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Autore: Inevitabilmente_Dea    24/01/2016    1 recensioni
Elena si ritrova nella Radura. Sola. L'unica ragazza in mezzo ad un branco di Radurai. Non ricorda nulla del suo passato, se non il suo nome. Tuttavia inizia a fare sogni strani, che ogni notte puntualmente arrivano a spaventarla.
La ragazza stringerà amicizie, ma qualcuno sembra non volerla tra i piedi. Eppure ogni volta che lei avrà bisogno di conforto, Newt sarà al suo fianco. Amore o amicizia? Sta a voi scoprirlo...
Buona lettura.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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"Ehi, ehi, ehi." sussurró Gally raggiungendomi. "Shh... É tutto finito."
Mi cinse tra le sue braccia e affondai il mio viso nel suo petto.
Lui continuava ad accarezzarmi la testa ed io continuavo a piangere come una bambina.
"Non fare così, ti prego." bisbiglió lasciandomi un bacio sulla fronte.
Mi allontanó di qualche centimetro dal suo corpo e mi osservò.
Nascosi il volto tra i miei palmi. Non volevo farmi vedere in quello stato, così debole.
Mi avrebbe preso per una bambina stupida, che piangeva dal nulla.
Io non sono una bambina e non sono debole. Devo smetterla di piangere. Non ce n'é motivo. Continuavo a ripetermi nella mente.
Per quanto mi sforzassi di calmarmi, non ci riuscivo.
Forse erano stati lo stress e la paura accumulati in quei giorni ad avermi fatto scoppiare in lacrime.
O magari era stata la preoccupazione per Newt.
Newt! 
Mi ricordai all'improvviso del ragazzo ancora privo di sensi.
Gally mi spostó le mani dal volto e mi obbligó a guardarlo.
Mi aspettai che mi deridesse per essere caduta a pezzi in un modo tanto patetico.
Ma senza aggiungere una parola mi asciugó le lacrime e mi sorrise incoraggiante.
"M-Mi dispiace..." mormorai tra i singhiozzi. "T-Ti ho b-bagnato la maglia."
"Fa niente..." sussurró accarezzandomi i capelli.
Diedi uno sguardo a Newt e lo vidi muoversi leggermente.
Senza aspettare ulteriormente lo raggiunsi e gli afferrai una mano.
"Newt?" lo chiamai.
Lui sbatté piú volte gli occhi e poi mise a fuoco la mia figura.
"Stai bene?" mi chiese preoccupato.
Non riuscii a trattenere una risata nervosa e gli risposi: "Dovrei essere io a farti questa domanda." 
Lui mi sorrise, ma poi una smorfia di dolore si dipinse sul suo viso.
"Cosa é successo?" chiese appoggiandosi sui gomiti e guardandosi attorno.
"Zart ha spaccato la finestra ed é stato preso dal Dolente, ma tu ti sei beccato una mazzata in testa e sei svenuto sul letto." spiegai spostandogli una ciocca di capelli dalla fronte.
"E allora perché sono qui?" chiese confuso.
"Ti ho trascinato fuori io." 
Lui si acciglió e mi porse un'ultima domanda: "Da sola?"
"Da sola." confermai.
Lui scosse la testa sorridendo, ma subito si pentì di quel gesto e gemette.
"Andiamo... Ti porto all'edificio dei Medicali." dissi mettendo un suo braccio intorno al mio collo.
Lo alzai e lo aiutai a camminare.
Quando passai davanti a Gally lui mi fermò, bloccandomi per un braccio: "Sei sicura di stare bene?" 
Annuii convinta e portai Newt nell'edificio dei Medicali.
Dopo averlo medicato e avergli fasciato la ferita, lo obbligai a rimanere a letto. Lui brontolò, ma ogni volta che provava ad alzarsi aveva subito un forte mal di testa e dei giramenti.
"Non voglio che tu svenga di nuovo." spiegai prima di uscire dall'edificio.
Corsi verso gli altri Radurai e li vidi tutti fissi a guardare davanti a loro.
Raggiunsi la folla e feci a spintoni tra i ragazzi per poter guadagnare un posto in prima fila.
Non appena fui abbastanza davanti, alzai lo sguardo e con orrore vidi del fumo uscire da una stanza in cui avevo visto entrare più volte i Velocisti.
Non mi ero mai chiesta a cosa servisse veramente. Per una volta la mia curiosità non aveva avuto il sopravvento. Tuttavia sentii la necessità di chiedere a Thomas che stanza fosse.
Se aveva preso fuoco e tutti erano preoccupati, all'interno di quell'edificio doveva esserci qualcosa di importante.
Thomas mi spiegò sbrigativo che quella era la Stanza delle Mappe, ma che non mi dovevo preoccupare se era andata a fuoco.
"Ma come?" chiesi sbalordita dal suo comportamento superficiale. "Se lì ci sono le Mappe del Labirinto, ora che è andato tutto perso come faremo ad uscire?!"
Lui fece spallucce e mi rispose: "Sono anni che i Velocisti confrontano le mappe. Ad ogni Velocista è affidata una Sezione del Labirinto. Se ci fosse stata un'uscita l'avrebbero trovata."
Sezione? E poi proprio adesso abbandoni tutto?
Lui lesse la mia espressione confusa e mi spiegò: "Il Labirinto è composto da otto sezioni. Ad ogni Velocista è affidata una Sezione. I Velocisti corrono nel Labirinto e ogni giorno disegnano una Mappa. A fine giornata confrontano sempre ogni Mappa di ogni Sezione con quella del giorno precedente."
Lo disse in modo sbrigativo, come se stesse ripetendo una poesia a memoria. 
E' assurdo... come fa ad essere così tranquillo? Se prima avevamo una piccola speranza di uscire, ora siamo spacciati. E' affermativo: Alby ci esilierà sicuramente.
Mi ricordai del ragazzo di colore. Lui era andato a studiare le Mappe del Labirinto e ciò significava che...
"Alby?!" chiesi in preda al panico.
Ero preoccupata per il ragazzo, nonostante non fossimo mai andati d'accordo.
L'idea di dover medicare il suo corpo ustionato dalle fiamme mi spaventò e rabbrividii, nonostante non fosse freddo.
Thomas assunse uno sguardo preoccupato e mi indicò con un cenno della testa qualcosa alle mie spalle.
Mi voltai di scatto e vidi Gally accovacciato vicino ad un corpo steso a terra.
Lo raggiunsi immediatamente e quando arrivai al suo pari il peso che avevo al petto si alleviò leggermente.
Alby non era nè ustionato, nè morto. Aveva un'enorme squarcio sulla fronte e il sangue gli stava colando da entrambi i lati della testa. Ne era finito anche un po' sugli occhi e qui vi si era incrostato.
Gally lo stava ripulendo con uno straccio bagnato, cauto, sussurrando domande a voce troppo bassa perchè potessi sentirle.
"Gally." richiamai l'attenzione del ragazzo e lui mi rivolse uno sguardo sollevato, come se gli si fosse presentata la salvezza in persona.
"Oh, grazie a Dio. Non sono bravo in queste cose... Fai tu." ordinò affibbiandomi lo straccio ormai colmo di sangue.
"Questo non servirà a molto." spiegai rigirandomelo tra le mani per trovare un punto non inzuppato di sangue. "Aiutami a portarlo all'edificio dei Medicali."
Gally fece come dissi e insieme lo sollevammo da terra, io per i piedi e lui per le braccia.
"Tu." disse Gally richiamando un ragazzo magrolino che ci stava guardando con occhi sbarrati. "Vai a cercare Jeff e digli che ci serve una mano."
Il ragazzo annuì e corse via.
Trascinammo Alby fino al letto e lo lasciammo cadere sul materasso.
Cavoli se è pesante... Pensai togliendomi il sudore dalla fronte.
"Cosa è successo?" chiese Newt balzando a sedere preoccupato e tenendosi un secondo dopo la testa con le mani.
"La Stanza delle Mappe è andata a fuoco. Winston ha trovato Alby lì fuori, mezzo morto, mentre il fumo usciva dall'edificio. Alcuni pive sono andati a spegnere il fuoco, ma era troppo tardi. Secondo Minho le Mappe sono andate. Carbonizzate." spiegò Gally grattandosi nervosamente la nuca.
Osservai Newt per qualche istante, ma non lo vidi per niente preoccupato.
Possibile che a nessuno interessasse delle Mappe andate a fuoco?
"E come sta Alby?" chiese Newt rivolgendosi a me.
Giusto, Alby... Pensai correndo a prendere l'occorrente dall'armadio in legno.
Per prima cosa gli disinfettai la brutta ferita alla fronte e gli fasciai la testa. Poi gli misurai il polso.
"E' a posto. Ha il battito cardiaco un po' basso, ma vedrai che se la caverà." spiegai rimettendo a posto tutti gli oggetti.
"Bene così." constatò Newt incrociando le braccia. "Dovresti andare a dormire."
"Come?" chiesi confusa.
"Hai delle occhiaie assurde, un aspetto di sploff e questa notte non credo che tu abbia chiuso occhio." constatò secco.
"Grazie per la descrizione accurata, Newt." ironizzai.
"Newt ha ragione. Jeff si occuperà degli altri feriti. Hai un aspetto orribile, dovresti andare al Casolare e farti un sonnellino."
"Ma dobbiamo prepararci per la notte che verrà... I Dolenti torneranno. Avete sentito quello che ha detto Zart?" chiesi incrociando le braccia.
"Sì, ma non ci servirai a niente in queste condizioni." spiegò Gally indicandomi. "Vai a dormire." 
"E Chuck?" chiesi.
"Sta bene. Sta lavorando per pulire il macello alla Stanza delle Mappe." spiegò Gally sbrigativo.
"E va bene." constatai infine, senza obbiettare.
Malvolentieri mi diressi al Casolare e presi il primo sacco a pelo che mi capitò tra le mani. 
L'idea di stendermi sul materasso chiazzato del sangue di Newt non mi sembrava ottima così mi stesi vicino ad una parete.
Chiusi gli occhi e mi sorpresi della facilità con cui il sonno si impossessò di me. Gally e Newt avevano ragione.

"Credimi, Thomas sarà un'ottima guida all'interno della W.I.C.K.E.D." queste furono le ultime parole della scienziata prima di abbandonarmi davanti ad un ragazzo impacciato.
Lui se ne stava seduto su una sedia girevole, torturandosi la maglietta. Sembrava quasi ansioso per il compito che gli avevano affidato.
"Piacere, sono Thomas." disse scattando in piedi non appena mi vide arrivare. Mi porse la mano e io gliela afferrai, stringendola saldamente.
Avevo imparato che una forte stretta di mano significava sicurezza ed io non volevo apparire debole.
"Piacere, io sono Re... Ehm, cioè... Elena. Sono Elena." dissi confusa.
Non mi ero ancora abituata al mio nuovo nome. Lui annuì, fingendo di non aver visto la mia esitazione.
"Janson mi ha dato l'ordine di spiegarti come funziona l'esperimento. Sei arrivata tardi, ma fa niente. Ad essere sincero credevo che avessero finito di reclutare persone per seguire il Test, ma avere un cervello in più fa sempre comodo, no?" disse entusiasta.
Annuii un po' spaesata. Da quando la W.I.C.K.E.D. mi aveva utilizzata come cavia da laboratorio non avevo più avuto amici. Loro avevano voluto così e, per quanto mi scocciasse, dovevo sottostare ai loro ordini.
"Cosa stavo dicendo?" disse riprendendosi. Mi accorsi che avevo smesso di ascoltarlo e scossi la testa, tornando concentrata.
"Dell'esperimento." constatai secca. Probabilmente lo misi in agitazione, perchè cominciò a farneticare su cose a me incomprensibili.
"Frena... Non ci capisco niente." ammisi.
Lui sospirò, probabilmente scocciato del fatto che non lo capissi, e mi portò davanti ad uno dei computer.
Digitò qualcosa sullo schermo, come un codice, infatti dopo poco lo schermo del computer si illuminò, proiettando l'immagine di uno spazio verde popolato da ragazzi adolescenti.
"Allora... Questi Soggetti stanno facendo il Test del Labirinto. Il loro scopo è riuscire a scovare un codice attraverso il Labirinto stesso. Una volta trovato il codice, devono decifrarlo e ovviamente poi scoprire come utilizzarlo." spiegò indicandomi al lato dello schermo uno schema raffigurante il Labirinto.
"Okay... allora è semplice." constatai facendo spallucce.
"Sì, certo. Fammi finire di spiegare, prima." disse esausto. Sembrava avesse passato la notte in bianco, dato le sue occhiaie. "All'interno del Labirinto vivono i Dolenti. Tu dovrai occuparti principalmente di loro. Sono di natura biomeccanica. In breve sono esseri viventi che gli scienzati hanno trasformato in macchine pericolose e letali."
Digitò altre parole sulla tastiera e comparve l'immagine di una bestia. Subito mi accorsi che doveva trattarsi di un Ibrido, una macchina meccanica dotata di qualsiasi oggetto esistente per ferire le persone.
"Perchè li avete creati?" chiesi non trovando una logica. 
"Senti... Le cose stanno così e basta. Fanno parte dell'esperimento. Servono a farci studiare come reagisce la Zona della Violenza nei Soggetti. Ti hanno almeno spiegato cosa è la Zona di..."
Lo interruppi secca: "Sì, dove si sviluppa l'Eruzione. Ma sono immuni?"
"Non tutti." spiegò Thomas. "Dicevo, tu devi controllare i Dolenti. Quando Janson ti dirà che ordini impartirgli, tu dovrai aggiornare i loro chip e fare in modo che niente vada storto."
Annuii e gli chiesi se avesse altro da riferirmi. Lui scosse la testa e mi fece cenno di sedermi accanto a lui, vicino ad uno dei computer.
"Benvenuta nella W.I.C.K.E.D." disse lui dandomi una pacca sulla spalla. "Ricordati che W.I.C.K.E.D. è buono."

Mi svegliai di soprassalto. Un altro ricordo. Era da tanto che non sognavo.
Scattai a sedere e mi massaggiai la fronte.
Solo dopo realizzai cosa avevo appena visto nel sogno.
Il Labirinto era un codice da decifrare.
Ma come?
I Velocisti hanno sempre confrontato le Mappe di ogni giorno. Ogni Velocista la sua Sezione. E' impossibile che non si siano accorti di un codice nascosto tra le mura. Pensai concentrandomi.
Poi riuscii ad unire tutti i pezzi e qualcosa scattò nella mia mente.
Era ovvio, come ho fatto a non pensarci prima! Pensai alzandomi di scatto e abbandonando il sacco a pelo.
Una certezza si fece largo nella mia mente e più il tempo passava, più questa si faceva solida.
I Velocisti avevano sempre sbagliato tutto.
Esisteva un codice e dovevamo decifrarlo al più presto. Mancavano pochi giorni all'esilio e dovevamo fare in fretta.
"Il Labirinto è un codice." ripetei a voce alta, come per imprimerlo ancora di più nella mia mente.
Il Labirinto è un codice.

   
 
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