Good morning, clacson
Quando uno è scemo, è scemo
~Va bene, mi butto. Solo perchè, però, mi è stato imposto -Dod mi ha minacciata che se non pubblicavo, mi veniva a menare-. E' la prima storia che pubblico e sinceramente sono terrorizzata. Certo, critiche ben accette, ci mancherebbe. Ma meglio pareri positivi, non so se mi spiego.
Quindi, okay, Premerò l'indice sul tasto 'pubblica' e via, in attesa di pomodori e insulti.
Ovviamente i gentili signori citati, quali Johnny, Keira, Orlando e Dominic non me ne vogliano. Scrivo a soli fini di divertimento, nessuna intenzione di offenderli o cose del genere.
Sono una santa, io. u.u
Kisses,
Federica
Quando uno è scemo, è scemo
- 7.35
AM.
- “Cee!”
- Stavo passeggiando in montagna. Era
una giornata nuvolosa, la neve aveva cominciato a scendere. Non avevo freddo,
però. E qualcuno mi teneva dolcemente la mano. Eravamo tra i boschi. Ero
sicurissima che quel tipo che mi teneva la mano, un ragazzo, fosse Edward
Cullen. E poi c’era quell’eco fastidiosa, così insistente, che si diffondeva tra
le montagne.
- Però io continuavo a camminare e la
ignoravo, quella maledetta eco. E via, riprendevamo a camminare. Ad un certo
punto, Edward mi guardava. E io mi perdevo nei suoi
occhi.
- “Cee!”
- Ancora quell’eco. Edward sorrise. Si
avvicinò e proprio mentre stava per baciarmi,
disse:
- “Credo sia meglio che ti svegli,
Cee”
- E mi crollò il mondo addosso quando
capii che quello non era altro che un sogno. Ma qualcuno continuava ad urlare a
squarciagola. E io quel qualcuno l’avrei ucciso. Il sogno più meraviglioso, più
straordinario, più sogno che ci potesse essere … interrotto sul più bello
…
- “Ceciliaaaaa!”
- Era una voce femminile. Aprii gli
occhi e la odiai ancora di più, perché un sole accecante inondava la stanza e mi
sentii come Polifemo, con quella voce che strillava e io che barcollando
scendevo dal letto. L’istinto comunque fu quello di fare come il mio amico Poli.
Ovviamente, con le mani serrate sugli occhi per non morire accecata. Non so come
feci ad arrivare alla finestra, ma la aprii e a stento vidi la gallina che
faceva tutto quel chiasso.
- La mia amica, Keira. Sì, lei, la
star. Era in canotta, shorts, occhialoni da sole e borsa da mare. E accanto a
lei, una macchina conosciuta. La mia mente, strano, connetteva abbastanza da
ricordarsi dell’idiota con cui avevo trascorso i 5 anni del liceo. Orlando
Bloom. Wow.
- Si, sono umana e forse fortunata.
Amica di una grossa quantità di attori e cantanti molto famosi. Ma non era colpa
mia, loro me li presentavano e io ci parlavo.
- “Finalmente! Good morning, sleepin
beauty!” cinguettò Keira, agitandosi e ridendo. Oddei come la odiavo in quel
momento! Era tutta allegra, fresca e gioiosa, alle 7 e mezza di mattina.
Sembrava appena uscita da una pubblicità delle merendine per la colazione.
Mio Dio, perché non le tappi la bocca?
- “Che… ma sei… impazzita? A quest-”
debole tentativo di protesta, contrastato evidentemente da una strombazzata del
Suv che le stava accanto. Una lunga e odiosa strombazzata. Riuscii a togliere le
mani dalla faccia e le appoggiai debolmente alla ringhiera, in attesa che
l’idiota proprietario del Suv la piantasse di essere così idiota. E quando la
piantò, finalmente, guardai la mia amica. Sorrideva
ancora.
- “Senti, mi fa molto piacere che tu
sia qui” cazzata madornale “e giuro, sarei più gentile” altra cazzata madornale
“ma… mi spiegheresti che cavolo vuoi?”
- Riuscii a finire di parlare per
miracolo, perché l’idiota riprese a strombazzare allegramente, con un ritmo suo.
Alzai gli occhi al cielo e mi morsi la lingua per non urlargli contro. Se
l’avessi ignorato, forse avrebbe smesso. Per favore, per favore, fermati. Mi
arrendo.
- “Non si vede?
Mare!”
- Ah, già. Sì, Keira voleva andare al
mare. In quel momento era già abbastanza capire ciò che mi diceva, il mio
cervello stava catalogando altre domande per un momento più consono. Voleva
andare al mare.
- “E nella
frase-”
- E di nuovo, sovrastata dallo
strombazzamento. Strinsi le labbra e feci un gestaccio talmente istintivo e
veloce che Edward sarebbe rimasto sorpreso. Risate che provenivano dalla
macchina. E io che inspiravo ed espiravo. Tutto okay, tutto bene.
Calma.
- “E come si associano le parole Keira
e mare con Cecilia?” chiesi, sbuffando e parlando stizzita.
- “Oh, smettila di lamentarti. Fammi
entrare” impose, autoritaria. Non ci pensai molto. Alla fine, ormai ero sveglia.
Che mi costava?
- “Aspetta che vi
apr-”
- Il 'Peeeepeeeeeee' della macchina mi fece saltare, per poco non ebbi un infarto e persi sicuramente 20 anni di vita. Bene, sarei morta verso i 70. Ottimisticamente.
- “ORLANDOOOOOOO!”
~Va bene, mi butto. Solo perchè, però, mi è stato imposto -Dod mi ha minacciata che se non pubblicavo, mi veniva a menare-. E' la prima storia che pubblico e sinceramente sono terrorizzata. Certo, critiche ben accette, ci mancherebbe. Ma meglio pareri positivi, non so se mi spiego.
Quindi, okay, Premerò l'indice sul tasto 'pubblica' e via, in attesa di pomodori e insulti.
Ovviamente i gentili signori citati, quali Johnny, Keira, Orlando e Dominic non me ne vogliano. Scrivo a soli fini di divertimento, nessuna intenzione di offenderli o cose del genere.
Sono una santa, io. u.u
Kisses,
Federica