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Autore: Blablia87    23/01/2016    7 recensioni
[Omega!verse]
[Alpha!Sherlock][Omega!John]
Pezzi di una filastrocca come briciole di pane lasciate da un passato pronto a riscuotere la sua vendetta.
Genere: Angst, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Gregory Lestrade, Beta Plus, ispettore di Scotland Yard, mani in tasca e cappotto pensante addosso, si chinò in avanti per riuscire ad avanzare nonostante il vento gelido.
Pochi passi dietro di lui, Sally Donovan, sergente Beta Minus, teneva il passo continuando a dimostrare il suo profondo disappunto per la scelta del suo superiore attraverso profondi sospiri.
“Perché dobbiamo sempre rivolgerci a lui? Non siamo in grado di risolvere niente da soli?”
Domandò nuovamente, proseguendo una discussione che si era protratta per tutto il tragitto in macchina e interrotta solo nel momento in cui erano scesi dall’auto.
Parte delle sue parole scomparvero, mangiate da vento, ma all’uomo ne giunse una parte sufficiente a farlo voltare con aria spazientita verso di lei.
“Te l’ho già spiegato, Donovan. E lo sai anche tu. Ci sono casi per i quali ci serve, il suo aiuto.”
“A lei non sembra strano che un Alpha vada in giro per scene del crimine ad analizzare macchie di sangue e tracce di saliva?!” Rispose lei, alzando il tono di voce in modo da essere certa che riuscisse a sentirla.
“Vuoi sapere cosa ne penso davvero?” domandò Lestrade, voltandosi a guardarla e camminando per un breve tratto all’indietro. “Penso Dio grazie. Chi se ne frega se è un Alpha, e se il suo posto dovrebbe essere in cima alla piramide. A me serve molto di più su una scena ad interrogare un sospettato, che non in Parlamento a votare una legge che non migliorerà la mia vita in alcun modo. Sai cosa migliora le mie giornate, invece? I criminali. Dietro le sbarre.”
Concluse, accompagnando le parole con un’espressione del volto che significava: non ammetto repliche.
Pochi secondi dopo l’uomo si fermò davanti ad un portone verde scuro, mentre la donna – portandosi al suo fianco - ribadiva un’ultima volta la sua più totale contrarietà incrociando le braccia sul petto.
Lestrade bussò tre volte usando il pesante batacchio al centro della porta, appena sotto il numero civico “221b” in ottone dorato, e rimase in attesa.
“Arrivo!” Rispose dall’interno una voce allegra. Qualche attimo, ed un’anziana signora dall’aria gioviale comparve sull’uscio.
“Signora Hudson.” La salutò l’ispettore, accennando un rapido inchino.
“Lestrade!” La donna si aprì in un sorriso sincero. “Cosa vi porta qui a quest’ora?” Domandò curiosa. “Ah, lavoro.” Sospirò, mettendo a fuoco la figura del tenente Donovan, ancora a braccia conserte ed espressione ostile ben dipinta sul viso.
La signora si scostò dall’ingresso tanto da permettere il passaggio dei due poliziotti.
“Grazie. Lui è…” iniziò l’ispettore, mettendo piede nell’ingresso e gettando uno sguardo alle scale di fronte a lui.
“Di sopra, sì.” Il tono di voce della donna tradiva una certa preoccupazione.
Come Omega Minus, oltretutto non più giovanissimo, provava un buon grado di apprensione per tutto ciò che poteva rivelarsi potenzialmente pericoloso. E avere Scotland Yard in casa una media di quattro volte al mese poteva sicuramente considerarsi, almeno per i suoi parametri, più che sconsigliabile.
Ad ogni modo doveva al suo inquilino l’esistenza (relativamente) tranquilla che conduceva, dopo anni bloccata in un Legame forzato e malsano, e era quindi incline a perdonargli molte cose, compresa l’assidua frequentazione con quell’ispettore dai capelli argentati ed i modi gentili.
“Grazie.” Lestrade iniziò a salire le scale, seguito con una certa riluttanza dal sergente Donovan.
Le due donne si scambiarono un rapido cenno di saluto, e la signora Hudson sentì la scia della poliziotta virare sensibilmente verso un tono acido non appena messo piede sul primo gradino.
Deve proprio detestarlo, povero caro. - pensò l’anziana, avviandosi verso la porta del suo appartamento - Speriamo solo che non sia successo nulla di grave!
Scosse la testa, si avvolse nuovamente il grembiule attorno alla vita e tornò alla sua ricetta di cucina.
 
“Chi è di turno oggi?” Lestrade venne accolto da quelle parole con ancora un piede in bilico sull’ultimo gradino, e alzò lo sguardo sull’uomo voltato spalle alla porta intento a guardare fuori dalla finestra.
Con una mano teneva scostata la tenda, e nell’altra stringeva ancora il violino che con tutta evidenza stava suonando fino a qualche attimo prima.
“Anzi, non dirmelo. Posso sentire la scialba e inutile scia di Anderson fin qui. – continuò, voltandosi e piantando gli occhi azzurri in quelli della donna che aveva appena messo piede nella stanza, appena un passo indietro rispetto al suo superiore – Oltre che addosso al sergente Donovan, chiaramente.”
La donna divenne paonazza e aprì la bocca, pronta a ribattere.
Lestrade allungò una mano verso di lei, indicandole di tacere.
“Non abbiamo tempo per questo, adesso.”
“Certo che no. Se aveste tempo da perdere stareste provando a fare uno dei vostri spettacoli di cabaret che tanto amate chiamare “indagini”.” Il sorriso ironico dell’uomo si fece più ampio non appena percepì la scia della donna farsi più acre.
“Dovresti aprire le finestre, strambo, qui dentro non si respira.” Lo rimbeccò lei, prima che Lestrade potesse intervenire nuovamente.
“Mi dispiace, non è colpa mia se il tuo olfatto è abituato solo ad una pallida imitazione di feromoni.”
“ADESSO BASTA.” Lestrade aveva fatto un passo in avanti, portandosi completamente davanti alla collega e interrompendo il contatto visivo tra loro.
“Sherlock, vieni o no?” domandò.
“Certo che vengo, che domande.”
L’uomo recuperò velocemente cappotto e sciarpa dal divano alla destra della porta, superò i poliziotti ed iniziò a scendere le scale.
“Allora, cosa offre di buono oggi Londra ed i suoi infaticabili malviventi?” Chiese in tono allegro, fermandosi a metà della scalinata e voltandosi in loro direzione.
“Omicidio.” Commentò Donovan, asciutta.
“Con contorno di assurdità.” Aggiunse Lestrade.
“Eccellente. SIGNORA HUDSON! NON MI ASPETTI PER CENA!” Gridò Sherlock, spalancando la porta d’ingresso.
“Come dici caro?” Chiese la donna, affacciandosi dalla porta della cucina.
“Stavo dicendo: niente cena, stasera. Il gioco è iniziato!”
   
 
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