Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: lucinda23    24/01/2016    4 recensioni
Questa è la semplice storia, secondo il mio punto di vista di come si sono incontrati Lyanna Stark e Rhaegar Targaryen e di come hanno vissuto la loro storia d'amore dal primo momento fino alla loro morte.
Dal primo capitolo :
"Correva, ormai sembravano ore che arrancava in mezzo alla neve, [...] il gelido vento del Nord le soffiava contro come se anche lui cercasse di riportarla a casa"
"- Andremo ad un torneo! - Lyanna aveva sempre sognato di partecipare ad un torneo, ma come concorrente vero e proprio"
Dai prossimi capitoli:
"- Siete voi... Il Cavaliere dell'albero che Ride, ma-ma... Siete una donna- - Senza offesa mio principe ma questa non è la più acuta delle osservazioni-"
"Lyanna non avrebbe mai pensato di potersi innamorare, ma quest'amore, il loro amore, avrebbe distrutto il regno, perché loro erano opposti ma si completavano, come il Ghiaccio e il Fuoco"
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eddard Stark, Elia Martell, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen, Robert Baratheon
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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Queen of Love and Beauty

 


Lyanna era stranamente in ritardo.
Quella sera sarebbe dovuta andare all'ennesimo banchetto con i suoi fratelli. Fratelli che, per l'appunto, avrebbero dovuto aspettarla. Ma a quanto pareva non l'avevano fatto.
Così adesso stava percorrendo la strada dalla sua tenda al piazzale della festa, cosa resa ancora più difficile dal buio della notte e dallo strascico del vestito.
Avrebbe dovuto iniziare prima a prepararsi, ma quella sera non aveva proprio voglia di uscire dalla tenda, come non ne aveva avuta la giornata precedente, e quella prima ancora.
Erano passati tre giorni dal suo litigio con il principe. Tre giorni a cercare di evitare lo sguardo da cane bastonato che le rivolgeva quando, da lontano, si scorgevano durante il torneo, o nei luoghi pubblici. E tre giorni a maledirsi, perché nonostante tentasse di tenere le distanze non riusciva a non pensare a lui ogni secondo, a ogni ora del giorno. Persino in quel momento le tornarono in mente i suoi occhi violetti, le mani che la accarezzavano, e le sue labbra che la baciavano con passione.
Il respiro le si smorzò all'improvviso. Perché non riusciva a toglierselo dalla testa?
C'era una parte di lei, quella razionale, che sapeva di star facendo la cosa giusta, sapeva che mantenere le distanze non avrebbe fatto altro che giovare ad entrambi. Non avrebbero mai potuto stare insieme, lui era sposato, e inoltre, se tutto fosse andato secondo i piani, di lì a qualche giorno Lyanna sarebbe dovuta “improvvisamente sparire” senza lasciare più traccia, sempre che riuscisse a trovare un momento di pace per organizzarsi, certo.
Poi c'era la parte irrazionale della sua mente, la vera Lyanna, quella che ogni volta che incrociava lo sguardo di Rhaegar avrebbe voluto attraversare di corsa lo spazio che li separava, per poi fiondarsi sulle sue labbra, quella che non pensava alle conseguenze delle proprie azioni, la parte di se stessa che allo stesso tempo amava ma odiava, perché incontrollabile.
Aveva passato tre giorni a tormentarsi, domandandosi se la sua scelta non fosse stata sbagliata. Aveva passato notti insonni a chiedersi se lui ora non la odiasse per averlo trattato in quel modo, sapeva che era tutto sbagliato, e che non le sarebbe dovuto importare, ma non poteva fare a di pensarci.
Alla fine riusciva a convincersi di aver fatto la scelta giusta, solo in quel modo avrebbe potuto avere la libertà che tanto desiderava, e per quella avrebbe dovuto rinunciare alla sua famiglia, e alla sua intera vita.
Così su due piedi non aveva pensato a loro, a quanto le sarebbe mancato il sorriso di Ned, le risate di Benjen, e l'aria da insopportabile spavaldo di Brandon, ma alla fine se ne era fatta una ragione. Quando aveva conosciuto Rhaegar però, tutto era cambiato, non riusciva a tenere le distanze per tre giorni, come avrebbe fatto a tenerle per una vita intera.
E poi negli ultimi giorni aveva pensato anche alla promessa che lui le aveva fatto. Il principe non sembrava intenzionato a rivelare l'identità del Cavaliere dell'Albero che Ride.
Il giorno dopo del loro scontro nella foresta, si era sparsa la voce che il misterioso cavaliere fosse scomparso senza lasciare tracce, apparte il suo scudo che avevano ritrovato appeso ad un ramo. Il re non ne sembrava molto soddisfatto, ma le ricerche erano cessate, nonostante la gente continuasse ancora ad interrogarsi sull'identità del cavaliere.
Nessuno sospettava di lei. Quando tre notti prima, era rientrata così tardi, si era limitata a dire ai suoi fratelli che, durante un giro a cavallo, Stardust si era slogata una zampa - cosa tra l'altro vera - e le ci era voluto molto più tempo del dovuto per ritornare all'accampamento. Benjen si era limitato ad abbracciarla contento che stesse bene, e a chiederle dove fosse stata. Lyanna gli aveva raccontato tutto, omettendo naturalmente le parti riguardanti Rhaegar.
Ma ora aveva paura. E se il principe preso dalla rabbia per il suo improvviso rifiuto, avesse deciso di vendicarsi rivelando il suo segreto a tutti? No, si disse Lyanna, non era possibile. Per quanto poco conoscesse Rhaegar sapeva che non sarebbe mai stato capace di compiere un gesto simile, quella era più un'azione che avrebbe potuto compiere qualcuno simile a Robert. E poi la sua coscienza le diceva che il principe non avrebbe mai potuto far torto a nessuno, non per una ragione così ignobile come la vendetta personale. E sopratutto non avrebbe mai fatto niente che potesse nuocere a lei.
Era così presa dai suoi pensieri che neanche si accorse di essere arrivata nel piazzale dove si stava svolgendo la festa.
Accantonò i suoi turbamenti, e si avviò verso il tavolo degli Stark.
Naturalmente quella serata non poteva procedere bene, o lei non si sarebbe chiamata Lyanna Stark.
Al grande tavolo riservato alla sua famiglia, oltre ai suoi fratelli, sedevano Robert Baratheon, e alcuni dei suoi lord vassalli, tutti con un boccale di birra in mano, e già mezzi ubriachi.
Lyanna rimpianse di non essere rimasta rintanata nella sua tenda, e, imprecando sottovoce tutti gli insulti che le venivano in mente - rivolti a Robert, ovviamente - si sedette vicino a Ned.
Subito tutti gli sguardi le caddero addosso, compreso quello di Robert.
Brandon si rivolse a lei come se niente fosse – Finalmente, cominciavamo a pensare che ti avessero rapita. Che stavi facendo?
Oh niente, cercavo di pensare ad un modo per andarmene di qui il più presto possibile, avrebbe voluto dire Lyanna, ma si limitò a rispondere – Scusate, devo essermi addormentata.
Era la scusa più stupida che avesse mai potuto dire, ma sembrò funzionare.
Robert si le parlò – Lady Lyanna, è sempre un onore incontrarvi.
Aveva la voce già impastata dall'alcol, e questo non preannunciava niente di buono.
– L'onore è mio milord. – Rispose lei riluttante. Se avesse dovuto chiamare un'altra volta Robert milord avrebbe vomitato. Si girò verso Ned e si rivolse a lui – Di cosa stavate parlando?
Suo fratello aprì la bocca per risponderle, ma al suo posto fu Robert a parlare – Di quel bastardo arrogante che si fa chiamare Cavaliere dell'Albero che Ride, mia signora.
A Lyanna mancò il respiro, non era possibile che sapessero chi era davvero il cavaliere, o sì?
Ma fortunatamente fu lo stesso Robert a smentire i suoi dubbi – Probabilmente non si tratta neanche di un uomo ma di un coniglio, quale cavaliere gareggia di nascosto, e poi scappa via come un codardo?
Un uomo vicino a lui, un lord delle terre della tempesta probabilmente, prese la parola – Avete perfettamente ragione Robert, dovremmo impegnarci tutti a cercarlo e smascherarlo, è questo che si merita quel vigliacco.
Lyanna non avrebbe dovuto rispondere ma c'era il suo onore in ballo, e poi non aveva rischiato la vita per farsi dare della vigliacca – Forse, mio signore, non è il cavaliere ad essere codardo, ma voi. Chissà, magari se non fosse scomparso nel nulla avrebbe persino potuto battervi. Era parecchio bravo, insomma, a vinto contro tutti gli uomini con cui a gareggiato. – Pronunciò quelle parole cercando di mantenere un aria il più distaccata possibile.
Robert strinse i pugni e digrignò i denti, a quanto pareva Lyanna aveva scoperto il vero motivo dell'antipatia del suo promesso verso “il cavaliere”, e lui non doveva averla presa a genio. Ma nonostante ciò, l'uomo tentò di mantenere la calma, e di non darlo a vedere.
– Lyanna credetemi, se avessi avuto la possibilità di gareggiare contro quel cavaliere, non solo lo avrei battuto senza il minimo sforzo, ma mi sarei anche impegnato a smascherarlo. – Udite quelle parole Lyanna ringraziò gli dei per averle fatto prendere la decisione di abbandonare immediatamente la gara – E poi mia signora, scommetto che quel bastardo è ancora qui da qualche parte, e noi lo troveremo.
Il sangue le si gelò nelle vene, sperò vivamente che non riuscissero a scoprire che era lei a nascondersi sotto le mentite spoglie del Cavaliere dell'Albero che Ride.
Improvvisamente Ned prese la parola, per la prima volta in tutta la serata – Forse dovresti rassegnarti Robert. Dopotutto, se neanche il principe Rhaegar e i suoi più fidati uomini sono riusciti a trovarlo, come pensi di riuscirci tu?
Il lord di Capo Tempesta sorseggiò dal suo boccale, poi scoppiò in una fragorosa risata – Rhaegar Targaryen non è altro che una stupida femminuccia buona a nulla. Probabilmente non si sarà neanche scomodato a cercare quel vigliacco, troppo peso per il principe ereditario. – Il tono della sua voce era aspro e pungente, pieno di rancore.
– Grazie, per avermi appena ricordato che sono stato battuto da una femminuccia buona a nulla. – Rispose Brandon sconsolato, bevendo dal suo boccale di birra, non si era ancora ripreso dalla figuraccia che aveva fatto davanti a tutto il regno, ma sopratutto davanti a Catelyn.
Lyanna ribollì di rabbia. Come osava Robert parlare in quel modo di Rhaegar, mentre lui stava lì ad ubriacarsi senza ritegno davanti alla sua promessa sposa? Sarebbe dovuto essere lui a vergognarsi, non Rhaegar. Assolutamente non Rhaegar, che, nonostante il modo in cui lei l'aveva trattato continuava a proteggerla, mantenendo il suo segreto.
– E comunque, l'aver ritrovato uno stupido scudo con un orribile ramoscello disegnato sopra non significa che il cavaliere si sparito. – Aggiunse Robert.
– Hei! – Gridò Benjen – Non era poi così brutto quell'albero. Ci saranno sicuramente volute ore e impegno per dipingerlo sullo scudo! E poi...
Lyanna tirò un calcio alla gamba del fratello da sotto il tavolo, prima che questo riuscisse, da solo a smascherarli. Davvero non poteva capitargliene uno meno idiota?
– Ahi! – Esclamò lui. La ragazza lo fulminò con lo sguardo, mentre Benjen le rivolgeva un sorriso di scuse.
Robert riprese la parola ignorando, fortunatamente, ciò che aveva detto Ben – Ma ora smettiamo di parlare di questi argomenti cupi. A quanto pare sta per essere servita la cena... E vedo altri boccali di birra in arrivo.
Lyanna alzò gli occhi al cielo.

Avevano finito di cenare ormai da qualche ora e le danze erano appena iniziate.
Lyanna era ancora seduta con i suoi fratelli, e, fortunatamente, Robert era ritornato al tavolo dei Baratheon, portandosi dietro il suo stuolo di lord ubriaconi. In quel momento, decisamente più ubriaco di prima, stava cantando una canzoncina sconcia, - che a Lyanna pareva essere “L'orso e la fanciulla bionda”, odiava quella canzone, e sopratutto odiava i doppi sensi di quella canzone - insieme ai suoi amici, mentre dal lato opposto del tavolo suo fratello Stannis lo guardava disgustato. Anche lei avrebbe dovuto essere disgustata, viste le lunghe occhiate che Robert lanciava alla scollatura del suo vestito tra un sorso di birra e l'altro. Ma non lo diede a vedere, per evitare polemiche da parte dei suoi fratelli.
Rivolse lo sguardo a Brandon, che continuava a lamentarsi con Benjen riguardo la sua sconfitta di qualche giorno prima, inventandosi un mare di scuse per tentare di giustificare l'accaduto. Suo fratello non sarebbe mai cambiato, a volte si comportava come un bambino.
Lyanna avrebbe voluto parlare con Howland, ma questo era partito alla volta di casa qualche giorno prima, temendo che, vista la richiesta che il Cavaliere dell'Albero che Ride aveva fatto ai tre cavalieri sconfitti, si potesse sospettare che fosse proprio lui l'uomo misterioso che si nascondeva sotto quella maschera.
Appena prima della sua partenza Lyanna l'aveva preso da parte, e gli aveva confessato tutto. In fondo, quello che aveva fatto, l'aveva fatto per proteggere l'onore di quell'uomo, e poi, non pensava che Howland potesse tradirla.
Ma con suo sommo stupore questo si era inginocchiato ai suoi piedi, giurandole che averebbe mantenuto il suo segreto, che sarebbe sempre stato un leale servitore, e che in futuro sarebbe stato a sua disposizione, in caso lei ne avesse avuto bisogno. Infine si era alzato, l'aveva ringraziata per averlo difeso e le aveva dimostrato la sua riconoscenza.
Ogni volta che ci pensava Lyanna si commuoveva, era stata una cosa naturale per lei aiutare quell'uomo, non aveva bisogno di tutte quelle lodi.
Sperò di rivedere il suo amico ancora una volta in futuro, e magari avrebbero riso dei tempi andati.
Con questo pensiero ancora per la mente si girò verso Ned, sperando almeno di poter parlare con lui.
Ma questo aveva lo sguardo fisso sulla pista da ballo, e osservava lady Ashara, che al momento ballava con suo fratello ser Arthur della Guardia Reale, proprio uno dei cavalieri che, l'altra sera, avevano accompagnato Rhaegar durante l'inseguimento.
Quel ricordo la portò a ripensare a tutto ciò che era accaduto quella sera tra lei e il principe.
Fu un gesto così istintivo che quasi non se ne accorse, ma il suo sguardo cadde immediatamente sul tavolo dove sedeva la famiglia reale.
E lui era lì, vestito di rosso e nero, mentre la guardava intensamente.
Chissà da quant'era che la osservava da lontano. Per tutta la sera Lyanna aveva cercato di evitare il suo sguardo, ma in quel momento non era riuscita a resistere alla tentazione.
Fu quasi straziante accorgersi che l'unica emozione presente negli occhi violetti del principe era il dolore. La guardava come a supplicarla, come se lei gli stesse affondando un pugnale nel petto, sempre più in profondità. Ma lui non poteva capire, che Lyanna quel pugnale lo stava affondando nel proprio di petto.
Tutto il rimorso di quei giorni le calò addosso in un istante, il dolore per la lontananza forzata a cui lei stessa si era sottoposta, e il senso di colpa iniziarono ad opprimerla. Ma perché lo aveva fatto? Perché non era semplicemente rimasta accanto a lui nella foresta, dove nessuno avrebbe mai potuto vederli?
Poi portò lo sguardo sulla donna che sedeva vicino a Rhaegar, e sulla bambina che questa teneva in braccio. Ecco perché lo aveva fatto, lei non voleva distruggere una famiglia, non voleva essere odiata da quella donna, e anche se la invidiava più di quanto non avesse mai fatto con nessuno, non voleva arrecarle il dolore di averle portato via il marito.
Riportò gli occhi su quelli del principe che la guardavano straziati e supplicanti, quasi fosse stata lei la causa di tutto quel dolore. E lo era. E sentiva che in futuro sarebbe stata la causa di molto più dolore. Non poteva permettere che succedesse.
Ma in quel momento c'era solo lo sguardo di Rheagar ad accusarla.
Sentì le lacrime salirle a gli occhi. No non doveva piangere, non poteva.
Fece un respiro profondo e distolse lo sguardo, non riusciva più a sopportare quel contatto.
Si alzò all'improvviso dalla sedia, doveva andarsene di lì ora.
Si voltò verso Ned che la guardava interrogativo – Io... Non mi sento molto bene, forse è meglio che torni alla mia tenda.
Suo fratello annuì preoccupato – Vuoi che ti accompagni?
– No. – Rispose lei – Vado da sola.
E detto questo si incamminò tra le tenebre della notte.

Lyanna stava ripercorrendo la strada verso l'accampamento.
Camminava appoggiandosi con una mano alle alte mura in pietra nera che circondavano il castello di Harrenhal in modo da non inciampare - come aveva già fatto un paio di volte - nel buio della notte, mentre rami e fili d'erba le si intrecciavano nella gonna del vestito strappandone l'orlo.
La cosa peggiore? Si era persa.
Non sapeva come aveva fatto, probabilmente era troppo presa ad auto incolparsi, ma ad un certo punto si era ritrovata su un sentiero che non conosceva, di notte e lontano dai suoi fratelli.
La solita fortuna.
Così imprecando contro tutti gli dei che conosceva, aveva deciso di seguire la direzione verso la quale andavano le mura di cinta, sperando che la portassero vicino all'accampamento, e non nel mezzo della foresta.
Forse avrebbe dovuto farsi accompagnare da Ned. Ma perché non lo ascoltava mai?!
L'unica cosa positiva era che, ora che quel maledetto vestito era rovinato, avrebbe avuto una buona scusa per non indossarlo.
Stava ancora incespicando tra l'erba erba alta, quando sentì qualcuno stringerle il braccio da dietro.
Il battito del cuore di Lyanna iniziò ad accelerare, non poteva essere lui, era veramente così testardo da cercarla anche quando lei lo aveva spudoratamente rifiutato? Per un attimo sperò vivamente che fosse Rhaegar, non era giusto, e lo sapeva, ma non ce la faceva più a mantenere le distanze, l'unica cosa che voleva era sentire il sapore delle sue labbra sulle proprie. A quel pensiero il suo respiro si fece ansimante.
La figura dietro di se le afferrò l'altro braccio e la spinse con forza verso la parete facendole sbattere la schiena contro la pietra dura e fredda. Poi avvicinò il viso al suo.
Nella luce fioca della luna Lyanna riuscì a distinguerne i tratti, e non era Rhaegar.
Quelli che la stavano fissando con malizia erano gli occhi azzurri di Robert Baratheon.
Lei cerco subito di liberare i polsi dalla presa salda dell'uomo, ma niente da fare, la teneva inchiodata alla parete con una facilità sorprendente, e lei non aveva vie di scampo. Anche se fosse riuscita a liberarsi, dove sarebbe andata?
Robert avvicinò ancora di più il viso al suo, poteva sentire l'alito caldo di lui sulla pelle, doveva essere ubriaco fradicio, dalla puzza d'alcol che emanava.
La percorse completamente con lo sguardo, indugiando sui seni.
Lyanna si sentì improvvisamente scoperta e vulnerabile, la notte non era mai stata così fredda, iniziò a tremare e a battere i denti. Erano soli, completamente isolati, e se fosse successo qualcosa nessuno avrebbe potuto impedirlo.
Cercò di incontrare lo sguardo di Robert per farlo ragionare – Robert, che... Che cosa stai facendo? – Mentre le battevano i denti quelle parole erano sembrate più simili a striduli tremanti.
– Mi prendo ciò che è mio. – Rispose lui con voce roca.
Poi si avvento sulle sue labbra con una forza tale da farle sbattere il labbro inferiore contro i denti, ferendolo.
La bocca di Robert premeva insistente contro la sua, succhiandola e leccandola.
Lyanna tenne gli occhi aperti e le labbra serrate, mentre scalciava e agitava i pugni, cercando di allontanarlo da se.
Finalmente si staccò, continuando a baciarle il bordo della bocca e a leccarle la guancia. Lei girò la testa dall'altra parte per evitare  quel contatto. Ma fu inutile, Robert le lasciò una mano, e prendendole il mento riportò il suo sguardo verso il proprio.
Poi si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò – Shhh... Tranquilla, non ti farò male. Vedrai che ti piacerà.
A quel punto Lyanna cominciò ad agitarsi come una furia e ad urlare, mentre Robert tentava di tenerla ferma. Riuscì ad allontanarlo leggermente da lei, e con la mano libera lo colpì in viso con tutta la forza di cui era capace.
Rimase stordito per qualche secondo, ma non servì a molto, a parte a farlo infuriare.
– Brutta puttana! – Esclamò tenendosi la guancia dove lei lo aveva colpito. La prese per le braccia, e la sbatté al muro con più forza di prima – Tu sei mia! Hai capito mia!
Iniziò a baciarle il collo, andando sempre più verso il basso, fino ai seni, dove strappò la parte superiore del suo vestito, lasciando intravedere la sottoveste bianca. Lyanna cercò ancora una volta in vano, di liberarsi dalla sua presa, mentre lui le leccava e mordeva i seni.
– Robert ti prego! – Si accorse che delle lacrime iniziavano a rigarle le guance.
Lui sembrò non sentirla neanche, e continuò a tenerla ferma, mentre le abbassava la spallina destra del vestito.
Lyanna con ancora il braccio intrappolato nella sua morsa, sbatté il pugno contro il petto di Robert, cercando di catturare la sua attenzione.
Lui le lasciò un braccio, e con la mano libera le afferrò la gola, appena sotto la mandibola, e le alzò la testa verso l'alto, scoprendole il collo.
– Sta ferma! Sai, tuo fratello ha ragione, hai proprio un bel caratterino. Una vera lupa del Nord! E io sarò il primo a domarla. – Esclamò, per poi baciarle un punto appena sotto la mandibola, continuando a leccarle il collo.
Lei cerco di ribellarsi, di spingerlo via con la mano libera, ma fu ancora una volta tutto inutile.
Robert le strinse un seno destro con una mano, mentre con l'altra le tirava la gonna verso l'alto, accarezzandole la coscia.
Lyanna iniziò a singhiozzare, non voleva perdere la verginità. Non con Robert, non in quel modo. Ormai aveva persino smesso di ribellarsi, non sarebbe comunque servito a niente.
– Tranquilla. – Disse Robert baciandole l'angolo della bocca – Ti prometto che ti piacerà.
Detto questo iniziò a slacciarsi l'apertura dei pantaloni, quando, alle sue spalle risuonò una voce minacciosa e perentoria.
– Lasciala andare. Subito!
Proprio dietro di loro si stagliava la figura di Rhaegar Targaryen. Sembrava un dio della guerra, il viso trasformato un una maschera di rabbia ed odio, i muscoli contratti, i pugni stretti quasi spasmodicamente, e una mano sull'impugnatura della spada, pronta a tirarla fuori dal fodero se necessario.
Quell'immagine avrebbe spaventato qualsiasi nemico, ma non spaventava Lyanna. Al contrario, vederlo fu come vedere una minuscola luce tra le tenebre, la sua unica speranza. Si sentì improvvisamente leggera, e la paura che aveva provato fino a qualche istante prima svanì. Lui era lì, ora non doveva temere più niente.
Robert si girò verso il principe, e con voce impastata dall'alcol e arrochita disse – Non dovete preoccuparvi, io e la mia promessa sposa ci stavamo solo divertendo un po'. Tornate pure alla vostra festa, scommetto che avrete di meglio da fare. – C'erano rabbia e rancore nella sua voce, uniti ad un irritante senso di possessività. Lyanna riprese a scalciare, mentre Robert la avvertiva di stare ferma con uno sguardo minaccioso.
Rhaegar si avvicinò a loro, la voce più tesa delle corde di un violino – Vi ho detto di lasciarla. – Scandì le parole una ad una, con tono quasi calmo. Ma i suoi occhi bruciavano come fuoco. In quel momento Lyanna capì perché re Torrhen Stark avesse preferito inginocchiarsi al cospetto di Aegon Targaryen piuttosto che subire la sua furia.
Fuoco e Sangue diceva il motto dei Targaryen, e la stessa cosa dicevano gli occhi del principe.
Robert rispose con una risata di scherno, la sua persa sui polsi di Lyanna si rafforzò ancora di più – Altrimenti?
Rhaegar fece un sorriso tirato, e con la stessa calma di prima scandì – Posso ricordarvi lord Baratheon che è con il vostro futuro re che state parlando, e che ho il pieno potere di decidere di farvi pagare a caro prezzo la vostra insolenza.
Era incredibile il modo in cui il principe riusciva a minacciare qualcuno senza mai mancare di rispetto, e senza dimenticare “le buone maniere”.
Robert sembrò pensarci su, poi lasciò improvvisamente i polsi di Lyanna con uno strattone. La spinta fu così forte che per poco la ragazza non cadde per terra, e dovette tenersi alla parete mentre cercava di rialzarsi.
Il lord di Capo Tempesta si avvicino barcollante al principe, fece un instabile inchino, quasi a schernirlo, poi con la voce pregna di rancore disse – Hai suoi ordini, vostra maestà. – Dopodiché sputò ai  suoi piedi e continuò – Ma ricordate, che quando sarà mia moglie potrò fare di lei quello che voglio.
Quando sarà mia moglie pensò Lyanna. No. Non sarebbe mai stata sua moglie. Doveva andarsene di lì al più presto, mancavano ancora due giorni alla fine del torneo e doveva sfruttarli. Così, forse, ancora influenzata dalla paura che aveva provato, o dal rancore che ora portava verso Robert prese la sua decisione. Il giorno seguente sarebbe fuggita.
Dette quelle parole Robert barcollò verso la via dalla quale era venuto.
Lyanna aspettò di vederlo sparire all'orizzonte, poi si lasciò cadere a terra, era così debole che le gambe sembravano incapaci di reggere il suo peso.
Rhaegar le fu affianco in poche falcate, e si inginocchiò accanto a lei, c'era ancora rabbia nei suoi occhi, ma adesso non si curava come prima di nasconderla. Continuava a guardarla quasi impaurito.
Lei tentò di coprire la scollatura della sua sottoveste con la mano, si accorse che stava ancora tremando.
Il principe contrasse la mascella a quella vista – Doveri farlo uccidere per quello che ha appena tentato di fare.
Lyanna sgranò gli occhi – No. No, lascialo andare. Era ubriaco, e poi darebbero ragione a lui. Ne ha tutto il diritto visto che diventerò sua moglie.
Lui la guardò con compassione, avvicinò una mano al suo viso, ma la ragazza si scansò quasi d'istinto, non voleva più essere toccata da nessuno.
Dallo sguardo Rhaegar sembrava parecchio preoccupato – Lyanna... Lui ti ha...
– No. – Rispose secca lei, senza neanche guardarlo negli occhi. Alzò lo sguardo verso il suo – No. Sei arrivato in tempo... Grazie.
Lui annuì. Poi la prese tra le sue braccia così velocemente che Lyanna non ebbe neanche la forza di ribattere. Gli gettò le bracia al collo, non si era resa conto di quanto avesse bisogno di sentirsi protetta e al sicuro, e quello era l'unico luogo dove ci si sarebbe sentita.
Affondò una mano tra i capelli di Rhaegar, avvicinandosi ancora di più a lui.
Il ragazzo la strinse quasi spasmodicamente, sprofondando il naso nei sui capelli, e riempiendola di baci sulla la tempia e sulla guancia destra. Mentre tra un bacio e l'altro sussurrava – Lyanna... Miei dei, per un momento ho pensato che... Non farmi mai più spaventare in questo modo.
Lei avrebbe potuto rispondere che non era stata colpa sua se si era spaventato, o che non si sarebbe dovuto spaventare affatto. Ma si limito ad annuire, e a poggiare il mento sulla spalla di lui, annusando il suo profumo, un misto di fumo e legna bruciata, ma c'era qualcos'altro, simile all'odore dei libri vecchi.
Strofinò piano il proprio naso contro il collo bollente di Rhaegar, e in contrasto con la sua pelle gelida.
Sentì i brividi che percorrevano la schiena del principe, mentre la stringeva a se con più forza.
Poi lui si stacco dall'abbraccio, poggiando la propria fronte sulla sua, i loro respiri si fecero più pesanti – Mi stai facendo impazzire. Ti sono stato lontano solo tre giorni e adesso non riesco più a staccarmi da te.
Allora non farlo, avrebbe dovuto dire Lyanna. Ma quella constatazione le richiamò alla mente il motivo per il quale dovevano stare lontani l'uno dall'altra, non si sarebbe ridotta e essere chiamata la sgualdrina del principe, anche se questo voleva dire soffrire più di quanto non avesse già sofferto. E poi, che senso aveva illuderlo adesso e lasciarlo il giorno seguente.
Ma quelle erano scuse, perché in realtà Lyanna sapeva, che se si fosse lasciata andare non sarebbe più stata capace di tornare indietro, e per un istante con lui avrebbe stravolto tutti i suoi piani.
Non poteva permetterlo.
– No! – Esclamo lei, liberandosi dall'abbraccio e alzandosi in piedi.
Rhaegar la fissò sorpreso – Lyanna... – Si alzò in piedi anche lui e cerco di prenderle una mano, ma lei la scansò.
– Perché mi hai seguita? – chiese la ragazza.
Il principe corrugò la fronte – Non oso immaginare che cosa sarebbe successo se non l'avessi fatto. Lyanna che ti prende? – Tentò di nuovo di avvicinarsi.
Lei fece qualche passo all'indietro – Non mi toccare. Non mi hai sentita l'altra sera?! Stai lontano da me! Tu non sei niente per me! – Sperò che ferendo i suoi sentimenti sarebbe riuscita ad allontanarlo.
Non funzionò. Le si avvicinò ancora – Davvero? Fino a qualche minuto fa a me non sembrava! Tu invece non sei niente, per me, Lyanna! Tu sei importante per me, sei tutto per me. – Avevano ripreso a gridarsi contro, ma Rhaegar non sembrava arrabbiato, piuttosto sconsolato.
Lyanna rimase paralizzata da ciò che aveva detto, ma non poteva farsi abbindolare – Io non sarò la tua puttana!
Lui la  raggiunse e la prese per le spalle – E infatti non lo sei. – La fissava così intensamente che avrebbe potuto scioglierla con lo sguardo. Lei, che fino a qualche secondo prima si stava dimenando nella sua presa si fermò all'istante impietrita da quelle parole – Adesso ascoltami bene Lyanna. Ho sempre cercato di essere il figlio modello che mio padre voleva, il principe perfetto che un giorno sarebbe dovuto diventare un buon re! Non ho mai contraddetto i miei genitori, mai infranto i loro ordini! Quando mio padre mi disse che dovevo sposare Elia Martell io lo feci senza obbiettare! Sono sempre stato fedele a mia moglie, non l'ho mai tradita, non ho mai neanche pensato o guardato altre donne all'infuori di lei, anche se non la amavo! Semplicemente perché non mi importava delle altre donne. Ma poi sei arrivata tu, e in pochi secondi sei riuscita a stravolgere tutto quello in cui credo. Quando sono con te non riesco più a controllarmi, faccio cose stupide e avventate, non so più neanche distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato! So solo che voglio te. Come non ho mai voluto nessuna donna in tutta la mia vita, compresa mia moglie. E so che questo è sbagliato, pensi che non lo sappia? E me ne incolpo continuamente. Ma non riesco a resisterti. – Rimase ferma, come se quelle parole fossero state una spada che la trafiggeva. Provava veramente quei sentimenti per lei? Perché se fosse stato così, si rese conto in quell'istante Lyanna, lei provava lo stesso per lui. Rhaegar continuò – Le emozioni che provo quando sono con te, non ho provato niente di simile con nessun altro. Lyanna io ti...
Lei gli posò un dito sulle labbra per fermare le sue parole. Sapeva cosa stava per dirle. Lui la amava. Ma non poteva permettergli di dirlo, o non sarebbero più potuti tornare indietro.
– Non dirlo. – Lo supplicò lei.
– Perché no? – le sussurrò lui.
Lyanna tento di trattenere le lacrime che premevano per uscire – Perché se lo dirai sarò costretta a spezzarti il cuore, e di conseguenza spezzerei anche il mio.
Dette queste parole, avvicino le labbra alla guancia di lui, dove, vicino all'angolo della bocca, posò un leggero bacio.
– Addio, Rhaegar Targaryen.
Sapeva che quello era veramente una addio, non l'avrebbe rivisto mai più.
Staccò piano le labbra dalla sua pelle, gli voltò le spalle e scivolò via nella notte. Mentre lui, inespressivo, fissava un punto impreciso nell'orizzonte.

Lyanna stava tornando all'accampamento con i suoi fratelli dopo un'altra lunghissima giornata ad assistere alla giostra.
Anche se assistere era una parola veramente grossa.
Era stata così presa nel ripensare a tutto quello che era accaduto la sera prima che non aveva prestato la minima attenzione ai cavalieri che sfilavano davanti ai suoi occhi.
Quello che aveva tentato di farle Robert era imperdonabile.
Certo era ubriaco, ma questo non lo giustificava.
Ogni volta che ripensava al modo in in cui l'aveva toccata riiniziava a tremare.
Guardò i suoi fratelli, completamente ignari dell'accaduto.
La sera prima, dopo essersi allontanata da Rhaegar, era riuscita - miracolosamente - a ritornare alla sua tenda, e a cambiarsi, disfacendosi di quel vestito stracciato prima che qualcuno facesse domande.
Aveva paura che confessare ai suoi fratelli ciò che era successo non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. E se loro avessero dato ragione a Robert? Dopotutto doveva diventare sua moglie. E anche se non fosse stato così, confessarglielo voleva dire farli preoccupare, e di conseguenza l'avrebbero tenuta d'occhio. E questo Lyanna non poteva permetterselo.
E poi, suo padre non avrebbe sentito scuse, lei doveva sposare Robert.
Il resto della giornata lo aveva passato a programmare la fuga. Era tutto pronto, doveva solo aspettare il momento giusto - cioè quella stessa notte - e attuare il suo piano al più presto, sopratutto dopo quello che era successo con Robert. Lei non lo avrebbe mai sposato, e sarebbe stata libera.
C'era solo un impedimento nel suo piano, e il suo nome era Rhaegar Targaryen. Lyanna non aveva potuto fare a meno di pensare a lui, e a quello che le aveva detto la sera prima. Si stava rendendo conto sempre di più di ricambiare i suoi sentimenti, e questo era un grosso, enorme, problema.
Ad un tratto Ned la prese per un braccio.
Non si era neanche resa conto che si erano fermati davanti a la tenda del ragazzo. Brandon e Benjen erano spariti, probabilmente erano andati a riposarsi.
Lyanna guardo il fratello, stava per andarsene anche lei, quando lui la interruppe – Noi dobbiamo parlare.
C'era un cipiglio di rimprovero nella sua espressione.
Questo non prometteva niente di buono.
Entrarono nella tenda.
Ned si sedette su di una sedia davanti ad un tavolino basso, continuava a guardarla con quell'espressione truce, come a volerla giudicare.
Lyanna rimase in piedi, i nervi a fior di pelle. Sperò che Robert non gli avesse detto ciò che era successo la sera prima.
– Allora. – Disse lei tentando di orientare la conversazione su un altro argomento, e di smorzare la tensione allo stesso tempo – Spero davvero che tu non mi abbia portata qui solo perché vuoi consigli su come conquistare lady Ashara. Perché, se è di questo che vuoi parlare io non sono la persona giusta da consultare. Ti consiglio di andare da Brandon.
Ned arrossì come un pomodoro, ma cercò di ricomporsi subito. Quand'era serio assomigliava incredibilmente a loro padre – No, Lyanna, dovremmo parlare del Cavaliere dell'Albero che Ride.
Il primo pensiero di Lyanna fu “Oh merda!”
Come diavolo aveva fatto suo fratello a scoprirlo? Era stata attenta ad ogni singolo particolare. Una cosa era sicura, se l'aveva scoperto per colpa di Benjen, avrebbe strangolato quel ragazzino.
Decise di far finta di niente – E perché dovremmo parlare del Cavaliere dell'Albero che Ride?
Ned aggrottò la fronte – Non prenderti gioco di me, so che sei tu Lyanna.
Adesso era veramente nei guai.
Lyanna evitò lo sguardo accusatorio di suo fratello – Come hai fatto ha scoprirlo?
Il ragazzo emanò un lungo sospiro – Ultimamente sei sempre vaga, scompari per ore e non dici dove vai, o nascondi la verità. E non dire che non è vero Lyanna, sono tuo fratello, mi accorgo quando menti. E ieri sera quando parlavamo del cavaliere ti comportavi in modo strano. E anche Benjen, lui lo sapeva vero? E' stato lui a chiederti di partecipare al torneo?
Suo fratello l'aveva scoperta, e doveva rassegnarsi, ma non avrebbe mai permesso che Benjen ci andasse di mezzo per colpa sua – No, Benjen non c'entra niente, sì lui lo sapeva, e mia ha aiutata. Ma è stata una mia idea. Quindi, ti prego non prendertela con lui, non ha colpe.
Ned si prese la testa tra le mani – Ma perché lo hai fatto Lyanna?
A quel punto perse la calma possibile che nessuno la capiva mai – Perché l'ho fatto? Che domande sono Ned? Per proteggere Howland, per proteggere il nostro amico! C'era il suo onore in ballo!
– Shhh! – La rimbeccò suo fratello.
Non si era accorta di star urlando così forte.
Ned si alzò dalla sedia e si avvicinò a lei, posandole le mani sulle spalle. Sembrava così stanco, Lyanna si rese conto che peso doveva essere per un ragazzo di diciotto anni occuparsi dei suoi fratelli. Certo avrebbe dovuto farlo Brandon, il più grande tra loro, ma lui non era molto affidabile – Lyanna, non fraintendermi, questo lo capisco, e ammiro il tuo gesto. Ma è stata una scelta molto pericolosa, ti saresti potuta ferire o saresti potuta morire. E non oso immaginare cosa sarebbe potuto succedere se ti avessero scoperta. – Fece una piccola pausa – Devi capire, che non ti sto rimproverando perché hai fatto una cosa sbagliata, anche se avresti potuto benissimo evitare un gesto così sconsiderato, ma perché ti voglio bene, e non immagini neanche quanto mi sono preoccupato quando l'ho scoperto.
Lyanna era rimasta commossa da quelle parole, si aspettava che lui la sgridasse, invece pensava addirittura che il suo fosse stato un gesto nobile – Non preoccuparti Ned, sto bene. Nessuno mi ha scoperta, e non mi sono fatta neanche un graffio.
Questa era una bugia, se ci ripensava poteva ancora sentire la ferita che si era procurata nel combattimento contro Rhaegar pulsare. Non era molto grave, o profonda, ma quando la toccava faceva ancora male, nonostante ora fosse solo una crosta, circondata da lividi viola e giallastri.
Ned sembrò rifletterci su, dall'espressione non era molto convinto, ma alla fine annuì – Comunque sia, come hai fatto ad ingannare Rhaegar Targaryen e i suoi cavalieri? Ho sentito dire che c'è stato un inseguimento.
Nell'udire quel nome il cuore di Lyanna perse un battito, cercò di inventarsi una scusa il più velocemente possibile – Ehm... Sì, c'è stato un inseguimento nella foresta, ma tranquillo, sono riuscita a seminarli con facilità, lo sai quanto sono brava a cavalcare. E poi ho nascosto l'armatura, e ho appeso lo scudo su di un ramo. Loro sembrano non aver sospettato di niente, o a quest'ora l'avrebbero detto, no?
Ned annuì – E' durante l'inseguimento che il tuo cavallo si è ferito?
– Sì. – rispose Lyanna – Ma tranquillo, si è già ripresa.
Era vero, Stardust era guarita con una velocità sorprendente, per fortuna, visto che, quella sera, Lyanna non aveva proprio voglia di fuggire a piedi.
– E' finito l'interrogatorio?
La ragazza stava per andarsene, quando Ned la fermò – Volevo chiederti, per caso è successo qualcosa con Robert?
Lyanna si pietrificò sull'entrata, terrorizzata dall'idea che lui sapesse – No. Perché me lo chiedi?
Ned sembrò tranquillizzarsi – E' che stamattina, quando l'ho incontrato si comportava in modo strano, mi ha chiesto di te, come stavi. Ieri sera è andato via senza dire niente a nessuno, e non è più tornato. E poi anche tu sembri pensierosa. C'è qualcosa che non va?
Lei scossa la testa – No va tutto bene, sta tranquillo. – Prese una sua mano tra le proprie – Io sto bene. E poi, lo sai so cavarmela da sola.
Suo fratello le sorrise – Lo credo bene Cavaliere dell'Albero che Ride. Come hai fatto a battere quei tre?
– Oh, è stato facile, ho imparato dal migliore. – Rispose Lyanna alludendo a lui – Attento Ned, se continuo così potrei persino batterti, un giorno.
Lui negò con la testa, divertito – Certo, continua a sognare Lya.
Scoppiarono entrambi a a ridere.
Poi lei si fece seria – Ned, promettimi una cosa. Non dire a nostro padre quello che ho fatto, e nemmeno a Brandon. Ti prego, se lo venissero a sapere perderei ogni libertà.
Ned annuì – Non avevo comunque intenzione di dirglielo. So che nostro padre se la prenderebbe con te, e non è giusto. In fondo non hai fatto niente di male. Ma evita di fare altre stupidaggini d'ora in poi.
Altre stupidaggini, come quella che avrebbe fatto quella sera.
– Allora, me lo prometti? – Chiese lei.
Lo prometto – Rispose Ned.
In quell'istante Lyanna si accorse di quanto già gli mancasse suo fratello, quella avrebbe potuta essere l'ultima volta in cui lo vedeva. Lui era stato sempre onesto con lei, si preoccupava per lei continuamente, e ora lo ripagava lasciandolo solo. Magari si sarebbe chiesto dov'era per tutta la vita. A quel pensiero la tristezza si impadronì di lei.
Averebbe dovuto dire addio a suo fratello.
Si gettò tra le sue braccia, e cercando di trattenere le lacrime, lo strinse più forte che poteva. Inizialmente lui rimase sorpreso, ma poi ricambiò la stretta.
– Ti voglio bene, Ned.
– Te ne voglio anch'io, Lyanna.
Si sciolsero dall'abbraccio.
Lyanna cercò di catturare un'ultima immagine di suo fratello, sorrideva in quel momento, era così che lo voleva ricordare.
– Ora è meglio che vada. – Disse poi.
– Certo. – le rispose suo fratello con un altro sorriso.
Lei si volto ed uscì dalla tenda.
Il contrasto tra la luce del sole e il buio della tenda per poco non la accecò, strinse gli occhi fino quasi a chiuderli, e mosse qualche passo.
Non ebbe il tempo di percorrere neanche due metri che andò a sbattere contro qualcuno. Di nuovo! Doveva seriamente iniziare a guardare dove camminava.
Alzò lo sguardo e trovò davanti a se l'ultima persona che avrebbe voluto incontrare.
Robert la guardava dall'alto al basso, la sua espressione era un misto tra il sorpreso e lo spaventato.
Lyanna si chiese di cosa avesse paura. La sera prima non sembrava intimorito da niente. Neanche dal disonorare la sua promessa sposa o dal disubbidire agli ordini del suo principe.
Avrebbe dovuto essere lei, quella spaventata, ma al contrario la sua paura si era trasformata in rabbia, e ora nei confronti di Robert provava solo disprezzo e disgusto.
– Che cosa ci fate qui? – Lyanna sputò quelle parole come veleno.
Robert la osservò un attimo, sembrava amareggiato, ma anche dispiaciuto – Io, ero venuto a parlare con vostro fratello.
– Bene. – Rispose lei sprezzante – E' nella sua tenda.
La ragazza si incamminò con passo di marcia, cercando di sparire il più presto possibile da lì. Ma Robert la afferrò per un braccio, che lei liberò subito con uno strattone.
– Vi prego Lyanna, ascoltate quello che ho da dirvi. Dovremmo parlare, di ieri sera.
Il sangue le si gelò nelle vene – Mi sembra che abbiate detto e fatto abbastanza Robert.
Lei lo osservò, sembrava dispiaciuto, ma questo non bastava comunque per farsi perdonare, Lyanna non lo avrebbe mai perdonato.
– Lady Lyanna, permettetemi di scusarmi. Quello che è successo ieri, non avrei mai dovuto farlo, non senza chiedere il vostro consenso, almeno. Capisco che per voi possa essere importante arrivare... Inviolata al matrimonio, e ammetto che forse mi sono spinto un po' troppo oltre, ma dovete capirmi, i miei sensi erano inebriati dall'alcol, ed e stato davvero impossibile resistere alla tentazione di... Potete perdonarmi?
Lyanna avrebbe voluto urlargli contro, dirgli che era un bastardo, e uno stupratore, e che non aveva onore, che non l'avrebbe mai perdonato.
Ma non disse nessuna di queste cose. Se l'avesse fatto, sarebbe stato come tagliarsi le gambe da sola, lo avrebbe offeso, lui sarebbe andato a lamentarsi, i suoi fratelli avrebbero scoperto tutto, e lei non se ne sarebbe più potuta andare. C'era anche la possibilità che suo padre anticipasse il matrimonio.
No, doveva assecondarlo, fargli credere che andasse tutto bene, e assicurarsi che nessuno venisse a conoscenza dell'accaduto.
Si rivolse a lui – Non preoccupatevi Robert, vi perdono, e capisco che, sotto l'effetto dell'alcol non foste in voi, tuttavia spero che episodi simili non si verifichino più, non prima del nostro matrimonio.
– Ma certo milady. – Sembrava davvero grato, e in pochi secondi la sua espressione era tornata quella di una volta.
– E Robert. – continuò Lyanna – Confido che, ne io, ne voi, confermo ai miei fratelli, e a nessun altro, quello che è accaduto, non vorrei rischiare ripercussioni sul nostro matrimonio, o sul rapporto tra voi e mio fratello.
Lyanna si trattenne dal fare una smorfia di disgusto, era inorridita dalle sue stesse parole, ma nonostante ciò, veramente non avrebbe mai volto intromettersi nel rapporto dei due amici. Non per il bene di Robert, ma per quello di Ned, sapeva quanto fosse importante per suo fratello la loro amicizia.
Robert annuì vigorosamente – Certo, milady, sono pienamente d'accordo con voi, nessuno verrà a sapere di quello che è successo. E Lyanna... – Disse lui tirando fuori dalla giacca una rosa rossa un po' sgualcita – Questa è per voi, vostro fratello mi ha detto che vi piacciono le rose.
Era vero, ma le piacevano solo un tipo di rose, quelle dai delicati petali blu, che crescevano a Grande Inverno. Aveva sempre odiato le altre rose, qualsiasi colore avessero, le trovava volgari, con le loro tinte sgargianti. Troppo delicate per superare l'inverno, di nessuna utilità. A volte le sembrava di essere una rosa d'inverno, diversa da tutte le altre lady delicate ed altezzose.
Nonostante ciò accettò il dono e ringraziò Robert.
Poi fece un sorriso tirato – Adesso scusatemi ma devo andare.
Si congedò con un breve inchino, si volto e si incamminò verso la sua tenda.
Una cosa era certa, non le era dispiaciuto dire addio a Robert Baratheon, e di sicuro non le sarebbe mancato.
Entro nella tenda, e si avviò verso il letto, alla ricerca di un po' di riposo, non ne poteva più di quella giornata.
E subito le saltò all'occhio una cosa strana, un particolare che non era presente l'ultima volta che era entrata in quel luogo.
Sul cuscino del suo letto era adagiata una rosa azzurra, i petali chiari erano attraversati da venature blu scuro. Le spine ricoprivano interamente il suo stelo, ma nel prenderla in mano non ebbe paura di pungersi. La strinse forte nel suo palmo, non la lasciò neanche quando il sangue iniziò a sgorgare dalle ferite che si era procurata.
C'era solo una persona che poteva averle portato quella rosa.
Rhaegar.
Lyanna non aveva idea di come lui avesse fatto ad entrare nella sua tenda, e a lasciargliela di nascosto. Ne di dove avesse potuto trovare una rosa d'inverno in piena primavera e nelle Terre dei Fiumi.
Ma era sicura che fosse stato lui a lasciarla sul suo cuscino, oltre ai suoi fratelli era l'unico a sapere del suo amore per quei fiori.
Portò lo sguardo sulle sue mani, una in cui teneva la rosa rossa donatale da Robert, e l'altra nella quale c'era la rosa d'inverno di Rhaegar.
Non avrebbe mai potuto tenere entrambe le rose, e non voleva farlo.
Si avvicino ad uno dei bracieri posti all'interno della sua tenda, e buttò la rosa rossa nel piatto, tra le fiamme.
Mentre la vedeva consumarsi pensò di aver fatta una scelta.
E, anche se era stata la scelta più facile della sua, aveva comunque scelto l'impossibile.
Quello che non avrebbe mai potuto avere.
Aveva scelto Rhaegar.

Era notte fonda.
Lyanna stava camminando verso il confine della foresta, il cappuccio della lunga mantella calato sulla testa, per evitare di farsi riconoscere in caso qualcuno l'avesse vista.
Si addentrò nel bosco, tentando di orientarsi, mentre steli d'erba le si intrecciavano sui bordi delle vesti, senza però fermare la sua corsa.
Era tutto pronto per la fuga. Portava una sacca tra le braccia, dove aveva riposto il necessario per qualche giorno, una coperta, del cibo che aveva messo da parte quel giorno a pranzo, una borraccia d'acqua, e un po' di denaro, in caso il cibo fosse finito prima del previsto. E poi, a meno che non volesse dormire sotto un ponte, doveva pur pagare i locandieri.
Ben nascosto sotto la coperta c'era un pugnale, e alla cintura aveva appeso una spada, meglio essere provvidenti, sopratutto dopo quello che era successo la sera prima. Voleva portare con se anche un arco e delle frecce, ma poi aveva pensato che sarebbe sembrata una pazza se si fosse portata dietro un arsenale di armi.
Avanzò di qualche altro passo, facendosi largo tra i rami più bassi degli alberi.
Quel pomeriggio era uscita di nascosto, ed aveva ritirato Stardust dalla scuderia, poi si era recata nella foresta e aveva legato la cavalla al tronco albero, in attesa di venire a riprenderla quella sera. Aveva pensato che, fuggire dal accampamento direttamente in groppa al cavallo non sarebbe stata un ottima idea, troppo rumore, c'era la possibilità di svegliare qualcuno, o di attirare attenzioni indesiderate.
Doveva essere vicina ormai, non le sembrava di averla lasciata così lontana. Tiro su la gonna del vestito, mentre evitava una piccola depressione del terreno. Indossava un abito comodo, che le  agevolava i movimenti, e non le arrivava più in giù della caviglia, mente ai piedi portava degli stivali di cuoio. Finalmente era a suo agio, giurò a se stessa che non averebbe mai più indossato uno scomodo vestito da lady in vita sua.
Scansò il ramo di un albero, e in lontananza vide qualcosa muoversi.
Era un cavallo legato al tronco di un albero, Stardust.
Si portò vicino alla giumenta, era decisamente irrequieta e spaventata, probabilmente non aveva gradito di essere stata legata e abbandonata nel bosco per ore.
Lyanna provò a calmarla prendendole il muso tra le mani, e accarezzandola – Ehi, va tutto bene, tranquilla, sono io. Dispiace anche a me averti lasciata sola, ma adesso sono qui. – Le sussurrò. La giumenta smise di sbattere gli zoccoli sul terreno, e sembrò calmarsi.
La ragazza si avvicinò alla sella, e cercò di agganciarvici la sacca che portava tra le mani.
Stava ancora stringendo i nodi per assicurarsi di non perderla durante il viaggio quando sentì una voce chiamarla alle sue spalle.
– Lyanna?
No. Non poteva essere lui. Non proprio ora. Che ci faceva lì?
Lyanna non aveva dubbi sull'identità dell'uomo che le aveva parlato, avrebbe riconosciuto la sua voce tra mille, era quella di Rhaegar Targaryen.
Non si voltò neanche, sapeva che se l'avesse fatto non sarebbe più stata capace di andarsene – Che ci fai qui Rhaegar?
Silenzio, lui non rispose alla sua domanda. Sentì i suoi passi sull'erba bagnata dalla rugiada, si stava avvicinando.
Se chiudeva gli occhi poteva immaginarselo, con la stessa espressione afflitta con cui l'aveva lasciato l'ultima volta in cui si erano incontrati.
I passi cessarono improvvisamente – Lyanna, che stai facendo?
Come avrebbe potuto rispondergli, come avrebbe potuto dirgli che se ne stava andando, che lo stava lasciando solo. Ma qualcosa le diceva che lui lo sapeva già, o non le avrebbe fatto quella domanda.
– Lo sai benissimo. – Rispose lei, la voce le tremava  per l'emozione.
Strinse la sacca che ancora teneva tra le mani, si era preparata a dirgli addio, l'aveva fatto, ma adesso lui rovinava tutto. Ricordò la rosa che aveva trovato sul suo cuscino, l'aveva portata con se, come ultimo ricordo di lui.
– Lyanna ti prego, non lo fare, non te ne andare, non pensi alla tua famiglia, non pensi a me.
Io ci penso continuamente, e più di quanto dovrei a te, avrebbe voluto gridargli contro Lyanna. Era l'unico impedimento tra lei e la sua libertà, quella per la quale fino ad una settimana prima avrebbe dato qualsiasi cosa. Ed ora che poteva finalmente averla esitava.
– Puoi fare ancora una scelta. – C'era disperazione nella voce del principe. Perché era così triste? Perché si preoccupava così tanto per lei? Sarebbe stato tutto molto più facile se non la facesse sentire talmente in colpa.
Come poteva andarsene quando ogni fibra del suo corpo le diceva di tornare indietro. Si rese conto dell'enorme errore che avrebbe fatto, che avrebbe fatto in ogni caso.
Fuggendo sarebbe stata libera sì, quello che aveva sempre sognato. Ma cosa contava la libertà quando sei lontano dalle persone che ami, quando sei solo, e senza uno scopo. Si rese conto del dolore che avrebbe provocato a gli altri compiendo quel gesto, ma sopratutto al dolore che avrebbe provocato a se stessa.
Ad un tratto la libertà non contava più niente, preferiva amare in catene, che essere libera ma sola.
Aveva appena distrutto tutte le possibilità di essere la padrona di se stessa, per un solo istante con lui.
Puoi fare ancora una scelta, le aveva detto. No, non poteva, perché lei la sua scelta l'aveva già fatta, nell'istante in cui aveva visto bruciare una rosa rossa.
Si voltò verso di Rhaegar, nel suo sguardo triste si poteva intravedere qualcosa di nuovo, speranza.
Lyanna attraversò lo spazio che lì divideva in poche falcate, e si fiondo sulle sue labbra.
Non c'era niente di dolce in quel bacio, era passione pura.
Come se dopo tutto quel tempo distanti, a respingersi, potessero finalmente stare insieme, senza barriere o limiti.
Tutti i sentimenti che avevano cercato di fermare, di trattenere si erano riversati in quel bacio.
Le loro labbra incollate, si succhiavano e si mordevano a vicenda, istigandosi, e contribuendo ad aumentare ancora di più la passione.
Lyanna lo teneva stretto a se, una mano sulla spalla, e l'altra intrecciata tra i suoi capelli. Le mancava il respiro, a causa dei continui baci che si scambiavano.
Rhaegar le accarezzava la schiena, le mani frementi che facevano su e giù, talvolta toccandole la base del collo scoperto, e causandole una scia di brividi che le attraversava la schiena.
Le slacciò il mantello lasciandolo cadere a terra noncurante. Poi la sua bocca si spostò sulla guancia e sul collo di lei, baciando e mordendo delicatamente ogni centimetro di pelle che toccava, mentre Lyanna ansimava, cercando di trattenere gemiti di piacere.
– Rhaegar... – Sussurrò, tra un sospiro e l'altro.
Non avrebbe mai più voluto staccarsi da lui.
Il ragazzo continuò la sua dolce tortura, arrivando a baciarle la scollatura, dove iniziò a slacciare i lacci del corsetto con una lentezza quasi estenuante. Lyanna voleva di più, voleva sempre di più. E più aveva, più voleva.
Prese il viso del ragazzo tra le sue mani, in modo da riunire le loro labbra in quella danza proibita che avevano interrotto pochi istanti prima.
Mentre le loro lingue si incontravano e si accarezzavano, la ragazza iniziò a slacciare i bottoni del farsetto di lui quasi con foga, a una velocità tale che, in pochi secondi, l'indumento fu a terra.
Sotto di esso il principe portava solo una leggera camicia bianca attraverso la quale Lyanna poteva sentire i muscoli di lui contrarsi sotto il suo tocco.
Continuò passare le mani sui suoi pettorali, finché il ragazzo non la interruppe ansimante – Sai, quando ho detto che starti lontano mi avrebbe fatto impazzire mi sbagliavo, starti vicino mi fa impazzire ancora di più.
Prese a baciarla dietro l'orecchio, mordicchiandole il lobo di tanto in tanto.
Lyanna non ce la faceva più a trattenersi e qualche gemito di piacere le usci dalla bocca incontrollabile.
Questo ebbe l'unico effetto di far eccitare ancora di più il principe, che continuò a baciarla con più foga di prima. Le sue mani, che inizialmente la accarezzavano soltanto, divennero possessive, mentre le passavano sulla schiena, fino ad arrivarle al sedere che strinsero.
Rhaegar prese a tirarle su piano la gonna, scoprendo mano a mano sempre più pelle e accarezzandola in contemporanea. Le prese entrambe le cosce con le mani, e la tirò su a sedere, mentre lei gli intrecciava le gambe dietro la schiena.
Le spinse la schiena contro il tronco di un albero lì vicino, causandole un gemito più forte degli altri.
Lo voleva. Era una cosa strana per lei da pensare, non era mai stata con nessun uomo, e fino a qualche giorno prima, quello era l'ultimo dei suoi desideri. Ma in quell'istante l'eccitazione era tale da annebbiarle i sensi, non riusciva più a ragionare, sapeva solo che lui era lì, accanto a lei, e le stava facendo perdere la testa.
Si aggrappò meglio alle sue spalle per evitare di cadere, e quasi senza rendersene conto iniziò a baciargli la linea della mandibola, scendendo anche lei sul collo. La stretta di Rhaegar si rafforzò, mentre il suo respiro diventava sempre più pesante.
Era così bello, il suo Principe Drago, con i capelli chiari che risplendevano alla luce della luna, e gli occhi violetti che la guardavano incantati, seguendo ogni suo singolo movimento. La sua pelle era liscia, e nonostante fosse chiara, era comunque di qualche tonalità più scura della propria.
Sapeva di non potersi permettere di dire che era suo, lui apparteneva ad un'altra donna, la quale, probabilmente, in quel momento si stava anche chiedendo dove fosse suo marito. Ma per quella notte e per sempre, se lui l'avesse voluto, lei sarebbe stata sua, completamente.
Lyanna si gettò sulle sue labbra con una forza tale da farli cadere a terra entrambi.
Si ritrovarono stesi sull'erba lei sopra di lui, mentre continuavano a baciarsi a vicenda.
Rhaegar la prese per le braccia, e con un rapido scatto ribaltò la posizione, immobilizzandola sul terreno umido. Una scarica di piacere le attraversò la spina dorsale.
Era in trappola. Lui la sovrastava tenendola immobilizzata. Non serviva a molto, non sarebbe scappata comunque.
La osservava come un predatore osserva la propria preda, le pupille dilatate dall'eccitazione. Riprese a baciarle il collo, stavolta con molta più lentezza, quasi volesse farla impazzire. Una mano le percorreva la coscia con morbidi movimenti circolari, tirando la gonna sempre più su fino a scoprire interamente le gambe. L'altra mano giocava esitante con i lacci del suo corsetto già mezzo slacciato, che lasciva vedere la sottoveste bianca che indossava sotto di esso.
Lyanna si aggrappò alla sua schiena, mentre gemeva e ansimava di piacere. Alzò la camicia di lui e vi infilò le mani al disotto, affondando le dita nello strato di pelle morbida che ricopriva i muscoli contratti.
Rhaegar alzò lo sguardo verso il suo, mentre entrambi annaspavano alla ricerca di aria.
Lei prese i bordi della sua camicia e li tirò verso l'alto fino a sfilargliela, poi la gettò via con gli altri vestiti. Non sopportava più la distanza, voleva sentire la sua pelle bollente conto la propria.
Ripresero a baciarsi, in quell'abbraccio carico di desiderio, mentre il principe finiva di slacciarle il corsetto. Le sue mani erano frenetiche e tremanti quando le sciolse gli ultimi nodi e le sfilò il vestito dal basso.
Adesso gli unici indumenti a separarli erano la sottoveste leggera che indossava e i pantaloni di lui.
Si strinsero l'uno all'altra nel buio della notte, le mani di Lyanna si muovevano sulla schiena liscia di lui.
Rhaegar iniziò a tirare su la sottoveste di lei, con lentezza e delicatezza, quasi avesse paura di ferirla. Nel farlo le sue dita le sfioravano le cosce provocandole brividi lungo la schiena. Ad un tratto le sue mani si fermarono, appena sotto la zona inguinale. Rhaegar la guardo negli occhi, come a chiederle il permesso di continuare. Lei annuì vigorosamente.
In pochi secondi le sfilò la sottoveste e la gettò a terra.
Adesso era completamente nuda sotto di lui, il freddo della notte che le entrava fin dentro le ossa.
Cercò di coprirsi, un po' per pudore, un po' perché aveva paura di non piacergli, di non riuscire a soddisfarlo. Lui era il principe ereditario, avrebbe potuto avere qualsiasi donna del regno, ma era lì con lei, una ragazzina selvatica e sconsiderata del Nord.
Nonostante ciò, lo sguardo del principe smentì i suoi dubbi, era incantato, non riusciva staccare lo sguardo dal corpo di lei. La prese tra le braccia, eliminando la distanza tra il loro corpi. Il suo seno premuto contro il petto di lui, le mani di Rhaegar che le percorrevano tutto il corpo, le cosce, i fianchi, il seno. I gemiti di piacere erano incontrollabili, mentre il principe le stringeva possessivamente i seni tra le mani, per poi baciarle e succiarle i capezzoli con passione.
Lyanna sentì qualcosa premerle contro il basso ventre, si rese conto che era l'erezione di lui. Avrebbe dovuto essere spaventata, non aveva mai sentito l'erezione di un uomo, ma l'unica reazione che le provocò quel contatto fu una scarica di piacere.
Voleva di più.
Nel frattempo Rhaegar aveva preso a baciarle la clavicola, lasciando una scia infuocata sulla sua pelle gelida, che arrivò fino all'orecchio, dove sussurrò ansimante – Lyanna... Sei bellissima.
Lo baciò. Trattenendolo nel suo abbraccio.
Erano stati così incoscienti, se qualcuno li avesse scoperti in quel momento sarebbero stati morti, ho almeno lei lo sarebbe stata sicuramente.
Ma non era riuscita a resistergli, l'attrazione era troppo forte.
Lo voleva, più di quanto avesse mai voluto qualcosa in vita sua.
Voleva sentirsi sua, completamente e solo sua.
Mentre ancora le loro bocche erano incollate, cominciò a slacciare l'apertura dei suoi pantaloni, per palesare le sue intenzioni, le mani tremanti.
Ma Rhaegar la fermò. Dalla sua espressione Lyanna dedusse che gli ci era voluta tutta la sua forza di volontà per farlo.
– Lyanna, aspetta. Sei sicura, di volerlo. E' pericoloso, se qualcuno venisse a scoprilo saresti in guai seri, e non ho la minima intenzione di metterti in pericolo... E poi, una volta fatto questo passo non si torna indietro. – La sua voce era arrochita dalla passione mentre pronunciava quelle parole.
Lo osservò, sembrava così sincero, si preoccupava per lei prima di tutto, mettendo in secondo piano anche il piacere personale.
Gli accarezzò una guancia con la mano. Era talmente bello.
– Sì, sono sicura.
Lo disse con decisione, non aveva paura, lui non le avrebbe mai fatto del male.
Rhaegar si fiondò sulle sue labbra in un bacio più  passionale del precedente era come se il fuoco fosse divampato e riuscendo a sciogliere il ghiaccio, lo stesso ghiaccio che Lyanna aveva usato per giorni come barriera, tenendolo lontano da se. Ma non aveva preso in considerazione che il fuoco del drago scioglie tutto, anche la più dura pietra.
Mentre ancora si baciavano il ragazzo si sfilo i pantaloni, eliminando definitivamente ogni muro posto a separarli.
Poi si staccò dal lei guardandola negli occhi, Lyanna sapeva cosa stava per succedere, il suo cuore iniziò a battere a mille.
Rhaegar si sistemò meglio tra le sue gambe, poi le sussurrò – Ti prego, perdonami.
E si spinse dentro di lei.
Inizialmente l'unica cosa che sentì fu il dolore, un dolore allucinante, che partiva dal basso ventre. Dovette sforzarsi di non urlare, mentre le sue unghie affondavano nella schiena del principe.
Ma poi iniziò ad abituarsi, e il dolore scomparve lentamente. Fece gesto a Rhaegar di andare aventi.
Lui cominciò a spingere dentro di lei, prima piano, poi sempre più velocemente, e in pochi secondi, il fastidio che la ragazza aveva provato fino a qualche istante prima si trasformò in piacere. Scariche di brividi le attraversavano la colonna vertebrale, e più lui spingeva con forza e in profondità, più il respiro di lei si faceva breve ed ansimante.
Finché il piacere non fu troppo da sopportare, a quel punto entrambi iniziarono a gemere ed urlare nel buio della foresta, dove nessuno poteva udirli.
Lyanna si aggrappò più forte che poteva alla schiena di lui. Mentre il ragazzo affondava il viso nell'incavo del suo collo, riusciva a sentire il suo respiro caldo sfiorarle la pelle.
Rhaegar le sussurrava il suo nome all'orecchio, tra una spinta e l'altra, tra un gemito e l'altro. Lyanna, Lyanna, Lyanna...
In quel momento erano una cosa sola. Uniti nel loro peccato, quello che non avrebbero mai dovuto commettere, quello che avrebbe cambiato le loro vite per sempre, e che li avrebbe condannati.
Erano madidi di sudore quando arrivarono entrambi all'apice del piacere. E mentre Rhaegar si spingeva dentro di lei per l'ultima volta le sussurrò all'orecchio – Ti amo Lyanna...
Stavolta Lyanna non lo fermò, non l'avrebbe mai più fermato. Lei era sua adesso, in tutti i sensi, ma quella frase, forse significava che anche lui le apparteneva. A lei, la donna che amava, e non a sua moglie, la principessa Elia Martell.
Rimasero per lunghi istanti immobili, ad osservarsi a vicenda, senza dire una parola.
Finché non sopraggiunse la stanchezza.

La fastidiosa luce del sole le colpì gli occhi costringendola ad aprirli.
Rimase un po' perplessa nel vedere foglie e rami degli alberi al posto del soffitto della sua tenda, ma poi ricordò tutto quello che era successo la sera precedente e un sorriso le si stampò in volto.
Sapeva che si sarebbe dovuta sentire in colpa, ma in quel momento era troppo felice persino per pensarci.
Girò il capo verso destra, Rhaegar era lì, perfettamente sveglio, che la osservava, anche lui sorridente.
Erano abbracciati l'uno all'altra, le loro gambe che si intrecciavano, mentre il mantello cremisi di lui faceva loro da coperta, nascondendo alla vista lo stretto necessario.
Lyanna avvicinò il proprio viso al suo, lasciandogli un dolce bacio sulle labbra – Buongiorno. – Disse, la voce ancora impastata dal sonno.
Lui le sorrise maliziosamente, con uno scatto fulmineo, si posizionò sopra di lei, e la baciò con molta più passione – Buongiorno anche a te. – Rispose, strofinando il proprio naso contro il suo. Poi iniziò a tempestarle le guance e il collo di leggeri baci, lei scoppiò a ridere e dimenarsi sotto la “coperta” per il solletico che le provocavano.
– Che ore sono? – Chiese, mentre lui la baciava ancora.
– Circa le nove di mattina. – Rispose il ragazzo tra un bacio e l'altro.
Lyanna si alzò di scatto a sedere, scansandolo bruscamente – Le nove di mattina? Mi prendi in giro? E' tardissimo! Perché non mi hai svegliata prima?
Rhaegar si limitò darle un'alzata di spalle, come risposta.
– Ti rendi conto del guaio in cui potremmo cacciarci se ci scoprissero?! – Domandò lei, quasi urlando – I miei fratelli saranno già pronti. E mi uccideranno se non mi faccio viva entro l'inizio del torneo!
Lui scosse la testa, trattenendo una risata.
– Che c'è da ridere? Posso ricordarti che dovresti parteciparvi anche tu a quel torneo. – Gli rispose a tono la ragazza, mentre cercava di raggruppare i suoi vestiti.
Il principe sbuffò esasperato e si alzò a sedere.
– Ti aiuto se ti dico che farò il tifo per te tra gli spalti? – Scherzò Lyanna – Dove diavolo sono quei maledetti stivali?
Lui, con un sorriso malizioso stampato in volto, le si avvicinò da dietro,  iniziando a baciarle piano la schiena nuda. La ragazza chiuse gli occhi, mentre il respiro le si faceva più pesante.
– No. Ma mi aiuteresti se rimanessimo qui, ancora per un po'. A... passare il tempo.
Lyanna si scostò da lui. Lo guardò negli occhi, accarezzandogli dolcemente la guancia con una mano – Scordatelo. Non che mi sarebbe dispiaciuto, certo. Ma dobbiamo andarcene, prima che qualcuno si accorga della nostra assenza.
Detto questo iniziò ad infilarsi frettolosamente i vestiti.
– E va bene. – Rispose lui, che ormai aveva perso la speranza.
Quando furono entrambi vestiti, prima che lei potesse andarsene, Rhaegar la prese tra le braccia, e la baciò con passione. La ragazza ricambiò il bacio intrecciando le braccia dietro al collo di lui.
Si staccarono, e rimasero per qualche secondo così, abbracciati, le fronti che si toccavano.
– A dopo, Lyanna. – le sussurrò lui.
– A dopo. – Rispose lei, depositandogli un altro dolce bacio sulle labbra.
Lyanna stava per andarsene, quando le tornò qualcosa alla mente – Volevo chiederti, sei stato tu a lasciarmi quella rosa sul cuscino ieri sera?
Il principe sorrise impercettibilmente – L'hai trovata.
Lei ricambiò dolcemente il sorriso.
– E Rhaegar, se ti capitasse di gareggiare contro Robert, durante il torneo, fagli mangiare un po' di polvere da parte mia.
Il principe scoppiò a ridere – Consideralo già fatto.
Lyanna rimase ad osservarlo per un po', era davvero bello, con i capelli arruffati e la camicia sbottonata. Poi si decise a congedarsi.
Non fece in tempo a fare tre passi che lo sentì mentre la richiamava.
– Lyanna?
– Sì? – Chiese lei girandosi.
– Il cavallo. – Rispose lui indicando Sturdust con un cenno della tesata.
Dopo quella notte se ne era completamente dimenticata. Almeno ora, se i suoi fratelli avessero fatto domande avrebbe potuto dire loro che era andata a fare una passeggiata a cavallo.
Slegò la giumenta, e si incamminò verso l'accampamento.
Lyanna si sentì leggera, per la prima volta da tanto tempo.

 

Rhaegar si stava dirigendo all'armeria posta dietro gli spalti, pronto per partecipare al torneo.
Appena tornato nella sua tenda, dopo la notte trascorsa, aveva fatto chiamare uno scudiero, il quale lo aveva aiutato ad indossare l'armatura color ossidiana che portava indosso. Lo stesso scudiero che adesso camminava di fianco a lui, tenendo il suo cavallo per le briglie.
Il principe avrebbe dovuto partecipare al torneo di lì a poco. Si immaginò le schiere di cavalieri pronti a gareggiare e a vincere durante questo ultimo giorno di giostra. Lui non era mai stato competitivo, non gli era mai importato molto della gloria, perciò non si faceva certi problemi. Ma quel giorno non aveva la minima intenzione di preoccuparsi del torneo. Perché la sua mente era rimasta con lei.
Pensò di non essere mai stato così felice in vita sua, e doveva decisamente avere un'espressione da idiota dipinta in faccia, dal modo strano in cui lo guardava il suo scudiero.
Ma non riusciva a non nasconderla, quando era con Lyanna tutti i suoi problemi e le sue preoccupazioni sparivano. Non c'erano più gli eccessi di follia di suo padre, non c'era il malcontento del popolo, non c'era sua madre costretta a subire violenze, ne la moglie che non amava, e che probabilmente si aspettava qualcosa di più da parte sua.
No, c'era solo lei, che con la sua bellezza e la sua semplicità oscurava tutto il resto.
Ancora non poteva credere a quello che era accaduto quella notte, men che meno se pensava, che solo un giorno prima credeva di averla persa per sempre.
Ricordava il dolore straziante provato in quei giorni di allontanamento. Il pensiero di lei era sempre stato nella sua mente a tormentarlo, e di notte lo perseguitava nei suoi incubi. In ogni occasione possibile la cercava con lo sguardo, come se avesse paura di scordare com'era fatta, cosa impossibile, visto che l'immagine di lei era marchiata a fuoco nella sua mente e non gli lasciava tregua.
Poi due sere prima non era riuscito a resisterle, nonostante si fosse imposto di ignorarla, nonostante sua moglie fosse lì accanto a lui, non faceva altro che pensare a lei, e dopo averla vista allontanarsi dal tavolo, l'aveva seguita alla prima occasione possibile, cercando di non farsi notare da nessuno.
Ricordò la sua rabbia quando aveva trovato lei e Robert nella foresta, e si era reso conto di quello che lui stava per farle. Così intrappolata e in lacrime non sembrava neanche più lei, il suo sguardo era vuoto, sconvolto dalla disperazione, non era più la ragazza selvaggia ed insolente che conosceva. E questo non aveva fatto altro che accrescere la sua furia. Se non ci fosse stata Lyanna probabilmente nessuno avrebbe potuto impedirgli di trapassare Robert da parte a parte con la sua spada, era così furioso per quello che lui aveva cercato di farle, che avrebbe potuto ucciderlo all'istante e senza ripensamenti. Quel pensiero lo faceva ancora rabbrividire, lui odiava uccidere, non gli era mai neanche piaciuto combattere, era bravo certo, ma non amava le arti della guerra. Nonostante questo, in quell'istante avrebbe potuto uccidere un uomo senza battere ciglio, una cosa di cui poi si sarebbe sicuramente pentito, e che avrebbe contribuito ad animare i suoi incubi, insieme a Sala dell'Estate, fino alla tomba. Se lui pensava di poter compiere tali azioni, cosa lo rendeva migliore di suo padre?
Ma fortunatamente era riuscito a mantenere il controllo ed un atteggiamento dignitoso, come gli avevano sempre insegnato.
Dopodiché si era fiondato da lei, era così preoccupato, così spaventato, se le fosse accaduto qualcosa si sarebbe incolpato a vita per non essere riuscito ad impedirlo.
Ma lei stava bene, era un po' scossa, ma stava bene.
Probabilmente fu proprio in quel momento che si accorse di quello che provava, non era semplice attrazione o ammirazione, lui la amava, come non aveva mai amato nessuno. Non aveva pensato neanche un secondo mentre urlava quell'importante verità alla ragazza, era stato tutto istintivo, dettato dai pensieri che lo avevano assillato per giorni.
L'attimo in cui le era stato accanto, stringendola tra le braccia gli era sembrato eterno, capace di guarire tutte le ferite causate dalla separazione.
Ma era finito.
Lyanna aveva messo bene in chiaro la realtà, loro non potevano stare insieme, non avrebbero mai potuto. A causa sua, a causa di sua moglie. Lei lo aveva capito, e faceva di tutto per evitare l'inevitabile. Per non disintegrare la sua famiglia, per non causare sofferenza alla donna che lui avrebbe dovuto amare.
Rhaegar era rimasto scioccato da quelle parole, perché sapeva che erano la verità, e che sarebbe dovuto essere lui a preoccuparsi di quello che avrebbero potuto causare, e non Lyanna. Ma quando era con lei non riusciva a fare più niente di razionale.
Per questo motivo quella stessa notte l'aveva seguita nel bosco.
Era fuori dalla sua tenda dopo essersi svegliato a causa dell'ennesimo incubo, quando aveva visto una figura incappucciata muoversi di corsa verso la foresta. Il modo in cui si muoveva, non aveva dubbi, era lei.
Le era corso dietro fino a quando non si era fermata, sistemando una borsa da viaggio in groppa al cavallo.
E aveva capito. Sarò costretta a spezzarti il cuore, gli aveva detto lei. Non era perché avrebbe cercato di allontanarlo, ma perché si sarebbe allontanata lei. Se ne sarebbe andata per sempre. A quel pensiero Rhaegar era rimasto paralizzato, non sarebbe mai riuscito a vivere senza di lei. Anche se sapeva che prima o poi il torneo sarebbe finito, e avrebbe dovuto dirle addio.
Aveva tentato in tutti i modi di farla ragionare, e a quanto pareva c'era riuscito.
Lei si era voltata, per poi fiondarsi tra le sue braccia.
E da quell'istante in poi l'istinto aveva preso il sopravvento, Rhaegar non aveva ragionato neanche un attimo su quali sarebbero potute essere le conseguenze. Sapeva solo che non si voleva fermare, che voleva che lei fosse sua.
E così in quelli che erano sembrati pochi secondi i loro vestiti erano finiti a terra, e loro si erano ritrovati stesi al suolo, nudi e ansimanti, mentre diventavano l'uno parte dell'altra, un tutt'uno.
Il piacere era stato incontrollabile, mentre entrambi raggiungevano l'apice. Lei era cosi bella, nuda e sotto di lui, la pelle chiarissima illuminata dalla luce della luna, e i capelli sparsi disordinatamente sull'erba. Aveva quasi avuto paura di romperla.
Quando si era svegliato quella mattina, era rimasto ad osservarla dormire per quelle che gli sembravano ore. Era così serena e rilassata, con il respiro regolare che le faceva alzare ed abbassare piano il petto, che riuscì ad infondergli una sensazione di tranquillità che provava raramente .
Avrebbe voluto rimanere nel bosco con lei per tutta la vita, ma aveva un torneo al quale partecipare. E poi Lyanna aveva ragione avrebbero dovuto essere prudenti o sarebbero stati scoperti.
Ma quello che stava per fare era l'esatto contrario della prudenza.
Probabilmente era ancora assuefatto delle sensazioni provate quella notte, o dall'amore, quando un'idea folle si era formata nella sua mente, un idea che avrebbe potuto stravolgere le loro vite per sempre.
Rhaegar aveva giurato a se stesso di ricompensare in qualche modo il coraggio di Lyanna, dopo che questa aveva rischiato tutto per partecipare al torneo, aiutando il suo amico.
E c'era solo un modo per farlo, vincere e incoronarla sua regina di Amore e Bellezza.
Sapeva che era una pessima idea, che metà della persone che conosceva l'avrebbero odiato per quel gesto, ma non gli importava.
Doveva dimostrare a Lyanna che per lui non era solo un passatempo, una ragazza con la quale si era divertito per una notte. Doveva dimostrarle che la amava, che la amava davvero, e che avrebbe rischiato qualsiasi cosa per lei, anche al costo di essere odiato dalla sua stessa moglie.
Si era rimproverato tutta la mattina per quello che stava per fare ad Elia, non riusciva a fare a meno di sentirsi in colpa, ma cercava di non pensarci troppo, e sperava che lei non lo avrebbe odiato.
Si immaginò lo sguardo pieno d'odio che gli avrebbe riservato la donna, quando lui avrebbe consegnato a Lyanna la corona di rose d'inverno che aveva fatto preparare, - uguali alla rosa blu che le aveva lasciato sul cuscino la notte prima, allo scopo di farsi perdonare per la sua insolenza - e che ora teneva il suo scudiero, avvolta in un panno.
Fece un respiro profondo, in modo da calmarsi, e si diresse verso un angolo dell'armeria, dove Jon ed Arthur stavano parlando.
Si avvicinò a loro, che accorgendosi della sua presenza chinarono il capo in segno di rispetto – Vostra altezza. – Dissero i due in coro.
Jon si avvicinò a lui e posandogli una mano sulla spalla disse – Finalmente siete arrivato! Ma dove eravate finito? E' da ieri sera che non vi vediamo. Il torneo stava per iniziare senza di voi!
– Avevo da fare. – Si limitò a rispondere Rhaegar, i due non fecero domande, anche se Arthur continuava a scrutarlo da capo a piedi, come se ci fosse stato qualcosa di sospetto in lui.
– Beh, il torneo sta per iniziare. – Disse Jon ad entrambi i suoi interlocutori – Sarà meglio che vada prima che qualcuno occupi i posti migliori. Buona fortuna!
E detto questo si avviò verso la platea, lasciando Rhaegar ed Arthur da soli.
Il principe si voltò verso Arthur, non si era neanche reso conto che questo era intento a lucidare Alba, la famosa spada della famiglia Dayne.
Il cavaliere alzò lo sguardo verso il suo – E così, avevi da fare, eh? – chiese sospettoso.
– Sì, perché? – Rispose lui.
Arthur lo osservo in silenzio, con un espressione divertita che non prometteva niente di buono, dipinta in faccia – Oh, niente. E' che, se non ti conoscessi bene, dall'enorme sorriso che hai dipinto in faccia dedurrei quasi che sei stato a letto con qualcuno.
Rhaegar rimase perplesso, dopo quell'affermazione non sapeva cosa dire. Era davvero così evidente?
– Forse è meglio se andassimo a prepararci per il torneo. – Rispose alla fine, tentando di cambiare argomento.
I due si avvicinarono alla postazione di partenza, mentre osservavano schiere di cavalieri che si affrontavano sulla pista.
Dopo un po' di tempo Arthur stesso scese in pista, disarcionando con facilità il suo avversario. Sarebbe stato di certo un rivale temibile.
Quando annunciarono il suo turno un sorriso gli si formò in volto, quella sarebbe di certo stata una bella giornata, perché l'uomo contro il quale doveva battersi era Robert Baratheon.
Il lord di Capo Tempesta - nella sua armatura ricoperta da un drappo a sfondo dorato, dove svettava un cervo imbizzarrito, nero come la notte - lo guardava in cagnesco, visibilmente in collera con lui, forse per la loro disputa di qualche sera prima.
Rhaegar salì in groppa al suo cavallo dal manto scuro, pronto ad affrontarlo. Di certo non gli sarebbe dispiaciuto far cadere quell'idiota a faccia avanti, ne causargli qualche ferita, non così grave da ucciderlo, ma abbastanza da fargli ricordare che non si sarebbe mai più dovuto mettere contro di lui.
L'ira lo animò appena ripensò al modo in cui Robert aveva toccato Lyanna, al modo in cui la guardava, come se fosse sua e solo sua.
Ricordò la paura provata quando, due notti prima, trovandolo con lei aveva pensato al peggio, e la disperazione della ragazza, che così in trappola, non era neanche in grado di proteggersi. Era arrivato giusto in tempo, ma se non l'avesse fatto? Non osava immaginare cosa sarebbe successo.
Robert era stato spregevole, come aveva potuto fare quello che aveva fatto a Lyanna, la sua promessa sposa, la donna che diceva di amare. Quello non era amore, o avrebbe pensato al benessere di lei prima di tutto.
Il principe prese in mano la lancia che porgeva il suo scudiero, la strinse così forte che la mano iniziò a pulsargli per il dolore.
Doveva calmarsi, essere nervoso non avrebbe di certo migliorato la situazione, e sicuramente non gli avrebbe fatto vincere l'incontro.
Il suo sguardo partì automaticamente verso la platea, cercando quello di Lyanna, e quando la trovò, seduta vicino ai fratelli rimase senza fiato, come sempre.
Era bellissima, i capelli bruni sciolti e ribelli, le pelle candida come la neve, e gli occhi, che nonostante fossero di un freddo grigio erano in grado di accendere la sua anima come fossero stati micce pronte a farlo esplodere.
Indossava un abito blu scuro, molto più elegante di quello che aveva la sera prima, le avvolgeva il corpo, così facendone intravedere le forme sinuose. Sulle spalle portava un mantello grigio, la cui parte superiore era contornata di pelliccia, nello stile del Nord.
Gli sorrideva, un caldo sorriso si apriva sul suo volto, alterando la forma delle labbra carnose che tanto amava baciare.
A quella vista tutta la rabbia di Rhaegar svanì, e il desiderio tornò prepotente a farsi sentire. La voleva.
Avrebbe voluto prenderla tra le sue braccia e strapparle vi vestiti di dosso, per poi baciare ogni centimetro cubo del suo corpo.
Ma non potevano, non in quel momento. Aveva un torneo da vincere.
Si infilò l'elmo, e appena il segnale fu scattato partì alla carica.
Robert avanzava verso di lui con la furia che lo caratterizzava. Gli zoccoli dei cavalli sbattevano sulla terra polverosa senza sosta. Finché i due non furono a qualche metro di distanza.
Rhaegar prese le mira e puntò la lancia, proprio nel mezzo del petto dell'avversario, poi attese l'impatto.
Lo schianto fu tremendo, il rumore del legno che si frantumava contro l'acciaio, un uomo che con un tonfo cadeva a terra, e il suo cavallo che fuggiva imbizzarrito.
Il principe si tolse l'elmo vittorioso sentendo il pubblico esplodere in un turbinio di applausi ed acclamazioni.
Robert era finito a terra, e si contorceva, tenendosi il fianco destro. Rhaegar sorrise a quella vista, forse non era giusto ridere della sconfitta altrui o di un uomo ferito, ma se quell'uomo era Robert Baratheon si poteva fare un eccezione.
Un uomo si avvicinò al lord di Capo Tempesta e gli porse la mano, per aiutarlo a rialzarsi, ma questo rifiutò l'aiuto in malo modo e si rimise in piedi da solo anche se con un po' a fatica, per poi lanciare al principe uno sguardo d'odio puro e allontanarsi.
Rhaegar riportò lo sguardo verso Lyanna che sembrava parecchio impegnata nel trattenesi dal ridere, mentre tentava di evitare lo sguardo di rimprovero di uno dei suoi fratelli.
Robert spuntò all'improvviso da dietro una tenda, sopra gli spalti, per poi accomodarsi di fianco a lei.
Il principe non si era reso conto che i settori delle famiglie Stark e Baratheon erano confinanti, ma la vicinanza forzata di Robert e Lyanna, unita al modo in cui lui la guardava, come se la vedesse già nuda, contribuì notevolmente a far aumentare il suo nervosismo.
Cercò di pensare ad altro e di concentrarsi sul torneo.

Aveva passato tutto il pomeriggio a vedere i cavalieri sfidarsi per la vittoria, e a combattere lui stesso. E adesso era pronto - già in groppa al proprio cavallo e con la celata dell'elmo tirata giù - per lo scontro decisivo, quello che avrebbe decretato il vincitore del torneo.
Il suo precedente avversario era stato Arthur. Aveva avuto ragione a considerarlo temibile. Era arrivato in semifinale, battendo facilmente tutti i cavalieri che si era trovato davanti.
Ma quel giorno nessuno era in grado di fermare Rhaegar, e nessuno sarebbe stato capace di distrarlo dal suo obbiettivo finale. Implacabile, aveva disarcionato un cavaliere dopo l'altro, senza battere ciglio. E anche il temibile Arthur Dayne era caduto facilmente sotto un colpo della sua lancia.
Ma l'avversario contro il quale si trovava a gareggiare adesso era forse molto più temibile.
Barristan Selmy il Valoroso. Già membro della Guardia Reale quando lui era solo un bambino di poco più di un anno, ser Barristan era un vero uomo d'onore e un cavaliere eccezionale. Aveva già giostrato contro di lui, qualche anno prima, durante un torneo tenutosi a Capo Tempesta, ed era stato battuto. Perciò quella non si preannunciava una vittoria facile.
Nonostante ciò ser Barristan era una delle persone più care a Rhaegar. Oltre ad essere un suo grande amico, - e talvolta il suo insegnate d'armi di quando un bambino - Rhaegar, forse anche a causa dell'età avanzata del cavaliere più che quarantenne. Lo considerava come un secondo padre o come il padre che desiderava e che non aveva mai avuto.
Si preparò sulla linea di partenza.
A quanto pareva, da quello che gli aveva riferito Arthur, Barristan aveva buoni motivi per vincere, in quanto era segretamente infatuato di sua sorella, la bella Ashare Dayne, e desiderava incoronarla sua regina di Amore e Bellezza.
Non poteva permetterlo. Da sotto la celata dell'elmo il suo sguardo si posò sulla figura di Lyanna.
La sua fiera Lupa del Nord lo osservava dall'alto della platea con preoccupazione.
Rhaegar udì il segnale della partenza, la bandiera si abbassò, e i cavalieri spronarono i cavalli al galoppo.
Mentre galoppava, con la lancia già pronta a colpire, il principe aveva solo una cosa per la testa, lei, c'era solo Lyanna.
Non il pubblico di spettatori, ne il suo avversario che lo caricava, ne il cavalli che procedevano quasi sferzando l'aria o il vento fastidioso che gli veniva incontro costringendolo a socchiudere gli occhi. No, contava solo lei.
E ad un tratto un boato, migliaia di voci che si accavallavano l'una sull'altra, fischiando e urlando.
Acclamando la vittoria del Principe Drago.
Barristan Selmy si stava alzando da terra, con un espressione affranta in volto, che però cercava di non dare a vedere.
Rhaegar aveva appena vinto il torneo di Harrenhal.
Si sfilò l'elmo per poi osservare le reazioni del pubblico acclamante.
Sotto lo stendardo dei Martell la piccola Rhaenys lo applaudiva ridendo, con le sue manine paffute, mentre seduta sulle ginocchia di Elia scambiava delle parole, a lui incomprensibili, con la madre. La stessa che, con un sorriso stampato in volto, alternava i suoi sguardi da lui alla figlia, guardandolo con amore. Una stretta di angoscia si impossessò del principe. Chissà se l'avrebbe più guardato così, dopo quello che stava per fare.
Il suo sguardo si spostò più in alto, dove suo padre lo guardava compiaciuto, con un mezzo sorriso. Dal punto di vista di qualsiasi persona sarebbe potuto sembrare orgoglioso di suo figlio, e forse lo era. Ma Rhaegar lo conosceva troppo bene per non accorgesi della punta di odio che traspariva dai suoi occhi. Il re guardava prima suo figlio, poi la folla acclamante, indignato, come se fosse invidioso, come se avesse voluto che quelle attenzioni fossero rivolte a lui. Forse suo padre aveva paura che lui potesse rubargli l'amore del popolo? Come poteva il re non pensarlo dopo quello che il figlio aveva tentato di fare. Dopotutto il torneo era stato organizzato proprio per quello.
Infine lo sguardo di Rhaegar si posò su Lyanna. Inizialmente sembrava quasi sollevata, mentre lo guardava con un dolce sorriso sulle labbra. Poi però gli occhi grigi di lei lo osservavano tristi, come se avesse avuto paura di vederlo svanire.
Magari cominciava davvero a dubitare delle parole che lui le aveva detto.
Vedendo quello sguardo, il principe si fece forza. Sapeva cosa doveva fare ora.
Si voltò, trovando lo scudiero era già pronto con una corona di rose, blu come il ghiaccio, in mano.
Il principe abbassò la lancia verso il ragazzo che infilò la ghirlanda sull'estremità della punta di quest'ultima.
Poi Rhaegar partì al galoppo radente gli spalti, mentre il pubblico ancora esultava per la sua vittoria.
Era sempre più vicino ad Elia, mancava meno di un metro, e mentre avanzava senza rallentare, le voci si fecero sempre più fievoli e le domande iniziarono ad aleggiare nell'aria.
Sentiva il battito del suo cuore farsi più veloce man a mano che procedeva.
E poi successe.
Con uno scatto fulmineo il suo cavallo superò sua moglie, la principessa di Dorne.
E ogni voce, applauso e acclamazione in tutta la platea si spense. I sorrisi sui volti della gente divennero espressioni di puro sbalordimento. Alcuni erano semplicemente rimasti perplessi e confusi, a bocca aperta. Mentre altri lo guardavano con indignazione e disprezzo, pronti a giudicarlo.
Il suo cavallo rallentò fino a fermarsi davanti allo stendardo della famiglia Stark.
Rhaegar sollevò la lancia verso l'alto, sopra gli spalti, fino a farne arrivare la punta, dove penzolava la ghirlanda di fiori, davanti allo sguardo di Lyanna.
Cori stupiti di voci provennero da dietro le sue spalle, ma il principe non vi badò neanche, i suoi occhi erano rivolti solo a lei.
A quanto pareva la ragazza era rimasta parecchio impreparata a quel gesto. Per la prima volta era stato lui a stupirla.
Lo fissava sbalordita, quasi scioccata. La bocca semiaperta in un espressione di sorpresa, e la fronte corrugata, come se si stesse ancora chiedendo che cosa era appena successo.
Si voltò il capo verso il fratello Brandon, il quale sembrava furibondo, la mascella contratta e i pugni chiusi. Guardava Rhaegar con disprezzo, evidentemente aveva preso il suo gesto come un affronto alla sorella.
Gli occhi di Lyanna tornarono ad incontrarsi ai suoi, c'era rimprovero nel suo sguardo, ma allo stesso tempo angoscia. Scosse impercettibilmente la testa, come a supplicarlo. Ma ormai era fatta.
Rhaegar sperò di non averla offesa, e se invece di averla onorata come credeva l'avesse derisa? E se se lei l'avesse odiato?
I dubbi del principe dovettero essere palesi, perché lo sguardo della ragazza si addolcì, adesso lo guardava commossa, con amore. Gli occhi di Lyanna si posarono sulla corona di rose d'inverno, ancora appesa all'estremità dell'asta, distante pochi centimetri da lei.
Gli rivolse un sorriso affettuoso, forse un po' sconsiderato vista la situazione.
Poi allungò il braccio, e afferrò la ghirlanda di fiori blu.
Un coro di bisbiglii percossero le gradinate, lo sguardo di tutti i Sette Regni era puntato su di loro, il principe sposato, e la lady promessa sposa ad un altro. E su quella corona di rose, che avrebbe cambiato per sempre i loro destini.
Alla destra di Lyanna suo fratello Ned si era alzato in piedi e stava tentando di dire qualcosa ad un Robert Baratheon pietrificato. Il lord era rimasto perfettamente immobile dall'istante in cui il cavallo di Rhaegar si era fermato davanti a loro. Fino a quando finalmente, il silenzio assordante non fu rotto da una fragorosa risata.
Robert si stava piegando in due dalle risa, sotto lo sguardo perplesso del suo amico, in piedi dietro di lui, e della maggior parte degli spettatori.
Rideva, certo, ma il principe riuscì a leggere solo odio negli sguardi che gli lanciava, odio puro, e rabbia che aspettava solo di esplodere, all'unico scopo di riuscire ad ottenere la propria vendetta per quell'umiliazione.
Le risate cessarono, e mentre tutti, compresa Lyanna, continuavano a guardare Robert sconcertati, lui, cercando di mantenere un'aria di allegria esclamò al suo amico Ned qualcosa che al principe suonò tipo – Non ha fatto altro che pagare a tua sorella il dovuto!
Ma lo sguardo di Rhaegar si era ormai spostato dall'altra parte della sala, dove sua moglie fissava un punto impreciso davanti a se, con sguardo inespressivo.
Da quando aveva incoronato Lyanna sua regina di Amore e Bellezza lei non lo aveva neanche più guardato.
Elia aveva il respiro tremante, mentre la sua dama da compagnia, Ashara le accarezzava un braccio, tentando di confortarla, anche lei lanciando di tanto in tento lunghe occhiate di disprezzo al principe.
Ma il peggio fu vedere il modo in cui lo stava fissando Oberyn Martell, il fratello di sua moglie. Ora era sicuro che lo avrebbe ucciso.
L'uomo lo guardava in cagnesco, lo sguardo sprezzante e pieno di ira.
Rhaegar sapeva che dopo quel gesto l'avrebbero odiato, sapeva che Elia probabilmente non lo avrebbe mai perdonato, ma non immaginava che sarebbero arrivati fino a quel punto.
Preso dallo sconforto spostò lo sguardo sull'ultima persona della quale avrebbe voluto sapere l'opinione.
Suo padre il re lo osservava dall'alto, aveva un sorriso divertito stampato sulle labbra, ma sembrava anche disdegnato. Come se fosse stato disgustato dalle azioni del proprio figlio, ma allo stesso tempo ne fosse soddisfatto.
Rhaegar ne comprese il motivo, tutti quegli sguardi d'odio e disprezzo ora, e molto probabilmente anche in futuro sarebbero stati rivolti a lui e non più solo al re. Con un semplice gesto il Principe Drago aveva perso la sua gloria e il rispetto del suo regno, era questo che divertiva suo padre. Ora che metà del regno lo odiava chi l'avrebbe più seguito?
Poi la sua pelle si accapponò. Suo padre osservava Lyanna, con un sorriso inquietante.
No, lei no.
Rhaegar comprese, compiere quel gesto, esporre i propri sentimenti, lo aveva reso vulnerabile e di conseguenza anche manipolabile.
Da quel momento in poi la vita della donna che amava avrebbe potuto essere in pericolo, e per colpa sua. Suo padre avrebbe potuto ricattarlo a proprio piacimento.
Passò di nuovo lo sguardo sulla platea scorgendo sguardi d'odio ovunque. Baratheon, Arryn, Stark, Martell, Lannister... Non faceva differenza chi erano, la loro ira era rivolta verso di lui, verso suo padre, verso la sua famiglia.
In quell'istante gli tornò alla mente la frase che gli aveva detto sua madre, quando si era raccomandata con lui di occuparsi del re: Non possiamo permetterci neanche un minuscolo errore.
No, non potevano o sarebbero stati rovinati. Che cosa avrebbe pensato lei dopo aver scoperto quello che il figlio aveva appena fatto?
Mai Rhaegar avrebbe potuto immaginare che sarebbe stato proprio lui, e non suo padre a commettere quell'errore.
Mai avrebbe pensato che il solo compiere quel gesto avrebbe acceso un fuoco capace di consumare la sua Casa, la sua famiglia e tutti coloro che amava.
Ma ormai era troppo tardi.

Era tardo pomeriggio, e il torneo era terminato ormai da tempo.
Rhaegar faceva avanti e indietro, davanti alla tenda di sua moglie, indeciso se entrare o meno, ormai da più di un quarto d'ora.
Dopo aver incoronato Lyanna regina di Amore e Bellezza, il principe aveva passato l'intero pomeriggio a ragionare sulle conseguenze di quell'azione.
Come aveva previsto metà delle persone a cui teneva ora lo odiavano, forse anche Lyanna stessa. In più aveva causato conflitti interni tra casate, altro astio verso la famiglia reale da parte del popolo, che già a causa del comportamento suo padre non li amava, e probabilmente avrebbe anche messo a rischio la vita della donna che amava.
Ma sopratutto si sentiva in colpa per  Elia. Non la amava, certo, ma teneva a lei, era sempre stata una buona moglie, era cortese e gentile, ed era la madre di sua figlia. Vederla così apatica, come se non fosse più stata capace di provare niente l'aveva distrutto. Si era preparato alle lacrime, alle grida all'odio, ma quella reazione lo aveva completamente spiazzato.
Non si meritava quello che le aveva fatto.
Era vero, sul momento l'unica donna a cui aveva pensato era Lyanna, ma non poteva permettersi di scordare lo scopo della sua intera vita e i suoi compiti, per lei.
E allora perché non riusciva a farne a meno, perché non riusciva a pensare lucidamente quando c'era di mezzo quella ragazza? Era inutile farsi domande, sapeva qual'era la risposta, e niente avrebbe potuto cambiare la situazione.
Aveva infranto la promessa fatta a sua madre, aveva commesso un errore, un enorme errore, al quale, anche volendo non avrebbe mai potuto porre rimedio. E se le ipotesi di sua madre erano corrette, tutti loro avrebbero pagato molto amaramente per la sua sconsideratezza.
Una cosa era certa, se la regina fosse stata lì di certo lo avrebbe rimproverato, ricordandogli che Elia era sua moglie, che le doveva rispetto e che avrebbe dovuto vergognarsi per l'affronto che le aveva fatto.
Per quel motivo ora era davanti alle tenda di Elia, un'ampia struttura circolare rivestita da pesanti stoffe gialle e arancioni, che svolazzavano al soffiare del vento. E, sopra la quale ondeggiavano gli stendardi delle case Martell e Targaryen.
Ma Rhaegar non aveva il coraggio di entrare, non aveva il coraggio di affrontare sua moglie, di vedere la sua reazione, la sofferenza che le aveva provocato. E poi, non aveva la minima idea di cosa dirle. Di certo scusarsi non sarebbe bastato.
Mentre ancora rimuginava su tali pensieri sentì una vocina trillante provenire da dietro le sue spalle – Padre!
Il principe si voltò, Rhaenys correva verso di lui sorridendo, tenendosi il bordo della gonna con le manine, per evitare di inciampare.
Rhaegar istintivamente la prese in braccio al volo, gli sembravano secoli che non stringeva la sua bambina. Almeno lei non lo odiava, certo non si rendeva neanche conto della situazione, ma lo rincuorò sapere che c'era qualcuno che gli voleva ancora bene come se non fosse accaduto niente.
Iniziò ad accarezzare il lunghi capelli neri della piccola, mentre la teneva stretta. Era così leggera che avrebbe potuto sollevarla con un solo braccio.
Lei ridacchiò osservandolo con i suoi grandi occhioni neri – Padre, avete vinto! Avete vinto il torneo come avevate promesso!
Rhaegar non poté fare a meno di sorriderle, nonostante quello che gli era costata la vittoria e nonostante le sue preoccupazioni, non poteva mostrare la propria tristezza a Rhaenys, lei doveva restare fuori da quella storia, vivere felice e ignara della situazione.
E poi era impossibile non sorridere quando si parlava con la piccola principessa.
– Sì, ho vinto, te l'ho promesso, no?
La bambina riprese a ridere, come se la cosa la divertisse parecchio – Balerion sarà felicissimo quando glielo dirò!
Rhaegar alzò gli occhi al cielo scoppiando in una risata, sua figlia doveva proprio avere una passione per quel gatto riusciva a pensare a lui in ogni situazione – Sai Rhaenys, non penso che a Balerion importi molto di questo.
Lei mise su il broncio che faceva sempre quando ragionava su qualcosa di cui non era pienamente convinta.
Poi gli fece una domanda che non si sarebbe mai aspettato – Padre, perché avete consegnato la strana corona di fiori blu alla bella signora vestita di grigio?
Rhaegar rimase spiazzato, non sapeva cosa risponderle, non avrebbe potuto dirle la verità, non solo lei era troppo piccola per capire, ma non voleva rovinare il rapporto che aveva con sua figlia.
Restò in silenzio per qualche secondo poi provo ad inventarsi qualcosa – Beh, vedi Rhaenys, io...
Fortunatamente furono interrotti da una voce proveniente dall'interno della tenda – Principessa Rhaenys, quante volte io e vostra madre dovremmo dirvi di non uscire  senza il suo consenso. Mi ero molto spaventata, pensavo quasi...
Poi la voce si bloccò all'improvviso.
Dalla tenda era uscita una ragazza. Alta, con i lunghi capelli neri che le scendevano sulle spalle in morbide onde, gli occhi erano violetti, simili ai suoi, aveva la pelle chiara, e indossava un vestito di seta viola, adornato di veli di tonalità più chiare del colore, mentre dalla fronte le scendeva un piccolo diadema a forma di goccia.
Ashara Dayne, sorella di Arthur e dama di Elia rimase lì immobile a fissarlo, ma la sua espressione non preannunciava niente di buono.
Più la ragazza lo guardava più sembrava disgustata.
– Che cosa ci fate qui? – Chiese lei aspra, Rhaegar non aveva mai parlato molto con lady Ashara, ma da quello che ricordava, di solito era più gentile e cortese. Adesso lo disprezzava, ovviamente, era una grande amica di Elia, e lui l'aveva ferita.
Rhaegar mise la bambina a terra e si rivolse a lady Ashara – Sono qui per vedere Elia.
La dama aggrottò la fronte, per poi lanciargli un'altra occhiata sprezzante – La mia signora al momento non vole vedere nessuno. – Rispose fredda – Voi prima di ogni altro.
Rhaegar la ignorò e avanzò verso l'ingresso della tenda, ma lei gli bloccò il passaggio.
A quel punto il principe decise di prendere in mano la situazione, doveva parlare con Elia, assolutamente.
– Posso ricordarvi, lady Ashara, che è mia moglie, e che posso vederla quando voglio. – Rispose lui con contegno.
La ragazza sembrò irritata da quell'affermazione, ma alla fine si scostò, lasciandogli libero il passaggio.
Rhaegar si fiondo all'interno della tenda, seguito dalla dama e dalla bambina.
L'atmosfera dentro l'ambiente era quasi irreale. I raggi del sole filtrati dalle stoffe gialle e arancioni creavano giochi di luce dai colori caldi, infondendo un senso di tranquillità.
Una donna si avvicinò a loro, la pelle olivastra tendente quasi al bruno, i capelli neri e lucidi, e gli occhi scuri. Conosceva bene quella donna. Era sua moglie. Non poté fare a meno di notare che i suoi occhi erano rossi e gonfi, probabilmente a causa del pianto.
Lei non si era ancora pienamente resa conto della sua presenza, teneva lo sguardo basso, fisso al pavimento – Ashara, grazie agli dei l'avete trovata, cominciavo a spaventarmi...
Elia alzò lo sguardo, accorgendosi della sua presenza.
Rimase qualche istante a guardarlo, non con disprezzo o odio, peggio, sembrava quasi terrorizzata da lui, come se i suoi più grandi incubi fossero divenuti reali. E magari era così, magari le paure di Elia erano quelle di avere un marito che non la amasse o la tradisse.
– Che ci fate qui? – Mentre lo chiedeva la voce della principessa era incrinata e stridula.
– Volevo parlarvi. – Rispose lui.
Elia annuì. Rhaegar notò che non lo aveva mai guardato negli occhi da quando era entrato.
– Molto bene. – Disse sua moglie – Ashara vi dispiace lasciarci soli e portare con voi la bambina.
– Ma certo, mia signora. – La dama si congedò con un breve inchino, tirandosi dietro Rhaenys, non prima però di aver lanciato un altra occhiataccia al principe.
Quando furono soli Elia si rivolse a lui, guardandolo finalmente in faccia per la prima volta – Andate via di qui, ora.
Non c'era traccia di rabbia nella sua voce, aveva pronunciato quelle parole quasi bisbigliandole.
– Elia, vi prego, dobbiamo parlarne.
A quel punto la donna sembrò reagire finalmente – Parlare? Dobbiamo parlare di cosa? Del fatto che mi avete derisa e disonorata davanti a tutto il regno? O forse del fatto che, a quanto pare, preferite un'altra donna a me, vostra moglie!
Urlava, Rhaegar non l'aveva mai sentita urlare, mai avevano litigato, durante gli anni di matrimonio, e mai lei si era scomposta. Ma adesso dal suo viso trasparivano tutte le emozioni che aveva provato fino ad allora, rabbia disperazione, amore. Sì, perché lei lo amava, il principe lo aveva sempre saputo e nonostante i tentativi non era mai riuscito a ricambiarla.
– Che cos'ha lei più di me? E' perché è più giovane o più bella? Rhaegar ditemi che cos'ha lei che io non ho? Che cos'ha fatto per ammaliarvi in questo modo? Che cosa non ho fatto io? Sono stata sempre una moglie diligente, vi ho sempre rispettato, ho fatto quello che mi ordinavate! Vi ho amato! E' perché non vi ho dato un figlio maschio, vero? Rispondete! Perché?
Le lacrime iniziarono a rigarle le guance mentre gli gridava contro.
Rhaegar rimase perplesso, non sapeva cosa risponderle. Non era per quei motivi che amava Lyanna, non era per quello che la preferiva a sua moglie. Era solo successo, non sapeva perché.
– Elia... Vi prego, perdonatemi. Mi dispiace... – Tentò di convincerla lui, con più tatto possibile.
La rabbia sembrò impossessarsi del fragile corpo di sua moglie – Vi dispiace! E di cosa vi dispiacete di aver incoronato lei regina di Amore e Bellezza al mio posto! E' di questo che vi dispiacete?! Beh, è un po' troppo tardi non credete! Andatevene via di qui! E portate il vostro dispiacere e il vostro perdono a quella puttana del Nord! Credo che ne abbia bisogno, magari potrà aggiungerli alla ghirlanda di fiori che le avete donato!
Questo era abbastanza. Rhaegar poteva sopportare tutto, era pronto a qualsiasi insulto purché rivolto a se stesso. Ma non a lei. Lyanna non aveva fatto niente di male, non c'entrava niente in quella storia, era stata una sua idea. Lei aveva addirittura provato ad allontanarlo da se, era lui che aveva insistito. Sentì la rabbia crescere fino ad infuocarlo.
Come al solito quando si parlava di lei non pensò. Prese Elia per le spalle e le strinse con forza, non voleva farle male, ma non avrebbe mai sopportato un altro insulto rivolto a Lyanna.
Disse solo poche parole in tono freddo, la mascella contratta – Non parlare di lei. E non osare mai più chiamarla in quel modo, mi hai capito?
Non aveva mai messo le mani addosso a sua moglie, né le aveva risposto sgarbatamente, o le aveva urlato contro. Ma stavolta aveva completamente perso il controllo.
Elia singhiozzava, mentre le lacrime solcavano le sue guance – Lasciatemi andare! Come avete potuto farmi questo! Come avete potuto tradirmi in questo modo! Mi ero illusa che mi amaste, che foste un buon marito! E voi mi fate questo, davanti a tutto il regno! Non avete neanche il pudore di tenerlo nascosto! Proprio ora che...
Elia si bloccò improvvisamente tra un singhiozzo ed un altro, distogliendo lo sguardo dal suo.
– Proprio ora che, cosa? Elia guardatemi, ditemelo!
Rhaegar cominciava a preoccuparsi, sentì un brivido che gli saliva su per la spina dorsale, un brutto presentimento.
Sua moglie tornò a guardarlo, fece un respiro profondo e poi rispose – Proprio ora che aspetto un figlio, Rhaegar. Sono incinta, di vostro figlio. Lo sapevo già prima di partire per Harrenhal. Avrei voluto aspettare la fine del torneo e dirvelo quando saremmo tornati a casa, ma non me ne avete dato l'occasione.
Mollò subito la presa dalle spalle di sua moglie, sconcertato e preoccupato.
– Ne siete certa? – Le chiese cauto, la rabbia era svanita, e ora la sua voce tremava.
– Sì. – Rispose la donna – Un maestro lo ha confermato.
Era rimasto sconvolto, apprendere quella notizia così di colpo era stato uno shock. In qualsiasi altro istante sarebbe stato felice, era molto che lui ed Elia tentavano di avere un altro figlio, il suo erede.
Ma al momento la notizia non gli era giunta con allegria.
La situazione era complicata, sua moglie lo odiava, la sua intera famiglia lo odiava. In che modo sarebbe potuto crescere quel bambino e che vita avrebbe potuto avere, se la sua stessa famiglia era in pezzi.
E poi, cos'avrebbe pensato Lyanna. Era già convinta di essere solo un giocattolo per lui non le serviva una conferma.
Rhaegar osservò Elia, avvicinò una mano al suo ventre ancora piatto, mentre con gli occhi le chiedeva il consenso di toccarla. Lei non si oppose.
Mentre la sua mano accarezzava il puntò dove cresceva suo figlio il principe si rese conto di amare già quel bambino, il suo bambino, il suo erede. Ma al contempo era preoccupato. Durante la prima gravidanza, Elia aveva avuto problemi con il parto. Dopo la nascita di Rhaenys era stata priva di forza ed era dovuta rimanere a letto per settimane. Gli avevano detto che la nascita di un secondo figlio sarebbe potuta essere rischiosa.
E se qualcosa fosse andato storto. Se fosse morta, se fossero morti entrambi. Rhaegar non osava neanche immaginarlo.
Forse gli dei l'avrebbero punito per il suo gesto sconsiderato togliendogli sua moglie e suo figlio.
No non poteva pensarci.
Ancora preoccupato si rivolse ad Elia – Voi state bene?
Lei annuì – Sì, si sto bene, per ora procede tutto normalmente, non ho avuto disturbi. Ma mi fareste un enorme piacere se adesso usciste, sono stanca, ho bisogno di riposarmi. E, se non vi dispiace salterei volentieri il banchetto di stasera. Dite addio ai presenti anche da parte mia.
Sua moglie sembrava addolorata, si asciugò le ultime lacrime con i palmi delle mani.
Rhaegar sapeva che il vero motivo per cui Elia voleva saltare il banchetto, quella sera, era il non voler essere ulteriormente umiliata. Nonostante questo decise di tacere a riguardo.
– Ma certo. – Rispose con calma – Cercate di riposarvi. A domani, mia signora.
Elia rispose semplicemente con un cenno della testa.
Il principe si voltò e uscì velocemente dalla tenda, pensando che ora avrebbe dovuto domandare scusa ad una donna molto più testarda e avventata, la quale probabilmente non lo avrebbe trattato con la stessa “dolcezza” di cui era stata capace sua moglie.
Sarebbe stata una discussione davvero molto difficile.

Rhaegar era in piedi nel piazzale, dove, anche quella sera, era stato organizzato il consueto banchetto.
L'ultimo al quale avrebbe assistito. Il torneo si era concluso, e il giorno seguente, i vari lord sarebbero tornati ai loro castelli, con i loro seguiti. Compreso lui e la sua famiglia.
Questo pensiero gli fece affiorare alla mente una dolorosa verità, non l'avrebbe mai più rivista. No, non poteva accettarlo, non poteva lasciarsela portare via come se niente fosse. Non era riuscito a resisterle per qualche giorno, non avrebbe mai potuto immaginare una vita intera senza di lei. Doveva trovare un modo per riuscire a stare insieme a Lyanna, se non l'avesse fatto, e alla svelta, sarebbe stata costretta a sposare Robert, e di conseguenza l'avrebbe persa per sempre.
Nonostante gli ostacoli che li dividevano, sentiva che un giorno sarebbero potuti finalmente stare insieme, non importava qual era il prezzo.
Il principe non sapeva più a cosa pensare, o come agire. Aveva talmente tante preoccupazioni per la testa, Lyanna, sua moglie che lo odiava, il figlio in arrivo, il popolo quasi sul piede di guerra, e suo padre, lo stesso che per tutta la sera gli aveva lanciato occhiate di scherno, ridendo degli sguardi sprezzanti e giudiziosi che gli lanciavano gli altri lord.
Sicuramente Rhaegar non era passato inosservato. Per tutta la sera aveva avuto gli occhi dei presenti puntati addosso, e non lo guardavano certo con ammirazione.
Jon Connington, che proprio in quell'istante era di fianco a lui, mentre parlava con Arthur, gli aveva confessato che la reazione di Robert Baratheon al gesto da lui compiuto era stata ben diversa da quella che l'uomo aveva dato a vedere. Infatti, diceva Jon, - che, in quanto vassallo di Robert viveva quasi a stretto contatto con quest'ultimo - nelle ultime ore il lord di Capo Tempesta era sembrato molto più nervoso del solito, era irascibile e non voleva parlare con nessuno, a parte il suo fidato amico Ned Stark.
La situazione non prometteva niente di buono.
Cercò di pensare a qualcos'altro, quando, dall'altra parte del cortile una figura attirò la sua attenzione. Era una ragazza, con un lungo abito blu come la notte, con la pelle chiara, gli occhi grigi e i lunghi capelli bruni.
Sul suo capo era adagiata una delicata corona di rose blu, che spiccavano tra i suoi capelli scuri. Lyanna.
Era vicina al limitare della foresta, lontana dagli altri membri della sua famiglia. Si guardò intono circospetta, come a controllare di non essere notata. I loro sguardi si incontrarono per qualche istante, era come se lei volesse dirgli qualcosa, non sembrava arrabbiata, fortunatamente, più che altro turbata.
Lo osservò per qualche istante, poi gli fece segno con la testa di seguirla,  e svanì tra la boscaglia.
Rhaegar aspettò qualche istante, avrebbe dovuto essere prudente, sopratutto ora che tutte le attenzioni dei presenti erano puntate su di lui.
Al momento opportuno, stando attento a non farsi notare, scivolò silenziosamente tra la folla, per poi seguire la ragazza nella foresta.

 


Lyanna si stava addentrando sempre di più nella foresta, nonostante il buio della sera e i rami che le si impigliavano fastidiosamente ai capelli, cercassero di impedirglielo.
Quando credette di essersi allontanata dalla festa, abbastanza perché non li potessero udire, decise di fermarsi, - proprio sotto una grossa quercia dai lunghi rami che proiettavano ombre ancora più scure nella notte - e di attendere il suo arrivo.
Sapeva che l'avrebbe seguita.
Dovevano assolutamente parlare di quello che era successo, di quello che lui aveva fatto, e delle conseguenze che quell'azione avrebbe portato.
Come aveva potuto fare una cosa simile? Non aveva pensato alle ripercussioni che avrebbero potuto avere le sue azioni?
Lyanna sentì le spine della coroncina di rose che portava sul capo pungergli fastidiosamente le tempie.
Forse lei non era la persona giusta per giudicare, vista la sua propensione al non pensare prima di compiere un azione.
E poi, in fondo sapeva che, tutto quello, non era accaduto unicamente a causa di Rhaegar, ma sarebbe stato molto più facile incolpare lui, che se stessa.
Sapeva che era anche colpa sua.
Una parte di lei non riusciva a non nutrire rimorso per ciò che aveva provato quando le aveva donato quella corona di rose d'inverno.
Era rimasta sorpresa inizialmente, non avrebbe mai immaginato che lui sarebbe potuto arrivare a compiere un gesto simile.
Ricordò i sorrisi svanire dai volti della gente, e l'intera platea cadere in un immenso silenzio, mentre tutti gli sguardi dei presenti si spostavano su di lei. Su di loro.
Gli stessi sguardi che avevano continuato a fissarla, sia con curiosità che con disprezzo durante il banchetto.
Lyanna non accusava quelle persone perché le puntavano il dito contro, avevano perfettamente ragione a farlo. Solo doveva ammettere che si era sentita parecchio a disagio ad avere tutti quegli sguardi fissi su di lei.
Ma uno più degli altri le aveva dato sui nervi.
Non era quello di Elia Martell, la quale non era nemmeno presente alla festa, ne quello di Robert che si guardava intorno cupo ed indubbiamente rabbioso. Bensì era lo sguardo si una persona che non conosceva neanche ad irritarla di più.
Gli occhi di Cersei Lannister la fissavano dall'altra parte della sala, con quell'aria di superiorità ed arroganza mischiata al disprezzo. Era come se Lyanna fosse stata un insetto da schiacciare senza pietà, un ostacolo ai propri obbiettivi. E osservando le lunghe occhiate significative che la figlia di lord Tywin lanciava a Rhaegar, Lyanna capì perché la considerasse un ostacolo.
A quella constatazione aveva sentito una rabbia mai provata crescerle dentro senza un'apparente ragione.
Doveva ammetterlo, anche se non l'avrebbe mai detto ad alta voce, forse era un po' gelosa.
E questo non implicava niente di buono, già non era stato semplice tentare di nascondere la verità ai suoi fratelli, ma la gelosia poteva complicare ancora di più la situazione.
Ovviamente quando il torneo era finito, appena lei e i suoi familiari si erano rifugiati nel primo luogo dove nessuno avrebbe potuto sentirli era successo il finimondo.
Una miriade di domande le erano cadute addosso tutte in una volta, e lei era rimasta zitta e immobile, non sapendo cosa rispondere.
Quando Ned le aveva chiesto il perché, il principe, avesse incoronato proprio lei sua regina di Amore e Bellezza, Lyanna gli aveva prontamente mentito, come aveva fatto con le domande seguenti, dicendo a suo fratello che semplicemente non ne conosceva la ragione e fingendosi sconvolta, cosa che effettivamente era.
Ned non indugiò molto sulla discussione, anche se qualcosa nella sua espressione le aveva fatto credere che non fosse molto convinto della risposta di lei.
Ma comunque, la prima preoccupazione di suo fratello era stata quella di andare dall'amico Robert, a tranquillizzarlo, e ad accertarsi che non facesse niente di troppo impulsivo.
Lyanna ricordava la reazione che Robert aveva avuto davanti a quella corona di rose, non si sarebbe mai aspettata che potesse mettersi a ridere in quel modo, e dalle facce dei presenti non era l'unica ad essere incredula. Ma nonostante le risate lo sguardo del suo promesso sposo trasmetteva solo rabbia e odio, tutti rivolti a Rhaegar. Sul momento la ragazza aveva avuto paura che Robert avesse potuto ucciderlo.
Così Ned era andato ad assicurarsi che Robert non l'avesse presa troppo male, cosa al quanto improbabile visto il carattere dell'amico.
Ma era importante che le loro famiglie rimanessero in buoni rapporti, che la colpa dell'accaduto non ricadesse minimamente su Lyanna, se volevano unire le casate con un matrimonio.
Quando suo padre lord Rickard sarebbe venuto a conoscenza dell'accaduto nessuno dei suoi figli ne sarebbe uscito indenne, di questo ne era certa. Sapeva quanto suo padre tenesse alla rispettabilità della famiglia e all'impressione che avrebbero dato durante il torneo, e sapeva che, dopo quello che era successo, sarebbero sicuramente stati sulla bocca di tutti per un bel po'.
Lord Rickard avrebbe dato la colpa ai suoi figli, o almeno in parte l'avrebbe fatto, si era fidato di loro, e l'avevano deluso.
E adesso a causa della sua imprudenza anche la preziosa alleanza con Capo Tempesta era messa a rischio. Purtroppo Lyanna temeva che, in ogni caso, Robert non avrebbe comunque annullato il matrimonio.
Sicuramente, tornata a Grande Inverno, le sarebbe spettata una lunga discussione.
E a quanto pareva non era l'unica a preoccuparsene.
Brandon non aveva fatto altro che andare avanti e indietro per la tenda e gridare imprecazioni ad ogni passo. Era normale, era il maggiore, e sarebbe stato lui a vedersela con loro padre.
Ma più che altro sembrava offeso per l'affronto del principe. Da un punto di vista Lyanna avrebbe dovuto essere contenta, visto che nella mente di suo fratello lui la stava difendendo. Ma in realtà non aveva niente da cui difenderla.
Lei avrebbe voluto dirglielo, gridargli contro che Rhaegar non aveva fatto niente di male, che non l'aveva offesa, anzi che era stata lei quella a compiere per prima un gesto impulsivo e sconsiderato. Ma decise di star zitta e continuare a recitare il ruolo della vittima, se non lo avesse fatto avrebbe messo in pericolo entrambi.
Mentire era la cosa più saggia da fare.
Così era rimasta ferma ad osservare suo fratello che ogni tanto ripeteva frasi tipo “Prima mi mette in imbarazzo, facendomi passare per un'idiota incapace, e sminuendomi davanti a tutto il regno, e sopratutto davanti alla mia promessa sposa! E poi rivolge quest'affronto a mia sorella! Quando lo prenderò giuro gli insegnerò cos'è l'onore!”
Naturalmente questo non aveva contribuito ad attenuare la tensione.
L'unico che sembrava tranquillo era Benjen, non aveva detto neanche una parola per tutto il tempo, limitandosi ad osservare incredulo quello che gli passava davanti agli occhi, e a volte ad accennare un sorriso e una risatina quando Brandon riiniziava a gridare imprecazioni. Una volta, mentre rideva per le imprecazioni del fratello maggiore si era persino permesso di dire a bassa voce qualcosa tipo “Beh... Forse quel vestito ha mietuto fin troppe vittime”. Guadagnandosi così delle occhiate di fuoco dagli altri due.
Lyanna si chiedeva come facesse quel ragazzino a prendere la situazione così alla leggera.
Lei non riusciva a fare a meno di sentirsi in colpa, perché la colpa in parte era anche sua.
Quando lui le aveva porto la ghirlanda di rose la sua prima reazione era stata lo stupore, poi c'era stata la paura, paura di poter essere scoperti, di poter essere separati, paura della reazione che avrebbero potuto avere gli altri.
E poi era venuta la rabbia, perché lui non avrebbe dovuto darla a lei, quella corona di rose, perché con quel gesto aveva messo in pericolo entrambi e perché sapeva che avrebbe dovuto dire addio a Rhaegar e alla propria libertà.
Ma sopratutto era arrabbiata perché lo amava.
Non sarebbe mai dovuto succedere, aveva fatto di tutto per impedire che accadesse, ma alla fine era stato tutto inutile.
Com'era stato inutile davanti all'espressione supplicante di lui, mentre le porgeva la corona di rose blu, mantenere un espressione accigliata, e non commuoversi per il suo gesto. Infondo Rhaegar aveva rischiato tutto quello che aveva, e che avrebbe potuto avere in futuro - la sua carica, la sua reputazione, la sua famiglia - solo per dimostrarle il suo amore.
E lei non aveva potuto fare a meno di sorridergli e di prendere tra le mani quelle rose, che, ad un primo contatto, le era sembrato fossero fredde come il ghiaccio. Sapeva che avrebbe potuto rifiutarle, visto che lui era sposato e lei promessa, e sapeva che se non l'avesse fatto la cosa avrebbe creato ancora più scandali. Ma non le importava. In fondo la maggior parte dei presenti credeva che avesse accettato il dono del principe solo per non evitare  di offendere il re, causando “spiacevoli conseguenze”.
Poi però una consapevolezza si era fatta strada nella sua mente, quello era il loro ultimo giorno insieme.
Che senso aveva tutto quello che era successo se il giorno seguente si sarebbero dovuti separare per sempre. Lei avrebbe sposato Robert di lì a poco tempo, e tutto sarebbe stato perso. Ma infondo quando aveva scelto tra Rhaegar e la sua libertà sapeva a cosa andava incontro.
Anche per quello aveva deciso di incontrarlo nel bosco quella sera.
Per dargli un ultimo addio.
Improvvisamente sentì un fruscio di foglie poco distante da lei.
Lui era lì a pochi metri, e la guardava come in attesa.
Lyanna era presa a tal punto dalle sue preoccupazioni che non si era neanche resa conto della sua presenza.
Fece un respiro profondo e gli si avvicinò di qualche passo.
La guardava incantato, come faceva sempre, come aveva fatto la notte prima.
Al solo pensiero una scia di brividi la percorse.
No. Non poteva lasciarsi andare, ora doveva pensare alla cose serie.
Il ragazzo sembrò volerle dire qualcosa, ma lei non lo fece parlare – Si può sapere che diavolo ti passa per la mente?! – Esclamò lei – Sei impazzito per caso? Come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere! Saremmo dovuti essere discreti, ricordi?
Forse era stata un po' troppo diretta, ma infondo era la verità.
Rhaegar la fissò per qualche secondo perplesso, poi, senza il minimo preavviso, si fiondò verso di lei, prendendola tra le braccia. Il battito del suo cuore accelerò, sentiva le mani calde di lui stringerle le spalle, le fronti distanti solo qualche centimetro, quasi si toccavano.
I loro respiri si fecero più pesanti.
– Te l'ho detto. – Le sussurrò lui – Quando si tratta di te tendo a non pensare.
Lyanna si chiese come faceva quel ragazzo, solo con poche parole, a farle dimenticare il motivo della discussione. In pochi secondi la rabbia era svanita, ma infondo sapeva che non sarebbe stata capace di prendersela con lui per più di qualche secondo.
In pochi istanti però fu sostituita dalla preoccupazione. Da quando lui l'aveva incoronata regina di Amore e Bellezza, i suoi fratelli non le avevano lasciato tregua neanche un secondo, la controllavano e la seguivano ovunque.
E se li avessero trovati lì? Sarebbero morti, questo era certo.
Magari lei no, ma Robert non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione di dare una lezione al suo rivale, nonostante questo fosse il figlio del re.
Lei gli accarezzò la guancia, poteva sentire il ruvido contatto tra delle sue dita con la barba appena accennata di lui. Aveva paura che potesse accadergli qualcosa a causa sua. Lo osservò per qualche, gli occhi di quel viola tenue, le pupille leggermente dilatate che la percorrevano con lo sguardo, i capelli di un biondo così chiaro da sembrare bianchi. Lyanna dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non saltargli addosso, e intuì che la cosa era reciproca.
– Robert ti ucciderà. – Gli disse sottovoce.
Rhaegar le sorrise, un sorriso sarcastico, quasi di scherno – Che ci provi allora. Preferisco morire che vederti sposata a lui.
– Rhaegar! – Rispose Lyanna allarmata.
– Sto scherzando! – Disse il principe continuando a sorridere divertito.
Lo guardò con aria di rimprovero – Io no! Questa è una cosa seria!
Lui fece un respiro profondo, sembrava esausto – Lo so. – Le rispose. Poi accennò un altro sorriso – Ma devo ammettere che non mi dispiacerebbe far cadere di nuovo Robert a faccia avanti.
A quel punto Lyanna non riuscì a trattenesi dal ridere ricordando la catastrofica caduta da cavallo che Robert aveva fatto durante il torneo. Anche sul momento si era messa a ridere, però si era subito interrotta, vedendo le occhiatacce che le stava lanciando Ned.
– Non riesco ancora credere che tu l'abbia fatto davvero! – Esclamò tra una risata e l'altra.
Rhaegar si inchinò dandole il baciamano più finto della storia, poi sempre sorridendo si rialzò in piedi e con finta galanteria le disse – Ve l'avevo promesso, milady.
– Ti ho detto di non chiamarmi milady! – Gli disse lei ironica.
Lui la osservò dolcemente, poi le accarezzò la guancia – Ecco, questa è la Lyanna che conosco. La ragazza libera e spensierata. Anche se a volte un po' scortese.
Poi la mano di Rhaegar si spostò sulla sua fronte, fino a sfiorare la corona di rose che le cingeva il capo. Le sorrise dolcemente – L'hai portata davvero.
Era più una constatazione che una domanda.
Lyanna sapeva esattamente che era stato un gesto rischioso indossarla durante il banchetto, ma le era sembrato quasi sbagliato non farlo.
E poi, quella del re che avrebbe potuto adirarsi, se lei non avesse portato il massimo rispetto a suo figlio, era un'ottima scusa.
Improvvisamente delle parole le uscirono di bocca senza che riuscisse a controllarle – Perché lo hai fatto?
Era una domanda così semplice, sembrava quasi impensabile che l'avesse tormentata per ore quel pomeriggio. Lyanna non riusciva a darsi una risposta.
Lui sembrò penarci un po' su, mentre le accarezzava una tempia con la mano – Non lo so. Ho pensato... Magari se ti avessi dimostrato quanto davvero tengo a te, ti avrei fatto capire che non sei solo un amante.
Rimase immobile per qualche istante, senza parole. L'aveva veramente fatto per dimostrarle che aveva intenzioni serie, che quella con lei non era stata solo una notte di divertimenti. Lyanna non riusciva a crederci, sapeva che la amava, ma una parte di lei, forse la più razionale, non aveva potuto fare a meno di chiedersi se lui non l'avesse soltanto usata. E questa era la risposta che tanto aveva cercato.
Ma infondo sapeva che non sarebbe comunque cambiato niente.
Si rivolse a lui con un filo di voce – Ma lo sono... Anche se io non voglio, anche se tu non vuoi, sono la tua amante Rhaegar, niente potrà cambiarlo, tu sei sposato, e presto lo sarò anch'io.
Lui rafforzò la stretta sulle sue braccia, e la guardò negli occhi deciso – Lyanna, ascoltami. Tu non sei la mia amante, tu sei molto di più di questo. E ti prometto che non permetterò che sposi Robert, mi hai capito?
Lei non annuì piano.
Poi gli gettò le braccia al collo e lo baciò con tutta la passione che aveva in corpo. Cercava di trattenersi dal farlo da quando lui le era apparso davanti. Quel bacio fu come bere un sorso d'acqua dopo anni interi passati nel deserto. Ne voleva di più.
Le sue mani si andarono ad intrecciare ai capelli di Rhaegar, tirandoli leggermente, e contribuendo ad aumentare la foga del momento.
Le loro lingue si incontrarono, accarezzandosi frenetiche. Le labbra si succhiavano e si mordevano, non dandosi tregua.
Le mani di Rhaegar, che fino a pochi istanti prima le avevano percorso frementi le braccia e la schiena, ora si erano fermate sulla parte posteriore  del suo vestito, dove le sue dita stavano slacciando velocemente i fiocchi che tenevano legato il suo abito.
Ma prima che riuscisse ad arrivare a scioglierle anche una piccola parte dell'apertura dell'indumento lei lo bloccò staccandosi improvvisamente da lui.
Entrambi avevano il fiatone, come se avessero corso per chilometri. Il ritmo del cuore di Lyanna era pericolosamente accelerato, quasi a volerle uscire fuori dal petto.
Rhaegar appoggiò la fronte alla sua. La guardava interrogativo, forse un po' scocciato per l'interruzione.
– Non possiamo. – Gli sussurrò lei ansimando – Non qui, non ora. E' troppo pericoloso, se qualcuno ci vedesse, saremmo in guai seri. Ho già rischiato molto a venire qui, non posso trattenermi ancora per molto.
Rhaegar le sfiorò il collo con la punta delle dita – Se ti dicessi che non mi importa.
Lyanna avrebbe voluto zittirlo con altri baci e strappargli i vestiti di dosso, ma fortunatamente riuscì a trattenersi. Doveva mantenere il controllo.
– Rhaegar, tu sei ancora sposato. Tua moglie è da qualche parte ad aspettarti, dopo quello che è successo oggi, non posso sentirmi in colpa nei suoi confronti anche per questo.
Lui sembrò rabbuiarsi all'improvviso, lasciò la presa sulle sue spalle e si allontanò da lei di qualche passo – Già... Mia moglie...
Era evidentemente turbato, doveva esserci qualcosa che non andava con Elia. E se fosse successo qualcosa per colpa sua? Doveva saperlo.
– Rhaegar? – Chiese lei, preoccupata – C'è qualcosa che non va con Elia, è successo qualcosa a causa mia?
Lui sospirò – No tu non c'entri. Voglio dire in un certo senso si ma...
Lyanna non volle sentire una parola di più – Lo sapevo! Lei mi odia, non è così? E come potrebbe non odiarmi! Io le ho sottratto suo marito! Non puoi immaginare quanto io mi senta in colpa per...
Ma non riuscì a finire la frase, a causa dell'interruzione di lui.
– Lyanna, non è colpa tua, mi hai capito! – Le gridò contro – Non è colpa tua! E' colpa mia! Mi sarei dovuto prendere le mie responsabilità. Non è a causa tua se sto male per Elia, è perché... Lei aspetta un figlio.
No. Non era possibile.
Lyanna rimase a fissarlo sconcertata non sapeva cosa dire. Lui le aveva assicurato che non era solo un passatempo, e poi le confessava che sua moglie era incinta. Il che significava che l'aveva solo illusa.
La rabbia crebbe fino ad esplodere – Come hai potuto non dirmelo! Io mi sono fidata di te! E tu ora vieni a dirmi che tua moglie aspetta un figlio, tuo figlio! La tua parola non conta niente! Come puoi dirmi che sono importante per te! Più importante di tua moglie! Più importante di tuo figlio! Come posso crederti Rhaegar! Tu lo sapevi, per tutto questo tempo! Anche mentre abbiamo fatto... Stammi lontano!
Lui le si avvicinò stringendole le spalle così forte da farle male, lei tentò di sottrarsi alla presa, ma come al solito fu inutile – Lyanna, ascoltami. Devi credermi io non lo sapevo, l'ho scoperto solo dopo aver vinto il torneo. E anche se l'avessi saputo non avrei mai rinunciato a te! Non riesco a resisterti neanche per un paio di giorni, non potrei mai essere capace di farlo! Non ho scelto io tutto questo, è capitato e basta!
Lo osservò, sembrava così sincero mentre le diceva quelle parole. Lyanna sapeva che non le stava mentendo ma aveva bisogno di chiederglielo – Come posso crederti? E anche se lo facessi, cosa faremmo. Tu sei sposato, hai una figlia e un altro in arrivo. Io sono promessa. Il torneo finirà domani, Rhaegar.
Lui la strinse ancora più a se – Non voglio che tu mi creda, voglio che tu mi ami, voglio che tu resti con me. Non mi importa di Robert, o di mia moglie, anche se è una cosa spregevole da dire, non mi importa. Se fosse necessario attraverserei l'intero Continente Occidentale, da Approdo del Re fino al Nord solo per riaverti, solo qualche secondo insieme a te. Farei qualsiasi cosa per dimostrarti che ti amo.
La rabbia era svanita adesso c'era solo il vuoto, un senso di malinconia e di perdita che la divorava – Lo so, è proprio questo che mi preoccupa.
Le labbra di Rhaegar si incontrarono di nuovo alle sue forse più voraci di prima, alla ricerca di quel contatto, che avrebbe potuto essere l'ultimo.
Si staccarono solo quando la mano di Rhaegar si strinse sul braccio di lei, proprio nel punto in cui durante il loro combattimento lui l'aveva colpita con la spada. Lyanna si staccò dal ragazzo con un gemito di dolore.
Non era una ferita grave, ma faceva ancora parecchio male.
Rhaegar la fissò con la fronte corrugata guardandole la spalla – E' la ferita che ti sei fatta mentre combattevamo? – Lyanna annuì in risposta. Lui allungò la mano vero il punto dolorante – Fammi vedere.
Le tirò giù la spallina del vestito, fino ad arrivare a scoprire la ferita.
Per fortuna si stava cicatrizzando, ma era circondata da lividi giallo-violacei, e sicuramente le sarebbe rimasto un bel segno bianco a ricordarle quella bravata.
Rhaegar sembrava preoccupato, le sfiorava la ferita con la punta delle dita osservandola accigliato – Mi dispiace Lyanna. Non avrei mai voluto farti del male.
Lei gli rispose con un sorriso rassicurante – Non è niente, non fa quasi più male, ormai.
Il ragazzo la prese tra le sue braccia. Poi portò le labbra all'altezza del suo braccio, riempendole di piccoli baci la zona dove l'aveva ferita.
Una scossa di piacere le salì per la spina dorsale. Quanto avrebbe voluto lasciarsi andare.
Prese il volto di Rhaegar tra le mani e lo riportò alla sua altezza, non riusciva a credere che quella era l'ultima volta che lo vedeva, una lacrima le percorse la guancia, senza che le potesse controllarla. Doveva sembrare davvero una stupida ragazzina superficiale in quel momento.
– Non voglio lasciarti. – Gli sussurrò.
Rhaegar avvicinò il viso al suo, tirandole dietro i capelli bruni che le erano finiti davanti agli occhi – Ti prometto che ci rivedremo Lyanna, non ti lascerò. Non per sempre, non riuscirei mai a farlo. Verrò a prenderti prima o poi. Dobbiamo solo aspettare il momento giusto. Ma ti giuro che non permetterò mai che tu sposi Robert Baratheon.
Lyanna annientò la distanza tra di loro riunendo le loro labbra in un altro dolce bacio, un bacio che sapeva di addio, ma che allo stesso tempo sapeva di casa.
Quando si staccarono Lyanna gli sussurrò – Prometti che non ti scorderai di me.
Lui le sorrise – Non ci riuscirei mai.
La ragazza voltò lo sguardo verso la via dalla quale era venuta. Chissà se la stavano cercando?
– E' tardi. – gli disse – Devo andare prima che i miei fratelli si accorgano della mia assenza e comincino a sospettare qualcosa.
Rhaegar annuì, la guardava intensamente, come la prima volta che si erano incontrati, come se volesse imprimersi nella mente ogni dettaglio di lei.
– Allora questo è un addio. – Disse lei, la voce quasi tremante.
– No, non lo è. – Le rispose convinto Rhaegar. Non sapeva come, ma quella risposta era riuscita in qualche modo a farle nutrire una piccola speranza.
Forse un giorno si sarebbero rivisti.
Lyanna lasciò la presa di Rhaegar, e senza voltarsi indietro tornò verso la festa.

Era mattina, un leggero vento primaverile soffiava nell'aria preannunciando un'altra calda giornata.
Lord Whent stava dicendo addio agli ultimi invitati, compresi lei e i suoi fratelli.
Ma a Lyanna non stava prestando minimamente attenzione alle parole del vecchio lord.
Non riusciva a non pensare a quanto, quella sola settimana le avesse cambiato la vita, e a quanto probabilmente avrebbe cambiato il suo futuro.
Brandon, Benjen e Ned salirono sui loro cavalli pronti alla partenza.
Lyanna stava per fare la stessa cosa, quando da lontano scorse due occhi violetti che la fissavano.
Rhaegar era vicino alla carrozza reale, e la guardava malinconico.
Lei ricambio lo sguardo e continuò ad osservarlo, finché non fu richiamata dalla voce di Ned che la incitava a sbrigarsi.
Salì in groppa al proprio cavallo, lanciando un ultima fugace occhiata al principe.
Nonostante l'idea fosse praticamente impossibile, si rese conto che forse, un giorno non troppo lontano da quello, si sarebbero rivisti.
Mentre si allontanavano da Harrenhal Lyanna si voltò un'ultima volta ad osservare il vecchio castello in rovina.
La nera pietra imponete di cui era fatto sembrò sciogliersi davanti ai suoi occhi, come fosse ricoperta da gocce di rugiada color ossidiana.
La più imponente e resistente fortezza dei Sette Regni consumata dal fuoco.
Una volta Lyanna avrebbe stentato a crederci.
Ma adesso l'aveva provato sulla propria pelle.
Perché il fuoco del drago era riuscito a sciogliere qualsiasi cosa, anche la dura barriera di ghiaccio di cui si era circondata per così tanto tempo.
Arrivando sempre più in profondità, e riuscendo a consumare qualsiasi cosa trovasse sul suo cammino.

 

 

 

 


Angolo autrice:
Ciao a tutti ragazzi! Eccomi qui con il primo capitolo del 2016. Spero abbiate passato delle buone feste e che l'anno sia iniziato bene.
E, finalmente, dopo un mese esatto dall'ultima pubblicazione sono riuscita ad aggiornare e a pubblicare il quinto capitolo. Lo so lo so, sono in ritardo di tre settimane con la data che avevo prefissato, e questo è imperdonabile - avete il permesso di lapidarmi - ma tra le feste e i vari impegni non ho avuto molto tempo per scrivere, inoltre il capitolo sarebbe stato quasi finito e pronto, la scorsa settimana, ma mi sono ammalata e ho dovuto passare cinque giorni a letto. Ditemi se non è sfiga questa.
Comunque il ritardo è stato dettato anche dalla lunghezza del capitolo, che non solo è il più lungo che ho scritto finora, - 54 pagine di Office - ma è addirittura più lungo dei primi quattro capitoli sommati insieme.
Insomma, sono impazzita per scriverlo.
Ma tirare avanti la storia del torneo per più di tre capitoli mi sembrava noioso, quindi ho pensato che raggruppare tutto insieme sarebbe stato meglio.
Infondo sono abbastanza contenta del risultato. Anche perché questo è uno di quei capitoli che può suscitare solo due reazioni: o ti piace da morire, o ti fa immensamente schifo.
Speriamo che la maggior parte di voi opti per la prima opzione.
Ma comunque, nonostante l'immenso ritardo penso di essermi fatta perdonare con una determinata scenetta di cui parleremo tra poco...
Devo dire che a me la prima parte piace abbastanza, ma l'ultima non convince più di tanto. Tra l'altro è quella che ho scritto dopo essere stata male e quindi c'è stato uno stacco di qualche giorno, che a mio parere è abbastanza palese. Ma spero che vi piaccia comunque.
Adesso passiamo alle cose burocratiche. Visto il tempo che ho impiegato a scrivere l'ultimo capitolo, e visto anche che la lunghezza dei capitoli da adesso in poi, più o meno, sarà questa. Ho deciso di pubblicare non più una volta a settimana, - perché altrimenti dovrei ricoverarmi in manicomio - bensì una volta ogni 2/3 settimane. Mi scuso davvero tantissimo per questo cambiamento e per il ritardo, ma non posso fare altrimenti o i capitoli finirebbero per essere cortissimi e scritti con i piedi (metaforicamente parlando). Quindi, fossi in voi non mi aspetterei di trovare il capitolo tra meno di due settimane.
L'altra cosa di cui volevo informarvi è che da questo capitolo al prossimo ci sarà un bel salto temporale di parecchi mesi. Perché, visto che il torneo di Harrenhal si è concluso, mi sembrava inutile stare a descrivere interi mesi in cui non succede quasi nulla. Così andremo direttamente all'azione saltando la parte noiosa.
Adesso passiamo ai ringraziamenti. Ragazzi devo dire che in questo ultimo mese vi siete fatti davvero sentire parecchio! E io non posso fare altro che esserne immensamente felice. Sapete quanto è importante per me la vostra opinione.
Allora, prima di tutto ringrazio di cuore “Herm87” e “akinamikaze” per aver recensito, mia avete davvero coperta di complimenti e di questo sono lusingata. Poi ringrazio tantissimo anche “lulia Nightshade”, “hypocrite” e “wqxz” per aver aggiunto la storia alle seguite. E ringrazio anche “Lungoartiglio” per aver aggiunto la storia alle preferite e alle seguite, e addirittura per avermi segnata tra i suoi autori preferiti, ringrazio “ariablack” per aver aggiunto alle seguite e ricordate, e ringrazio “Miky Ootsutsuki per aver aggiunto alle preferite e seguite. Infine ringrazio “Hyomylove” perché ha segnato la mia storia come una delle sue preferite.
Naturalmente come sempre ringrazio anche tutti quelli che si sono limitati a leggere la mia fanfiction.
Spero davvero che quello che scrivo continui a piacervi così tanto, mi raccomando fatemi sapere tramite recensione cosa ne pensate della storia. Se vi piace, se non vi piace, se vorreste cambiare qualcosa o se avete consigli o critiche non esitate a farmeli presenti.
Fatemi anche sapere cosa ne pensate dei cambiamenti che sto apportando e se siete d'accordo con me o meno.
Ora però passiamo però alle cose serie, cioè il commento del capitolo.
Voglio farvi presente che sto seriamente prendendo in considerazione l'idea di cambiare il nome della fanfiction in “Le sfighe di Lyanna Stark”, perché davvero, a quella ragazza ne succedono di tutti i colori.
Ma cominciamo dall'inizio.
Allora, il capitolo si apre con una scena del banchetto narrata dal punto di vista di Lyanna. Subito ci è chiaro che sia lei che Rhaegar hanno sofferto per quei pochi giorni di lontananza, ma mentre lui sembra essere deciso e sapere quello che vuole, Lyanna non lo è affatto. Infatti nonostante sappia di aver fatto la cosa giusta, si sente in colpa, per il modo in cui ha trattato Rhaegar e sopratutto perché anche se lo ha allontanato da se in fondo sa che non è questo che vuole. Un po' indecisa la ragazza, eh?
Comunque dopo abbiamo una tranquilla scena dove Lyanna cena con la sua famiglia, e con Robert che sembra odiare inaspettatamente il Cavaliere dell'Albero che Ride, e dopo verremo anche a sapere perché (tra l'altro ci tengo ad informarvi che anche nello scritto originale di Martin Robert e alcuni suoi compagni tentano di scoprire chi è il cavaliere). Inoltre scopriamo che Robert prova già una certa antipatia nei confronti di Rhaegar, e che per Brandon la sconfitta è difficile da mandare giù (ragazzi voi non potete immaginarvi quanto io mi diverta a scrivere le battute di questo personaggio). Sto cercando di mettere il più in evidenza possibile il carattere impulsivo di Brandon, che è simile a quello di Lyanna, proprio per questo, infatti, i due personaggi sono spesso in opposizione e quindi finiscono per litigare.
Comunque mentre parlano del Cavaliere dell'Albero che Ride, Benjen con la sua somma intelligenza, per poco non li fa scoprire. Ma per fortuna Lyanna riesce a salvare la situazione. O almeno così crede in un primo momento.
Poco dopo abbiamo Lyanna che si perde nel tentativo di tornare all'accampamento e sente qualcuno stringerla da dietro. Inizialmente pensa che sia Rhaegar (vi sarebbe piaciuto, eh? E invece no) ma quella persona si rivela essere Robert.
E poi succede il fattaccio. Vorrei mettere in chiaro che non ho niente contro Robert Baratheon, solo che secondo me in un'ipotetica situazione del genere si sarebbe davvero comportato così. Voglio dire, immaginatevi un giovane Robert, molto molto ubriaco e innamorato di Lyanna, che la vede tutta sola  e a sua completa disposizione, secondo voi come avrebbe reagito. Poi dobbiamo anche mettere in conto il tipo di carattere di Robert che vi ricordo e la stessa persona che a detto “a sedici anni pensavo sola a bere vino e fare mie le ragazza”, o qualcosa del genere. Quindi, per me, visto anche che i due erano promessi, e nella testa di Robert, Lyanna lo amava, era possibilissimo che lui abbia fatto una cosa del genere.
Comunque per fortuna arriva il nostro cavaliere d'argento a salvare la situazione. Se non si fosse capito Robert e Rhaegar non si stanno molto simpatici.
Poi abbiamo un dolce momento tra Lyanna e Rhaegar che però viene quasi subito interrotto dalla coscienza della ragazza. Ho cercato di mettere in evidenza che nonostante dei due Rhaegar sia quello più riflessivo e Lyanna quella più impulsiva, quando sono insieme i ruoli quasi si invertono, come dice infatti il principe stesso. Proprio per questo motivo lui le farà questa inaspettata rivelazione. Ma purtroppo lei lo lascia comunque lì come un pesce lesso.
Il giorno seguente abbiamo una discussione tra Lyanna e Ned, che essendo l'unico con un po' di cervello tra i fratelli Stark si accorge che era Lyanna il Cavaliere dell'Albero che Ride. Ho adorato scrivere del rapporto che hanno Lyanna e Ned, perché secondo me è unico. Ma in generale mi piace scrivere del rapporto tra i membri delle famiglie Stark e Targaryen, per quanto siano diverse tra loro.
Poi arriviamo al fulcro della situazione. Cioè la parte del “misfatto”.
Esatto Lyanna stava per andarsene come programmava da tempo quando viene interrotta da Rhaegar, ed è costretta a scegliere tra lui e la propria libertà. Sappiamo tutti cosa sceglie. Tutto quello che ne consegue è puramente istintivo, entrambi hanno agito senza pensare.
Su questa parte non ho da aggiungere niente, a parte che spero vi sia piaciuta.
Il mattino dopo i due si svegliano in un'atmosfera super dolce che ho adorato descrivere, ma poi si devono separare.
A questo punto si passa al punto di vista di Rhaegar.
Premettiamo che il ragazzo è abbastanza preso da Lyanna. Il che vuol dire che gli si sono bruciati tutti i circuiti del cervello.
Ma secondo me Rhaegar non ha incoronato Lyanna regina di Amore e Bellezza solo perché la amava, senza pensare minimamente alle conseguenze. Secondo me lo ha fatto per premiarla del suo coraggio e per dimostrarle che lei conta veramente qualcosa per lui.
E poi dobbiamo giustifichiamolo, aveva appena fatto sesso, quindi è normale che non abbia ragionato in modo lucidamente.
A proposito, Arthur che se ne accorge in quattro secondi e mezzo è una dimostrazione del fatto che Rhaegar doveva avere una vera faccia da ebete.
Arrivando al punto, incorona Lyanna regina di Amore e Bellezza, suscitando varie reazioni da parte del pubblico, ma sopratutto guadagnandosi l'odio di tutte le persone che conosce.
Tra l'altro è curioso che sua madre si sia raccomandata con lui perché non avrebbero dovuto commettere errori, e alla fine è proprio Rhaegar a commettere l'errore più grande.
Poi c'è la parte con Rhaenys. In proposito voglio dire che adoro quella bambina e il rapporto tra lei e suo padre è uno dei più belli che abbia scritto, a mio parere. Ashara me la sono sempre immaginata protettiva nei confronti di Elia e dal carattere forte, al punto che arriva a rispondere al principe.
Subito dopo viene il litigio tra Elia e Rhaegar, perché, per quanto possa essere stata una persona buona e tranquilla, non penso che Elia sia stata zitta dopo che il marito le ha praticamente sputato in faccia che preferisce un'altra a lei. E qui si scopre anche che Elia è incinta di Aegon.
La parte finale invece è prevalentemente incentrata sull'addio tra Rhaegar e Lyanna, quindi non ho niente da aggiungere.
Alla fine i nostri protagonisti si separano e lasciano Harrenhal.
Penso che per ora sia tutto.
Spero che la storia continui a piacervi. Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo tramite recensione.
Ci risentiamo al prossimo aggiornamento.
Baci Lucy.

   
 
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