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Autore: Full Moon    16/03/2009    2 recensioni
Continua la raccolta degli amori delle mie creature. Questa volta tocca a Lampo, elemento nervoso, elettrico, che però sa essere davvero molto dolce con la sua amata Flora che apre le braccia e aspetta solo che lui la salvi.
Genere: Romantico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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lampo
’LAMPO
ELETTRICITA


Darling, I forgive you after all.
Anything is better than to be alone.
And in the end I guess I had to fall.
Always find my place among the ashes.

tesoro, dopo tutto ti perdono
tutto è meglio rispetto a stare da sola
e alla fine immagino che dovevo cadere
trovo sempre il mio posto tra le ceneri
Evanescence_Lithium_


Il suo cielo è il tuo cielo. Rimaneva lì ad osservarti , scalpitava e si perdeva in quelle nuvole nere. Perché non gli davi retta?
Avrebbe voluto toccati , baciarti e portarti via con se.
«Non posso!» il suo grido arrivava alle tue fragili orecchie come un rombo. La sua piccola driade che fugge, vestita di edera e viole. Lei che accarezza gli alberi e il manto erboso, e prova ad ostacolare l’arrivo del Gelo.
«Non guardarmi con timore, è di lui che devi avere paura! Vuole possederti, inquinarti mia Flora!»
La sua agitazione aumentava e cercava di liberarsi da quella pesantezza che lo opprimeva.
Se provasse ad amarti ancora ti ucciderebbe. Una sua ruvida carezza, un suo respiro ti farebbe bruciare.
Lampo massaggiava le sue tempie cercando di non versare nemmeno una lacrima. I suoi capelli biondi erano dritti come saette e lisci, portati all’indietro da un’attaccatura spaventosamente a punta.
Gli occhi quasi bianchi, fatti di saette che s’increspavano tra loro.
Tutti i lineamenti spigolosi non tradivano la sua natura. I muscoli perfetti tutti tesi, producevano scintille elettriche.
Il Sole piangente lo osservava e singhiozzava: «Non farlo Lampo! Lasciala vivere! Non fare come me che...»
Lampo si voltò adirato: «Io non sono come te, io voglio solo proteggerla!»
E nel mondo quel grido risuonava cupo. Il vento spostava le nubi e il freddo avanzava combattivo.
Doveva punire il Sole e compiere il suo destino, come ogni anno.
Lampo guardava Flora che pian piano perdeva il suo colorito delicatamente verde e si adagiava sull’erba fredda e pallida.
«No! Non farle questo!» gridava contro il gelido duca bianco.
Correva da una nuvola all’altra, e più era vicino a lui più urlava.
Finché, notando che la sua amata lo guardava con occhi supplicanti, un po’ si rabbonì. Ella aprì le sue braccia verso di lui: «Portami con te lassù nel cielo più blu. Non voglio assopirmi per sempre Lampo. Non così.»
A malincuore, mentre le fredde gocce iniziavano a cadere, Lampo si fece coraggio.
Non voleva, ma sapeva che forse era l’unico modo per amarla veramente.
Scese allora da quella nuvola e più delicatamente possibile, la strinse in un mortale abbraccio. «Perdonami» le sussurrò all’orecchio.  
E i suoi occhi verdi risplensero della luce di un lampo, sorridevamo mentre insieme tornavano nella parte più alta del cielo, quella dove l’unico colore è l’azzurro che risplende di una luce diversa, dove l’amore avvolge ogni cosa.
Il loro amore scoppiò in una scintilla di fuoco che li disperse entrambi nel freddo pomeriggio d’inverno.
Gelo distese la sua grande e pallida mano, e le gocce si fecero neve.  
Dopo poco tempo il bosco s’innevò e Gelo puntò il dito contro il Sole.  
  
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