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Autore: martiu    23/01/2016    6 recensioni
[A volte la parte più difficile di essere innamorati è ammettere di esserlo..]
''Trunks?'' chiese Bra come se non fosse possibile. ''Tu non sai cucinare.'' disse incredula.
''Per la tua salvezza, Pan, dovresti sperare che si sbagli.'' la avvertì lui. […]
''Spero sia buona.'' gli bisbigliò nell' orecchio. Lui rabbrividì per il calore del suo respiro sul suo collo.
''Dimmelo tu.'' le disse, posando l' omelette in un piatto e rompendone un pezzo con le dita. Le mise le dita in bocca e lo fece scivolare sulla sua lingua. Pan chiuse la bocca sulle sue dita, succhiandole leggermente, non preoccupandosi affatto di assaporare le uova. Trunks dovette combattere la voglia urgente di coprire le labbra di lei con le sue, sbattendola contro la tavola. Marron si schiarì la gola e Trunks tirò fuori le dita dalla bocca di Pan. […] Masticò il pezzo di omelette e annuì. ''E' delizioso.''
''Specialmente con il sale aggiunto dalla sua pelle, eh?'' disse Marron aspramente.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bra, Bulma, Goten, Pan, Trunks | Coppie: Bra/Goten, Pan/Trunks
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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(Capitolo lungo in previsione del fatto che gli esami mi terranno parecchio occupata e non so quando riuscirò ad aggiornare la storia. Grazie a tutti voi che continuate a seguirla a presto!)

 

Capitolo 17- Tagli di bilancio e BAM!

Pan aprì gli occhi lentamente per abituarsi alla luce che filtrava dalla finestra, che seppur  soffusa la  infastidiva non poco, si stiracchiò,sbadigliò e si stropicciò gli occhi, ancora assonnata. Doveva alzarsi. Doveva alzarsi dal quel letto. Abbandonare quel piumone tanto caldo e accogliente. Doveva farlo. Solo cinque minuti. Quel letto era maledettamente comodo. Era sempre doloroso. Si costrinse a scendere dal letto e raggiunse la scrivania, dove accese la radio, cercando una stazione che trasmettesse qualche canzone decente.

Dopo che ebbe trovato qualcosa di orecchiabile, si diresse verso il bagno con l’intenzione di farsi una luuunga doccia rilassante. Appena uscita dalla doccia, si coprì il corpo con un asciugamano rosa che le arrivava appena sotto i glutei, frizionandosi i capelli grondanti con un altro asciugamano per poi lasciarli liberi sulle spalle. Poi la solita routine quotidiana, aprì il rubinetto e si lavò i denti. Trunks bussò alla porta e lei gli disse di entrare, sputando il dentifricio nel lavandino, afferrò il phon e si voltò verso di lui.

“Si?” Chiese lei, preparandosi per asciugare i capelli, e aspettando la sua risposta per accendere il phon.

Trunks deglutì e inutilmente cercò di parlare, ma la gola gli era diventata secca improvvisamente. I suoi occhi non riuscirono a fare a meno di viaggiare incessantemente sul corpo umido di lei. Vagavano dai capelli d’ebano, ondulati e bagnati, che le ricadevano fin quasi metà schiena, alla punta dei suoi piccoli e graziosi piedi. Quel diabolico asciugamano microscopico lo distraeva. Si poteva intravedere la morbida linea dei suoi seni, i suoi fianchi sottili, le gambe toniche e affusolate. Ci voleva un bel coraggio a pretendere che ora si ricordasse cosa voleva dirle. Aveva un corpo incredibile..eppure era così semplice, pura..ma ora, per qualche strano motivo, con quello straccio striminzito addosso, la trovava incredibilmente eccitante e..indecente. Terribilmente indecente. Non riusciva a concentrarsi su niente eccetto che lei e il suo minuscolo asciugamano. Il suo sguardo perplesso poi..gli faceva venire idee non troppo consone, sentimenti fortemente prepotenti anche se tuttavia non ancora distinti tra loro.. bramosia, passione, bisogno urgente…amore. Sembrava più desiderabile che mai ai suoi occhi, così bagnata, che lo guardava con i suoi occhioni scuri, in modo interrogativo. Lei dovette intercettare comunque qualcosa, o comunque percepì che le stava accarezzando tutto il corpo con lo sguardo, e arrossì lievemente.

“Trunks…” lo guardò senza capire “ti serviva qualcosa?”  Lui sembrò risvegliarsi improvvisamente dal trance in cui era caduto e si sforzò di guardare i suoi occhi. Maledizione. Quelle due pozze di pece nera erano peggio di due calamite. Lo avevano intrappolato: stava diventando troppo difficile vivere con lei, e non poterle dire la verità. Non riusciva più a fingere e a reprimere quello che provava per lei.

“Sì,” disse, recuperando un minimo di autocontrollo, parlando lentamente, lasciando che le parole scivolassero pigramente sulla sua lingua. "Dovremo fare tagli di bilancio entro la fine del mese." Si fermò.. lo sguardo divenne incandescente mentre la guardava. Lei annuì molto lentamente, scuotendo la testa da una parte all'altra e chiedendosi se fosse mai arrivato al punto. Quando lui non continuò,  Pan schioccò le dita e alzò gli occhi, con la mano libera si pulì l’acqua che le stava colando lungo il viso.

"Oh," Trunks sembrò tornare al mondo reale, sbattendo le palpebre come se avesse appena notato che lei era lì. Pan sospirò e spostò il peso verso l'altro piede. Era incredibilmente carino, sembrava così agitato, ma lei aveva ancora i capelli fracidi e voleva arrivare al punto di quella faccenda. "Beh, sai come occupato durante questo periodo dell'anno ... e so quanto odi stare a casa da sola... Mi stavo chiedendo se volevi venire a darmi una mano con il bilancio."

Pan si schiarì la gola e sorrise, passando l'asciugacapelli da una mano all'altra. "Trunks, ho un sacco di lavoro da fare con la progettazione degli abiti per il matrimonio di Bra. Non credo che stare qui da sola mi creerà fastidio." Lui ridacchiò.

"Penso che tu non abbia notato il tono supplichevole nella mia voce... stavo solo cercando di sembrare premuroso. Ho veramente bisogno di aiuto. Un disperato bisogno di aiuto. E tu conosci già il sistema di archiviazione, sarebbe davvero una manna dal cielo per me.. "Fece un debole sorriso.

“Trunks Briefs, che elemosina l’aiuto di qualcuno?” Lo provocò sfacciatamente, un sorriso di sfida sul volto.

“Stavo cercando di mantenere un certo contegno, sai com’è..” Aveva uno sguardo da cucciolo bastonato..quasi tenero… Pan dovette mordersi le labbra per non scoppiare a ridergli in faccia.

“Dici ‘per favore’ .” Gli ordinò sorridendo. Trunks piegò la testa di lato, guardandola come se fosse appena evasa da un manicomio, e incrociò le braccia al petto. Pan posò sul lavello il phon, gli si parò davanti e incrociò a sua volta le braccia al petto.  Ma a lui non importava, poteva restarsene anche tutto il giorno lì a braccia incrociate, era lei che era avvolta in un asciugamano, con il corpo..gocciolante.  Le sorrise.

“Dici ‘per favore’ .”  Ordinò di nuovo lei, questa volta con più enfasi, ma lui scosse la testa. Che testone! Prese il phon, lo collegò alla presa elettrica e lo accese, iniziando ad asciugarsi i capelli.  Trunks iniziava ad innervosirsi.

“Pan!” La chiamò, sapendo che non aveva sentito quello che aveva detto, perché l’unico modo per farsi ascoltare era urlare..e lui aveva parlato…voleva prenderla in giro ancora un po’. Lei spense il phon e si girò a guardarlo, in attesa.

“Cosa hai detto?” Lo prese in giro.

“Non ho intenzione di ripeterlo.” Le fece credere di aver detto ‘per favore’..

“Non ti ho sentito, dimmi ‘per favore’ oppure va a lavorare.”

"Sto per essere in ritardo." La informò, ma lei scosse la testa e si voltò verso il phon. In preda alla disperazione la chiamò, "Per favore, vieni da me e aiutami questo pomeriggio." A malincuore la pregò, mandando al diavolo tutto il suo orgoglio.

"Che hai detto?" lo preso in giro. "Per favore?" Le sue labbra si curvarono in un sorriso malizioso.

"Sì, ho detto ‘per favore’." Fece un cenno con la testa, mentre la abbassava per la vergogna. Lei ridacchiò e si strinse nelle spalle. "Proprio non posso Trunks. Sono troppo occupata." Trunks alzò la testa di scatto, gli occhi spalancati, e fece un passo verso di lei. Lei indietreggiò lentamente con sorriso enorme.

"Mi hai fatto dire ‘per favore’ e non hai nemmeno intenzione di venire?" le chiese minaccioso, avanzando pericolosamente vicino a lei. Pan manteneva la sua posizione ma lui continuava a muoversi in avanti. Lei annuì, come risposta alla sua domanda e cercò di trattenere una risata. Ben presto, indietreggiò fino a  sentire la schiena colpire le pareti  del bagno, ma Trunks non aveva smesso di avvicinarsi a lei. Erano a pochi centimetri di distanza, un'espressione giocosa sul viso di lei, mentre lui si faceva sempre più vicino.

“Trunks, vai a lavoro. Si sta facendo tardi, e io devo ancora asciugarmi e vestirmi.” Ma lui scosse la testa, avvicinandosi sempre di più, fino a quando il suo corpo aderì a quello di lei.

“Dici ‘per favore’…” Disse Trunks con un sorrisetto malizioso. cercò di allontanarsi ma le sue braccia glielo impedirono.

"Assolutamente no.” Gli disse, nel tentativo di spingerlo via. Con lui così vicino, stava impazzendo. Era sicura che Trunks potesse sentire il battito martellante del suo cuore, proprio come lo sentiva lei stessa, per tutto il suo corpo. La chimica che sembrava unirli e li spingeva vicini, alla ricerca continua di contatti fisici stava mettendo a dura prova il suo già limitato autocontrollo in quel momento, e non desiderava altro che buttare le braccia al collo e vedere che cosa avrebbe fatto lui.

Ma questo l’avrebbe portata al punto di rottura, si sarebbe dovuta scavare la fossa per l’imbarazzo dopo. No, era un rischio che non poteva correre. Anche se il modo in cui le sue mani tremavano quando era vicino a lei, e lo sguardo negli occhi di lui, le suggerivano che non gli avrebbe arrecato un dispiacere tanto grande. Ma per fortuna, il suo buon senso venne in suo aiuto. Lui stava solo scherzando. Come sempre. Era tipico di Trunks. Ecco chi era il vero Trunks, era tutta una presa in giro, un rubacuori. Lei non era speciale, era solo  l'unica persona in giro con cui poteva flirtare. Ma un dubbio si insinuò nella sua mente..se fosse stato davvero un latin lover, e si comportava così con tutte le signorine, perché non stava con qualcuna di loro in questo momento? Non lo aveva visto mai con una donna, nè andare ad un appuntamento da quando era tornato ... c'era qualcosa di incredibilmente strano in questo.

Improvvisamente si rese conto di quanto vicino il suo respiro era al viso di lui e notò che Trunks era appoggiato più in basso, la bocca leggermente aperta. La sua testa, invece, era inclinata in attesa e lei sapeva quello che stava facendo, lui ...stava per baciarla. Oppure era lei che stava disperatamente tentando  di farsi baciare?

"Trunks?" Sentì la sua voce parlare, ma in realtà non se ne rese conto. Cosa c'era di sbagliato in lei? Era così vicina a mostrargli tutti i suoi sentimenti e  stava per rovinare l’atmosfera. Ecco, stava per spezzare la magia.

"Sì?" Parlava a bassa voce, facendo un passo indietro, ma non aveva alzato la testa.

"Perché non hai una ragazza?" A questo punto Trunks sospirò e alzò la testa, ridendo tranquillamente.

"Questo è quello che volevi chiedermi?" Sembrava infastidito e sollevato al tempo stesso. Pan si ritrovò a chiedersi cosa avesse pensato che stesse per chiedergli. Lui ridacchiò e scosse la testa. "Che cosa ti ha fatto pensare a questo ora?"

"Non lo so. Me lo stavo solo chiedendo." Lei si strinse nelle spalle e rilassò le spalle, senza rendersi conto che fino ad allora era stata così tesa.

“Be’, forse un giorno ti spiegherò." Lui sorrise e cominciò a camminare fuori dalla sua stanza da bagno. "Ma, onestamente, penso che tu sappia il perché."

"Sì." Si ritrovò a dire. Trunks si fermò e si voltò verso di lei, un largo sorriso sul suo volto.

"Sì?" Alzò le sopracciglia, in attesa di una spiegazione.

"Ti aiuterò con i tagli di bilancio." Tornò al lavello e accese il phon. Lui annuì e uscì dal bagno, una triste espressione sul suo volto. Aveva sperato che stesse per dire che capiva perché fosse 'single'. Aveva anche sperato che non interrompesse il loro 'momento magico’. Trunks era davvero interessato a scoprire cosa stava per accadere, anzi era davvero interessato a far accadere qualcosa..lei dopo tutto, aveva addosso solo un misero asciugamano. Chi potrebbe biasimarlo? Per non parlare del fatto che stava cominciando a sentire che forse..lei era pronta per una relazione. Tuttavia percepiva chiaramente che Pan aveva ancora molti dubbi. Ora non era il momento. Quello non era il momento. In realtà doveva ammettere almeno a sé stesso, che questa faccenda iniziava a seccarlo sempre di più..ogni volta che riusciva ad avvicinarsi a lei e stava per mettere in atto e rendere concreti quei pensieri che ormai lo tormentavano, ‘il loro momento’ veniva sempre interrotto. Vuoi da lei con le sue improvvise domande, vuoi da Goten e Bra che piombavano in casa dicendo di volersi sposare..tempismo perfetto. Ma per dirla tutta, era anche consapevole del fatto che lei fosse estremamente confusa, e lui voleva invece che fosse estremamente sicura riguardo quello che provava.

Sospirò, notando che non aveva fatto altro negli giorni che sospirare, e si diresse verso la porta, felice almeno di poter trascorrere la giornata insieme a lei.

 

 

Pan entrò nell'ufficio Trunks circa 30 minuti dopo aver lasciato la casa. Indossava abiti comodi e larghi, capelli raccolti in una crocchia. Sorrise quando arrivata di fronte alla scrivania, lo vide la testa abbassata e le mani sulla fronte, fissando impotente tutti quei documenti. Alzò lo sguardo, come se sentisse la sua presenza e quasi saltò fuori su dalla sua poltrona.

"Grazie mille, Pan!" Lui sorrise e si alzò in piedi, tirandola verso il lato del suo ufficio dove erano accatastati più documenti. "Tutto quello che devi fare adesso è-"

“Mettere ciascuno di questi in cartelle separate secondo un ordine cronologico. Poi suddividerli per tipo, quelli da revisionare nell’immediato in una pila e da parte quelli che non vanno controllati oggi. Lo so.” Lei annuì e si sedette sul divano del suo enorme ufficio. Tirò un mucchio più vicino a lei e cominciò a cercare attraverso i documenti, mettendoli in ordine e accatastandoli in luoghi diversi e in cartelle diverse.

“Tu mi hai salvato la vita.” Esclamò felice, ritornando alla sua scrivania “ Davvero penso di amarti per questo, Pan.” Lui sorrise mentre lei si fermò dal suo lavoro, per guardare il suo volto. Ma lui non aveva notato niente, la sua testa era già di nuovo sui giornali alla sua scrivania. Pan sospirò: non dovrebbe dirle cose del genere.

Il suo cuore aveva fatto un triplo salto mortale nella sua gabbia toracica, la gola secca. Subito abbassò lo sguardo e continuò il suo operato, sapendo di non dover fare affidamento sulle sue parole in quel contesto. Trunks stava semplicemente esprimendo la sua gratitudine, non il suo amore imperituro. Lui non l'amava. Ma ancora non poteva fare a meno di sorridere, almeno aveva sentito dire quelle tre parole per lei, anche se erano state seguite dalle parole 'per questo'.

Due ore dopo, Pan stava ancora accatastando e ripiegando documenti, e Trunks si sorprese a fissarla. Si accorse a malapena che sul volto gli si era dipinto un sorriso alquanto ebete, mentre la osservava lavorare velocemente con un’espressione a metà tra il corrucciato e il concentrato. Quanto avrebbe voluto farla sua in quel preciso istante. Alzarsi, afferrarla, guardare il suo sguardo interrogativo per poi strapparle tutti i vestiti di dosso..e poi accarezzare e baciare ogni centimetro del suo corpo, ogni lembo di pelle. Dende solo sa, quanto avrebbe voluto prenderla proprio lì, sulla scrivania del suo ufficio, prenderla e amarla fino a toglierle il respiro..ma non poteva. Non ancora almeno. Si chiese quale reazione avesse avuto, se gli avesse letto la mente ora. Sorrise. Pan non era pronta. Ma lo sarebbe stata e lui l’avrebbe aspettata per tutto il tempo necessario. [Nda : Ok, questa parte me la sono inventata io, ma non ho resistito!]

Tuttavia il bisogno di sentirla più vicina non era ancora andato via, ecco perché si alzò dalla sua postazione e, con la scusa di aiutarla, si avvicinò a lei. La sua mano si muoveva meccanicamente, mettendo le carte dove dovevano essere messe. Non stava nemmeno guardando più in basso, né lui. Le loro mani si incontrarono e lei si fermò, appena sentì che Trunks aveva dolcemente avvolto le dita intorno alle sue. Alzò lo sguardo, e guardandolo negli occhi, per un secondo, il tempo sembrò fermarsi. Le sue dita intrecciate con quelle di lui, come se volesse darle il via libera, e automaticamente la testa si inclinò e il volto si avvicinò a quello di lui. Un brusio, li fece tornare alla realtà. La segreteria lo stava chiamando all’interfono.

"Mi scusi, signor Briefs?" Lasciò andare la mano di Pan e si avvicinò alla scrivania, facendo clic sul pulsante e rispondendole.

"Sì, signora Jenkins?" Chiese con tono seccato nella sua voce. Pan davvero non poteva biasimarlo per essere infastidito, era sotto pressione e c'era così tanto da fare in così poco tempo. Domani era l'ultimo giorno di marzo. Per non parlare del momento in cui la sua maledetta segretaria li aveva appena interrotti. Pan era sul punto di fargli una domanda, voleva sapere se davvero, pochi secondo prima, stesse per baciarla. Sembrava plausibile. Ma lei non era sicura di quello che sarebbe successo in quei prossimi due secondi, Trunks sarebbe  potuto scoppiare a ridere e dire che pensava che avevano bisogno di una pausa.

“Mi dispiace interromperla, Mr Briefs, ma volevo avvertirla che sua madre è qui, e di cercare di evitare ‘sparizioni improvvise’ ”.. Trunks ridacchiò.

“Grazie per l'avvertimento. Ma io non vado da nessuna parte. "Lui sorrise e poi spense il collegamento. Pan scosse la testa ed emise un basso ‘tsk’.

"La tua segretaria pensava che stessi per sgattaiolare fuori dall'ufficio. Intendi dirmi che l’hai fatto da quando sei tornato?" Lui arrossì leggermente e si strinse nelle spalle.

"Solo una volta o due volte. Ma a volte questo posto può essere così soffocante. Ed io ho quella finestra enorme ... Una finestra da cui posso volare via..” Pan rise mentre la porta si spalancò.

"E’ stata veloce." Sentì Trunks borbottare mentre sua madre si guardò intorno come se si aspettasse che Trunks fosse andato via. Poi li vide e sorrise.

"Oh, Pan!" Sembrava più che felice di vederla. "Tu sei qui". Le sorrise. "Sono contenta che Trunks ha trovato finalmente qualcuno per aiutarlo. È così stressato ultimamente.." Un ghigno subdolo era apparso sul volto di Bulma e Pan non poteva fare a meno di guardarla con curiosità.

"Volevi qualcosa, mamma?" Disse Trunks, camminando verso di lei con un sorriso.

"Sì, stavo per dirti di non sgattaiolare fuori. Se volete pranzare, potete prendere una pausa di un'ora. Ma dopo, non lascerai questo ufficio fino a quando tutte le carte non saranno depositate." Bulma gli diede un'occhiata di avvertimento e poi tornò a guardare Pan. "Sai, ho letto l'articolo del Giornale di Tokyo e devo dire che ero abbastanza divertita." Pan ringhiò e Bulma sorrise come se fosse davanti all’obiettivo di un paparazzo.

“Perché?”

"Beh, lei sembrava avervi inquadrato così bene.." Bulma ridacchiò ma Pan aveva intenzione di interromperla con la corretta interpretazione di ciò che era accaduto, ma Bulma riprese a parlare. "Vegeta ha mostrato indifferenza a tutta la questione quando gli ho fatto leggere, ma sono sicura che era contento." Bulma annuì. "Sarà bello vedere mio figlio stabilirsi definitivamente, specialmente con qualcuna di cui mi fido." Lei strizzò l'occhio a suo figlio che arrossì e la guardò con un'espressione arrabbiata. "Non aspettare troppo a lungo, non voglio essere veramente vecchia prima di avere dei nipotini."

“Mamma, è Bra quella che si sta sposando, non io e Pan. Se desideri dei nipoti, sono certo che lei saprà accontentarti.” Trunks tentò di spostare l’attenzione da lui e Pan e dai loro possibili bambini.

“Bra, non avrà bambini. Solo cani e gatti. Lei è la mia bambina.” Bulma incrociò le braccia e lo fulminò con lo sguardo. “Sarai tu a darmi dei nipoti!”

"A proposito di quel articolo, Bulma." Pan finalmente si intromise nella conversazione. "Ha esagerato e ha completamente stravolto la realtà dei fatti. Non sta succedendo proprio niente tra me e Trunks. Ho dovuto spiegare la stessa cosa a mio padre." Pan le rivolse un altro sorriso forzato, arrabbiata che anche la sua famiglia e gli amici credevano a quelle bugie.

"Sì, certo..." Bulma cambiò argomento. "Sono sicura che Gohan deve aver fatto saltare in aria  qualcosa quando ha letto quell'articolo. La sua bambina e mio figlio." Bulma rise. "Ti ha urlato di tornare a casa?"

"Sì, e ho dovuto ricordargli che inizierò il college tra cinque settimane. Quindi non potevo tornare a casa. Poi mi ha mandato un assegno e ha detto di 'trovare un altro appartamento'." Pan rise quando Trunks la guardò arrabbiato.

"Tu questo non me l’hai detto!"Mise il broncio. Pan si strinse nelle spalle.

"L’ho mandato indietro. Non c'è nessun altro posto dove andare." Pan sembrava infastidita quando disse l'ultima parte. "Allora ho promesso di trasferirmi il prima possibile." Trunks strinse i denti e assottigliò gli occhi verso di lei.

“Mamma, se vuoi che finisca entro oggi, smettila di distrarre Pan. Ho bisogno del suo aiuto per finire in tempo. E ci stai rallentando. Credo sia impossibile terminare entro oggi.”

"Pan rimarrà con te fino a quando il lavoro non sarà finito, non è vero tesoro?" Bulma sorrise con innocenza. Pan sospirò e annuì con la testa.

"Certo."

"Non devi farlo, Pan." Disse Trunks mentre fissava in modo truce la madre.

"Lei non sa mentire. Sono sicura che gode della tua compagnia, più che della compagnia di chiunque altro." Bulma sorrise e alzò le sopracciglia in modo eloquente. Pan stava per ribattere, ma Bulma uscì dall'ufficio prima che potesse dire una sola parola,brontolò e cominciò a separare di nuovo le carte.

"Quello è un altro discorso." Mormorò, riferendosi a Bulma.

"Penso che vuole vederci sposati." Trunks rifletté mentre si inginocchiava accanto ad una pila di carte e aveva iniziato a separarle.

"Tu credi?" Chiese lei sarcastica e rise.

“Va bene, penso che questo sia l’ultimo lavoro tecnico.” Pan sorrise e raccolse le quattro enormi cartelle, farcite di documenti e si avvicinò ad un cassetto dove li depose. Le cartelle toccarono il fondo del cassetto facendo rumore e sollevando una quantità spaventosa di polvere, sotto gli occhi di Pan. Tossì e si scrollò la polvere di dosso, arricciando il naso. Trunks seduto alla scrivania, la guardava e rideva. Pan lo guardò a sua volta, tossì ancora, e si diresse di nuovo verso le pile di documenti sul pavimento.

“Come procede?” La prese in giro Trunks, vedendola avvilita e sommersa di fogli.

“Non è divertente, Trunks. Non ho intenzione di restare chiusa in quest’ufficio per tutta la notte. Bra mi ucciderà.” Trunks muoveva un sopracciglio su e giù, sorridendole.

“Tutta la notte, hai detto?” Disse con tono canzonatorio, anche se l’idea non gli dispiaceva poi così tanto. Se Pan avesse avuto dei pugnali al posto dei bulbi oculari, Trunks sarebbe stato a brandelli. Continuò imperterrita a sistemare i documenti, senza più alzare lo sguardo su di lui.

"Sai, voi uomini dovreste assumere delle persone per fare questo tipo di lavoro." Si lamentava. Trunks rise.

“Perché dovremmo farlo, quando c’è chi lo fa gratis?” Continuò a prenderla in giro.

"Sono seria, Trunks." Pan piagnucolò. "E’ tremendamente noioso." Lei aggrottò la fronte e gettò la carta successiva in una cartellina a caso per vendetta.

"Vuoi fare una pausa, Panny?" Lui inclinò la testa, facendo una pausa nel suo lavoro e guardandola.

"No, poi mi limiterò a tornare e a recuperare il tempo perduto." Sospirò.

"Io l'ho già detto, non devi farlo per forza." Lei annuì con la testa.

“Lo so, ma non posso lasciarti da solo, qui con questi famelici bilanci, ti mangerebbero vivo.” Sorrise e mimò il verso di un leone, con tanto di artigli.

"Sono così spaventato!" Esclamò con una risata. "Non ti preoccupare, starò bene da solo." Pan alzò gli occhi.

-Sì, come no-Pensava, impilando più carte.

"Non dirmi ‘Sì, come no' Pan, io starò bene." Stava già guardando fisso sulla scrivania quando parlò, così non si accorse che aveva risposto ai suoi pensieri. -Volevo solo passare del tempo con te. -

"Perché?" Disse Pan guardando le carte di fronte a lei, non era sicura di aver detto 'sì come no' ad alta voce.

“Perché sono intelligente.” Rispose, senza pensarci due volte.

“Vuoi trascorrere del tempo con me, perché sei intelligente?" Lei scosse la testa. "Non ha alcun senso, Trunks."

"Non ho mai detto nulla riguardo al passare del tempo con te ..." Si fermò e guardò verso di lei, ricordandosi del loro 'legame'. Ma non aveva più sentito i suoi pensieri per un bel po’ di tempo, e pensava che si fosse interrotto.. Lei anche alzò lo sguardo verso di lui.

“Sì, è vero. Siamo entrambi stanchi. Anche io non ricordo di aver detto ad alta voce ‘sì, come no’ , ma –

“Questo perché non l’hai fatto.” Pan lo guardò come se fosse pazzo.

“Allora mi spieghi com’è che mi hai anche risposto, se non l’ho detto?” Lo sfidò lei.

"Pan, io .. Beh, penso che noi due...." Fece una pausa ed espirò lentamente, come se fosse pronto a fare qualche grande confessione ..Pan non sapeva se ridere o aggrottare le sopracciglia. Trunks stava solo cercando di farle credere che fosse pazza. Come quando successe a Dicembre, quando tutti la fecero sentire una stupida come se non avessero sentito parlare Trunks. Ma era sicura che lui aveva parlato, lo aveva sentito che per amor di Dende.

"Pan", iniziò di nuovo. "Penso che tu e io-“ La porta dell'ufficio si aprì e si voltò per vedere una Bra decisamente su di giri e molto arrabbiata. Trunks strinse i pugni. Solo altre due parole. Siamo legati. Solo altre due parole. Disperato, scosse la testa. Non era possibile, doveva esserci una cospirazione in atto!

"Pan, ero convinta che fossi al lavoro su progetti per la mia festa di matrimonio. Non ad aiutare mio fratello a fare il suo lavoro. Solo perché lui ha grandi occhi azzurri e un sorriso che stende le ragazze, non significa puoi abbandonare me. Significa, che anche se ti pia-"

"Bra!" Pan urlò roteando gli occhi per la frustrazione. "Abbiamo già parlato di questo, non è  come credi!" Afferrò un cuscino dal divano e lo tirò alla ragazza.

"Non  si usa mai bussare?" Chiese Trunks con frustrazione. Quella era la terza volta in una giornata che veniva interrotto prima che accadesse qualcosa di importante. Accidenti alle donne dai capelli blu.

“Stavo per dire, anche se ti piace vivere con lui, non puoi venire qui e svolgere anche il suo lavoro!” Bra roteò gli occhi. “E no, non si usa bussare quando si ha un’emergenza del tipo ‘tuo fratello sta rubando la tua migliore amica.’ ”

"Tu stai rubando il mio per la vita, direi che siamo pari." Trunks strinse gli occhi e sospirò, tornando alla sua scrivania con un cipiglio frustrato.

“Mmh..ho forse interrotto qualcosa?” Chiese infine Bra.

"Beh ..." Pan guardò Trunks per una risposta. "Cosa stavi per dire?" Ma il momento magico era stato spezzato. Ancora una volta. Guardò la sorella con uno strano luccichio negli occhi chiari..vendetta.

"Solo che penso che abbiamo bisogno di prendere quella famosa pausa pranzo. Sto morendo di fame, deve essere quello che mi fa delirare." Pan annuì e impilò un ultimo documento.

"E il mio vestito da sposa?" Bra mise il broncio.

"Domani, Bra. Domani." Le promise Pan.

 

 

Pan andò a letto con un sorriso sul suo volto. Il lavoro era stato ultimato finalmente. Ridacchiò al ricordo, felice che lei e Trunks fossero dovuti rimanere due notti di fila svegli per finire i tagli di bilancio. Quando erano tornati a casa,  lui era troppo stanco su per scoprire che cosa stava facendo. Ma lei non era stanca abbastanza...doveva mettere in atto la sua vendetta, finalmente.

Oggi segnava l'inizio di un nuovo mese e lei stava per avviarlo con il botto. Rise diabolicamente, coprendosi la bocca con le mani e cercando di calmarsi. Non poteva andare giù per le scale ghignante, e rischiare di svegliarlo. Poi avrebbe capito che stava succedendo qualcosa e lei sarebbe stata colta in fragranza di reato. Capì che Trunks avrebbe dormito ancora a lungo e prese il primo vestito che le capitò tra le mani.

Ma se lei fosse scesa giù, con quel sorriso enorme, lui si sarebbe di certo insospettito. Avrebbe capito e iniziato a cercare i vestiti che lei aveva accuratamente nascosto. No, non poteva rischiare. Non  doveva fallire. Prima di scendere le scale, si guardò allo specchio, passandosi una mano in faccia, e facendo sì che il suo viso fosse privo di qualsiasi espressione. Fortunatamente per lei, Trunks dormiva ancora.

Andò in cucina e si fermò al tavolo, guardando l'assortimento di fiori che Trunks aveva lasciato per lei. C'era un simpatico orsacchiotto seduto vicino ai fiori e un biglietto. Lei sorrise, quasi sentendosi in colpa, per il piano di vendetta che aveva pianificato, e poi prese il biglietto.

Grazie per avermi aiutato con i tagli di bilancio. So che avevi cose molto più importanti da fare.

Lei sospirò e mise la carta sul tavolo, guardandosi in giro, pensando. Doveva essere carina e tirare fuori i vestiti che aveva nascosto? Lui le aveva dato questi fiori. E l'orsacchiotto era così adorabile. Si morse le labbra, era la sua coscienza a parlare. Si passò le dita tra i capelli, allisciandoli, portando alla memoria, il suo crimine. Aveva mangiato i biscotti. I biscotti che lei aveva preparato. Non poteva avere pietà. Era una guerra quella. Improvvisamente socchiuse gli occhi, come se il ricordo fosse ancora vivo dentro di lei..Trunks doveva pagare per il suo misfatto. Avrebbe sofferto solo un po’. Sorrise e si avvicinò ad un mobile basso, tirando fuori il cibo per cani. Riempì ciotola e Knuckles, come se avesse sentito il segnale, arrivò di corsa dalla lavanderia e si fiondò con la testa nella scodella, divorando la sua colazione. Lei rise, era sicuramente un Son.

Poi si avvicinò al frigorifero e prese latte e uova, preparando tutto l’occorrente per fare i pancakes. Tanto valeva preparare la colazione, lui avrebbe sofferto, avrebbe pagato ed espiato il suo peccato..ma poi almeno si sarebbe addolcito con qualcosa di buono da mangiare.

Ben presto la stanza si riempì del profumo della colazione, e lei poteva sentire l'acqua della doccia che scorreva proveniente dalla stanza di Trunks. Pan sorrise e raccolse le uova e i pancakes su un piatto, disponendolo al centro del tavolo. Sentì la porta scricchiolare e aprirsi e Trunks infilò la testa dietro l'angolo, uno sguardo pietoso sul suo volto.

"Che buon profumo." Sorrise mentre la guardava. Lei alzò un sopracciglio e sorrise a sua volta.

"Buongiorno anche a te, raggio di sole." Trunks si grattò la nuca e rise.

"Buongiorno? Credi sia ancora mattina? Stai facendo tardi a lavoro.”

“Va bene." Si strinse nelle spalle e sbadigliò, grattandosi il petto mentre usciva dalla stanza. Indossava solo i pantaloni della tuta ... Lei alzò gli occhi verso l'alto e scacciò della sua testa l’immagine di lui a dorso nudo e si voltò sforzandosi di non guardare. "Hai visto i miei vestiti bianchi?"Le chiese, la voce proveniva dalla lavanderia.

"Ti ho preparato la colazione."Cambiò argomento, cercando di distogliere la sua attenzione. "Davvero?" Tornò in cucina e le mise le braccia intorno alla vita, il mento sulla sua spalla, guardando il piatto stracolmo di pancakes. "Grazie." Rispose subito, lasciando il suo respiro caldo cadere sul suo collo. Pan racimolò tutta la lucidità che le era rimasta, cercando di non fargli percepire cosa provava quando lui le si avvicinava troppo, ma il suo corpo le disobbedì e lei rabbrividì. “Ma ti ho chiesto se hai visto il mio bucato bianco."

“Guarda è proprio lì, nel piatto.” Disse cercando di indirizzarlo verso il tavolo della cucina.

"I miei vestiti non sono su quel tavolo, in un piatto." Guardò comunque come ad assicurarsi che fosse vero. Lei ridacchiò e lo spinse lontano da lei.

"Potresti lasciare Knuckles fuori, graffia la porta."

"No, lui è un cagnolino ‘da porta’." Trunks aggrottò la fronte e guardò Pan, come se stesse cercando la sua anima. La fissò profondamente.

"Che cosa?" Chiese Pan, lanciandogli una frittella.

"Sei bella al mattino." Sorrise mentre lei strinse gli occhi verso di lui.

Non era sicura del perché, ma non sapeva come rispondere. La stava prendendo in giro? Doveva essere orrenda, i suoi capelli selvaggi e indossava un pigiama largo e aveva ancora il sonno negli occhi. Borbottò qualcosa di incomprensibile e mise il pancake nel suo piatto.

"Ma sei una pessima bugiarda." Concluse quando lei non gli rispose. "Dove sono i miei vestiti, Pan?"

"Non so di cosa tu stia parlando Trunks. Non ho mentito questa mattina, a differenza tua." Lei alzò gli occhi e mise una frittella in bocca, masticando lentamente.

 

"Non ho mentito." Lentamente le si avvicinò e lei, altrettanto lentamente, si allontanò.

Lei rispose con un miscuglio di sillabe che non riuscì a capire, la sua bocca era piena di cibo. Una parte di esso cadde dai lati della sua bocca e lui si mise a ridere.

"Non ho capito una parola di quello che hai detto." Lui scosse la testa con un sorriso. "Ma tu sai dove sono i miei vestiti." Pan deglutì e si schiarì la gola.

“Non ho detto di non saperlo. Ho solo evitato di rispondere. E tu, sei ancora più meschino, di quanto pensassi, vieni qui con il tuo sguardo assonnato e il tuo ‘sei bella di mattina’, e speri di incastrarmi. Non sei credibile. Guardami, sono un disastro. E non dirmi cose carine solo perché vuoi sapere dove siano i tuoi vestiti.”

“Dove li hai messi, Pan?” Trunks stava camminando verso di lei che indietreggiò fino  a sbattere contro il muro della cucina. Perché doveva ritrovarsi sempre in quelle posizioni?

"Trunks," cominciò Pan, messa alle strette dalle sue accuse. "Non ho messo i  tuoi vestiti bianchi da nessuna parte. Sono dove li hai lasciati l'ultima volta. Dal momento che li hai persi  tutti, ti consiglio di guardare in lavanderia." Trunks mosse un braccio e lo pose sopra la sua testa, appoggiato al muro in modo che entrambi i loro volti fossero allo stesso livello, e la fissò negli occhi. Non le credeva.

“Come fai a sapere che li ho persi tutti?” La accusò. “Questo non te l’ho detto.” Pan sospirò.

“No, ma mi hai chiesto dove fossero i ‘tuoi vestiti’ bianchi. Non hai chiesto di una camicia o di un calzino in particolare. Ma di tutti i vestiti bianchi.” Lei alzò gli occhi, cercando di spingerlo e allontanarsi dal suo occhio accusatore. Sapeva che stava per cedere. O in uno scoppio di risatine o dicendo la verità. Avrebbe  rovinato tutto.

"Bene. Guarderò in lavanderia". Trunks lentamente si allontanò da lei e Pan tirò un sospiro di sollievo. Lo vide entrare nella lavanderia e sentì il 'click' della porta asciugatrice. Lei trattenne il respiro e lentamente strisciò vicino ai fornelli, spingendo il resto del suo cibo in bocca, e poi lo sentì urlare.

"Pan!" Urlò, chiamando il suo nome ad alta voce. Pan spinse più cibo in bocca, masticando lentamente in modo da non poter rispondere. "PAN!" Gridò di nuovo, così forte che alcuni oggetti tremarono. Fece un tentativo di rispondere, in modo che lui avesse capito che aveva la bocca piena. Poi sentì i suoi passi dirigersi verso la cucina e sapeva di essere nei guai. Voleva correre, ma era come dichiararsi colpevole, e lei doveva sembrare innocente.

Lei deglutì mentre lui entrò nella stanza e sorrise. "Che cosa c'è che non va, Trunks?" Cercò di apparire confusa.

"Sai cosa c'è che non va." Urlò attraverso i denti serrati.

“Non posso leggere la mente altrui. Se non me lo dici, non posso saperlo."

“Dovresti saperlo, visto che l’hai pianificato tu!”

"Non so di cosa stai parlando." Lei scosse la testa e prese un pezzo di pane.

"Oh, no, non è così." Trunks rapidamente le afferrò la mano prima che la sua bocca potesse toccare altro cibo. "Sai esattamente di cosa sto parlando. E se non lo sai, vieni qui. Lascia che ti mostri." La tirò per il braccio e costrinse i suoi piedi a seguirlo mentre la conduceva alla lavanderia. Poi la lasciò andare, aprì l’asciugatrice e tirò fuori ogni indumento, uno per uno, con una lentezza esasperante.

Tutto quello che doveva essere bianco era rosa. Tutto. Da ultimo  aveva tirato fuori un calzino rosso, attaccato alla parte posteriore della lavatrice. Pan si morse il labbro per mantenere le risate e lui la fissò incollerito.

"Cosa dovrei fare con queste camicie da lavoro rosa?"

"Parlando di lavoro, sei in ritardo." Pan alzò il braccio in modo che potesse vedere il suo orologio. Trunks strinse i denti e chiuse gli occhi, tenendoli chiusi per alcuni secondi, nel tentativo di calmarsi.

"Pensi che sia divertente, Pan?" Chiese lentamente, con calma, con gli occhi ancora chiusi. Lei annuì con la testa e poi rispose:

"Onestamente, sì. Penso che sia molto divertente." Si aprì in un ampio sorriso. "Tu non sai come lavare i vestiti, e hai ..quanti anni? Ventiquattro?" I suoi occhi si aprirono di scatto.

"So che hai fatto questo. Ed ho intenzione di provarlo."

"Come? Devi andare a lavorare." Trunks sospirò. "Che cosa hai intenzione di dire a tua madre?" Lei lo aveva sfidato con un sorriso. "Sai come può diventare se arrivi in ritardo."

"Le dirò quello che faccio di solito. Il vero motivo per cui arrivo in ritardo." Sorrise malizioso e Pan si chiese se avesse dovuto chiedergli quale fosse. Aveva la sensazione che non fosse una buona idea, ma la curiosità ebbe la meglio su di lei."E che cos'è?"

"Le dirò che eravamo troppo occupati a fare pratica per quei nipoti che lei desidera tanto e che ho perso la cognizione del tempo." Pan rimase a bocca aperta e lo guardò indignata, raggiungendolo e colpendolo con le mani.

“Tu non dirai questo a tua madre!” Urlò Pan in preda ad una crisi isterica.

“Ehi, mi toglierà dai guai..” Trunks fece una risatina bassa.

"Trunks, ho intenzione di ucciderti!" Urlò, il viso arrossato per l'imbarazzo. Non riusciva a credere che avrebbe detto qualcosa di simile a sua madre. Non c’era da stupirsi che Bulma avesse creduto a quei maledetti giornali. Lei strinse gli occhi e gli diede un pugno di nuovo, mentre lui rideva.

"Questo non cambia il fatto che tutte le mie camicie da lavoro sono di colore rosa. Dovrò trovare un'altra camicia da indossare al lavoro. E devo ancora dimostrare che tu sei colpevole." Pan sbuffò e tornò in cucina,non aveva niente più da dirgli. Ora era contenta di aver pianificato e attuato la sua vendetta.

Dopo quasi venti minuti di ricerca per un'altra camicia da indossare, Trunks si recò in soggiorno, fissando in cagnesco Pan. Lei lo guardò, un biscotto in mano stava per incontrarsi con la sua bocca. Trunks mise le mani sui fianchi e aspettò che parlasse. Lei inclinò la testa e aspettò che lui parlasse. Si guardarono l'un l'altro per più di 30 secondi prima che Trunks esplodesse:

“Dov’è il resto dei miei vestiti, Pan?"

"Non lo so." Rispose breve e coincisa.

"Sì, lo sai." Lei alzò le spalle e portò l’intero biscotto in bocca, masticando con piacere. "Ho bisogno dei miei vestiti, Pan!" Guardò freneticamente l'orologio, la madre stava per arrabbiarsi sul serio con lui.

“Suona come avessi un problema personale con te, Trunks” Disse pensierosa..

“Mia madre mi ucciderà, starà venendo qui!” Urlò, andando in camera e cercando disperatamente nei cassetti vuoti.

"Ti sta bene, è il prezzo da pagare per la tua menzogna!" Urlò lei in risposta, come lo sentì sbattere un cassetto chiuso. Trunks stava ridendo, ma non c’era niente di divertente per lei. La madre avrebbe pensato che fosse una specie di puttana. Fare pratica per i nipoti. Lei non avrebbe fatto quel tipo di ‘pratica’ con lui, non ne aveva proprio l’intenzione.. beh ... forse era una bugia, ma sua madre non aveva bisogno di saperlo.

"Dove hai messo il resto delle mie camicie!" Urlò. Non c'era un'altra camicia in vista. Non una verde o una viola, o una blu. Niente. Nemmeno una t-shirt. Quella strega le aveva nascoste tutte e lui lo sapeva. Stava per andare al lavoro indossando una di quelle cose rosa. Maledizione.

"Non è così male, Trunks." Lei sorrise. "Il rosa è di nuovo alla moda in questo periodo." Trunks ringhiò, mentre tornava in soggiorno. Non indossava ancora una camicia, e il suo petto attirò la sua attenzione mentre lui stava lì, sbuffando.

"Non ho intenzione di lavorare in questo modo." Affermò con rabbia.

"Beh, spero di no. Devi mettere una camicia e cravatta." Lei sorrise innocentemente.

"Sai cosa intendo, Pan. Chiamerò e mi darò malato."

"E' il primo del mese, Trunks. Devi andare a lavorare." Si alzò e gli pizzicò le sue guance. "Inoltre ho sentito che a voi uomini Briefs piace indossare camicie rosa." Le sue guance erano arrossate leggermente mentre la fissava, ricordando la storia di Vegeta e il suo alter-ego del futuro e il loro primo incontro. Trunks era adirato e rassegnato allo stesso tempo.

“Se fossi in te," gli disse mentre gli stava abbottonando la camicia rosa, "scapperei a lavoro di corsa. Vedi, Bra e Marron stanno venendo qui in modo da poter prendere le loro misure e poi noi andremo a scegliere il materiale per gli abiti. Il chè mi ricorda che devo prendere le tue misure a breve. Le ho già prese a Goten." Trunks gemette e corse in camera sua per mettersi le scarpe.

“Perché non me l'hai detto prima? Così me ne sarei andato prima."

"Perché, caro, come ti ho detto un paio di settimane fa. Un giorno, quando meno te lo aspetti.. BAM!" Fece un movimento rapido con le sue mani, mentre lui la fissava perplesso.

“Di cosa stai parlando?”

"Beh, oggi è il primo aprile. Sai che cosa significa?" Lei sorrise maliziosamente. "Ora, indossare quella maglia rosa per tutto il giorno sarò il tuo ‘Pesce d’Aprile’, ma fortunatamente Bra sta arrivando con una macchina fotografica in modo che tutti lo ricorderemo per sempre. È la mia vendetta." Era ancora più confuso e Pan gli indicò la cucina.

“Ti sei chiuso in stanza e hai mangiato tutti i miei biscotti. I miei Cookies. Li avevo preparati io! Non ne hai risparmiato nemmeno uno. Mi hai sfidato. Ora siamo pari. Non sei felice? Ti avevo anche avvisato che te l’avrei fatta pagare! Ricordi? Un giorno, BAM!” Pan rise torturandosi una ciocca di capelli con le mani.

“Tu non sai cosa significa portare rancore.” Disse con ironia. “Ed è per questo che ti amo.” Pan lo stava guardando con disgusto, era la seconda volta negli ultimi tre giorni che diceva che l’amava. Però lei doveva continuare a ricordare a se stessa che lui non l'amava. Trunks alzò lo sguardo, notando la sua confusione e sorrise.

‘Non ti piace quando lo faccio, vero?’ Pensò.

Lei stava ancora abbottonando l’ultimo bottone della camicia e non si accorse che Trunks non aveva parlato, ma solo pensato. Voleva chiedergli cosa volesse dire. Che cosa pensava facesse che non le piaceva? Trunks non poteva sapere che lei odiava quando faceva qualche riferimento al fatto di  'amarla'. Significava che lui aveva capito? Sapeva che era innamorata di lui? Ma era stata attenta, non poteva conoscere i suoi sentimenti. Ma prima che avesse la possibilità di chiedergli spiegazioni, la porta venne spalancata e numerosi flash stavano invadendo i suoi occhi. Bra stava catturando con la macchina fotografica la scena. Trunks gemette e si coprì il volto.

"Dovrò mettere un cartello là fuori che dice 'no paparazzi’ ." Trunks si lamentò mentre Bra, Marron e Pan ridevano a crepapelle. "Ne ho abbastanza, tutto questo è ridicolo. Vado a lavoro."

"Sarà solo peggio una volta arrivato ​ ​lì." Pan gli ricordò.

"E la mamma sarà furiosa! È tardissimo!” Rincarò la dose Bra.

“Pan ed io abbiamo un’ottima scusa per quello.” Sorrise malandrino e strizzò un occhio a Pan, i cui occhi si dilatarono all’inverosimile e sbuffò come un toro impazzito.

“Brucerai all’inferno per aver detto quella bugia!” Ma Trunks era già uscito e aveva richiuso la porta alla sue spalle. Bra e Marron la guardarono interrogative, lei continuando a sbuffare, fece loro segno di seguirla per prendere le misure.

 

  
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