzò, Yugi l’aveva visto, aveva assistito a tutto.
 
«Yugi io…» mormorò . Si dimenticò completamente del malcapitato che aveva tra le mani e che fuggì non appena libero, la sua priorità era diventata Yugi a cui si avvicinò.
 
«i soldati! » urlò un uomo.
 
Non fece in tempo a fuggire, in un momento tre guardie di palazzo lo raggiunsero e uno si inginocchiò d’innanzi a lui.
 
«mio principe, ti abbiamo cercato a lungo. Ti prego torna a palazzo con noi»
 
Era fatta. Era finito tutto. Aveva scoperto il suo segreto, da lì nulla sarebbe più stato lo stesso.
 
«s-sei il principe…» pigolò Yugi a cui, per lo stupore, cadde il cesto con la spesa
 
«Yugi, aspetta» cercò di raggiungerlo, ma il soldato inginocchiato di fronte a lui lo trattenne. Gli era stato ordinato di riportare il principe a palazzo a qualunque costo e l’avrebbe fatto. Il ragazzino incappucciato, invece, indietreggiò, scosse la testa, deglutì. Cercò di trattenere quelle lacrime che sentiva salire fino alle sue palpebre.
Non resistette. Fuggì via, lontano da quello che aveva cominciato a considerare suo amico, ma che in realtà era il principe, il Principe delle Tenebre, quello di cui aveva sentito parlare molte volte. Era uno dei discorsi che si fermava ad ascolta più di frequente. Il principe e i suoi giochi della sanzione.
Si era preso gioco di lui e Yugi, ingenuo, gli aveva creduto. Suo padre aveva ragione, non doveva fidarsi delle persone fuori dalla sua famiglia, il mondo fuori era pericoloso e, visto quello che stava facendo a quell’infelice, anche Atem.
 
 
«Yugi! »
Lo voleva seguire, spiegargli, ma quell’uomo che lo tratteneva glielo stava impedendo
 
«lasciatemi! Ve lo ordino! Lasciatemi andare! » strillò. Stava dando un orribile spettacolo, ma non gli interessò, contava solo Yugi.
«sono desolato mio signore, ma tuo zio mi ha ordinato di riportati a palazzo a qualsiasi costo» gli riferì l’uomo che si stava prendendo i calci e i pugni del ragazzino, ma solo una morsicata al braccio del poveretto riuscì a dargli la libertà e la possibilità di inseguire Yugi.
Dove trovarlo se non in quello che era diventato il loro posto, ancora correva quando inciampò nella veste cadendo rovinosamente a terra.
 
«Yugi»
 
Lo raggiunse, cercò di aiutarlo, ma il ragazzino non si lasciò toccare, anzi lo scacciò balzando indietro, tremava.
 
«non toccarmi »
«Yugi… mi dispiace… io te l’avrei detto…» provò a giustificarsi.
«tu sei il principe… il...il Principe delle Tenebre…» mormorò prendendo sempre più le distanze da lui.
 
Sentirsi definire in quel modo turbò non poco il nobile ragazzino. Anche Yugi lo considerava così cattivo? Vedeva in lui lo stesso essere malefico che vedevano gli altri?
 
«io…Yugi aspetta… io non sono…» provò ad accorciare quella distanza, ma inutilmente.
«quell’uomo… tu stavi»
«no! cioè… io lo stavo punendo, era stato cattivo e…» quella fu la sua giustificazione, ma apparve davvero poco convincente. Era la verità, ma la sua reputazione lo precedeva.
«tu fai del male alle persone…»
«non a te. Per favore non scappare»
 
Aveva paura, una paura folle di ciò che aveva scoperto essere Atem. Non riusciva più a vederlo come suo amico, di lui vedeva solo oscurità e paura. Possibile che un nome potesse trasformare una persona in quel modo?
 
«non ti avvicinare»
«sono sempre io. Yugi, mi dispiace di averti mentito, ma…non aver paura»
 
Sollevò lo sguardo su di lui, diceva la verità, quegli occhi erano sinceri, li vedeva, anche se i suoi erano appannati dalle lacrime.
Atem gli tese la mano, come quel giorno e Yugi stava per prenderla, ma poi lo vide. Lo sguardo di quel ragazzino nella piazza, oscuro e terrificante. Non resistette. Si tirò indietro.
 
«no…»
«Yugi,  ti prego! Tutto quello che abbiamo passato! I giochi, noi…» provò ancora a convincerlo cercando i suoi occhi sotto al cappuccio. Nemmeno immaginava quante lacrime avevano già versato per lo spavento e la delusione di aver scoperto la verità. Desiderava solo fargli capire che nonostante quello che si diceva, lui era quello con cui aveva giocato quel giorno, lo stesso con cui aveva passato i pomeriggi da allora.
 
«non voglio» piagnucolò il ragazzino: «vai via, lasciami stare. Io… io non…non voglio più giocare con te»
 
Fuggì via. Lo abbandonò lì e tornò a casa, spaventato e deluso, tornò a casa in lacrime. Spalancò la porta di casa attirando l’attenzione di tutti, ma non si fermò, non diede spiegazioni, si fiondò in camera sua gettandosi sul letto. Non capiva cosa l’aveva ferito di più, se la bugia di Atem o l’aver visto il Principe delle Tenebre in azione. Fino a quel mattino, aveva pensato di potersi fidare di lui, ma si era sbagliato.
 
«ehi» lentamente Tuya entrò nella stanza del fratellino avvicinandosi a lui, scoprendo la sua testolina scura e arruffata che accarezzò: «tesoro, che è successo? »
«aveva ragione» singhiozzò il ragazzino: «papà, aveva ragione. Non… non ci si può fidare di nessuno»
Era sconvolto, chissà cosa gli era accaduto in città per averlo spaventato tanto, per averlo fatto rientrare a casa in quello stato, non seppe che dirgli se non prenderlo tra le braccia e lasciarlo sfogare.
«sei a casa piccolo, va tutto bene. Qui nessuno ti farà del male» volle consolarlo, ma non servì a molto.
 
Di sotto, le altre quattro sorelle e il padre, erano molto preoccupati, fissavano il soffitto sperando di vedere Tuya e Yugi scendere, di poter capire cos’era successo e aiutare il piccolo di casa.
 
Atem, sconvolto dal disastro che aveva combinato, tornò in piazza, camminando molto lentamente, dove i soldati lo cercavano ancora. Si consegnò a loro senza alzare lo sguardo.
«torniamo a casa» mormorò coprendosi la testa con il cappuccio del mantello.
«sì, mio principe» annuì uno di loro.
 
Camminarono in silenzio, uno davanti e due dietro e Atem al centro, protetto e nascosto, mentre le lacrime uscivano dal suo controllo rigandogli il viso che nascose tirando ancora più giù quel cappuccio.
Inciampò, non guardava la strada e una delle guardie lo dovette sorreggere tenendolo per un braccio.
Aveva appena perso il suo primo amico. Si sentiva vuoto, il mondo gli era caduto addosso, si sentiva schiacciato.
Anche quando rientrò a palazzo, andò dritto in camera sua, non salutò la piccola Mana, ignorò i richiami del suo maestro di arti magiche.
Avvolto in una coperta, si rannicchiò sul letto. Piangeva ancora, in silenzio.
 
«ho fatto una cavolata» pigolò tra i singhiozzi: « avevo trovato un amico e ho rovinato tutto…»
 
Dopo più di un’ora, Tuya tornò di sotto, dove tutta la famiglia la attendeva.
«si è addormentato» disse loro: «sembrava sconvolto»
«ma cosa gli è successo? » si preoccupò Tyi, la terza in scala di età tra le sorelle.
«non lo so, non sono riuscita a capirlo» sospirò la maggiore dirigendosi in cucina. Avevano da lavorare e anche se erano tutte molto preoccupate per il loro fratellino, dovettero pensare anche ai clienti.
Si divisero i compiti tra cucina e sala.
«più tardi salgo a vedere come sta» disse il padre dando un ultimo sguardo alle scale.
 
Quella sera fu poco propizia, le ragazze erano troppo distratte e non riuscirono a servire i clienti come al solito.
 
Era molto tardi, molti dei clienti se n’erano già andati quando Nef salì da Yugi, sveglio e avvolto tra le coperte. Aveva smesso di piangere, ma qualche singhiozzo ancora gli scappava.
 
«Yugi»
«vattene via» mugugnò tirandosi la coperta fin sopra la testa.
«hai litigato con il tuo amico, non è vero? » intuì la ragazza andando a sedersi accanto a lui posando una mano sulla sua spalla
«no, ma lui…» singhiozzò
«cos’è successo? Eravate così uniti…» provò a capire.
«mi ha mentito fin dall’inizio! Lui è il principe e non me l’ha mai detto! » sbottò voltandosi verso di lei di scatto: «mi ha detto un sacco di bugie! »
«il… il principe? Yugi, hai stretto amicizia con il Principe delle Tenebre? » si spaventò Nef.
«non è delle Tenebre…  Atem è una brava persona… almeno così credevo…» mormorò. Non gli piacque sentirglielo dire, ma poi il ricordo della situazione in cui l’aveva trovato quella mattina tornò a spaventarlo, stava facendo del male a quel poveretto. Probabilmente erano quelle le tenebre a cui si riferivano tutti. «non lo voglio rivedere mai più! »
«non è per la bugia che piangi, vero? » intuì la ragazza. Omettergli la sua vera identità non era un motivo sufficiente a far vacillare tanto il suo fratellino sempre buono e comprensivo con tutti.
«lui… è pericoloso. Fa male alle persone»
 
A Nef dispiacque sentirglielo dire: «ma a te non ha mai fatto del male» provò a giustificarlo. Non aveva mai visto il suo fratellino così felice come lo era stato in quei mesi, non voleva che ricadesse in quel baratro di monotonia e apatia in cui era cresciuto, la cosa più bella di Yugi era il suo sorriso, specialmente quando era sincero e in quei mesi lo era stato. Dolce e luminoso, gli brillavano gli occhi quando le raccontava del suo amico.
«no ma…è pericoloso. Lui è il Principe delle Tenebre e io… io non voglio più vederlo!» si decise Yugi.
 
«Principe! Principe ! » lo chiamava insistentemente Mana battendo i pugni contro la porta che Atem aveva chiuso a chiave: «aprimi dai, sono io! »
Niente, dall’altra parte non proveniva un fiato. Atem si era arrotolato tra le coperte stritolandole tra le dita, azzannandosi le labbra per non singhiozzare.
 
Un boato e poi un lamento. Vide Mana ruzzolare sul suo terrazzo entrando poi nella sua stanza
«ma dimmi te che mi tocca fare…» si lamentò la ragazzina avvicinandosi al letto del principe che si girò dall’altra parte asciugandosi gli occhietti.
«lasciami in pace» borbottò.
«eh no, eh! Qui siamo tutti preoccupati per te! Si può sapere che ti è preso? » gli domandò balzandogli sul letto, così velocemente da non dargli il tempo di tenersi la coperta che strattonò via.
«ehi! » si lamentò lui.
«ma hai pianto» si preoccupò  all’istante quando gli vide gli occhi arrossati e il khol sbavato fino alle guance.
«ma che dici? Lo sai che non piango mai» mugugnò strofinandosi ancora gli occhi.
«cos’è successo? » tentò di farsi spiegare.
 
Ormai lo conosceva bene, non avrebbe detto niente a nessuno, si sarebbe tenuto tutto dentro finché non fosse esploso. Avrebbe continuato a sfogarsi sulla gente in città senza risolvere nulla.
 
«parlami, principe! »
«Yugi mi odia! » sbottò contro di lei, senza una ragione: «ha scoperto chi sono e ora non mi vuole più vedere! »
«ma non è possibile! Eravate così uniti…» scattò in piedi lei: «tu… voi… eravate diventati inseparabili, come può…»
«ha scoperto che sono il principe e adesso ha paura di me» le spiegò a denti stretti trattenendo le lacrime.
«secondo me dovreste solo parlare e chiarirvi, sono sicura che non è così»
«ma ha detto di non volermi rivedere mai più…» singhiozzò.
 
Non riuscì più a trattenersi, le mani sugli occhi le celarono metà del suo volto mentre piangeva.
Aveva bisogno di conforto, almeno questo pensò in un primo momento mentre allungava una mano per toccargli la spalla, ma poi si ritrasse, aveva bisogno di stare da solo probabilmente.
«cerca di calmarti e poi… poi parla con Yugi,  voi siete amici e gli amici non si abbandonano» fu l’ultima cosa che gli disse posandogli la coperta sulle spalle, prima di andarsene.
 
Qualche giorno più tardi, Atem provò a presentarsi alla locanda, ma al posto di Yugi gli aprì Nef che, con grande rispetto, gli spiegò che il suo fratellino non si sentiva bene e che doveva riposare. Era chiaro che era una bugia per fargli capire che Yugi non voleva essere disturbato, non lo voleva vedere. L’unica cosa che poté fare, fu lasciargli le sue scuse.
 
Per settimane, nessuno dei due vide l’altro. Yugi cercò di fare ritorno alla sua vecchia vita, tra la locanda e il mercato, sforzandosi di dimenticare quel ragazzino con cui si era divertito così tanto sulle rive del Nilo, con i loro giochi e le pergamene, ma che gli aveva anche mentito. Si conoscevano da quasi un anno e lui era stato sul punto di svelargli il suo segreto , ma poi quella scoperta…
Il suo cuoricino, così puro, era andato in pezzi. Spaventato e rammaricato da quella brutta scoperta.
 
Atem andò spesso alla riva, in quello che era diventato il loro posto e un giorno lo vide persino, ma non ebbe il coraggio di parlargli, si limitò a osservarlo da lontano.
L’oscurità tornò a bruciare nei suoi occhi e il Principe delle Tenebre tornò, più carico che mai, a terrorizzare i furfanti.
L’idea di aver perso il suo primo amico l’aveva distrutto e sfogò quel malessere su chi gli capitava a tiro.
Molte volte arrivò alla locanda voce di ciò che era accaduto in piazza, di ciò che aveva fatto il principe. Sentì dire che un giorno ruppe il braccio ad un uomo che aveva rubato una pagnotta da un banco, un’altra volta, invece, rischiò di far perdere un dito a un ladro che aveva cercato di derubare una povera vecchina.
Tutte voci che spaventarono Yugi, quello di cui parlavano non poteva essere Atem, sì insomma, l’aveva visto tentare di fare del male a un uomo, ma il ragazzo che aveva frequentato in quei mesi era stato così gentile e simpatico che non gli sembrò vero.
 
Un giorno, poi, mentre si trovava in piazza, udì delle voci riguardanti il principe, si diceva che stesse disputando un gioco mortale con un ladro di bestiame.
Era stanco di sentire di poveri malcapitati torturati da quel ragazzino meschino e bugiardo, doveva mettere fine a tutto quello. Lasciò perdere la spesa e si diresse al mercato del bestiame, là dove si stava disputando il gioco. Doveva sbrigarsi, fare in fretta prima che fosse troppo tardi.
Fece bene a preoccuparsi, quando arrivò, lo trovò intento a sfidare un poveraccio finito alla sua mercé.
Sotto ai loro piedi stavano due botti, in mezzo a loro due carrucole univano un cappio di corda che legava un secchio e l’altra estremità stretta alle loro gole.
Una sorta di bilancia dove ai  lati opposti erano appesi i due giocatori, ma se quello del principe gli poggiava delicatamente sulle spalle, e il secchio appeso alla corda vicino a lui era quasi vuoto, quello del povero sventurato che aveva dovuto giocare con lui, lo stava quasi strozzando e il suo secchio era pieno di sassi.
 
Con un brutto lancio, il poveretto mancò per l’ennesima volta il cestello di Atem che, al contrario, lanciò di nuovo la pietra facendo centro.
 
«ancora poco e la vittoria sarà mia, che dici? » ridacchiò il ragazzino: «le porte delle tenebre si stanno aprendo. Sei pronto al gioco della sanzione? »
 
Quell’uomo stava per finire impiccato. Atem lanciò, ma una piccola palla di pelo marrone, che nessuno vide, deviò la pietra facendo pensare a un lancio sbagliato.
Yugi s’intromise in quel gioco mortale, si arrampicò sul palo e tagliò la corda. Entrambi i giocatori finirono rovinosamente a terra.
 
«guastafeste! » si lamentò il principe osservando il coetaneo incappucciato «stavo vincendo! »
Era così assorto dal gioco, che nemmeno si rese conto che quello era Yugi, che finalmente poteva rivederlo e quando lo realizzò, sentì solo il suo grido.
 
«sei un’idiota! »
 
Un silenzio agghiacciante dilagò per la piazza, aveva appena insultato pesantemente il figlio del faraone, aveva osato mancargli di rispetto di fronte a tutti e le conseguenze per una tale sfacciataggine sarebbero state davvero gravi, ma, diversamente dalle aspettative, Atem non reagì, osservò semplicemente quella figura coperta dalla testa ai piedi di cui non si vedeva un filo di pelle, ma solo due grandi occhi luminosi e del colore delle ametiste illuminate dalla prima luce del giorno.
 
Non credeva che il principino fosse ancora tanto immaturo da non sapersi dare un limite, non era lo stesso Atem che lo aspettava sulla riva del fiume per insegnargli a leggere.
Si voltò e se ne andò, aveva già dato abbastanza spettacolo.
 
Corse via cercando un luogo in cui godersi un po’ di tranquillità, quello che chiamava ancora ‘ il loro posto ’, là sulla riva del fiume.
Si accucciò accanto al canneto sfiorando  la terra umida bagnata dal magnifico Nilo, l’acqua cristallina rispecchiò il suo volto nascosto dal pesante cappuccio e da quel velo, ormai faticava persino a riconoscersi quando non lo indossava. Un attimo dopo alla sua immagine si aggiunse quella di Atem che ancora ansimava per la folle corsa.
 
«non hai il diritto di giocare con la vita delle persone! » lo rimproverò ancora «si può giocare senza fare del male a nessuno! »
«era un ladro! Io lo stavo solo punendo! » protestò ancora il nobile ragazzino che davvero non capiva tanto accanimento, ma avvertì tutto il suo astio attraverso quello sguardo. Era il loro primo incontro dopo tanto tempo e non fu certo dei migliori.
«quello che ho visto si chiama egoismo puro e semplice! Ti stavi divertendo a discapito di quel poveretto! »
«mi dispiace… io… io non me ne sono reso conto» era la prima volta che lo sentiva parlare con un tono tanto mortificato «forse hai ragione… ti prometto che non lo farò più! » esclamò prendendo le sue mani avvolte dalle bende e stringendole forte, aveva avvertito una forte ostilità, ma voleva provare a recuperare quell’amicizia che si stava creando tra loro, avrebbe fatto qualsiasi cosa poter stare insieme a lui.
 
«davvero lo prometti? Non farai più giochi della sanzione? » volle accertarsi sperando davvero nella sincerità di quelle parole.
 
«è una promessa! » asserì di nuovo il principe stringendo la mano con fermezza.
Quando lo sentì dire quelle parole un sorriso si dipinse sulle sue labbra nascoste dal velo.
Forse non era tutto perduto, la loro amicizia non era persa per sempre. Lo guardò negli occhi e lo vide sincero. Sentì il calore delle sue mani in quel tocco, proprio come quando lo incontrò quel giorno alla locanda. Tutto sommato quello che aveva conosciuto era sempre stato Atem e anche sapere la verità non lo cambiò. Atem era Atem, qualunque fosse stato il suo titolo o il posto da cui proveniva.
 
«dovrai mangiare cento serpenti se la infrangerai» aggiunse Yugi osservando con ilarità l’espressione spaventata di Atem all’udire quella condizione, ma la accettò con la stessa allegria.
 
Era un passo avanti, ma Yugi non resistette oltre, la ferita nel suo cuore era ancora aperta e preferì allontanarsi, senza contare che si stava facendo tardi e doveva tornare a casa.
Lo salutò, ma Atem non gli permise di andarsene, voleva chiarirsi una volta per tutte.
 
«aspetta! »
 
Non demorse e allungò una mano. Un solo strattone e il cappuccio della tunica scivolò sulla schiena liberando una folta chioma di capelli corvini che sfumavano in un color cremisi eccessivamente brillante.
L’aveva fatto, aveva svelato il suo aspetto e, voltandosi per lo spavento, persino il velo cadde svelando anche quel visino angelico. Ciuffi biondi coprirono quello sguardo d’ametista, li vide svolazzare e nascondere la vista al volto sbalordito del principe.
 
«la tua pelle… »
 
Con le mani ancora avvolte dalle bende, nascose quella carnagione diafana che per tutto quel tempo era rimasta nascosta e che quel dannato ragazzino era riuscito a scoprire. Il terrore pervase quel corpicino che d’un tratto fu scosso da fremiti e singhiozzi. Aveva scoperto il suo segreto, aveva svelato il suo vero aspetto e da quel momento non sarebbero più potuti essere amici. La diversità tra loro era troppa e lo sguardo di Atem fu inequivocabile. Occhi strabuzzati per la sorpresa a cui si precluse completamente scoppiando in un pianto ininterrotto.
 
C’era una cosa che ancora non aveva capito di Atem, lui non guardava ciò che c’era all’esterno delle persone, ma quello che avevano nel cuore e in Yugi aveva trovato un amico prezioso, che importanza poteva mai avere il colore della sua pelle, anzi, rispecchiava esattamente la sua anima candida.
Voleva che Yugi lo capisse e che smettesse di temere se stesso.
Allungò una mano verso di lui scostando le sue che coprivano il suo visino ricoperto di lacrime.
 
«è bellissima» sorrise sfiorando e asciugando quella guancia arrossata dal pianto soffocato che non voleva smettere. Non aveva nulla per cui disperarsi, non era successo niente.
«cosa? » mormorò con incredulità osservandolo sciogliere le bende dalle sue dita, gettandole  via e lasciando che il Nilo le portasse lontano.
«la tua pelle è bella, è liscia e morbida. Non devi nasconderla» gli spiegò con grande gentilezza.
 
Quel sorriso raggiunse e s’insediò nel suo cuoricino costruendovi una comoda dimora da cui non se ne sarebbe più andato, colorando quelle guance candide di un rosso così accesso da poter fare pendant con le punte dei suoi capelli.
Probabilmente fu quella l’unica cosa che turbò lievemente il principe, il fatto che entrambi avessero quelle buffe capigliature. Le somiglianze tra loro erano tante quante le differenze e ciò lo intrigò ancora di più.
 
«ma…dici sul serio? » pigolò ancora il piccolo tentando ancora di nascondersi.
«certo che dico sul serio sciocchino» ridacchiò scostandogli di nuovo le mani dal viso: «smettila di nasconderti, non hai nulla di cui vergognarti»
«sono diverso…»
«e chi non lo è» ribatté: « se fossimo tutti uguali, che gusto ci sarebbe? » rise
Forse l’aveva convinto, perché Yugi si liberò della cappa mostrandosi finalmente per ciò che era: un grazioso ragazzino dalla pelle chiara e luminosa.
Avevano entrambi molto per cui scusarsi e il primo fu Atem che, finalmente, spiegò a Yugi il motivo del suo comportamento e della sua bugia. Era comprensibile, proprio come lo fu con Yugi quando gli spiegò dell’apprensione che suo padre aveva sempre avuto per lui.
Avevano ancora molto di cui parlare e chiarirsi, ma nel frattempo Yugi era già giunto a casa, con la cappa sotto braccio e nient’altro, a parte la tunica a mezza manica lunga fino a mezza coscia, a coprirlo.
Aveva chiesto ad Atem di accompagnarlo, avrebbe parlato da solo con suo padre, ma per ogni evenienza, lo voleva vicino.
E così fu. Entrò in casa e non passò inosservato. A Nut, la gemella di Tyi, cadde una ciotola in terra. Aveva gli occhi di tutta la famiglia puntati addosso.
 
«Yugi… che…che ti è successo? » si spaventò il padre.
«nulla padre. Ho solo preso una decisione» annunciò lanciando a terra la cappa: «non voglio più nascondere ciò che sono»
«ma forse tu non capisci. Figliolo, la tua pelle, la tua diversità sono un pericolo per te» tentò ancora di spiegargli inginocchiandosi davanti a lui: «Yugi, la gente là fuori è spietata, non esiteranno a farti del male»
«ma io… io non voglio più vergognarmi di come sono…» retrocesse il ragazzino, tornando a intimorirsi per le parole del locandiere.
«non è questione di vergogna, Yugi» si fece avanti Tuya: «è per proteggerti, sai cosa fanno agli albini e se dovessero pensare che tu sia come loro…»
«non accadrà»
Una nuova voce s’intromise nel loro discorso, la voce del principino che entrò in casa affiancando il suo amico.
Tutti, eccetto Yugi, s’inchinarono d’innanzi al figlio del sommo faraone.
 
«Yugi, porta rispetto al principe» sibilò suo padre, ma quelle formalità per loro che erano amici, potevano anche risparmiarsele
 
«ho detto io a Yugi che non c’è motivo per cui debba nascondersi» spiegò al padre dell’amico.
«con tutto il rispetto mio signore, ma la diversità di Yugi potrebbe metterlo in pericolo» cercò di spiegarsi.
«tutti hanno visto Yugi in mia compagnia, sanno tutti che è mio amico, nessuno oserà mai fargli del male» spiegò posando una mano sulla spalla del ragazzino pietrificatosi nel momento in cui gli sentì dire ‘mio amico’. L’aveva definito suo amico.
«noi siamo amici…»
«certo che lo siamo! Noi siamo migliori amici e gli amici non si abbandonano » esclamò Atem strizzandogli l’occhio, ricordando perfettamente le parole di Mana: « ora devo andare o stavolta il mio maestro me la farà pagare seriamente» scherzò avviandosi alla porta: «ciao Yugi, ci vediamo domani! »
 
Si sentì svenire. Lui, il figlio di un locandiere, con quella carnagione così strana, sempre stato chiuso e schivo, era diventato il migliore amico del principe e tutto grazie a un gioco mai concluso.
Cercò lo sguardo di Nef che gli sorrise, il suo fratellino aveva trovato un amico molto prezioso che finalmente gli aveva insegnato quello che loro non avevano mai fatto: il rispetto per se stesso, accettarsi per ciò che era.
 

 

   
 
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