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Autore: Lady Lara    19/01/2016    4 recensioni
"Anno domini MDCCXXVI XV giorno del V Mese . Diario di bordo .."
L'Irlanda e la Scozia subiscono il dominio dell'Inghilterra e le angherie di RE Guglielmo III. L'eroico pirata Captain Hook combatte la sua guerra personale. Qualcuno gli ha insegnato che si combatte per onore, per giustizia o per amore. Lui sceglierà quale uomo essere.
Chi è Lady Barbra, che lo assolda per una missione in incognito? E la donna che tutti chiamano "La Salvatrice"? Killian Jones è troppo scaltro per non capire che c'è altro oltre le apparenze.
Due anime che sanno leggersi l'un l'altra. Che succederà quando intenti e passione si incontreranno?
"Preferisco non averti che averti una sola volta e perderti per sempre .." Il dolore vissuto che rende oscuri e una nuova luce che permetterà loro di trovarsi ed amarsi anche se sembrava impossibile. Ciò che hanno fatto nella loro vita e ciò che faranno sarà per amore. Solo per amore.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Il Primo Amore

XVI Capitolo

 

Il Primo Amore

 

 

Un bacio. Cos’è un bacio? Quel qualcosa che unisce due esseri, facendo assaporare la promessa dell’intimità. Un desiderio …

Emma guardava negli occhi Killian, il suo Killian! Le aveva appena detto sulle labbra che aveva ritrovato il suo primo amore! Era lei! Era sempre stata lei, nonostante il tempo, nonostante la distanza, nonostante la sofferenza, nonostante altri incontri, nonostante altri amori.

Il primo amore, quello che resta inciso nel cuore, perché ti ha dato quel palpito che per la prima volta ha scosso il tuo cuore e la tua anima. Il primo amore che scoppia come un fulmine a ciel sereno. Quello che ti conferma, a distanza di tempo e spazio, che i tuoi sentimenti e i suoi non sono cambiati, perché sono veri.

Quel tipo, di primo amore, si chiama “Vero Amore”, sarà con te per sempre,  oltre ogni cosa, oltre ogni limite, oltre ogni male, oltre ogni bene, oltre la vita e per Emma, lo sentiva nel profondo di sé stessa, sarebbe stato anche oltre la morte.

Pensò tutto questo in una frazione di secondo o forse nell’eternità di quello sguardo, mentre si perdevano nella profondità dell’azzurro del cielo di Killian e del verde della terra di Emma. Il cielo e la terra che l’eternità dell’universo unisce da sempre. Due parti di un tutto, due anime gemelle.

Un nodo legò la voce della Principessa, non riuscì a dire parola, una lacrima scivolò dal suo occhio destro, anche lei lo aveva ritrovato il suo primo amore, era lì che le sfiorava le labbra, in trepidante attesa di una risposta. Non riusciva a rispondere con suoni umani Emma, il suono che sentiva nelle orecchie e forse lo sentiva anche Killian, era il battito tumultuoso del proprio cuore, ma era così forte, mentre si stringevano, sempre più desiderosi di quel contatto, che Emma si rese conto che quel frastuono era dovuto al battito contemporaneo che si sprigionava dal petto di tutti e due.

Il bacio, che Emma diede allora a Killian, fu la risposta. Non c’era bisogno di dire t’amo perché lo sentivano così, da quel suono e da “quell’apostrofo rosa” che il bacio era stato, tra quelle due minuscole parole che, nonostante la loro brevità, avevano il significato più grande del mondo.

Fu un bacio di profondo affetto, di bene dell’anima, di dolcissima condivisione. Erano così affini nei pensieri, negli ideali, negli intenti  e nelle azioni, che tutti coloro che potevano osservarli avrebbero detto che erano l’uno dell’altra. Paul avrebbe ricordato il suo pensiero poetico sulle due parti di una bella mela rossa.

 – Ti amo Emma … ti amo più della mia stessa vita. Una vita che non avrebbe senso e significato senza la tua presenza. Sei la mia Stella Polare, sei la stella del mattino, la luce che mi potrà riportare a casa. Ho avuto tanti segni che mi riportavano a te, nonostante le interferenze di malvagi, che hanno interrotto la linea che ci avrebbe fatto incontrare veramente e non di sfuggita, dodici anni fa. Dimmi che anche tu lo hai sentito, dimmi che non l’ho solo sognato. Ho sfiorato i tuoi capelli, allora, con il pensiero, mi sono ritrovato alle tue spalle a respirare il tuo profumo, eppure ero vicino alla porta per andare via. Sono tornato alla mia nave, ma ero ancora lì con te, potevo vederti, mentre ero seduto, alla scrivania della mia stanza di allora, a tracciare su un foglio la tua figura che avevo visto solo di spalle. Non tremare amore mio, non avere paura di dirmi che non era solo un fantasma questo sentimento, ti prego … dimmi che era reale e che è successo anche a te.

Emma avrebbe voluto gridarlo ma non ci riusciva, non era brava con le parole come   lo era lui, riuscì a dire qualcosa che per lui fu comunque rilevante per ciò che lei sentiva nei suoi confronti

– Io quella sera ti ho sentito Killian e continuo a sentirti anche ora e temo che non potrò mai più smettere di sentirti.

Le loro labbra si unirono di nuovo, divorandosi ora e bruciando nel fuoco della passione. Iniziarono a sentire una nuova musica e si meravigliarono che effettivamente quella musica non era nel loro cuore o nel loro cervello. Era veramente nell’aria, il violino di Bardo stava suonando una dolcissima melodia. Eddy per ringraziare Emma delle parole che prima gli aveva rivolto, aveva chiesto all’amico di suonare per lei e per il Capitano del quale ormai, nel significato che aveva imparato dalle parole della Principessa, era sicuro che fosse innamorato perso di lei.

Il buio stava diventando più intenso, Jambon fu costretto ad avvisarli che era già tutto pronto in tavola. Emma aveva accettato di cenare, per tutte le sere seguenti, con Killian.

– Se ci perderemo di nuovo Emma, avrò saputo quello che mi hai detto e avrò passato ogni minuto con te, senza perdermi nessun attimo e nessuno dei tuoi sorrisi e dei tuoi sguardi.

Cenarono, nutrendosi più della presenza l’uno dell’altra che del cibo, preparato, in modo sublime, dal cuoco di bordo. Dopo non restarono nell’alloggio del Capitano. Killian prese una coperta e nel caldo di quella sera di metà giugno, si diressero sul ponte di prora. Si sdraiarono vicini, dopo che lui ebbe provveduto a stendere sul tavolato del vascello la coperta. Stettero così, intrecciando le dita della mano di lui con quella di lei, a guardare le stelle. Killian le descrisse una per una, le confidò di chiamare Righel con il nome del fratello. Le mostrò la Croce del nord e le raccontò che la chiamavano anche Cignus, le disse di Albirio, due strane stelle gemelle, rappresentanti la testa di Cignus, una gialla e una blu che le confessò di aver chiamato con i loro nomi, quella era la costellazione che l’aveva accompagnato verso Storybrook. Ad un certo punto si accorse che Emma non rispondeva più, si era addormentata. Il Capitano sorrise e le sfiorò la guancia con  la punta delle dita. L’avvolse nella coperta e la prese in braccio. Si diresse verso l’alloggio di lei, aprì la porta con un gomito, entrò e la depose delicatamente sul letto. Le lasciò un tenero bacio sulla fronte, la sentì sospirare nel sonno e nel sonno dire:

- Ti amo Killian Jones …

 Nel petto del Capitano riavvampò quel calore che da giorni ormai lo consumava. Stava abbattendo, un po’ per volta, le alte mura che Emma aveva eretto intorno a sé per anni. La guardò ancora, mentre dormiva tranquilla, rapito dalla sua bellezza, con il pensiero le disse: “Buonanotte mia Principessa”, l’anima di Emma lo sentì veramente, perché di nuovo lei parlò nel sonno rispondendo: “Buona notte mio Pirata”.

 

Il Capitano Jones dopo aver chiuso delicatamente la porta della stanza di Emma, entrò nella propria e deciso a coricarsi, si tolse il panciotto e la camicia, restò a dorso nudo, con i pantaloni ancora indosso e privandosi degli stivali che lasciò ai piedi del letto. Tolse la protesi uncinata e si massaggiò il moncherino, guardandolo tristemente. Non poteva dimenticare quello che aveva subito e soprattutto quello che aveva patito Milha. Doveva pur esistere una giustizia divina!

Aveva ascoltato con orrore quanto Emma gli aveva raccontato. Pensava che avesse una serena vita matrimoniale, invece il figlio del “Macellaio” o “Coccodrillo”, come lo chiamava più spesso, non era migliore del padre. Aveva stuprato Emma, la Sua Emma! Non sopportò l’immagine che gli si parò davanti, troppo dolorosa nel sentire il dolore fisico e psichico che lei aveva subito. Troppo forte il senso di rabbia e troppo accecante la gelosia. Doveva calmarsi! Doveva calmarsi! Si passò la mano sugli occhi e la fronte, respirando profondamente e portandosi poi le braccia ad incrociarsi dietro la testa per tenersi sollevato dal cuscino. Come aveva potuto Neal? Come? Emma era così soave, lo era ancora ora, figuriamoci allora, così giovane e pura. Come aveva potuto distruggere la sua purezza così violentemente? In un atto d’amore che lei da sposa novella si aspettava, era stata tradita brutalmente! Quale donna non avrebbe eretto i muri che aveva costruito Emma, barricandosi tra essi? Pensò a sé stesso, al suo comportamento durante il primo invito a cena. Santo Iddio! Avesse saputo! Cosa aveva fatto lui stesso?! E voleva conquistare il suo cuore quando si stava mostrando uguale a Neal? Eppure, nei giorni seguenti, Emma lo aveva curato e accudito. Ringraziò Dio di quella disavventura che in realtà lo aveva avvicinato di più a lei. Sapeva che ora si fidava di lui. Spontaneamente si era reso conto che c’era qualcosa per cui lei soffriva, nel rapporto con Neal, era riuscito a leggere tra le righe, nonostante lei cercasse di tenerlo celato. Alla fine si era fidata di lui, lasciandosi andare alle sue amorevoli carezze, era riuscito almeno in questo. Gli aveva detto che le era piaciuto, si era sentita venerata. Dolce, immacolata creatura! Questo era! Non aveva avuto altre esperienze! Lui si era sentito il primo, senza sapere che effettivamente era così. Sentì forte, ancora una volta, il desiderio di possederla completamente, non era solo un desiderio sessuale, era un desiderio di appartenenza reciproca, voleva che anche lei lo desiderasse allo stesso modo, voleva che si appartenessero corpo e anima, era certo che le loro anime erano unite già da tanto, forse anche da prima dell’incontro, non incontro, di dodici anni prima.

Era possibile che, nel libro del destino, Dio li avesse creati come Adamo ed Eva, destinati l’uno all’altra? Anime gemelle?

Killian amava Emma, adorava la sua femminilità e tutto il suo modo di essere. Ogni donna doveva essere amata così. Ogni donna doveva essere un fiore da curare amorevolmente, da lasciar vivere, un fiore che non doveva essere reciso. Pensando questo, ricordò chi, per primo, gli aveva insegnato cosa una donna rappresentasse per un uomo degno di portare questo nome, suo padre.

 

Drogheda 23 anni prima

Finalmente la famiglia Jones era tornata nella contea di Drogheda, in Irlanda. Il Conte Colin Flinth Jones, avendo mostrato fedeltà alla corona d’Inghilterra, era stato autorizzato, per le sue capacità d’ingegnere navale ad aprire un cantiere nella Baia di Dundalk. Lì, il Re Guglielmo III gli aveva commissionato la costruzione di alcuni vascelli da guerra per rimpinguare la Royal Navy.

La scrivania del suo studio era sempre piena di disegni, progetti di navi che incantavano il piccolo Killian. Spesso il bambino, mentre il padre lavorava con riga, squadra e compasso, calcolando le proporzioni e le distanze delle sue creazioni, si divertiva a disegnare, con i suoi carboncini e pergamene, su un tavolinetto da the, posto in un angolo della stanza. Killy stava inginocchiato ore a quel tavolinetto, a sognare che anche i suoi disegni, di barche e navi, diventassero un giorno realtà, come quelle di papà Colin. Aveva mostrato, fin da piccolo, una buona mano nel disegno libero e con il tempo si era palesato un vero e proprio talento anche nel disegno tecnico. Il piccolo adorava suo padre e quando era a casa, invece che sul cantiere, dove spesso passava giorni, a causa della non breve distanza tra Drogheda e la Baia di Dundalk, per la  maggior parte del tempo era alle sue calcagna. Sua madre Helen approvava e quando entrava nello studio del marito, vedendo il piccolo appassionarsi agli stessi interessi paterni, non poteva non notare la fortissima somiglianza tra i due. Killian era il ritratto di suo padre, stessi occhi azzurri, stesso profilo, zigomi alti, capelli neri e per la maggior parte delle volte scompigliati. Solo l’ovale del viso era più dolce in Killy, a causa della giovane età. Helen era convinta che da adulto, il suo Killian, sarebbe stato facilmente scambiato per il padre e avrebbe posseduto la sua avvenenza, il portamento elegante e sicuro di sé che contraddistinguevano suo marito.

Colin aveva diverse passioni, amava la musica e suonava il piano, cosa che faceva ancor meglio Helen. Fin da bambino, la sua nobile famiglia aveva tenuto ad un’educazione raffinata e non gli erano mancati istitutori severi. Tornando a Drogheda aveva fatto in modo da poter approfondire una delle sue passioni: la botanica. Dando lavoro agli uomini del posto, aveva fatto costruire una splendida serra, dove coltivava magnifici fiori e dove sua moglie poteva passare delle ore, ricamando o leggendo, tra quei colori e quei profumi che lui aveva realizzato proprio in suo onore. In un angolo della serra era sistemato il salottino di Helen e spesso vi bevevano insieme il the delle 17,00, abitudine presa durante la loro permanenza a Londra.

Killy, con il mento poggiato sulle mani, poste sul tavolo da lavoro della serra, guardava suo padre che travasava una pianta rara. Con mani esperte e gesti delicati, Colin poneva le radici della pianta in un nuovo vaso, inseriva uno o due bastoncini di legno per reggere il gambo del fiore, allacciava con dello spago il gambo alle asticelle di legno e sfiorava i delicati fiori carnosi di quella pianta esotica.

 – Come si chiama questa pianta padre?

– Orchidea Killian! È una pianta esotica, tuo fratello Liam l’ha ricevuta da un suo amico che è andato in missione in Africa. Nonostante sia abituata al caldo è abbastanza robusta da sopravvivere anche al nostro clima e con il caldo umido della serra è come se si trovasse nel suo ambiente naturale, vedi quante piantine sono riuscito ad ottenerne?

Effettivamente papà Colin era riuscito a riprodurre diversi vasi di quel bellissimo fiore. Helen entrò con il vassoio del the.

 – Killy, tesoro, mi aiuteresti per favore?

– Subito mamma! Oh! Hai cucinato i biscotti a forma di gattino che piacciono tanto a me?!

 – Si amore, Olivia mi ha dato una mano! Se vai a cercare Jeff li mangerete insieme e domani li potrai offrire anche al professor Hopper quando verrà a farvi lezione.

– Tra un po’ andrò. Sai papà? Credo che questo sia il fiore più bello di questa serra!

Colin sorseggiava il the nella sua tazza, al collo una sciarpa di lana grigia che lo proteggeva dal freddo di quel mese di novembre. Posò la tazza riprendendo il vaso di orchidea e portandolo su un altro ripiano. Killian lo seguì ed il padre gli disse sottovoce chinandosi alla sua altezza:

– Figliolo, il fiore più bello di questa serra, per me è tua madre! Lei è come un fiore, tutte le donne sono come fiori! Guarda questa orchidea, ha radici e rami che sembrano robusti, ma sono in realtà delicati e vanno trattati con movimenti attenti ed egualmente delicati o si spezzeranno facilmente. Il fiore stesso che sembra così spesso e carnoso, può durare a lungo e se annaffiato e accudito bene, conserva la sua bellezza. Lo stesso per una donna, una donna maltrattata appassisce come un fiore avvizzito. Se stringi un petalo con forza, vedi? Sembra formarsi un livido! Anche la pelle di una donna è così delicata. Quindi figlio mio, impara questa lezione, ama i fiori e le donne allo stesso modo e riceverai più amore di quello che tu regalerai!

***

Emma era per Killian come quell’orchidea rara che suo padre gli aveva mostrato tanti anni prima. Le sue parole gli risuonavano ancora nelle orecchie. Aveva sempre amato le donne nella loro essenza, mai si sarebbe permesso di far loro del male e non poteva assolutamente tollerare che un misero omuncolo come Neal avesse invece abusato in quel modo spregevole di lei.

La porta del suo alloggio si spalancò improvvisamente. Killian balzò in piedi. Emma si era palesata nella sua stanza, trafelata, con la preoccupazione sul viso, ma appena lo vide l’espressione si addolcì in un sorriso di sollievo, gli volò tra le braccia, facendogli perdere l’equilibrio per la sorpresa e facendolo cadere sul letto. Killian rise di gusto all’irruenza improvvisa di quella donna che aveva appena definito delicata come un fiore, si, c’erano dei momenti di eccezione in Emma!

– Tesoro che succede, mi hai fatto prendere un colpo!

– Mi sono svegliata improvvisamente e ricordavo di essere con te sul ponte …  volevo dirti che io ti … io ti…

Killian strinse leggermente le labbra mentre si era portato seduto sul letto con lei a cavalcioni sulle sue gambe. La sua espressione diceva che si stava aspettando le parole che le aveva sentito pronunciare nel sonno, la incoraggiò a parlare con lo sguardo, ora quelle parole sarebbero diventate vere, gestite dalla realtà e non dal sonno.

 – Io ... ti … ho sognato. Eri in pericolo, il Duca era tornato e stavate combattendo in duello, io sono corsa verso di te, ma improvvisamente qualcosa mi ha trattenuto, delle piante si sono avvinghiate alle mie gambe e alle mie braccia e non potevo muovermi, tu te ne sei accorto, sei venuto verso di me, abbassando la guardia e lui ti ha trafitto il cuore colpendoti vilmente alla schiena … Killian ti ho visto … morire … scivolare lentamente a terra e chiudere gli occhi … ho avuto paura, mi sono svegliata e … e … dovevo assicurarmi che stessi bene … scusami se ti ho svegliato ma … io … io ho avuto paura di perderti …

Killian pur nella delusione dell’aspettativa tradita, le rivolse un sorriso, sapeva che Emma lo amava, non si sarebbe preoccupata così per lui, precipitandosi in quel modo nella sua stanza solo per un sogno. Pensò che ancora c’erano muri da abbattere prima che riuscisse ad esternare esplicitamente quel sentimento. Non aveva importanza quando ci avrebbe messo, avrebbe aspettato.

– Emma … ti ho già detto e te lo ripeto, la mia specialità è di essere bravo a sopravvivere, non ti preoccupare per me Tesoro, ho un buon motivo per restare vivo, non ho intenzione di lasciarti, ho scelto un lavoro per me ...

 – Un lavoro?

 – Si Emma, proteggere il tuo cuore!

La strinse forte al suo petto e la portò giù con se sul letto. La tenne avvinta a sé mentre lei poggiava la guancia sul suo torace, ascoltando il battito veloce del suo cuore.

– Killian, ho un presentimento, non pensare che io sia pazza, ma ho la sensazione che presto capiterà qualcosa che ci metterà in pericolo.

– Siamo in mare Emma e può succedere di tutto, ma non ci bendiamo la testa prima … cerca di stare tranquilla!

– Hai cambiato il nome alla nave … penso che debba sparire anche Captain Hook.

– Cosa dici Amore mio, io non ho intenzione di nascondermi davanti al pericolo, sono abituato ad affrontarlo!

– Non è quello che volevo dire, so quanto tu sia coraggioso e impavido, semplicemente non devi sembrare Captain Hook. Oggi ho parlato con Nicodemo …

– Si … ho notato …

– Gli ho commissionato un regalo per te!

– Un regalo?

– Domani vedrai! Inoltre ho pensato che Fox potrebbe in alcune occasioni farsi passare per il capitano della nave, secondo chi dovessimo incontrare, ti somiglia per  corporatura e avete la stessa età e i capelli scuri.

– Certo che ne pensi con quella tua testolina! Sei veramente intraprendente! Comunque il capitano della nave sono io e ti ricordo che sono il tuo corsaro. Il mio primo compito è di proteggerti, non di farmi proteggere da te, anche se questo tuo intento mi fa capire quando tu sia ammaliata dal mio maledetto fascino!

– Si, sono ammaliata soprattutto dal tuo ego Killian!

Emma rise e Killian fu contento di averla fatta ridere, le sue idee comunque erano condivisibili e ci potevano essere situazioni per cui si sarebbero potute rivelare utili.

La tenne ancora sul petto, avvolgendola con il braccio sinistro, fino a che, cullata dal battito del suo cuore, che stava riprendendo un ritmo più adeguato, non si riaddormentò serenamente.

– Dormi mio Cigno, veglierò su di te!

 

Scozia: Isola di Arran

L’asta colpì violentemente e velocemente, con precisione, la sfera, che rotolò sul verde panno del tavolo da biliardo e colpì una sfera rossa che rimbalzando sulla sponda di legno della cornice, colpì poi altre due pesanti sfere che a loro volta spinsero seguendole, altre due che si infilarono nelle buche agli angoli opposti dello stesso lato del tavolo, opposto a quello del primo rimbalzo.

Il Duca Rumbl Mc Cassidy alzò l’asta di legno con il manico finemente intagliato e vi passò sulla punta un pezzetto di gesso. Stava per colpire nuovamente le ultime due sfere e completare la sua solitaria performance, quando, un passo veloce ed una voce femminile, lo distrassero e lo fecero rialzare e deporre sul panno l’asta.

Era un uomo non particolarmente alto, sui sessanta anni d’età, vestito elegantemente, con calze bianche, pantaloni setosi corti fino al ginocchio, un panciotto di broccato beige ricamato ed una camicia color avorio, con arricciatura ai polsi ed una sciarpa, di uguale consistenza, annodata al collo. Nonostante gli abiti eleganti, la sua espressione non tranquillizzava. Aveva sul volto rugoso, un ghigno malevolo che scopriva i denti irregolari, con alcuni rovinati dal tabacco che era solito masticare.

La Baronessa Lady Cora Mills si muoveva sinuosa verso di lui, avvolta in una vestaglia di velluto rosso che scopriva le lunghe gambe al suo camminare ed il seno prosperoso, anche se non più arricchito dalla floridezza della gioventù. Aveva un’età indefinibile, forse oltre i cinquantasei anni. Le si potevano notare delle piccole rughe intorno al labbro superiore e agli angoli esterni degli occhi. La sua pelle non era più liscia come una volta, ma la sua avvenenza persisteva, sulle vestigia di una bellezza ancor più fulgida, vissuta durante la sua gioventù.

– Si è fatto tardi mio Caro, ti aspettavo nel mio letto! Stai ancora pensando al tuo progetto?

– Cara, si! Anche se tu non sei dello stesso parere, ho intenzione di andare avanti con i miei piani!

– Credo che sia veramente un’idea sciocca! Ora che sei tornato nelle grazie del Re, con la denuncia contro il Pirata, non hai reali motivi per andartene di nuovo con Barba Nera!

– Mia cara, puoi dire quello che ti pare, ma sai benissimo che ho i miei motivi e tutto sommato denunciare quello sciocco idealista, paladino della giustizia, non solo mi ha riportato la benevolenza del Re, ma ha scatenato la ricerca della Royal Navy su di lui, così avrò qualcuno che me lo toglierà di torno una volta per tutte e potrò tornare indisturbato a Storybrook. Ho un piccolo conto in sospeso con la mia adorabile nuora, penso che mi divertirò un mondo con lei, quando l’avrò tra le mie mani!

– Che ingenua che sono! Ti interessa anche tua nuora adesso? A pensare che ero convinta che andassi a riprenderti tuo figlio, anche se visto come hai trattato Neal avevo dubbi sul tuo reale interesse per il piccolo. Pensavo che fosse per il tuo attaccamento a Milha, per avere un suo ricordo! Hai fatto fosse con i piedi per averla, ma non sei riuscito ad avere la sua anima come volevi!

Era vero. Non voleva ammetterlo neppure a se stesso, ma riprendere il figlio che aveva avuto da Milha, per vedere qualcosa di lei in quel piccolo essere, era il suo desiderio più grande.

Rumbl aveva sposato la dolce Lady Sara, un matrimonio combinato che non era mai sfociato nell’amore che la moglie aveva auspicato. L’aveva relegata a Storybrook con il figlio che avevano avuto, Neal, un totale inetto. Non era mai valso nulla ai suoi occhi, privo di iniziativa, completamente indolente ed attaccato alle gonne della madre, che lo viziava in tutti i modi. A Rumbl piaceva la forza ed il potere. Neal non possedeva nessuna assertività, baah! Era precisamente come sua madre, una bella bambola con la testa piena solo di preghiere e quei buoni valori che a lui facevano semplicemente ridere! Ricordava i tentativi di seduzione che la moglie attuava per trattenerlo alla rocca, povera ingenua! Lui era abituato a Cora, lei si che sapeva come portarlo al culmine dell’eccitazione e del piacere! Era una donna dannatamente sensuale, crudele, perversa. Cora era la sua controparte femminile, in tutti quegli anni era stata la sua amante, passava più tempo con lei e nel suo letto che presso la sua famiglia a Storybrook. Gli affari lo richiamavano di continuo in Scozia, sulla sua isola di Arran, in fin dei conti ne aveva la reggenza, aveva tutte le scuse plausibili e si era accorto che Sara non aveva sospettato mai nulla, piccola anima candida! Cora non aveva nulla di candido se non la pelle che ora iniziava ad avvizzire, ma ancora aveva molto da dare!

Certo l’incontro con Milha lo aveva veramente destabilizzato. Accompagnato dalla sua carrozza, si era fermato accidentalmente per un danno alla ruota del mezzo, alla taverna dove ella lavorava. La giovane era alta, con un corpo di stupende proporzioni, i capelli neri ondulati le danzavano sulla schiena, mentre serviva vassoi di rum e birra ai clienti. Alzò la voce per chiedere un tavolo e da bere, lei si girò con uno sguardo fiero, sprigionato da due occhi grigio scuro, indefinibili nuvole tempestose. Rimase con l’ordinazione che moriva sulle labbra. Gli sembrò di non aver mai visto altra bellezza. Sparì anche Cora, alla sua vista, per la quale aveva solo sentito da sempre una grande attrazione fisica e con la quale condividevano le stesse modalità perverse che si esprimevano, non solo sotto le lenzuola, ma anche nel culto demoniaco che professavano.

Milha gli aveva rubato il cuore con uno sguardo e non era stato uno sguardo amorevole. Era una donna dura, nonostante la giovane età, scostante, non stava ai complimenti né ai regali che iniziò a farle con insistenza. Le portò un vestito rosso meraviglioso, le disse con il tono più galante e affabile che poteva che avrebbe gioito nel vederlo sul suo splendido corpo, lei lo derise, poteva riportarselo a casa il suo vestito! Lei preferiva i suoi stracci umili ma onesti, non voleva diventare la sgualdrina di un vecchio ricco Duca!

 Vecchio?! Vecchio a lui?! Chi credeva di essere? Iniziò a seguirla non visto, voleva sapere tutto di lei. Scoprì che aveva un fratellino di circa otto o nove anni e la madre malata che spesso era costretta a letto.

 La cosa che lo sconvolse del tutto, capitò un pomeriggio. La seguì dalla taverna al molo, la vide attendere, guardando l’orizzonte. La nebbia calava e tra la nebbia si intravide attraccare un vascello. Vide l’agitazione della ragazza. Una passerella venne calata dalla nave e ancora non aveva toccato il molo che un giovane uomo sui 22, 23 anni scese di corsa, l’afferrò alla vita con le forti braccia muscolose. Sollevandola da terra fecero un giro su se stessi, la posò e le portò le mani alle guance, accostandole il viso al suo e baciandola teneramente. Lei gli portò le sue al collo, il giovane le accarezzò la schiena e si baciarono nuovamente in modo più passionale. Rumbl sentì ribollire il sangue nelle vene e sentì forte il desiderio di eliminare quel giovane molto più attraente di lui, anzi, più attraente di molti per la verità. Come poteva competere con uno così?!  Sicuramente Milha era innamorata di lui, non aveva speranze se stava ad aspettare di conquistarla. Diventò un’ossessione avere quella ragazza. Fortunatamente il giovanotto andava via abbastanza presto, solitamente restava una settimana o meno. Li osservava camminare insieme, scambiarsi effusioni, sparire nella camera da letto che lui occupava quando era ad Arran. Rumbl restava fuori dalla taverna ad osservare la loro finestra per ore, rodendosi il fegato, immaginando cosa succedesse in quella stanza, il lume veniva spento quasi a mattino, doveva esserci molta passione tra quei due. Il desiderio di uccidere il giovanotto stava diventando un’esigenza sempre più impellente. Partirono anche insieme per circa due settimane. Il tormento  per la gelosia e il desiderio della giovane gli chiuse lo stomaco. Era diventato l’ombra di sé stesso, non faceva che masticare tabacco per tenersi su. Cora lo derideva per questa sua infatuazione passeggera. Ma non era una semplice infatuazione. Per lui era la prima volta che amava così prepotentemente una donna, non gli era mai successo. “Certo come no!” Diceva Cora, ”Il tuo primo amore!” E rideva affermando che se l’avesse avuta anche una sola volta l’avrebbe dimenticata nel giro del tempo dell’amplesso.

Aspettò pazientemente, escogitando un piano. Milha ed il suo uomo tornarono, lei riprese a lavorare alla taverna. Continuò ad osservarla a distanza, non si fece vedere per un bel pezzo, lei doveva pensare che l’avesse dimenticata o che si fosse arreso, il suo uomo doveva pensare lo stesso. Non ci teneva ad intraprendere un duello con lui, aveva visto che agilità felina aveva il giovanotto, poteva essere suo figlio per età. Pensò che sarebbe stato orgoglioso di suo figlio se fosse stato la metà di quello che gli sembrava quel giovane capitano. Prese informazioni anche su di lui, scoprì i suoi nobili natali e della sua carriera interrotta, era diventato un pirata. Bene! Bene! Notizie molto utili per incastrarlo e liberarsi di lui in modo splendidamente legale. Arrestato ed impiccato per tradimento, diserzione e pirateria! Poteva provare a ricattare Milha, se teneva a lui si sarebbe concessa facilmente o comunque in ogni caso il giovane Killian Jones sarebbe finito sulla forca, aveva amicizie molto in alto lui! Ghignò all’idea, mentre dalla sua carrozza, nascosta nel vicolo di fianco alla taverna, li guardava camminare ignari e accecati dal loro odioso amore.

Il suo piano si stava attuando, iniziò preparando la denuncia contro il bel pirata, inventò anche qualche succoso aneddoto sul suo ammutinamento al fratello comandante, l’avrebbe reso più odioso e spietato, veramente un ottimo pendaglio da forca! Attese comunque la sua partenza.

Due uomini lo accompagnarono con la carrozza al molo. Ben nascosti videro l’ultimo saluto tra i due amanti. Si, sarebbe stato l’ultimo saluto, avrebbe fatto in modo che lo fosse!

Milha tornava verso la taverna, stringendosi lo scialle sul seno, Killian le sarebbe mancato tanto. Gli sarebbero mancate le sue dolci carezze, il suo affetto, il suo rispetto, il suo sorriso, che con quegli occhi azzurri illuminavano la sua triste giornata. Lo portava ormai nel cuore, ma sentiva che pur volendole un gran bene, non era per lui come era per lei. Sentiva che Killian aspirava a qualcosa di più profondo, sapeva dove il suo cuore si era fermato, aveva visto quel disegno nella sua scrivania. C’era un legame tra lui e la ragazza del disegno che non si sarebbe mai spezzato. Le aveva detto che non l’aveva mai vista in viso, gli aveva creduto, Killian non mentiva, era un uomo d’onore, voleva credere lui stesso a quanto diceva, anche perché non avrebbe mai potuto andare da quella ragazza, almeno non più, era un pirata e lei una principessa, non aveva speranze, aveva dovuto chiuderla in quel cassetto per toglierla dal cuore. Gli aveva buttato la chiave in mare, era il suo passato, lei ora era il suo presente ed il suo futuro. Non fece caso ai due uomini che la seguivano, troppo soprapensiero per accorgersene. L’afferrarono all’improvviso, uno le tappò la bocca per non farla gridare, inserendovi un panno, per poco non soffocava e il vomito le salì in gola, resistette, l’adrenalina la stava aiutando, iniziò a scalciare, a dimenarsi. Uno dei due la tenne per le braccia, l’altro le immobilizzò le gambe. La imbavagliarono e la caricarono nella carrozza.

– Buona sera mia cara!

Riconobbe con orrore quella voce stridula, seppe che per lei quella era la fine. Seduto davanti a lei, con la mano destra poggiata sul pomello del suo lucido bastone, c’era l’uomo dei suoi incubi. Era il mostro che riusciva a dimenticare solo tra le braccia di Killian, quante volte si era svegliata con gli incubi e lui l’aveva tranquillizzata. Ora, Killian non era con lei ed il suo incubo peggiore era appena incominciato. La carrozza partì e il Duca si avventò su di lei, le strappò la camiciola, non portava un corsetto, questo lo facilitò ad impossessarsi del suo seno. Milha provava ribrezzo e schifo, non poteva gridare e la disperazione consentì, solo ai suoi occhi, di manifestare questo sentimento con un muto pianto. Non poteva difendersi, legata mani e piedi, ma tirando indietro le gambe riuscì a scalciarlo in avanti. Lo fece ricadere sul sedile di fronte al suo, ma quello non si arrese, la voltò a pancia in sotto, portandola in ginocchio davanti a lui, le afferrò i polsi, schiacciandola con il petto sul sedile e cercando di alzarle la gonna da dietro. Milha tentò ancora disperatamente di rialzarsi, solo un nome aveva in mente e lo gridò a se stessa più che al mondo, impossibilitata dal bavaglio.

– Killiaaaan!

Un colpo netto le arrivò alla nuca, perse i sensi, tutto fu buio. Quando si riprese era sdraiata su un giaciglio, completamente esposta, i polsi e le caviglie, divaricate, incatenati alle sponde del letto, la testa sembrava martellarle per il dolore e un forte dolore proveniva anche dal centro del suo ventre. L’uomo che aveva abusato di lei la stava sovrastando con il suo lurido ghigno, non ci fu bisogno che le dicesse nulla, aveva capito benissimo cosa le aveva fatto, cosa le stava facendo e cosa avrebbe continuato a fare nei giorni seguenti …

***

 

Rumbl fece sparire dalla sua mente quel ricordo, rendendosi conto che Cora stava ancora parlando.

– Pensavo che la tua fosse una semplice infatuazione, invece l’hai tenuta tutto quel tempo tua schiava sessuale. Che stupido uomo! Avevi me e hai preferito una donna che hai potuto avere solo drogandola perché non ti ha mai ceduto, fino a che l’hai uccisa. Sarebbe morta comunque, la mastite ormai era in stato molto avanzato, sarebbe morta entro un paio di giorni, avrei avuto la soddisfazione di vederla soffrire in quella cella dove l’ho rinchiusa per non fartela trovare, ma il “bel capitano” l’ha trovata prima di te, peccato che era comunque tardi! Gli si sarà spezzato il “cuoricino” al poverino!

– Ha avuto ciò che meritava! Peccato che Barba Nera non era con me, si sarebbe tolto una soddisfazione anche lui, il Capitano Jones è piuttosto belloccio e il nostro amico avrebbe gradito di sicuro il regalo, visti i suoi gusti. Purtroppo i suoi uomini l’hanno preso prima che tornassimo al capanno. Avevano portato via anche Milha.

Cora si accostò di più al suo amante e si strofinò a lui.

– Hai sempre me Rumbl …

Il Duca strinse gli occhi e il suo ghigno si riaprì sul suo volto crudele, con un gesto veloce la ruotò tra se ed il tavolo da biliardo, schiacciandola con il seno sul panno verde, le strappò di dosso la vestaglia di velluto rosso … come immaginava non portava altri indumenti, la prese con violenza, spingendosi in lei ripetutamente, era il suo tipico modo di fare, a lui piaceva e piaceva anche a lei

– Sei la mia cagna Cora, lo sei sempre stata!

 – Mmm … Si, voglio esserlo … Perché siamo uguali!

 

Per Rumbl le donne non erano come i fiori, erano semplici oggetti usa e getta. Non era in grado di amare, era semplicemente un sadico. Non sapeva cosa fossero carezza e tenerezza.

Scambiava l’amore con la crudeltà di un atto distorto e forzato. Aveva inferto a Milha sevizie, dicendo di volerla convincere ad amarlo.

 Rumbl non aveva avuto il padre di Killian Jones, nessuno gli aveva insegnato quello che il Conte Colin Flinth Jones aveva insegnato a suo figlio.

”Ama i fiori e le donne allo stesso modo, riceverai più amore di quello che regalerai”.

Nessuno gli aveva insegnato il significato dell’amore  e lui non lo aveva trasmesso a suo figlio, poiché non era riuscito ad amare neppure lui.

 

Killian Jones aveva ricevuto un esempio di vero amore da Helen e Colin, i suoi genitori, era stato un bambino amato e educato nell’altruismo e nell’onore, in una famiglia con saldi principi Cristiani. Sapeva cosa significasse amare.

***

 

Era quasi l’alba, Emma dormiva da ore sul suo petto, l’aveva contemplata a lungo, vegliando sulla serenità del suo sonno, poi si era addormentato poggiando la guancia sinistra sul suo capo, ora si stava svegliando. Dare amore alla donna che aveva accanto lo riempiva di gioia. Suo padre aveva ragione. Il vero significato dell’amore era più nel dare che nel ricevere. Dare incondizionatamente, questo era il suo desiderio più grande nei confronti di Emma, proteggerla, amarla, lo avrebbe fatto come nelle promesse matrimoniali, nel bene e nel male , nella buona e cattiva sorte, in salute e malattia, neppure la morte lo avrebbe potuto separare da lei, glielo aveva promesso.

Era ora di alzarsi, non sapeva cosa quella giornata avrebbe portato, per lui era importante viverla con la donna che amava.

Il sesto senso di Emma avrebbe avuto ragione? Sperò di no!

Le sfiorò con le dita la guancia, con il pollice carezzò le sue rosee labbra, lei ebbe un tremito. Baciò con un leggero tocco le sue palpebre, poi scese alle labbra, le accarezzò dolcemente con la punta della lingua. Emma sorrise, restò con le palpebre socchiuse, gli portò le braccia al collo e ricambiò quel bacio del buon giorno. Era sempre un buon giorno iniziarlo così, anche se fuori, le nuvole, di una sorte imprevista, si addensavano all’orizzonte della Scozia.

 

 

Angolo dell’autrice

Questo capitolo è nato di getto. Spero che vi piaccia e vi dia le emozioni che ha dato a me scriverlo. Avrete notato i riferimenti al video della canzone The Words, dedicata da Christina Perri ai Captain Swan. Colin e sua moglie Helen hanno qui le sembianze dell’attore e di sua moglie. È un omaggio a loro e alla loro unione. Sono carini insieme e, nonostante la chimica che si nota con JMo, gli auguro di mantenere una bella vita matrimoniale insieme, anche loro hanno vissuto la loro storia come il primo amore.

Ringrazio tutti coloro che seguono e chi recensisce. Spero di leggere ancora i vostri commenti.

A presto, con l’augurio di tanto amore a tutti!

Lady Lara

   
 
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