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Autore: Kira Eyler    24/01/2016    3 recensioni
[Crossover Corpse Party Tortured Souls-Dragon Ball]
[HORROR e SPLATTER]
Alcuni personaggi di Dragon Ball, nell'ultimo anno di liceo, decidono di fare un rituale per rimanere amici per sempre. Sfortunatamente sbagliano qualcosa e vengono trasportati all'interno di una scuola elementare: Heavenly Host Elementary School.
Tra fantasmi e mostri, chi ne uscirà vivo?
Riusciranno a placare la furia di Sachiko e gli spiriti dei tre bambini?
Genere: Avventura, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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La verità (parte 1)

Bulma, dopo aver udito quelle risate, tornò lentamente e stanca al bagno femminile. Una volta arrivata, si sedette con la schiena al muro davanti al corpo di Chichi, che ancora penzolava. L’aria era intrisa dell’odore del corpo di Chichi, odore di morte, che costrinse Bulma a coprirsi con una mano il naso a causa del fastidio che le provocava, mentre nell’altra stringeva il bisturi.
Se lo portò davanti agli occhi e con il pollice percorse la lama affilata e scintillante. In seguito, senza nessun preavviso, scoppiò a piangere e lasciò cadere a terra l’oggetto, che provocò un lieve rumore metallico.
-Non ce la faccio più...- sussurrò tra sé e sé, triste e disperata, abbandonandosi alle lacrime e ai singhiozzi appoggiando la testa sulle ginocchia –Basta... vi prego... voglio solo uscire di qui in pace con la mia amica...-
La testa cominciò a farle male. Un dolore atroce che percorse in un brivido tutta la spina dorsale e, unita alla saliva che ingoiava e che le provocava poi una sensazione di nausea, la stava facendo star più male di prima. Tutto quello che provava era legato a quel luogo, alla morte della sua migliore amica in modo particolare.
Si portò le mani alla testa e strinse le ciocche azzurre fino a farsi male, alzando e scuotendo forte la testa .
-BASTA!- urlò infine, senza volerlo.
Ryou e Tokiko le apparvero davanti d’improvviso, con sguardo malinconico e dispiaciuto, ma Bulma era troppo impegnata col suo dolore per accorgersi del loro. Quando li vide, provò solo una fitta al petto senza nessuna paura o desiderio di farli sparire lontani da lei. Era, anzi, del tutto indifferente ai loro sguardi contratti dal dolore, anche se li osservava.
Ryou allungò una mano verso di lei e una luce biancastra cominciò ad uscirne e ad avvolgere Bulma, che osservava senza dire nessuna parola con molto stupore e meraviglia.
-Ti faccio vedere cosa successe in quel momento- disse Ryou, apatico.
Successivamente, la vista di Bulma cominciò ad annebbiarsi fino a quando non vide solo il buio e non udì gli ultimi sospiri dei due bambini fantasma.

 
Bulma si risvegliò con un forte dolore alla testa. Si trovava in un corridoio e, davanti a lei, Chichi correva senza degnarla di uno sguardo. Le corse dietro ripetendo urlando il suo nome, affannata per la corsa, ma niente: era come invisibile per lei. Solo quando, toccandole il braccio con una mano per fermarla e la sua mano attraversò il suo braccio si accorse di essere, effettivamente, invisibile. Era confusa, ma capì subito dopo che si trovava in una specie di flashback.
La sua amica si fermò di colpo, mentre una voce ripeteva il suo nome. Dopo qualche minuto, la vide correre nella direzione da cui proveniva la voce, ovvero verso i bagni; la seguì, senza fiatare, incuriosita e spaventata da ciò che avrebbe potuto vedere.
Chichi camminava ora a passo lento e tremava, ma il suo spavento raggiunse la soglia massima quando dal nulla apparve Sachiko. Tuttavia, Chichi non la conosceva e quindi la scambiò per la bambina che aveva udito urlare, mentre Bulma cercava inutilmente di farla andare via da lì.
-Tu... sei quella bambina che gridava?- chiese Chichi titubante.
Bulma scosse la testa: voleva fare qualcosa, ma Chichi non poteva né vederla né sentirla.
“Ti prego Sachiko... lasciala stare! Ti supplico!” pensò Bulma, unendo le mani davanti al petto e sperando che le sue preghiere arrivassero alla bambina e le facessero cambiare idea.
Sachiko prese la parola, fingendo un tono preoccupato e triste: -La mia amica è in bagno ed ha urlato. Io ho tanta paura, non voglio andare a controllare.-
Chichi annuì. Sembrava credere, per sua sfortuna e per la disperazione di Bulma che assisteva impotente, a quella vicenda e, da persona altruista qual era, rassicurò Sachiko e lasciandola lì corse verso il bagno femminile. Vi entrò senza prima guardare al suo interno e subito si pentì di averlo fatto: due bambini erano seduti contro la parete, ma non erano bambini comuni. Uno, il maschietto, ora rideva e teneva lo sguardo basso; la bambina accanto a lui aveva metà della testa mancante e sembrava guardarla. Certamente, quella era una trappola di Sachiko.
Bulma urlò e si posizionò in mezzo ai tre, notando con orrore, insieme alla corvina, che la porta si chiuse sbattendo intrappolandole in quel luogo.
Chichi, terribilmente spaventata, corse contro la porta e provò ad aprirla, senza successo. Nel frattempo, la bambina, Tokiko, si alzò e cominciò ad avanzare verso di lei.
-Fer... Fermati! Non muoverti!- disse Chichi tremando, guardando la bambina.
Tutto era però inutile, non si fermava. D’altra parte, una bambina fantasma assassina non poteva mica dar ascolto a lei: era una cosa innaturale, ma Chichi sperava comunque funzionasse.
-Tokiko, ferma!-
Quell’ordine era di Ryou; l’aveva detto con voce ferma e autoritaria. Tokiko si fermò subito e si voltò verso il suo amichetto che si alzò, sempre tenendo lo sguardo verso terra. Chichi cominciò a sudare freddo e il cuore cominciò a batterle sempre più forte, come se volesse uscire dal petto e scappare chissà dove.
-Vuoi vedere una cosa davvero esilarante?- chiese il bambino, con tono velenoso.
Tokiko batté le manine e Ryou alzò lo sguardo. Uno sguardo glaciale, che non avrebbe mai dovuto essere sul volto di un bambino: gli occhi castani, che esprimevano solo sadico divertimento, puntati in quelli neri e spaventati di Chichi, mentre un sorriso sadico si allargava sul suo volto e rivoli di sangue scendevano dalle labbra.
La corvina non capì cosa se le stesse succedendo: aveva l’impressione di essere strangolata dal bambino e sentiva le sue risate glaciali e spaventose.
Invece, si lasciò cadere sulle ginocchia e, urlando, si portò le mani alla gola. Con stupore di Bulma, cominciò a strangolarsi da sola.
Ryou scoppiò a ridere non distogliendo lo sguardo dalla sua preda; anzi, si avvicinò per poterla guardare meglio negli occhi. Bulma, invece, era incredula e triste: cosa le stava facendo? Lei non poteva nemmeno intervenire per salvarla, stava dormendo! Come aveva potuto? Non avrebbe mai dovuto lasciarla sola!
-Visto Tokiko? Le mie illusioni sono fantastiche ed esilaranti!- disse, ma Tokiko incrociò le braccia al petto in segno di disaccordo. Così, Ryou continuò: -Perdonami, vuoi divertirti anche tu! Impiccala.-
Tokiko saltellò e la alzò in aria con un solo gesto della mano, avvicinandola velocemente ad uno dei bagni. Bulma assisteva sempre più sconcertata ed impotente, sempre più disperata: erano stati loro. Solo loro.
Così Chichi morì, fu impiccata da Tokiko, ma grazie ad un’illusione di Ryou si stava già strangolando.

La sua visione terminò con i due che, ridendo forte per quel “gioco comico” che avevano fatto, sparirono.

 
Bulma si risvegliò con le lacrime agli occhi. Osservava Ryou e Tokiko in silenzio, ma dentro di sé provava solo una cosa: odio. Voleva ucciderli lei, ora, con le sue mani. Voleva vederli soffrire e piangere, voleva sentirli urlare ed invocare ogni sorta di aiuto e di divinità per essere salvati. Quando si alzò, i due bambini sparirono tenendosi per mano; Bulma si morse il labbro inferiore e strinse i pugni, conficcando le unghie nella carne.
-TORNATE QUI!- urlò arrabbiata, guardandosi intorno –Siete dei codardi! Uccidete anche me, forza! Avete paura, maledetti stronzi!?-
Non si accorse che le sue grida avevano attirato qualcun altro al posto dei bambini fantasma, una persona che passava di lì per caso mentre cercava Ryou, il bambino fantasma responsabile della morte di una persona a lui cara e, di conseguenza, della sua pazzia: Koito. Entrò nel bagno del tutto indifferente, appoggiandosi alla porta e guardando Bulma la quale, sentendosi osservata, lo guardò: un brivido le percorse tutte le fibre del suo corpo. Aveva paura, anzi, provava puro terrore. Lo sguardo di lui non le piaceva minimamente.
Si inginocchiò ed afferrò il bisturi tra le mani, per spaventarlo ed allontanarlo da lei... ma il ragazzo sorrise soltanto alla sua reazione e incrociò le braccia al petto. Osservò l’arma che stringeva Bulma e il suo sorriso non poté far altro che allargarsi sul suo volto.
 
-Nella seconda struttura non abbiamo trovato Yoshikazu... a giudicare dalle risate di Sachiko, deve quindi trovarsi qui.- disse la ragazza, appoggiandosi alla porta da cui era entrata.
Si sistemò i lunghi capelli corvini dietro la schiena e aggiustò il ciuffo che le ricadeva sull’occhio sinistro con le dita. Guardò con gli occhi neri il pavimento e lo picchiettò con la punta delle scarpe da ginnastica per vedere se vi era il rischio di cadere di sotto.
Subito dopo, si toccò il ginocchio: il jeans che portava era stato rotto in quella parte, da cui fuoriusciva ancora del sangue e che le faceva ancora male. Tuttavia, non voleva andare per nessun motivo in infermeria: doveva prima trovare Yoshikazu, il colpevole dell’omicidio dei tre bambini e quindi della creazione di quella scuola maledetta.
-Ho ragione, La’?- chiese Flame, questo il nome della giovane. Osservò Lapis, il compagno di classe con cui era finita in quella scuola, che guardava verso l’infermeria e sembrava non averla sentita neppure. Flame si staccò quindi dalla porta e coi pugni stretti si avvicinò a lui.
-Ehi, ci sei? Sto parlando con te!- esclamò infastidita e arrabbiata: non le era mai piaciuto essere ignorata, soprattutto là dentro.
-Sì, ti ho sentita.- disse lui, guardandola ed incrociando le braccia.
Flame sbuffò e giocherellò con la stoffa rossa della sua maglia a maniche lunge, adirata: -Perché allora non mi rispondi?-
-Vedo qualcosa vicino l’infermeria- rispose lui, tornando ad osservare il punto di prima con attenzione.
Flame rabbrividì e anche lei, tremando, osservò quel punto. Quando vide qualcosa a terra, non sapeva cosa pensare: poteva essere di tutto, scheletri o corpi in decomposizione, oppure poteva essere un insieme di oggetti messi lì per caso, come delle tavolette di legno o dei mattoni crollati dal soffitto. Però, un dolore enorme la invase all’improvviso e ne provò un più forte alla pancia: in qualche secondo, un conato di vomito le salì alla bocca e si voltò verso l’angolo del muro, vomitando sangue e succhi gastrici.
Lapis le si avvicinò e quando Flame si lascio cadere sulle ginocchia, tremante e dolorante per lo sforzo, le mise una mano sulla spalla.
-Sto bene...- disse la ragazza, alzandosi e stringendosi nelle spalle –Andiamo... possiamo andare a vedere cos’è?-
Lapis annuì alla sua domanda e, lentamente, si incamminarono verso quelli che erano a loro insaputa i corpi di una delle loro compagne di classe e la cuginetta di un’altra di esse.
 
Goku e Crilin, dopo aver udito le risate della bambina fantasma provenire dal piano di sotto, si affrettarono a cercare delle scale, preoccupati per Lazuli. Quando le trovarono sospirarono dal sollievo e si precipitarono verso il fondo delle scale correndo. Arrivati a metà, Goku inciampò e sotto lo sguardo preoccupato di Crilin ruzzolò fino alla fine dei gradini; per sua fortuna, atterrò su qualcuno che gemette di dolore.
Crilin riconobbe la persona su cui era caduto Goku e corse a vedere se lui e l’amico stessero bene. La felicità cresceva in lui man mano che si avvicinava a Goku e a... Vegeta. Sì, Goku era caduto proprio su di lui e, in effetti, era stata una grande fortuna. Una volta che si avvicinò ai due, loro erano in piedi e Goku si stava scusando, mentre lui aveva un gran sorriso in volto.
Goku spiegò anche a lui che il resto della classe aveva fatto il rituale, mentre Vegeta, dopo essersi ripreso dallo shock di quella rivelazione, raccontò cosa Ryou gli aveva detto e di aver incontrato Yoshikazu. La loro felicità era enorme, poichè nessuno di loro tre aveva ancora trovato i corpi dei loro compagni; ma quando si voltarono per puro caso davanti a loro notarono con orrore la loro professoressa... o meglio ciò che restava di lei.
Tutti e tre sgranarono gli occhi e spalancarono la bocca. Un forte dolore cominciò a crescere in loro, così come la disperazione e la paura: non sapevano il perché, ma la morte della professoressa li stava ora spaventando molto. Pensavano che il suo assassino potesse trovarsi ancora da quelle parti ed erano quindi in pericolo. Decisero dunque di essere forti e di proseguire, ora stando più attenti di prima, per cercare i loro compagni e uscire da quel luogo; a malincuore dovettero abbandonare lì la loro amata professoressa.
Tuttavia, il loro dolore era appena iniziato...
Appena si allontanarono di molto dalla professoressa e man mano che si avvicinavano all’infermeria si trovarono davanti ad uno scenario a cui non avrebbero mai voluto assistere: Flame e Lapis erano seduti sulle ginocchia davanti l’infermeria. Flame piangeva in modo disperato e stringeva tra le braccia una bambina, che Crilin riconobbe subito, mantenendole la testa. Lapis, invece, stringeva a sé il corpo della sorella.
Crilin si lasciò cadere anche lui sulle ginocchia quando vide Lazuli e si abbandonò alle lacrime. Vegeta voltò lo sguardo altrove e strinse i denti, cercando di far diminuire il dolore che provava, e Goku strinse i pugni abbassando lo sguardo, abbandonandosi anche lui alle lacrime.
Quel momento fu orribile per tutti, in special modo per Lapis. Non riusciva a credere a ciò che aveva visto e che continuava a vedere, non riusciva a pensare al fatto che la morte di Lazuli fosse reale e non uno scherzo dei bambini fantasma e di Sachiko o un’illusione di Ryou. Aveva provato a trattenere le lacrime, ma alla fine cadde nella più totale tristezza e disperazione. Non erano riusciti a salvarla, né lei né Yumi: quando arrivarono, era già troppo tardi per entrambe.
Passarono moltissimi minuti. Fu Goku che, asciugandosi le lacrime con la mano, decise di provare a salvare i suoi amici dall’oscurità. Mise una mano sulla spalla di Crilin, come a volerlo consolare, e accettò la cruda realtà: né la professoressa e né Lazuli volevano vederli piangere, ma volevano vederli fuori di lì. Doveva trovare un modo per consolarli, o l’oscurità avrebbe vinto su di loro e non poteva permettere che ciò accadesse.
 
Nazos, stretta a Tenshinahn, percorse il corridoio con lo sguardo spento e basso. Tenshinahn, al contrario, osservava attentamente ogni posto che incontrava sperando di vedere uno dei suoi cari ed amati compagni. E, infatti, uno ne vide. Anzi, per meglio dire, una.
In una gran pozza di sangue ormai secco vi era il cadavere martoriato della povera Lunch.
Nazos si staccò da Tenshinahn e, indietreggiando, si portò due mani alla testa e urlò tutto il dolore che provava, mentre il suo compagno si lasciò cadere sulle ginocchia. Nazos si voltò e, sempre tenendo la testa tra le mani, incominciò di nuovo a piangere, sotto shock.
-Lunch...- sussurrò Tenshinahn, tristemente,cominciando a piangere.
In un attimo il suo cuore e la forza apparente che cercava di mostrare erano stati distrutti alla vista di quel corpo. Provò un vuoto orribile in soli pochi secondi e si abbandonò alla più totale disperazione: aveva placato una bambina fantasma che molto probabilmente aveva ucciso Lunch, oltre Carolyn... non era possibile, non poteva averlo fatto sul serio. Aveva provato addirittura pietà per quello spietato assassino... ma cosa gli era saltato in mente? Non meritavano niente da nessuno, né Tokiko né il suo gruppetto di amici!
-Lunch...- ripeté un po’ più forte. Ormai stava piangendo a dirotto col cuore e con l’anima a pezzi.
-TEN! VOGLIO ANDARE VIA!- urlò Nazos, con voce tremante e singhiozzando rumorosamente, guardandolo con gli occhi arrossati e le guance bagnate. Anche i denti, per il dolore e lo shock, le tremavano e sbattevano tra di loro.
Tenhinahn non l’ascoltava, era perso nel suo dolore. La castana si sentiva male e voleva andare via da quel cadavere. Inoltre, la puzza del cadavere e del sangue e la vista di alcuni vermi che lo stavano mangiando non la faceva stare meglio, anzi, il contrario.
-Ten... ti pre... go...- sussurrò, abbracciandolo da dietro e scoppiando in lacrime.
Tenshinahn si alzò, strattonandola e guardandola adirato. Infine, il suo odio scoppiò sulla povera ragazza: -Nazos, basta! Vai via da sola! Non posso lasciarla qui!-
Nazos sentì una fitta al petto.
-Ten, è morta!- disse Nazos, cercando di convincere l’amico di quel fatto, che faceva male anche a lei.
-Non chiamarmi “Ten”! Sei solo una buona a nulla, piangi in continuazione! Mi sei solo d’impiccio!- urlò infine Tenshinahn, mentre Nazos spalancò bocca e occhi sempre più ferita da quelle parole taglienti. Mai in vita sua aveva ricevuto tali parole e credeva di non meritarsele nemmeno! Poi, Tenshinahn diede un ordine: –VAI VIA!-
Nazos, ferita e in lacrime, lo accontentò, abbandonandolo solo con il suo dolore. Corse più veloce che poteva, senza una meta, sperando di non incontrare nessuno e di morire velocemente. Voleva solo morire, in quel momento, per abbandonare tutta quella sofferenza e disperazione che l’avevano invasa. Non ce la faceva più, si sentiva esausta, ma non poteva più scappare o sperare di uscire senza morire: la morte era l’unica soluzione, eppure non era mai stata un tipo pessimista.
Tenshinahn aveva ragione, in quella scuola non era servita a nulla: non aveva salvato Yamcha da Ryou e si stava facendo difendere da Tenshinahn, ma lei cos’aveva fatto oltre piangere? Nulla.
Tenshinahn stava combattendo tra la voglia di rimanere con Lunch e quella di salvarsi. Anche se Lunch, a causa della doppia personalità, era spesso fastidiosa, le voleva molto bene. Non riusciva ad immaginare una vita senza di lei, senza il suo “buongiorno” e senza le sue chiacchiere, anche di prima mattina. La vita non sarebbe stata più la stessa e tutto a causa di uno stupido rituale e di alcuni bambini.
 
-Lapis... devi farti forza...- sussurrò Goku, avvicinandosi al compagno che ancora piangeva stringendo la sorella –Non vorrebbe vederti così...-
-Goku ha ragione...- disse Flame, appoggiando contro la parete il corpo di Yumi; la testa della bambina formò un angolo innaturale con il collo e Flame rabbrividì. Poi,  guardò l’amico tristemente: -Lei ti vuole bene e non vorrebbe vederti in questo stato, ne sono sicura...-
-Se solo fossimo arrivati prima...- sussurrò Lapis, ma il suo sussurro arrivò ben udibile alle orecchie dei compagni –Lazy...-
Si sentiva come se una parte di lui fosse stata staccata via e nessuno aveva mai provato quel dolore per poterlo comprendere.
Flame si asciugò le lacrime con la manica della maglia e Crilin si alzò: doveva trovare chi l’aveva uccisa. Non potevano essere stati i bambini, quindi doveva essere stato un ragazzo o una ragazza bloccato lì.
Vegeta sperava che le parole di Flame e Goku facessero muovere Lapis, ma ciò non accadde. Anzi, il dolore cresceva in lui sempre di più. Solo qualcosa di inquietante diede la spinta definitiva: sul muro apparve una scritta in rosso, sotto la paura e la confusione di tutti:
Andate nei bagni
femminili, vi prego
fate presto
Qualcuno stava parlando con loro attraverso le scritte e, di sicuro, era un loro amico o una loro amica morti lì. In quelle parole si riusciva a distinguere bene la disperazione e la paura che, mentre quel qualcuno scriveva, provava. Stava succedendo qualcosa nei bagni femminili, ma non riuscivano a capire cosa; l’unica soluzione, era andare a controllare.
Flame si avvicinò a Lapis e si abbassò per poterlo guardare negli occhi.
-Ti prego... dobbiamo andare...- sussurrò.
Lapis sospirò e lentamente appoggiò il corpo di Lazuli alla parete affianco a Yumi. Si alzò dandole un ultimo sguardo triste e sospirando.
I suoi compagni cominciarono ad andare verso i bagni femminili e lui, dopo un attimo di esitazione, li seguì a malincuore e a passo lento.
Tutti avevano solo preoccupazione e dolore nella loro anima a pezzi, non provavano altro. Più nessun desiderio di andare via, più nulla: volevano rimanere lì e raggiungere i loro amici, ovvero morire. Nulla aveva più un senso ormai, tornare a scuola senza alcuni di loro non sarebbe più stata la stessa cosa. Finalmente raggiunsero il bagno femminile: alcune sadiche risate si disperdevano in quel luogo.
Si guardarono straniti e spaventati.
-No... vattene...-
Quella era la voce di Bulma! A giudicare dal tono era spaventata: cosa le stava succedendo?
Senza pensarci due volte, entrarono in bagno e trovarono davanti a loro una scena orribile: Bulma era stretta nella parete e Koito, davanti a lei, sorrideva tenendo in mano il bisturi. Regalò un fugace sguardo ai compagni della giovane e poi osservò l’arma che teneva tra le mani.
-Non so se lo sai ragazzina, ma questa... è un’arma molto potente. Ho avuto l’onore di sperimentarla varie volte e puoi fidarti di me.- disse Koito, tranquillo. Sembrava stesse semplicemente spiegando qualcosa alla turchina e che non avesse cattive intenzioni, almeno fino a quando non continuò: -Vuoi vedere un po’ come funziona?-
-NON TI AVVICINARE!- urlò Bulma, guardandolo con terrore.
Goku e gli altri osservavano la scena senza riuscire a muoversi o a proferir parola per paura. Avevano molta paura e, anche se una loro amica si trovava nei guai, non riuscivano ad aiutarla: riuscivano solo ad osservare, sperando che la lasciasse stare e che si allontanasse di lì.
Koito rise e alzò il bisturi all’altezza della sua testa.
-Tranquilla, non mi avvicinerò. Riuscirò a colpirti anche da qui, nonostante la distanza sia breve... sono pur sempre un campione di tiro con l’arco!- esclamò eccitato il ragazzo.
Bulma rabbrividì a quelle parole: tempo di qualche secondo, e si ritrovò il bisturi, lanciato, conficcato nella sua gamba. Urlò dal dolore e si toccò la gamba, che iniziava a sporcarsi di sangue caldo: non aveva il coraggio di togliere il bisturi da lì, nonostante il dolore atroce che provava. Koito si avvicinò a lei lentamente e afferrò il bisturi: non lo estrasse come tutti si aspettavano, ma lo tirò giù con un colpo secco.
La pelle, la carne e i tendini di Bulma si ruppero in un attimo e del sangue schizzo sul pavimento: ormai aveva la gamba destra completamente aperta. Non resistette al dolore e svenne, mentre Koito ritirava soddisfatto il bisturi sporco sussurrando un “Ops...” sarcastico.
-Bulma! Cosa le hai fatto!?- esclamò Crilin, incredulo: un ragazzo come loro aveva fatto quello? Non aveva una coscienza?
Koito lo guardò, squadrandolo con un sorrisetto sul volto.
-BULMA!- esclamò Flame, addolorata –SEI UN MOSTRO!-
-Parlano quelli che placano i veri mostri- si prese gioco di loro Koito, lasciando stare le loro parole che non lo avevano minimamente scalfito.
Corsero tutti verso il corpo di Bulma, incuranti di Koito: stava diventando sempre più bianco e freddo.
Vegeta aveva sgranato gli occhi: Bulma Brief, la ragazza più intelligente della sua classe insieme a Chichi, a terra, stroncata da un’arma che sembrava insignificante... non poteva essere vero! Non poteva assolutamente essere vero! Come era potuto accadere!?
Flame era sostenuta da Lapis, che la stava trattenendo per non farla intervenire. La conosceva e sapeva che si sarebbe sicuramente lanciata contro Koito, venendo uccisa.
Goku strinse i denti e i pugni, arrabbiato e triste, consapevole dell’ormai morte di Bulma.
Qualcuno corse velocemente verso di loro, a passi pesanti e frettolosi. Lo videro solo quando si fermò davanti alla porta: era Nazos! E anche se era la migliore amica di Flame, quest’ultima non riuscì a sorridere, come nessun altro, del resto.
-Koito...- sussurrò Nazos, incredula, con gli occhi lucidi.
Squadrò i suoi compagni e il cadavere di Bulma, accanto a loro, e poi Koito. Non poteva averla uccisa lui, non poteva assolutamente averlo fatto! 
Koito le si avvicinò, infilando le mani nelle tasche del giubbino, indifferente. Quando le fu vicino, le sorrise guardandola negli occhi. Quegli occhi così simili ai suoi, i quali ora esprimevano solo pura follia.
-Non l’hai uccisa tu... vero?- gli chiese, mentre i suoi compagni la guardavano increduli, per scacciare quel pensiero dalla sua mente.
-Piccolina, sai bene chi è stato- le rispose Koito. Con una mano le accarezzò una guancia e poi i lunghi capelli castani.
Nazos abbassò lo sguardo nello stesso istante in cui Koito ritirò la mano, rimettendola dov’era poco prima. La castana strinse i pugni e scosse lievemente la testa, per cercare qualcun altro che avesse potuto uccidere Bulma al posto di lui.
-Non puoi averlo fatto... sei la persona più dolce e gentile che io abbia mai conosciuto...- disse, guardandolo negli occhi, disperata –La persona che amo non può averlo fatto sul serio!- concluse, quasi urlando.
Nel bagno calò il silenzio. Nemmeno Flame sapeva cosa dire: l’unica cosa che riuscì a fare, fu sedersi vicino il corpo di Bulma e accarezzarle i capelli, notando anche il cadavere di Chichi. Gli altri se ne stavano in silenzio ad osservare i due, senza saper cosa dire, pensare o fare: Koito aveva ucciso Bulma e anche se Nazos lo amava... non potevano perdonargli una cosa del genere.
Koito rimase confuso da quelle parole. Sgranò gli occhi e perse il sorrisetto che aveva poco prima, sperando che ciò che aveva udito fosse falso... ma sapeva che Nazos non mentiva mai, soprattutto su una cosa del genere. La conosceva bene, anche se l’aveva vista alcune volte.
Nazos andava in classe alle medie e alle elementari con il suo fratellino: spesso, lui e lei si incontravano fuori scuola o in corridoio. Altre volte quando sua madre e quella di Nazos organizzavano gite per far stare insieme il suo fratello minore e la castana, perché il “bambino” parlava solo con lei.
Aveva sempre pensato che le visite che, prima di trasferirsi, Nazos faceva ogni mattina d’estate fossero per il fratello e non per lui: si era quindi sempre sbagliato. Non sapeva cosa dire: abbassò solo lo sguardo per non guardarla negli occhi. Cosa aveva fatto? Aveva ucciso persone innocenti in quella scuola, si vergognava di se stesso. Avrebbe voluto sparire.
Dal suo corpo iniziò ad uscire il manto nero che lo aveva avvolto, fino a dissolversi: l’oscurità l’aveva abbandonato.
-Nazos...- sussurrò Flame, come per consolarla, ma il suo tentativo fallì.
-Flame, lasciala stare- disse Crilin, guardandola –Si riprenderà. Per ora, dobbiamo uscire da qui senza essere uccisi.-
Vegeta osservò la porta. Con orrore si accorse di quello che stava per accadere: Yoshikazu era dietro Nazos e Koito, con in mano delle grosse forbici.
-SAKAMOTO!- urlò, chiamando la compagna per cognome –Attenta!-
Questo bastò per suscitare il panico generale. Nazos si voltò verso Yoshikazu, il quale stava già per colpirla; Koito afferrò le forbici del mostro con entrambe le mani, cercando di rallentare il movimento verso il basso: Yoshikazu era però troppo forte, non sarebbe riuscito a trattenerle ferme a lungo.
-Correte, svelti!- ordinò, senza guardarli.
Flame si alzò e osservò Goku, come a cercare un senso di sicurezza e di acconsenso. Goku fissò il cadavere di Bulma: capì che, per salvarsi, dovevano abbandonare lì la loro compagna di classe. Flame preferì non dire ancora niente riguardo al corpo di Chichi e così, dopo un attimo di esitazione, uscirono tutti dal bagno e corsero nella direzione da cui erano venuti.
Nazos cominciò a scappare tardi rispetto agli altri e non riusciva nemmeno a correre, tanto che era stanca. Si voltò verso Koito con aria delusa e dispiaciuta, ma queste emozioni si dissolsero non appena vide Koito cadere a terra e Yoshikazu caricare un altro colpo per colpirlo. A quel punto provò solo preoccupazione.
Senza pensarci due volte si gettò tra lui e Koito a braccia spalancate; il colpo non colpì il ragazzo a terra, come previsto, ma Nazos. Precisamente, il suo occhio.
Nazos urlò non appena le forbici penetrarono nel suo occhio e del sangue cominciò a schizzare fuori: mai aveva provato tanto dolore in vita sua. La guancia cominciò a tingersi di rosso e l’occhio cominciò a diventare una zuppa: Yoshikazu girava le forbici come una chiave che gira nella serratura.
-Lasciala, maledetto bastardo!- esclamò Koito, rimettendosi in piedi e raggiungendo le forbici di Yoshikazu.
Provò a tirarle via, ma l’uomo-zombie lo lanciò contro una parete emettendo un verso inumano.
Nazos, a malincuore, capì che per dimezzare il dolore doveva solo lanciarsi all’indietro. Così fece: si diede la spinta all’indietro, stringendo i denti per non urlare ancora, e cadde. L’occhio si staccò dall’orbita e rimase attaccato alle forbici. La ragazza, coprendo e stringendo l’orbita vuota e grondante di sangue con entrambe le mani, sporcandole, urlò e scoppiò a piangere di nuovo.
Koito rabbrividì a quella vista. Approfittò del momento di distrazione di Yoshikazu e la prese in braccio, cominciando a correre lontano da quel luogo; Yoshikazu li seguì a passo lento e pesante, emettendo continui sospiri e lamenti.
Il ragazzo entrò nella prima aula che trovò e si richiuse la porta alle spalle. Si sedette a terra, appoggiando la schiena contro la porta, e strinse Nazos a sé, accarezzandole con una mano i capelli, mentre con l’altra le copriva l’occhio sanguinante.
La ragazza affondò la testa nel petto di Koito e con i pugni gli strinse la maglia arancione, singhiozzando.
-Nazos... non piangere, ti prego... ci troverà- disse Koito, cercando di calmarla.
-Non vedo... non vedo più...- singhiozzò Nazos.
Koito la strinse di più a sé e appoggiò il mento sulla testa della giovane. Disse, in un tentativo di consolarla: -Andrà tutto bene... si risolverà tutto...-
Nazos scosse la testa. Anche se era bassa per la sua età, e per questo Koito la chiamava sempre “Piccolina”, ed era ingenua e infantile, era una ragazza di diciotto anni: sapeva che non sarebbe sopravvissuta senza un ospedale e non aspettava altro che la morte, per far finire il dolore atroce e le altre brutte emozioni che provava.
Koito deglutì per mandare giù le lacrime che gli stavano salendo agli occhi.
-Non dovevi farlo... doveva colpire me, non te, accidenti!- esclamò –Dovevi scappare!-
Una lacrima scivolò lungo la sua guancia e cadde sui lunghi capelli di Nazos. Le cinse i fianchi con le braccia e tornò ad accarezzarle i capelli.
-Mi hanno insegnato a difendere le persone... che si amano...- disse Nazos, tossendo una volta concluso.
-Ho ucciso tre persone innocenti... sono un mostro Nazos... ho procurato solo morte e devo morire... perché ti sei messa in mezzo!? Ti odio!- esclamò Koito, con tono triste e adirato.
Sentì Nazos emettere una debole risata ed era sicuro stesse anche sorridendo, seppur debolmente. Preferì non dire nulla; sapeva che Nazos gli avrebbe risposto “Il mio Dio mi ha insegnato a porgere l’altra guancia e a perdonare chi ti fa un torto”. Lei e la sua religione... gli dava ogni volta lezioni di vita. Forse perché non aveva mai conosciuto una cristiana così ottimista che seguiva appieno ogni insegnamento religioso e che si divertiva a sentire anche la nascita e le preghiere della religione buddista. Per questo Koito pensava che fosse andata sicuramente in Paradiso, smettendo di soffrire.
Finalmente Nazos ruppe quel silenzio.
-Io ti amo... e non smetterò di farlo... mai...- concluse la giovane.
Koito stava per rispondere, ma sentì le urla di Yoshikazu. Strinse a sé Nazos e la ragazza chiuse gli occhi, prima che le forbici di Yoshikazu uccisero entrambi in un solo colpo, fatale e doloroso, ma un po’ dolce.
 
Anche gli altri si erano nascosti in un aula molto distante dai bagni femminili. Flame aveva raccontato di aver visto anche il cadavere di Chichi nel bagno e Goku, disperato e triste, si appoggiò alla parete scivolando.
Chichi morta... perché doveva capitare sempre alle persone a lui care? Perché? Cosa avevano fatto di male?
La corvina, una volta essersi accorta dell’assenza della sua migliore amica, scoppiò a piangere, abbracciando Lapis, che rimase stranito per alcuni secondi prima di abbracciarla per cercare di consolarla.
-Abbiamo visto anche il cadavere della professoressa...- disse Vegeta.
-Noi quello di Emi e Marion- aggiunse Lapis, ricordando i cadaveri delle sue compagne di classe e le condizioni in cui le aveva trovate.
Crilin strinse i denti e abbassò lo sguardo, adirato: -Non ci voleva... abbiamo perso Bulma, Chichi, Yumi, Lazuli, la professoressa, Marion, Emi e Nazos. Se poi contiamo Tenshinahn, Lunch e Yamcha che sono i dispersi... abbiamo perso moltissimi dei nostri amici.-
Prima che altri potessero aggiungere qualcosa e prima che Flame, staccandosi dall'amico, potesse raccontare della seconda struttura, comparvero i tre bambini fantasma davanti a loro. Yuki era davanti a Tokiko e Ryou, ma tutti e tre stavano piangendo. Flame alzò lo sguardo, guardandoli e asciugandosi le lacrime; anche i suoi restanti compagni osservarono i tre bambini, curiosi di sentire ciò che avevano da dire.
Yuki unì le mani e le fece scivolare lungo le gambe. Abbassò lo sguardo e iniziò a raccontare tristemente...
Continua...

Oh yeah, sono tornata con un capitolo lunghissimo che non ho potuto dividere... scusatemi tanto D: 
Che dire? Dunque, Tenshinahn ha cacciato via la povera Nazos e lei, disperata, ha incontrato il suo vero amore e... BUM! Morta. Mi scuso con i fan di questa povera ragazza, ahahahah :') 
Chichi è stata uccisa da Ryou e Tokiko. Quanti si aspettavano che l'avesse uccisa Bulma? ;D 
Lapis, credo si sia capito comunque, è il nome umano di C17. Penso di aver detto tutto X)
Come sempre, se trovate errori scrivete nella recensione. Mi aiutereste moltissimo e ve ne sarei grata! Ringrazio felinala e Sasi02 che stanno recensendo ogni capitolo e tutti quelli che leggono! Ci sentiamo al prossimo aggiornamento <3
Kira.
P.S. Si accettano scommesse su chi, secondo voi, uscirà vivo da questa scuola xD 

 
 
 
   
 
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