Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Vavvola    16/03/2009    1 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato usare codici html oltre quelli presenti nel regolamento. Inoltre non é permesso usare il doppio tag br.
Rinoa81, assistente amministratrice.

Quando l'amore diventa un gioco pericoloso...sei abbastanza coraggioso per andare avanti?
Prefazione
Tum tum tum…ovunque andassi, ero sempre accompagnata dal battito frenetico del mio cuore. Tum tum tum… eppure di missioni ne avevo già fatte tante! Ero sempre agitata quando mi arrivava il fax dal capo con sopra scritta l’impresa da compire. Ormai dovevo esserci abituata! Forse era perché in gioco non c’era solo la mia vita, ma quella della persona alla quale tenevo più in assoluto. Avrei fatto di tutto per proteggerla. Non m’importava della fine del mondo; della criminalità spaventosamente alle stelle; non m’importava di niente. L’importante era proteggere il mio amato da qualsiasi male. Ecco la mia missione. Una missione fallita fin dal principio...
Genere: Romantico, Azione, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
James


Camminavo su e giù per quella che una volta era la mia casa. Adesso diciamo assomigliava più a una discarica al coperto. Il duello era durato più tempo del previsto e gl’intrusi avevano rivelato di avere la pellaccia più dura del previsto. Gli avevo sottovalutati, ma ormai non contava più a niente. Ormai lo scontro si era concluso da qualche giorno e io ne ero uscito vincitore. Tutto il resto non contava. Peccato che però mi avessero sfasciato la casa. Poche stanze si erano salvate dalla furia del combattimento. I mobili distrutti, le imbottiture dei cuscini per terra, i quadri e le pareti tutte rovinate dalla sparatoria. Se non ci avessi abitato per anni non l’avrei nemmeno riconosciuta per casa mia. Raggiunsi quella che una volta era la sala da pranzo e cominciai a rovistare in mezzo alle macerie recuperando tutto ciò che potesse essere riutilizzabile. Finito di sistemare la sala da pranzo passai alla cucina, poi al salotto, il bagno, fino ad arrivare al piano superiore. Tirati via tutti i detriti e la sporcizia sul pavimento mi concentrai alle pareti. Quelle di alcune sale dovevano essere messe a nuovo mentre altre avevano bisogno soltanto di una verniciata. Presi la macchina e guidai fino alla ferramenta più vicina. Presi tutto il necessario e tornai a casa con la mente già immersa nell’arduo lavoro che mi sarebbe aspettato. Dopo bene tre ore, riposi il pennello nella vernice oro stanco e assetato. Di natura ero sempre stato abbastanza pelandrone e guardando in faccia tutto il lavoro che mi rimaneva da fare mi venne male allo stomaco. Decisi che avevo bisogno di rinforzi. Chiamai il mio amico fidato, affidandogli una pausa dalla sua guardia interrotta sulla mia ragazza. Kelly non sarebbe stata in pericolo. Chris aveva dei problemi con il suo nuovo ragazzo…sarebbe stata occupata per più di tre ore per non dire tutto il pomeriggio.
Stavo esaminando le stanze al primo piano che avevano subito l’attacco esterno più delle altre. Meno male non erano molte. Un rumore di passi, mi fece girare verso le scale dalle quali stava salendo qualcuno. Mi trovai David al mio fianco con un pennello in mano.
“Ma come cavolo ti sei vestito?” osservai sbigottito la tua arancione da lavoro che, secondo me, aveva appena rubato a un muratore in pausa pranzo.
“ Sempre meglio di te!” mi guardai il petto nudo ricoperto di vernice. “ Toglimi una curiosità…mi hai chiamato per aiutarti a dipingere le pareti oppure a dipingerti i vestiti direttamente sulla pelle?”
“ ah ah ah…molto spiritoso!” cominciai a riempire i buchi causati dalla sparatoria con dello stucco mentre David si dava da fare per creare un colore simile all’ocra sfumato che era presente prima. “È successo qualcosa al comando durante la mia assenza?”
“ non niente in particolare…sai le solite cose”
“il capo? Ha fatto qualche commento?”
“no…nulla per te”
“ bhe…e…insomma…”
“se vuoi sapere qualcosa su Kelly non contare su di me! Dalla mia bocca non uscirà niente!” dalle sue parole fui certo che era successo sicuramente qualcosa del quale non ero a conoscenza Cattivo segno…
“è successo qualcosa?”
“ diciamo che la tua ragazza si è voluta intrufolare in questioni più grandi di lei”
No! Non poteva essere! Non poteva aver scoperto tutto. Dovevo essere io a parlargliene per primo. Una rabbia improvvisa mi invase il corpo pensando alla promessa che David aveva infranto. No non lo avrebbe mai fatto. Mi fidavo di lui…credo…in parte…okay forse non del tutto. Eppure la parola di un agente va sempre mantenuta. Possibile che lo fosse venuta a sapere da altre persone? Chi se non David? L’unica persone che fosse a conoscenza del mio segreto e che avesse interagito con lei era soltanto David.
“ti sbagli non sono l’unico. Pensa bene a una persona a te molto vicina che non sta mai fermo…una settimana c’è e l’altra invece è dall’altra parte del mondo…”
Nikolaos
“Bingo” parlammo insieme fermandoci di lavorare entrambi per poi riprendere dopo qualche secondo.
“che le ha detto?”
“ma niente di diretto…ha cercato di capire se era a conoscenza di tutto quanto, girandoci intorno, con discorsi del tipo non ti preoccupare per lui…sa badare a se stesso…oppure è troppo simile a suo padre per stare fermo nello stesso posto…” sorrisi sentendo David imitare la voce grossa di mio zio.
“bhe…poteva andare peggio”
“si…per te. Kelly cosa pensi abbia capito dalle sue parole?”
Feci spallucce facendogli capire che non ne avevo la minima idea.
“ ha pensato che tu fossi troppo occupato a viaggiare per accorgersi di lei. Ha pensato che non saresti più tornato. Non mi sorprenderei se quando la vai a trovare te la ritrovi tra le braccia di un altro uomo”
ero senza fiato. Volevo andare da lei. La mia testa cominciò a farmi vedere immagini che non gradivo. La finestra di casa sua illuminata e lui che la stringeva a se. Ritornai alla realtà conscio di essermi immaginato tutto quanto. Eppure una strana ansia mi tanagliò la gola e non mi faceva respirare correttamente. David rise di gusto soddisfatto del risultato che le sue parola avevano fatto su di me.
“ sei proprio andato bello!” attirò la mia attenzione cominciando a mandarmi tanti baci esagerando il movimento con le braccia. “ buttami un secchiello d’acqua ghiacciata quando vedi che mi sto innamorando!”
come no…voglio la mia vendetta!
“ non ci conterei più di tanto! Fattela buttare dal capo piuttosto”
“ no…James non mi abbandonare al mio triste destino!” si mise in ginocchio e mi si attaccò alle gambe tipo ventosa.
“ non ci sperare! Vendetta dolce vendetta!!” David mi strinse le gambe fino a farmi cadere per terra. Con la mano cercai di afferrare qualcosa al volo per evitare di cadere a terra, ma l’unica cosa che incontrò la mia traiettoria, fu il vaso di vernice che trascinai giù con me, rovesciandoci addosso tutto il contenuto. Mi ritrovai sul pavimento, ricoperto di vernice dalla testa fino ai piedi, a ridere con il mio compagno di giochi come un matto.
“ Rimettiamoci al lavoro che è meglio!” ci rialzammo continuando a ridere e ricominciammo a lavorare. Non ci fermammo fino all’ora di cena quando offrii al mio amico di rimanere a mangiare un panino al volo. Mangiammo un panino e ci posizionammo davanti alla tv a guardare la partita di basket.
“È un bene che la tv non sia andata a frantumi.” David spaparanzato sulla poltrona, guardava la televisione con un’attenzione straordinaria e una birra in mano ancora intatta.
“eh già…è proprio un bene!” sorseggiai la mia birra dalla lattina assaporando il suo gusto dolce e alcolico. Non amavo molto guardare la televisione, soprattutto gli eventi sportivi. Non riuscivo a capire come una persona potesse appassionarsi così tanto a una partita. Ne approfittai per perdermi nei miei pensieri.
Solo quando David spense la tv mi accorsi che era già finita la partita.
“ bhe…io avrei ancora qual compito da eseguire…ti va di darmi il cambio?”
“ Dove?”
“ a casa di Kelly. Non è detto che lei sia già fuori pericolo. Secondo me cercheranno di attaccarla.” Mi fermai a meditare. Certo di sicuro ci avrebbero messo un po’ per tornare all’attacco, ma come lo avrebbero fatto di sicuro, non sarebbero tornati da me. Avrebbero cercato un modo per colpirmi indirettamente, nel punto dove io sono più vulnerabile. Si…David doveva andare. Ripensai a quanto mi fosse mancata. Avevo una voglia matta di rivederla. Sarei rimasto fuori, nascosto, insomma, non sarebbe mai venuta a conoscenza di quell’intrusione. No…devi finire la casa… ci andrà David.
“ devo finire la casa” dissi dirigendomi verso le ultime stanze che mi mancavano. L’odore forte di vernice fresca mi invase le narici ormai abituate a quell’odore acre.
“ Tranquillo James…ci penso io alla casa. Va da lei”
ci fissammo negli occhi per un breve istante e fui contento di aver un amico come lui. Andai a prendere qualcosa da mettere nell’armadio e mi lavai via di dosso la vernice incrostata sulla mia pelle. Presi le chiavi della macchina a mi lanciai giù per il tubo, che mi avrebbe condotto al garage sotterraneo. Guidai velocemente nella direzione del suo appartamento con addosso un ansia sconosciuta. Rallentai solo quando mi trovavo nei pressi del suo appartamento per non svegliare tutto quanto il palazzo. Raggiunsi il covo che si era creato David per poterla spiare a distanza. Controllai tutti i monitor collegati ognuno a una microcamera che registravano e mi mostravano ogni singolo movimento all’interno della casa. L’ansia continuava a torturarmi lo stomaco durante la sua ricerca nei monitor, fino a che svanì quando la trovai in camera a leggere un libro. Dopo un paio di minuti controllò l’orologio, prese il segnalibro dal tavolino lì accanto e spense la luce posizionandosi meglio nel letto.
Notai una scala molto alta nascosta nel covo del mo amico e così mi venne la folle idea di arrampicarmi fino alla sua stanza. Il desiderio di vederla di persona era troppo forte per essere ignorato.
Arrivai al suo balcone con facilità. Mi avvicinai alla sua finestra accertandomi che stesse veramente dormendo. Con un coltello mi aiutai per forzare la finestra che si aprì con un cigolio. Kelly si mosse nel letto voltandosi verso di me. Gli occhi chiusi rilassati e il respiro pesante. Era bellissima. I miei ricordi non le recavano giustizia. Il viso assopito nel sonno, per metà immerso nel cuscino e i capelli ondulati le ricadevano sulle spalle in contrasto con la carnagione chiara. Le coperte la coprivano fino alla vita lasciando in mostra le sue morbide curve coperte appena da una sottile canottiera nera. Mi nascosi nell’angolino più buio della camera continuando a guardarla senza fiato. Una leggera folata di vento estivo entrò per la finestra aperta e le scompigliò i capelli sul viso. Con movimenti lenti, Kelly aprì gli occhi alzandosi per chiudere la finestra. Le lunghe gambe nude, camminarono nella mia direzione e sperai con tutto me stesso che non mi vedesse. Si fermò davanti la finestra molto probabilmente pensando a quando l’avesse lasciata aperta. Scosse le spalle e la chiuse tornando a sdraiarsi sul letto. Il suo sguardo si fissò per un lungo memento su di me. Era immobile. Non mi voleva staccare gli occhi di dosso e per non farmi scoprire smisi anche di respirare. Completamente immobile e ancora con poco fiato nei polmoni, attesi impaziente che mi staccasse gli occhi di dosso. Presi un’altra boccata d’aria. Era praticamente impossibile che mi vedesse. Faticavo io a vederla che ero stato abituato a scrutare nel buio pesto qualsiasi tipo di pericolo, figuriamoci lei! Eppure le sue labbra si piegarono all’insù in uno splendido sorriso così dolce, e questo non mi aiutava affatto a credere che non mi potesse vedere. Tuttavia, rimasi lo stesso immobile con la speranza che si illudesse che quello che vedeva era frutto della sua immaginazione. Ripresi a respirare sentendo i miei polmoni reclamare aria brucianti. Lei dopo qualche minuto scosse la testa e il suo sorriso si trasformò in una smorfia di dolore. Gli occhi le si inondarono di lacrime e di lì a poco, la sentii singhiozzare.
“James…” il respiro mi mancò del tutto quando sentii il mio nome uscirle dalla bocca. Stava piangendo…piangendo per me. Mi sentii orrendamente un mostro per poter far piangere una ragazza così fantastica. Mi ritornò in mente il nostro primo appuntamento quando l’avevo trovata per terra scossa da fremiti di dolore. Mi ero giurato che non l’avrei mai più vista in quello stato e invece…eccola qui! Certo…adesso non era ridotta male come tre settimane fa, ma stava comunque male. Feci un passo verso di lei per non darle più motivo di stare male. Mi bloccai immediatamente e ritornai con la schiena attaccata al muro. Se mi fossi fatto vedere avrei dovuto spiegare tutta quanta la situazione e mi faceva paura dire la verità. No…non ero ancora pronto per dirle tutto quanto. Rimasi lì attaccato al muro in attesa che lei si calmasse e si addormentasse, con il cuore distrutto dai quei singhiozzi versati per me. Volevo fermare quella fonte di dolore per entrambi, cessare di star male inutilmente, ma ero un codardo. Non avevo la forza per staccarmi dal muro, per sussurrarle parole dolci, parole di conforto, quelle parole che le avrebbero restituito quel suo bellissimo sorriso. Aspettai che si addormentasse per uscire dalla sua stanza. Prima di andarmene mi fermai a guardarla un’ultima volta. Il suo viso questa volta era tremendamente triste: la bocca piegata in una smorfia di dolore e, sulla pelle della guancia pallida, una lacrima superstile che si era bloccata a metà via sulla strada già tracciata da tante altre lacrime prima. Mi calai giù per la scala e mi diressi verso casa mia. L’alba stava per spuntare e dovevo sparire di lì prima che sorgesse il sole.

scusate per la scrittura piccola piccola, ma mi si è impazzito il computer e non riesco più a postare con caratteri più grandi...(uffa la mia ignoranza informatica si fa sempre sentire facendo figura di m....insomma non molto belle!!) se qualche genietto ha qualche suggerimento lo gradirei particolarmente! XD
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Vavvola