XVI Capitolo
Il
Primo Amore
Un bacio.
Cos’è un bacio? Quel qualcosa che unisce due
esseri, facendo assaporare la promessa
dell’intimità. Un desiderio …
Emma guardava
negli occhi Killian, il suo Killian! Le aveva
appena detto sulle labbra che aveva ritrovato il suo primo amore! Era
lei! Era
sempre stata lei, nonostante il tempo, nonostante la distanza,
nonostante la
sofferenza, nonostante altri incontri, nonostante altri amori.
Il primo amore,
quello che resta inciso nel cuore, perché ti
ha dato quel palpito che per la prima volta ha scosso il tuo cuore e la
tua
anima. Il primo amore che scoppia come un fulmine a ciel sereno. Quello
che ti
conferma, a distanza di tempo e spazio, che i tuoi sentimenti e i suoi
non sono
cambiati, perché sono veri.
Quel tipo, di
primo amore, si chiama “Vero Amore”,
sarà con
te per sempre, oltre
ogni cosa, oltre
ogni limite, oltre ogni male, oltre ogni bene, oltre la vita e per
Emma, lo
sentiva nel profondo di sé stessa, sarebbe stato anche oltre
la morte.
Pensò
tutto questo in una frazione di secondo o forse
nell’eternità di quello sguardo, mentre si
perdevano nella profondità
dell’azzurro del cielo di Killian e del verde della terra di
Emma. Il cielo e
la terra che l’eternità dell’universo
unisce da sempre. Due parti di un tutto,
due anime gemelle.
Un nodo
legò la voce della Principessa, non riuscì a dire
parola, una lacrima scivolò dal suo occhio destro, anche lei
lo aveva ritrovato
il suo primo amore, era lì che le sfiorava le labbra, in
trepidante attesa di
una risposta. Non riusciva a rispondere con suoni umani Emma, il suono
che
sentiva nelle orecchie e forse lo sentiva anche Killian, era il battito
tumultuoso del proprio cuore, ma era così forte, mentre si
stringevano, sempre
più desiderosi di quel contatto, che Emma si rese conto che
quel frastuono era
dovuto al battito contemporaneo che si sprigionava dal petto di tutti e
due.
Il bacio, che
Emma diede allora a Killian, fu la risposta.
Non c’era bisogno di dire t’amo perché
lo sentivano così, da quel suono e da
“quell’apostrofo
rosa” che il bacio era stato, tra quelle due minuscole parole
che, nonostante
la loro brevità, avevano il significato più
grande del mondo.
Fu un bacio di
profondo affetto, di bene dell’anima, di
dolcissima condivisione. Erano così affini nei pensieri,
negli ideali, negli
intenti e nelle
azioni, che tutti coloro
che potevano osservarli avrebbero detto che erano l’uno
dell’altra. Paul
avrebbe ricordato il suo pensiero poetico sulle due parti di una bella
mela
rossa.
–
Ti amo Emma … ti amo
più della mia stessa vita. Una vita che non avrebbe senso e
significato senza
la tua presenza. Sei la mia Stella Polare, sei la stella del mattino,
la luce
che mi potrà riportare a casa. Ho avuto tanti segni che mi
riportavano a te,
nonostante le interferenze di malvagi, che hanno interrotto la linea
che ci
avrebbe fatto incontrare veramente e non di sfuggita, dodici anni fa.
Dimmi che
anche tu lo hai sentito, dimmi che non l’ho solo sognato. Ho
sfiorato i tuoi
capelli, allora, con il pensiero, mi sono ritrovato alle tue spalle a
respirare
il tuo profumo, eppure ero vicino alla porta per andare via. Sono
tornato alla
mia nave, ma ero ancora lì con te, potevo vederti, mentre
ero seduto, alla
scrivania della mia stanza di allora, a tracciare su un foglio la tua
figura
che avevo visto solo di spalle. Non tremare amore mio, non avere paura
di dirmi
che non era solo un fantasma questo sentimento, ti prego …
dimmi che era reale
e che è successo anche a te.
Emma avrebbe
voluto gridarlo ma non ci riusciva, non era brava
con le parole come lo era lui,
riuscì a dire qualcosa che per lui
fu comunque rilevante per ciò che lei sentiva nei suoi
confronti
– Io
quella sera ti ho sentito Killian e continuo a sentirti
anche ora e temo che non potrò mai più smettere
di sentirti.
Le loro labbra
si unirono di nuovo, divorandosi ora e
bruciando nel fuoco della passione. Iniziarono a sentire una nuova
musica e si
meravigliarono che effettivamente quella musica non era nel loro cuore
o nel
loro cervello. Era veramente nell’aria, il violino di Bardo
stava suonando una
dolcissima melodia. Eddy per ringraziare Emma delle parole che prima
gli aveva
rivolto, aveva chiesto all’amico di suonare per lei e per il
Capitano del quale
ormai, nel significato che aveva imparato dalle parole della
Principessa, era sicuro
che fosse innamorato perso di lei.
Il buio stava
diventando più intenso, Jambon fu costretto ad
avvisarli che era già tutto pronto in tavola. Emma aveva
accettato di cenare,
per tutte le sere seguenti, con Killian.
– Se
ci perderemo di nuovo Emma, avrò saputo quello che mi
hai detto e avrò passato ogni minuto con te, senza perdermi
nessun attimo e
nessuno dei tuoi sorrisi e dei tuoi sguardi.
Cenarono,
nutrendosi più della presenza l’uno
dell’altra che
del cibo, preparato, in modo sublime, dal cuoco di bordo. Dopo non
restarono
nell’alloggio del Capitano. Killian prese una coperta e nel
caldo di quella
sera di metà giugno, si diressero sul ponte di prora. Si
sdraiarono vicini,
dopo che lui ebbe provveduto a stendere sul tavolato del vascello la
coperta.
Stettero così, intrecciando le dita della mano di lui con
quella di lei, a
guardare le stelle. Killian le descrisse una per una, le
confidò di chiamare
Righel con il nome del fratello. Le mostrò la Croce del nord
e le raccontò che
la chiamavano anche Cignus, le disse di Albirio, due strane stelle
gemelle,
rappresentanti la testa di Cignus, una gialla e una blu che le
confessò di aver
chiamato con i loro nomi, quella era la costellazione che
l’aveva accompagnato
verso Storybrook. Ad un certo punto si accorse che Emma non rispondeva
più, si
era addormentata. Il Capitano sorrise e le sfiorò la guancia
con la punta delle
dita. L’avvolse nella coperta
e la prese in braccio. Si diresse verso l’alloggio di lei,
aprì la porta con un
gomito, entrò e la depose delicatamente sul letto. Le
lasciò un tenero bacio
sulla fronte, la sentì sospirare nel sonno e nel sonno dire:
- Ti amo Killian
Jones …
Nel
petto del Capitano
riavvampò quel calore che da giorni ormai lo consumava.
Stava abbattendo, un
po’ per volta, le alte mura che Emma aveva eretto intorno a
sé per anni. La
guardò ancora, mentre dormiva tranquilla, rapito dalla sua
bellezza, con il
pensiero le disse: “Buonanotte mia Principessa”,
l’anima di Emma lo sentì
veramente, perché di nuovo lei parlò nel sonno
rispondendo: “Buona notte mio
Pirata”.
Il Capitano
Jones dopo aver chiuso delicatamente la porta
della stanza di Emma, entrò nella propria e deciso a
coricarsi, si tolse il
panciotto e la camicia, restò a dorso nudo, con i pantaloni
ancora indosso e
privandosi degli stivali che lasciò ai piedi del letto.
Tolse la protesi
uncinata e si massaggiò il moncherino, guardandolo
tristemente. Non poteva
dimenticare quello che aveva subito e soprattutto quello che aveva
patito
Milha. Doveva pur esistere una giustizia divina!
Aveva ascoltato
con orrore quanto Emma gli aveva raccontato.
Pensava che avesse una serena vita matrimoniale, invece il figlio del
“Macellaio” o “Coccodrillo”,
come lo chiamava più spesso, non era migliore del
padre. Aveva stuprato Emma, la Sua Emma! Non sopportò
l’immagine che gli si
parò davanti, troppo dolorosa nel sentire il dolore fisico e
psichico che lei
aveva subito. Troppo forte il senso di rabbia e troppo accecante la
gelosia.
Doveva calmarsi! Doveva calmarsi! Si passò la mano sugli
occhi e la fronte,
respirando profondamente e portandosi poi le braccia ad incrociarsi
dietro la
testa per tenersi sollevato dal cuscino. Come aveva potuto Neal? Come?
Emma era
così soave, lo era ancora ora, figuriamoci allora,
così giovane e pura. Come
aveva potuto distruggere la sua purezza così violentemente?
In un atto d’amore
che lei da sposa novella si aspettava, era stata tradita brutalmente!
Quale
donna non avrebbe eretto i muri che aveva costruito Emma, barricandosi
tra
essi? Pensò a sé stesso, al suo comportamento
durante il primo invito a cena.
Santo Iddio! Avesse saputo! Cosa aveva fatto lui stesso?! E voleva
conquistare
il suo cuore quando si stava mostrando uguale a Neal? Eppure, nei
giorni
seguenti, Emma lo aveva curato e accudito. Ringraziò Dio di
quella disavventura
che in realtà lo aveva avvicinato di più a lei.
Sapeva che ora si fidava di
lui. Spontaneamente si era reso conto che c’era qualcosa per
cui lei soffriva,
nel rapporto con Neal, era riuscito a leggere tra le righe, nonostante
lei
cercasse di tenerlo celato. Alla fine si era fidata di lui, lasciandosi
andare
alle sue amorevoli carezze, era riuscito almeno in questo. Gli aveva
detto che
le era piaciuto, si era sentita venerata. Dolce, immacolata creatura!
Questo
era! Non aveva avuto altre esperienze! Lui si era sentito il primo,
senza
sapere che effettivamente era così. Sentì forte,
ancora una volta, il desiderio
di possederla completamente, non era solo un desiderio sessuale, era un
desiderio di appartenenza reciproca, voleva che anche lei lo
desiderasse allo
stesso modo, voleva che si appartenessero corpo e anima, era certo che
le loro
anime erano unite già da tanto, forse anche da prima
dell’incontro, non
incontro, di dodici anni prima.
Era possibile
che, nel libro del destino, Dio li avesse
creati come Adamo ed Eva, destinati l’uno
all’altra? Anime gemelle?
Killian amava
Emma, adorava la sua femminilità e tutto il suo
modo di essere. Ogni donna doveva essere amata così. Ogni
donna doveva essere
un fiore da curare amorevolmente, da lasciar vivere, un fiore che non
doveva
essere reciso. Pensando questo, ricordò chi, per primo, gli
aveva insegnato
cosa una donna rappresentasse per un uomo degno di portare questo nome,
suo
padre.
Drogheda 23 anni
prima
Finalmente la
famiglia Jones era tornata nella contea di
Drogheda, in Irlanda. Il Conte Colin Flinth Jones, avendo mostrato
fedeltà alla
corona d’Inghilterra, era stato autorizzato, per le sue
capacità d’ingegnere
navale ad aprire un cantiere nella Baia di Dundalk. Lì, il
Re Guglielmo III gli
aveva commissionato la costruzione di alcuni vascelli da guerra per
rimpinguare
la Royal Navy.
La scrivania del
suo studio era sempre piena di disegni,
progetti di navi che incantavano il piccolo Killian. Spesso il bambino,
mentre
il padre lavorava con riga, squadra e compasso, calcolando le
proporzioni e le
distanze delle sue creazioni, si divertiva a disegnare, con i suoi
carboncini e
pergamene, su un tavolinetto da the, posto in un angolo della stanza.
Killy stava
inginocchiato ore a quel tavolinetto, a sognare che anche i suoi
disegni, di
barche e navi, diventassero un giorno realtà, come quelle di
papà Colin. Aveva
mostrato, fin da piccolo, una buona mano nel disegno libero e con il
tempo si
era palesato un vero e proprio talento anche nel disegno tecnico. Il
piccolo
adorava suo padre e quando era a casa, invece che sul cantiere, dove
spesso
passava giorni, a causa della non breve distanza tra Drogheda e la Baia
di
Dundalk, per la maggior
parte del tempo era
alle sue calcagna. Sua madre Helen approvava e quando entrava nello
studio del
marito, vedendo il piccolo appassionarsi agli stessi interessi paterni,
non
poteva non notare la fortissima somiglianza tra i due. Killian era il
ritratto
di suo padre, stessi occhi azzurri, stesso profilo, zigomi alti,
capelli neri e
per la maggior parte delle volte scompigliati. Solo l’ovale
del viso era più
dolce in Killy, a causa della giovane età. Helen era
convinta che da adulto, il
suo Killian, sarebbe stato facilmente scambiato per il padre e avrebbe
posseduto la sua avvenenza, il portamento elegante e sicuro di
sé che
contraddistinguevano suo marito.
Colin aveva
diverse passioni, amava la musica e suonava il
piano, cosa che faceva ancor meglio Helen. Fin da bambino, la sua
nobile
famiglia aveva tenuto ad un’educazione raffinata e non gli
erano mancati
istitutori severi. Tornando a Drogheda aveva fatto in modo da poter
approfondire
una delle sue passioni: la botanica. Dando lavoro agli uomini del
posto, aveva
fatto costruire una splendida serra, dove coltivava magnifici fiori e
dove sua
moglie poteva passare delle ore, ricamando o leggendo, tra quei colori
e quei
profumi che lui aveva realizzato proprio in suo onore. In un angolo
della serra
era sistemato il salottino di Helen e spesso vi bevevano insieme il the
delle
17,00, abitudine presa durante la loro permanenza a Londra.
Killy, con il
mento poggiato sulle mani, poste sul tavolo da
lavoro della serra, guardava suo padre che travasava una pianta rara.
Con mani
esperte e gesti delicati, Colin poneva le radici della pianta in un
nuovo vaso,
inseriva uno o due bastoncini di legno per reggere il gambo del fiore,
allacciava con dello spago il gambo alle asticelle di legno e sfiorava
i
delicati fiori carnosi di quella pianta esotica.
–
Come si chiama
questa pianta padre?
–
Orchidea Killian! È una pianta esotica, tuo fratello Liam
l’ha ricevuta da un suo amico che è andato in
missione in Africa. Nonostante
sia abituata al caldo è abbastanza robusta da sopravvivere
anche al nostro
clima e con il caldo umido della serra è come se si trovasse
nel suo ambiente
naturale, vedi quante piantine sono riuscito ad ottenerne?
Effettivamente
papà Colin era riuscito a riprodurre diversi
vasi di quel bellissimo fiore. Helen entrò con il vassoio
del the.
–
Killy, tesoro, mi
aiuteresti per favore?
–
Subito mamma! Oh! Hai cucinato i biscotti a forma di
gattino che piacciono tanto a me?!
–
Si amore, Olivia mi
ha dato una mano! Se vai a cercare Jeff li mangerete insieme e domani
li potrai
offrire anche al professor Hopper quando verrà a farvi
lezione.
– Tra
un po’ andrò. Sai papà? Credo che
questo sia il fiore
più bello di questa serra!
Colin
sorseggiava il the nella sua tazza, al collo una
sciarpa di lana grigia che lo proteggeva dal freddo di quel mese di
novembre.
Posò la tazza riprendendo il vaso di orchidea e portandolo
su un altro ripiano.
Killian lo seguì ed il padre gli disse sottovoce chinandosi
alla sua altezza:
–
Figliolo, il fiore più bello di questa serra, per me
è tua
madre! Lei è come un fiore, tutte le donne sono come fiori!
Guarda questa
orchidea, ha radici e rami che sembrano robusti, ma sono in
realtà delicati e
vanno trattati con movimenti attenti ed egualmente delicati o si
spezzeranno
facilmente. Il fiore stesso che sembra così spesso e
carnoso, può durare a
lungo e se annaffiato e accudito bene, conserva la sua bellezza. Lo
stesso per
una donna, una donna maltrattata appassisce come un fiore avvizzito. Se
stringi
un petalo con forza, vedi? Sembra formarsi un livido! Anche la pelle di
una
donna è così delicata. Quindi figlio mio, impara
questa lezione, ama i fiori e
le donne allo stesso modo e riceverai più amore di quello
che tu regalerai!
***
Emma era per
Killian come quell’orchidea rara che suo padre
gli aveva mostrato tanti anni prima. Le sue parole gli risuonavano
ancora nelle
orecchie. Aveva sempre amato le donne nella loro essenza, mai si
sarebbe
permesso di far loro del male e non poteva assolutamente tollerare che
un
misero omuncolo come Neal avesse invece abusato in quel modo spregevole
di lei.
La porta del suo
alloggio si spalancò improvvisamente.
Killian balzò in piedi. Emma si era palesata nella sua
stanza, trafelata, con
la preoccupazione sul viso, ma appena lo vide l’espressione
si addolcì in un
sorriso di sollievo, gli volò tra le braccia, facendogli
perdere l’equilibrio
per la sorpresa e facendolo cadere sul letto. Killian rise di gusto
all’irruenza improvvisa di quella donna che aveva appena
definito delicata come
un fiore, si, c’erano dei momenti di eccezione in Emma!
–
Tesoro che succede, mi hai fatto prendere un colpo!
– Mi
sono svegliata improvvisamente e ricordavo di essere con
te sul ponte … volevo
dirti che io ti …
io ti…
Killian strinse
leggermente le labbra mentre si era portato
seduto sul letto con lei a cavalcioni sulle sue gambe. La sua
espressione
diceva che si stava aspettando le parole che le aveva sentito
pronunciare nel
sonno, la incoraggiò a parlare con lo sguardo, ora quelle
parole sarebbero
diventate vere, gestite dalla realtà e non dal sonno.
–
Io ... ti … ho
sognato. Eri in pericolo, il Duca era tornato e stavate combattendo in
duello,
io sono corsa verso di te, ma improvvisamente qualcosa mi ha
trattenuto, delle
piante si sono avvinghiate alle mie gambe e alle mie braccia e non
potevo
muovermi, tu te ne sei accorto, sei venuto verso di me, abbassando la
guardia e
lui ti ha trafitto il cuore colpendoti vilmente alla schiena
… Killian ti ho
visto … morire … scivolare lentamente a terra e
chiudere gli occhi … ho avuto
paura, mi sono svegliata e … e … dovevo
assicurarmi che stessi bene … scusami
se ti ho svegliato ma … io … io ho avuto paura di
perderti …
Killian pur
nella delusione dell’aspettativa tradita, le
rivolse un sorriso, sapeva che Emma lo amava, non si sarebbe
preoccupata così
per lui, precipitandosi in quel modo nella sua stanza solo per un
sogno. Pensò
che ancora c’erano muri da abbattere prima che riuscisse ad
esternare
esplicitamente quel sentimento. Non aveva importanza quando ci avrebbe
messo,
avrebbe aspettato.
– Emma
… ti ho già detto e te lo ripeto, la mia
specialità è
di essere bravo a sopravvivere, non ti preoccupare per me Tesoro, ho un
buon
motivo per restare vivo, non ho intenzione di lasciarti, ho scelto un
lavoro
per me ...
–
Un lavoro?
–
Si Emma, proteggere
il tuo cuore!
La strinse forte
al suo petto e la portò giù con se sul
letto. La tenne avvinta a sé mentre lei poggiava la guancia
sul suo torace,
ascoltando il battito veloce del suo cuore.
–
Killian, ho un presentimento, non pensare che io sia pazza,
ma ho la sensazione che presto capiterà qualcosa che ci
metterà in pericolo.
–
Siamo in mare Emma e può succedere di tutto, ma non ci
bendiamo la testa prima … cerca di stare tranquilla!
– Hai
cambiato il nome alla nave … penso che debba sparire
anche Captain Hook.
– Cosa
dici Amore mio, io non ho intenzione di nascondermi
davanti al pericolo, sono abituato ad affrontarlo!
– Non
è quello che volevo dire, so quanto tu sia coraggioso e
impavido, semplicemente non devi sembrare Captain Hook. Oggi ho parlato
con
Nicodemo …
– Si
… ho notato …
– Gli
ho commissionato un regalo per te!
– Un
regalo?
–
Domani vedrai! Inoltre ho pensato che Fox potrebbe in
alcune occasioni farsi passare per il capitano della nave, secondo chi
dovessimo incontrare, ti somiglia per corporatura
e avete la stessa età e i capelli
scuri.
–
Certo che ne pensi con quella tua testolina! Sei veramente
intraprendente! Comunque il capitano della nave sono io e ti ricordo
che sono
il tuo corsaro. Il mio primo compito è di proteggerti, non
di farmi proteggere
da te, anche se questo tuo intento mi fa capire quando tu sia ammaliata
dal mio
maledetto fascino!
– Si,
sono ammaliata soprattutto dal tuo ego Killian!
Emma rise e
Killian fu contento di averla fatta ridere, le
sue idee comunque erano condivisibili e ci potevano essere situazioni
per cui
si sarebbero potute rivelare utili.
La tenne ancora
sul petto, avvolgendola con il braccio
sinistro, fino a che, cullata dal battito del suo cuore, che stava
riprendendo
un ritmo più adeguato, non si riaddormentò
serenamente.
–
Dormi mio Cigno, veglierò su di te!
Scozia: Isola di
Arran
L’asta
colpì violentemente e velocemente, con precisione, la
sfera, che rotolò sul verde panno del tavolo da biliardo e
colpì una sfera
rossa che rimbalzando sulla sponda di legno della cornice,
colpì poi altre due
pesanti sfere che a loro volta spinsero seguendole, altre due che si
infilarono
nelle buche agli angoli opposti dello stesso lato del tavolo, opposto a
quello
del primo rimbalzo.
Il Duca Rumbl Mc
Cassidy alzò l’asta di legno con il manico
finemente intagliato e vi passò sulla punta un pezzetto di
gesso. Stava per
colpire nuovamente le ultime due sfere e completare la sua solitaria
performance, quando, un passo veloce ed una voce femminile, lo
distrassero e lo
fecero rialzare e deporre sul panno l’asta.
Era un uomo non
particolarmente alto, sui sessanta anni
d’età, vestito elegantemente, con calze bianche,
pantaloni setosi corti fino al
ginocchio, un panciotto di broccato beige ricamato ed una camicia color
avorio,
con arricciatura ai polsi ed una sciarpa, di uguale consistenza,
annodata al
collo. Nonostante gli abiti eleganti, la sua espressione non
tranquillizzava.
Aveva sul volto rugoso, un ghigno malevolo che scopriva i denti
irregolari, con
alcuni rovinati dal tabacco che era solito masticare.
La Baronessa
Lady Cora Mills si muoveva sinuosa verso di lui,
avvolta in una vestaglia di velluto rosso che scopriva le lunghe gambe
al suo
camminare ed il seno prosperoso, anche se non più arricchito
dalla floridezza
della gioventù. Aveva un’età
indefinibile, forse oltre i cinquantasei anni. Le
si potevano notare delle piccole rughe intorno al labbro superiore e
agli
angoli esterni degli occhi. La sua pelle non era più liscia
come una volta, ma
la sua avvenenza persisteva, sulle vestigia di una bellezza ancor
più fulgida,
vissuta durante la sua gioventù.
– Si
è fatto tardi mio Caro, ti aspettavo nel mio letto! Stai
ancora pensando al tuo progetto?
–
Cara, si! Anche se tu non sei dello stesso parere, ho
intenzione di andare avanti con i miei piani!
–
Credo che sia veramente un’idea sciocca! Ora che sei
tornato nelle grazie del Re, con la denuncia contro il Pirata, non hai
reali
motivi per andartene di nuovo con Barba Nera!
– Mia
cara, puoi dire quello che ti pare, ma sai benissimo
che ho i miei motivi e tutto sommato denunciare quello sciocco
idealista,
paladino della giustizia, non solo mi ha riportato la benevolenza del
Re, ma ha
scatenato la ricerca della Royal Navy su di lui, così
avrò qualcuno che me lo
toglierà di torno una volta per tutte e potrò
tornare indisturbato a
Storybrook. Ho un piccolo conto in sospeso con la mia adorabile nuora,
penso
che mi divertirò un mondo con lei, quando
l’avrò tra le mie mani!
– Che
ingenua che sono! Ti interessa anche tua nuora adesso?
A pensare che ero convinta che andassi a riprenderti tuo figlio, anche
se visto
come hai trattato Neal avevo dubbi sul tuo reale interesse per il
piccolo.
Pensavo che fosse per il tuo attaccamento a Milha, per avere un suo
ricordo!
Hai fatto fosse con i piedi per averla, ma non sei riuscito ad avere la
sua
anima come volevi!
Era vero. Non
voleva ammetterlo neppure a se stesso, ma
riprendere il figlio che aveva avuto da Milha, per vedere qualcosa di
lei in
quel piccolo essere, era il suo desiderio più grande.
Rumbl aveva
sposato la dolce Lady Sara, un matrimonio
combinato che non era mai sfociato nell’amore che la moglie
aveva auspicato.
L’aveva relegata a Storybrook con il figlio che avevano
avuto, Neal, un totale
inetto. Non era mai valso nulla ai suoi occhi, privo di iniziativa,
completamente indolente ed attaccato alle gonne della madre, che lo
viziava in
tutti i modi. A Rumbl piaceva la forza ed il potere. Neal non possedeva
nessuna
assertività, baah! Era precisamente come sua madre, una
bella bambola con la
testa piena solo di preghiere e quei buoni valori che a lui facevano
semplicemente ridere! Ricordava i tentativi di seduzione che la moglie
attuava
per trattenerlo alla rocca, povera ingenua! Lui era abituato a Cora,
lei si che
sapeva come portarlo al culmine dell’eccitazione e del
piacere! Era una donna
dannatamente sensuale, crudele, perversa. Cora era la sua controparte
femminile, in tutti quegli anni era stata la sua amante, passava
più tempo con
lei e nel suo letto che presso la sua famiglia a Storybrook. Gli affari
lo richiamavano
di continuo in Scozia, sulla sua isola di Arran, in fin dei conti ne
aveva la
reggenza, aveva tutte le scuse plausibili e si era accorto che Sara non
aveva
sospettato mai nulla, piccola anima candida! Cora non aveva nulla di
candido se
non la pelle che ora iniziava ad avvizzire, ma ancora aveva molto da
dare!
Certo
l’incontro con Milha lo aveva veramente destabilizzato.
Accompagnato dalla sua carrozza, si era fermato accidentalmente per un
danno
alla ruota del mezzo, alla taverna dove ella lavorava. La giovane era
alta, con
un corpo di stupende proporzioni, i capelli neri ondulati le danzavano
sulla
schiena, mentre serviva vassoi di rum e birra ai clienti.
Alzò la voce per
chiedere un tavolo e da bere, lei si girò con uno sguardo
fiero, sprigionato da
due occhi grigio scuro, indefinibili nuvole tempestose. Rimase con
l’ordinazione che moriva sulle labbra. Gli sembrò
di non aver mai visto altra bellezza.
Sparì anche Cora, alla sua vista, per la quale aveva solo
sentito da sempre una
grande attrazione fisica e con la quale condividevano le stesse
modalità
perverse che si esprimevano, non solo sotto le lenzuola, ma anche nel
culto
demoniaco che professavano.
Milha gli aveva
rubato il cuore con uno sguardo e non era
stato uno sguardo amorevole. Era una donna dura, nonostante la giovane
età,
scostante, non stava ai complimenti né ai regali che
iniziò a farle con
insistenza. Le portò un vestito rosso meraviglioso, le disse
con il tono più
galante e affabile che poteva che avrebbe gioito nel vederlo sul suo
splendido
corpo, lei lo derise, poteva riportarselo a casa il suo vestito! Lei
preferiva
i suoi stracci umili ma onesti, non voleva diventare la sgualdrina di
un
vecchio ricco Duca!
Vecchio?!
Vecchio a
lui?! Chi credeva di essere? Iniziò a seguirla non visto,
voleva sapere tutto
di lei. Scoprì che aveva un fratellino di circa otto o nove
anni e la madre
malata che spesso era costretta a letto.
La
cosa che lo
sconvolse del tutto, capitò un pomeriggio. La
seguì dalla taverna al molo, la
vide attendere, guardando l’orizzonte. La nebbia calava e tra
la nebbia si
intravide attraccare un vascello. Vide l’agitazione della
ragazza. Una
passerella venne calata dalla nave e ancora non aveva toccato il molo
che un
giovane uomo sui 22, 23 anni scese di corsa,
l’afferrò alla vita con le forti
braccia muscolose. Sollevandola da terra fecero un giro su se stessi,
la posò e
le portò le mani alle guance, accostandole il viso al suo e
baciandola
teneramente. Lei gli portò le sue al collo, il giovane le
accarezzò la schiena
e si baciarono nuovamente in modo più passionale. Rumbl
sentì ribollire il
sangue nelle vene e sentì forte il desiderio di eliminare
quel giovane molto
più attraente di lui, anzi, più attraente di
molti per la verità. Come poteva
competere con uno così?! Sicuramente
Milha era innamorata di lui, non aveva speranze se stava ad aspettare
di
conquistarla. Diventò un’ossessione avere quella
ragazza. Fortunatamente il
giovanotto andava via abbastanza presto, solitamente restava una
settimana o
meno. Li osservava camminare insieme, scambiarsi effusioni, sparire
nella
camera da letto che lui occupava quando era ad Arran. Rumbl restava
fuori dalla
taverna ad osservare la loro finestra per ore, rodendosi il fegato,
immaginando
cosa succedesse in quella stanza, il lume veniva spento quasi a
mattino, doveva
esserci molta passione tra quei due. Il desiderio di uccidere il
giovanotto
stava diventando un’esigenza sempre più
impellente. Partirono anche insieme per
circa due settimane. Il tormento per
la
gelosia e il desiderio della giovane gli chiuse lo stomaco. Era
diventato
l’ombra di sé stesso, non faceva che masticare
tabacco per tenersi su. Cora lo
derideva per questa sua infatuazione passeggera. Ma non era una
semplice
infatuazione. Per lui era la prima volta che amava così
prepotentemente una
donna, non gli era mai successo. “Certo come no!”
Diceva Cora, ”Il tuo primo
amore!” E rideva affermando che se l’avesse avuta
anche una sola volta
l’avrebbe dimenticata nel giro del tempo
dell’amplesso.
Aspettò
pazientemente, escogitando un piano. Milha ed il suo
uomo tornarono, lei riprese a lavorare alla taverna.
Continuò ad osservarla a
distanza, non si fece vedere per un bel pezzo, lei doveva pensare che
l’avesse
dimenticata o che si fosse arreso, il suo uomo doveva pensare lo
stesso. Non ci
teneva ad intraprendere un duello con lui, aveva visto che
agilità felina aveva
il giovanotto, poteva essere suo figlio per età.
Pensò che sarebbe stato
orgoglioso di suo figlio se fosse stato la metà di quello
che gli sembrava quel
giovane capitano. Prese informazioni anche su di lui, scoprì
i suoi nobili
natali e della sua carriera interrotta, era diventato un pirata. Bene!
Bene!
Notizie molto utili per incastrarlo e liberarsi di lui in modo
splendidamente
legale. Arrestato ed impiccato per tradimento, diserzione e pirateria!
Poteva
provare a ricattare Milha, se teneva a lui si sarebbe concessa
facilmente o
comunque in ogni caso il giovane Killian Jones sarebbe finito sulla
forca,
aveva amicizie molto in alto lui! Ghignò all’idea,
mentre dalla sua carrozza,
nascosta nel vicolo di fianco alla taverna, li guardava camminare
ignari e
accecati dal loro odioso amore.
Il suo piano si
stava attuando, iniziò preparando la denuncia
contro il bel pirata, inventò anche qualche succoso aneddoto
sul suo
ammutinamento al fratello comandante, l’avrebbe reso
più odioso e spietato,
veramente un ottimo pendaglio da forca! Attese comunque la sua
partenza.
Due uomini lo
accompagnarono con la carrozza al molo. Ben
nascosti videro l’ultimo saluto tra i due amanti. Si, sarebbe
stato l’ultimo
saluto, avrebbe fatto in modo che lo fosse!
Milha tornava
verso la taverna, stringendosi lo scialle sul
seno, Killian le sarebbe mancato tanto. Gli sarebbero mancate le sue
dolci
carezze, il suo affetto, il suo rispetto, il suo sorriso, che con
quegli occhi
azzurri illuminavano la sua triste giornata. Lo portava ormai nel
cuore, ma sentiva
che pur volendole un gran bene, non era per lui come era per lei.
Sentiva che
Killian aspirava a qualcosa di più profondo, sapeva dove il
suo cuore si era
fermato, aveva visto quel disegno nella sua scrivania. C’era
un legame tra lui
e la ragazza del disegno che non si sarebbe mai spezzato. Le aveva
detto che
non l’aveva mai vista in viso, gli aveva creduto, Killian non
mentiva, era un
uomo d’onore, voleva credere lui stesso a quanto diceva,
anche perché non
avrebbe mai potuto andare da quella ragazza, almeno non più,
era un pirata e
lei una principessa, non aveva speranze, aveva dovuto chiuderla in quel
cassetto per toglierla dal cuore. Gli aveva buttato la chiave in mare,
era il
suo passato, lei ora era il suo presente ed il suo futuro. Non fece
caso ai due
uomini che la seguivano, troppo soprapensiero per accorgersene.
L’afferrarono
all’improvviso, uno le tappò la bocca per non
farla gridare, inserendovi un
panno, per poco non soffocava e il vomito le salì in gola,
resistette,
l’adrenalina la stava aiutando, iniziò a
scalciare, a dimenarsi. Uno dei due la
tenne per le braccia, l’altro le immobilizzò le
gambe. La imbavagliarono e la
caricarono nella carrozza.
–
Buona sera mia cara!
Riconobbe con
orrore quella voce stridula, seppe che per lei
quella era la fine. Seduto davanti a lei, con la mano destra poggiata
sul
pomello del suo lucido bastone, c’era l’uomo dei
suoi incubi. Era il mostro che
riusciva a dimenticare solo tra le braccia di Killian, quante volte si
era
svegliata con gli incubi e lui l’aveva tranquillizzata. Ora,
Killian non era
con lei ed il suo incubo peggiore era appena incominciato. La carrozza
partì e
il Duca si avventò su di lei, le strappò la
camiciola, non portava un corsetto,
questo lo facilitò ad impossessarsi del suo seno. Milha
provava ribrezzo e
schifo, non poteva gridare e la disperazione consentì, solo
ai suoi occhi, di
manifestare questo sentimento con un muto pianto. Non poteva
difendersi, legata
mani e piedi, ma tirando indietro le gambe riuscì a
scalciarlo in avanti. Lo
fece ricadere sul sedile di fronte al suo, ma quello non si arrese, la
voltò a
pancia in sotto, portandola in ginocchio davanti a lui, le
afferrò i polsi,
schiacciandola con il petto sul sedile e cercando di alzarle la gonna
da
dietro. Milha tentò ancora disperatamente di rialzarsi, solo
un nome aveva in
mente e lo gridò a se stessa più che al mondo,
impossibilitata dal bavaglio.
–
Killiaaaan!
Un colpo netto
le arrivò alla nuca, perse i sensi, tutto fu
buio. Quando si riprese era sdraiata su un giaciglio, completamente
esposta, i
polsi e le caviglie, divaricate, incatenati alle sponde del letto, la
testa
sembrava martellarle per il dolore e un forte dolore proveniva anche
dal centro
del suo ventre. L’uomo che aveva abusato di lei la stava
sovrastando con il suo
lurido ghigno, non ci fu bisogno che le dicesse nulla, aveva capito
benissimo
cosa le aveva fatto, cosa le stava facendo e cosa avrebbe continuato a
fare nei
giorni seguenti …
***
Rumbl fece
sparire dalla sua mente quel ricordo, rendendosi
conto che Cora stava ancora parlando.
–
Pensavo che la tua fosse una semplice infatuazione, invece
l’hai tenuta tutto quel tempo tua schiava sessuale. Che
stupido uomo! Avevi me
e hai preferito una donna che hai potuto avere solo drogandola
perché non ti ha
mai ceduto, fino a che l’hai uccisa. Sarebbe morta comunque,
la mastite ormai
era in stato molto avanzato, sarebbe morta entro un paio di giorni,
avrei avuto
la soddisfazione di vederla soffrire in quella cella dove
l’ho rinchiusa per
non fartela trovare, ma il “bel capitano”
l’ha trovata prima di te, peccato che
era comunque tardi! Gli si sarà spezzato il
“cuoricino” al poverino!
– Ha
avuto ciò che meritava! Peccato che Barba Nera non era
con me, si sarebbe tolto una soddisfazione anche lui, il Capitano Jones
è
piuttosto belloccio e il nostro amico avrebbe gradito di sicuro il
regalo,
visti i suoi gusti. Purtroppo i suoi uomini l’hanno preso
prima che tornassimo
al capanno. Avevano portato via anche Milha.
Cora si
accostò di più al suo amante e si
strofinò a lui.
– Hai
sempre me Rumbl …
Il Duca strinse
gli occhi e il suo ghigno si riaprì sul suo
volto crudele, con un gesto veloce la ruotò tra se ed il
tavolo da biliardo,
schiacciandola con il seno sul panno verde, le strappò di
dosso la vestaglia di
velluto rosso … come immaginava non portava altri indumenti,
la prese con
violenza, spingendosi in lei ripetutamente, era il suo tipico modo di
fare, a
lui piaceva e piaceva anche a lei
– Sei
la mia cagna Cora, lo sei sempre stata!
–
Mmm … Si, voglio
esserlo … Perché siamo uguali!
Per Rumbl le
donne non erano come i fiori, erano semplici
oggetti usa e getta. Non era in grado di amare, era semplicemente un
sadico.
Non sapeva cosa fossero carezza e tenerezza.
Scambiava
l’amore con la crudeltà di un atto distorto e
forzato. Aveva inferto a Milha sevizie, dicendo di volerla convincere
ad
amarlo.
Rumbl
non aveva avuto il padre di Killian
Jones, nessuno gli aveva insegnato quello che il Conte Colin Flinth
Jones aveva
insegnato a suo figlio.
”Ama i
fiori e le donne allo stesso
modo, riceverai più amore di quello che regalerai”.
Nessuno gli
aveva insegnato il
significato dell’amore e
lui non lo
aveva trasmesso a suo figlio, poiché non era riuscito ad
amare neppure lui.
Killian Jones
aveva ricevuto un esempio
di vero amore da Helen e Colin, i suoi genitori, era stato un bambino
amato e
educato nell’altruismo e nell’onore, in una
famiglia con saldi principi
Cristiani. Sapeva cosa significasse amare.
***
Era quasi
l’alba, Emma dormiva da ore
sul suo petto, l’aveva contemplata a lungo, vegliando sulla
serenità del suo
sonno, poi si era addormentato poggiando la guancia sinistra sul suo
capo, ora
si stava svegliando. Dare amore alla donna che aveva accanto lo riempiva
di
gioia. Suo padre aveva ragione. Il vero significato
dell’amore era più nel dare
che nel ricevere. Dare incondizionatamente, questo era il suo desiderio
più
grande nei confronti di Emma, proteggerla, amarla, lo avrebbe fatto
come nelle
promesse matrimoniali, nel bene e nel male , nella buona e cattiva
sorte, in
salute e malattia, neppure la morte lo avrebbe potuto separare da lei,
glielo
aveva promesso.
Era ora di
alzarsi, non sapeva cosa
quella giornata avrebbe portato, per lui era importante viverla con la
donna
che amava.
Il sesto senso
di Emma avrebbe avuto
ragione? Sperò di no!
Le
sfiorò con le dita la guancia, con
il pollice carezzò le sue rosee labbra, lei ebbe un tremito.
Baciò con un
leggero tocco le sue palpebre, poi scese alle labbra, le
accarezzò dolcemente
con la punta della lingua. Emma sorrise, restò con le
palpebre socchiuse, gli
portò le braccia al collo e ricambiò quel bacio
del buon giorno. Era sempre un
buon giorno iniziarlo così, anche se fuori, le nuvole, di
una sorte imprevista,
si addensavano all’orizzonte della Scozia.
Angolo
dell’autrice
Questo
capitolo è nato
di getto. Spero che vi piaccia e vi dia le emozioni che ha dato a me
scriverlo.
Avrete notato i riferimenti al video della canzone The Words, dedicata
da Christina
Perri ai Captain Swan. Colin e sua moglie Helen hanno qui le sembianze
dell’attore e di sua moglie. È un omaggio a loro e
alla loro unione. Sono
carini insieme e, nonostante la chimica che si nota con JMo, gli auguro
di
mantenere una bella vita matrimoniale insieme, anche loro hanno vissuto
la loro
storia come il primo amore.
Ringrazio
tutti coloro
che seguono e chi recensisce. Spero di leggere ancora i vostri commenti.
A
presto, con l’augurio
di tanto amore a tutti!
Lady
Lara