Affranta affronto l’ennesima alba amaranto acceso
Ballando in baluginanti bagliori faccio bollire l’anima
Con corolle cremisi di boccioli autunnali illesi intercedo
Dolcemente carpisco dolore dalla distesa celeste che grandina;
Effimera esistenza, entità esile dall’eco flebile, effige su
Fragili ali di fenice, fuoco del caos divampa nella fornace
Grida gravando sulla gola, ghiaccia la fiamma, inghiotte
Instancabile ogni istante, ingerisce ingorda l’idillio mendace;
Logora è l’iride che lubrifica i lividi, lampi lontani di labili livori
Mnestici barlumi di brividi vividi muoiono miseri
Nascondendo nuove ecchimosi. Nuoto nel nulla, navigo in nuvole
Ocra, ostento nolontà in occhiate d’odio acre;
Pugni di polline, piango pulviscolo, pensieri di perla ove pullula luce
Quando non quadrano poi qui a quaterne i quaderni
Rigati di lacrime, rime e rantoli, ruderi ricordi tessuti in tele di ragni
Sotterrate le risate, le sere rovinate in sentieri invasi di stoffa che scuce;
Torbido spirito in tortura statica, silente tremore trucemente algido
Unifica umani fremiti, uragani nei pensieri ubbidiscono unanimi
Vorticando nella vorace vertigine che dà voce al vacuo vagito
Zelante zompa tra zirconi racchiusi in gemme su colli esanimi.