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Autore: Quisquilia Radioattiva    23/01/2016    1 recensioni
La terra di fuoco narrava muta le gesta di casate avverse che forse, nel tempo, avrebbero veduto la pace o n'avrebbero saggiato la fine.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Shredder/Shrell/ Oroku Saki
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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La piccola finestrella che dava’l cocchiere scivolò e si fermò in uno scatto secco.

“ Portaci a far un giro per il regno. ” ordinò perentoria la ragazza allo smilzo omuncolo, che accolse il comando col sol schiocco delle briglie.

Le ruote si mossero e la tensione crebbe, insiem alla coscienza ch’il tempo fosse poco, che la rubia femmina fosse lontana o altrove.

“ Hai idea di dove potrebb’esser? ” domandò lei.

“ Forse alle scuderie o alla dimora… forse al maniero. ” suppose nervoso.

Stettero zitti, frementi , riflettendo su come sfruttar l’ora di tregua per non dar nell’occhio e non insospettir niuno pelli movimenti strambi e frettolosi.

Fu straziante averla lì, dinnanzi, elegante e snella, amante, ma non aver lo tempo per poters’unir ad ella; la sensazione più noiosa che mai ebbe provato.

“ Dobbiamo saltare. ” sbottò Monna Saki.

“ Cosa dici? Se non ci trovassero penserebbero ch’io t’abbia rapita! Accadrebbe’l delirio e la collera di tuo padre mangerebbe la terra! ” battibeccò lui, pervaso dal panico e l’impotenza.

“ Cosa mai potremmo far su questa carrozza? Non ci lascerebbero soli a gironzolare, non a piedi… penserebbero che vorremmo consumar prima’l matrimonio. ” spiegò.

“ Ma noi giacemmo più volte! ”

Lei si sporse e gli poggiò li polpastrelli sulle labbra: “ Non alzar la voce! Il senno ti ripudia? ” lo rimproverò, richiudendo la porticina alle spalle del condottiero fischiettante.

S’accostò al viso del principe e parlò lieve: “ Lo so, mio amato. Ma nessuno deve saperlo. Ci conviene agir nel discreto modo, trovar la strega e metter fine al maleficio. ”

Sir Leonardo accennò piano, ammise in silenzio che contraddirla gl’avrebbe fatto sol perdere dell’altro tempo prezioso e non ebbe un piano migliore di quello.

“ Fors’è meglio ch’io vada da solo. Tu potresti distrarre cocchiere e lacchè. ”

“ No! Non pretender ch’io ti lasci solo colla strega! ” ringhiò lei tra li denti.

Si fissarono, intensamente, scrutandosi inermi dai poli di quella forzosa distanza, rimirandosi teneramente tra le sabbie del tempo troppo veloce.

S’amarono da lontano, si vollero con dolore, ma’l vento non l’avrebbe attesi e la vita l’avrebbe premiati se, pe’ quell’ora, si fossero presi.

“ Dobbiam’andare. ” sibilò la giovane, indicando la piccola porta e’l principe annuì.

Sir Leo cacciò la testa tra le scure tendine c’ornaron la finestrella, scorse’l paesaggio e s’accorse che  si stavan allontanando assai dal maniero.

Fece scattar lo pomello d’argento e strinse forte’l sottil polso della sua bella. Non appena giunsero tra una viottola costeggiata da vaporoso fogliame, vi saltarono silenziosi, coperti anche dai colpi che li cerchi davan sul selciato.

Attesero che li due annoiati carrozzai sparissero dietro dei frassini ed usciron all’aria, ricoperti di terreno e rami.

“ Siamo lontani? ” domandò lei, scuotendosi con poca signorilità’l vestito scuro.

“ Non troppo, ma dobbiamo correre. ” precisò lui, battendo i talloni al suolo per pulirsi le punte delli stivali dalla lordura, poi la guardò: “ Riuscirai a correre colla lunga veste? ” chiese.

“ No… ”

“ Se ti portassi’n spalla saremmo ancor più lenti. ” convenne lui.

Ella rise civettuola: “ Orben, allora potrei privarmene e correr tra li bosch’ignuda. ”

Il viso del principe s’arrossò e’l sol pensiero lo imbestialì: “ Ignuda? Tu sei la mia regina… non voglio c’altri s’imbalsamino l’occhi colle tue grazie! ” borbottò.

Monna Saki rise di nuovo, compiaciuta dalla sincera gelosia del giovane reale: “ Allora debbo accorciarmi la gonna. ”

“ Va bene, m’abbiam già perduto tempo. T’aiuto a legarla. ” si ricompose frettoloso l’Hamato, ancor paonazzo in volto, mentre annodò due lembi della veste.

Le parole le lasciaron tra le foglie ed i loro piedi già furon lontani.

 

***

Serviron pochi passi del sol’in cielo affinché giungessero nel paesello ancor frenetico di melodioso scompiglio.

La donna seguì l’amato giovane a capo chino, col viso celato dalla lunga chioma, che si disciolse nel mentre della corsa. Sfilarono tra le genti, lesti come felini arcuati, invisibili e fluidi.

Nessun plebeo riconobbe Sir Leo, e non seppe se la cosa gl’alimentasse più desolazione o gioia.

“ Dove dimora la prestigiatrice del fato? ” chiese Monna Saki, tra l’affanni e l’impazienza.

“ Mi pare vicino’l maniero, nel raggio delle stalle. Il consorte suo c’alleva le bestie. ” rispose veloce, rafforzando le parole col suon dei passi scattanti.

Strisciaron tra la folla, superarono’l ponticello di pietra, tre archi e viuzze solitarie nel più tombale silenzio, che s’infittì cupamente per quella distanza sempre più corta.

Imboccarono’l sentiero battuto, che dava proprio le spalle all’umile casetta dal tetto di paglia. Il principe si fermò, quasi colpito dalla realtà di ciò c’avrebbe presto commesso.

“ Eccola… ” bisbigliò alla donna in nero, che lo superò senza neppur attenderlo.

Sir Leo, sorpreso dall’ardor della sua bella, la seguì impreparato ed intontito, com’un soldato che segue’l condottiero. La Monna afferrò l’anello ferroso che pendeva dalla legno, provò a tirarlo, ma l’uscio non si schiuse.

“ Io non riuscirò ad abbatterla… ” disse, fissando il promesso sposo con malaffare, per suggerirgli, senza chiedere, che quello fosse un compito da uomini.

E’l ragazzo, tronfio dall’aspettativa dell’amante, non se lo fece ripetere: arretrò di pochi passi, corse e la spallata fu tanto dirompente che’l dolore s’irradiò su pel collo ella testa.

Il forte legno tuonò sordamente al suolo, sollevando molta polvere, c’accompagnò’l loro ingresso.

Il buio s’impadronì presto della loro vista, ma, non appena l’occhi s’adattarono, fu subito evidente che qualcosa fosse accaduto tra quelle mura spoglie…

L’odore viaggiò colloso nella sua gola, vischioso e denso, un odore troppo familiare affinché potesse dimenticarne’l sapor nelle froge.

Sangue.

Una figura tremava ingobbita, di fianco’l caminetto spento, e mormorava, e piangeva addolorata. Dondolava mirando’l vuoto, colle mani legate sulla testa ad una catena fissata alla trave centrale, che correva lungo tutt’il soffitto…  ma un conato di vomito gli bruciò’l fondo della bocca, quando s’accorse che, all’estremità delle due gambe spalancate, li piedi furon’inchiodati al suolo.

La rubiachioma, emaciata e coll’occhi lividi, che alla vista del Sire urlò disperata:

“ Vada via! Sir, la tradiranno! ”

“ Non le credere! La megera vuole stordirti, come farebbe’l demonio! ” irruppe Monna Saki dalla schiena del ragazzo.

Quella visione fu straziante, uno strano fremito di gelo gli scorse in ogni vena, doloroso, temibile. Veder la donna rossa, che da anni gli offrì li suoi servigi, ridotta men che una bestia da macello, gli fece scordar per troppo tempo’l motivo della loro venuta.

Non ebbe paur’alcuna, provo semmai pena, angoscia e si domandò a cosa fosse giusto creder innanzi quella barbarie.

“ Chi sei? ” si sforzò lui, con voce rotta dalla pietà.

Monna April liberò un singhiozzo, poi pianse, ma non rispose subito.

“ Chi sei ho chiesto! ” chiese poi, più concitato e forte di prima.

“ Il mio bambino! Il mio bambino, me l’hanno strappato, l’hanno portato via! ” urlò straziata ed al contempo immune al dolore fisico, che nulla potette al confronto dello squarcio subito, dello strappo innaturale ricevuto.

Quella frase colpì’l petto dell’erede, nel ricordo della morbida pancia protesa, morbida di tenerezza e materno calore… e d’un tratto la bocca s’imbruttì nel sapore.

Possibile lo stesse incantando colle sue moine d’astuta bugiarda? Che lo volesse indebolir adagio, com’una serpe sanguigna e paziente?

Ebbe terrore.

“ Chi ha preceduto’l nostro intervento? ” domandò poi il giovine alla ragazza in nero, senza ottener parola, ma col solo sottofondo di pianto e lamento.

“ Ti ho posto una domanda… ” riformulò, sguainando la spada che pel tuonar furioso nell’orecchie neanche udì grattar lungo’l fodero.

Manco ebbe’l coraggio di voltarsi che provò l’alito impellente della fredda Signora morte sussurrargli sul collo e carezzargli la pelle.

Un tonfo sordo, poi una fitta profonda e svilente s’irradiò dal fianco sinistro, ch’imprigionò in bocca ogni suono, soffocandogli la voce liberatoria del dolore.

Biascicò di gola, due rivoli di sangue gli rigarono i lati del mento, nel più totale sgomento, imperversò in lui la coscienza d’esser stato cieco, sordo e leggero nel creder al sogno del suo povero e speranzoso padre.

Poi un rumore cantilenante, ritmico delle gocce bollenti che si tuffarono dalla lama corta per tamburellar’il suolo, accompagnò la sua caduta elle lacrime di mero tradimento.

“ Perché? ” bisbigliò con voce strozzata, ch’emergeva tra’l sangue soffocante e le urla sempre più distruttive della rubiachioma.

All’implorazione, Monna Saki sbottò in un riso isterico, nauseabondo “ Povero sciocchino… è stato talmente facile raggirarti da esser noioso. ”

Si contorse, poi si rannicchiò e la vista iniziò a farsi confusa. Le fitte, il patimento furon tali c’orar sarebbe stato uno sforzo troppo indicibile, inutile… cosa avrebbe puotuto dirle? Sarebbe servito insultarla, quand’egli stesso fu’l primo stolto?

Non gli restava che pagar pella sua idiozia, com’un verme che si dimena tra la sporcizia elle marce carni. Una ferita nell’orgoglio che non avrebbe trovato cura, se non nella morte e nella penitenza dell’anima al cospetto dell’Iddio.

Gli strilli della donna inchiodata al suolo cessaron di colpo, al seguir d’un fendente secco, che fece rotolar la testa innanzi la vista annebbiata del principe moribondo.

“ Rahzar… finalmente! Hai metto a tacer quell’inutile gallina. ” si congratulò la donna, con l’uomo alto vestito di nero, che lo guardò con schifo e disappunto dall’alto.

“ Noto che i miei malefici alla sua mente l’hanno confuso bene. ” convenne lo stregone nero dalla smunta e scheletrica faccia.

La Bruna lanciò’l pugnale tra le mani del complice, si pulì poi le mani sulla veste stropicciata: “ Parli del contadino e del Passero? ” precisò lei con disinvoltura, ricevendo un cenno d’ovvietà.

Lo stregonesco uomo leccò’l sangue dalla lama e, nel tempo d’un paio di battiti di ciglia, il suo aspettò mutò, fino ad esser identico al principe agonizzante.

“ Non dimeticar la spada. ” l’avvisò lei, strappandola al vero Leonardo e porgendola al fasullo principe che le fece cenno d’andar via.

“ Attendimi. Voglio esser sicura ch’egli non viva. ” disse indifferente, riafferrando’l pugnal ancor sozzo.

“ Dicesti d’amarmi… ” singhiozzò amareggiato.

Ella s’abbassò, portando lo bocca al suo orecchio “ Amarti?... Mi son solo assicurata che fossi tu ad amare me. E’ bastato giacere in una misera casupola dismessa, irretirti’l cuore con dolci promesse e sconvolgere ogni tua certezza. Un regno com’il mio… non merita un Re debole, un sangue tanto acquoso. ” enunciò a voce fioca.

Gli posò l’arma al lato del collo, pronta per recidergli la giugulare “ Era una prova, mio caro Leonardo. Se solo avessi lottato per avermi povera di gioie e di vesti, se solo avessi dissentito dal volere del tuo bonario padre… forse la storia sarebbe stata diversa. ”

“ Io… io ti cercai ovunque. ”

“ Spiacente… non hai superato la mia prova. ” sentenziò, facendo pressione sulla vena pulsante col filo tagliente.

Sir Leo strinse gli occhi e si preparò a lasciar il corpo con disonore ed arrendevolezza, sentì di meritar quella fine misera, ad esser ricordato come l’infausto erede, la rovina d’una discendenza millenaria.

Ma’l coltello non scivolò mai lungo la gola ed egli non smise mai di respirare. Un affondo tra le scapole sottili della giovane mentitrice si scontrò colle ossa, spezzandole di netto, tranciando gli organi vitali, innaffiandolo del sangue ancora caldo e vivo lungo tutto’l dorso contratto.

La pressione sulla nuca s’affievolì, il fil di lama cadde in un botto lontano ed una voce famigliare tentò di tenerlo vigile, chiamandolo vigorosamente.

“ Fratello… ”

***

 

Aprì l’occhi lentamente, con fatica, sentendoli dolenti, gonfi ella luce della stella nascente glieli fece richiuder più volte, prima che la vista tornasse a funzionare.

Al capezzale suo vi trovò Raffaello, colla faccia macilenta di stanchezza, che sussurrò qualcosa tra i denti, quando vide le iridi vacue brillar del loro azzurro profondo.

“ Fratello…  mi riconosci? ” disse poi vacillante, quasi gattonando al fianco suo.

La bocca fu tanto impastata e’l sapore tanto amaro che temeva di poter proferir solo parole sgradevoli, quindi tacque, ma sorrise.

Sir Raffaello si coprì la bocca nel trattener un grido isterico e gioioso, proprio come’l ragazzino d’un tempo, e gli prese la mano.

“ Fratello, abbiamo tanto da raccontarti. Hai giaciuto dormiente per tre lune… fuori è autunno. ” gli spiegò ansioso, con quel suo sguardo gioviale ed arguto.

In cuor suo se ne sorprese, ma la forza di capire si tramutò in un’unica e dolorosa parola: “ Tra-tradimento… ” tartagliò con aria greve.

Il più giovane principe lo fissò contrario, storse il naso “ Tradimento? Fratello… cosa farfugli? ”  

Sir Leonardo fece forza sui gomiti, tentò di alzarsi, ma la mano snella del fratello lo riappoggiò allo strapunto “ Forse sei ancor assai confuso. Riposa adesso. Allerto l’altri che la febbre alta t’è passata ” disse dolcemente, ignorandone i tentativi di fermarlo con mugugni e lamenti.

Uscì richiudendo la porta con cautela, lasciandolo solo.

Non riuscì a comprender la ragione di quell’ignoranza, del perché’l fratello suo non avesse ricordato’l tradimento subito.

Ripercorse ciò c’accadde, più e più volte, rimembrò della ferita, controllò’l fianco e nulla vi trovò, se non la sua pelle integra. Ricordò la Bruna, della disperazione circa quell’amor perduto, della rivelazione dello stregone sui suoi incantesimi per confondergli la mente.

Ogni particolar veduto, per lui fu davvero vissuto, per quanto vivido… e non comprese.

“ Sono folle. ” bisbigliò incredulo, ma una luce perlacea ed accecante l’immobilizzò dallo spavento, facendogli ritirar le gambe, di getto.

Fu veloce e schioccante, e da ella prese forma una donna, agghindata di strambe vesti, un curioso copricapo ed un voluminoso scettro, che cadde rovinosamente in terra, inciampando tra li suoi stessi piedi.

La paura per ciò ch’ebbe veduto l’imprigionò in quella posizione contratta, la voce gli si congelò per paura e splendore, curiosità ed impotenza.

La donna s’alzò maldestramente e rossa in volto “ Oh, no Leonardo, non sei folle… ” 

“ Co-come? ” si limitò a dire,  pietrificato.

Finalmente, la bella donna di luce lo guardò distesa e soddisfatta “ Ti starai chiedendo come faccia a conoscere il tuo nome e cosa ti sia accaduto, ben dico? ” suppose lei, ma il principe non rispose e non interruppe il contatto visivo.

Sospirò, notando’l panico in viso dell’apatico interlocutore… “ Tre giorni orsono, prima che tuo padre ti avrebbe proposto di sposare la figlia di GrigiArtiglio, di notte, hai avuto una brutta febbre. Tutto ciò che accadde dopo… te l’ho mostrato io, attraverso i tuoi sogni. ” spiegò, calma.

La mandibola del giovane principe si spalancò e, colto da un’improvvisa spinta, sbottò: “ Non è possibile! ”

Per quanto la cosa gl’apparisse assurda ed inveritiera, sperò fosse’l reale, s’augurò che non si trovasse in quel letto a causa del tradimento. Nulla fu chiaro, qual mai stregoneria avrebbe potuto rivelargli’l futuro prossimo? Possibile c’ogni emozione, ogni turbamento fossero sol frutto d’un misero sortilegio?

Si convinse c’ancor fosse nella casa di rubiachioma, col fianco trafitto, privo di sensi e che stesse delirando, che quella donna di luce fosse scesa dal cielo per prender l’anima sua e portarl altrove.

“ Tu non sei reale… ” borbottò timoroso.

La donna ridacchiò tenera, comprensiva all’incredulità del giovane principe: “ Quel che tu hai vissuto, Leonardo, ancora non è reale. Ma potrebbe diventarlo se tu decideressi d’esser ripetitore di tali ingenuità e simili errori. Io ti ho mostrato ciò che accadrà se deciderai di ceder alle moine di quella fanciulla, o alle speranze di tuo padre. ”

“ Nel regno vi sono molte spie per conto di Grigiartiglio, sanno che hai rifiutato molte spose promesse, che Raffaello e Michelangelo li hanno scoperti e che Donatelo, prima di te, ha degenerato un erede, che si premureranno di far sparire, com’avrai visto. ” spiegò.

Nell’audir queste rivelazioni, il giovane ebbe un tremito… “ Spie? Impossibile, le avrebbero già trovate… ” mormorò affaticato, ma deciso.

La donna sollevò lo scettro, ed il portale lucente si aprì nuovamente, irradiando un alone celestiale in tutto lo stanzone.

“ Le spie sono assai piccole, abitanti abituali della terra e delle segrete. Hanno un cieco confidente, che vede attraverso loro e che parla allo stregone Rahzar, tramite’l pensiero. Alta stregoneria, nobile arte, temibile e difficile da estirpare. ”

“ Cosa devo fare? ” domandò, spiazzato ed ormai convinto lei dicesse’l vero, dato che nessun altro avrebbe potuto sapere cosa gli fosse accaduto alle celle.


Sorrise, la straniera lucente, issandosi a mezz’aria in procinto di saltar nel portale: “ Dicono  tu abbia un ottimo affondo… Fa che tutti coloro che ne dubitano lo sappiano. ”

“ Perché ha lasciato che io vedessi? ”

“ E’ stato lo scettro… voleva assicurarsi che Re Yoshi sopravvivesse. ” disse, quasi completamente avvolta dalla nube di luce.

Leonardo, al che, prima ch’ella si dissolvesse, domandò lesto: “ Chi sei? ”

Ormai solo la voce sentì, provenir dalla porta luminosa c’apprestò a chiudersi.

“ Ci vediamo nella storia… ”

 


  
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