Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: SaWi    15/03/2009    2 recensioni
Questa fanfiction riguarda i due vampiri di Tsubasa, apparsi durante i capitoli di Acid Tokyo: Kamui e Subaru. Tutta la vicenda si svolge in un futuro prossimo alla morte di Seishiro in X, e dopo l'avventura dei due vampiri ad Acid Tokyo.
È stremato, ha il fiatone. Delle gocce di sudore imperlano la sua fronte. Ogni muscolo duole. Vorrebbe fermarsi, sedersi a terra e riposare, riprendere fiato. Ma non può: deve continuare a cercarlo, sa che è lì, da qualche parte nel buio e ha bisogno di lui.
Ma chi?
Chi ha bisogno del suo aiuto? In quel momento sembra lui il bisognoso di soccorso...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Fuuma, Kamui, Seishiro
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Grazie mille dei commenti 8D
Emh, dato che nelle varie risposte possono esserci dei chiarimenti verso parti di storia o carattere dei personaggi, vi consiglio di leggere le risposte a tutti i commenti =D
*fugge prima di essere uccisa*

@li_l: Sìssì, so benissimo che Kamui è troppo buono u_ù Il fatto è che, quando vede Seishiro, semplicemente non ragiona più. Quando si tocca l’argomento “Seishiro” il suo cervello lo collega a “Subaru che soffre” [Seishiro = Subaru = sofferenza = io-sono-un-incapace-a-proteggere-mio-fratello]. O almeno così credo XD e poiché lui si è prefissato di PROTEGGERE Subaru a qualunque costo, quell’uomo è proprio quello che gli impedisce di mantenere questo suo principio. Perché non importa cosa, lui crede che finché quell’uomo sarà vivo, Subaru soffrirà. Forse non si rende nemmeno conto che uccidendo l’uomo, Subaru soffrirebbe ancora di più. Inoltre, Fuuma troppo cattivo... bah, non saprei nemmeno io. Fatto sta che è comunque preoccupato per Kamui... cioè: facendo il cattivo vuole come aprirgli gli occhi, farlo ragionare. Vuole insegnare a guardare oltre alle apparenze. Vuole tentare di fargli comprendere per quale motivo Seishiro si comporta a quel modo. Beh, non sarà esclusivamente perché è sadico, no? XDDD

PS: per quanto riguarda Subaru... non ho mai capito cosa desiderasse fare xDD se veterinario o guardiano dello zoo. Fatto sta che gli piacevano gli animali XDD quindi ho deciso di inserire questo suo gusto nella fanfiction ^-^ PSS: Sì, Subaru si farebbe fare di tutto, specialmente da Seishiro. L’unica cosa che non sopporterebbe è fare del male a qualcuno.

@Moe: Seishiro, sì, ho una visione un po’ strana di quell’uomo. Personalmente, credo sia differente dal Seishiro di X (è il 99% meno figo *coffcoff* >_>).
Prima di tutto è, o perlomeno SPERO, meno bastardo (proprio per essere gentili). In Tokyo Babylon, al finale, è stato veramente crudele. In più, è meno, come dire, “falso”. Non nasconde più di tanto quello che pensa... cioè, il fratello lo considera un deficiente e Kamui lo considera un nevrotico rompiscatole, e non gli dispiace farlo notare. È un uomo particolare, va subito al punto della situazione e non si preoccupa dei mezzi che utilizza per raggiungere i suoi scopi. L’unica persona per lui importante, l’unica sua luce è Subaru. sì, perché per me lui lo ama. Ma un amore diverso, che va oltre al carnale. Lui ama qualsiasi cosa di puro, casto, e Subaru ne è la rappresentazione. Ed è veramente affezionato a quel vampiro, infatti la sua mancanza lo fa soffrire.
Ma la sua è stata una scelta inevitabile. Lui (nella mia fic) si è dovuto allontanare da Subaru per non farlo soffrire. È la prima volta che non è stato un egoista, e prima che a se stesso, a pensato a qualcun altro.

@AyLa: Sono contenta ti sia piaciuto questo capitolo XD
Comunque, questo piccoletto Subaru non è il Subaru di Tokyo Babylon, bensì il Subaru di un altro mondo. La fanfiction, infatti, si svolge dopo gli avvenimenti di X, dopo la morte di Seishiro. Quel pargoletto è semplicemente un altro Subaru, ma dato che i vari personaggi dei vari mondi condividono l’anima, essi si assomigliano, anche per i loro destini. O almeno, così la penso XD

@Francesca Akira89: lol si lo ammetto, anche io ho pensato la stessa cosa mentre scrivevo. Però, la giustifico con il fatto che Seishiro, ama tutto di Subaru. Come ho spiegato a Moe, lui ha occhi solo per il vampiro. In più, persino in Tokyo Babylon mi pare un po’ con la sindrome di lolita XD infondo, hanno circa 10 anni di differenza... e all’epoca di TB Subaru era giovane, minorenne.

@kristin: Eh sì, sto facendo evolvere Kamui XD tutto questo grazie a Fuuma! Anche io ho fatto il tuo stesso ragionamento. Entrambi i Kamui condividono l’anima, quindi dovranno pur somigliarsi XD Inizialmente il vampiro era scorbutico e chiuso in sé stesso, ma Fuuma lo sta aiutando ad aprirsi, a guardare oltre alle apparenze. Per quanto riguarda l’incontro tra i due Fuuma, il Fuuma di Tsubasa non incontrerà nessun altro personaggio... o almeno così credo. Non dico altro... XD

PS: effettivamente, quel commento sull’addestrare Kamui, ha fatto venire i nervi pure a me. Ahh ~, ma che posso farci, me sadicaH u_ù
*rotolamuore*




Mioddio quanto ho scritto ò_ò
Vi lascio al capitolo XDD
Abbiamo lasciato il piccolo Kamui quando era finalmente riuscito a dire un “grazie” ai due cacciatori.







Capitolo 4 ~
~ I missed you.





I due umani dormivano nella stanza accanto, quella degli ospiti.
Kamui era invece nella stanza di Fuuma, steso nel suo futon.
Il cacciatore aveva insistito a lasciarlo dormire lì, senza permettergli di ribattere.
Ma ovviamente, come avrebbe fatto a dormire?
In quella stanza, in quel futon, con gli umani dall’altra parte della parete.
Riusciva ad udire i loro respiri tranquilli, segno che dormissero.
Lui invece no, era sveglio. Sveglissimo.
Fissava nel buio il soffitto sopra di lui, senza guardarlo veramente.
La testa un tumulto di pensieri.
Cosa sarebbe successo a Subaru? Sarebbero riusciti a salvarlo? Seishiro cosa avrebbe fatto dopo?
Sembrava che tutta la sua preoccupazione si fosse concentrata in quegli istanti.
Proprio ora che dovrei riposare?!
Inoltre, continuava a chiedersi cosa spingesse i cacciatori ad aiutarlo.
Ricordò le sue parole di poco prima, e si sentì avvampare.
Seishiro voleva sicuramente mettere le mani su suo fratello, su quello non vi erano dubbi.
Ma Fuuma? Cosa sperava di ottenere?
Gli umani non fanno mai qualcosa se non possono ottenere nulla in cambio...
Eppure Fuuma non sembrava avere un motivo apparente, nessuno scopo. Non riusciva proprio a capirlo.
Stette così, pensando, finché il sonno non lo accolse tra le sue braccia.

***



È all’aperto, la luna splende luminosa nel cielo privo di stelle. Assomiglia allo squarcio di un telo scuro, attraverso il quale filtra una luce fioca, che illumina tetramente tutto ciò che colpisce, rendendo le superfici surreali e sinistre.
Sono in una piccola radura, gli alberi troneggiano altri sopra le loro teste, e sembrano come sporgersi, nel tentativo di schiacciarli.
Il vento scuote le verdi chiome. I volatili, destati dal loro sonno, fuggono infastiditi.
Un rumore assordante e metallico riempe l’aria.
Armi che si incontrano, spade, artigli. Stanno combattendo.
Kamui, Fuuma, e Seishiro, che ha in spalla un fagotto apparentemente pesante.
Colpi su colpi.
I colpi degli umani, sono lenti e prevedibili agli occhi del vampiro. Riesce a pararli, a schivarli, senza troppo impegno.
Dopo passa al contrattacco.
Calda e morbida carne umana viene lacerata dai suoi artigli, ossa frantumate e spezzate dai suoi calci. Il sangue zampilla lucente dalle ferite.
Linfa che viene raccolta dalle labbra del vampiro, che famelico se ne abbevera. La sua gola mai sazia.
Ma i cacciatori non sono da meno.
Anch’essi combattono con estrema ferocia, privando della vita i loro avversari.
Il più grande evoca i suoi Oni(1), l’altro si muove agile con la sua spada dall’elsa intarsiata(2).
Tutti e tre sono circondati da nemici.
Tanti umani armati fino ai denti.
Ma ai tre non spaventano affatto.
Quelli sono deboli, incapaci, mentre loro sono forti ed abili.
Il vampiro si accorge che qualcuno lo sta per colpire da dietro.
Non riuscirà a schivarlo, ma poco male, non morirà per così poco. In fondo, lui è un vampiro.
Si volta per fronteggiare quel vigliacco che vuole attaccarlo alle spalle, per guardarlo in faccia.
Il colpo non arriva.
Il tempo sembra fermarsi.
Lo stesso vento smette di soffiare, il fracasso del combattimento cessa.
Davanti a lui c’è Fuuma, immobile a braccia aperte, che gli da le spalle, come per proteggerlo.
Lo sta proteggendo da quel colpo.
“Stupido!” vorrebbe gridare il vampiro, vorrebbe spostarlo e ricevere il colpo che gli spettava.
Ma non c’è tempo.
Il cacciatore viene colpito al petto.
Rimane immobile per istanti infiniti, come se non provasse dolore, come fosse tutta una messa in scena.
Ma dopo si accascia a terra, perdendo sangue.
Il suo sangue, scarlatto, ha un odore metallico e dolce. È inebriante.
Kamui, ancora incredulo, viene risvegliato da quel dolce profumo, che lo tenta infame ad affondare le sue zanne nella scura pelle del cacciatore.
Guarda l’umano, a terra.
Vede quella pelle scura diventare pallida, gli occhi chiudersi piano.
Fuuma stava per morire, tutto per colpa sua.
Rabbia, disperazione, odio,
paura.
Torna in sé.
Gli occhi predatori diventano di un giallo ancor più lucente, mentre scavalcando il corpo del cacciatore a terra, si precipita a colpire l’uomo, quell’infame vigliacco, che aveva ferito Fuuma, che lo aveva ucciso.
Questi, totalmente impreparato, muore sotto la ferocia del vampiro, che dopo la morte del misero umano rimane voltato, timoroso del copro del cacciatore alle sue spalle.
Se si girasse lo vedrebbe a terra, in una pozza di sangue.
Non vuole vederlo...
Ma forse è tutta finzione, è uno scherzo.
Sì è certamente uno scherzo.
Fuuma starà sicuramente ridendo sotto i baffi, mentre finge di essere morto.
Si volta.
Il cacciatore è a terra.
È pallido, e ha perso molto sangue, ora sul terreno.
Gli occhi del vampiro diventano lucidi, di lacrime.
Si avvicina al corpo.
Con la coda dell’occhio vede i pochi umani rimasti in vita cadere a terra come foglie secche sotto i colpi di Seishiro, che impassibile aveva assistito alla scena.
Abbassa lo sguardo verso Fuuma.
Non vuole crederci.
Si inginocchia.
Tira su la testa del cacciatore, per osservarlo meglio.
Gli chiede di svegliarsi, di smettere di fingere, dicendogli che non può mettersi a dormire ora.
Ma non riceve alcuna risposta.
Nessun sorriso gentile, nessuna battuta dalle dubbie allusioni... nulla.
Non sente nemmeno il suo respiro caldo e regolare. E lui sa che gli umani hanno bisogno di respirare per vivere.
Delle gocce salate cadono sul volto del cacciatore.
- Fuuma... – la voce è flebile e tremante. – Fuuma, Fuuma. – scuote leggermente il corpo, simile ad una bambola di pezza. – Fuuma! FUUMA! – urla.
Solo quella parola, solo quel nome affolla i suoi pensieri.



Qualcuno lo svegliò, scuotendolo.
- Tutto bene? –
- Fuuma... – riuscì a farfugliare Kamui, mentre si sedeva.
Lo sguardo incatenato agli occhi dorati e preoccupati del cacciatore.
Tremava, eppure non aveva freddo. Era sudato, ma non aveva caldo.
Era solamente sconvolto.
Quell’incubo era stato... tremendo.
Reale, troppo reale.
Gli era sembrato veramente di trovarsi lì, all’aria aperta sotto la luna, a combattere contro quegli uomini. E il corpo di Fuuma, l’odore del suo sangue... era come se avesse vissuto quegli attimi.
Non poteva essere un semplice sogno.
- Non preoccuparti, calmati. – l’umano avvicinò a sé il vampiro, stringendolo, ma il giovane puntò le mani sul petto dell’altro, opponendo resistenza.
Fuuma lo guardò poco convinto, e continuò a stringere il più piccolo, finché quello non si arrese.
Sono ancora scombussolato, si giustificò il vampiro. Altrimenti, non mi farei abbracciare.
Credo...

Avrebbe voluto dirglielo, ma la voce non gli uscì.
- Sentivo chiamare il mio nome. Quando ho capito che eri tu sono venuto per vedere cosa fosse successo. – il cacciatore fece una pausa. - Ti agitavi e ti lamentavi nel sonno. Stavi avendo un incubo... quindi ti ho svegliato. -
Il più giovane annuì contro il petto dell’uomo.
Il corpo che cercava maggior contatto, le mani che si sarebbero volute aggrappare alle larghe spalle. La mentre che invece gli suggeriva di allontanarsi, di lasciare quel tepore.
Indeciso, rimase quindi immobile e rigido, cullandosi però col battito di quel cuore umano.
Finalmente si calmò.
E si rese conto della situazione.
- Perché fai così? – chiese con voce fioca.
- Cosa? –
- Perché.. mi ab-abbracci...? – un rossore tinse le sue guance, e fu grato che il suo volto fosse nascosto contro il petto del più grande.
- Perché solitamente si fa così. – rispose il cacciatore calmo, come fosse una risposta ovvia, fin troppo chiara.
Una chiarezza che il vampiro non comprese.
Ma comunque, preferì tacere.
E si riaddormentò, senza rendersene conto.
Fuuma sorrise dolce al vampiro, e lo strinse maggiormente a sé, guardandolo dormire tranquillo.
Era come un cucciolo impaurito.
Un cucciolo indifeso che ha paura di affezionarsi a qualcuno, che ha paura di ricevere amore, affetto. Perché sa, sa che prima o poi quel qualcuno lo abbandonerà, e il dolore da sopportare sarà troppo grande.
Però, quel cucciolo, non sapeva che non sarebbe mai stato abbandonato, per nessun motivo.

***



Gli occhi assonnati si schiusero piano, le lunghe ciglia nere che li riparavano dalla luce del sole, entrata prepotentemente attraverso le tende della finestra. Dei rumori provenienti dalla cucina giungevano ovattati alle sua mente ancora assopita.
Uno strano calore gli riscaldava il corpo, solitamente freddo al mattino. Per qualche istante pensò di non sentirsi bene, ma subito ricordò quel che era successo quella notte.
Divenne scarlatto.
Si era addormentato, come un cucciolo, tra quelle braccia umane.
Si era fatto abbracciare, e si era addormentato.
Aveva dormito.
Tranquillo.
Diamine!
Possibile che il cacciatore lo avesse tenuto stretto per tutta la notte, fino a qualche minuto prima? Si rifiutava di crederci.
Impossibile.
Lui tra le braccia del cacciatore che lo guardava dormire beato.
Era calato nell’incoscienza del sonno quasi all’istante, senza che potesse resistergli.
Che imbarazzo.
Quell’uomo aveva un potente ascendente su di lui, non vi erano dubbi ormai.
Ancora assonnato si portò a sedere stropicciando goffamente gli occhi ametista.
I rumori provenienti dalla cucina erano cessati, ma si erano sostituiti al continuo e lento tonfo dei tatami, che risuonavano vuoti sotto i passi di qualcuno.
Normalmente Kamui sarebbe scattato in piedi pronto all’attacco, pensando a qualche indesiderato intruso, ma sapeva di avere “ospiti” in casa, quindi non se ne curò, almeno finché quel rumore non cessò proprio davanti allo shoji della sua stanza.
Volgendo lo sguardo in direzione della porta, vide questa scorrere silenziosa sulle sue guide, finché non apparve l’umano che lo scombussolava tanto.
- Ah! – esclamò Fuuma sorpreso, sulla soglia della camera. – Pensavo stessi ancora dormendo. –
Kamui tardò qualche istante a rispondere.
- No... mi sono appena svegliato. –
Ripensò all’incubo.
Quel volto privo di espressione, l’odore allettante del sangue scarlatto.
La gola secca, che doleva.
Il cuore che pompava a pieno regime.
- Hai fame, vero? –
La domanda arrivò improvvisa e tagliente, tanto da far sobbalzare Kamui, riportato rudemente alla realtà della stanza.
- Cosa...? –
Forse aveva sentito male.
- Hai fame. – ripeté l’umano, chiudendo lo shoji alle spalle. Non era più una domanda, ma un’affermazione.
- N-no... – rispose Kamui con poca convinzione.
Balbettava, segno evidente che era a disagio.
Aveva fame.
- Si che ce l’hai. –
...
- Sì ma... posso resistere. – ammise infine. Era inutile tentare di mentire o nascondere qualcosa a quell’uomo. – Noi vampiri non dobbiamo nutrirci con la frequenza di voi esseri umani...–
- Mmh – borbottò l’altro, guardandolo storto.
Kamui rabbrividì.
Quello sguardo sembrava averlo scandagliato, e non prometteva nulla di buono.
- Oggi dobbiamo essere in perfetta forma, e tu non lo sei. –
Aveva colto nel segno, come sempre.
I vampiri non dovevano mangiare ogni giorno come gli umani, potevano resistere mesi senza cibo, il problema era che dopo un periodo di digiuno cominciavano subito a perdere le forze, la percezione dei sensi diminuiva e anche la velocità di movimento ne risentiva.
Si poteva concludere, quindi, che per un vampiro era saggio fare qualche spuntino ogni due o tre giorni, per evitare il calo di forze.
Ovviamente, non era necessario uccidere la propria preda.
Se si fosse fatto così, ci sarebbero state stragi di umani ogni giorno. Inoltre, la credenza la quale affermava che se si veniva morsi da un vampiro si diventava vampiro era tutta una frottola. Vampiri o si nasceva –come nel caso suo o del fratello-, o si diventava, bevendo però esclusivamente il sangue un vampiro purosangue. Altri modi non esistevano, e inoltre, questo unico metodo era particolarmente doloroso e vincolante.
Una volta diventati vampiri, bevendo il sangue di un altro, si veniva legati indivisibilmente al donatore, poiché, per sopravvivere, ci si poteva nutrire esclusivamente del suo sangue.
E se per caso si voleva interrompere questo legame con il master, l’unica soluzione era ucciderlo o, se il master era consenziente, fargli bere il proprio sangue (quest’ultimo metodo era alquanto improbabile, poiché di rado i master volevano abbandonare il loro “schiavo”, perché era questo quello che si diventava).
La prima opzione era inoltre particolarmente difficile all’inizio, quando si era ancora un “giovane” vampiro. Si era estremamente volubili, irascibili e allo stesso tempo estremamente deboli. Non si aveva piena conoscenza delle abilità appena acquisite e non si era abili nel combattimento.
Si dipendeva in tutto e per tutto dal master, che aveva molta più esperienza.
Se quindi si fosse tentato di uccidere il proprio master, la morte sarebbe stata la conclusione più probabile...
Ma ora, cosa diavolo centra tutto questo?
Il fatto era che adesso, Kamui, aveva fame.
Doveva nutrirsi.
Era da quando aveva lasciato Acid Tokyo che non mangiava...!
Allora si era sentito troppo scombussolato per uno spuntino.
Dove avrebbe trovato del cibo?
Andavano di fretta, non poteva perdere tempo in simili faccende.
- Avanti, bevi. –
- Eh? –
Fuuma lo guardava, chinato accanto al futon, porgendogli il braccio scoperto.
Un odore penetrante pervase le narici del vampiro nello stesso istante in cui gli occhi ametista misero a fuoco la linfa cremisi dell’uomo colare lungo il palmo della mano, fino alle dita affusolate.
Si paralizzò.
Fuuma si era tagliato il polso.
Come non lo sapeva, ma poco importava.
Era come se stessero tentando un povero affamato davanti ad una tavola imbandita del suo piatto preferito.
La gola si fece improvvisamente secca.
Solamente guardando quel sangue, gli sembrava sentirne il sapore dolce e metallico, il calore.
Sperò di poter smettere di respirare, tentò con tutte le sue forze di distogliere lo sguardo da quel rosso.
Ma non riuscì a resistere.
Non quando vide chiaramente la vena del braccio pompare sangue verso la ferita.
Allora, incurante di tutto il resto, afferrò quella mano, rudemente, e se la portò alle labbra.
Gli occhi, ormai più simili a quelli di una pantera che avvistata la sua preda aspetta bramosa nell’ombra il momento giusto per attaccare, desiderosa di saggiare con i denti l’ignara creatura, andarono a scrutare il volto dell’umano, in cerca forse di qualche ripensamento.
Invece, quel volto era calmo e rilassato, e gli sorrideva, come invitandolo a continuare.
Ma ormai non sarebbe più stato in grado di fermarsi.
Cominciò a leccare via il sangue che era colato lungo la mano, sulle lunghe dita.
Era in trance.
Non si rese conto delle sue azioni, dei suoi movimenti.
Del lento e perpetuo leccare e suggere, così da non perdere una singola goccia.
Il suo risalire quella mano, soffermandosi attorno alla ferita, pulendo ogni centimetro di quella pelle, godendo di quel gusto salato e metallico.
Si avvicinò al taglio, lasciando fuoriuscire il sangue.
Cominciò a ripulire la ferita, avido, ma non morse.
Aspettò di aver pulito tutto.
Le mani intanto si muovevano sinuose su quella pelle, avanti e indietro, delineando i muscoli scolpiti del braccio, fino a giungere la spalla.
La sua mente, il suo corpo, tutto di lui era concentrato su quel liquido rosso.
Nulla più importava.
Nella stanza si udiva solamente il respiro pesante dell’umano, come anche quello accelerato del vampiro. Tutto il resto non esisteva.
Quando di sangue ormai non vi era più traccia, Kamui morse bramoso quel polso, affondando nella carne con i suoi canini affilati.
Il cacciatore si lasciò sfuggire un gemito.
Il vampiro si sentì quasi contento.
Non seppe per quanto, continuò a bagnarsi le labbra di quel sangue, bramandolo, scaldandosi la gola, carezzando con le mani ogni centimetro raggiungibile di quel corpo, perdendosi in quel calore. Lo avrebbe potuto dissanguare, se non fosse stato interrotti da una voce.
- Invece di pomiciare datevi una mossa. – detto ciò, Seishiro, con la stessa velocità ed invisibilità con cui era comparso, sparì.
I due rimasti in stanza si guardarono, entrambi ansimanti.
I loro sguardi legati, in una muta intesa.
Il vampiro stringeva ancora il polso dell’altro, ormai quasi convulsamente. L’altra mano posata un po’ più in altro, vicino la spalla.
Ancora scombussolato.
Invano, tentava di ricomporre gli eventi appena accaduti.
Ma quello sguardo ambrato gli toglieva il fiato.
E la mano che si stava avvicinando al suo volto, non lo aiutava di certo.
Non riuscì a scansarsi, o forse, non volle.
Quella raggiunse il suo volto, al lato della bocca.
Sentì la sua pelle avvampare sotto quel tocco delicato, e se ne vergognò.
L’umano però sembrò non badarci, e con il pollice pulì il vampiro da una goccia di sangue, sfuggita alle sue labbra.
Avvicinò il volto, finché i nasi non si sfiorarono.
Kamui sentì il suo cuore fermarsi, mentre il cacciatore portava il pollice sporco alle sue labbra, macchiandole di rosso.
Stettero così, immobili.
D’improvviso, senza proferir parola, Fuuma si alzò.
Uscì dalla stanza, lasciando il vampiro imbambolato.
Sembrò passare un’eternità, prima che Kamui fosse in grado di battere nuovamente le palpebre.
Si lasciò andare, e cadde indietro, sopra il futon. Gli occhi sgranati mentre rifletteva su quanto appena avvenuto.
Un qualcosa di assurdo, e stupendo.
Quel sangue, un afrodisiaco.
Era completamente impazzito.
Non va affatto bene...

***



Faceva freddo, il vento penetrante scuoteva le fronde degli alberi e faceva rabbrividire il vampiro dagli occhi verdi.
Si svegliò dal sonno impostogli dal gas tossico.
Intontito, aprì gli occhi, domandandosi dove si trovasse, ma vide solo il buio.
Poco dopo si rese conto di avere gli occhi bendati.
E di essere incatenato.
Fredde e pesanti catene lo legavano, tenendolo a terra, ferendolo alle caviglie e ai polsi.
Non poteva alzarsi in piedi.
Era troppo debole.
La testa era come spaccata in due.
I sensi quasi completamente atrofizzati.
L’unica cosa che poteva fare, era tentare di comprendere dove fosse.
Il terreno sotto di lui era soffice, sentiva scricchiolare al tatto; probabilmente erba.
Il vento lo carezzava glaciale e gli permetteva di udire il rumore delle foglie in movimento.
Alberi intorno a lui.
Inoltre riusciva a percepire l’odore di sangue umano, penetrante, che giungeva fino alla sua gola, rendendolo assetato.
Percepiva anche un calore flebile colpirgli la pelle del viso, forse il sole.
Era all’aperto, sicuramente.
Ma... dove? Sarebbe potuto essere ovunque.
Questo lo preoccupava non poco.
E Kamui? Starà bene?
Forse mi sta cercando... o forse lo hanno rapito...!

Rabbrividì.
A lui non importava della sua vita, finché il fratello stesse bene.
Nessuno lo aveva mai amato oltre al fratello, e forse, l’unico umano che lo avesse mai amato era Seishiro.
Ma ora quell’uomo li braccava e li cacciava come bestie.
Era come cambiato, all’improvviso, e non riusciva a spiegarsi il motivo di tale comportamento.
Quindi soffriva.
Quell’uomo non lo amava, non poteva amarlo, eppure continuava a sperare.
A sperare che quell’uomo lo trovasse e lo portasse via con sé, dovunque, lontano.
Forse Kamui sarebbe stato più felice senza di lui.
Avrebbe smesso di addossarsi tutte le colpe, avrebbe smesso di soffrire per lui, e forse si sarebbe aperto al mondo. Avrebbe accettato la realtà.
Seishiro ormai possedeva il suo cuore. Kamui non poteva far nulla per riprenderselo.
Seishiro...
Sprofondò nella tristezza, incapace di muoversi.
Desiderava solamente rivedere l’uomo che gli aveva lasciato un vuoto nel petto.


Seishiro starnutì.
- Nii-san, qualcuno deve pensarti!(3) – soggiunse Fuuma ridendo, senza il minimo affanno, nonostante stessero correndo da qualche ora –ormai si erano avviati per andare a salvare Subaru-.
Kamui, dietro al gruppo, guardava gli umani pensieroso.
Seishiro preferì non ribattere.
Chi mai gli avrebbe potuto pensare?

***



Il sole stava per scomparire all’orizzonte, eppure loro non erano ancora giunti a destinazione.
Kamui cominciava a preoccuparsi seriamente, aveva il terrore di arrivare troppo tardi.
Ma non potevamo partire prima?!
Quasi a leggere i suoi pensieri intervenne Fuuma.
- Non preoccuparti, siamo quasi arrivati. -
Lo sperava vivamente.
Era tutto il giorno che correvano, erano giunti persino nella campagna.
Lui era veloce, molto veloce, ma doveva rimanere al passo dei cacciatori, anch’essi svelti per essere umani, ma che cominciavano comunque a dare segni di stanchezza.
Con un ultimo bagliore la luce del sole scomparì, lasciando posto alla luna, che ora dominava il cielo indisturbata. L’astro era privo di nuvole, ma le stelle non erano visibili. Solo il candido pallore del satellite rischiarava tetramente il paesaggio.
Il vampiro vedeva benissimo, ma si preoccupava per i due umani.
Più angosciato di prima dalla scomparsa del sole, chiese inquieto:
- Quanto manca? – sembrava un ragazzino ansioso di arrivare a destinazione.
- Siamo arrivati. – fu la prima volta che Seishiro parlò nella giornata.
I tre si arrestarono nascondendosi tra degli alberi, riprendendo fiato.
Erano in una zona isolata della campagna. Poco distante si stanziava tra la vegetazione una villa per metà diroccata. Una parte del tetto spiovente era crollata, e intorno vi erano solo macerie.
Intorno alla costruzione, camminavano degli uomini armati, di fucili o spade, probabilmente erano di guardia. Tutti vestiti di nero, ben attenti e svegli.
Poco distante dalla villa, c’era uno spiazzo libero da alberi, dove grande folla di umani, troppi umani, si accalcavano affannosamente attorno a qualcosa, gridando e agitandosi. Tutti erano eccitati, e nonostante non fossero di guardia, erano anch’essi armati fino ai denti. Per fortuna, non di fucili.
Respirando a pieni polmoni, Kamui tentò di percepire i vari odori che s’affollavano nell’aria: Umani e sudore e acqua e carne e alcolici e sangue... il sangue di Subaru, l’odore di Subaru.
Come un lampo, intravide il fratello, al centro di quella folla.
Bendato, legato, sanguinante.
Il vampiro ebbe un tremito e si immobilizzò. Un misto di terrore e collera.
Gli occhi come quelli d’un gatto nel buio della notte.
D’istinto, scattò in avanti, ma una salda presa alla spalla lo fermò.
- Non fare idiozie. -
- Lasciami! -
- Lasciarti? Così da far uccidere tuo fratello? – lo rimbeccò maligno Seishiro, lasciando andare un Kamui rassegnato all’evidenza.
Gli umani da combattere erano troppi, e ben organizzati. Si sarebbe fatto uccidere, e con lui sarebbe morto anche il fratello.
Se è ancora vivo...
- Voi due occupatevi di distrarre gli uomini. – disse il più grande rivolto al fratello minore - Io mi occupo di Subaru-kun. – e scomparì tra gli alberi, senza dire altro.
Kamui guardò interdetto nel luogo dove l’uomo era sparito.
Lui si occupava di Subaru?
- Non preoccuparti, il nii-san ci sa fare. Facciamo come dice. – disse Fuuma, con uno strano sorriso amaro.
Anche se a Kamui non piaceva molto il fatto che quel cacciatore sarebbe andato da Subaru, si limitò ad annuire, capendo che non c’era altro tempo da perdere, ma anche tranquillizzato dalla presenza di Fuuma.
- Prima liberiamoci degli uomini con i fucili... dopo troveremo un modo per distrarre gli altri. -
E si mosse veloce, senza aspettare una risposta. Kamui lo seguì con un fruscio.
Agili e silenziosi come due felini, i due si sbarazzarono velocemente delle guardie armate di fucili attorno alla villa, senza destare alcun sospetto. Potevano essere armati fino ai denti, ma erano di livello infimo nel combattimento. Fuuma non aveva nemmeno sguainato la sua spada, che portava legata alla vita.
Nascosero i corpi tra i cespugli, così che non si notassero.
La folla poco distante, era troppo occupata ad urlare e sbraitare per accorgersi dei loro compagni che morivano. Poco male.
I due, sempre di soppiatto, si avvicinarono alla folla di umani, nascondendosi tra gli alberi.
Con grande orrore da parte di entrambi, riuscirono ad intravedere Subaru.
Il sangue ribollì nelle vene del vampiro, nel vedere le condizioni in cui il fratello si trovava.
Legato e privo di forze. Il volto sporco e tirato in una smorfia di dolore. Gli occhi bendati.
Ebbe l’istinto di buttarsi lì, tra quei vigliacchi, e di fare una strage, ma si trattenne.
- Dobbiamo farli allontanare. -
- Possiamo farci vedere, così ci verranno incontro. – suggerì Kamui, troppo accecato dalla rabbia per migliori opzioni.
- Sì, ma sono armati, Kamui. E sono molti. –
- Ma sono deboli! –
Il cacciatore fece una pausa, riflettendo.
- Potremmo attaccarli lì dove sono. Sono talmente ammucchiati che non avrebbero il tempo di schivare i nostri colpi. Avremmo anche l’effetto sorpresa dalla nostra. -
- E dopo? Se ferissero Subaru? Se... -
- Potremmo allontanarci piano, ci seguirebbero, se sono stupidi come penso. –
E se uccidessero Subaru?
Se fosse già morto?

- Seishiro libererà Subaru, dopo scapperemo e lo seguiremo. Andrà tutto bene, è vivo, tranquillo. -
Kamui lo guardò, e si convinse che le parole del cacciatore corrispondessero al vero.
Subaru stava bene, e cosa più importante, Seishiro lo avrebbe salvato.
- Attacchiamoli da due lati, li confonderemo maggiormente. –
Kamui annuì.
Fuuma guardò il vampiro per qualche istante, sul volto un’espressione strana, un misto tra il preoccupato e qualcos’altro che il giovane non riuscì a comprendere.
Qualcosa che però lo fece rabbrividire, ma prima che il suo cervello riuscisse ad elaborare una domanda sensata, il cacciatore era già scomparso tra i rami.
Poco dopo lo intravide, più avanti, vicino alla folla.
Kamui fece lo stesso, e si nascose al lato opposto della folla.
Al segnale dell’altro, attaccarono insieme.
Si buttarono sulla folla, e fu lo scompiglio più totale.
Il vampiro sfoderò i suoi artigli, l’umano sguainò la sua spada lucente.
Cominciarono a colpire gli uomini, che ora gridavano e tentavano di difendersi, di schivare i fendenti, ma con poco successo.
Sangue da tutte le parti, grida, fracasso, rumore di ossa spezzate, occhi che chiedevano pietà, altri maligni ai quali non interessava la morte. Kamui ormai non se ne curava, si muoveva quasi meccanicamente calciando e tagliando con i suoi artigli. Si sforzava in tutti i modi di non guardare il fratello, altrimenti credeva sarebbe impazzito.
Anche l’umano, si diede da fare.
Con la sua spada tagliò teste, braccia, game. Il sangue che imbrattava le sue vesti e bagnava la lama affilata, tanto affilata che Kamui pensò potesse tagliare persino il diamante, come fosse burro.
Poi, il suo occhio si soffermò sull’elsa, sulla guardia d’orata dove spiccava una grande pietra preziosa. Forse ametista, o forse zaffiro. Oppure era di tutt’altro materiale.
Ma ciò che attirò l’attenzione del vampiro fu un’altra cosa.
Lui aveva già visto quella spada, sapeva che era qualcosa di importante, ma al momento gli sfuggì dove e quando la avesse vista.
Strano...
Perfettamente coordinati, il vampiro e il cacciatore cominciarono ad allontanarsi, attirando a sé gli umani, portandoli tra la vegetazione, cosicché si distrassero da Subaru.
Purtroppo però, non tutti li seguirono, e certi rimasero di guardia al vampiro, forse perché più furbi, o forse spaventati.
Subaru, intanto, non capiva cosa stesse succedendo.
Improvvisamente, il fracasso che lo aveva circondato per un’eternità, era cessato, e si era sostituito alle grida di dolore e di paura degli umani.
L’odore del sangue umano lo aveva pervaso, e per qualche istante gli era persino sembrato di percepire quello del fratello.
Forse stava impazzendo.
Sentì un uomo avvicinarsi, puzzava in maniera indicibile, sembrava fosse ricoperto di vomito.
Lo senti agitarsi attorno a lui, finché non chiese irrequieto –non capì a chi, forse a quei pochi umani che erano rimasti a sorvegliarlo-.
- Cosa state facendo? Incapaci! Dovete andare sub-... -
La sua frase fu troncata.
Sentì il suo corpo accasciarsi al suolo.
Ed ricominciarono le grida attorno a lui.
Subaru cominciò a spaventarsi. Cosa diavolo stava succedendo?
Tentò di alzarsi, ma non vi riuscì.
Quindi, provò a tastare lo spazio attorno a sé, ma non afferrò nulla.
Percepiva i copri degli umani che lo attorniavano che cadevano al suolo, privi di vita. Il loro sangue che inzuppava l’umida terra.
Poi, una forte folata di vento lo colpì duramente, quasi ferendolo.
Tutto fu zitto.
Solo un odore, fin troppo amato, lo raggiunse. Insieme a quello, arrivò anche una voce, una voce per lui indimenticabile.
- Ciao, Subaru-kun. –
Il cuore del vampiro mancò di un battito.
Rimase immobile, incredulo.
Incapace di parlare, di ragionare.
Sentì qualcuno liberargli i polsi e le caviglie dalle pesanti catene. Seguì il respiro lento e caldo di un uomo che lo sollevò da terra, sorreggendolo.
Quell’odore di ciliegio, quel calore.
Stava sognando.
Vibrò, come la corda di un violino.
E se fosse stata realtà?
Se, per una volta, i suoi desideri avessero corrisposto alla realtà?
Infondo, desiderava rivederlo.
Bramava di rivedere quel volto, sempre sorridente, lo sguardo profondo ed intenso, quella pelle scura, e i capelli corvini, lisci e morbidi, che ricadevano sulla fronte.
Ma allo stesso tempo, temeva di poterlo vedere.
Perché sapeva che si sarebbe lasciato portare ovunque, si sarebbe fatto strappare l’anima a morsi, pur di stare con lui. E sapeva che avrebbe fatto soffrire il fratello, molto.
Ma almeno in quello, lui, voleva essere egoista.
Quindi cominciò a piangere, non sapeva se per la gioia o per la paura, o per il dolore che gli attanagliava il petto, come mai in tutti quegli anni.
Le lacrime inzupparono la benda che aveva sugli occhi.
Si poggiò al petto dell’uomo, disperato.
Le braccia del cacciatore lo strinsero; una mano passò tra i suoi capelli, sciogliendo il nodo della benda, che con un fruscio leggero cadde al suolo.
Le lacrime, finalmente libere, solcarono il volto del vampiro, mentre questi apriva gli occhi, incontrando lo sguardo del più grande.
Tutto era offuscato e indistinto, ma riuscì comunque a riconoscere quel volto.
Lo avrebbe riconosciuto tra mille. Conosceva ogni curva, ogni centimetro di quel viso. Le labbra, sempre sorridenti, lo sguardo che tanto amava, e tanto odiava.
Con mano incerta andò ad accarezzare il volto dell’amato, come per accertarsi che non stesse sognando, per essere sicuri di essere sveglio, di aver finalmente rivisto quell’uomo.
Seishiro.
E sorrise.
Era contento, finalmente.
- Seishiro-san... –
Un sospiro.
Avrebbe voluto dirgli tante di quelle cose... chiedergli perché fosse cambiato, per quel motivo ora era lì, che lo sorreggeva, perché... perché.
Ma non ebbe il fiato, o forse il coraggio, per esprimere i suoi pensieri.
E un capogiro lo colpì, d’improvviso, e svenne.
La mano cadde inerme lungo i suoi fianchi, il corpo si afflosciava contro quello dell’umano, che svelto lo sollevò, prendendolo in braccio e avvolgendolo di una coperta strappata ad uno degli umani a terra.
Lo sguardo perennemente fisso sul suo volto.
Neppure lui credeva di averlo finalmente rivisto, di stringerlo tra le braccia.
Era perfettamente come lo ricordava.
Dolce, sensibile, puro.
Con il dorso della mano, asciugò le tante lacrime che bagnavano il volto niveo del vampiro, sorridendo quando lo vide arrossire e mormorare qualcosa.
- Mi sei mancato. –
Il vampiro non avrebbe mai udito quelle parole, quel sussurro dolce, che avrebbe riscaldato il suo cuore.










(1): Gli oni (鬼) sono creature mitologiche del folklore giapponese, simili ai demoni e agli orchi occidentali. [da Wikipedia.]
(2): Dato che non ho ben capito come combatte Fuuma in Tsubasa, ho preferito che combattesse con una spada. Teoricamente, la “spada dall’elsa intarsiata”, sarebbe la Spada Divina di X.
(3): In Giappone, si dice che quando si starnutisce senza essere raffreddati, è perché qualcuno ti sta pensando. (o almeno è quello che mi ricordo di aver letto seeeeeecoli fa da qualche parte, se è errato, ditemelo e_e)






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Ok, è stato un inferno scrivere questo capitolo.
Non avevo la minima idea di dove avessero portato Subaru, di chi fossero gli umani, e di come avrebbero fatto Fuuma, Seishiro e Kamui a salvare Subaru (che si, lo so, lo tratto sempre malissimo e_è. Ma posso assicurarvi che è un personaggio che adoro). E per giunta non mi è mai capitato di scrivere simili scene d’azione (in poche parole me la vado a cercare). Quindi abbiate venia u_ù.
La parte dove Seishiro dice “Ciao, Subaru-kun” mi ha fatto stramazzare a terra. Non chiedetemi il perché, ma questa è stata la mia reazione quando ho scritto quella parte *me malata*.
Invece, il pezzo dove Kamui beve il sangue a Fuuma, dovevo mettercelo a tutti i costi. Io stessa morivo dalla voglia di scriverlo XD.
Per quanto riguarda il sogno, beh nel prossimo capitolo si vedrà l’effetto che ha sulla realtà, e forse si capirà qualcosa anche riguardo all’inizio della storia, il prologo (questo sempre se io stessa capisco qualcosa dell’intruglio pazzesco che ho in testa.).
E dovrebbe anche comparire Yuko-san *w*
Il fatto è che, quella donna è troppo perfetta, stupenda, amabile e bastarda. La adoVo, ma non la capisco più di tanto. Quindi, boh è da vedere u_ù.

PS: Subaru, dato che piangeva, e dato che era leggermente scombussolato *sese* non si accorge dell’occhio cieco di Seishiro. questo accadrà dopo *annuisce*.





Non sono un fenomeno nella scrittura, ma vi prego di commentare ^_^ Non avete idea di come mi rende felice leggere dei commenti, anche se critiche u_ù
Ja ne~
   
 
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