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Autore: _Maeve_    22/01/2016    1 recensioni
“Che cosa senti, Stiles?”
Scrolli le spalle. Ti stropicceresti persino gli occhi, se non fosse che ti è rimasto un po’ di contegno, e non sei a casa tua. Devi pur far valere a qualcosa l’esserti infilato sotto la doccia, prima.
“Il vuoto”
[Stiles Stilinski; Self-harm, depression, suicidal thoughts.Light nonsense e light slash.Il tutto molto amaro, quasi ironico]
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Tratto da qualcosa come una storia vera
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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de profundis

De profundis
[Stiles-centric]




Che poi arriva così lentamente che tu nemmeno te ne accorgi.
“Va tutto bene, Stiles?”
“Sì papà, solo un po’ di mal di testa”
Precipiti indefinitamente verso il pavimento. Anneghi giusto mezzo metro più in là, fra le piastrelle.
Sto bene.
Il dolore è una spirale discensionale comodamente strutturata in gradini: metti il piede sul primo, sul secondo. Pillola numero uno, pillola numero due. Magari scendendo comincia a far freddo e ti sfreghi le mani, ma ti hanno tenuto aperta la porta in cima alle scale, e tu ogni tanto puoi guardarla, renderti conto di dove sei, sorridere. E’ difficile – è triste - , però tuo padre continua a batterti la mano sulla spalla mentre tornate dall’ospedale (un po’ ti sconquassa le spalle, con quelle pacche burbere),  due ricette diverse accartocciate fra il parabrezza e la bocchetta dell’aria condizionata, dai finestrini ti arriva il sole d’autunno e lo sai anche tu che ce la farai. Hai proprio voglia di metterti a fare qualunque cosa ti sia stato impedito di fare non appena sarai tornato a casa, sei ansioso di timbrare il cartellino alla produttività e all’intraprendenza. Chiami Scott, Lydia, gli altri: nulla di grave. Li incanti col solito sarcasmo e una buona dose di quel vittimismo ironico che ti aspetti e che si aspettano. Vi fate una bella risata. I compiti di biologia?

Il dolore è sotto le coperte, che si nasconde come un acaro della polvere. Dovrebbero prestarci più attenzione, agli acari della polvere, e a quei disgraziati che vendono aspirapolveri adatte che nessuno compra. Ma come ce ne si libera, allora? Se non stai attento, magari prosperano, magari proliferano. E un giorno sotto le coperte diventa una settimana, al buio.
Ma tu stai bene
In fondo ci vuole tempo. Resisti, piccolo Stiles! Ché ne hai passate di peggio – si? O ne hanno passate di peggio gli altri. Tuo padre, comunque, continua a dire che ne verrai fuori. E lui non può sbagliarsi. Nemmeno uscendo dal pronto soccorso. E’ relativamente facile ‘essere più forti’. Di cosa, poi? Nemmeno lo sai. Vai avanti con la tua vita, perché in realtà non c’è niente! E sarà questo che ti rovinerà.
Non si scappa dalla vita, Stiles. Non si scappa come ti hanno insegnato che non si scappa dall’ansia – lo vedi, ci sei già passato - , non si corre a perdifiato fuori dagli spogliatoi quando ti sembra di morire. Si rimane lì, e ci si controlla. Altrimenti, nella vita non combinerai mai niente. L’ansia è nella tua testa. Tutto è solo nella tua testa.
E tu sei un idiota.

Chiami Derek perché, beh, non vi sentivate da un po’. No, balle, avevi voglia di sentirlo e di renderti un po’ patetico, ma principalmente di sentirlo. Il patetismo è consequenziale, ma all’altro non importa, non è mai importato. Mai.
Come va?
Eh, bene dai…è un periodo un po’ ‘così’
Ti ha tolto la sua attenzione dopo, approssimativamente, due minuti e mezzo. Siete lontani, lui ha le sue cose da fare. Lui ti ha già dimenticato. Non si è nemmeno divertito poi tanto, con te. Tu su di lui hai scritto poemi, nella tua testa. Ma è questo il problema, no? E’ tutto nella tua testa. Gli altri si stancano presto di portare i tuoi lutti, Stiles. A maggior ragione se glieli hai affibbiati a forza, una sera d’inverno. Lui nemmeno voleva averci a che fare, con te. Lo hai quasi pregato tu. Innamorarsi di chi ti ama, nei libri, sembrava semplice. Ma. Affondi la testa nel cuscino – Dio, dovresti proprio cambiare le lenzuola, è ora -, posi il telefono – chi vuoi che ti chiami? - , chiudi gli occhi. Dal soggiorno si intravedono i bagliori della tv. Tuo padre, che diceva che avreste superato tutto, la notte non dorme più.

“Che cosa senti, Stiles?”
Scrolli le spalle. Ti stropicceresti persino gli occhi, se non fosse che ti è rimasto un po’ di contegno, e non sei a casa tua. Devi pur far valere a qualcosa l’esserti infilato sotto la doccia, prima.
“Il vuoto”
Lei ti guarda. Tu guardi lei, e cerchi di capire a cosa stia pensando, anche se dovrebbe essere il contrario. Un breve cenno col capo è tutto quello che il mondo ha da dire.

Alla fine, il dolore era la parte migliore.

Steso per terra, urli.

L’immagine è pietosa e straziante, come quando ti hanno recuperato dal tetto. In tutto questo tu sei un bizzarro reagente chimico, che scatena responsi diversi in base all’elemento con cui viene a contatto. Qualcuno si sente in dovere di dirti che devi alzarti e fare qualcosa, una qualunque. Qualcun altro di gridarti che sei un rammollito. Qualcun altro ancora non si sente in dovere di dirti niente. Quest’ultimo era Scott.
Con i primi annuisci mestamente, quando puoi. Con i secondi piangi dalla frustrazione. Che si aggiunge agli altri motivi per cui piangi. Del tipo? Non te ne viene in mente neanche uno.
Senti solo questo inspiegabile buco nell’anima, laddove un tempo c’era il tuo cuore. Le cose che amavi, perfino quelle che odiavi. Ora è come se u una tenebra melmosa si fosse riversata su tutto quello che eri – o credevi di essere – lasciando, a chi ti vede tutti i giorni, la parvenza di uno Stiles vuoto. Poco meno di un simulacro. E tu ti arrovelli e ti inalberi e ti inasprisci in questo conflitto che sembra toccare le radici stesse della vita umana, chi sei davvero? Sei quello di prima o sei Il Vuoto? La risposta non è scontata. Hai abbandonato il campo di battaglia come il più ipocrita dei disertori, solo per andare a piangere in un cantuccio della tua tanto sospirata ‘pace’. Né creatura del giorno, né creatura della notte, né fumo, né arrosto: un inutile spreco di spazio (Papà non va a lavoro da settimane), chi mai potrà amare uno come te? La gente soffre per dei motivi. Tu soffri perché soffri, quando va bene, altrimenti soffri e basta. Sei un insulto a chi ha qualcosa, Stiles. E sei un insulto a tuo padre.
Chi mai potrà amare uno come te?

Sì beh, alla fine non è stato un piano granché geniale. Ti senti solo come se avessi bisogno di dormire per dodici ore di fila. Altre dodici ore.
Lei si siede davanti a te, calma, composta e risoluta.
“Da questo momento non puoi più essere lasciato solo”
Assottigli un po’ lo sguardo.
Vorresti che quell’affermazione avesse un qualche effetto su di te, ma purtroppo non è così. Ti hanno chiuso la porta in cima alle scale, Stiles. O forse te la sei chiuso da solo, facendo soffiare un alito di vento più forte, ma non è questo il punto. Non ti hanno detto che il freddo che sentivi scendendo era una menzogna. Perché il fondo di quel dolore è l’inferno e, spoiler, là dentro si brucia. E ti dirò di più: si può continuare a bruciare per un tempo lunghissimo. Ti viene da ridere, perché sei pazzo. Dalle profondità del demone che eri o che sei diventato, emergi e risucchi la vita.




Note
L'inspirazione per questa cosa mi è venuta ieri notte, mentre ero sotto le coperte. Mi ha attraversata come un flash l'espressione Void!Stiles e le sue possibili implicazioni psicologiche, al di là del canone della serie. Dunque, AU. Era da molto che non scrivevo e seguivo attentamente Teen Wolf (credo che la 5b abbia molte pecche, ma non spetta a me e in questa sede elencarle) , ma saluto con felicità l'ispirazione a scrivere, in qualunque forma essa si presenti. Sono consapevole di aver prodotto un testo un po' psichedelico, un po' inconcludente, then again, imbastirlo in un'altra maniera sarebbe stata una forzatura, e nessuno ne ha bisogno. Au revoir.
   
 
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