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Autore: Tefnuth    21/01/2016    1 recensioni
Georg è sempre stato diverso dagli altri: ha potenti poteri psichici che ha dovuto imparare a controllare sin da piccolo. Come lui anche suo fratello minore, Gustav, ha una capacità particolare: il suo corpo genera elettricità. Sarebbe stato tutto perfetto se una sera un mostro non fosse entrato nella loro casa e non avesse ucciso i loro genitori,una rigida sera d'inverno in cui le loro vite si incrociano con quelle di Bill e Tom, due gemelli dotati anche loro di capacità particolari (per di più sono figli del leggendario Hellboy). Da quella sera la vita di Georg e Gustav non sarà più la stessa, si popolerà di cacce ai demoni in un mondo in cui loro non sono i personaggi più strani e nemmeno i più pericolosi.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Manning irruppe nell’infermeria ansimando, quasi avesse appena corso la maratona di New York, il cuore gli batteva così forte che il pelato si mise una mano al petto
“Oh, il tuo cuore sta battendo all’inverosimile – disse Nahila osservando, con i suoi occhi prodigiosi, il muscolo cardiaco di Manning - . Io me lo farei controllare, non può essere così sotto pressione per una corsetta” la dottoressa prese lo stetoscopio e gli si avvicinò ma Manning la respinse a malo modo
“Via tu! Io sto benissimo. E’ successo un grosso incidente, al ponte…” iniziò il pelato prendendo fiato tra una parola e l’altra
“E quindi?” domandò Hellboy
“E’ la stessa creatura che avete incontrato tu e Lyz, ha ancora addosso il tracciante del tuo proiettile. Ha bloccato il ponte di Queensboro e sta seminando il panico” finalmente sembrava che Manning si fosse ripreso
“Andiamo noi” disse immediatamente Georg certo che il fratello e i gemelli erano d’accordo con lui e i cenni d’assenso che i tre fecero con la testa confermarono la sua teoria.
Anche Hellboy, desideroso di vendicarsi del morso subito, si alzò dalla branda su cui era sdraiato dicendo di voler andare in missione; un’idea che si scontrò con le obiezioni di Elizabeth, Johann e dei figli “Hai bisogno di riposo. Non puoi di certo usare il braccio in quelle condizioni” disse la pirocineta che già aveva perso qualche anno di vita quando il compagno era stato morso
“Tranquilla tesoro, non avrà tempo di riprovarci, ma tu resta qui: con questo braccio non posso proteggerti come si deve nel caso ce ne fosse bisogno” disse il gigante rosso accarezzando il volto della donna, ma la sua sicurezza non bastò a tranquillizzarla
“Io e Bill gli faremo da supporto nel caso abbia delle difficoltà” propose Tom appoggiando la mano sulla spalla della madre; appoggiare l’idea di Hellboy era l’unica cosa da fare dato che era impossibile fargli cambiare idea
“Promettetemi che starete attenti, tutti e cinque” ordinò la donna, non voleva che qualcuno dei suoi uomini di facesse del male. Ogni volta che la pirocineta parlava così Georg si sentiva felicissimo di far parte di quella famiglia, a volte c’erano anche occasioni in cui pensava che se la Chimera non avesse ucciso i suoi genitori la sua vita sarebbe stata meno felice.

In vista del futuro scontro Abraham rinforzò la bendatura al braccio di Hellboy mettendoci sopra anche una fascia tubolare più spessa, in modo da ridurre al minimo le sollecitazioni alla ferita; dopo che tutti si furono sistemati le due squadre salirono sul furgone che li condusse all’imbocco del ponte di Queensboro. Il furgone non oltrepassò l’ingresso, era il punto più sicuro per gli agenti umani che erano venuti con loro su un secondo furgone e che avevano il compito di tenere alla larga eventuali intrusi indiscreti. Su tutto il ponte, fin dove l’occhio poteva arrivare, si vedevano le carrozze dei tram lasciate vuote e ribaltate sul cemento e le automobili con il cofano o il tetto sfondato, segno evidente del passaggio della creatura. Non c’era la polizia, gli era stato impedito di giungere sul posto grazie a uno stratagemma di Manning, sembrava un ponte fantasma.
Hellboy scaricò dal furgone la scatola che conteneva la sua adorata Samaritan, la aprì e la caricò con i proiettili che lui stesso aveva creato anni prima; non fu lo stesso per i ragazzi, loro non avevano bisogno di armi poiché loro stessi lo erano
“Prudenza ragazzi, è grosso ma si muove velocemente” li ammonì Hellboy quando il gruppo mosse il primo passo sul ponte. Era passato tanto  tempo dall’ultima volta che i quattro ragazzi avevano fatto squadra col gigante rosso, ma nessuno aveva scordato il proprio ruolo e come un orologio svizzero ogni componente si preparò a fare la propria mossa.
Fu Georg ad aprire le danze utilizzando quella piccola parte telepatica che era in lui per individuare dove fosse il loro avversario; era difficile dato che si trattava di un cervello primitivo, però il moro riuscì ugualmente a captare le deboli vibrazioni che provenivano da una mente a lui sconosciuta ed ostile
“E’ sull’impalcatura, a circa 50 mt da noi. Sa che siamo qui, ci ha fiutati” disse il telecineta al resto del gruppo
“Perfetto! Andiamo a fargli un salutino” disse Hellboy che non vedeva l’ora di bucare quella specie di demone con i suoi proiettili.

Procedendo con attenzione e cercando di fare il minimo rumore il gruppo camminò finchè Georg non diede l’alt e fece cenno col capo di guardare in alto, così tutti lo videro
“Che cazzo è?” esclamò Gustav, nonostante gli fosse già stato descritto dal gigante rosso la vista del demone lo sorprese ancora di più: nei lineamenti e nella postura ricordava un gorilla – uno un po’ troppo cresciuto -, tuttavia la pelliccia grigia non lo ricopriva per intero e, dove non c’era, al suo posto c’era una spessa pelle squamata grigio verde; dietro di esso si muovevano tre lunghe code uncinate e la bocca esterna era un taglio orizzontale, chiuso da una dentatura esterna, che dal prolabio scendeva giù fino al diaframma. Definirlo un orrore era dir poco e persino i gemelli, che tra i demoni ci erano nati, rabbrividirono davanti a lui.

“Roaaaaaaar” ruggì la bestia con la grande bocca mostrando anche quella interna, le cui ghiandole secernevano saliva verde; sembrava che si stesse prendendo gioco delle persone che la stavano guardando dal basso
“Eccoli lì, maledetto bastardo!” esclamò trionfante Hellboy la cui mano stava fremendo dalla voglia di premere il grilletto
“E’ ancora più brutto di come ce l’avevi descritto” commentò Gustav
“Non avrà il tempo per vedere la luce del prossimo sole” disse Tom dando fuoco al proprio corpo, la bestia ruggì di nuovo quasi fosse rimasta sorpresa nel vedere le fiamme blu del ragazzo e i suoi glifi illuminati
“Calma Tom, ancora non sappiamo cosa sa realmente fare. Dobbiamo agire con calma” disse Georg fermando i bollenti spiriti del fratellastro, poi si rivolse a Bill “Ci fai un po’ di atmosfera?”. Seguendo l’ordine del telecineta, il signore dei ghiacci trasse un profondo respiro e, quando espirò, fece fuoriuscire dalle sue labbra una corrente d’aria gelida che, a contatto con l’aria più calda, creò una fitta nebbia che lentamente fece sparire ogni cosa attorno a loro; per la bestia che li guardava erano diventati dei fantasmi.

POW!

Dalla canna della Samaritan uno dei proiettili speciali di Hellboy si andò a conficcare nella trave d’acciaio sui cui stava la creatura
“L’hai mancato” osservò il biondo constatando, grazie alla facoltà di vedere l’elettricità nel corpo dei viventi, che il loro avversario era ancora in perfetta salute
“Era solo un avvertimento” ribattè il gigante giustificando quello che, in realtà, era stato un tiro impreciso
“Non mi sembra che lo abbia colto – affermò Georg con gli occhi al cielo - , è ancora al suo posto. Vado a fare le presentazioni come si deve”. Concentrando la propria energia su di sé, il moro si librò in aria fino a poter vedere la creatura in volto; era merito di Johann e Nahila se ora poteva provare il brivido del volo e se poteva fare più cose contemporaneamente senza creare picchi di energia che, se non controllati, erano il preludio a grandi onde d’urto. Atterrò sulla trave e diradò un poco la nebbia, ora erano faccia a faccia
“Sei tu che hai combinato questo casino, vero?” chiese a quella specie di gorilla; mentre parlava il moro cercava di percepire le intenzioni della creatura, una cosa che poteva fare solo con i cervelli primitivi poiché non aveva particolari capacità telepatiche
“ROOOAAARGH – Uccidi - AAAAAARGH ” gridò la bestia battendo con forza le sue grosse zampe sulla trave che sosteneva il loro peso, dalle bocche gocciolava la saliva verde e acida (la stessa che aveva ustionato la pelle di Hellboy)
“Una visita dal medino no, eh?” sdrammatizzò il telecineta, una mossa pericolosa che gli fece perdere la concentrazione impedendogli di percepire ciò che gli era arrivato alle spalle: un grosso cane a tre testa con un serpente come coda. Fu una delle sfere infuocate di Tom a salvare la testa di Georg dalle grinfie del Cerbero il quale, dopo aver fatto un balzo dall’asse su cui aveva posato le grosse zampe, venne immobilizzato a mezz’aria dal telecineta. Anche il demone gorilla tentò un attacco alle spalle, tuttavia anch’esso subì la stessa sorte del cane ritrovandosi nella completa incapacità di muoversi, con entrambe le bocche aperte e la saliva che scendeva
“Ragazzi! – chiamò a gran voce il moro – Se vi avanzasse del tempo per darmi una mano mi fareste un favore” tenere fermi due demoni di quella stazza non era affatto facile, soprattutto perché sentiva i loro muscoli possenti contrastare la sua presa.

Rispondendo alla richiesta di aiuto del telecineta, che stava perdendo la presa sui due mostri, il gruppo che era rimasto a guardare salì sull’impalcatura del ponte; Hellboy non li seguì a causa delle condizioni del braccio. Mentre i gemelli si arrampicavano sullo scheletro, Gustav lo percorse correndo in verticale su di esso come un ninja (grazie all’energia elettrostatica) e poi colpì subito il demone gorilla con una forte scarica che fece vibrare l’aria. La bestia, non più sorretta da Georg, stramazzò sul suolo di duro cemento in evidente stato confusionale creando col proprio corpo una grossa voragine; ad aspettarlo c’era Hellboy, tutto sorridente, con la sua pistola
“Eccoti qua, stronzetto” gli disse sogghignando prima di scaricare l’interno caricatore della Samaritan dopo avergliela ficcata in bocca.

Nel frattempo sull’impalcatura Bill, con le sue lame di ghiaccio, tagliò in un sol colpo una delle teste laterali del Cerbero; il sangue che ne uscì cadde giù come una cascata tinteggiando di rosso il ponte. Il moncone venne poi incendiato da Tom (la pelle dei cani a tre teste è ignifuga, ma il resto no), un gesto che provocò il grido disperato delle alte due teste specialmente di quella più vicina che si ritrovò con parte del muso ustionato
“Un bel fuoco d’artificio” trionfò il pirocineta mentre osservava il Cerbero fare il tutto possibile per spegnere l’ incendio che si stava propagando all’interno del suo corpo, carbonizzandolo dall’interno; era una richiesta silenziosa che fu esaudita da Bill il quale lo congelò prima che Georg lo frantumasse in una miriade di pezzi che caddero a terra come neve al suolo
“Quanto mi piace quando fai esplodere le mie statue” commentò Bill felice come un bambino in un negozio di dolciumi, come al solito le punte dei suoi capelli si erano congelate dandogli l’aspetto di un porcospino
“Lo so, è per questo che lo faccio” rispose il moro al signore dei ghiacci.
Un brivido lungo la schiena costrinse Georg a guardare verso il basso, non dove Hellboy che stava festeggiando la rivincita inveendo sul cadavere del gorilla ma a qualcuno dietro di lui: una presenza col mantello e cappuccio scuro. Georg stava per avvertirlo, la sua bocca si stava già aprendo per dirgli di girarsi, ma nello sporgersi dalla trave scivolò sul sangue ancora fresco del cane, perse l’equilibrio e cadde nel vuoto; un salto brevissimo e lunghissimo allo stesso tempo, finchè la mano salda di Gustav non prese la sua
“Tutto bene?” gli domandò il fratello mentre lo aiutava a risalire sull’impalcatura
“I…io…, credo di sì” rispose Georg, poteva sembrare confuso ma in realtà era solo alla ricerca dell’entità che aveva visto pochi istanti prima e che era scomparsa
“Sicuro? Sembra che tu abbia visto un fantasma” ribattè Tom
“STO BENE! Tranquilli” gridò il moro, forse in modo troppo brusco; la verità era che quello sconosciuto aveva suscitato in lui un’ansia che non provava da tempo. In cuor suo Georg capì che, forse, la brutta sensazione che aveva provato quella mattina non era stata solo la conseguenza di un incubo di cui non aveva memoria.

 
  
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