Questa storia si
è classificata seconda ( *_________* ) al
Dramma Contest , indetto da bacinaru sul Forum di
EFP.
E' la mia prima SasuNaru... e sono estremamente felice del
risultato!
Spero piaccia almeno un po' anche a voi. ^^ mi raccomando, è
importante leggere le note a fine fanfiction, chiariscono molte
cose...
Che altro posso dire?
Buona lettura!
Attendo qualche commentino! ^^
Da
che parte andrai, misterioso viaggiatore?
Quale
sarà la risposta che darai
al bivio che
osservi con orrore?
Abbandona
sul ciglio della strada le tue tante insicurezze,
fino
alla fine dei miei giorni, veglierò silenziosa su di esse.
The Owl
~ La Storia dell'Animale che comprese l'Uomo e le sue paure, attraverso uno sguardo ~
Sasuke percorreva
spesso quella strada semi-deserta, che lo accompagnava alla sua
preferita fuga dalla realtà. Da qualche settimana era come
se,
a 20 chilometri da casa sua, vi fosse il Paradiso; sì,
perché
quel piccolo paesino di montagna era la patria dell'angelo che,
nell'ultimo periodo, aveva la facoltà d'illuminare le sue
monotone giornate con la luce della speranza. Da quando aveva
compiuto diciotto anni e preso la patente, si spostava tutti i giorni
con la vecchia auto che, con molta fatica, era riuscito a comprarsi
coi pochi yen che guadagnava lavorando saltuariamente. Era rimasto
solo, il giovane, dal giorno in cui anche suo fratello Itachi, dopo i
suoi genitori, se n'era andato per sempre, malato da tempo.
Nonostante questo, pero', il ragazzo non piangeva mai. Nascondeva le
proprie emozioni dietro una maschera d'indifferenza e fierezza,
così
bella da parere intoccabile, ma in realtà incredibilmente
fragile. Neanche di fronte al suo angelo, riusciva a mettersi a nudo;
unicamente quand'era solo, a bordo di quell'auto, era in grado di
sfogarsi. Lì, fermo sul ciglio della strada, dove nessuno
poteva vederlo... o forse sì?
“ Ciao, Naruto. ”
lo salutò, e il biondo si gettò fra le sue
braccia,
come faceva sempre.
“ Mi sei mancato,
teme. ” mormorò, affondando il viso nell'incavo
della sua
spalla, “ Dovresti venire a vivere qui. ” disse
poi, col sorriso
sulle labbra.
“ Già,
forse dovrei. ” annuì l'altro, sforzandosi di
sembrare
tranquillo; ogni volta che il ragazzo lo stringeva così, era
come se il mondo gli crollasse addosso. E faceva male, male da
impazzire. Lui sapeva bene, che da un momento all'altro quell'idillio
poteva spezzarsi irrimediabilmente, eppure non riusciva a fare a meno
di affogare nell'alcool la disperazione e la rabbia repressa. Ma non
poteva dirglielo; non voleva distruggere i suoi sogni innocenti.
I due si erano
conosciuti per caso, in un fast food di periferia; Naruto si era
recato in città per sbrigare alcune commissioni, e si era
fermato a mangiare in quella tavola calda, dove aveva incontrato
quello sguardo freddo e impassibile. Uno sguardo che lo aveva subito
irrimediabilmente catturato, perché era diverso da tutti gli
altri; nonostante fosse così scostante, era ugualmente
abbagliante, lo affascinò. Così si era seduto
scompostamente accanto a lui, cercando di attaccare bottone, e
l'altro l'aveva squadrato, da capo a piedi, domandandosi chi mai
potesse essere e cosa volesse quel tizio tanto invadente. E glielo
aveva anche chiesto, quando il biondo si era messo a parlare a
raffica della sua vita, dei suoi interessi e delle tante ambizioni
che lo aiutavano ad andare avanti e a credere in sé stesso.
A
quella domanda, il ragazzo lo aveva guardato negli occhi per qualche
secondo, prima di dirgli, con una semplicità ed una
tranquillità uniche: “ Perché
sento che io e te
potremmo andare d'accordo ”.
Da quel pomeriggio
d'inverno, i due avevano cominciato a vedersi ogni sera, e l'Uzumaki
non aveva tardato ad invitare l'amico a casa sua; si trattava di un
appartamento abbastanza grande, dove il giovane viveva con i propri
genitori adottivi. Dentro quella casa si respirava un'aria gradevole,
che lo faceva stare bene; in salotto c'era un bel caminetto, e
davanti ad esso un divano morbido e bianco, puro, come Naruto.
Salendo le scale in legno, poi, vi erano un piccolo bagno, una
stanzetta adibita a studio, e la camera del ragazzo, piccola ma
stracolma di oggetti di ogni tipo: poster, fumetti, e soprammobili di
varie dimensioni. Era accogliente, specie quando lo stereo le cui
casse erano riposte su un ripiano sopra la porta, intonava canzoni
principalmente rock. In un angolo una chitarra acustica, e accanto ad
essa una finestra che chissà da quanto tempo non veniva
aperta, a giudicare dalle sue condizioni e dalla polvere che si era
depositata sulla maniglia. E poi il letto. Quel piccolo letto, sul
quale adoravano stendersi l'uno accanto all'altro, inizialmente senza
toccarsi, limitandosi a chiacchierare; e Sasuke si stupì ben
presto di quanto, in compagnia del biondino, potesse diventare
loquace.
Quando usciva da lì,
pero', dopo aver salutato con la mano il ragazzo che ben presto
divenne suo amante, ritornava alla crudele realtà.
“ E allora perché
non lo fai? Jiraya e Tsunade sarebbero molto felici di averti qui!
”
esclamò il ragazzo.
“ Ecco, io... ”
non sapeva che dire, il moro; e allora, come ogni volta, eluse il
discorso con un semplicissimo: “ ...ci penserò, te
lo
prometto. ”
Anche quella sera,
passarono circa tre ore chiusi in camera; e, mentre i genitori
adottivi di Naruto se ne stavano in salotto a guardare la tv ignari
di tutto, i due si lasciavano consumare dal fuoco della loro
passione. Godevano di quelle inebrianti sensazioni guardandosi negli
occhi, cercando di essere il più silenziosi possibile; non
volevano che gli altri scoprissero. Perciò, chiudevano
sempre
anche la piccola finestrella posta poco sopra il letto, per evitare
che la signora della porta accanto potesse sentire qualcosa e
spifferarlo a tutto il paese.
“ Ti amo, teme. ”
sussurrò il biondo, abbandonandosi fra le braccia
dell'altro,
“ Non andare via. ” lo supplicò poi, e
l'altro sorrise
debolmente, scuotendo la testa.
“ Devo. Ma ti
prometto che ci penserò, dobe. ” rispose,
mettendosi a
sedere sul materasso.
“ Non chiamarmi
così! ” sbuffò l'Uzumaki, permaloso
come al solito;
ma poi lo abbracciò, affondando le dita fra i filamenti
corvini che gli ricadevano un po' sul bel volto. Erano morbidi e
profumavano, sempre, anche se non sapeva distinguere quel particolare
aroma. L'unica cosa di cui era certo, era che lo faceva sentire
felice.
“ A domani... ”
gli sussurrò Sasuke nell'orecchio, posando poi le labbra
sulle
sue, e leccandole piano, facendo sospirare il giovane. Aveva ancora
voglia di lui, ma era giunta l'ora di separarsi, per l'ennesima
volta.
L'Uchiha scese le
scale e salutò i due adulti, seduti sul candido divano, e
chiuse la porta dietro di sé; Naruto uscì fuori
in
balcone, per poterlo salutare di nuovo. Dopodiché, l'amato
sparì nel buio del parcheggio, e il silenzio venne rotto
dallo
sbuffo del motore che andava in moto. Partì. E nuovamente,
dopo circa un chilometro, si fermò sul ciglio della strada,
in
una piazzola che oramai conosceva bene. Fece attenzione alle buche
che si erano formate con gli anni in quel terreno non asfaltato, e si
fermò spegnendo i fari, per non attirare l'attenzione di
chi,
ogni tanto, passava da lì con l'automobile.
Sospirò,
frugando sotto il sedile del passeggero, tirandone fuori una
bottiglia quasi piena di whiskey; bevve un sorso, notando che c'era
qualcos'altro, là sotto. Una scatoletta bianca, con un
messaggio scritto a penna sopra di essa: “ Da parte
di Kabuto.
Questo è ancora meglio dell'altro, credimi... all'interno
della scatola ci sono le istruzioni, divertiti, Sasuke. ”.
Già, Kabuto
Yakushi, il suo ufficiale fornitore di bevande alcoliche; il giovane
occhialuto era infermiere e lavorava nella farmacia che si trovava
vicino a casa sua, e nel tempo libero si divertiva ad iniziare i
ragazzi depressi e con problemi esistenziali al giro dell'alcool e
delle sostanze stupefacenti.
Il giovane aprì
la confezione, trovando al suo interno una siringa ancora sigillata,
ed alcune piccole fiale con dentro un liquido in apparenza innocuo.
Sasuke ovviamente capì, che si trattava sicuramente di
droga,
anche se non di quale tipo, visto che non aveva mai assunto sostanze
di quel genere. Incuriosito se la rigirò fra le dita,
indeciso
sul da farsi; intanto, fuori dall'auto vicino a lui, due occhi lo
scrutavano attenti, senza perdersi neanche una sfumatura di quello
sguardo confuso. L'animale lo guardava fisso, inclinando ogni tanto
la testa verso destra, ad osservare l'oggetto che teneva in mano;
sentendosi osservato, il moro si voltò di scatto, trovandosi
faccia a faccia con... una civetta. Ringraziò
silenziosamente
il fatto di non essere superstizioso, e sbuffando aprì il
finestrino, una ventata d'aria gelida invase l'abitacolo, facendolo
rabbrividire.
“ Va via,
bestiaccia! ” esclamò verso il rapace, che non si
mosse di
un millimetro, ma rimase appollaiato su uno dei tanti colonnini posti
ai lati della strada. Quell'immagine era a dir poco inquietante;
solo, dentro la sua auto, con la luce soffusa che proveniente da
dentro di essa ad illuminare gli occhi sbarrati dell'animale che,
secondo le antiche superstizioni e leggendo popolari, era sinonimo di
sfortuna. Era come se stesse cercando di leggergli dentro, attraverso
quel volto che pareva perfetto, ma che nascondeva paure e tanto,
tantissimo dolore.
La civetta rispose
inclinando la testa stavolta verso sinistra, quasi a voler fare
spallucce; dopo lunghi minuti impiegati a cercare di cacciarla, senza
alcun risultato, Sasuke richiuse il finestrino, e tornò a
dedicarsi al “regalo” ricevuto da Kabuto.
Non sapeva se usarla
o no. Che effetti avrebbe mai potuto avere su di lui? Aveva paura,
infatti iniziò inconsciamente a tremare. Aveva sentito dire
che quella roba poteva provocare infezioni, allucinazioni, e quel che
è peggio, la morte. E non capì perché
non si
decise subito ad assumerla, dato che egli, ormai da molto tempo,
desiderava abbandonare quel mondo che riteneva orrendo.
“ Il
viaggiatore riflette e sospira,
col cuore colmo
d'ira,
ma c'è
qualcosa che lo trattiene,
o forse qualcuno
che di perdere teme. ”
“ Teme... ” sussurrò il ragazzo, posando la scatola sul sedile, “ ...sono un bastardo, è vero. ” si maledì poi, bevendo un altro sorso e poi coprendosi il viso con le mani. Si sentì combattuto e maledettamente debole; intanto, fuori, l'animale continuava a percepire i suoi pensieri, a compatirlo.
“ Quanto sono
stupidi gli umani,
che si fan fregar
da ciarlatani,
non sanno
apprezzare chi realmente li ama,
chi
silenziosamente ogni minuto, ogni secondo, disperatamente li
chiama.”
Chi l'ha detto che
l'animale non prova sentimenti ed emozioni? La civetta
guardò
Sasuke ed intonò una triste melodia, attirandosi addosso le
imprecazioni dell'umano, che fragile si abbandonò al piacere
effimero di un liquido assassino.
Srotolò il
foglietto in cui Kabuto aveva scritto le istruzioni, e seguì
le direttive alla lettera; mise la sostanza all'interno della
siringa, e con mano tremante cercò di iniettarsela in vena,
riuscendoci dopo vari tentativi che causarono piccoli tagli sul suo
braccio; lasciò che il liquido si facesse spazio nel suo
corpo, abbandonandosi sul sedile, chiudendo gli occhi. E la nausea
non tardò a giungere, accompagnata pero' da uno strano senso
di euforia; il ragazzo uscì dall'auto, sentendosi accaldato,
e
l'impatto con il freddo vento invernale fu quasi doloroso. Trattenne
a stento alcuni conati di vomito, e si accasciò a terra,
tremante di freddo, paura, e a causa della troppa adrenalina che
scuoteva le sue membra, non abituate a quel tipo di sollecitazione.
La reazione fu violenta, lo scosse nel profondo; non si era mai
sentito così male. Quando si ubriacava era niente al
confronto. Tirò qualche pugno alla macchina, provando a
calmarsi, ma fu assalito dall'orrore quando sentì il cuore
martellargli nel petto, tanto che sembrava che stesse per scoppiare
da un momento all'altro.
“ A-aiuto... ”
disse, con la voce spezzata dai singhiozzi, “ ...sto...
morendo...
? ” domandò al nulla, o forse all'animale che non
si era
mosso da lì, ma continuava a vegliare sulla triste follia di
colui che si stava auto distruggendo, con le proprie mani.
Sasuke si aggrappò
allo sportello rialzandosi a fatica, sentiva dolore ma questo era
misto ad una strana sensazione; era come se tutti i suoi sensi si
stessero acutizzando, e la sofferenza fisica stava via via scemando.
“ Che succede? ”
disse poi, sentendosi completamente diverso, migliore; e il tutto era
accaduto nel giro di pochi minuti. Si sentì avvolto da un
calore anomalo, e dalla voglia di abbandonarsi al piacere,
all'ebrezza del rischio; voleva far di sé stesso un super
eroe.
“ Il
viaggiatore parte senza meta precisa,
sarà bene
che mi sposti, per non essere uccisa. ”
Mise
in moto la
macchina, sgommando, andando a colpire l'appoggio del povero animale
che, fortunatamente, si era spostato non appena aveva udito il rombo
del motore. Premette l'acceleratore, noncurante delle curve che
caratterizzavano quella strada larga ma non per questo poco
pericolosa; un cerbiatto, che stava cercando qualcosa da mangiare in
mezzo al campo alla sua sinistra, alzò la testa e
guardò
il mezzo sfrecciare per il corto pezzo di strada dritto.
Riuscì
senza problemi ad arrivare al ponte che si trovava lì
vicino,
ridendo, con gli occhi fissi sulla strada di fronte a sé;
una
volta girato lo sterzo verso sinistra, pero', a causa dell'alta
velocità perse il controllo dell'auto, sbattendo
violentemente
contro il guardrail. Fortunatamente, per un attimo si rese conto di
quel che stava accadendo, e cercò di frenare, fermandosi
qualche decina di metri più avanti, in mezzo alla strada
deserta.
“ Cazzo... ”
sbottò, inclinando la testa verso destra, osservando lo
specchietto retrovisore; sull'asfalto si erano depositati alcuni
vetri, evidentemente quel che rimaneva del fare anteriore destro
dell'auto. Ma, nonostante si rendesse conto di ciò che era
accaduto, la testa gli girava talmente tanto da oscurare tutto il
resto; e non solo girava, ma faceva anche dannatamente male. Rimise
in moto la macchina, che partì senza alcun problema, ma dopo
pochi metri un rumore sordo attirò l'attenzione del ragazzo,
che riuscì con non poca fatica a guidare fino alla
successiva
piazzola di sosta. Scese, rabbrividendo, e le gambe non lo ressero;
cadde a terra sulle ginocchia, ma non sentì dolore. O
almeno,
così gli parve. Arrancò fino a raggiungere lo
sportello
opposto, constatando che un po' di danni alla carrozzeria li aveva
fatti ma, cosa più grave, la gomma era completamente
squarciata. Di sicuro, non sarebbe andato molto lontano, con la
macchina in quelle condizioni. Si aggrappò allo sportello,
sorridendo ancora, nonostante tutto. L'effetto della droga assunta lo
stava facendo vivere in un mondo diverso da quello che conosceva;
sì,
aveva appena avuto un incidente d'auto, aveva rischiato di morire,
riusciva a malapena a camminare ma sorrideva. Non riusciva a fare a
meno di pensare che tutto si sarebbe risolto prima o poi, e che alla
fin fine quel mondo e quella vita non erano poi così
male.
Ma circa due ore dopo, quando si risvegliò tremante e
dolorante sulla fredda e nuda terra accanto alla propria macchina
decisamente malconcia, la realtà fece nuovamente capolino.
Crudele, dolorosa.
“ Che diavolo...
mi è successo? ” disse con un filo di voce,
andando a
toccare lo sportello martoriato dalla botta subita; diamine,
chissà
quanti yen avrebbe dovuto sborsare per ripararla! Sì... come
se ce li avesse avuti. Il reale problema, pero', non erano tanto i
danni alla carrozzeria quanto la gomma ormai decisamente andata; non
sarebbe neanche riuscito a tornare a casa, quella notte.
Guardò
l'orologio: le 3 e mezza. Cosa poteva fare? Avrebbe potuto chiamare
Naruto... sì, ma che spiegazione gli avrebbe dato?
“ Ciao Naruto,
puoi venire a soccorrermi dato che mi sono fatto di non so quale
droga schifosa ed ho sfasciato l'auto? ”
Gli venne da
piangere, ma si trattenne; in fondo, pensò avrebbe potuto
nascondere tutte le prove – l'alcool che teneva sempre a
portata di
mano, e la busta datagli da Kabuto ormai vuota -, e
dopodiché
chiamarlo, giustificandosi dicendogli che aveva avuto un colpo di
sonno. Rimuginò un po' sull'idea, poi si convinse; alla fin
fine, era l'unica cosa che poteva fare. Se avesse chiamato chi di
dovere, sicuramente sarebbe stato sottoposto a dei test per
constatare se era pulito oppure no. E lui non lo
era affatto,
nonostante si sentisse meglio.
Così si dette
da fare, prendendo le bottiglie che si era portato dietro e
nascondendole poco più avanti, fra alcuni pezzi di legna
ammucchiati e – sperò -, abbandonati. Fece lo
stesso con la
busta, e dopodiché controllò l'aria che si
respirava
dentro l'auto... pessima. La puzza di alcool tradiva i suoi misfatti,
così aprì tutti i finestrini, sperando che ci
mettesse
poco a disperdersi.
Attese diversi
minuti, prima di tirar fuori il cellulare dalla tasca e comporre il
numero del suo ragazzo; il telefonò squillò
più
volte, prima che ricevesse risposta. Poi, una voce dall'altra parte
pronunciò un “sì?” non
proprio convinto; Naruto non
si era nemmeno curato di controllare chi fosse il mittente della
chiamata, tanto era assonnato.
“ Naruto... sono
io, Sasuke. ”
“ Teme... che vuoi
a quest'ora? Sono quasi le 4 di notte! ” esclamò
il ragazzo,
mettendosi a sedere sul letto, preoccupato. Gli erano bastate quelle
poche parole, per svegliarsi completamente.
“ Ecco... ho un
problema. Un grosso problema... ho avuto un incidente... e non posso
tornare a casa, una gomma è andata. ”
spiegò,
cercando di essere il più possibile credibile, “
Ho avuto un
colpo di sonno, ed ho sbattuto contro il guardrail al ponte... poi
credo di essere svenuto, e mi sono risvegliato adesso. ”
continuò,
con voce ferma e decisa.
“ Oh cazzo,
teme... ti rendi conto che potevi ammazzarti? Veniamo subito a
prenderti! ”
“ Ok... mi sono
mosso fino alla piazzola più avanti, non era il caso di
starmene fermo in mezzo alla strada. Ti aspetto qui. ”
“ D'accordo,
arriviamo fra poco... non ti muovere! ”
Naruto riattaccò
e corse a svegliare Jiraya, nel frattempo Sasuke si sedette dentro
l'auto, ad aspettare; ce l'aveva fatta, non era andata male. Adesso
rimanevano solo i danni da pagare, e quello era decisamente il
problema più grosso. Come avrebbe fatto a rimettere tutto a
posto? Si sentì perduto.
Posò il mento
sulle ginocchia, chiudendo gli occhi.
Poco dopo
sopraggiunsero Naruto e Jiraya, visibilmente preoccupati.
“ Sasuke, va tutto
bene? ” chiesero all'unisono, e il moro annuì
abbozzando un
sorriso, ma si sentiva letteralmente a pezzi, e non solo fisicamente.
Pensò alle
conseguenze che il suo gesto sconsiderato avrebbe potuto comportare,
a come Naruto avrebbe potuto reagire se avesse saputo.
In quel
momento il biondino era lì e lo osservava con sguardo dolce,
limpido, puro.
Stupido.
Non poté fare
a meno di darsi dello stupido, perché stava spudoratamente
tradendo l'unica persona che teneva a lui.
“ Accidenti, il
conto sarà salato! ” commentò l'adulto,
constatando
che i danni erano ingenti, “ Ma l'importante è che
tu non ti
sia fatto nulla. Per questa notte dormirai a casa nostra, e domani
chiameremo un carro attrezzi. A quest'ora non ci risponderanno di
certo! ” rise, invitando Naruto e Sasuke a salire sulla sua
macchina.
Quando rientrarono,
Tsunade era sulla porta, con lo sguardo fisso su di loro, severo. E,
com'era ovvio, rimproverò l'Uchiha, dicendogli che se fosse
andato via prima, probabilmente tutto ciò non sarebbe mai
accaduto; ma, dopo la strigliata, aveva sospirato e poi sorriso,
decidendo assieme al consorte di aiutare il ragazzo con le spese,
dato che era chiaro che da solo non ce l'avrebbe mai fatta.
“ I tuoi sono
davvero gentili, Naruto. Forse troppo. ” commentò
il
ragazzo, mentre salivano le scale che portavano al piano di sopra
dell'appartamento.
“ Ma no, non
preoccuparti... lo fanno volentieri. Perché ti vogliono
bene.
Per loro fai parte della nostra famiglia, ormai. ”
Lui non meritava
tutto quell'affetto, se ne rendeva perfettamente conto. Stava
giocando col fuoco e ne era certo, prima o poi si sarebbe sicuramente
scottato. Perché da quel tunnel non si esce tanto facilmente.
Il biondo finse di
preparare il giaciglio per Sasuke sul divano, posandovi un cuscino ed
una coperta, e poi sorrise sornione.
“ Dormiremo nello
stesso letto, questo è solo per fregare i vecchietti.
”
“ Sei diabolico.”
“ No. Tu lo
sei. Tu, e il tuo essere maledettamente bello. ”
Il moro lo strinse a
sé, avventandosi famelico sulle sue labbra morbide. Non
riusciva a resistergli e, a dir la verità, non ci aveva mai
provato veramente. Non era capace di dire di no a quella bocca, a
quegli occhi di cielo, a quella soffice pelle.
“ Sasuke... hai
uno strano sapore. ”
Spalancò gli
occhi. Cosa aveva detto?
Hai uno strano
sapore...
Cazzo. Non aveva
pensato a quello. Era ovvio che nella sua bocca fosse rimasto il
sapore dell'alcool che aveva ingerito poco prima.
“ Ma mi piace. ”
sorrise poi Naruto, baciandolo ancora.
E l'altro quasi non
credette alle sue orecchie. L'Uzumaki era così innocente...
non si era minimamente accorto del fatto che c'era qualcosa che non
andava. Decise di godersi appieno quella notte assieme, lasciando per
un attimo da parte tutti i brutti pensieri; sapeva che essi avrebbero
rifatto capolino non appena la sveglia sarebbe suonata, ma... non
voleva pensare a nulla, in quel momento. Per lui esisteva solo
Naruto. Quel dobe che tanto amava.
E proprio perché
l'amava, decise che lo avrebbe protetto a qualunque costo.
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin!
Il suono della
sveglia riecheggiò nella stanza, e i due si svegliarono di
colpo, sistemandosi in modo da non destare sospetti. Sasuke si
distese nel divano, coprendosi, sotto lo sguardo interessato del suo
ragazzo, che lo guardava muoversi, attentamente; ogni suo minimo
movimento lo affascinava. Non aveva mai provato nulla di simile per
nessuno, prima di allora. Si era preso una cotta per una ragazza
molto carina che abitava vicino a casa sua, Sakura Haruno, ma con lei
non aveva avuto alcuna speranza perché... beh,
perché
la suddetta ragazza si era innamorata di Sasuke, la prima volta che
lui si era recato a casa sua. Colpo di fulmine. E certo lei non
poteva immaginare che il suo amato se la facesse con colui che
considerava il suo migliore amico.
“ Oggi devi
lavorare? ” domandò Naruto, stropicciandosi gli
occhi.
“ Per oggi passo.
Dobbiamo portare la macchina dal meccanico. Devo rimettere a posto
almeno la ruota, così sarà utilizzabile. Per il
resto,
la sistemerò più avanti, quando potrò.
”
“ Giusto. ”
Quando si furono
lavati e vestiti, scesero al piano di sotto, dove Jiraya li attendeva
già pronto a partire.
“ Ho appena
chiamato il carro attrezzi, si stanno recando sul posto. Andiamo
Sasuke, cambiamo quella gomma! ” esclamò
entusiasta.
Era incredibile come
quell'uomo riuscisse a sorridere in ogni situazione.
La macchina fu
risistemata in poco tempo, a parte i danni estetici, ovviamente;
l'Uchiha non sapeva come ringraziare Jiraya, che si era accollato
tutta la spesa. Sapeva benissimo di non meritare un gesto tanto
gentile, ma non poté far altro che accettare.
Finalmente riuscì
a tornare nel suo appartamento di città, e ad allontanarsi
da
Naruto, finalmente. Era consapevole del fatto che,
per
proteggerlo, avrebbe dovuto necessariamente stargli lontano. Non
intendeva trascinarlo nel tunnel che lo stava letteralmente
divorando; si sentiva strano, come... bisognoso. E il suo desiderio,
in quel momento, non era la calde bocca del biondo, che tanto amava
sentire sul suo corpo; era quella maledettissima sostanza che poche
ore prima aveva assunto, che gli mancava.
Così, quando
tornò a casa, non poté esimersi dal chiamare
Kabuto,
per chiedere spiegazioni.
“ Che cazzo mi hai
dato, eh? Mi sono quasi ammazzato! ” esclamò
iroso,
appoggiandosi ai vari mobili di casa per sostenersi, considerando che
si sentiva completamente spossato.
“ Vuoi davvero
sapere che cos'era? Oppure... ne vuoi un'altra dose? Eh, Sasuke?
”
domandò l'altro, ostentando la sua solita calma.
Il moro spalancò
gli occhi, guardandosi allo specchio al quale stava passando davanti
in quel momento: aveva un aspetto orribile. Nonostante avesse dormito
tranquillamente a casa di Naruto, aveva l'aria di uno che non
riposava da qualche giorno.
“ Dannazione... ”
imprecò, “ ...penso di non poterne fare a meno...
”
rispose, abbandonandosi sulla poltrona che si trovava al centro del
piccolo salotto.
“ Lo immaginavo.
Vieni da me domani mattina. ”
“ Ok. ”
Riattaccò.
Cazzo. Si trovava proprio in un bel casino. Eppure, sebbene se ne
rendesse perfettamente conto, sentiva di non poter fare a meno di
quella sensazione d'euforia; quella che ti attraversa il corpo, e che
ti fa dimenticare ogni problema. Quella che ti da i brividi.
Si addormentò
davanti alla Tv, mentre al telegiornale parlavano dell'ennesima
vittima di sostanze stupefacenti. Non voleva pensare a nulla, non
desiderava nemmeno sognare. In quel momento, neanche Naruto poteva
tirarlo su di morale.
Dormì
profondamente per diverse ore, risvegliandosi dolorante nel cuore
della notte. Guardò il cellulare: 3 chiamate perse e un sms.
Era Naruto.
“ Teme! Perché non rispondi alle mie telefonate? E' successo qualcosa? Mi fai preoccupare! Rispondi non appena puoi... ”
Non aveva sentito
neppure l'insistente suoneria del suo cellulare, che tanto avrebbe
voluto cambiare, mentre dormiva. Era sicuro d'aver sognato qualcosa,
di fronte ai suoi occhi scorrevano immagini cupe, di lande desolate e
sogni infranti. Di un bambino col pigiama identico a quello che il
suo ragazzo indossava, e che gli conferiva l'aspetto di un angelo; il
piccolo lo aveva guardato sorridendo, salutandolo con la mano. [*]
Si
alzò a fatica e, mentre alla Tv davano
l'ennesima edizione del telegiornale,
si avvicinò
alla finestra. Guardò fuori, scostando la tenda impolverata:
la piccola cittadina dormiva, soltanto qualche automobile passava
ogni tanto e rompeva il silenzio.
Riprese in
mano il telefonino, e compose un breve messaggio di testo:
“ Scusami, mi ero addormentato davanti alla televisione. Non mi sento molto bene, credo di avere un principio d'influenza... quando starò meglio tornerò a trovarti. ”
Freddo, dannatamente
freddo. Tanto che l'Uzumaki si sentì quasi mancare, quando
lesse quelle poche, semplici parole. Ok, Sasuke non era certo un tipo
che si lasciava andare spesso al sentimentalismo, ma neanche lo aveva
mai liquidato così. Tristezza mista a rabbia s'impadronirono
di lui, che s'intestardì come suo solito: non lo avrebbe
cercato, voleva che fosse lui a scusarsi.
Dal canto suo,
l'Uchiha attendeva unicamente il momento in cui finalmente avrebbe
sentito di nuovo quell'adrenalina scorrere dentro al suo corpo; era
una sensazione divenuta oramai indispensabile.
“ Buongiorno,
Sasuke-kun. Tutto a posto? ” domandò Kabuto,
sfoggiando il
suo consueto sorrisetto strafottente.
“ Non sono qui per
fare conversazione. Dammi quella roba, e subito. ”
“ Ehi, calma...
quella dell'altro giorno era un omaggio, mio caro. Ma se ne vuoi
altre dosi, dovrai pagarle. ” spiegò pacato,
incontrando lo
sguardo di fiamma del più giovane.
“ Quanto vuoi,
dunque? ”
“ Dipende... ”
ridacchiò, “ ...è roba piuttosto
costosa, questa. ”
“ Ne ho bisogno,
maledizione! ” ringhiò Sasuke, poggiandosi al
bancone della
farmacia, e l'altro sperò vivamente che il quel momento non
entrassero clienti “normali”.
La testa gli girò
per qualche attimo, e rischiò quasi di cadere, sotto lo
sguardo attento del ragazzo di fronte a lui.
“ In effetti, noto
che ne hai proprio bisogno... ” mormorò, posando
sul banco
un'altra piccola scatola, “ ...questa ti basterà
per un po'.
Dammi il portafogli, Uchiha, non penso tu sia in grado di contare i
soldi che mi devi. ”
Il bastardo aveva
pure il coraggio di sfotterlo.
Ma si rifiutò
di porgerglielo, estraendo da esso tutto quel che v'era al suo
interno, tranne pochi spiccioli che gli sarebbero serviti per la
benzina.
“ Bastano? ”
“ Uhm... e va
bene, proprio perché sei tu, farò un'eccezione.
”
Prese il denaro e se
lo mise nella tasca del camice che indossava, sorridendo ancora.
“ Buon
divertimento, Sasuke-kun. ”
“ Da adesso in poi, non avrai più la forza per tornare qui... così, Orochimaru-sama si stancherà di chiedermi di te. ”
Quella sera,
nonostante tutto, gli venne voglia di vedere il suo ragazzo. Nascose
la scatoletta sotto il sedile del passeggero e partì, senza
avvisarlo. Voleva fargli una sorpresa. Si stupì di questo
suo
pensiero, si sentiva così strano... passavano dei momenti in
cui il suo unico interesse era lo sballo, alternati ad altri in cui
viveva solo di Naruto. Per Naruto.
Mentre premeva piano
sul pedale dell'acceleratore, accese i fari antinebbia, visto che la
visibilità era molto bassa; tenne lo sguardo fisso sulla
strada davanti a sé, finché qualcosa
attirò la
sua attenzione. La civetta di poche sere prima se ne stava
appollaiata beatamente in uno dei colonnini, non lo stesso dell'altra
volta, ma uno vicino ad esso. Osservò l'auto con i grandi
occhi accusatori, e Sasuke si domandò che diavolo ci facesse
di nuovo lì. Sembrava quasi che lo stesse aspettando. Mosse
il
capo, guardando verso la piazzola di sosta vicina; quella in cui il
suo dramma si era consumato per la prima volta.
Il moro accostò,
abbandonandosi stanco sul sedile, sospirando. D'improvviso, non seppe
più che fare. Proseguire e gettarsi fra le braccia di
Naruto,
o farlo di nuovo? Egli sapeva benissimo quale era
la giusta
risposta. Eppure, sotto quello sguardo insistente, aprì la
scatola. Si iniettò un po' di quella sostanza maledetta,
senza
trattenere un'imprecazione. Faceva dannatamente male bucarsi a quel
modo, ma dopo pochi secondi si sentì meglio. I pensieri
scomparvero, e anche tutto attorno a lui. Tutto, tranne quegli occhi.
“ Povero il
viaggiatore,
è caduto
ancora una volta.
Povero il
viaggiatore,
perché
potrebbe anche essere l'ultima. ”
Chiuse i suoi,
assaporando quella sensazione unica.
Dolore misto a
piacere, triste consapevolezza affiancata alla voglia di volare. Di
andare via, lontano. Là, dove le paure non posso sfiorarti.
Uscì
dall'auto finché era ancora cosciente di ciò che
faceva, sapeva che in quel modo forse avrebbe evitato di rovinare la
vettura ancora una volta. Fece quattro passi sotto la supervisione
dell'animale, che non si mosse di un millimetro, neanche quando
Sasuke gli si avvicinò.
“ Che hai da
guardare, tu? E' divertente? ” chiese all'essere che mai
avrebbe
potuto rispondergli. A quell'essere che si limitò a
guardarlo
ancora per qualche secondo, prima di voltarsi e di volare via.
Il ragazzo rise
convulsamente, come se avesse vinto chissà quale confronto.
Dopodiché si sedette per terra, poggiando la schiena
all'auto,
senza neanche rendersi conto di quanto questa fosse gelida. E si
perse guardando il cielo sereno, splendidamente stellato.
Quanto
avrebbe voluto rimirarlo assieme a Naruto...
Quanto avrebbe
voluto ricominciare daccapo, seguendo il silenzioso consiglio della
civetta, unica testimone della sua dilagante follia.
“ Sasuke! Sasuke!
”
Chi lo stava
chiamando? Quelle grida parevano così lontane... eppure era
certo di conoscerla, quella voce.
“ Sasuke! ”
Aprì gli
occhi a fatica, le palpebre pesavano terribilmente, facevano male. Ma
non male quanto la testa, assalita all'istante da un dolore
lancinante. Riusciva a malapena a muoversi, a causa del freddo che
gli era penetrato fin dentro le ossa. Per quanto tempo aveva dormito
lì, all'aperto? Beh, un bel po', a giudicare dal sole che,
timido, cercava di fare capolino da dietro lo spesse nuvole.
E poi lo vide.
Naruto era lì,
di fronte a lui, con gli occhi lucidi. Inizialmente sorrise
sollevato, poi il suo sguardo si fece terrorizzato. Incredulo.
Inorridito. Vide Jiraya che lo prendeva per un braccio e lo
trascinava via, costringendolo a salire in macchina. Udì un:
“
Non farti più vedere! ”, e capì.
Le stelle si erano
pian piano spente, l'una dopo l'altra, per far spazio a quelle nuvole
così minacciose, soffocanti. Così come esse
avevano
dovuto arrendersi, anche per lui era giunto il momento di dichiararsi
sconfitto. Odiava sentirsi debole, Sasuke Uchiha; ma, di fronte a
quello sguardo che mai prima di allora aveva visto disegnarsi sul
volto della persona che amava, non poteva far altro che sventolare la
bandiera bianca.
Naruto l'aveva
visto. Aveva osservato con orrore il suo braccio scoperto, i lividi,
e i segni delle recenti, recentissime iniezioni. Aveva capito.
E se n'era andato, lasciandolo lì; solo, stanco e perdente.
Perfino l'animale lo aveva abbandonato.
Si alzò,
tremante, e si sedette all'interno dell'abitacolo. Aprì il
cassettino del cruscotto, tirandone fuori il cellulare. Sul display
non c'era nulla, niente telefonate, nessun messaggio. E dire che si
era illuso di trovarvi un segno.
Aveva voglia di
piangere, di sfogare la sua rabbia su qualcosa o qualcuno. Avrebbe
voluto prendere a calci e pugni Kabuto, sputargli in faccia tutto il
suo disprezzo. Ma, alla fine, a cosa sarebbe potuto servire? Non
avrebbe riportato Naruto da lui. Era finita.
Mise in moto
l'autovettura e tornò a casa, dopodiché si
buttò
a peso morto sul letto, stringendo spasmodicamente le vecchie
lenzuola; neanche una lacrima rigò il suo volto, troppo
orgoglioso, troppo stanco.
Aveva distrutto
completamente la propria vita. Certo, anche prima non era delle
migliori, ma c'era lui.
Lui, ad
illuminare le sue giornate.
Lui, ad
amarlo.
Lui che pero', per
qualche oscuro motivo, non gli bastava.
Ebbe perfino il coraggio di richiamarlo. O meglio, gli scrisse un sms, non sapeva neanche lui perché. Sapeva bene che non avrebbe ricevuto risposta.
“ Naruto... so cosa pensi di me e so che non mi risponderai... volevo solo dirti che mi dispiace. Sì, so che è strano sentirlo dire da me ma... scusami. Sei la prima persona con cui mi scuso, e probabilmente anche l'ultima. ”
Un ultimo, disperato
tentativo di ricucire quel rapporto che lo teneva in vita.
Ma era perfettamente
consapevole del fatto che amore e sballo non sarebbero mai potuti
convivere. Perché quella roba prima o poi l'avrebbe
ammazzato,
ma ormai non era più in grado di fermarsi.
Dunque, che fare?
Il suono del
cellulare lo distrasse improvvisamente dai suoi pensieri.
“ Ti aspetto alla piazzola domani sera alle 22:00. Ho detto ai miei che vado a trovare Shikamaru, un mio amico. Sento il bisogno di parlarti, di rivederti ancora una volta. Naruto. ”
Non credeva ai suoi occhi. Non solo aveva risposto, ma gli aveva
perfino dato appuntamento. Si sentì fortunato ma al contempo
particolarmente nervoso, dato che aveva già un'idea di cosa
Naruto gli avrebbe detto. Probabilmente non voleva chiudere la loro
storia in quel modo, ma farlo civilmente, faccia a faccia. E allora
sarebbe stato ancor più doloroso.
Ma non sarebbe mancato. Doveva giocarsi il tutto per tutto, ormai.
Il lasso di tempo dal momento dell'sms alle 21:30 della sera dopo fu
incredibilmente lungo; non si era mai sentito così ansioso.
Con che faccia avrebbe potuto guardare negli occhi Naruto? Lo aveva
ferito, tradito.
Con una miriade di pensieri e domande che gli frullavano in testa, si
mise finalmente in viaggio. E a differenza delle ore che aveva
trascorso steso su quel letto a domandarsi perché,
quei
20 chilometri parvero 10 metri. Giunse perfettamente puntuale,
infatti Naruto non era ancora arrivato alla piazzola.
Spense il motore e sospirò, preoccupato. Dall'autoradio
proveniva la voce stridula di un deejay annoiato, che annunciava il
titolo della prossima canzone.
“ Spero di perdermi,
per sempre;
e spero di ritrovarmi alla fine.
Non in me.
In te.
In
te.” [*]
Quella
melodia così triste accompagnò i pochi minuti
d'attesa,
prima che potesse vedere lo scooter del suo ragazzo avvicinarsi.
Il biondo si
fermò a qualche metro dall'auto di Sasuke, indugiando un
po'.
In verità, si sentiva impaurito.
“
Naruto... ”
“ Ciao...
Sasuke. ”
Non lo
chiamava più neanche “teme”.
Non
sorrideva più, non scherzava. Non era il solito Uzumaki
Naruto, quello che aveva di fronte. Era un ragazzo dallo sguardo
triste e sconsolato, che stava evidentemente per pronunciare quella
fatidica parola: addio.
“ Ehm... ”
“ Guardami
negli occhi, Sasuke. ”
Un ordine.
Il moro alzò
lo sguardo, specchiandosi in due splendidi occhi di cielo.
“ Perché?
”
Si aspettava
quella domanda, in effetti. Già... perché?
Neanche lui
era certo di saperlo esattamente.
“
Rispondimi, cazzo! Perché hai voluto rovinare tutto?
Perché...
”
Naruto
pianse. Diede sfogo alla rabbia repressa, prendendo a pugni l'altro
dove capitava, imprecando. Si sentì una nullità,
dal
momento che una schifosa sostanza stupefacente era stata preferita a
lui.
“ Senti,
io... ”
Avrebbe
voluto dirgli che lo amava, che aveva sbagliato, che forse...
avrebbero potuto ricominciare, se lui fosse stato d'accordo.
Sogni,
nient'altro che sogni.
E dire che
era convinto d'aver smesso di sognare la notte prima, Sasuke; quando
l'aveva visto salire in quella macchina con sguardo sprezzante e allo
stesso tempo disperato.
“
...scusami. ”
“ Piantala
di scusarti! Voglio un valido motivo! ”
Non lo
sapeva. L'unica cosa di cui era certo era che, quando si drogava,
riusciva a dimenticare ogni problema.
“ Ho
iniziato a bere molto prima di conoscerti, quando la mia vita aveva
iniziato ad andare a rotoli. Non ce l'ho fatta, Naruto. Non ce l'ho
fatta a smettere, anzi... ”
“ Anzi,
hai iniziato pure a bucarti... ”
Il biondo
terminò la frase per lui e, in quel preciso momento, il
rumore
di un battito d'ali. Sasuke si voltò, incontrando lo sguardo
dell'animale che oramai ben conosceva. Non era un tipo superstizioso,
eppure gli venne da pensare che fosse colpa di quella bestia, se la
situazione si era evoluta in quel modo. Stavolta, pero', la civetta
si posò sul tetto della sua macchina, ad osservare la
pietosa
scena.
L'Uchiha
sentì l'impulso di abbracciare il ragazzo di fronte a lui,
ancora in lacrime. Gli si avvicinò, tendendo le braccia, ma
Naruto si scostò velocemente.
“ Se ti
dicessi che non ti amo più, mentirei spudoratamente.
”
mormorò il giovane, “ Ma, non posso farci nulla...
mi fai
paura, Sasuke. Credimi, è meglio se non ci vediamo mai
più.
”
Per il moro,
fu come se i pochi pezzi ancora uniti di un grande puzzle venissero
pian piano staccati, ad uno ad uno, dalla cornice che un tempo
delineava i confini della sua esistenza. In piedi c'era rimasto ben
poco, prima d'incontrare Naruto. E, da quel momento, non vi fu
più
nulla. Un quadro perfettamente bianco, senza alcuna sfumatura.
Non esisteva
più.
Credette
perfino di non esser più capace di respirare.
Il biondo si
voltò versando un'ultima lacrima, che si infranse per terra,
ai suoi piedi. L'Uchiha la seguì con lo sguardo, rimirandone
la lucentezza; dopodiché s'inginocchiò, quasi a
volerla
cercare. Era tutto ciò che gli restò di lui,
quando
egli si allontanò a bordo del suo motorino, senza dire
altro.
E lui non ebbe neppure la forza di chiamarlo. La civetta sul
tettuccio continuava a guardarlo incuriosita, mentre fissava il nulla
di fronte a sé.
Rimase lì
per lunghi minuti, sperando che fosse tutto un brutto incubo, di
svegliarsi fra le braccia di Naruto dopo aver fatto l'amore. Non fu
così, pero'. E per fare i conti con la dura
realtà, non
aveva assolutamente la forza necessaria.
E pensare
che gli era sempre stato detto che era un tipo forte, impavido...
E dire che
aveva sempre pensato di essere un vincente...
Ogni
certezza si era irrimediabilmente frantumata, e finalmente Sasuke si
rese conto che, in fondo, anche lui era una persona come tutte le
altre. Maledì il suo orgoglio che, spesso e volentieri, lo
aveva portato a commettere errori evitabili; e la sua debolezza, che
cercava di nascondere dietro il suo volto fiero e il sorriso
sornione.
Patetico..
Salì
in macchina, mettendola in moto. L'animale volò dunque via,
rivolgendogli un ultimo saluto. Lo guardò ancora una volta,
attraverso il finestrino. Sasuke sorrise tristemente, si era quasi
affezionato a quel rapace. Poi sorseggiò un bel po' di
liquore, aprendo nuovamente la scatola; ne estrasse ancora un po' di
quella sostanza maledetta, e fece un profondo respiro. Avrebbe fatto
male, sì, ma probabilmente per l'ultima volta. Si
iniettò
tutta la cocaina [*] rimasta e, finché non ebbe fatto
effetto,
continuò a bere quel nettare di cui mai era riuscito a fare
a
meno.
Eccola, di
nuovo quella sensazione, ancora quella voglia di fuggire. Dal mondo,
dai problemi.
“ L'essere
umano ha raggiunto la sua meta,
è
pronto per l'ultimo viaggio. ”
Senza
Naruto, nulla aveva più senso, ma se n'era accorto troppo
tardi. Premette l'acceleratore e partì, verso una
destinazione
ignota. Ripercorse i momenti passati assieme a lui,
ma neanche
in quello stato riuscì a sfogarsi come avrebbe voluto. Rise
ancora, con quell'espressione che nulla aveva del vero Sasuke Uchiha.
Rivide il bambino col pigiama dai colori pastello, ma non lo stava
salutando con espressione dolce; anzi, ghignava, diabolico. Non era
il volto di un bimbo innocente, quello; non poteva esserlo.
E, dopo di
lui, una miriade di aghi danzarono di fronte ai suoi occhi, alle
pupille dilatate. Poi sangue, tantissimo sangue, le sue mani ne erano
sporche, così come il lunotto anteriore e i finestrini
dell'auto; non vedeva più nulla, solo rosso.
Un colore
che un tempo amava; perché gli occhi di suo fratello Itachi,
talvolta, parevano brillare di una luce cremisi. Un colore che poi
aveva imparato ad odiare. Preferiva l'arancione. Quello delle
improponibili tute che Naruto adorava indossare, giustificandosi con
un semplicissimo: “ Sono comode! ”.
Era come se
tutto, intorno a lui, fosse svanito, lasciando spazio alle sue
più
vivide paure.
Se qualcuno
avesse visto quell'auto impazzita andare a schiantarsi contro il muro
più vicino, chissà cosa mai si sarebbe domandato.
Invece fu
l'animale a seguire il suo percorso, a guardarlo soccombere.
C'è
chi si chiederà come avrebbe commentato quella scena, se
fosse
stato un essere umano; lo osservò impassibile, era coperto
di
sangue, stavolta vero.
Sul suo
volto, finalmente, una lacrima solitaria; anche Sasuke Uchiha sapeva
piangere, quindi. In preda a convulsioni e allucinazioni, il suo
corpo tremò ancora molte volte, prima che il cuore cessasse
di
battere.
La civetta
emise un flebile suono, pareva quasi triste. Volò via,
lontano
dall'automobile distrutta, dal corpo senza vita dell'uomo che, anche
se per poco tempo, era stato il suo unico amico.
Perché
erano riusciti a capirsi l'un l'altra, era bastato un semplice
sguardo; l'intesa era stata immediata, sebbene il ragazzo avesse
cercato più volte di scacciarla. In realtà,
l'Uchiha
trovava quasi rassicurante, quella presenza.
Dopo
poco incontrò le luci dei lampioni che illuminavano il
piccolo
paese di montagna, e si mise a cercarlo; avrebbe riconosciuto il suo
odore fra milioni di persone. Perché anche lui odorava di
Sasuke, del suo peccato, del suo amore.
Poi lo vide:
era seduto in terrazza e fissava
assente il cielo,
gli occhi gonfi, segno che era da poco, che aveva smesso di piangere.
L'animale si posò sull'albero che si trovava proprio di
fronte
a casa di Naruto, in mezzo ad una piccola piazzetta, e gli
lanciò
un'occhiata che il ragazzo riconobbe come eloquente.
Sasuke se
n'era andato.
Per sempre,
stavolta.
Ma lui non
sarebbe corso a cercarlo, voleva ricordarlo vivo, col suo sorrisetto
strafottente sul volto; desiderava rimembrare quelle labbra morbide e
calde e non pensare che, probabilmente, esse erano già
divenute gelide e secche.
Avrebbe
ascoltato il notiziario, il giorno dopo, e avrebbero parlato di lui,
apostrofandolo come l'ennesima, debole vittima della droga.
Lui sapeva
chi era stato realmente Sasuke Uchiha, così come anche
l'animale lo aveva capito.
Un angelo, le cui ali erano state spezzate troppo presto da un'esistenza misera, da un'infanzia d'Inferno. Un angelo caduto che Naruto aveva amato con tutto sé stesso, ma neanche ciò era servito a salvare la sua anima dannata. Un uomo che aveva incuriosito l'animale e che aveva addirittura pianto, di fronte ad esso. Un essere umano che si atteggiava a duro, celando la propria sensibilità dietro una maschera d'indifferenza.
Il biondo si alzò, rientrando in casa, salutando la civetta con un cenno della mano; probabilmente non si sarebbero più rivisti. Perché l'animale sentiva che anche le proprie ore erano giunte al termine.
~ ~ ~
EPILOGO
“
Ehi,
Naruto, hai sentito il telegiornale? Ma tu lo conoscevi, quello che
si è schiantato con la macchina a pochi chilometri da casa
tua? ”
“ Era
imbottito di droga e alcool, quello là... poveraccio!
”
“ Dicono
che accanto alla macchina hanno trovato pure il cadavere di una
civetta! ”
“ Eeeh? Ma
porta male, no? ”
“ Ma dai,
probabilmente l'avrà investita! Povero animale! ”
Naruto non
sopportava quel brusio insistente, tutte quelle stupide chiacchiere.
Lo conosceva, sì, era il suo uomo. L'unica persona per la
quale era riuscito a provare quel sentimento.
Fu
l'animale, pero', che lo sorprese.
Evidentemente,
non era stato l'unico ad amare Sasuke Uchiha.
Sorrise a
quel pensiero, pregando per la sua anima, silenziosamente; non
pianse, quando osservò la cassa di legno che veniva issata
sulle spalle di quattro uomini, e riposta poco dopo in una fossa
troppo buia, troppo profonda per lui.
Si chiese
chi mai avesse pagato le sue esequie, visto che l'Uchiha non era di
certo ricco.
Il suo cuore
andò in pezzi più volte, quel giorno; ma quando
sentì
una calda mano posarsi sulla sua spalla, sorrise di nuovo.
“ In
fondo, glielo dovevo. ” sussurrò Jiraya,
“ Ha fatto di te
una persona migliore. ”
Naruto lo
guardò senza dire nulla, ma lanciandogli un'occhiata
d'intesa.
“ E,
quando tutti se ne saranno andati, seppelliremo anche lei.
E'
giusto che stia per sempre accanto al suo padrone, no? ”
“ Giusto.
”
“ Come ti
senti? ”
“ Morto...
credo. ”
“ Ed io
credo che Sasuke non sarebbe felice di saperti così triste.
”
Jiraya gli
porse una busta, e Naruto ne tirò fuori alcune fotografie;
spalancò gli occhi, incredulo, perché
raffiguravano
proprio lui. Lui che sorrideva spontaneamente, ma che non fissava
l'obiettivo. Sasuke, evidentemente, gliele aveva scattate senza che
se ne accorgesse.
Pianse di
nuovo e in quel momento, forse, anche di gioia.
E quando
furono tornati a casa, appese quelle immagini al muro, accanto a
quelle che lui stesso aveva scattato all'altro, sebbene egli non
fosse mai d'accordo.
Come a voler
ricostruire un puzzle, le sistemò con attenzione, sorridendo
poi di fronte al proprio operato.
Sasuke era
di nuovo accanto a lui, ed era così bello.
Vicino
al
viaggiatore l'animale fu sepolto,
e un piccolo mazzolino di fiori sulla sua tomba fu riposto.
Terminò la loro esistenza terrena ma vissero
entrambi per
sempre,
negli occhi di cielo dell'angelo ancora in grado di sfoderare le
proprie ali.
The End
Note:
[*] 1 –
estratto da un sogno che ho fatto l'altra notte; raccontarlo per
intero occuperebbe troppo spazio, dirò solo che ho visto una
bambina con indosso un pigiama identico al mio, che mi salutava con
la mano. Inquietante.
[*] 2
– strofa tratta
dalla canzone “ You ”
degli Switchfoot, “colonna sonora” di questa
fanfiction;
consiglio l'ascolto durante la lettura.
[*] 3
– mi sono documentata sugli effetti della droga girando in
diversi
siti Web, la spiegazione migliore l'ho trovata su Wikipedia,
più
precisamente a questa pagina: http://it.wikipedia.org/wiki/Droga
. Ho
optato per la cocaina perché cercavo una sostanza che avesse
effetti sia a lungo termine, sia immediati; forse nella storia il
tutto può sembrare un po' “frettoloso”
ma, come purtroppo
sappiamo bene, il mix di droga e alcool è praticamente
letale.
Per cui non trovo assurdo il fatto che Sasuke sia andato in overdose,
nonostante fosse da pochissimo tempo che assumeva stupefacenti.
Fortunatamente, non sono sicura d'aver descritto
bene gli
effetti e il suo stato d'animo. Spero risulti comunque credibile, in
quanto il mio scopo era proprio quello di rendere il tutto
più
crudo e realistico possibile.
Note dell'Autrice:
c'è
veramente tantissimo di me in questa storia;
contiene cenni
autobiografici evidenti, per lo meno per chi mi conosce bene. Per chi
non mi conosce, invece... beh, vado a spiegarli adesso:
la
sottoscritta abita a circa 20 km da casa del suo ragazzo.
Quest'ultimo vive in un piccolo paesino di montagna. La sua casa
presenta all'interno un salotto piuttosto grande, con un bel focolare
ed un divano perfettamente bianco. La sua stanza si trova al piano di
sopra, le scale per raggiungerlo sono interamente di legno, e in quel
piano oltre alla sua stanza vi sono un piccolo studio ed un bagno...
devo continuare? XD sì, ho riprodotto la casa del mio
ragazzo.
Riguardo la
piazzola di sosta in cui Sasuke si ferma ogni volta, ebbene
sì,
esiste.
E la
civetta, direte voi? Beh, ho una spiegazione anche per quella: per
tre volte, quando tornavo da casa del mio ragazzo la sera tardi, ho
incontrato questo simpatico animale – fortuna che non sono
superstiziosa -. La prima volta era appollaiata su un cartello di
pericolo generico – ripeto, FORTUNA che non sono
superstiziosa XD
-, le altre due sui famosi colonnini. Non so se era sempre la stessa
ma immagino di sì, visto che era sempre più o
meno
nello stesso punto.
Fortunatamente,
e lo dico considerando le tematiche della fanfiction, di cenni
autobiografici non ce ne sono più.
Ho messo il
suicidio fra gli avvertimenti perché, anche se non vi
è
scritto esplicitamente, è chiaro che Sasuke cerca la morte,
quando s'inietta tutta la droga rimasta.
Ho voluto
raccontare del particolare rapporto fra l'uomo e l'animale
perché,
personalmente, si tratta di una cosa che mi sta molto a cuore. Sono
un'animalista e adoro tutte le specie viventi, vivo quasi in simbiosi
con i miei animali domestici ( cane, gatto e criceto ); quando mi
guardano, sembra quasi che capiscano i miei pensieri. E,
probabilmente, è proprio così.
Le varie
frasi in corsivo poste sulla destra sono i
“pensieri” della
civetta interpretati da Sasuke; so bene che questo aspetto della fic
è alquanto contorto, ma in tutta sincerità lo
trovo
affascinante. Ho voluto ipotizzare quel che l'Uchiha potesse pensare
mentre si sentiva osservato da quello sguardo insistente, ribadendo
così la sua consapevolezza riguardo i propri errori e, allo
stesso tempo, la sua debolezza.
Ho cercato
di mantenere i personaggi il più IC possibile, ma temo di
essere andata fuori del personaggio a volte, con Sasuke; non
è
un personaggio semplice da caratterizzare, inoltre questa è
stata la mia prima storia con lui come protagonista. Nonostante
tutto, devo dire che ne sono abbastanza soddisfatta.