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Autore: _Sam12    24/01/2016    3 recensioni
Non sapeva dire cosa l'avesse colpita di lei, forse una parola o il modo in cui piegava di lato la testa quando sorrideva. Rimase tra i suoi pensieri tornando quando meno se lo aspettava.
Si incontrarono per caso ad una gita, e si ritrovarono per caso anche in seguito, come a chiedersi cos'è a questo punto che può avere davvero senso.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 7


Seguii Valeria lungo un corridoio, oltre la cucina, fino ad una porta di legno chiaro dal pomello dorato.

“Probabilmente tenterà di metterci in un forno...per mangiarci ovviamente. Potrei entrare io per prima, mentre tu che sei più indietro scapperesti a dare l'allarme.” mi prese in giro Valeria dopo aver squadrato la mia espressione preoccupata.

“Cercherò, ma non prometto niente...i suoi gatti carnivori potrebbero essere più veloci di me.” risposi facendole una smorfia.

“Qualche ultimo desiderio prima di morire?” mi chiese allora lei.

“Avrei voluto leggere Guerra e pace almeno una volta nella vita...” dissi con voce tragica “o è meglio che io chieda la pace nel mondo?” poi aggiunsi “Tu?”

Valeria fece un passo verso di me fissando i suoi occhi nei miei: erano occhi comuni, castani, ma c'erano delle striature più chiare vicino alla pupilla che non avevo mai notato.

Poi abbassò lo sguardo e si allontanò dirigendosi verso la porta: “Diciamo che avrei voluto imparare a sciare.” disse.

Ripresi a respirare accorgendomi solo allora di aver trattenuto il fiato.

Bussò due colpi secchi alla porta e dopo pochi secondi questa si aprì: apparve un'anziana dagli occhi grandi e chiari, alcune rughe le appesantivano i lati della fronte adagiandosi una sull'altra sotto gli occhi e agli angoli della bocca.

“Sì, ragazze?” chiese.

Aveva una voce flebile e fragile lo quanto sembrava lei.

“Non troviamo più la chiave della camera...forse ci è caduta...non è che per caso l'ha trovata?” le chiesi.

“Ora che ci penso sì...Entrate, entrate pure nel frattempo, ora la cerco.”

La seguimmo all'interno del suo appartamento: la prima cosa che notai fu l'odore di minestrone che si insinuò nei polmoni, poi le pareti chiare che risaltavano contro il mobilio di legno scuro lucido.

La signora sparì nella stanza accanto borbottando fra sé.

Valeria si avvicinò ad un quadro appeso alla parete e ne sfiorò con l'indice la cornice.

“Questa signora sembra ossessionata dai papaveri.” disse sottovoce.

Mi avvicinai a mia volta al quadro: era un campo di frumento su cui spiccava il rosso dei papaveri a pennellate precise, ma veloci.

Accanto vi era un quadro rettangolare: su uno sfondo azzurro era dipinto un papavero con grande cura nei particolari. Vi era poi un piccolo quadro della grandezza del palmo di una mano dove si poteva vedere una casa di campagna, solitaria in mezzo ad un prato verde e lì alcuni papaveri che si nascondevano tra l'erba.

Il mio sguardo cadde poi su una foto appoggiata ad un tavolino rotondo vicino alla libreria: era un uomo con una bambina tra le braccia e per mano una signora dagli occhi grandi che sorrideva all'obiettivo; attorno a loro dei papaveri.

“La signora ha figli?” bisbigliai osservando la donna sorridente della foto.

“No, non credo.” mi rispose Valeria incamminandosi senza far rumore verso la libreria.

La seguii: “Forse non è il caso...” le dissi, ma lei mi fece segno che la signora non ci avrebbe viste.

Le copertine dei libri recitavano: Notti bianche, Delitto e castigo, Anna Karenina, I demoni...

Vi erano due ripiani con libri di scrittori russi allineati l'uno accanto all'altro, da quelli più conosciuti ad altri che non avevo mai sentito nominare.

“Vi piacciono i libri?” la voce dell'anziana ci fece sobbalzare.

“Sì, moltissimo.” le rispose Valeria.

La donna sorrise: “Anche a me.” disse.

Sembrò voler dire qualcos'altro, ma annuì e fece un gesto della mano come per scacciare via tutte quelle parole che avrebbe voluto dire, ma non le sembrava il caso di farlo.

“Ecco la vostra chiave. State più attente la prossima volta.” ci disse infine.

“Certo, ci scusi. Arrivederla.” le dissi.

Una volta in corridoio Valeria mi sussurrò: “Forse suo marito era russo...lei ha comprato questa casa dopo la sua morte...e l'ultima volta che l'ha visto erano in quel campo di papaveri.”

“Forse...” le risposi sentendomi a disagio di fronte ai suoi occhi assorti a sognanti che non riuscivo affatto a decifrare.

“Forse legge e rilegge lo stesso capitolo di Anna Karénina, quello in cui lei è saltata sotto il treno, e vede quella luce, decine e decine di volte, senza mai riuscire a percepire il suo fascino, né cpsa possa esserci dopo...perché, forse, è sotto un treno che è finito suo marito.” sospirò “Mi sembra così sola...”

Rimanemmo in silenzio fino alla nostra camera sulla cui porta c'era un post-it “Sono da Marika, se volete poi raggiungetemi. Naomi.”

Infilai la chiave nella toppa ed entrammo.

Valeria si sedette sul letto e fissò un punto indistinto del pavimento.

“Fa così freddo...” dissi rabbrividendo.

“Con il brutto tempo la temperatura deve essere scesa all'improvviso.”commentò Valeria con voce monocorde.

“Tutto bene?” le chiesi.

“Sembrava tutto ad un tratto così triste che non sapevo se scegliere tra il silenzio o romperlo.

Lei annuì: “Se non abbiamo preso una broncopolmonite oggi, non la prenderemo mai più.” disse poi ridendo.

“Assolutamente.” concordai io con i capelli bagnati ancora incollati al collo.

“Se vuoi faccio prima io velocemente la doccia, poi così tu puoi starci sotto fin che vuoi.” propose.

“Va bene.” annuii.

Valeria sparì nel bagno e dopo dieci minuti sentii l'acqua della doccia spegnersi.

“Eccomi.” disse aprendo la porta.

Mi voltai verso di lei dal letto su cui ero distesa, lei aveva solo un asciugamano avvolto attorno al corpo, e raggiunse il suo zaino tirando fuori i vestiti.

“Prima che l'idea di cambiarsi in camera con me presente la sfiorasse, mi fiondai in bagno portando con me il cambio che avevo preparato.

Mi spogliai in fretta e battendo i denti dal freddo mi rifugiai sotto il getto di acqua calda.

Ma subito dopo appoggiai la fronte alle piastrelle fredde cercando di trattenere le lacrime.

Mi sentivo stupida, molto stupida e vulnerabile.

Improvvisamente volli solo tornare a casa, sparire, tornare alla mia routine, dove non c'erano vecchiette ossessionate dai papaveri e ragazze che ti proponevano di tuffarsi in un lago alle undici di mattina.

Mi insaponai i capelli e lasciai che l'acqua calda lavasse via il freddo che avevo accumulato nelle ossa.

Mi era già capitato di trovare carina qualche ragazza, ma non ci avevo mai dato tanto peso, abbassavo semplicemente lo sguardo, allontanavo tutto negli angoli più remoti della mente per poi non pensarci più.

E ora irrazionalmente tutti i ricordi simili che avevo soffocato mi tornavano alla mente, come tessere di un puzzles, a formare un'idea che non riuscivo neanche a sussurrare.

Ma una doccia non può durare per sempre, così spensi l'acqua, e dopo essermi vestita e asciugata i capelli, mi decisi a tornare nell'altra stanza

E' solo perché in questo momento sono stanca, io non sono così...mi ripetevo nella testa.

Uscii dalla porta del bagno e il mio sguardo cadde su di lei seduta sul suo letto con un semplice paio di pantaloncini corti e un maglione blu scuro probabilmente troppo grande per lei.

Mi morsi l'interno delle guance, ma non riuscii a fermare i miei pensieri, la trovavo bella, e non potevo farci nulla.

Valeria alzò lo sguardo dal cellulare e inclinò la testa di lato sorridendomi: “E' inutile che mi fissi,lo so che stai giudicando i miei pantaloncini perché sono corti, ma non ne ho un altro paio di lunghi e quelli che avevo la pioggia oggi ha ben pensato di bagnarli.”

“Ehm...sì appunto.” biascicai appendendo alla sedia i miei panni bagnati.

“Scendiamo?” propose Valeria.

“Sì, sì, andiamo.” risposi.





Ciao a tutti!

Scusate se la scorsa settimana non sono riuscita ad aggiornare, ma avevo davvero troppi compiti...

Come vedete Emma sta cominciando a porsi dei grossi problemi esistenziali e a farsi tante pare; avrei voluto saltare questa parte, ma poi ho pensato che il personaggio non sarebbe stato realistico, perché è abbastanza umano che lei entrasse un po' in crisi, altrimenti sarebbe stata un robot. Quindi mi spiace se questa parentesi non vi piace, ma prometto che cercherò di renderla il più breve possibile.

Per il resto spero che la storia continui a piacervi e grazie tantissimo per continuare a leggerla :)

a presto!

Sam

  
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