Dean guardò dallo specchietto retrovisore, Cora addormentata sul sedile posteriore dell’auto, indossava sempre la camicia del fratello quando viaggiavano, perché diceva che la teneva calda, ma lui sospettava che i due si stessero affezionando l’uno all’altra, ogni giorno di più, erano molto simili a volte li detestava, parlavano per ore di libri e altre mille cose di cui lui sapeva poco o niente, però doveva ammettere che Cora aveva anche con lui cose in comune, la musica, le auto e il non fare domande.
Cora si svegliò e si mise a sedere stiracchiandosi e raccogliendosi i riccioli rossi in uno chignon scomposto.
- Quanto manca?- chiese appoggiandosi al sedile di Sam e giocherellando coi suoi capelli.
- Siamo quasi arrivati- disse lui.
- Bene, devo fare pipì- disse lei dando un’occhiata alla strada intorno a loro.
- E a me niente?- chiese Dean fingendo il broncio di un bambino.
- Se mi dai un attimo, te lo stavo scartando- disse Cora sospirando e abbozzando un sorriso rivolto allo specchietto che Dean colse subito ricambiando con un’occhiolino.
Sam si rimise a leggere gli indizi sul caso che li aspettava, ma la sua mente non era del tutto concentrata, un paio di sere prima si era addormentato accanto a Cora dopo aver visto un film e risvegliarsi tenendola stretta a sé non gli era dispiaciuto affatto, lei era genuina una ragazza con cui si poteva parlare e che non giudicava, come il fratello non era una gran chiaccherona se si trattava della sua vita, teneva sempre la guardia ben alzata, un paio di volte l’aveva sorpresa a piangere nel cuore della notte convinta che non la sentissero, ed una parte di lui si sarebbe alzata e l’avrebbe abbracciata, ma sapeva anche che lei non si sarebbe mai perdonata questa debolezza, sembrava non le piacesse affatto essere protetta, come se fosse un fiore delicato, aveva la sua forza e le piaceva contare su di essa, la vedeva cambiare espressione ogni volta che sentiva il fratello al telefono, scherzava e gli raccontava stronzate per tenerlo al “sicuro” dal casino in cui era finita, era raro vedere un tale riguardo per la vita altrui.
Una volta arrivati, lasciarono Cora al Motel e si misero in cerca di mostri, tanto per non perdere le buone abitudini.
Cora guardò nuovamente l’orario, erano parecchio in ritardo e lei aveva paura che si fossero messi nei guai, prese le carte di Dean e iniziò a cercare indizi su dove si potessero esser cacciati e contro che cosa soprattutto. Copiò l’indirizzo dove trovarli su un foglietto e chiamò un taxi per farsi accompagnare. Arrivò a destinazione abbastanza velocemente, era un ristorante, ma le sembrava chiuso, vide la macchina di Dean dall’altro lato della strada e decise di fare rifornimento di armi, dato che non aveva la più pallida idea di che cosa la stesse aspettando e una paura fottuta di morire in modo orribile. Si accostò alla finestra che dava sulle cucine e li vide legati alle sedie e tenuti d’occhio da tre vampiri dall’aria assai poco amichevole.
- Che cazzo faccio! Sono fottuta…..no, no, Cora ce la puoi fare! Sei una macchina da guerra, una fottuta ed imbattibile macchina da guerra e hai un piano!- disse a sé stessa cercando di convincersi a mettere in atto quello che aveva elaborato.
Le note di Highway to Hell si sentirono distinte nella cucina, Sam guardò il fratello chiedendosi che cosa stesse succedendo, uno dei vampiri si diresse verso la porta per andare a controllare. Cora vide la porta aprirsi e non esitò un solo istante, con un movimento veloce e deciso tagliò la testa di netto col machete ed entrò.
- Sono cazzutissima!- urlò buttandosi contro gli altri due, ne ferì uno alle gambe e riuscì a tagliare la testa al secondo, dopo essere stata sbattuta non senza conseguenze contro una vetrina, si precipitò a liberare Sam e Dean, sentiva l’adrenalina a mille pomparle il sangue al cervello.
- “Sono cazzutissima”?- le disse con fare ironico.
- Si! Dovevo convincermi a farlo, mi veniva da vomitare e me la stavo facendo sotto dalla paura cazzo!- rispose lei massaggiandosi la fronte e facendo qualche smorfia di dolore, aveva parecchie schegge di vetro nelle ferite.
- Andiamocene forza, Sammy ti toglierà le schegge di vetro in motel-
- Si, andiamo- aggiunse Sam precedendoli fuori.
- Perché non la pianti e non pensi a quanto sei stata incosciente a venire a salvarci stasera?- sbottò ad un certo punto.
- Qualcosa mi dice che non mi stai ringraziando- disse lei.
- No, Cora grazie! Ma non farlo più, avevamo tutto sotto controllo- aggiunse, Dean stava per ribattere ma lo fulminò con una semplice occhiata.
- Senti, io faccio quello che voglio, che avrei dovuto fare mh? –
- Potevi chiamare Castiel-
- Ohhh potevo venire a salvarvi, cosa che ho fatto! Non sono una cazzo di principessa Sam, io so badare a me stessa e decido che cosa e quanto rischiare, mettitelo bene in testa-
- Bene!- le rispose furioso.
Cora continuava a rigirarsi nel letto senza riuscire a prendere sonno, scivolò fuori dalle lenzuola e si mise addosso qualcosa prima di uscire a prendere una boccata d’aria fresca, prese la strada dismessa che portava fuori dal motel e si diresse verso una stazione di sosta per auto che dava su un precipizio, l’aveva notata subito, le montagne ed il cielo stellato, le ricordavano la sua infanzia. Si appoggiò alla balaustra in legno con le braccia conserte e chiuse gli occhi un attimo per sentire il vento freddo sul viso, aveva voglia di piangere di sfogare tutto ciò che aveva accumulato in quei mesi, prese l’mp3 dalla tasca dei jeans e lo accese, non le piaceva sentirsi piangere almeno quanto non le piaceva farlo, in presenza di altri poi per lei era fuori discussione.
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla e si voltò di scatto trovandosi davanti Castiel che la guardava preoccupato.
- Non ti ho chiamato io!- disse Cora asciugandosi le lacrime nella manica.
- Non era necessario, un’anima come la tua, quando soffre la si può percepire ovunque. Mi dispiace di non aver ancora trovato il modo per farti ritornare.-
- Non è colpa tua, fa tutto schifo, come sempre del resto- disse lei amara.
- Sai non credo che dovresti restare sola, parlane coi ragazzi, loro sono sempre stati d’aiuto con me- le disse.
- Io non parlo molto di me, non riesco a fidarmi delle persone, mai del tutto-
- È strano sai?! Una delle principali qualità umane è proprio la fiducia nel prossimo, l’ho sempre invidiata molto, il prodigarsi per la felicità altrui, il potersi affidare ad un’altra persona completamente ed incondizionatamente- disse guardandola.
- Vorrei avere la tua leggerezza Castiel, non prenderla come un’offesa è una cosa bella, vedere il meglio, il bicchiere mezzo pieno per una volta, contando quello che ancora avanza anzi che ciò che è già andato-
- Non avevo questa, leggerezza, quando sono arrivato qui la prima volta, ho diciamo imparato tutto dal mondo e dalle persone-
- A volte sogno di svegliarmi ed avere già 80 anni, tutto sta finalmente per arrivare alla conclusione, ho finito, non importa se ho vinto o meno le mie battaglie, posso finalmente fregarmene di tutto e lasciare che finisca-
- Perché dici così, ci sono ancora tantissime cose che devi fare-
- Per una in particolare sono fuori tempo massimo Cas-
- La verginità è un dono bellissimo che farai un giorno ad un uomo degno-
- Castiel, quel giorno non arriverà mai, ho smesso di credere che esista qualcuno per me, mi sono arresa –
- Perché mai?- chiese lui mettendole le mani sulle spalle.
- È più facile Castiel, la vita mi darà troppi motivi per soffrire, perderò i miei genitori, i miei amici, mio fratello, prima o poi succederà , non voglio dare a questo schifo una mano a fottermi, non potrei sopportarlo, non potrei sopportare di trovare l’amore della mia vita e perderlo, preferisco non cercarlo, lasciare che gli anni passino, diventare un volto tra la folla e perdermi in essa- disse seria.