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Autore: boysmile    18/01/2016    1 recensioni
Volevo dedicare questa mini storia alla mia amica @heitslottie, grande scrittrice e grande persona. Sappi solo che ti voglio un bene immenso!
Questo racconto parla semplicemente di lei, in tutti i suoi comportamenti quotidiani, che mi rallegrano la giornata.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Bondage, Incompiuta
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“Ale, devi assolutamente accompagnarmi in libreria a comprare il nuovo libro di Niall Horan, lo scrittore irlandese di cui ti parlavo tanto, ti ricordi?”
“E come dimenticarlo!”
Charly si era svegliata di buon umore quando, appena aperti gli occhi e acceso il suo telefono, era andata sul profilo Twitter del suo scrittore preferito e aveva scoperto che il giorno stesso era uscito un suo nuovo libro, senza preavviso. 
Erano esattamente due anni che aspettava che lo scrittore pubblicasse qualcosa di nuovo, e solo l'idea di leggere ancora un suo libro  le faceva venire la pelle d'oca. 
“Allora mi accompagni?” continuava ad insistere, dato che l'amica ancora non le aveva dato una conferma esplicita. “Certo cara, tutto per te!” le aveva graziosamente risposto Ale: sapeva quanto Charly tenesse a questo “personaggio”, che, inoltre, aveva solo cinque anni in più di loro, che ne avevano appena compiuti 18. “Grazie Ale sei la mia salvezza in questo momento! Ci vediamo al solito posto, alle 16! Puntuale mi raccomando”. Charly sapeva che l'amica l'avrebbe fatta aspettare sicuramente cinque minuti, conoscendo la sua solita abitudine di arrivare in ritardo. “Tranquilla baby, ti giuro che questa volta sarai tu ad aspettare!”
Charly e Ale erano amiche sin dal primo liceo, avevano vissuto un sacco di esperienze insieme e si erano solennemente promesse di passarne altre sempre l’una accanto all’altra. Avevano un carattere diversissimo: Charly era sicuramente più aperta rispetto all’altra, adorava leggere, disegnare ma soprattutto scrivere; Ale, al contrario, ancora non aveva trovato una sua strada, ma amava la fotografia e le sarebbe piaciuto farla diventare una professione, magari in un futuro. Erano più o meno alte uguali, Charly aveva i capelli violaceo e gli occhi di un verde che la sua amica considerava bellissimo, i suoi occhi le ricordavano un cerbiatto: a completare tutto lo sguardo, infatti, erano le sue sopracciglia lunghissime. Ale aveva i capelli castani, gli occhi erano marroni, ma intensi (come le diceva sempre Charly). 
La cerbiatta arrivò e, con sua grande sorpresa, vide l’amica ad aspettarla al loro posto. Così gli piaceva definirlo: non era granché, ma da quel punto potevano ammirare tutta  la bellissima città in cui erano cresciute, Guildford, a sud dell’Inghilterra. Erano andate lì per la loro prima uscita, dove si erano fatte tantissime foto (naturalmente con la macchinetta fotografica di Ale) e se le erano appese al loro muro della camera. 
“Ale devo preoccuparmi? Credo che domani nevicherà!” scherzò Charly. “Come sei simpatica!”. Ridendo e scherzando, arrivarono in libreria.Ogni volta che varcava quella porta, gli occhi di Charly si illuminavano di gioia: se avesse potuto scegliere un posto dove vivere per il resto della sua vita, avrebbe scelto quel luogo che lei considerava il suo mondo, pieno di libri, di pagine, di parole che per lei significavano tutto. Era un mondo fatto di carta, forse un po’ troppo colorato per i suoi gusti, ma era tutto quello che lei aveva bisogno nella sua esistenza. 
“Charly vieni, l’ho trovato!” urlò dall'altra parte della stanza Ale; Charly fece come uno scatto, facendo lo slalom tra i mobili messi al centro del corridoio, pieni di libri. 
“Oddio Ale, è bellissimo! Guarda i suoi cazzo di occhi, merda!”. Effettivamente, lo scrittore (e Charly aveva scoperto che aveva inciso anche alcune canzoni, meglio mi sento) aveva degli occhi di quel colore che nessuna persona sulla faccia della Terra può definire, perché impossibile avere un aggettivo preciso: profondi, sensuali, lucenti. Tanti aggettivi che solo quegli occhi potevano racchiudere. 
Charly ne era completamente, follemente, profondamente innamorata, lo stimava più di quanto stimasse se stessa, da quando aveva letto il suo primo libro, intitolato “The shadow of my soul”, che parlava di un ragazzo che, dopo aver subito un trauma, non riusciva più ad avere un discorso con nessuna persona, fino a quando, però, conobbe il suo professore di filosofia, Mr. Golly, descritto come un uomo all’antica, che non sopporta le nuove tecnologie e che aveva forse più libri di quanti ne avesse Charly nella sua camera (e sottolineando, ne aveva davvero tantissimi).
Il nuovo libro, invece, si intitolava “The world is your oyster”. “Già il titolo mi piace, non vedo l'ora di iniziare a leggerlo! Vado subito a pagarlo”. 
Mentre Ale era intenta a cercare qualcosa per lei, Charly era andata alla cassa. Pagando, esattamente dietro la commessa, c'era un volantino, che diceva che tutti quelli che avrebbero acquistato il nuovo libro di Niall Horan, avrebbero avuto un pass per la “signing”, che si sarebbe tenuta due giorni dopo esattamente in quella libreria. 
Charly, a bocca spalancata, quasi non ebbe un infarto e solo dopo che la commessa le diede il pass, capì che poteva realmente accadere. 
“Ale stai capendo, finalmente potrò vederlo, avere il suo nuovo libro firmato, il sogno di una vita!”. “Si Charly capisco, ora però non farti prendere dall’ansia e pensa solo che tra due giorni lo vedrai!” la tranquillizzò l'amica. 
“Ho deciso che gli scriverò una lettera!” affermò, con molto entusiasmo. 


‘Cazzo sono in ritardissimo, non finirò mai di scriverla’ pensò Charly, dopo aver stropicciato l’ennesimo foglio di carta. Non riusciva proprio ad avere l’ispirazione per scrivere una dannata lettera: cercava di non essere troppo banale, ma non voleva nemmeno risultare troppo noiosa, scrivendo centinaia e centinaia di parole. 
Era la mattina del giorno in cui avrebbe incontrato lo scrittore, fremeva dall’agitazione, le tremavano le mani tanto che, al terzo tentativo di fare due linee uguali con l’eyeliner, rinunciò, e quasi non fece cadere il barattolino con all’interno il fluido nel water, rischiando poi di dover riprenderlo. Al solo pensiero fece una smorfia talmente buffa che rise da sola. 
Ritornando alla situazione, la sua mente proprio non voleva sapere di farle venire in mente alcune parole. 
Finora aveva scritto solo la data, il “Carissimo Niall,” e niente di più. 
Provò ad ascoltare una canzone, magari da lì sarebbe riuscita a ricavarne qualcosa. Ma niente.
Alla fine, decise di lasciar perdere: prese il suo amatissimo zaino blu, che l'aveva accompagnata in tutte le sue avventure più folli (come, ad esempio, quel giorno che aveva girato tutta, ma letteralmente, tutta la città per trovare il suo attore da sempre amato, Tom Felton-ed era anche riuscita a rubargli uno scatto), il suo cellulare, il libro, il pass ed uscì di casa. 
Appena arrivata in libreria, si fermò per fare un profondo respiro: il suo sogno stava lì per realizzarsi; in più amava l’odore dei libri, delle pagine appena allegate, tutto le ricordava “casa”. 
Chiese alla commessa dove poteva trovare il posto dove si sarebbe svolto l’incontro; la ragazza, gentilmente, la portò in una stanza, progettata proprio per quel tipo di occasioni. 
La stanza non era esageratamente grande, ma, una cosa che fece rassicurare Charly, era la sua luce: illuminata da alcuni lampadari, nessun angolo era in ombra (qui ci sarebbe da aggiungere che la ragazza, sin da bambina, aveva sempre avuto paura del buio- lo considerava il nemico, che un giorno, però, avrebbe affrontato con tutta la determinazione che aveva nel corpo, perché era troppo orgogliosa per dargliela vinta). 
Davanti a lei c'era un tavolo di legno scuro, con dietro una sedia; ‘sarà per Niall’, pensò. Non fece in tempo ad avere questo piccolo e insignificante pensiero che, da un altra porta posta proprio dall'altra parte della stanza, entrò lo scrittore in tutta la sua bellezza: era vestito con una giacca nera, i jeans non troppo chiari, delle scarpe eleganti e, cosa che aveva notato subito la cerbiatta, portava gli occhiali, che gli risaltavano ancora di più gli occhi. 
La pancia di Charly fu travolta da una moltitudine di sentimenti, che non riusciva a spiegare nemmeno lei: esiste un mix di emozione, eccitazione, sorpresa e, magari, amore? Se davvero dovesse esistere, in quel momento non ne era a conoscenza. Si godé ogni attimo, dall’applauso generale delle persone lì presenti (una ventina forse?), ai ringraziamenti che fece Niall per i presenti, e, nel profondo del cuore, sapeva che stava ringraziando anche la sua, di presenza. 
Tutte le persone, con il loro libro tra le mani, si misero in fila indiana, mentre Niall si sedette sulla sedia, dietro al bancone. Le prime persone non ci misero molto a portargli il libro, aprirlo e firmalo; Charly non riusciva a capire perché non scambiavano alcune parole con lui, era pur sempre un essere umano! Tralasciando questo, davanti a lei c'era solo una ragazzo, che scoprì si chiamasse Zayn: era davvero molto simpatico, avevano scambiato giusto due parole durante l’attesa, ma erano bastate per farle capire che era in gamba. 
‘Ecco, è il mio turno’. Fece alcuni passi avanti, per poi trovarsi faccia a faccia con il ragazzo. Da vicino era davvero tutt'altra cosa: era la prima volta che lo vedeva, e decise di non perdersi nemmeno un dettaglio della sua faccia: da quello sguardo così rassicurante, il suo naso leggermente a patata, i suoi capelli biondini, fino a quel neo delicato che aveva sulla guancia. 
“Ei, non fissarmi troppo che va a finire che mi sciupi” le aveva detto, ridendo. ‘Oh cazzo, questa si che era una figura di merda colossale, ora come rimedio?’ “No è che stavo semplicemente riflettendo su quanto fossero bellissimi i tuoi occhi”. ‘Davvero Charly?! Ma cosa ti fumi?!’ pensò. Ormai la situazione stava degenerando, tanto che il ragazzo scoppiò a ridere, e diamine, quella risata era davvero il suono più dolce e angelico che avesse mai sentito. “Anche i tuoi sono molto belli, assomigliano a quelli di un cerbiatto” le aveva detto. Le si sciolse il cuore. Decise di parlare con lui, dato che, dietro di lei, erano rimaste solo due persone. “Quanto rimani a Guildford?” fu la prima cosa che le venne in mente. “Ah, comunque, piacere di conoscerti, io sono Charly. È inutile che ti presenti perché in questa stanza non credo ci sia qualcuno che non conosca il tuo nome”. “D’accordo”rise. “Mi fermo qui per una settimana, ne approfitto per visitare questa graziosa città.” Rispose il biondo.
“Mi piacerebbe..” iniziò a dire. Le parole quasi non le uscirono di bocca, era forse spaventata nel dirle. Ma doveva provarci, infondo non aveva niente da perdere (okay, forse perdeva quel po’ di dignità che aveva, e anche quel fantastico ragazzo che le stava a meno di un metro dalla faccia, ma tralasciamo). “Mi piacerebbe prendere un caffè insieme, sai sarebbe bello parlare con te sul tuo percorso, nonché il sogno della mia vita, fare la scrittrice, intendo. Inoltre potrei farti da guida turistica: anche se non c'è molto qui da vedere, mi piacerebbe davvero...” 
Niall ebbe come un sussulto, era la prima volta che qualcuno (o meglio, qualcuna) gli chiedeva di parlare insieme del suo cammino. “Certamente, sarebbe un piacere anche per me. Però promettimi che parleremo non solo di me, ma anche di te!” La ragazza non sapeva più che dire, insomma il suo amore aveva appena accettato di uscire! Come un appuntamento. Un minuto, era un appuntamento? In quell’istante non lo sapeva, ma era certa che lo avrebbe scoperto non subito, ma il giorno dopo. 


Niall stava aspettando la ragazza davanti ad un piccolo e antico bar, nell’immenso parco di Hatchlands: era stata proprio lei a proporre quel luogo. Tutto intorno a lui era tranquillo: non c'erano molte persone, ma quei pochi bambini si divertivano a giocare tra di loro a palla, mentre le mamme chiacchieravano, teneramente poggiate sull’erba, prestando comunque attenzione ai loro figlioletti. Lo scrittore era talmente preso da quel frammento di leggerezza e ‘normalità’ che non si rese minimamente conto che Charly era arrivata. “È davvero una ragazza molto carina”, pensò. Era vestita semplice, e questo a Niall piaceva: indossava un paio di pantaloni neri, una maglia bianca e sopra una giacchettina di jeans. Non ci aveva messo tanto a vestirti, semplicemente perché la moda non era il suo forte. Si scambiarono un saluto amichevole, ed entrarono. Quel bar, che all’inizio non sembrava essere uno dei migliori, stupì talmente tanto Niall che rimase quasi a bocca aperta: aveva uno stile molto vintage, non era eccessivamente grande, ma c'era uno spazio fatto propriamente per leggere, tanto che c'erano alcuni scaffali pieni di libri. “È molto carino qui ” disse. “Diciamo che è il mio posto preferito, vengo qui spesso per studiare o per evitare le continue urla di mia madre quando si arrabbia; ormai conosco il proprietario e fidati, ti piacerà anche quello!”. La ragazza era alquanto nervosa, si insomma, era ad un quasi-appuntamento con il ragazzo dei suoi sogni, però voleva mostrarsi per quello che era, nel modo più reale e genuino. 
Si accostarono in un angolo del bar, accanto alla grande finestra che dava il panorama al parco. ‘Potrei scriverci un racconto”, pensò Niall; ‘potrei scriverci un libro’, pensò la ragazza; il segreto è che non sapranno mai quello che, in quel preciso istante, pensarono, quasi all’unisono. 
“Quindi, vai ancora a scuola?” chiese il ragazzo. “Sto facendo l’ultimo anno del liceo linguistico, quindi si, sono ancora per pochi mesi una povera ragazza ancora alle prese con la scuola”. “E non prenderai l’università?” “Non credo, il mio obiettivo è scrivere un libro, quindi penso mi impegnerò soprattutto in quello!”; quasi non poteva credere che si stava aprendo con lo scrittore, forse perché non ne aveva mai realmente parlato con qualcuno, al di fuori di Ale. Charly continuava a fissare i suoi dannati occhi azzurri, quasi ipnotizzata. “So come ci si sente”, rispose lui, e continuò “è successa una cosa molto simile a me: mi ero iscritto all’università di legge, per volere di mio padre, ma il mio sogno era quello di scrivere un libro..” “E ci sei riuscito!” lo interruppe, “sai, hai avuto questa grande fortuna di riuscire a pubblicarlo, io sono come arresa, perché ormai gli unici che ci riescono sono o raccomandati, o hanno degli agganci. Mentre io sono solo me, e non credo riuscirò”. Niall non aveva mai conosciuto una ragazza tanto ambiziosa, quanto “insicura” di se stessa e delle proprie capacità. Non gli piaceva vedere la gente buttare via le proprie speranze. Così, le parole gli uscirono di bocca, e gli chiese: “Posso leggere qualcosa di tuo?”. 
Charly spalancò gli occhi a quella richiesta. Non sapeva cosa rispondere: da una parte, non voleva che lui, proprio lui, leggesse quello che creava; dall'altra parte, però, sapeva che prima o poi qualcuno doveva pur farlo, al di fuori della sua famiglia e di Ale. “Mh, potrei, magari si, sarebbe forte” disse semplicemente. 
Continuarono a parlare, e decisero, poi, di spostarsi all’esterno, così che potevano mettersi seduti sull'erba soffice di quell’immenso verde. 
“Proprio per questa occasione, ho portato un telo e una palla!” disse euforicamente Charly. Aveva portato, infatti, il suo amato e capiente zaino.
“Non ti conviene sfidarmi a pallavolo, ero nella squadra della mia scuola e abbiamo anche vinto il campionato tra gli altri istituti” la stuzzicò il ragazzo. “Non preoccuparti”, rispose lei in tono di sfida, “che me la cavo benissimo anche io”. 
E da lì iniziarono a fare dei passaggi, tanto che, i bambini lì intorno, presi da quello spettacolo, si unirono e formarono due squadre ufficiali. Certamente, non possiamo negare che vinse la squadra di Niall per 15 a 8. “Non posso credere di aver perso contro di te!” Rise Charly fino a farsi uscire le lacrime agli occhi. “Ti avevo avvertito mia cara!”. Si scambiarono degli sguardi interessanti, come se volessero comunicare qualcosa con gli occhi. Niall fu il primo ad abbassare lo sguardo, controllando l'ora sul suo orologio. “Merda ma sono le sei! Mi ero completamente dimenticato della seconda sessione di autografi!” “Non mi sarei mai aspettata che dalle tue labbra potessero uscire parole così sgradevoli, Niall” e continuò a ridere. “Promettimi che mi porterei quello che hai scritto! Scambiamoci i numeri, così possiamo rimanere in contatto!” Okay, Charly non era psicologicamente pronta a questo. Si stavano scambiando i numeri, voleva restare IN CONTATTO con lei, e non poteva crederci. In quel momento sentiva lo stesso mix della prima volta che lo vide, e non esisteva sensazione più bella di quella. 
La sera, dopo essersi coricata nel letto, prese il telefono e scoprì di aver un nuovo messaggio. ‘Spero sia lui’ si disse. Ma, il fato, voleva che Ale le scrivesse quella stessa sera. “Sei incorreggibile Ale! Ti racconterò tutto, ora vado che sono distrutta!”. Spense il telefono e si addormentò pacificamente; nessuno saprà mai, oltre lei, che aveva un sorriso stampato in faccia. 
Il giorno dopo Charly non combinò un bel niente, non aveva le forze a sufficienza per fare qualsiasi cosa richiedesse un minimo di sforzo. Era talmente pigra che rimase a letto tutto il giorno a chiacchierare con Ale, raccontandole tutto quello che le era successo. Non saprei dire se fosse più felice la ragazza in questione o la sua migliore amica, ma questi sono dei dettagli. 
Niall ancora non le aveva scritto, e forse questo fatto andava a ricadere sul suo umore: sperava davvero tanto in un messaggio, anche un semplice “ciao” sarebbe bastato. 
  
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