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Autore: elycarter89    20/01/2016    1 recensioni
[Bellarke/Beliza - Bob Morley/Eliza Taylor (The 100)]
"Mi guardo intorno: è pieno di gente, persone come me, ambiziose, pronte a tutto, determinate a raggiungere il proprio obbiettivo. Sarà dura. Mentre rifletto sulle mie probabilità di successo, i miei occhi si soffermano su una ragazza, in fondo al corridoio, deve essere arrivata ora, mi pare piuttosto trafelata. Ha i capelli biondi scompigliati, tenuti su alla bell'e meglio da un fermaglio colorato e indossa un vestitino a fiori, che lascia scoperte due gambe che ricordo molto bene. E' lei. E' Eliza."
GRAZIE A TUTTE LE PERSONE CHE LA LEGGERANNO E LASCERANNO UNA RECENSIONE O L'AGGIUNGONO AI PREFERITI. BUONA LETTURA
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I tre giorni successivi sembrano passare in un lampo, tra il lavoro e le estenuanti sessioni di allenamento, tanto che non mi rimane granchè tempo per pensare ad Eliza e al nostro imminente appuntamento. Il che è senza ombra di dubbio un bene, considerando la strana sensazione di turbamento che provo ogni qualvolta la mia mente si sofferma su ogni minimo dettaglio che mi ricorda lei. E' la prima volta che alla sola vista di una chioma bionda in mezzo alla folla mi si attanaglia lo stomaco. Mi sento davvero un coglione. Il trillo del cellulare mi riporta alla realtà. Oh, beh, a proposito di coglioni, è Jarod.
"Che vuoi, coglione?" rispondo, con eccessiva aggressività.
" Sempre di ottimo umore, vedo. E' bello constatare che certe cose non cambiano mai"
Scoppio a ridere, mio malgrado. E' mio amico proprio per questo, del resto: sa strapparmi un momento di ilarità anche quando la mia voglia di scherzare è poca.
" Se non ti reca troppo turbamento, vorrei vederti per una bevuta, oggi. Anche ora, se puoi. Ho bisogno di parlarti" continua.
Non ho nulla da fare al momento, per cui ci mettiamo d'accordo per vederci al solito bar per una birra. Non mi scapitollo, so che probabilmente non è nulla di serio. Entrando nel locale, vengo intercettato da Matt, che da lontano mi urla: "Ehi capo, te la sei sbattuta quella biondina? Voglio i dettagli!". Lo fulmino e non rispondo. Vedo che alza le spalle e continua: "Oh beh, se non lo farai tu, vorrà dire che mi addosserò l'ardua impresa io!". La battuta mi urta, inspiegabilmente, così ribatto: "Non mi sembrava molto predisposta all'idea l'ultima volta... Oh sì, aspetta, com'è che ha detto? 'Neanche fossi l'ultimo uomo sulla terra'. Ad occhio e croce non credo che tu le piaccia granchè, ma posso sbagliarmi" e per sottolineare il concetto gli mostro il dito medio.
Non mi fermo ad osservare la sua espressione contrariata, perchè Jarod fa la sua comparsa e mi porge il pugno a mo di saluto. "Ciao bello, come stai? Pronto per domani?"
"Ovvio, J, io sono sempre pronto, dovresti saperlo" rispondo, facendomi largo tra la folla per guadagnare un tavolino in fondo al locale. Prendiamo posto uno di fronte all'altro e scorgo sul suo viso un'espressione pensierosa.
"Beh, che succede? Di cosa devi parlarmi?" lo incalzo, mentre cerco di attirare l'attenzione della cameriera. Ho bisogno di una birra.
" Senti, Bob, riguardo a quella ragazza..."
I miei occhi cercano immediatamente i suoi, non appena fa riferimento ad Eliza. Mi rendo conto di aver avuto una reazione esagerata, per cui, tentando di riprendere il controllo, alzo le sopracciglia in un'espressione che spero risulti non troppo interessata all'argomento. "Sì?"
"Secondo me, dovresti andarci piano con lei" dice Jarod. E sembra serio.
"E per quale motivo? L'ho invitata a cena, non le sono di certo saltato addosso" ribatto, piccato. E' impazzito forse?
"Dico solo che questa ragazza ti piace davvero, si vede. Quindi, ecco, ti suggerisco di non essere, per così dire, irruento". Sputa fuori l'ultima parola a fatica.
A questo punto non resisto più e scoppio a ridere fragorosamente. Non ci credo! Mi appoggio al ripiano del tavolo e rido fino a singhiozzare.
Jarod si risente di questo mio scoppio di ilarità, infatti non sorride. Mi guarda schifato e mormora: "Senti, non mi prendere per il culo. Puoi prendere in giro chiunque ma non me, quella ti piace e io sono preoccupato per come gestirai la situazione".
Mi asciugo le lacrime sotto gli occhi e, cercando di trattenermi dal ridere, lo fisso negli occhi: "Tutto ciò è molto commovente, Jar, ma seriamente, non ho idea del perchè stiamo affrontando questo discorso. L'ho invitata a cena e se si presenterà l'occasione me la scoperò, non vedo dove sia il problema e che diavolo dovresti centrarci tu".
Jarod alza le mani: " Mi preoccupo di te, della tua salute mentale. E' inutile dirti che le tue reazioni emotive ultimamente sono un tantino...emh, esagerate e...".
Mi incupisco. Ha ragione. Più di una volta mi sono trovato sull'orlo di una rissa, nelle ultime settimane. Non sono tranquillo, non capisco neanche bene perchè. Jarod nota il mio turbamento e cambia argomento. Ha capito che ho ricevuto il messaggio. Se davvero di Eliza mi importasse e succedesse qualcosa, qualsiasi cosa, in grado di farmi andare fuori di testa, di farmi reagire male? Sono disposto a rischiare? Allontano questo pensiero dalla mente: non accadrà, non lo farò accadere. Con Eliza non sarà nulla di serio, e basta.
Finisco la mia birra e, dopo aver saluto Jarod, che ora appare rilassato come se nulla fosse successo (forse per lui, ma per me?), mi dirigo verso casa. Non faccio in tempo a chiudere la portiera della macchina, che il cellulare trilla. Un messaggio. Eliza.
"Ciao bello, che fai? Emoticon smile"
Resto a fissare lo schermo illuminato del cellulare per un tempo infinito. Poi rispondo.
"Niente di particolare, appena arrivato a casa. Tu?"
Allarmato, mi accorgo che alla vista del Eliza sta scrivendo... su Whatsapp il mio cuore accellera i battiti. Maledicendomi, mi impongo di rilassarmi.
"Esco con delle mie amiche". Amiche? Sarà vero? O amici? O peggio ancora, un amico? Ma che cazzo di paranoie mi faccio, devo essere impazzito.
" Bene, divertiti allora. A domani" Troppo freddo? Non importa, del resto non me ne frega nulla di lei, no? Jarod non ha ragione, non questa volta. Invio.
" Ma mi liquidi così? Ti ho scritto perchè ho una proposta da farti..."
E' un groppo allo stomaco quello che sento? Deve essere stata la birra, ho bevuto a stomaco vuoto. Deve essere quello, non ho dubbi.
" Interessante" digito.
" Ahahahah ehi, frena, cicciobello. Semplicemente, modificherei il luogo dell'appuntamento. Che ne dici se cenassimo a casa mia? Non mi va di vederci in un luogo pubblico, con gente molesta che passa il tempo a fissarmi il culo..." Modesta, la ragazza. Ad un tratto, un dubbio mi attraversa la mente: anche lei pensa che sia un violento, capace di scatenare una rissa perché un tale ha osato fissare il culo della sua "ragazza"? Ha paura che faccia qualche scenata? Cancello immediatamente questo pensiero, poichè un altro si afferma prepotentemente al suo posto: mi sta invitando a casa sua? Per un primo appuntamento? Può voler dire solo una cosa. Fanculo, Jarod.
" Intendi tipi come me?"
"Anche, ma uno solamente credo di riuscire a gestirlo" Groppo allo stomaco, pensieri perversi. Non faccio in tempo a pensare ad una risposta decente e quantomeno opportuna, che lei continua: "Comunque, a casa mia per le 20. Porta il vino. Bacio". Troppo stordito, rispondo con una faccina sorridente e una manina col pollice in su, mentre entro dentro casa.
Mi stendo sul divano e, ancora con il cellulare in mano, mi addormento di botto. Mi sveglia la suoneria del cellulare, rispondo senza neanche guardare chi mi sta chiamando.
"Pronto?"
"Ma stavi dormendo?"
"Chi è?"
"Tua madre. Sono Matt, cazzone. Alza il culo dal letto e vieni a fare un giro con me e Jar. Ora. Vediamoci da Aussie Disposals Pty Ltd, tra mezz'ora"
"Ma..." Ha già riattaccato. Senza diritto di replica. Sbuffando, mi alzo dal divano e mi butto sotto la doccia. Manca il dannato shampoo. L'ho comprato stamattina e l'ho lasciato sul bancone in cucina. Maledetto me. Decido di uscire dalla doccia, salvo scoprire che oggi è evidente giorno di bucato e mancano tutti gli asciugami, oltre al mio accappatoio. Ringhiando e imprecando tra me e me, mi avvio in cucina nudo come un verme, afferro lo shampoo insultandolo e mi dirigo verso il ripostiglio in cerca di asciugami. Sento la porta di casa aprirsi. Porca puttana.
"Sono io!" Mia madre.
Prima che riesca a urlare alcunchè, me la ritrovo davanti che sghignazza.
" Ma che bel culetto che abbiamo". Ok, tutto ciò è decisamente imbarazzante.
"Mamma, sono nudo dio santo!" grido, mentre cerco di coprirmi alla bell'e meglio con le mani.
"Questo lo vedo, amore di mamma. Qua sono gli asciugamani, te lo avrò detto mille volte" mi risponde, scansando l'aspirapolvere e aprendo un cassetto nell'armadio a muro. Mi lancia un asciugamano con cui riesco a coprirmi i fianchi. Risalgo le scale alla velocità della luce, mentre mia madre continua a ridacchiare. Questa è una casa di matti, non ci sono dubbi al riguardo. Finalmente concludo di lavarmi e mi vesto per uscire. Passo davanti alla cucina, con i capelli ancora umidi, e mia madre urla: "Ciao, bel culetto di mamma!". Che ho fatto di male.
Incontro Matt e Jar e a quanto deduco, mi stanno portando in giro a fare shopping. La mia famiglia non sarà normale, ma i miei amici non sono da meno.
"Domani è il grande giorno, devi comprarti qualcosa di decente!". Perchè, cos'hanno che non va, le mie all star e il felpone con il logo dell'Hard Rock Cafè?
Non faccio troppe storie e mi lascio trascinare in un negozio di articoli sportivi. Quantomeno, nulla di troppo elegante.
"Ehi vuoi sapere la grande novità? Ricky e Marie si sposano" riferisco a Jar, mentre Matt, con la scusa di dover acquistare alcuni pantaloncini, ci prova con la commessa. Ricky, un mio amico d'infanzia, un paio d'anni in più di me, mi ha chiamato qualche giorno fa per annunciarmelo.
" Ricky? Sul serio? Poveraccio, si è ridotto male eh" ride Jar.
"Abbastanza. Comunque, mi ha invitato al matrimonio e dice che posso portare qualcuno con me" continuo.
"Ehi, amico, non guardare me, non ho nessuna intenzione di venire con te. Odio i matrimoni. Troppa gente impomatata, troppo sfarzo, troppa noia" esclama, alzando le mani a mo di scusa.
" Matrimoni? Ho sentito bene? Ci vengo io! Le damigelle sono sempre disponibili a concedersi in quel giorno, si sa, l'atmosfera romantica, l'alcol.." interviene Matt, che evidentemente ha ricevuto il suo solito due di picche dalla commessa e ora rivolge la sua attenzione altrove.
" Neanche tra un milione d'anni ti ci porterei, Matt. In pubblico dai il peggio di te" ribatto, scoppiando a ridere insieme a loro.
Finito lo shopping sfrenato, che si è risolto nell'acquisto di una giacca sportiva e una camicia color vinaccia, approdiamo a casa di Jar dove rimaniamo fino a tarda notte a sfidarci ai videogames e a scolare casse intere di birra.

POV ELIZA
Mancano cinque ore all'appuntamento. Sono un fascio di nervi. Non riesco a stare ferma e continuo a pensare a cosa potrebbe andare storto durante la serata. Ciò che più mi impensierisce è il dubbio di aver fatto una cazzata ad averlo invitato qua da me. Non so che diavolo mi sia preso, sono stata troppo impulsiva. Solo dopo averlo scritto mi sono resa conto che può essere un gesto mal interpretabile. Cazzo cazzo cazzo. Quello che volevo io era solo un pochino di intimità. Ma lui che cosa avrà pensato? Oh beh, vediamola da un'altro punto di vista. Lo posso considerare un test: se comincerà a fare allusioni non troppo gradite, al primo appuntamento, vorrà dire che gli interesso solo per una scopata, viceversa se sarà rispettoso dei miei tempi, allora di sicuro varrà la pena fissare un secondo appuntamento. Esasperata da me stessa e dalle mie paranoie, decido di chiamare la mia amica Ali. Le chiedo di venire da me e di aiutarmi con la scelta del vestito e del trucco. Sono troppo indecisa anche su questo, se non venisse lei probabilmente passerei le ultime ore a fissare l'armadio senza decidermi, per poi infilarmi la prima cosa che mi capita sotto mano. Ho bisogno di un giudizio oggettivo e di buon gusto, pregio che ad Ali non manca. Infatti, bastano pochi minuti e un'occhiata al mio armadio per arrivare alla conclusione che l'abito verde smeraldo, lungo fino alle ginocchia e parecchio scollato, sia l'alternativa migliore. Io nutro qualche dubbio al riguardo, ma Ali non mi lascia spazio per esprimerli: me lo fa indossare, dopo di che mi trucca e mi acconcia i capelli in una crocchia mollemente fissata sul capo. Ho lo stomaco attorcigliato mentre mi guardo allo specchio, notando come effettivamente l'ombretto rame esalti il colore dei miei occhi e si sposi bene con il colore verde del vestito. Ali non mi dà tempo per pensarci troppo e mi trascina in cucina, dove mi aiuta con la realizzazione dei piatti. Ad un quarto alle otto, mi saluta con un bacio e mi augura buona fortuna. Veloce come è arrivata se ne va. Come farei senza di lei. Controllo che tutto sia al suo posto, che l'acqua per la pasta stia per bollire. Suona il campanello, facendomi sussultare. Lancio una veloce occhiata verso la mia immagine riflessa nello specchio che si trova nell'ingresso, ad un tratto mi sento inadeguata e fuori posto. Mi blocco e respiro a fondo, cerco di ritrovare la calma e apro la porta.
Oddio, è bellissimo, oddio. E' davanti a me, mi sta divorando con gli occhi, ma immagino che lo stesso stia facendo io. Indossa una giacca nera e sotto una camicia color vinaccia, con i primi bottoni slacciati, da cui si intravede una porzione di pelle abbronzata. Basta questo dettaglio per farmi andare a fuoco. Gli rivolgo un sorriso incerto, concentrandomi sul suo viso. Sta sorridendo.
" Sei stupenda, Eliza". Ha pronunciato il mio nome, non c'è traccia di ironia nel suo tono di voce. Cerco di riprendere il controllo e rispondo: " Anche tu" ma sono ancora parecchio imbarazzata.
Rimaniamo in silenzio per un tempo interminabile. Vedo che alza impercettibilmente le sopracciglia.
"Oh, scusa, entra". Mi sposto e lo lascio passare, mentre richiudo la porta dietro di noi.
" Che buon profumino, la cena promette bene!" sorride, mentre appoggia la bottiglia di vino sul tavolo da pranzo.
"Sono una buona cuoca, tra gli altri mille pregi!" scherzo e l'atmosfera si fa subito più rilassata.
Insiste per darmi una mano in cucina, mentre parliamo del più e del meno, dei piatti preferiti e delle nostre abilità in cucina. A quanto pare sa preparare un'ottima carbonara, gli dico che non vedo l'ora di assaggiarla.
Rimane piacevolmente colpito dalla cena che ho preparato, tant'è che prende due piatti per ogni portata. Mi compiaccio di me stessa e soprattutto di aver provato e perfezionato ogni piatto durante la settimana. Mia madre è decisamente stufa di assaggiare pasta ai funghi e arrosto di maiale al latte.
"Complimenti alla cuoca!" esclama, dopo essersi pulito la bocca da uno sbafo di cioccolato. Il dolce era il piatto verso cui nutrivo più dubbi: una torta diplomatica al cioccolato mi è sembrata la scelta più adatta. Non troppo complicata, non troppo semplice. Mi accorgo di stare fissando le sue labbra, il punto in cui prima c'era quella piccola traccia di cioccolato. Distolgo lo sguardo mentre lui sorride.
"Dai, ti do' una mano a lavare i piatti!" mi dice, alzandosi e dirigendosi verso la cucina con i nostri piatti vuoti. Lo seguo, pensando che la sua probabilmente è una scusa per rimanere di più. Vuole trovare un appiglio per portarmi a letto? Decido di non pensarci troppo su. Mentre insapono i piatti, sento il suo sguardo su di me e semplicemente lo ignoro, mentre mi fingo interessata al matrimonio del suo amico Ricky, a cui a quanto pare vuole che lo accompagni. Gli dico di sì, distrattamente. La mia mente è altrove, sto pensando al test: ok, se ora ci prova, è finita. Lo allontano e gli faccio capire che non è il caso di continuare. Come in risposta ai miei pensieri, vedo la sua mano che si avvicina e mi scosta una ciocca di capelli sfuggita alla crocchia. Mi irrigidisco. Alzo lo sguardo verso di lui e tutto si ferma. Compresi i miei pensieri: il test, il vestito verde, i piatti insaponati nel lavello... Siamo vicinissimi e sento il suo respiro sui miei capelli. La mano che prima mi ha sistemato la ciocca dietro l'orecchio scivola sul mio collo, una presa delicata ma ferma e vedo che il suo viso si avvicina al mio. Non controllo il battito del cuore, mi sento quasi svenire, mentre sento le sue labbra sfiorare le mie. Il suo bacio si fa più pressante, il suo corpo si avvicina al mio e non so più come comportarmi. Mi abbandono, socchiudo le labbra e lascio che la sua lingua lambisca la mia, mentre il mio corpo va in fiamme. Lo attiro più vicino a me, affondando le dita nei riccioli scuri e premendo il seno contro il suo petto. Non ci sono più barriere, non ci sono più ostacoli e limiti.

POV BOB
La afferro per i fianchi e la sollevo, permettendole di allacciare le gambe intorno ai miei fianchi. Lei si siede sul bancone della cucina, ancora affollato da piatti di portata vuoti, e io mi avvento sul suo collo, lasciato scoperto dalla pettinatura che si è fatta stasera.
Per me, l'ha fatta per me. Ha pensato a me quando si acconciava i capelli, seduta davanti allo specchio. Penso questo, mentre le tolgo le forcine che fermano i capelli nella crocchia, lasciandoli liberi di scivolare giù lungo le spalle, morbida cascata dorata.
Per me ha messo questo rossetto, rossetto di cui ormai non rimane che qualche traccia sbiadita.
Per me ha scelto e indossato questo vestito, che ora giace a terra, sul pavimento della cucina, insieme alle scarpe e ai collant. Non ho prestato molta attenzione nel toglierglieli, sicuramente si saranno strappati in qualche punto. Chissà se ripenserà a questa notte, se domani li noterà.
Ora è stesa a terra, io sopra di lei. Osservo l'intimo che ha scelto per me. Un completo di pizzo rosa, con il reggiseno che si apre sul davanti. Chissà se ha pensato all'eventualità che avrei potuto toglierglielo io. Continuo a baciarla e con la mano sinistra faccio saltare il gancio. Sento che sospira e il cuore le batte ancora più veloce. Mi toglie la camicia, quasi strappandomela di dosso, per arrivare ad accarezzarmi gli addominali e fermarsi a pochi centimetri dai miei peli pubici. Senza smettere di baciarla, le sorrido. La sua mano allora scivola decisa verso il mio inguine e accarezza il mio sesso, già teso. Mi tolgo dalla sua presa e mi chino sul suo seno, mentre la mia mano destra segue il percorso della sua pancia fino ad arrivare all'orlo delle mutandine, dove si sofferma. La guardo e lei mi sorride, come poco fa ho fatto io con lei. Spingo verso l'alto e la mia mano scivola verso il suo sesso, che comincio a stimolare delicatamente. I suoi gemiti sono sempre più affannosi, decido che non ce la faccio più. Prendo un preservativo dalla tasca della giacca, lo infilo e mi posiziono tra le sue gambe, strappandole via le mutandine. La guardo, con le guance rosse, sotto di me, gli occhi blu che bruciano, che mi vogliono. Entro in lei con una spinta decisa, strappandole un grido soffocato. La bacio e spingo, mentre lei si aggrappa ai miei fianchi con le gambe. Dopo poche spinte, con un rapido movimento del bacino, ribalto la posizione. Ora si trova sopra di me, i capelli arruffati, il labbro stretto tra i denti, si muove piano. Le accarezzo il collo e avvicino il suo viso al mio leccando e mordendo le sue labbra. Ad un tratto, si irrigidisce e urla. Non mi trattengo più e vengo anche io, mentre lei si abbandona su di me, i capelli che mi accarezzano il petto. Non ho fiato nei polmoni, il suo profumo mi entra nelle narici, così come la sua pelle umida si compenetra nella mia. Restiamo distesi per quella che sembra un'eternità, senza dire nulla.



PS: chiedo scusa per il ritardo. spero che il capitolo vi sia piaciuto! se avete domande etc scrivetemi in privato grazie.
al prossimo capitolo :)
   
 
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