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Autore: Harley Luna    21/01/2016    0 recensioni
Sono 14 i protagonisti di questa storia, 14 fratelli: Giona, Gael, Penelope, Mosè, Iside, Leon, Liev, Ines, Marlene, Noha, Lena, Paride, Olimpia e Hana.
La loro vita prenderà un'altra piega quando scopriranno di essere uniti non solo dal legame di sangue ,ma anche da dei misteriosi poteri che cambieranno le loro vite per sempre.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono cresciuto in una famiglia ampia, dove vigeva la regola del posto a tavola.

Ogni settimana, a turno, due di noi avevano la possibilità di sedersi accanto a mio padre e per tutta quella settimana avevamo l'onore di stargli accanto ad ogni pranzo e ogni cena. Lui si sedeva a capotavola e i due che avevano il turno gli si sedevano accanto, gli altri un po' dove capitava. I fortunati si sistemavano uno a destra e uno a sinistra ed è li che entrava in vigore la regola :il più grande a destra ,il più piccolo a sinistra. Chiaramente i miei fratelli più piccoli non hanno mai capito perché fosse così bello avere il posto di destra e sinceramente non l'ho mai capito neanche io, ma allora sembrava così importante! Per una volta avevo il diritto di avere qualcosa in più. Quando toccava a me ero sempre sulla sedia di destra, c'era una percentuale del 7,14% che mi dovessi sedere a sinistra e destino ha voluto che io sedessi sempre a destra. 

Lui, mio padre,  non era un uomo sentimentale, non si perdeva in frivolezze come abbracci o frasi gentili, ma noi tutti sapevamo che ci amava. 

Mia madre invece è morta quando ero piccolo, beh forse non tanto piccolo ma non si è mai abbastanza grandi per una cosa del genere. Avevo quindici anni allora e in quel momento mi sembrò di sentire il peso del mondo crollarmi sulle spalle. 

Il mio nome è Gael e sono il secondo di quattordici fratelli.

Sono nato il 15 ottobre , quando mio fratello più grande, Giona, aveva appena dieci mesi; quando è nata Penelope io avevo due anni e io e Giona ancora non riuscivamo a pronunciare il suo nome, così , Penelope, è presto diventata Penny. Poi ,nel 1991, sono nati i primi gemelli: Iside e Mosè. Ricordo che da piccoli non c'era modo di staccare uno dall' altra; lui le ha sempre fatto da guardia del corpo, e per Isi ,Mosè non è solo un fratello ,ma il suo migliore amico.

L'arrivo del sesto fratello è stato particolare. Leon è nato dopo dodici ore e mezzo di travaglio, ricordo bene tutto perché quell'anno abbiamo dovuto aspettare il ritorno della mamma dall'ospedale per scartare i regali di natale.

Dopo loro ci sono stati i quattro dell'apocalisse ,come li chiamo io,Noha , Lev , Inès e Marlene, non ci credevamo quando mamma ci ha annunciato che presto avrebbe sfornato altri quattro fratellini e io e Giona eravamo gli unici a capire che presto il posto in casa sarebbe stato limitato. Papà però faceva un lavoro importante e avevamo molti soldi e  appena i quattro nacquero, traslocammo in una casa più grande. Non so se già allora i miei meditassero di avere altri figli, ma comprarono una casa immensa con dieci camere da letto, una piscina e un bel giardino per il cane di Penny. Due anni dopo il trasloco mamma era di nuovo incinta.

Lena fu una grande sorpresa ,è diversa da tutti noi, ha i capelli così scuri da sembrare carbone, la pelle avorio e i lineamenti spigolosi,a volte Marlene la prende ancora in giro dicendole che è stata adottata, ma Lena è troppo intelligente, non c'è mai cascata. 

Riflettendoci però, Lena assomiglia molto a Paride. Lui è nato quando lei non aveva neanche un anno, sono cresciuti come gemelli. Sono ancora molto legati; condividono la stessa passione per i libri, per i sogni, per la magia.

Nel  2000 organizzammo alla mamma la festa per i suoi trentacinque anni e fu proprio in quell'occasione che annunciò la sua nuova e ultima gravidanza . Nessuno pensava che la mamma sarebbe di nuovo rimasta incinta, erano passati tre anni dall'ultima gravidanza. Eravamo tutti entusiasti, specialmente Penelope che non vedeva l'ora di trattare il nuovo arrivato con la stessa premura che riserva una bimba alle sue bambole.

Gli arrivati furono due. 

Hana e Olimpia nacquero il 30 luglio del 2000. Mai due gemelle furono così diverse. Hana è una bambina delicata ,dallo sguardo timido e il carattere riservato, Olimpia è la tipica che viene eletta come rappresentante di istituto al liceo e che partecipa a tutti i tornei sportivi che la scuola organizza. Malgrado le nette differenze ,le due sono inseparabili, dico davvero; sono addirittura nella stessa classe malgrado la preside si sia opposta. 

Tre anni dopo , fu organizzato un altro rinfresco a casa nostra ,non allegro quanto il precedente, anzi, il peggiore a mia memoria, quello del funerale di mia madre. Un incidente d'auto ,così ci hanno raccontato. Mio padre non era con lei e non c’era neanche poi a quel rinfresco, è rimasto in camera. C'erano i nonni ad accettare le condoglianze. 

Noi fratelli più grandi venivamo abbracciati da persone sconosciute , mai viste prima che continuavano a ripeterci che gli dispiaceva, che soffrivano anche loro molto, che capivano il nostro dolore, ma dicevano anche che ora la mamma era in un posto migliore, che era di sicuro in paradiso e io nella testa mi dicevo -coraggio ascolta queste persone, hanno ragione, è in un posto migliore-.

  Ricordo bene Iside che con i suoi 12 anni ebbe il coraggio di rispondere ad una vecchia che stava farfugliando qualcosa : " con che coraggio si fanno quattordici figli e li si abbandona? Ora quelle povere creature hanno solo il padre che, diciamocelo, non è che sia tutto questa affettuosità". 

Isi aveva le guance in fiamme ,si avvicinò alla signora con quel buffo copricapo e disse a gran voce :" lei non ci ha abbandonato, lei ci amava, amava ognuno di noi e non ci avrebbe mai abbandonato".

Isi aveva torto.

Scoprì solo finito il liceo che mia madre si era tolta la vita. Una cocktail  di droga, medicinali e alcool l'aveva uccisa.

 Se chiudo gli occhi riesco a immaginare il suo sguardo mentre lascia questo mondo, ma mi fa troppo male, così ogni volta che vado a letto, prima di addormentarmi, mi concentro su qualcos'altro e cerco di prendere sonno. A volte funziona, altre volte invece la sua figura rimane nei miei pensieri e accompagna i miei incubi; ora ho ventiquattro anni ma devo ammettere che tuttora , alcune notti,le passo ad occhi sbarrati. A volte non dormo perché ho paura di chiudere gli occhi; quando la sogno me la trovo li, bella come era, e poi, quando mi sveglio, mi accorgo che la sua bellezza, il suo sorriso non erano altro che un'illusione .

I miei fratelli non sanno come è morta la mamma, lo sappiamo solo io e Giona , ai fratelli più piccoli e anche e sopratutto a Penelope farebbe troppo male saperlo e non crediamo sia giusto che lo sappiano tutti tranne lei, così ci siamo tenuti il segreto.

L'anno dopo la morte di mamma , anche papà ci ha lasciati, si era ammalato e ha combattuto moltissimo prima di mollare ma la sua malattia è stata più forte di lui. Malgrado soffrisse molto per la morte della mamma e volesse in qualche modo ritrovarla, ha lottato con tutte le sue forze per rimanere in vita, per non abbandonarci. Siamo rimasti a vivere in quella casa e nostra zia, la sorella di papà, Alice, si è presa cura di noi.

I miei compagni di università mi dicono che la nostra famiglia è particolare, probabilmente unica nel suo genere e io ogni volta percepisco in quelle parole un senso di invidia , non di compatimento e ogni volta sono sempre più felice dei miei tredici fratelli.

Frequento la facoltà di fisica e la maggior parte dei miei amici frequenta o ha frequentato la mia stessa università. Non sono un tipo troppo socievole, sono più uno che passa intere ore sui libri a studiare meccanica e matematica o davanti alla televisione con un nuovo gioco per la playstation.

Non sono uno di quei cliché da film, solo che mi piacciono le cose che faccio e non voglio smettere di farle; ho anche una fidanzata : Anna, lei è molto bella, ha lunghi capelli castani e gli occhiali le incorniciano perfettamente il volto , è al quinto anno di università e stiamo insieme da due anni. A volte mi passa per la testa l'idea di andare a vivere con lei ,ma poi non riesco ad immaginare una casa silenziosa, inoltre, i miei fratelli hanno ancora bisogno di me: Hana e Olimpia hanno solo nove anni e di certo Alice e Giona non possono farsi carico da soli di tutto.

 

 

  
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