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Autore: Lady Warrior    21/01/2016    1 recensioni
Questa storia narra le vicende di Jill Shepard, dalla sua prima missione sulla Normandy alla sconfitta di Saren Arterius e la Sovereign mediante una narrazione introspettiva. Mi sono soffermata sui sentimenti e le emozioni della nostra Shepard in modo particolare. Il tutto è accompagnato, ad ogni inizio di capitolo, dalla canzone "Starlight" dei Muse.
Dal prologo:
"Shepard osservò le stelle brillare. Le sembravano così piccole ai suoi occhi da bambina, ma adesso era adulta e aveva scoperto che quel cielo stellato non era così bello, affascinante e liberatorio come aveva sempre pensato. Aveva promesso una volta al suo migliore amico che sarebbe diventata una marine e gli avrebbe portato della luce stellare, e se non la avesse trovata la avrebbe cercata per tutta la vita."
Genere: Introspettivo, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3: Noveria, parte seconda
 
 
 
 
 
Non c’era via di scampo, quindi. Doveva aiutare Qui’in se voleva uscire da lì. Shepard era scocciata: possibile che nessuno si rendesse conto che i propri affari sono meno importanti di quelli degli spettri? Che quest’ultimi lavorano per il bene della galassia? Che se qualcosa va storto, che se ritardo, ne potrebbe andare della loro esistenza?
Si sedette ad un tavolino con Tali e Wrex.
- Cosa ne dite, voi?
- Abbiamo scelta?-, chiese Tali.
- È quello che pensavo anche io-, disse Shepard.
- Non vedo niente di così deprimente nel far volare qualche testa!-, sussurrò Wrex, -Soprattutto se è per il bene comune. A volte è necessario il sacrificio di pochi per la sopravvivenza di molti.
- Forse hai ragione.
Shepard diede un’occhiata stanca e remissiva all’uscita dell’hotel e si alzò.
Uscirono e si diressero verso destra, l’ascensore che conduceva agli uffici della corporazione si trovava nello stesso corridoio che portava all’hangar delle navette. Shepard e gli altri salirono in silenzio. Dentro l’atrio che portava agli uffici v’erano due guardie a presidio. Si profilava già un bel guaio.
- Fermi dove siete. Sicurezza di Port Hanshan. Questo ufficio è chiuso-, disse una donna, mentre il suo compare, un turian, puntava loro contro una pistola con fare non molto diplomatico.
- Lorik Qui’in mi ha autorizzato a passare-, spiegò Shepard, cercando di ignorare la pistola.
- Qui’in? Lavori per lui?-, chiese la donna.
Il tono di disprezzo con cui la guardia aveva pronunciato il nome “Qui’in” non era per nulla piaciuto a Shepard, che iniziava a temere sul serio la pistola puntata contro di lei.
- È attualmente indagato-, puntualizzò la donna.
- Anoleis ti ha pagata per rovistare in questo posto. Il Capitano Matsuo ne è al corrente?
- Ehi, non sono io che voglio la testa di Qui’in. Anoleis è incazzato come un Varren con quel tipo. Facciamo così: voi non avete visto noi e noi non abbiamo visto voi-, disse la donna, andandosene.
Meno male, non voleva certo uccidere delle guardie o ferirle, ma se non si fosse fatta da parte sarebbe stato necessario.  Il respiro di sollievo venne mozzato da un suono metallico e da un proiettile che le centrò in pieno il braccio destro. Shepard si gettò di lato e si nascose dietro un muro. C’erano altre guardie là dentro, e non parevano interessate alla diplomazia.
Wrex aveva già iniziato l’assalto in stile Krogan e gettato per aria un paio di individui, mentre Tali si era nascosto per installare un drone. Come poteva non averli visti? Shepard fece un verso di stizza e dette un’occhiata fugace al suo braccio che sanguinava. Perfetto. Per fortuna ci era abituata. Impugnò il fucile d’assalto cercando di ignorare il dolore al braccio e iniziò a sparare contro due guardie che erano sbucate dietro Wrex che pareva non averli sorprendentemente visti. Il primo bersaglio cadde al suolo dopo che le pallottole gli si furono conficcate tra le giunture delle ginocchia, e venne giustiziato dal drone di tali, il secondo morì sul colpo in seguito a vari colpi sulla testa.
Nel frattempo, Shepard si era spostata verso la parte opposta del salone per fronteggiare altri tre nemici che avanzavano con impeto. Tutti vennero colpiti dalle veloci raffiche di proiettili, e caddero al suolo l’uno dopo l’altro.  Silenziosamente Shepard avanzò, guardandosi di lato, e vide Tali impegnata in un combattimento ravvicinato contro due guardie che erano riuscite a mettere ko il suo drone. Shepard avanzò e si trovò faccia a faccia con Wrex.
- Pare che quei due che stanno assalendo Tali siano gli ultimi. Per ora-, disse il Krogan con voce profonda.
- Già. Non ne vedo altri-, affermò la Quarian, giunta dietro Shepard, -Tutto bene, comandante?
- Oh, sì. non è niente-, disse Shepard guardandosi di nuovo il braccio.
- Conviene togliere il proiettile-, osservò Tali.
- Già fatto.
- E farla vedere in infermeria. Non si sa mai, potrebbe infettarsi, e poi…
- Lo so, Tali.
- Scusami, è che noi Quarian siamo molto deboli di salute e anche per un piccolo taglietto rischiamo di ammalarci seriamente.
- Non ti preoccupare. Ora andiamo, non c’è tempo da perdere.
C’erano delle scale lì vicino e le salirono. Trovarono una guardia nascosta con un fucile di precisione, probabilmente era stata lei a colpire Shepard, e non aveva molta voglia di parlare, visto che aveva già tirato fuori una pistola e stava facendo fuoco, ma Shepard la freddò prima che potesse colpire qualcuno.
Iniziarono a cercare l’ufficio di Lorik Qui’in, e scoprirono che si trovava oltre un lungo corridoio. Scaricare i file fu relativamente semplice, quasi un gioco da ragazzi.
Pensavano che non avrebbero trovato altri inconvenienti, quando, una volta percorso a ritroso il suddetto corridoio, trovarono la bionda slavata che li aveva benevolmente accolti una volta sbarcati dalla Normandy. Se a Shepard non era mai piaciuta, ne capiva solo ora il perché: il sorriso arrogante dipinto sul suo volto aveva un non so che di odioso.
- Non dovresti essere qui, Shepard-, disse con voce quasi soddisfatta, quasi non avesse visto l’ora di coglierla con le mani nel sacco.
- Mi ha colto sul fatto. Vero, signora…?-, chiese Shepard. Il suo lasciare in sospeso la frase poteva sembrare quasi come se il comandante volesse far comprendere che quella guardia non era nulla in confronto a lei, o semplicemente iniziasse a temere per sé,  cosa che parve proprio alla bionda, mentre invece Shepard si era veramente dimenticata il nome della bionda e non c’era alcuna superbia o malcelata ironia nella sua frase.
- Oh, vedo che adesso mostri un po’ di rispetto-, disse la bionda con macabra soddisfazione. Shepard si lasciò inavvertitamente sfuggire una smorfia di dolore per la ferita.
- Oh, ti sei fatta male?-, chiese la bionda con tono fanciullesco, per prenderla in giro, -Sono il Sergente Kaira Stirling-, riprese poi la donna, -Servizio Controllo Rischi Elanus. Anoleis ti avrebbe espulso immediatamente per quello che hai combinato qui. Io no.
Shepard credette di non aver sentito bene, ma non sapeva come avrebbe continuato il Sergente.
- Lo sai come puniamo chi ammazza i poliziotti sul mio pianeta?
- I suoi uomini sono corrotti, sergente-, disse Tali, - Lei è qui fuori servizio violando la legge per intascarsi delle mazzette.
- Non volevo combattere-, disse Shepard con sincerità e costernazione, -Hanno sparato loro per primi. Se mi avessero dato la possibilità, io…
- Beh, io non ho bisogno di una pistola per farti a pezzi-, commentò Stirling, e con un gesto fulmineo colpì Shepard con un attacco biotico, scaraventandola più in là.
Prima di cadere a terra, Shepard sentì Wrex urlare e scaraventarsi contro gli avversari.
Si rialzò in fretta. Stirling era vicino a lei, probabilmente pareva averla presa sul serio in antipatia. Shepard evitò il colpo biotico e si riparò nell’ufficio di Qui’in, dove venne raggiunta dalla bionda. Era l’ora di farla finita. Si accucciò dietro la scrivania, caricò per bene il fucile d’assalto, si sporse e sparò. Una raffica pressoché infinita di proiettili invase il Sergente Stirling che cadde a terra in una pozza di sangue. Shepard la guardò con espressione quasi rattristata, poi corse fuori in aiuto dei compagni.
Tali aveva piazzato due droni che stavano dando del filo da torcere ai soldati, facendo così concentrare Tali e Wrex su altri obiettivi. Non vista, Shepard si riparò dietro il muretto che fingeva da staccionata per il balcone sulla parte laterale e prese il suo fucile di precisione. Strizzò un occhio e guardò con l’altro nel mirino, puntando verso la stanza più in basso. Tutto si ingrandì, dando a Shepard l’impressione che i bersagli fossero lì vicini a lei. Mirò alla testa di un soldato e fece per premere il grilletto, ma desistette. Non doveva morire. Anche se Stirling era una persona ripugnante e abietta, le sue parole la avevano colpita. In vita sua mai aveva ucciso dei poliziotti, e mai avrebbe voluto farlo. Così abbassò un po’ la mira e sparò. Il proiettile si conficcò nella gamba del soldato che si afflosciò al suolo. Poi fu il turno di altre due guardie, e poi di altre tre, così Shepard liberò il piano inferiore. Anche se le persone ferite avrebbero raccontato tutto, lei era uno Spettro, al di sopra della legge. Nel frattempo, Wrex e Tali avevano terminato il proprio lavoro.
Scesero le scale e scesero con l’ascensore.
Al piano inferiore li attendeva Parasini.
- Comandante, pare che alla Synthetic Insights stia succedendo qualcosa di strano. Lei non ne sa niente?
- Forse gli scagnozzi di Anoleis stanno devastando la sede della SI.
- Ha proprio una bella faccia tosta! D’accordo, nessun problema. Incontriamoci all’hotel per avere un drink, ma prima che lei vada a parlare con Qui’in. La aspetterò lì.

Senza fiatare, i tre raggiunsero Parasini all’hotel. Si trovava sulla destra.
- Lascia che mi presenti. Agente Parasini, affari interni di Noveria-, disse la donna in magenta.
- Cosa ci fa qui un’agente degli affari interni?
- La commissione esecutiva sospetta che Anoleis sia corrotto. Lavoro sotto copertura da sei mesi. Devi convincere Qui’in a testimoniare davanti alla Commissione: grazie alle sue prove questo pianeta tornerà a prosperare legalmente-, spiegò Parasini, mentre ondulava a destra e a sinistra.
- Visto che lavori per Anoleis, non puoi prendere tu i suoi registri?-, chiese Shepard.
- Mph, Anoleis è corrotto, ma non stupido. Di certo non va a scrivere sul suo computer “questo mese ho rubato tre milioni di crediti”. Per incastrare Anoleis mi basterebbero solo i registri e la testimonianza di Qui’in.
- Mi serve il lasciapassare di Qui’in per completare la mia missione-, spiegò Shepard.
- Se mi aiuterai di darò tutto ciò che mi serve. Uno scambio di favori, insomma.
- Anoleis è davvero corrotto! Forse dovremo aiutarla!-, esclamò Tali.
- Ascolta Shepard, neanche a me piace questa storia-, esordì Parasini, -Voi Spettri ve ne fregate della legge, e questo non è un bene per gli affari.
- D’accordo, parlerò con Qui’in e cercherò di convincerlo.
- Grazie. Sai dove trovarmi: quando sarai sicuro che collaborerà, vieni su a dirmelo.
Parasini se ne andò con la sua camminatura leggiadra ed elegante, che un po’ Shepard invidiava: sebbene fosse una femmina il suo portamento e il suo carattere sembravano più quelli di un maschio. Da piccola non giocava quasi mai a bambole con le sue coetanee, ma preferiva andare fuori a giocare alla guerra coi maschi, perciò era sempre stata malvista dalle altre ragazze. E questo suo comportamento, crescendo sulle navi dell’Alleanza dopo che Anderson l’aveva salvata, si era accentuato, vista la pressoché totale presenza maschile sulle astronavi.
Erano arrivati da Qui’in, che stava osservando il suo bicchiere come al solito.
- Spettro, è sempre un piacere vederla-, disse il Turian con voce quasi gioisa, senza distaccare gli occhi dal bicchiere, -Novità su quella questione di cui abbiamo discusso?
- Ho finito il lavoro, ma mi ha contattato un’agente degli affari interni: vuole che lei testimoni contro Anoleis.
- Vuole dirmi come usare delle prove di mia proprietà? Dare spettacolo in pubblico è l’ultima delle mie intenzioni-, disse il Turian, irritato, sollevando un poco il bicchiere.
- Guardi: questo posto è sotto il giogo di Anoleis da troppo tempo! Non vuole che Port Hanshan riesca a crescere economicamente sotto la guida di una persona onesta come lei? Se teme i suoi capi, sappi che la Commissione esecutiva sta indagando su Anoleis, e a pagarne le conseguenze sarà lui. Tu, invece, Lorik Qui’in, sarai un eroe: colui che ha salvato Port Hanshan da un governatore corrotto.
- D’accordo, d’accordo. Mettetemi in contatto con quell’agente, farò come chiesto. Ed ecco la tua ricompensa. 

Shepard e i suoi corsero da Parasini.
- Ehi, Spettro, hai ripensato alla mia offerta?-, chiese lei.
- Ho convinto Qui’in a testimoniare.
- Oh, finalmente posso tirare un sospiro di sollievo. Consegnami le prove, ci penserò io. Mph, non pensavo che tu mi avresti aiutata, sei uno Spettro dopotutto, ma forse alcuni di voi non sono poi così male.
- Non mi sembri particolarmente felice di aver incastrato Anoleis.
- No, sono entusiasta, è solo che mi pare di essere alla fine di una dura giornata di lavoro. Mentre ti occupavi di Qui’in ho ottenuto il lasciapassare per il garage. Fai attenzione, e guarda di curarti il braccio. Pare una brutta ferita. Ora ho un arresto da fare. Come vorrei cambiarmi e mettermi qualcosa di più comodo. Odio le gonne.
Shepard attese che Parasini ritornasse con Anoleis in catene per godersi lo spettacolo, che ovviamente non mancò.
- Questo è un oltraggio! Farò in modo che non metta più piede in questo settore!-, gridava Anoleis.
-  Sì, sì, ora si muova-, disse Parasini, trascinandolo via.
- Ehi, Shepard, esigo che questa sporca traditrice sia messa agli arresti.
- Hai il diritto di rimanere in silenzio e le consiglio caldamente di esercitarlo-, lo ammonì Parasini, - Ci vediamo in giro per la galassia, comandante. Ti devo una birra.Shepard ancora non sapeva che si sarebbero incontrate di nuovo, e che Parasini le avrebbe offerto veramente una birra.
 
Grazie al lasciapassare riuscirono ad entrare nell’hangar, ma ancora non sapevano che li avrebbe accolti qualcosa di inaspettato.
Per prima cosa udirono il suono simile a un continuo gru gru, poi notarono un geth cacciatore che li osservava dal soffitto e altri suoi compari che stavano irrompendo da dentro alcuni container.
- Ecco cosa c’era nei container della Matriarca-, commentò Wrex.
E nessuno se ne è accorto? Shepard decise di non pensarci ulteriormente, non era il luogo né il momento adatto. Si nascose dietro il mako e prese di mira il geth cacciatore, e poi i nemici sul suo lato, mentre Tali e Wrex si occupavano dei geth sul lato opposto. Tali era discreta ad usare le pistole, ma soprattutto era brava a sabotare i geth, abilità che le avrebbe fatto comodo in quelle circostanze.
Una volta terminata la pulizia, salirono sul mako. Shepard non era mai stata capace di guidarlo bene, perciò sperò che il percorso non fosse troppo impervio.
Speranza che si rivelò vana: la via da percorrere era un vero e proprio mega sentiero di montagna, a un lato del quale c’era un grande strapiombo. Oltretutto imperversava veramente una bufera che impediva una vista chiara della strada. Doveva procedere lentamente: se Shepard perdeva il controllo del mako su percorsi tranquilli e piani, allora in una strada come quella rischiava seriamente la vita.
Procedette lentamente come previsto, ma nonostante tutto, al primo dislivello il mako sobbalzò per aria e atterrò con violenza. Tali emise un gridolino, mentre Wrex pareva spaventato per la prima volta.
- Tranquilli, ho guidato spesso questi veicoli, ho una certa esperienza-, mentì Shepard.
Tentò di procedere in linea retta, ma non ci riuscì e si accorse di stare pericolosamente procedendo verso sinistra. Riuscì miracolosamente a ristabilizzare il mako poco prima di rischiare di cadere di sotto.
- Sei sicura di saperlo guidare, vero, Shepard?-, chiese Tali.
- Oh, sì. è che c’è tanta neve.
Doveva riuscirci, o non sarebbero mai giunti a destinazione. Shperad strinse il volante e si concentrò più che poté sulla guida. Finché non giunsero i geth.
Avevano installato vicino a un ponte due torrette che lanciavano piccoli missili, mentre i soldati geth presidiavano la struttura. Uno dei missili in questione colpì in pieno il mako che ebbe uno scossone, accompagnato dall’urlo terrorizzato di tali, che iniziò a pregare i suoi dei.
Bene, adesso basta azionare il cannone pesante e mirare alla torretta. Non deve essere difficile. Aspetta, quale era il comando per azionare il cannone?
Due missili li colpirono.
Shepard premette un tasto verde, e un piccolo cannone del mako iniziò a sparare veloci raffiche in tutte le direzione, facendo indietreggiare il veicolo.
No, non così!
Shepard afferrò la levetta che fungeva da volante del cannone e inizio a centrarla per colpire i soldati geth che si stavano pericolosamente avvicinando.
- Visto ragazzi?
- Che ne dici di colpire le torrette invece dei soldati geth che sono meno pericolosi?-, chiese Wrex, con calma innaturale. Forse aveva capito tutto.
- Giusto.
- Per prima cosa, premi il pulsante. Non quello, quello marrone, più in su, a destra… sì, quello.Shepard premette.
- Adesso gira la leva per guidare il cannone e premi la levetta piccola accanto al volante per sparare.Shepard obbedì. Il cannone del mako sparò un colpo che mandò a pezzi la torretta di sinistra.
- Bene,. Adesso l’altra-, disse Wrex, e fu il turno di quella di destra.
Uccidere il resto dei geth fu un gioco da ragazzi. Il problema arrivò dopo: una volta attraversato il ponte trovarono ad aspettarli una sorta di ragno robotizzato, un camminatore geth.
Shepard lo colpì qualche volta col cannone pesante per distruggere i suoi scudi, poi lo investì con una raffica di proiettili, ma non riuscì ad evitare uno dei potenti colpi del camminatore, che inflisse gravi danni al mako. Per fortuna avevano con loro un kit di emergenza che permise di aggiustare il mako in un tempo relativamente breve, durante il quale patirono di gran lunga il freddo polare che lì regnava.
Altro ponte, altri geth. Il cammino continuò così finché non trovarono davanti a loro la famose Vetta 15.
 
 
La Regina dei Rachni. Così fiera, così maestosa.
Lei era una Matriarca, potente biotica Asari, degna di rispetto e venerazione. Tutti la onoravano e le prestavano ascolto. Ma cosa la aveva spinta ad abbandonare onore e venerazione, a seguire Saren? Perché lo aveva fatto? Se non lo avesse seguito, adesso sarebbe stata su Thessia, circondata da persone che la stimavano, degna dell’amore di sua figlia. E invece si trovava lì, su Noveria, un pianeta freddo e inospitale, come il suo cuore, come quello di Saren. Perché lo aveva seguito? All’inizio per controllarlo. Alla fine, per amore.
Le avevano proposto di lasciare perdere. Lui le aveva chiesto se aveva intenzione di andarsene.
Non ti lascerò mai, se mi prometterai di non svanire, aveva pensato. Certo, non glielo aveva detto. 
Quella nave la aveva portata lontana, lontana dai suoi innumerevoli ricordi, dalle persone a cui non importava se lei fosse morta o meno, luce stellare, era stata in cerca di quella famosa luce stellare, quella luce stellare che Liara le aveva chiesto di portarle. E lei glielo aveva promesso, anche se sapeva che non esisteva. Eppure la aveva trovata. Avrebbe solo voluto stringerla tra le sue braccia, dirle che aveva sbagliato, che in fondo la amava. Voleva stringere lei e… Saren. Perché l’amore le faceva così male? Saren aveva elettrificato la sua vita, le aveva dato quel non so che di nuovo. Per la prima volta, aveva avuto uno scopo. E quello scopo era stato compiacere Saren, il migliore spettro del consiglio. Avevano fatto grandi cose insieme, avevano varcato i confini della vita e della morte, del Paradiso e dell’inferno, insieme, perché loro erano anime che bruciavano solo per sentirsi vive.
Non ti lascerò mai se mi prometterai di non sparire.
Ecco, lo aveva ripensato.
Da quando era su quella nave si era convinta della causa dei Razziatori. Dovevano tornare, ne era sicura. Per il bene della galassia. Eppure, c’era qualcosa in quella nave, qualcosa di malvagio. Quando aveva scoperto il segreto di Saren, aveva tentato di convincerlo a desistere, e c’era quasi riuscita, ma quella nave era stata più forte.
Già, quella nave.
Quella nave l’aveva portata lontana non solo dai suoi ricordi, ma anche da se stessa, adesso era solo un’ombra rispetto a quello che era stata una volta.
E Saren? Avrebbe mai potuto amare un’ombra? Oppure era anche lui stesso un’ombra?
I Razziatori avrebbero distrutto tutto e creato un nuovo mondo, ogni cosa ha un inizio e una fine, la singola vita, una bella storia, e anche l’esistenza delle specie. Prima o poi arriva la fine per tutti, e i Razziatori erano solo gli esecutori di un terribile destino che attende tutti. E lei ne era una fiera servitrice: non serve a nulla combattere contro il proprio destino, contro una fine ovvia e scontata, se era giunta la fine era il momento di avere il coraggio di scontarla, combattere i Razziatori era inutile e insensato.
Pensò a Liara. Lei non sarebbe stata d’accordo. Ma per fortuna non sapeva niente dei suoi piani, non ancora, forse. Le voleva bene e la amava come una madre ama la propria figlia, ma quello era il loro destino. Anche se le Asari avevano una vita molto lunga, lei lo sapeva: noi siamo nati per morire.
Benezia si sedette. Doveva adempire al suo lavoro, ma avrebbe atteso ancora un po’. Aveva tutto il tempo che desiderava: non temeva certo Shepard e la sua ridicola campagna contro i Razziatori. Era solo una donna ingenua, infantile. Eppure ne ammirava il coraggio, forse perché quel coraggio non lo aveva mai avuto, né lo aveva in quel momento, ma represse questi pensieri. A volte le sembrava che la sua mente pensasse una cosa, ma qualcosa glielo impedisse.
Doveva terminare il lavoro, eppure qualcosa le suggeriva che non l’avrebbe mai fatto. Forse era per Shepard? Temeva sul serio di morire per mano di un umano? Davvero lei, la potente e rispettata Matriarca Benezia, temeva Shepard, un umano senza alcune abilità biotiche, quasi uno sconosciuto prima di allora, una ragazza nemmeno troppo matura, con i suoi strani ideali e il suo coraggio che sfiorava il ridicolo? Lei era la Matriarca Benezia, non poteva averne paura. Eppure ne aveva, perché in quell’umana semi-sconosciuta c’era qualcosa, qualcosa che Benezia non aveva mai avuto, o perlomeno non aveva in quel momento, qualcosa che le invidiava. La speranza. Speranza di poter salvare la galassia, speranza per un futuro migliore, quella speranza le permetteva di combattere contro nemici più grandi e forti di lei, come Saren. E forse le avrebbe permesso di vincerli. Ma Benezia l’aveva abbandonata ere prima, la speranza, quando il padre di Liara se n’era andato, quando aveva saputo dei razziatori, quando tutto le era sembrato perso. Eppure, nemmeno Shepard aveva avuto un trascorso semplice: rimasta orfana dopo l’attacco a Mindoir, era stata cresciuta senza un padre e una madre sulle navi da guerra, e aveva affrontato da sola un nemico molto grande, uscendone vittoriosa. Al contrario, di lei, Benezia, che era sempre uscita perdente.
Sì, forse Shepard aveva qualcosa che lei, la Matriarca Benezia aveva sempre desiderato avere. Speranza, forza d’animo, coraggio. Amore.
- Perdonami, Liara…-, sussurò la Matriarca Benezia, prima di ritornare ad osservare la Regina Rachni. 
   
 
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